14/07/11

La Fidal senza vergogna: agli Europei Junior non ci sarà Fofana, un titolo e due record italiani sui 110hs

Questa è una storia vergognosa. L'ennesima che coinvolge la peggiore Fidal di sempre, quella che ha azzerato i titoli a livello internazionale, che ha azzerato gli atleti top, che ha azzerato il movimento di base, che ha azzerato le squadre militari e ha azzerato anche le spinte al rinnovamento. Ha favorito qualche società civile in cerca di pubblicità, questo sì. 
Ultimamente, questa Fidal (ma era la giusta conclusione) ha azzerato definitivamente anche l'ultimo baluardo dello sport: il "merito", facendo dipendere le convocazioni alle nazionali, massimo traguardo per molti atleti, ai rapporti amicali piuttosto che ai risultati sportivi. Ne ho già parlato ampiamente di quest'ultimo perverso aspetto che ha colpito i nostri colori azzurri, che forse era già una pratica (immorale) in uso da tempo dalle nostre parti, ma che non si era spinta mai così lontano.
Tutte i governi peggiori finiscono del resto così: nella confusione, nella mancanza di regole certe, nella carenza di trasparenza e di onestà intellettuale. Perchè i problemi (burocratici, tecnici, organizzativi) non sono estemporanei, ma di sistema. 
Questo lo si capisce quando i problemi da sporadici, iniziano ad essere quotidiani. La contropartita non la conosco: parlando un giorno con Pietro Mennea al telefono, mi si disse che molti di questi satrapi che gestiscono l'atletica oggi, trovano la loro ragione di esistere e la loro affermazione personale, esclusivamente in quei ruoli federali che ricoprono e che si tengono tanto stretti. Oggi la Fidal è un baraccone allo sbando, per un semplice motivo: l'unica politica ammessa, ora fallita, era quella delle medaglie a tutti i costi, che però portavano ad esaltare e coccolare solo 5/6 atleti. E se questi avessero toppato la gara (magari tutti insieme) sarebbe crollato tutto... cosa che è puntualmente successa. 
Tutto il resto è fuffa. Chissà: per molto meno altre Federazioni sportive sono state commissariate, ma qui si parla della Fidasics, che come brand sponsorizza anche altre federazioni. Sarà mai per questo che si cerca di fare norme che non consentono a chi ha interessi personali di non ricoprire cariche che con quegli interessi hanno a che fare?
Tutto questo nonostante un budget di 20 milioni di Euro, che fatti i debiti paragoni, è tre volte superiore a quello che ha a disposizione l'USATF (la Federazione americana di atletica leggera) ma con risultati decisamente diversi. Soldi che non si riesce a capire in cosa vengano investiti se i risultati sono la depressione di cui siamo quotidianamente testimoni.
Non vi lascio sulle spine sul caso del giorno. Ve lo ricordate Hassane Fofana? Primatista italiano dei 110hs junior quest'anno? 13"76? Anzi, due volte record italiano quest'anno? Ebbene il ragazzone tesserato per l'Atletica Bergamo '59 ma dimorante nel bresciano, è un ragazzo italiano con regolare attestato già dal dicembre 2010. E' il miglior atleta italiano in circolazione come junior nei 110hs (come credenziali porta due record italiani in pochi giorni e il titolo nazionale): ma tutto questo non è bastato per convocarlo ai prossimi campionati europei junior. 
Perchè? 
Il perchè lo leggiamo sul sito della Fidal Lombardia, in un comunicato stampa rilasciato dalla stessa Atletica Bergamo: i competenti uffici della Fidal si sono dimenticati di comunicare alla IAAF che Hassane era nel frattempo diventato italiano. E nel frattempo Hassane si è pure fatto la prima nazionale indoor, nel triangolare Italia-Francia-Germania. A questo punto si rischia qualche squalifica per la dabbenaggine di qualcuno?
Ma come? La Fidal di Aresugliati che ultimamente pontificava sulla necessità di naturalizzare quanti più ragazzi stranieri possibili come risorsa per il futuro, alla prima prova pratica si dimentica del primo di essi? Una debacle incredibile
Non erano già avvezzi a queste pratiche? 
Eppure sia con Libania Grenot che con Abdikadar sul sito della Fidal si fece pubblico autocompiacimento delle proprie capacità politiche internazionali, che avrebbero consentito di bypassare le arcinote pastoie burocratiche e i tempi biblici dovuti. Su Abdikadar poi si venne a conoscenza della realtà, e cioè che la naturalizzazione era avvenuta perchè il suo coach si era sbattuto come Tantalo contro l'incredibile gommosità della burocrazia italiana. La Grenot invece, nel periodo in cui avvenne l'italianizzazione, era altamente medagliabile e si fece effettivamente di tutto per accelerare i processi di italianizzazione anche presso la IAAF. 
Quindi, si pontifica sulla necessità di dover ricorrere agli stranieri di seconda generazione, e poi questo è il risultato. Personalmente sono arciconvinto che loro siano effettivamente il futuro della nostra atletica. Ma almeno non gli prometto nulla che poi so che non potrò mantenere. 
Dal citato comunicato stampa dell'Atletica Bergamo, si evince anche una storia di regolare follia della nostra Federazione. L'assenza di regole certe, infatti, porta alcuni responsabili della Fidal ad ergersi (senza averne le capacità umane) a giudici supremi della partecipazione (o meno) di un atleta che ha ottenuto il minimo al campionato internazionale per cui l'ha ottenuto. 
La storia più eclatante degli ultimi anni è stata la mancata partecipazione di Jacques Riparelli ai mondiali indoor di Doha nel 2010, nonostante avesse corso il minimo (come richiestogli), avesse vinto gli italiani assoluti sui 60 (come richiestogli), avesse confermato il minimo (come richiestogli). Ebbene, lo stavano prendendo pesantemente per i fondelli, tanto che i mondiali di Doha li vide da Padova... se li vide. Umano quindi il suo degnissimo e compostissimo sfogo che rese pubblico con una lettera aperta. La signorilità di questo atleta la si vide poi: nonostante il trattamento ricevuto, si mise a disposizione della nazionale, tanto che gli fu preferito Checcucci (che andava più piano) a Barcellona. Altro scherzetto. Poi lo "guasconata" di Stoccolma, dove fu indicato come l'untore della staffetta. E lui giù ancora a non dir nulla e martellare con l'unica voce che ha in capitolo: correre. E correre veloce. 
Ora: sarebbe quasi un insulto invocare un'atletica etica, ma è proprio questo che invoco. Meglio un ragazzo onesto che esce in batteria ad un mondiale o un'olimpiade, ma che in maniera trasparente ha ottenuto quello che doveva ottenere, che l'atletica malata che ci si sta propinando. Non ne avete abbastanza anche voi di questa gestione viscosa?
La vicenda di Fofana è praticamente simile a quella di Riparelli. Anzi, forse Acerbis avrebbe dovuto capirlo subito che stavano per tirargli lo scherzetto. Infatti nel comunicato si dice che la Fidal ha continuato a chiedere all'atleta prove e controprove delle sue prestazioni. Ma come? Non c'è requie. In pratica: Fofana ottiene il minimo a metà maggio, ma non basta. Va ad Orvieto, fa il record italiano. Ma non basta. Non basta un record italiano! Lo convocano per una serie supplementare durante la Farloc-Coppa Italia, a Firenze. Vince, batte il "favorito" federale Mach De Palmstein (allenato da Fabrizio Mori ed inserito nei soliti progetti federali) e fa il record italiano, ma non basta ancora! Due record italiani... E allora vince i campionati italiani junior, a Bressanone, davanti ancora a Mach De Palmstein. Può bastare? mah. 
Così l'inghippo burocratico rimane l'ultimo ostacolo per fermare il povero Hassane, cui a questo punto suggerisco di correre per il Paese dei suoi genitori: la Costa d'Avorio. Di sicuro non l'avrebbero preso in giro in questo modo vomitevole.
La mia mente perversa poi va a sempre cercare le ragioni di questi comportamenti, e mi vengono in mente sempre brutte cose, meglio non dirle stavolta. Certo che con i dati sopra forniti, potete autonomamente svolgere il compitino a casa, e dare voi qualche soluzione, 
La cosa mi fa fare quest'altra riflessione: quella delle "conferme" e dei "minimi" degli atleti italiani, è comunque il modo solito con cui l'inettitudine dei tecnici federali incide irrimediabilmente sulle carriere dei giovani e degli atleti più blasonati. Le conferme sono emerite cavolate. Le conferme impediscono a chichessia di pianificare i grandi eventi: e come potrebbero se ogni settimana gli si chiede di andar forte fino a 10 giorni dell'evento stesso? 
I trials, nella loro spietatezza, consentono agli atleti e ai loro tecnici di pianificare l'appuntamento importante della stagione. L'opinabilità delle scelte, la scarsa trasparenza sui criteri di convocazione, invece, fa in modo che Fidal impedisca agli atleti di poter pianificare il picco di forma. E così gli azzurri escono invariabilmente nei primi turni dei grandi appuntamenti. Difficilmente fanno i loro personali. E' storia. In questo momento seguo con una certa ansia il girovagare di Manuela Gentili e Emanuele Abate per l'Europa in cerca del minimo per Daegu, cui sono vicinissimi o addirittura cui manca il codicillo dei primi 24 al mondo. Nel caso lo ottenessero, quanti giorni avrebbero per preparare come si dovrebbe Daegu? E soprattutto dopo le gare quotidiane e il tour de force cui si sottopongono, che energie avrebbero da dedicare a questa impresa? Davvero si invoglia gli italiani ad essere atleti mediocri che si accontentano di partecipare.
Ecco, a chi seguirà Arese il compito di azzerare tutto quello che c'è scritto qui sopra: gli attuali metodi nepotistici e fallimentari e le persone che con abnegazione continuano a professarli.

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