29/06/12

Incredibile batosta per Bolt: annichilito da Blake e quasi da Asafa

A solo una trentina di giorni dalle Olimpiadi, clamorosa sconfitta di Usain Bolt, alla sua seconda sconfitta in pista nel giro degli ultimi 5 anni (il primo fu a Stoccolma Tyson Gay), durante i trials jamaicani. Massacrato da Yohan Blake che è arrivato al suo Pb di 9"75. Mai in gara Bolt, autore forse della sua più brutta partenza di sempre ad altissimi livelli. Si è rivisto giusto negli ultimi metri a superare Asafa Powell, autore della sua solita gara di 80 metri. Questo è il risultato.

  1 Blake, Yohan                 Racers Track Club         9.75   1.1
  2 Bolt, Usain                  Racers Track Club         9.86   1.1
  3 Powell, Asafa                Mvp Track Club            9.88   1.1
  4 Frater, Micheal              Mvp Track Club            9.94   1.1
  5 Bailey-Cole, Kemar           Racers Track Club        10.00   1.1
  6 Carter, Nesta                Mvp Track Club           10.01   1.1
  7 Clarke, Lerone               Unattached               10.07   1.1
  8 Harvey, Jacques              Mvp Track Club           10.17   1.1

I commenti dopo gli Europei... pazzesca la prova di Shelly Ann Fraser! 10"70, ovvero il 7° risultato di sempre e personale migliorato di 3 cent. Battuta anche VCB.
  1 Fraser-Pryce, Shelly-Ann     Unattached               10.70   0.6
  2 Campbell-Brown, Veronica     Unattached               10.82   0.6
  3 Stewart, Kerron              Unattached               10.94   0.6
  4 Simpson, Sherone             Mvp Track Club           11.01   0.6
  5 Calvert, Schillonie          Unattached               11.05   0.6
  6 Henry-Robinson, Samantha     Unattached               11.11   0.6
  7 Bailey, Aleen                Unattached               11.12   0.6
  8 Brooks, Sheri-Ann            Unattached               11.14   0.

Europei, day III: Rosa bronzo - i voti agli italiani

Gloria Hooper - G. Colombo/Fidal
L'Italia alla terza giornata su cinque, finalmente smuove le crude statistiche del medagliere: bronzo infatti di Chiara Rosa nel lancio del peso. Ma che l'atletica italiana sia in crisi non ce lo svela certo il Campionato Europeo, anche se già ad oggi, pensare a medaglie alle olimpiadi, vuol dire pensare esclusivamente a Antonietta Di Martino (se è uscita dall'infortunio... quindi con qualche chance in meno), Alex Schwazer (quello secondo me più in predicato di andar bene) e Fabrizio Donato. In seconda istanza Vizzoni e qualche marciatrice-marciatore dell'ultimo secondo. Ma le valutazioni facciamole a fine europeo... questa la mia ricostruzione della giornata.

Libania Grenot (5). Non capisco la natura dei problemi della Grenot, anche se lei stessa ha precisato che l'origine era esclusivamente "femminile". Oh, può succedere. Peccato che le olimpiadi siano esattamente tra un mese... si ripresenterà lo stesso problema? Se la fotografia della finale fosse quella dei 330, la vedremmo in testa, ma purtroppo conta solo quella scattata dalla omega sul traguardo: sesta in un irriconoscibile 52"57. Comunque, la sensazione che mi ha lasciato nei 3 turni non è bellissima e non capisco se sia il modo in cui approccia le gare, o la condotta delle stesse. Forse raggiunge troppo presto il punto di non ritorno e si trova a gareggiare per troppi secondi in crisi organica, iniziando le bracciate a delfino a 50 metri dalla fine. Troppo lontano dal traguardo per ambire a qualche cosa di agonisticamente importante. Eppure i suoi sub 51" quest'anno li ha già corsi... che sia lo scarso adattamento ai viaggi? Del resto quando ha corso negli States sembrava volare. E' venuta in Europa, e ha fatto parecchia fatica. Ha adesso un mese per sistemarsi.

Marco Vistalli (n.c.). Era da 7,5 per la sicurezza con cui ha condotto i turni. Peccato per la finalissima. Ora, sicuramente salterà anche la staffetta: impensabile che un atleta che non riesca nemmeno a correre, nel giro dei prossimi due giorni, rinsavisca. Peccato: non dico che il record italiano sarebbe caduto, ma insomma, piazzare un bel tempo con vista olimpica... adesso che scrivo, ricordo che la forza delle migliori staffette del miglio azzurre era nell'affiatamento dei componenti. Sembrava decantare la Nazionale di Bearzot... Grossi, Nuti, Vaccari, Aimar... con qualche innesto ogni tanto. Serve ricostruire una staffetta stabile, ma sembra un'impresa mettere Vistalli e Licciardello insieme, con Tricca e Lorenzi o Juarez. Vedremo cosa ci inventa Di Mulo.

Gloria Hooper (7,5). Campionato Europeo eccellente almeno dopo la sparata della batteria, il sontuoso 22"95 con 0,7 di vento, per il quale varrebbe da solo un 8,5. Minimo olimpico, e una clamorosa scalata nel ranking nazionale di sempre: 5^ italiana di ogni tempo a scendere sotto i 23" (dopo Levorato, Masullo, Grenot e Calì), ma quarta performer a soli 2 cent dalla Grenot ma davanti alla Calì. 19° performance all-time. Meglio di così... Poi in semifinale la flessione: 23"49 e squalifica che ha colpito manciate di atleti... e dire che con quella razza di curve, forse i finnici avrebbero potuto avere un pò meno solerzia nelle squalifiche. Ma, a parte tutto: questa ragazza simpaticissima anche con la prestazione della semifinale valida avrebbe corso la sua 4^ prestazione di sempre... e fino a due settimane fa sarebbe stato il sul PB migliorato di 2 decimi. E' sbocciata, senza ombra di dubbio.

Simona La Mantia (7-). Diciamo che il 14,25 non è proprio male, anche se spinta da 2,0 di vento. Presumo possa essere misura da finale olimpica. Il periodo di appannamento è durato diversi mesi, ma oggi la siciliana è probabilmente tornata sui propri livelli. La medaglia sarebbe arrivata a 14,36, che comunque in carriera ha superata "solo" 11 volte tra indoor e outdoor. Cosa voglio dire? Che un 14,36 è comunque per lei misura molto significativa, che le comporta un livello superiore di forma. Considerata la crescita che la sta accompagnando, probabilmente a Londra potrebbe aver raggiunto quel livello prestativo. Impressionante la Saladuha: 14,99 con 0,2. Metallo londinese. 

Diego Marani (8). finalmente il mantovano trova una continuità ad altissimi livelli che lo premia con una finale continentale assoluta dopo un 20"83 a pochi cent dal recente personale (e dopo un 20"89 in batteria). Mica noccioline. Ok, il livello generale non è quello dei trials di Eugene, ma insomma, si parte a piccoli passi verso la notorietà. Probabilmente ha un pizzico di fortuna ad ottenere in semifinale la corsia più esterna, che consente di lenire gli effetti nefasti delle curve ad angolo e che gli ha permesso quindi di sfruttare la sua condotta di gara che rappresenta il suo marchio di fabbrica: un 100 metri lanciato molto forte, rispetto ad una prima parte un pò sofferta, alla Spearmon (fatti i debiti distinguo). Squalificato quello che è apparso il favorito, il greco Tsakonas, inserito proprio nella batteria di Marani. 

Davide Manenti (6.5). Impressiona in batteria, con 20"84 (secondo tempo personale di sempre) ma manca proprio all'appuntamento con la storia in semifinale, tornando a correre sui suoi tempi border line: 21"07. Chiaramente c'è il fattore-curva dello stadio di Helsinki, che chissà quanto inficia la fluidità dell'azione. Moltissimi hanno avuto problemi... ma ci pensate se un Bolt arrivasse in quel punto spigoloso a 44 km/h dove diavolo finirebbe? Si stamperebbe in tribuna? Sarebbe comunque bastato un 20"84 per la finale... bastato, doveva correre sui propri personali e visto il periodo di grazia, li valeva. 

Zahra Bani (5). E' di fatto trascinata nella strana abulia che ha infettato tutti i lanciatori azzurri, con esclusione dei veterani di guerra Vizzoni e Chiara Rosa. Ma come mai? In finale la Bani ha il braccino, e i dardi si interrano a poco più di 53 metri: 53,40. Ultima delle finaliste. Non da lei, nemmeno in una giornata no. E quest'anno aveva addirittura raggiunto quasi i 60 metri ad Halle, anche se obiettivamente fino ad oggi non era stata una delle sue migliori stagioni. Nell'intervista post gara anche per lei tutti i dubbi di tali controprestazioni: tensione? Emotività? Preparazione? 

Yuri Floriani (7) e Patrick Nasti (6,5). Floriani 7° con 8'39"22. Nasti 13° con 8'48"37. Ok, non siamo tornati ai tempi di Lambruschini e Panetta (e Carosi), ma vedere due azzurri in finale appaiati per qualche minuto riporta a galla tante emozioni. Poi l'ineluttabilità del momento, fa che i due si stacchino progressivamente dal quintetto di testa per lottare nel secondo gruppetto. Per Floriani il problema è correre "in gruppo" ed affrontare così gli ostacoli accerchiato da altri atleti. Purtroppo, ce ne siamo accorti da tempo, in Italia non è possibile ricreare in provetta l'ambiente per mancanza di materia prima, ovvero per assenza di atleti che compongano i gruppi. Per Nasti il problema è invece solo la terz'ultima siepe, dove si schianta a terra a peso morto. Eppure Nasti non mi stava dispiacendo nemmeno un pò, vantando anche un fisic du role da grandi prestazioni... per ora in potenza. Se non fosse caduto sarebbe probabilmente arrivato vicino a Floriani... ma non lo sapremo mai.

Gianmarco Tamberi (7,5). Ieri non ne avevo scritto.. sfuggito. Comunque, ragazzo talentuoso, che si inserisce in una lunghissima teoria di atleti superiori alla norma partorito dalle scuole italiane dei salti che ha avuto una sola grande pecca: non aver prodotto il fenomeno. Eppure manca davvero poco: la base statistica c'è... ieri dopo diversi errori è arrivato l'ingresso in finale. Oggi, sicurezza olimpica per tre salti, fatti tutti alla prima fino a 2,24. Poi i tre errori a 2,28, che sarebbe stato il suo PB. 5° ad un campionato europeo... comunque, niente male. 

Chiara Rosa (8,5). Una medaglia cancella ogni tipo di commento. I record si scrivono nell'acqua, le medaglie rimangono scolpite nella pietra. Il bronzo europeo rappresenta l'apice della carriera della Rosa che è ormai da quasi dieci anni ai massimi livelli. 18,47 per conquistarla, che non è misura suprema (in carriera ha lanciato meglio in una ventina di gare), ma che può darle la sicurezza per la sessione olimpica. E poi è la prima medaglia della spedizione italiana... oggi speravo anche in quella della Grenot e della La Mantia, ed è arrivata quella di Chiara, che non era così sicura si potesse vincere. 

Silvia Salis (4). Su 4 martellisti presentatisi a Helsinki (3 uomini e 1 donna), si salva solo il veterano Vizzoni. Disastro da parte degli altri tre, tra i quali anche Silvia Salis che va fuori giri per tutti e tre i tentativi avuti a disposizione e con una finale fissata a soli 66,89. Certo, io non lo farei mai, ma per la Salis rientrava nell'elenco di cose fattibili, e non improbabili. 

Giovanni Faloci (4,5). Sette metri dal proprio personale stagionale sono davvero tanti: 57,67, cioè la sua peggior gara dell'anno. Ottenerla nel giorno più importante può essere sintomatico. Io, da profano mi chiedo: Povegliano, Lingua, Salis, Faloci, Nicoletti, Bani... 5 su 7 lanciatori italiani ad oggi (Vizzoni e Rosa esclusi). Ma come mai arrivano alla gara fino ad oggi più importante dell'anno e non si limitano a lanciare "mediamente", ed invece proprio crollano agonisticamente e prestativamente? Nessuno se lo chiede? E' un nonsenso statistico: che vadano male un paio di atleti ci sta... ma che ne vada male il 70% è di sicuro sintomatico di un taper errato collettivo, che porta gli atleti a grandi volumi ed intensità fin sotto la gara. Sbaglierò...

Marzia Caravelli (7,5). Come già detto nelle ultime settimane, Marzia corre in 13"03 e sembra una prestazione che rientra nel normale scorrere delle cose. Ma 13"03 (con -0,8!!) invece rappresenta sempre uno dei 10 tempi più veloci di sempre in Italia... per fortuna per lei adesso è un tempo normale. Visto che è un animale da gara, da domani inizia il suo Europeo. 

Micol Cattaneo (8). Il mezzo voto in più rispetto alla Caravelli risiede nel fatto che Micol dopo una lunghissima rincorsa durata un paio di anni, è ritornata laddove ci aveva lasciato. 13"07, cioè un tempo che correva nel periodo d'oro, quello in cui sfiorò il record italiano della Tuzzi. E poi la semifinale, anche se adesso si fa davvero dura. Per la finale servirà comunque, secondo me, un tempo simile o al massimo di 3/4 centesimi inferiore. 

Giulia Pennella (5). Ha avuto un picco di forma strepitoso tra fine maggio ed inizio giugno. Poi ha iniziato una caduta prestativa che l'ha portata ad un anonimo 13"43. Eliminata in batteria. 

28/06/12

Europei, day II: l'Italia rimane a galla grazie ai veterani

Fabrizio Donato - G.Colombo/Fidal
Non è che questi campionati europei mi stiano particolarmente estasiando. Non so, sembra tutto un pò scialbo, slavato. Di sicuro non fanno strappare le vesti le prestazioni degli italiani, che, nessuno lo vuole dire, fino ad ora sono assai contraddittorie. In generale sembra che molti di essi non siano al top, o forse non troppo concentrati. Per me, sbaglierò, è che la voglia di far bene e di ben figurare porta molto di essi ad allenarsi troppo intensamente sotto l'evento, e questo li porta a sua volta ad essere sotto tono nell'evento stesso. Molti di essi, ci scommetto, voleranno nel dopo europeo, che non sarà necessariamente l'olimpiade. Chi fa rimanere a galla la spedizione dopo due giornate, sono i "veterani", ovvero i "soliti" indiziati. Nicola Vizzoni, classe '73, 40 anni l'anno prossimo, e Fabrizio Donato, classe '76: 36 anni. A questi aggiungiamoci la Grenot e Marco Vistalli. Ma stiamo parlando comunque di atleti che accedono in finale, e non già quindi medagliati, anche se le possibilità sono aumentate esponenzialmente soprattutto per i primi due. Ma vediamo come si son comportati gli italiani.

Apre le danze Manuela Gentili (5), che inspiegabilmente ottiene una prestazione non alla propria altezza, e che dopo gli incredibili esordi successivi all'infortunio di inizio anno, lasciavano presagire tuoni e fulmini o fuoco e fiamme. 57"03, sesta in semifinale a 1"06 dalla finale, che si sarebbe ottenuta correndo in 55"93, tempo, ritengo, alla sua portata dopo il 55"58 di Ginevra. A sua discolpa la pista "svizzera" con curve a raggio strettissimo, che affrontare in prima corsia è sembrato essere la cosa più deleteria possibile. 

Giulia Martinelli (5), da cui si aspettano grandi cose, incappa in una brutta giornata. L'accesso alla finale, come per la Gentili, col senno di poi, non è sembrato cosa da turche, ma lo stesso il 9'57"19 è tempo che la esclude dalla finalissima quando la deadline era fissata a 9'55"58, ovvero un tempo che aveva già corso sette volte nel corso degli ultimi due anni. Come mai? Cosa le sarà successo?

Fabrizio Donato (8+) fa il fenomeno a 36 anni: scende in pedana, si insabbia a 17,17 e quindi rifa la sacca e se ne va. Solo in due oltre i 17 metri, la dice lunga sulla bontà della pedana. Da capire in gara quanto sarà elastica e quanto lo spettacolo sarà esaltato. E che ci crediate o meno, era il suo esordio all'aperto nel corso della stagione 2012. Davvero fenomenale. Ora gli si apre un ampio ventaglio di opportunità medaglifere, visto che non si vedono all'orizzonte ed in finale fenomeni come Idowu, nessun francese, un russo carneadiano. L'unico avversario sembra il polacco Karol Hoffmann, che oltrepassa per la prima volta i 17 metri proprio in qualificazione: 17,09. In finale ci finisce anche Fabrizio Schembri (6.5), con un tranquillo 16,58, addirittura settima prestazione di qualificazione. Periodo di vacche magre anche nel triplo continentale, o semplicemente il sole di Olimpia sta eclissando l'Europeo? Fatto sta, che ci sono due italiani in finale nel triplo, con buone probabilità di... e non aggiungo altro. Male, ma davvero male, Daniele Greco (3), che incappa nell'ennesimo basso successivo ad un alto: un inguardabile 15,90. Manca proprio di continuità questo ragazzo con la dinamite ai piedi, ma che spesso si dimentica di innescarla o si dimentica il pulsante a casa. E pensare che il 17,47 di Potenza l'aveva proiettato nella stratosfera, tanto che probabilmente avrà iniziato da allora a guardare i risultati di Will Claye, Christian Taylor e Philippe Idowu. Oggi si scopre che forse avrebbe dovuto guardare i risultati di Aleksey Fyedoriv, un russo semisconosciuto che con un facillimus 16,43 si è ritagliato il suo piccolo orticello nella storia degli Europei. 

Nel peso passeggia sulle ballerine Chiara Rosa (7): 17,89 al primo lancio e finale conquistata con apparente facilità. Davanti tirano il gruppo le tre tedesche e la russa Tarasova. Rosa 5^, e dietro non sembra proprio che vi siano salmonesse pronte a risalire la graduatoria. Troverà Chiara il lancio della stagione? E non pensiamo alle Olimpiadi. Altra controprestazione invece da parte di un'atleta azzurra: Julaika Nicoletti (4) si ferma a 15,94 (quasi la stessa distanza coperta da Greco nel triplo per uscire dalla porta posteriore dell'europeo). Perchè male? Perchè quest'anno era il migliore di carriera della Nicoletti, con 4 gare oltre i 17 (e si entrava in finale con 16,70). Di fatto il peggior risultato di stagione nella gara più importante. Non è possibile! 

Nicola Vizzoni (7,5) è come Franco Baresi. La bandiera intramontabile. 76,42 e seconda prestazione delle qualificazione dietro all'ungherese Pars in un panorama lancistico un pò triste. Si entra addirittura con 72,85, non certo misure da finale olimpica. Ma esistono quelle giornate che irretiscono le fibre di tutti i presenti e che non si riesce a capire da cosa dipenda. Vizzoni nuota in questa condizione, e spara la sua miglior prestazione dell'anno: ecco, questo è l'esempio. Finisce nel girone dantesco dei dannati costretti a rifarsi immediatamente la valigia per tornarsene a casa, Lorenzo Povegliano (4): 72,47, ad una quarantina di centimetri dalla finale. Ma cavolo, quest'anno aveva quasi tirato giù un jet a Codroipo con un lancione a 79! Praticamente la peggior prestazione dell'anno, anche per lui, nell'appuntamento fino ad oggi più importante della stagione. Sintomatico. Marco Lingua 71,07 (4,5), un pò sottotono ma non così tanto come il suo collega martellista. Quest'anno anche lui aveva lanciato già in 6/7 circostanze più del limite poi rivelatosi necessario ad entrare in finale. 

Libania Grenot si ricorda di essere Libania Grenot (7), dopo i brividi della batteria. Vittoria nellea prima semifinale con 52"02 da parte di una delle possibili medaglie azzurre. Ma visto che quest'anno i sub 51" li ha già piazzati, non voglio non pensare che non possa essere protagonista in finale. Brava Maria Enrica Spacca (6+), con 53"02, se non altro in linea con le prestazioni della stagione. 

Nadia Ejaffini (7,5) dimostra grande spessore agonistico: sesta con 15'16"14, ovvero il nuovo record personale e, come riporta il sito della Fidal, ottavo tempo italiano di sempre e biglietto per Londra conquistato. Meglio di così. E meglio anche delle più navigate azzurre Elena Romagnolo (6) e Sylvia Weissteiner (5) rispettivamente con 15'24"38 e 15'39"23. Preoccupante la prestazione della Weissteiner. 

Marco Vistalli (7+), si prende la soddisfazione di vincere una semifinale ad un europeo con 46"01, davanti a quel vecchio volpone di Johan Wissman (escluso dalla finale). Vittoria che lo collocherà in mezzo alla pista in finale: un ultimo atto che personalmente vedo apertissimo a qualunque risultato. Favorito naturalmente il campione europeo junior Marcel Deak-Nagy, ma ogni 400 ha una sua storia, un suo canovaccio tutto da scrivere. Quegli ultimi 100 metri sono troppo zeppi di variabili indipendenti per attribuire facilmente le medaglie ante quo. 8 atleti nel giro di 3 decimi, è davvero poca cosa: ci saranno di sicuro delle sorprese. Purtroppo non farà parte dell'ultimo atto Lorenzo Valentini (6), con 46"96. Probabilmente la "gara" l'aveva sparata in batteria. 

Simone Collio (n.c.). In una delle finali più pazze mai viste, a suo modo diventa protagonista anche Collio, squalificato per falsa partenza. A suo modo entra nella storia per essere uno dei pochi a non aver corso due finali consecutive ad un europeo (a Barcellona corricchiò perchè semi-infortunato). Ma non mi voglio soffermare ulteriormente per non alimentare altre polemiche. Se non altro è arrivato in finale. 

Italiani Master II: le F35 nel nome di Amy Fabè

Ami Fabè Dia, nella sua foto di facebook
Le F35 le concentro sulla super-prestazione di Amy Fabè Dia sui 200: 24"75 con 1,5 di vento. Davvero non solo di caratura assoluta, ma di caratura assolutissima. La ragazza, divenuta italiana per matrimonio con Andrea Longo (l'ultranoto ottocentista) vanta anche un 4° posto alle olimpiadi di Sydney 2000 con la 4x100 francese. Ma nel suo curriculum troviamo anche l'argento ai mondiali di Siviglia '99, oltre ad altre partecipazioni ad altre manifestazioni internazionali sempre con la nazionale transalpina e 5 titoli assoluti francesi. Il record italiano è comunque ancora lontano: è il 24"12 di un'altra naturalizzata, ovvero l'italo-australiana Danielle Perpoli, che nel 2003 corse appunto in quel crono. 

Antonella Giulivi, seconda nei 200 con un discreto 27"40, si porta via il bi-titolo tra 100 e lungo, rispettivamente con 13"07 (1,0) e 5,07. 8 i titoli master complessivi della Giulivi, nota soprattutto come multiplista e conquistati in sole due stagioni, il 2011 e questa. Segnalo il ritorno all'agonismo anche di Nicoletta Albini, seconda nei 100 e terza nei 200, che nei "miei" anni '90 era una quattrocentista clamorosa. 

La tripletta di titoli l'ha messa però la lanciatrice Anna Garofoli, anche sfruttando qualche assenza di troppo.  Prima nel giavellotto con 20,97, prima nel martello con 28,00 e prima nel peso con 8,22. 10 i suoi titoli italiani. A lei si è alternata nei lanci Antonella Cicchinelli, prima nel disco e nel martellone con 22,70 e 6,64. Bisogna però essere completamente onesti: la crisi del masterisimo nasce anche da questa categoria: 5 specialità di lanci per un totale di 6 presenze-gara: 3 a testa per Garofoli e Cicchelli, che chiaramente non hanno nessuna colpa sull'eventuale assenza delle altre avversarie, ma che dovrebbe, in via teorica, spingere chi dirige a cercare le strade al proselitismo. Al momento, sia ben chiaro, non ne esiste nemmeno una: i dirigenti e chi è preposto agli Uffici master eseguono la normale amministrazione gestionale (quando va bene). Non esiste nemmeno un progettino... e sì che avevamo avuto sia mondiali che europei in Italia da sfruttare alla grande. Personalmente, anche se so che questo non è ben visto da molti, avrei proposto piccoli premi in denaro ai grandi atleti del nostro recente passato affinchè si presentassero e si preparassero per l'attività master. O li avrei istigati a riprendere: chiaro che non ci sarebbero state le frotte di ex atleti nazionali a rimpinguare il mondo master, ma sarebbe bastata una piccola quota. Si pensi, ad esempio, che volano potrebbe essere un Mennea che torna in pista come... M60. Ho fatto solo il primo nome che mi è venuto in mente. Ma anche un Tilli, Pavoni, Badinelli, Fontecchio, Dorio... perchè non provarci? Macchè, silenzio tombale sullo sviluppo dei numeri. 

Sui 400 si assiste ad una parziale sorpresa: la vittoria di Paola Picotti per soli 6 cent di Paola Tiselli: 1'01"50 a 1'01"56. Gara che trova il proprio canovaccio nella partenza a razzo della Picotti che già all'uscita della prima curva sorpassa la Tiselli, collocata solo un paio di corsie più a monte. Il distacco si acuisce fino ai 220/230. Poi Paola inizia la rimonta veemente che le fa raggiungere la Piccotti praticamente a 40 metri dalla fine. Il sorpasso sembra ineluttabile, invece succede qualche cosa, e le due procedono praticamente appaiate per gli ultimi metri, fino alla vittoria per un'inezia della bresciana. Picotti che è al suo 4° 400 di carriera (sembra essere fondamentalmente una ottocentista), stando al Sigma: questo dovrebbe essere il suo Pb, quanto meno da master. Di sicuro ha influito molto il forte vento contrario nei primi 200 metri per tutte. Tra l'altro la troveremo anche nei 1500, dove arriverà sesta. Comunque, primo titolo italiano per la Picotti. 

Paola Tiselli chiaramente si rifa con gli interessi su 800-1500: 2'26"57 sul doppio giro di pista, e 5'03"33 sui 1500 tatticissimi, tanto da vedere una clamorosa volatona finale comprensiva di 8/9 atleti. I due titoli portano la Tiselli a ben 21 scudetti totali conquistati nella categoria F35 nei suoi 5 anni di permanenza. Non ho ancora il dato complessivo, ma penso che sia la più titolata F35 della storia, quanto a titoli italiani. Solo negli ultimi due anni, la Tiselli ha vinto un complessivo di 10 coccarde tricolore. 9 i titoli outdoor, 4 sui 1500, 4 sugli 800 e 1 sui 400 (l'anno scorso). 

Antonella Faiola è la nuova campionessa italiana dei 5000 con 17'48"76, davanti alla campionessa italiana dei 10000, Sonia Marongiu, che il titolo l'aveva vinto in separata sede un paio di mesetti or sono. 17'54"45 per la Marongiu. La Faiola era giunta seconda nei 1500 della Tiselli, non dimentichiamolo, ed è fondamentalmente questa la sua distanza, più che i 5000. Sulle siepi invece il titolo se lo pappa Sonia Conceicao Lopes, con 7'18"80, al primo titolo master individuale.

Judy Gang è la vincitrice dei 100hs con 18"87 (primo titolo italiano) mentre Elena Reali si aggiudica in solitari i 400hs con 1'17"94. Doppia il titolo vinto a Cosenza sui 100hs dell'anno scorso. Infine il titolo della marcia: se lo vince Valeria Pedetti con 28'30"18.

La crisi numerica della categoria è anche fornita da questo dato: 61 presenze-gara, contro le 61 di Cosenza, che sembrava un punto di rimbalzo. Serve iniezione di entusiasmo, anche se non si vede proprio da parte di chi. 

27/06/12

Europei di Atletica I: luci e ombre azzurre a Helsinki

Vistalli - G. Colombo/Fidal
Il mio articolo sibillino di ieri sera trova le prime conferme dalle rapaci e velocissime dichiarazioni di Marco Vistalli, nel dopo-gara: evidentemente qualche cosa non va là dentro, in Casa Italia, e porca vacca, gira che ti rigira, si parla ormai da anni sempre dello stesso ambiente. Vistalli si dimostra uno con le palle, indubbiamente. Ma io mi domando se qualcuno (magari Uguagliati... perchè no? O gli piace solo guardare?) ha le il coraggio da prendere questi soggetti e dirgli che quella maglia azzurra non è solo "loro", ma di tutti. Al massimo gliela regalino, con lo zainetto dell'Asics, e li rimandino qui da noi, a immergersi fino all'attaccatura dei capelli in un bagno di umiltà e senso della squadra.

Ora, non so se conti qualche cosa, ma solo dopo la prima giornata l'Italia della velocità di Filippo Di Mulo vede 5 velocisti su 6 uscire prima della finale, e il sesto ripescato con l'ultimo tempo, ma forse godendo di qualche cambio in meno effettuato nell'ultima settimana di raduno. Il leit-motiv è sempre lo stesso: com'è possibile che i velocisti italiani non raggiungano mai il top della propria forma in coincidenza con l'avvenimento più importante della stagione? Spero per non aver provato troppi cambi nel raduno pre-Helsinki. 

La prima ad esordire per l'Italia l'europeo è Tiziana Amidei la cui esperienza dura solo 11 secondi e 60 centesimi, ovvero il tempo ottenuto in batteria. Finito qui, almeno per quanto riguarda la gara individuale. Ma a dire il vero non è che sia poi tanto male, anzi, come crono, visto che è il suo 3° di sempre, anche se a 18 cent dal PB corso a Torino. Serviva correre in 11"53, ovvero sciabolare una prestazione all'altezza delle proprie migliori due prestazioni. C'è la staffetta, comunque. Più solida e costante invece Audrey Alloh, che se non altro ha piazzato l'ennesimo risultato a cavallo dell'11"50: in 11"53 in batteria, ultima delle qualificate per la semifinale. Poi in semifinale poi concluderà in 11"51, addirittura con +2,0, 8^ della seconda run. L'Italia sprintistica femminile, come quella maschile, è ancora ai margini dello sprint europeo, benchè vi siano i primi timidi cenni di risveglio. L'11"51 è l'ottavo tempo personale dell'anno. Una riflessione dovrebbe imporsi. 

Tra gli uomini in finale ci va il solo Simone Collio, guarito istantaneamente da un problema al flessore. Evidentemente prendersela col mondo lo stimola. Meglio così, per lui. 10"30 in semifinale e settimo tempo per il lancio finale di domani. Si spiaggiano in semifinale pancia all'aria invece Fabio Cerutti e Jacques Riparelli: il primo dopo una batteria in 10"36 (con 1,4), stecca la semifinale: 10"50. Ancora il 10"5x, che sta costellando diverse delle sue prestazioni. Meglio, ma non a sufficienza per raggiungere la finale, Jacques Riparelli: 10"42 (con 0,4) e poi 10"33, ovvero tre soli centesimi dall'accesso all'ultimo atto. Se non altro Pippo Di Mulo sarà costretto a schierarlo in staffetta. 

Bencosme De Leon ne combina una più di bertoldo smentendomi clamorosamente (l'avevo inserito nelle possibili sorprese... e in senso negativo c'è finito davvero). Stando ai report interessati, il metronomo si inceppa davanti alla seconda barriera, e l'armonia della velocità di crociera subisce un violento scossone negativo. Quindi riaccelerazione, metronomo impazzito, e traguardo raggiunto nuotando nei marasmi dell'acido. E alla fine arriva pure la sentenza dei giudici finlandesi (ci sarà un motivo perchè la Finlandia è il paese con il più alto tasso di suicidi), che lo squalificano così comele manciate di 400isti. Invasione di corsia da qualche parte dell'oval. Peccato perchè il livello era davvero mediocre e la possibilità di emergere era davvero elevata. E poi mi ha smentito, che è la cosa più grave. 

Nel triplo Simona La Mantia ricorre a tutti e 3 i salti per raggiungere la finale con il 10° risultato. 14,14. Non male, dopo tutto. Ma la finale era sicuramente l'unica opzione che le si prospettava. Sembra francamente di un'altra Galassia Olha Saladuha, che scende in pedana, piazza un 14,77 e se ne va. Chapeau. Comunque, ucraina a parte, le altre sono molto vicine, a meno si siano risparmiate.

Nei 400 passano in semifinale sia Marco Vistalli con 45"98, alla sua 11^ volta sotto i 46", che Lorenzo Valentini con 46"64 con il 18° tempo (su 24). Quest'ultimo risultato probabilmente inviso a qualcuno che sperava che si risparmiasse per la staffetta. Vistalli invece molto sicuro: la finale gli regalerebbe probabilmente molto più della... finale, guardando verso Londra. Nel dopo-gara, come già detto, magna laude per Vistalli, capace di rompere il clima omertoso che sembra ammantare l'ambiente. Secondo tempo di sempre, invece, per Valentini, che eguaglia il tempo al centesimo di Rieti di metà maggio, arrivando a soli 15 cent dal personale: dimostrazione di forza.

In finale ci finisce anche Zahra Bani, anche se attraverso un regalo della sorte che dovrebbe suggerirle di aumentare la gittata delle cannonate. 56,67 e dodicesimo posto utile per la finale. Delle grandi c'è solo la Obergfoll: un'occasione unica per ben apparire. Con una sessantina di metri, probabilmente si arriva tra le 5... le dispiacerebbe? 

Sfortunata, ma con lieto fine, Manuela Gentili, cui una fantozziana nuvola assolutamente inopinata, scarica proprio alla partenza della sua gara, l'ultima batteria dei 400hs, tutto quello che poteva scaricare, rischiando di spedirla a casa già alla prima uscita. 57"10 ma con 57"19 si era fuori. Tutto è bene quel che finisce bene. Domani partirà in prima corsia della prima semifinale. LE condizioni dovrebbero livellarsi per tutte. 

Inquietante batteria di Libania Grenot, che a questo punto ha un problema: il Jet Leg. Vola negli states, e... vola letteralmente. Viene in Europa, e la si vede vittima di prestazioni non certamente alla propria altezza. Nel dopo gara dirà che ha preso la gara forse un pò troppo sotto gamba. Un quarto posto in batteria non appare comunque un risultato voluto, mi è sembrato un pizzico rischioso. 53"09 appariva inoltre tempo "pericoloso". Per fortuna che poi il livello delle batterie si è schiacciato verso il basso, collocando la italo-cubana al 10° rango. Si aspetta quindi per domani l'appuntamento con chi, è indubbio, rientra nella ristretta cerchia di medagliabili azzurri. 53"26 per Maria Enrica Spacca, che si guadagna così la semifinale entrando come ultima della fila di 16. Ora però sarà necessario correre sui livelli del PB per ambire... ad una finale. Difficile vista da qui. Negativa invece l'esperienza di Chiara Bazzoni, uscita direttamente al primo turno con 53"92. Il peggior risultato dell'anno nella gara più importante, a più di 1" dal 52"80 di Savona. 

Coriacei i siepisti, entrambi in finale. Patrick Nasti con 8'34"08, mentre Yuri Floriani con 8'32"63. Sempre nel mezzofondo, 5° posto finale per Daniele Meucci sui 5000 (13'32"69) in un finale che dire concitato non rende per nulla l'idea. 6 centesimi dal bronzo, in una gara che ha chiarito che Mo Farah non è certo il tizio che si può portare a scampagnare fino all'ultimo giro. I keniani lo staranno studiando... 11° Stefano La Rosa (13'41"99), mentre addirittura finisce squalificato l'esordiente Maksym Obrubanskyy... poi su facebook ammetterà di essere in lacrime. Ma per cosa? Invasione di corsia sui 5000 scrivono sul sito della Fidal. In partenza... Di sicuro passerà alla storia per una squalifica mai sentita in vita mia. Ripeto: c'è un motivo per cui in Finlandia c'è il più alto tasso di suicidi. 

Italiani Master I: gli M35

L'idea è che passata la faste, gabbato lo santo. Ha ragione secondo me Corbelli su Atleticanet quando scrive che il numero di partecipanti ai campionati italiani master sia in calo. A Cosenza (che comunque per me è stata bellissima) si era arrivati al minimo tendenziale dell'ultimo periodo. Certo, influirono diversi aspetti, come la lontananza di Cosenza da un aeroporto o la non facilissima comodità di arrivare in loco. Ma superato qualche piccolo problema logistico, insomma, l'atletica è l'atletica e la fanno gli atleti. Comunque, la tendenza in atto non è più al rialzo, ma recessiva: si sta perdendo tempo prezioso, anche per via della politica generale della Fidal, votata alla mortificazione costante dei master, cui si sta sgretolando progressivamente la possibilità di partecipazione, e senza che nessuno si metta di traverso per evitare che ciò non avvenga a partire dai ben 2 consiglieri in Area Master, che non risulta si straccino le vesti per impedire questa scandalosa erosione del potere di partecipazione degli over-35. Probabilmente il problema del mondo master nasce proprio dai propri rappresentanti, che più che essere rappresentanti di qualcuno (noi master), sono la propaggine di qualcos'altro cui dipendono funzionalmente (la Fidal) e cui non osano opporre nemmeno un'alzatina di ditino ogni tanto. Così, prima i c.d.s., poi i campionati italiani master che coincidono sempre con qualche manifestazione assoluta, poi i meeting negati espressamente... ed io che pensavo che la differenza tra un atleta e l'altro fossero i tempi e le misure, invece è l'età.

Ma veniamo a Comacchio, e ad un'analisi categoria per categoria di quello che è successo. In progetto ho sempre una sorta di graduatoria a punti per l'assegnazione del master dell'anno, comprensiva di piazzamenti, risultati nazionali ed internazionali, record italiani e non. Ma il tempo è dannatamente tiranno e a meno di prorogare le mie giornate fino alle 3 di notte... vedremo.

Per quanto riguarda la categoria M35, il personaggio di categoria sembra essere inopinatamente Stefano Longoni: due ori e un record italiano prestigioso. Non che gli altri non lo siano, eh?! Oro nei 110hs con 14"32 con 1,6 di vento, che cancella il record di Alessandro Petroncini di 14"62 che resisteva addirittura dal 2001. Non pago, si sciroppa un lunghino che gli porta il secondo medaglione: 6,20 con vento quasi nullo. I suoi titoli italiani salgono così a 7 in tre sole stagioni: 4 outdoor e 3 indoor. 5 sugli ostacoli, due nei salti. Nella velocità, double di Stefano Tugnolo, che ammetto di aver temuto personalmente per anni quando le nostre età facevano combaciare la categoria. Atleta evoluto ancora in area Assoluta, capace a Comacchio di vincere agilmente in 11"23 e 22"72 con vento in entrambi i casi non significativo. Tempi in linea con le vittorie registrate negli anni precedenti: in sole tre circostanze (su 30 edizioni dei 100 M35) il titolo è arrivato con tempi inferiori agli 11". Quello di Tugnolo è il 6° tempo di sempre quanto a crono necessario per vincere i 100 metri. 5° invece il tempo sui 200, con un Record dei Campionati di 22"37 ottenuto da Antonello Palla nel 2005. Clamorosa la prova di Francesco Arduini nel salto in alto, anche lui di fatto atleta di caratura "assoluta". 2,06 e il pelo al 2,10, che sarebbe, udite-udite, il suo record personale ogni-tempo (e che sarebbe stato anche il minimo per partecipare ai campionati italiani assoluti di Bressanone). Il 2,06 rappresenta la misura più alta mai raggiunta ad un campionato italiano master, sia indoor che outdoor (il precedente era un 2,04 di Alessandro Conti nel 2008). 4° titolo italiano per Arduini.
La terza doppietta di categoria la piazza il martellatore Giulio Trivani, primo sia nel martello che nel martellone con rispettivamente con 41,60 e 12,62. Primi due titoli italiani master per lui.
Esordio come master anche per Fracensco Tino: oro nei 400 con 52"81, in una gara falsata e sferzata da un vento monsonico sui primi 200 e che ha appesantito tutti i crono. Tino tra l'altro partito nella serie più debole, così come molti vincitori di titoli italiani, vittime del sistema Sigma, che si sta scoprendo aver moltissimi "bugs" che sembrano insanabili. Peccato che il favorito, Cesare Lazzarini, dopo pochi metri della batteria si sia infortunato, anche se il giorno precedente aveva visto bene di intascarsi il suo terzo titolo italiano master sugli 800 (2'01"05).
Mezzofondo senza dominatori assoluti (ovvero doppiettari): detto di Lazzarini sugli 800, sui 1500 Manuel Dalla Brida vince (4'17"21) il suo 8° titolo italiano in soli 3 anni, il terzo in pista nel corso del 2008 (aveva infatti vinto 800 e 1500 ad Ancona) e il secondo consecutivo sui 1500 M35. Grande stagione la sua. Rudy Magagnoli vince i 5000 in 15'37"11, all'esordio come master. Primo titolo. Sui 3000 siepi è Alessandro Bianchi che intasca la coccarda: 10'29"90. Anche per lui si tratta del primo titolo italiano tra i master.
Paolo Citterio domina i 400hs con un degno 57"20, al 5° titolo italiano, il 3° consecutivo sui 400hs M35 (gli altri due sono stati vinti nel pentathlon indoor). Il 57"20 è anche il terzo tempo di sempre necessario per vincere un titolo italiano nel binomio 400hs-M35: al primo posto troviamo Gian Luca Piazzola, capace di correre in 55"70 nel 2000. Al secondo rango il 56"25 con il quale lo stesso Citterio aveva vinto gli italiani a Roma 2010.
Giorgio Giachetti è il nuovo campione italiano dell'asta con 4,20: primo titolo italiano. 8^ prestazione di sempre necessaria a vincere un titolo italiano tra i master. Francesco Alborè, secondo nel lungo, vince invece il salto triplo con 14,24. Terzo titolo nel corso del 2012: unica sconfitta dell'anno per mano di un master proprio quella di Stefano Longoni nel lungo di Comacchio. Il 14,24 è anche la miglior misura mai saltata da un M35 ad un campionato italiano: ergo, record dei campionati. La precedente era il 14,19 di Giorgio Federici ottenuta nell'edizione del 2005.
Nel peso altro dominatore assoluto è stato Francesco Longo: 13,90, al settimo titolo italiano tra gli M35 e terzo consecutivo nel peso. 5^ prestazione di sempre per vincere un italiano M35 all'aperto. A Mario D'Antonio finisce il disco, con 35,77: secondo titolo M35 dopo quello del 2009. Infine giavellotto a Francesco Mutti con 45,39. Primo alloro tricolore. 

26/06/12

Polveriera Italia alla vigilia di Helsinki

Mettetevi nei miei panni: sono un perfetto sconosciuto che si firma Andycop (ma il mio nome-cognome non è assolutamente un mistero, basta fare due click) a cui vengono rivelate una determinata serie di situazioni senza conoscermi se non in virtù di questo sito. Qualcuno dice che la faccio fuori dal vasino se scrivo quello che penso, o che dovrei valutare tutte le fonti. Vero se fossi un giornalista, ma non lo sono. Porto a conoscenza di una verità, forse non quella giusta, probabilmente mutuata dai preconcetti dei singoli, ma una verità delle tante che ammantano l'esistenza che parte sicuramente da un fatto scatenante. Potrei essere vittima di una strumentalizzazione, perchè no? Ma forse è il caso di rendere noto
Non vi citerò l'episodio o gli episodi per rispetto di tutti, e per mantenere quel minimo di serenità che qualcuno merita il giorno prima degli europei (ammesso che quello che si scrive venga letto), anche se la cosa ormai è di dominio pubblico. Basterà però tratteggiare a larghe tinte l'ambiente che si vive nelle stanze staffettistiche nazionali. Episodi che meriterebbero, se fossero provati (anche se la tradizione orale ormai straripa di testimonianze dirette ed indirette) provvedimenti anche draconiani nel nome, non della Federazione, che in poche occasioni ha dimostrato l'interezza del proprio spessore etico per rivendicare il rispetto dei valori dello sport, ma di un gruppo di persone che rinuncia alle proprie aspirazioni personali, per dedicarli ad un progetto comune. In parole povere, il mero rispetto delle persone con le quali si lavora, se una maglia azzurra non sembra ormai rappresentare più nulla.
Ora, il progetto, anzi, i progettI (non esiste una sola staffetta, ma più staffette), sembra si sia scoperto (riportano le fonti) essere completamente randomizzanti, ovvero è come se a pochi minuti  di Italia-Germania Prandelli non sapesse nemmeno se Buffon andasse in porta, o ipotizzasse che in porta potesse finirci addirittura Pirlo. 
Al nostro Prandelli, infatti, non importa che il simil-Balotelli con i suoi atteggiamenti, umilii gli sforzi di tutti, ma addirittura lascerebbe che tutto ciò avvenisse nel silenzio generale.
Il nostro Prandelli lascerebbe infatti Balotelli ormai isolato con la sacca di palloni dietro la rete a mandare sms alla Fico, dimentico dal resto della squadra. E sicuramente Balotelli verrebbe schierato lo stesso nell'undici di partenza della sfida con i tedeschi.
E' come se a Prandelli, inoltre, non importassero i modi in cui ottenere l'obiettivo, ma unicamente che quello stesso obiettivo si raggiungesse: anche con giocatori che con i loro atteggiamenti avrebbero umiliato il sacrificio e l'abnegazione di tutti gli altri. Anzi, altri, per i medesimi atteggiamenti, avevano pure pagato duramente in passato.
Fuor di metafora, la cosa più incredibile sarebbe l'assoluto silenzio dei dirigenti che risiedono agli step superiori del nostro Prandelli. Silenzio pneumatico. Ovvero, lo stile Fidal. Ma chi l'ha messo Prandelli? Con quali credenziali? Possibile che con tutte le catastrofi arrecate in anni e anni, sia ancora lì?
Al nostro Prandelli, infatti, interesserebbe unicamente che Balotelli giochi: con Di Natale infortunato e non in condizione, le geometrie del rombo di centrocampo le farebbero tutti novizi o reietti, e qui si scontrerebbero le aspirazioni del tecnico con le sue pulsioni e repulsioni umane. Impossibile rinunciare al "motore" dell'attacco, anche se si fosse davvero comportato in maniera irriverente verso tutti.
Se poi davvero il nostro Prandelli si avvicinasse ai singoli calciatori chiedendo di non impegnarsi nel dribbling personale (come riportano altre fonti orali dirette) ma di dedicarsi unicamente al disegno complessivo (ovvero, il proprio salvacondotto professionale davanti ai media), ebbene mi sembra che il nostro Prandelli abbia davvero scarrocciato verso il guard-rail, abbia davvero impattato violentemente, e sia finito davvero giù nel precipizio senza fondo.
Di sicuro Prandelli sembra non goda più del rispetto di molte persone che invece dovrebbero dipendere dalla sua professionalità. Ma lui va avanti, senza che nessuno gli dica "bif", e nonostante abbia ormai fatto terra bruciata attorno a lui. Poi, si sa, si vince una partita e tutti si dimenticano di tutto e vieni pure ripreso come selezionatore anche se non sai chi schierare in porta e se Chiellini sappia battere le punizioni come Platini.
Se mi dicono di scommettere, penso possa essere l'obiettivo del nostro Prandelli. 

25/06/12

Trials: Gatlin&Gay la risposta a Bolt&Powell - i 100 dei Trials

Show e Atletica, un connubio che qui in Italia non abbiamo mai conosciuto e che anzi, si fa di tutto per deprimere. Pensare solo che nonostante le promesse del dopo disastri di Daegu (ovvero che ci sarebbe stato una più vasta partecipazione ai campionati italiani... ergo, aumentare i minimi, si ipotizzò) hanno abbassato ulteriormente i minimi degli assoluti in diverse specialità (o li hanno semplicemente lasciati invariati, fregandosene altamente). Il braccio fa esattamente il contrario di quello che la bocca dice. Siamo abituati. Così per vedere l'atletica spettacolo bisogna necessariamente andare altrove: in Italia viviamo l'atletica dei Giudici, quella degli Organizzatori e quella delle Società. L'atletica degli atleti è eresia. I Trials sono invece l'Eden dell'atletica, forse più di olimpiadi e mondiali, dove trionfano le regole che nessuno si sente di criticare nonostante siano le più mortifere, draconiane, manicheistiche. Le critichiamo noi, dall'Europa. Ma in realtà tutti coloro che si immergono nel purgatorio dei trials sanno benissimo a cosa si sottoporranno: conoscono le regole che assegneranno i 3 posti per il paradiso e anche che potrebbero far parte della mandria di dannati che sconteranno il successivo quadriennio nell'inferno della gloria effimera dei meetings. In Italia invece, si raccontano di fatti in cui addirittura si sarebbe suggerito di non presentarsi ai campionati italiani per non dar modo a chi valuta da fuori da chiedersi con quali criteri venissero fatte le scelte. Altri modi di interpretare la partecipazione e le convocazioni, non c'è che dire, alimentando valanghe di critiche e proteste. E poi, non dimentichiamocelo, la Fidal si arroga sempre il diritto di vita e di morte su scelte che in teoria dovrebbero mettere gli atleti di fronte alle organizzazioni internazionali come la IAAF e la EEA. Il solito celodurismo all'italiana. Amen... ma venivamo ai trials e al'evento clou, ovvero i cento metri, riservandomi di commentare in seguito il resto delle gare.

Ebbene, non ci sarà il perfect game a Londra. Ovvero, vedere in una finale olimpica contemporaneamente Il Generale Gatlin, Walter il Mago Dix, Tyson The Run Machine Gay e dall'altra parte il puma Bolt, Asafa The Mindless Powell, il caimano Yohan Blake (con una predisposizione all'intossicazione da banane: ben 16 in un sol giorno): come già definito in precedenza, l'esercito federale del Generale Gatlin a Little Big Horn, contro i Sioux che avanzano con la musica di Bob Marley. Una sconfitta già scritta, come già ricordato in passato, ma per cui gli aruspici stanno leggermente modificando il proprio pronostico dopo aver osservato meglio il ventre degli uccelli, ipotizzando qualche cosa di diverso di quanto si riteneva scontato. O forse sono direttamente i precon a scrivere un futuro diverso sul Minority Report dell'evento sportivo più totalizzante degli ultimi 4 anni? E se per caso avessero inabissato in una vasca di soluzione organica un paio di stelle come Carl Lewis e Calvin Smith e ora tramite le tubature con i quali li hanno intubati estraggono informazioni  sul futuro? Tutto può essere. 9" che sono l'offerta votiva dell'essere umano al Creatore o Chiunque esso sia: la summa di miliardi e miliardi di azioni, pensieri, allenamenti, infortuni, teorie, buoni e cattivi intendimenti, di tutti gli sport esistenti, moltiplicato per 4 anni, concentrati come in un puntino infinitesimale che esploderà come un Big Bang di una densità spaventosa ed inimmaginabile in quei 9 secondi... per il tutto. Questi sono i 100 metri dell'Olimpiade. La sintesi dello sport in uno spot. Sono come... le Placche-Pioneer, contenute nelle omonime sonde spaziali, spedite nell'orbita interplanetarie negli anni '70 per dire a chi stà lassù: ehi, mi chiamo Uomo, ho i pollici opponibili e vengo dal terzo pianeta del Sistema Solare!

Già, la finale olipica... potrebbe esserci Er Mozzarella Lemaitre o il Keston Bledman di turno (di fatto il paggetto, valvassino e valvassore di Tyson Gay). Invece il sogno di vedere una simile finale, meravigliosa solo nel snocciolarla nome per nome, nel gustarne le potenzialità, sfuma al penultimo atto del Dramma Satiresco di Eugene "Vita o Morte", quando un fauno, mentre scherzava con gli amorini, ha distrattamente scoccato una ferale freccia sulla coscia sinistra di Walter il Mago, che dopo le incantevoli magie di Daegu, vedrà almeno i 100 metri dalla NBC: probabilmente in 3D. Stirato. L'amico Walter, che mi aveva anche riservato l'onore di salvare un mio incoraggiamento pre-Daegu sul suo profilo twitter, ci toglie questa infinita soddisfazione. Amen: la dura legge dei Trials. In Italia, con le dovute e sacrosante raccomandazioni, Dix avrebbe quanto meno guadagnato la staffetta. Fortunatamente gli States funzionano in maniera diversa, e il principio è sempre quello che è meglio avere una legge che guida gli uomini, piuttosto che gli uomini che guidano la legge. Evitano così che perfetti incapaci, spesso guidati da sordide aspirazioni personali o di casta, possano arrogarsi il diritto di scelta sulla vita o di morte degli altri uomini (o sportivi). Quindi il 5 di agosto, nella prima serata, ci sarà qualcun'altro che assisterà in prima fila, corsia 8, sotto la Tribuna C, a destra della scala E, alla finale olimpica più attesa degli ultimi 4 anni (al netto dei trials jamaicani, sperando che non ci giochino qualche brutto scherzo personaggi come Lerone Di Lernia Clarke, Nick Delfino Ashmeade, o Cip&Ciop Frater&Carter). 

La finale dei 100 di Eugene si riassume così nella sfida del Generale Gatlin contro la Macchina Gay e gli altri tutti a far da contraltare e guastatori. E dire che vedere Gay a questi livelli, fino ad un mese fa, sembrava una puntata del programma di fantascienza di Morgan Freeman. Arrivavano notizie sconfortanti: addirittura che avesse ripreso a correre solo da gennaio, dopo una lunga convalescenza post-operazione all'anca dell'anno scorso e ulteriori problemi ad un piede. Invece un 10"00 all'esordio. Un 10"00 in batteria e un 10"04 in semifinale ad Eugene. Tyson è ritornato, inopinatamente. Indiscutibilmente. Incredibilmente. E non me ne voglia Dix, ma sulla scacchiera mondiale, Gay ha più peso specifico. E' l'adamantio di Wolverine. E' uno degli uomini che fanno più paura al puma, visto che ne è stato l'unico giustiziere su una pista dal 2007 ad oggi. La finale si consuma velocemente, anche con qualche pre-patema per il selezionatore John Drummond (metti che l'untore Trell Kimmons gliela faccia ancora una volta ad arrivare tra i 4 e debba ancora far parte della staffetta, con tutti i disastri in cui è stato coinvolto negli ultimi anni... in più Drummond non mi vuole mettere Spearmon in terza, dicendomi che non è abbastanza veloce). Ma è Gatlin vs Gay, e Gay paga mesi di inattività nei piccoli tips che gli sarebbero serviti ad essere ancora il migliore: i riti liturgici della partenza, il drive. Gatlin, che nel frattempo è diventato l'uomo in scatola più veloce del mondo ad Istanbul sui 60 metri, si guadagna centimetri che sembrano praterie dell'Arizona su Gay nei primi 30 metri. Incarna forse meglio di tutti l'idea del "tunnel" dello start, isolandosi nella sua posizione carpiata, dimentico degli avversari: esegue ogni singolo passo nei tempi e nei modi prestabiliti: davvero un geometra il Generale. E' come con le partenza subacquee di qualche anno fa (ora vietate: c'era chi si dimenticava di nuotare tra una virata e l'altra): esce dal drive più tardi di tutti, quando gli altri stanno già nuotando freneticamente da alcuni metri. E' andato. Gay rimane intruppato: per un attimo la macchina sobbalza, inghiottita dalle anime perse del purgatorio dei Trials. Poi dal nulla, ai 50, esce il cigno: meraviglioso prodigio della meccanica quantistica. La macchina inizia a battere i pezzi ad una precisione di micron e con un'eleganza inaudita: la pista si apre a ventaglio di fronte a lui. Gli altri spariscono, fagocitati dalla sfida tra Generali e Macchine. Ma alla fine, la subacquea di Gatlin avrà la meglio sui magli perforanti di Gay nonostante quegli ultimi metri di Gay non possano non aver fatto palpitare qualcuno dietro qualche schermo tv di Kingston: 9"80 a 9"86. Incredibile. Domanda: da quanti anni Gay non perdeva una sfida con un altro americano? Non importa: a gennaio, quanto è avvenuto a Eugene poche ore fa, faceva parte dell'impossibile. Ora tutto diventa possibile: anche che Gay, con una 50ina di giorni davanti, possa riallinearsi nella congiunzione astrale dello Scorpione e colpire con una sibilata mortale i jams. Nelle retrovie, altra sorpresa. Mike Rodgers, il Sancho Panza delle allegre combriccole americane, eterno piazzato, si fa bugellare per una questione di millesimi da Ryan Bailey, un parvenu che osservava il mondo dello sprint dalle seconde serie dei grandi meeting. E pensare che i lettori di photofinish siano riusciti a discriminare i due, altrimenti sarebbero stati costretti a pianificare un'altra sfida alla morte one vs one (il massimo, il succo ultimo dell'idea di Trials) tra la Felix e la Tarmoh... e dire che in Italia avrebbero risolto il caso in maniera gordiana e assolutamente equa: semplicemente prendendo quella con il grado di parentela più limitrofo al proprio. 
A Rodgers l'onore della staffetta, che comunque vada, perderà Dix... e non posso non tornare sulla cosa con un pizzico di disappunto. Dix, Dix.... 

22/06/12

Borsino Atletico Azzurro prima di Helsinki

Marco Vistalli - foto FF.OO.
Rieccomi con il borsino atletico azzurro. Ho preso in considerazione esclusivamente i risultati che ho trovato in rete relativi all'ultima settimana degli atleti azzurrabili. Chi è stato selezionato e... chi no. Chiaramente sono mie considerazioni personalissime, cristallizzate unicamente dal risultato metrico e cronometrico.


Chi sale
  • Eduardo Albertazzi: la costanza oltre i 60 metri (61,84 a Misano) può essere davvero la base per caricare il cannone e prima o poi sparare con una gittata da missile terra-aria. Prima o poi arriva la bomba. Le proprie 5 migliori prestazioni del 2012 sono state infatti ottenute nel 2012. 
  • Martina Amidei: ne ho già scritto commentando gli italiani promesse. 11"53 con -0,9 in finale, ma al culmine di un periodo con una forma notevole. 
  • Jose Bencosme De Leon: vince agilmente gli italiani promesse con 50"05... sarà, ma per me è questione di qualche gara ancora... 
  • Giorgia Benecchi: l'outsider che non ti aspetti. 4,35 a Modena nell'asta, dopo che misteriosamente era sparita dopo una clamorosa stagione indoor nel 2011. Ma adesso i cancelli per Helsinki sono chiusi, purtroppo. Ora, bè, sono aperti quelli per Londra. Secondo prestazione personale di sempre, la migliore outdoor. 
  • Alessandro Berdini: new entry nel borsino atletico azzurro, grazie ad un 21"11 con 0,6 a Modena. PB di 14 centesimi. 
  • Marzia Caravelli torna a ruggire dopo un paio di settimane di bacino di carenaggio: 13"03 con 0,1 a Pordenone. Come siamo, eh? Un tempo avremmo gridato al miracolo, oggi invece ci hanno talmente abituati a tempi del genere che non ci sorprendiamo nemmeno più... e invece... invece del suo 5° tempo personale di sempre, l'8° di una donna italiana. Ora sotto con gli Europei. 
  • Andrea Chiari: talento spaziale dalle geometrie intrinseche di cristallo? Un solo salto a Misano e 16,83. E poi subito sotto la doccia a preservare il sofisticato macchinario.
  • Hassane Fofana: nonostante la sconfitta in finale per collo di Samuele Devarti (in grandissima ascesa), stabilisce in batteria agli italiani promesse di Misano un ottimo 13"91 con 1,9 di vento. 
  • Gloria Hooper: anche della Hooper si è già parlato ampiamente negli scorsi giorni. Ora diventa una pedina fondamentale della staffetta azzurra, ma sarà interessante vederla anche sulla gara singola a Helsinki. 
  • Diego Marani: ne ho già scritto ampiamente nei giorni passati. Ottima la forma che si concretizza con un 20"77 "storico" a Misano. 
  • Mattia Moretti: un piccolo fenomeno della categorie giovanili, oggi ventenne, a Chiasso finalmente schiaffa sul tavolo un bel 1'48"93 sugli 800. Terza volta sotto l'1'50" e PB di 7 decimi. Tempo che arriva dopo il titolo italiano promesse di Misano. 
  • Giorgio Piantella: 5,60 e minimo B per Londra a Nembro. Addirittura primato personale, che pareggia la medesima misura saltata nel 2010 a Firenze. Ora serve cristallizzare il risultato per convincere i volpini... anche lui Minimo per Helsinki... postumo, come la Vicenzino. 
  • Giacomo Puccini: il talentuoso giavellottista, anche lui al momento escluso da ipotesi azzurrabili, cannoneggia a 74,87 al meeting di Quarrata. Personale migliorato di un metro e mezzo. Se non è azzurro, lo diventerà a breve. 
  • Elisa Scardanzan: la inserisco a sorpresa nel borsino atletico azzurro, perchè di fatto nell'anemia ferale della specialità, ormai veleggia al terzo/quarto posto del ranking nazionale. 59"61 a Pordenone, sintomo di una stabilità prestazionale a questi livelli. Quest'anno solo 4 atlete sono scese sotto il minuto.  
  • Gianmarco Tamberi: anche di lui ne ho già scritto abbondantemente. 2,26 a Misano che parla da sè. 
  • Tania Vicenzino: ultime settimane davvero in gran forma... fino all'incredibile record personale di Chiasso: 6,57 (aveva 6,55). 5° posto all-time italiano: sorpassate la meteora Maria Chiara Baccini e Valeria Canella. E adesso che ha fatto il minimo per Helsinki? Troppo tardi? 
  • Marco Vistalli a Valenjie, in Slovenia, spacca il muro dei 46" e atterra a 45"70. Gran bel tempo davvero. Minimo europeo ottenuto e minimo B per Londra. Basterebbe una conferma agli Europei, secondo me, ovvero un altro paio di tempi sotto i 46" (che non è esattamente una cosa che si trova nei campi come i quadrifogli) e Londra non dovrebbe sfuggirgli. Del resto il minimo B era 45"90: un bel pezzo sopra il tempo ottenuto in Slovenia.
  • Elisa Zanei: ottiene la miglior prestazione personale dell'anno a Chiasso, nel salto in lungo, con 6,25. E' la sua terza prestazione di sempre...
Chi staziona
  • Emanuele Formichetti: 7,62 a Sassari. Non ancora sufficiente per gli appuntamenti internazionali. 
  • Giulia Martinelli: la prestazione di Misano (10'03"77) è probabilmente solo figlia della one-woman-show. A Helsinki rimandata la vera sfida.
  • Daniele Secci: 18,04 a Misano, italiani promesse. Purtroppo stazionare a queste misure vuol dire non avere ancora a livello internazionale alcuna visibilità. Mentre è lui l'erede designato, così come comunemente sentito. Così il miglior lanciatore di peso italiano rimane il 42enne Paolo Dal Soglio (che non si difende per nulla male). Sintomatico. 
  • Stefano Tedesco, per un paio di anni il miglior ostacolista italiano sui cavalletti alti, ora staziona tra il 13"8x e il 13"9x. Servirebbero quel paio di decimi per ambire a qualche cosa di importante. A Pordenone, senza particolari patemi, 13"95 con 0,1.
  • Michele Tricca: 46"77 agli italiani di Misano. Da lui ci si aspetta sempre la botta sotto i 46", anche se attualmente sembra un pò lontanuccio. 
  • Lorenzo Valentini: è ormai una certezza del quattrocentismo azzurrabile. 47"11 a Misano, che un pò sotto ai suoi migliori livelli. 
Chi scende
  • Giordano Benedetti: purtroppo essere arrivato a 3 soli centesimi dal minimo richiesto dalla Fidal non l'ha portato a Helsinki. Per altri pochi centesimi hanno invece significato la convocazione. L'ultima cartuccia l'ha sparata a Valenjie: 1'48"29 dove ha peraltro battuto Scapini, che invece il minimo l'ha ottenuto per qualche centesimo e alla fine ad Helsinki ci andrà. 
  • Stefano Dacastello: non è inserito in nessun listone per europei o mondiali, ma la sua prestazione a Pordenone non è pari alla sua nomea: 6,95, ma con soli due salti. Facile intuire qualche problema. E dire che in Coppa Campioni, pur se ventoso, aveva ottenuto un promettente 7,87 (con 3,1). 
  • Anna Giordano Bruno: giornata nerissima a Pordenone. Era sotto osservazione dalla Spectre-Fidal... e naturalmente, come spesso accade, nelle gare che non sono importanti, ma vengono imposte come tali, l'atleta va male. Solo 4,00 metri, in una specialità molto mentale. Assolutamente fuori range (in negativo) stando al mero dato. Chissà poi cosa ci sarà sotto, quali errori sono stati fatti... Ma già i due errori a 3,80 erano stati sintomatici di una condizione per nulla favorevole. Ora, la sua partecipazione era sub-judice... mi sa tanto che non va a Helsinki. 
  • Eusebio Haliti: Il 51"42 in una finale dove l'avversario era così tosto lo si aspettava un secondino sotto. Ma non conosco se ha avuto problemi di preparazione. 
  • Hannes Kirchler: dopo un aprile a livello delle sue migliori annate, con un bombardamento oltre i 60 metri, nelle ultime apparizioni pedanifere, notevole passo indietro tardo-primaverile. A Pordenone 57,91. Che segue un 57,74 sparato a fine maggio a Roma. 
  • Marco Lingua: nemmeno 70 metri a pochissimi giorni dagli Europei: 68,90 a Pordenone. Ahi ahi ahi. Caricato troppo anche lui prima degli Europei? Scaricherà giusto-giusto per la pedana di Helsinki?
  • Pennella Giulia: la gara di rifinitura europeistica a Quarrata finisce a 13"40 con 0,3 di vento. Non proprio il massimo, visto quello che combinano le colleghe. 
  • Marco Povegliano: sempre a Pordenone, 72,53, cioè una delle sue peggiori uscite del 2012. Non dimentichiamoci che quest'anno per ben 5 volte ha già oltrepassato i 75 metri: unica ipotesi alla controprestazione, i "carichi" pre-Europei. Con il lancione di Codroipo sarebbe da medaglia... 
  • Maria Aurora Salvagno: 11"92 con 2,1 di vento a Frascati. Un passo indietro rispetto alle ultime uscite. 
  • Michael Tumi: evidentemente stava scricchiolando. 10"54 e secondo posto a Misano ai campionati promesse. Ballano almeno una quindicina di centesimi ai suoi livelli minimi. 

18/06/12

Helsinki: considerazioni sulle convocazioni

Lo stadio di Helsinki
Ed ecco il giochino sulle convocazioni italiane ai campionati Europei di Helsinki. Gioco naturalmente inutile, ma ci si diverte così. E' arcinoto ormai: 61 atleti convocati, 33 uomini e 28 donne. Vi piacerebbe, eh, che facessi polemica?! Ma alla fine le polemiche sono sempre sui criteri sempre molto opinabili che arrogano a qualcuno la facoltà di vita e di morte su chi magari ottiene il minimo laddove, in altri paesi, fissato un minimo, il conseguimento dello stesso autorizza alla partecipazione sic et simpliciter. E' talmente chiaro e dmocratico... il problema è che la dirigenza atletica Italiana ritiene che i campionati (individuali) Europei (o Mondiali o Olimpici) di Atletica Leggera siano un campionato di Società, dove l'eventuale controprestazione dell'uno o dell'altro atleta, svilirebbe l'intera spedizione e il ritorno mediatico degli stessi dirigenti: perchè alla fine ciò che conta, non scordiamocelo, saranno le somme che verranno tirate alla fine della spedizione azzurra dalla Gazzetta dello Sport o da Bragagna (se non lo mandano a commentare il salto estivo dei 4 trampolini). 
La realtà, invece, sta nell'individualità dell'atletica leggera: se ottengo il minimo, non può essere un censore targato-Fidal a sostituirsi alla nuda concretezza del risultato cronometrico o metrico imposto a priori, posti tutti i paletti possibili ed immaginabili con postille e codicilli. Celodurismo pleonastico tutto italiano. Al limite, penso, dovrebbe essere l'atleta stesso non in condizione ad alzare bandiera bianca se dopo aver ottenuto il minimo, boccheggia ad anni luce dalle proprie migliori prestazioni: sarebbe dimostrazione di grande maturità da parte sua. 
In questo momento, nella spedizione in partenza per Helsinki, inutile nasconderlo, ci sono alcuni atleti che non sono per nulla in forma. A loro però non viene chiesta la "prova tecnica". Non deve esserci una inusitata "verifica di natura tecnica o agonistica" a pochi minuti prima di prendere l'aereo, perché non ha senso. Dura lex, sed lex: coi minimi e rispettati tutti i vincoli agonistici (come ottenere i risultati in gare ufficiali, nazionali, con almeno tot atleti...), perché se poi si leggono convocazioni di atleti che non hanno raggiunto i minimi, vien da chiedersi quali siano questo criteri. 
Criteri, criteri, criteri, chiari e inoppugnabili: solo così non si dà spazio alle polemiche: invece in Fidal si arrogano sempre la facoltà o meno di convocare previa verifica tecnica.  
Noto, ad esempio, che soprattutto nelle staffette si sia dato spazio in un paio di casi alla "esperienza", benchè quest'anno non abbiano particolarmente brillato. Parlo ad esempio di Emanuele Di Gregorio che quest'anno si è visto solo in un 100 abortito in 11"15 a Le Chaux De Fonds e che è una pedina comunque inamovibile in terza frazione. O a Marta Milani, che si sta riprendendo faticosamente, ma che nonostante sia stata sopravanzata da diverse atlete sui 400 nel corso di questa stagione, sia stata inserita nella stessa 4x400. Bè, forse è anche questo giusto: magari nella consapevolezza di 6^ donna della staffetta, le si vuole dare la possibilità di recuperare essendo consci del suo valore assoluto... non lo so. 
Poi, è inutile nasconderlo, c'è un caso "Cusma", ritiratasi anche a Villafranca un paio di giorni fa. Cosa le starà succedendo?
La diatriba che ho seguito con dovizia di particolari tra Cattaneo-Pennella si è risolta invece salomonicamente, vista l'assenza di Veronica Borsi, infortunata. Si potranno sfidare direttamente ad Helsinki. 
Per il resto, che dire... non potevano essere di certo essere di manica stretta per gli Europei. Certo, che guardando la formazione così, senza Di Martino e il "nuovo" Schwazer, la marcia in senso lato, le possibili medaglie si riducono, ottimisticamente, a 4/5. Nessun azzurro, tra l'altro, parte favorito in alcuna specialità. 


Le punte


Le punte della spedizione saranno Emanuele Abate nei 110hs, Fabrizio Donato e Daniele Greco nel triplo, Daniele Meucci nei 10000; forse la 4x100 se arriva in fondo. Tra le donne Libania Grenot sui 400, Marzia Caravelli nei 100hs (anche se nell'ultima settimana c'è stata una sorta di esplosione nucleare di tempi europei sotto i 13") e Chiara Rosa nel peso. 


Gli/le outsider

Secondo me le sorprese saranno, tra gli uomini, Bencosme De Leon, perchè è giovane, perchè i giovani possono migliorare da una gara all'altra esponenzialmente, perchè è forte e nel panorama europeo quest'anno nessuno è andato così forte da parlare di medaglie scontate. Magari un martellista dei 3 convocati per la legge dei grandi numeri, la 4x400 con Vistalli e Licciardello, e quelli che non cito, perchè chiaramente, non citandoli, saranno ancor più outsider. Bel gioco semantico, eh?
Tra le donne Manuela Gentili, magari. O Giulia Martinelli, per le stesse motivazioni di Bencosme. Anche qui la 4x400 femminile, che con una Milani formato 2010 o 2011 avrebbe avuto 1" di margine.

Sotto la lente di ingrandimento

Come al solito, le staffette 4x100. La maturità ha tolto diversi interpreti, possibili protagonisti. Contando sul fatto che in Europa manca tutto il mondo Americano, Caraibico e Africano, gli spazi per gli sprinter si ampliano a dismisura. L'Italia di fatto se la dovrà vedere con gli inglesi, che però non sono gli inglesi di qualche anno fa, non riuscendo a produrre un atleta da meno di 10"10. L'unica fuori portata è la Francia, ma solo sulla carta. La Germania e la Russia sono sui livelli italiani... La 4x100 femminile invece è la squadra da seguire con particolare attenzione. Giovane, promettente: bisogna arrivare tra le prime 16 del mondo per ambire alle Olimpiadi.


La squadra, dal sito Fidal (clikka qui). 

Italiani Pro-Jun VI: 200 "storici" di Gloria Hooper e Diego Marani

Yassine Rachik - foto G. Colombo/Fidal
Sapevo che non ce l'avrei mai fatta a parlare di tutte le gare dei Campionati Italiani Junior-Promesse, ma ci ho provato lo stesso per due giorni, poi l'umana condizione mi ha riportato coi piedi per terra. Battuto dalla Fidal 3 a 2. Quindi mi limito in quest'ultimo post a ricordare random a futura memoria (la mia principalmente) alcuni tips delle gare che non ho citato, qualche chicca statistica se la trovo, et similia. 
  • Hooper nella top ten dei 200 - uno dei risultati "glamour" è sicuramente il più che celebrato 23"21 di Gloria Hooper sui 200 promesse, in cui ha pressofuso il vecchio PB di 24 centesimi avvicinandosi alla Grande Muraglia dei 23", che solo 4 italiane sono riuscite a frantumare (Levorato, Masullo, Grenot e Calì). Come già scritto e detto, la Hooper scala anche le liste italiane all-time, allocandosi al 9° posto, ad un solo cent da Daniela Graglia, e 3 in meno di Virna De Angeli. Ma soprattutto 9 cent in meno rispetto al minimo per Helsinki. Comunque, era nell'aria il tiro da tre dall'angolo da parte della veneta. Alle sue spalle Martina Amidei lima di un anno luce il suo precedente PB, spostandolo da 23"87 a 23"52.
  • Marani finlandese: 20"77 - dopo il 20"85 di Torino, arriva il 20"77 con 1,7 di vento, e Diego Marani raggiunge Mananti sull'aereo per Helsinki. E lo segue anche nelle liste all-time italiane: se Manenti si era collocato al 21° posto con Sergio Ottolina (che il 20"76 lo aveva corso 48 anni fa), il 20"77 lo porta al 23° rango di sempre. 6^ volta per Marani sotto i 21"... regolari, e il 20"76 ventoso della Champions League di un paio di settimane fa. Miglioramento-monstre anche per il secondo, il ghanese Elijah Mensah Boampong, che quest'anno aveva come miglior crono regolare un 21"66
  • Irene Siragusa incontenibile: 23"59 ma con 3,0 - sempre rimanendo sui 200 (tutta le velocità ha beneficiato del vento a favore...) Irene Siragusa dopo i 100 esplosivi, battuta solo dalla Ekeh, si porta a casa in maniera violenta i 200, visto il distacco abissale col resto delle competitor: 23"59 anche se con 3,0 e titolo italiano. Seconda a 8 decimi: un'eternità in termini centesimali. 
  • Yassine: e sono due - dopo il titolo dei 5000, per Yassine Rachik monopolizza anche i 1500, dove quest'anno aveva comunque ottenuto un tempo clamoroso (un 3'43" e spicciolini: meglio di lui, alla sua età in Italia, hanno fatto solo Mei, Di Napoli, Cellai e Perrone). Stavolta si porta dietro nel volatone finale uno dei migliori talenti che attualmente calca le piste italiane, ovvero Mohad  Abdikadar, che però infilzerà 3'46"95 a 3'47"59. Peccato per Yassine che il dominio non sfoci in alcuna convocazione giovanile. 
  • Bencosme doma Haliti: una delle sfide a più alti livelli tecnici, si risolve abbastanza agilmente a favore di Jose Bencosme De Leon, che ha sfiorato l'ormai traballante PB con 50"05 (e sfiorando il minimo europeo di 50"00) e schiantando Eusebio Haliti che si è accontentato di portar a casa il secondo posto con 51"42, 1" sopra le proprie possibilità. 
  • Mancano i lanci... (e molto altro) ma se qualcuno ha voglia di scrivere, sono qui, pronto a pubblicare. 

17/06/12

Italiani Pro-Jun V: i salti

Darya Derkach - G. Colombo/Fidal
Alto junior M: Alberto Gasparin 2,12 e arriva la vittoria. Terza prestazione personale di sempre. Era già tra i favoriti, con la pole a 2,15. L'altro favorito, Davide Spigarolo, si arena a 2,09 e giunge terzo, battuto con la stessa misura dalla vera sorpresa di giornata, ovvero Eugen Mancas, che partiva dalle retrovie con 2,03 ed è invece salito fino a 2,09. PB: aveva un 2,07 saltato nel 2011. Killing instinct.

Asta junior M: tutto come da pronostico. Alessandro Sinno (al primo anno di categoria) catechizza la gara a 4,80, laddove esce il suo ultimo competitor, Luca Peggion (il secondo delle liste di iscrizione). Poi prova, fallendolo, il personale a 5,05 (ha già saltato 5,00 a maggio a Rieti). Il 5,00, notizia statistica, si colloca al 15° rango all-time (insieme ad altri 9 atleti). 

Lungo junior M: Riccardo Pagan campione italiano con 7,42 ventoso, ma nella sequenza vincente anche un 7,35 con 0,5 che rappresenta il suo nuovo PB all'aperto, pur vantando un 7,39 indoor. Sorprende in negativo la prestazione di Stefano Braga, a febbraio capace di insabbiarsi a 7,63 (12^ prestazione italiana all-time ognipista) ed ottenere sempre a livello indoor altre prestazioni clamorose come un 7,54 e un 7,45. Poi dev'essere successo qualche cosa, se lo si è visto saltare solo un paio di volte appena sopra i 7 metri fino al 7,07 degli italiani. Posto d'onore per Gabriele Parisi, con 7,38 (+3,1) e un 7,23 regolare.

Triplo junior M: altra gara condizionata (positivamente ed eccessivamente) dal vento. Vittoria con 15,30 di Riccardo Apolloni, con 3,4. Secondo Dominque Rovetta con 15,19. Quest'ultimo si è migliorato di oltre 60 cm per agguantare il secondo posto... anche se ventosamente.

Alto junior D: la vittoria non è mai stata messa in discussione, e di fatto Alessia Trost è quasi entrata in gioco quando la gara volgeva al termine e quasi tutte le altiste erano già uscite. La gara quindi è stata un assolo fino a 1,90 con soli 5 salti (1,71, 1,76, 1,80, 1,85 e 1,90, tutti alla prima). Poi l'attacco frontale all'1,95, minimo A per Londra e vero obiettivo di giornata. Fallito, purtroppo. Secondi il Sigma 5^ volta in carriera sopra gli 1,90, 4 delle quali proprio nel corso del 2012. Ci siamo, direi: manca solo la gara giusta. Europei in saccoccia, Olimpiade non lontana. Nella storia della categoria junior italiana, è l'8^ volta che viene superata la quota di 1,90: 5 perle sono della Trost, due della Vallorotigara e 1 di Barbara Fiammengo. Si rivede a buoni livelli Desiree Rossit, al SB con 1,76 (seconda) dopo che l'anno scorso, da allieva e a livello indoor si era portata addirittura a 1,86.

Asta Junior D: la gara con il record italiano di Roberta Bruni, con 4,35. Già grande sicurezza nei turni d'approccio, con l'entrata a 4,00 metri, quando tutte le altre avevano già finito di dannarsi l'anima. Poi 4,20 alla seconda, e l'attacco al 4,35, ovvero il nuovo record italiano di categoria: centrato alla terza. Il precedente era il suo stesso 4,30 di Rieti di qualche giorno fa. Davvero una pioniera solitaria a questo punto di quanto potrà esserci più in alto rispetto a queste quote: sembra passata un'intera generazione da Elena Scarpellini (che di fatto è giovanissima, ha solo 25 anni), ma è passato solo un lustro da allora. Dopo il 4,35 la Bruni vanta a questo punto le prime 9 prestazioni italiane di sempre, prime di trovare la prima Scarpellini, quella del 4,15 di Kaunas del 2005, che le regalò il bronzo agli europei junior. La Scarpellini vantava da junior 11 gare sopra i 4 metri, mentre la Bruni naviga già a 24 e la stagione è ancora molto lunga. A proposito: peccato che la parabola della bergamasca sia attualmente in una fase recessiva: quest'anno il miglior salto è stato un 4,00 a Rieti, ma ricordo che solo due anni fa era salita fino a 4,40 ad Ancona. Il 4,35 pone la Bruni al 4° posto delle liste italiane assolute all-time (solo all'aperto) ad appena 1 cm proprio dalla Scarpellini.

lungo e triplo junior D: il ritorno alla grandissima di Darya Derkach, una specie di Thiago Silva in salsa atletica, contesa da mezzo mondo ma rimasta per ragioni di cuore in Italia. Ora, leggevo sul sito della Fidal che rischia di non partecipare ai mondiali Junior di Barcellona per questioni legate ancora all'italianizzazione... mi domando (sperando nel frattempo ottenga quanto perseguito da anni): ma a quante manifestazioni internazionali dovrà rinunciare l'italo-ucraina nel nome di una "maglia"? L'atletica è individualità, singolarità, anche se sarebbe certo bello vederla con la maglia azzurra. Ma è pur sempre una ragazzina (chiaro, uno dei talenti più cristallini mai visti...) su cui forse troppi interessi si sono concentrati, quando forse era giusto darle la possibilità di gareggiare, come tutti i ragazzini della sua età, anche se con la maglia dell'Ucraina. Nel frattempo Darya non perde tempo: salta. Nel lungo 6,38 (ventoso) e 6,27 con 1,5 regolare. E una serie tutta superiore ai 6 metri. Quest'anno, nell'unica apparizione di Rieti, aveva saltato solo 6,03. Alle sue spalle Laura Oberto, con 6,05 (1,9 il vento), autrice di un miglioramento da record nella gara più importante: quasi 30 centimetri in più rispetto al vecchio PB di 5,76. A farne le spese, forse, l'altra piemontese Giulia Liboà, insabbiatasi a solo 6,02 ma dopo il clamoroso 6,19 di Mondovì di due settimane fa. Nel triplo esplodono tutte le capacità di forza esplosiva della Derkach, probabilmente con doti più triplistiche che lunghistiche (con uno scarto minimo, eh?). 13,64 (2,7) pur se ventoso, è tanta roba, anche se l'anno scorso era arrivata a 13,56 regolare. Ricordo che il record italiano è il 13,51 di Simona La Mantia, e la Derkach era stata in grado di batterlo al primo anno di categoria. Il 13,64 invece è superiore di 1 cm rispetto al miglior salto italiano junior ventoso di sempre: appunto il 13,63 della La Mantia. Obnubilati dalla prestazioni della Derkach, non bisogna però dimenticare la seconda, autrice di qualche cosa di mostruoso, nel suo piccolo: il 13,20 di Francesca Lanciano, al primo anno di categoria. Salto ottenuto con 2,0 precisi di vento (ma anche un 13,16 con 1,8). Quest'anno aveva già saltato 13,08, quindi, insomma, non è stato tutto frutto del caso. Il 13,20 le fa così fare un salto in alto nelle liste all-time femminili: è ora 6^ di sempre (e siamo ancora al primo anno!). Scorrendo le liste vien sempre da chiedersi che strade abbiano percorso tali Sara Fabris, 13,37 nel 2003, Vanessa Alesiani, 13,35 nel 2004, Giovanna Franzon, 13,32 con -1,5 nel 2000... talenti al fulmicotone che non hanno seguito la parabola che i loro piedi gli stavano indicando.

Alto promesse U: game-set-match per Gianmarco Tamberi, al primo anno di "promissione". 2,26 alla terza e nuovo PB dopo il duplice 2,25 dell'anno scorso. La storia si muove. 7^ posizione nelle liste all-time promesse. Poi va a vuoto il tentativo di aggancio al minimo per Helsinki: 3 steccate a 2,28. 3 cm in più anche rispetto alla sua miglior prestazione del 2012: il 2,23 di Champions League in Portogallo. Al secondo posto Marco Gelati con 2,20, alla terza, che ha un miglioramento-monstre di 5 cm rispetto al proprio triplice PB di 2,15 passato anche per un 2,18 alla prima.

Asta promesse U: 4,90 e titolo italiano per David Buldini, l'assoluto outsider della competizione. Addirittura parte dall'ottavo rango di iscrizione, con 4,80 (misura che aveva saltato già nel 2009 e replicata quest'anno). Assente ingiustificato Claudio Michel Stecchi (a meno di qualche infortunio... perchè iscriversi altrimenti?), la parte del leone avrebbero dovuta farla Simone Fusiani (5,20 quest'anno) e la coppia Andrea Sinisi - Marco Falchetti, entrambi 5,00 metri quest'anno. Invece sia Falchetti che Fusiani escono senza misure, e a 4,80 la gara è già definita. Rimangono solo Sinisi (che esce) e Buldini, che passa la misura alla seconda. A gara vinta anche il 4,90: PB e coccarda tricolore.

Lungo promesse U: gara viziatissima dal vento, e chissà quanto condizionata anche nel risultato finale. Su 54 salti, 52 ventosi con valori molto spesso superiori ai 4 m/s. Gara davvero falsata per tutti. Il varesino Camillo Kaborè vince comunque con 7,45 (con 3,0), partendo da favorito, davanti a Riccardo Serra con 7,41 (3,4), che dopo il primo salto valido inanella ben 5 nulli consecutivi. Serra tra l'altro è il salmone di giornata, avendo scalato in maniera sostanziale la griglia di partenza dall'ottavo posto sino al secondo.

Triplo promesse U: il ritorno di Andrea Chiari, sbocciato anche a livello internazionale con la stagione indoor e poi probabilmente falcidiato da qualche infortunio. A Misano si limita al primo salto: 16,83 con 2,0, intasca la gara e va a fare la doccia. Ma poi ci va a Helsinki? Greco è in forma stellare, Schembri comunque i suoi quasi-17 li fa sempre, ma Donato? Come sta? Nel caso non vada uno dei tre, penso che imbarchino Chiari. Dietro a Chiari 15,85 con 0,5 per Antonio Napoletano, che migliora di praticamente mezzo metro il suo PB. PB anche per Simone Calcagno: 15,47 con 1,1.

Alto promesse D: gara che mette in gioco due delle promesse più fulgide degli ultimi anni (e che un pò hanno percorso strade complanari, lasciando momentaneamente l'autostrada verso la notorietà che sembrava averle lanciate) prima dell'avvento di Alessia Trost. Chiara Vitobello ed Elena Vallortigara. E le si rivede ad altezze considerevoli, finalmente: entrambe a 1,86. La gara la vince la Vitobello grazie al percorso più lindo fino alla misura del titolo. Vitobello che comunque è a soli 2 cm dal personale, che ottenne nel 2010, da junior. Elena Vallortigara è invece un altro talento mostruoso, capace a 16 anni di saltare 1,87 e addirittura 1,85 da cadetta. Ergo, il talento è da Chicherova, le possibilità da Chaunte Lowe. Non conoscendola, non saprei cosa le possa mancare perchè quello che serba dentro, possa esplodere sulla pedana. Segnalo comunque anche il 3° posto di Enrica Cipolloni con 1,84.

Asta promesse D: 4,05 per Miriam Galli, capace di ottenere il PB di 2 cm in un'occasione più unica che rara: al terzo salto dopo aver sbagliato alla prima a 4,00, aver splittato a 4,05 per poter vincere la gara, aver sbagliato il primo, e ottenuto il sospirato 4,05 del titolo. Seconda Alessandra Lazzari, con 4,00, che pareggia sì il suo PB, ma che quest'anno non era mai andata oltre i 3,70.

Lungo promesse D: chissà come mai il lungo italiano non decolla. La gara è vinta con 6,02 da Laura Strati. Misura ventosa (+2,6). Il secondo posto addirittura lo si è ottenuto con 5,91. Può essere solo il vento a giustificare la qualità inferiore rispetto alla gara junior? Cosa succede nel passaggio tra le categorie junior e promesse? Per la Strati comunque sia, titolo italiano, che fa sempre Curriculum Vitae in attesa di tornare a saltare sul 6,20 col quale ci aveva abituato l'anno scorso.

Triplo promesse D: non ci sono ancora i dati del vento, ma titolo che finisce a Maria Moro con 13,12, davanti ad Anna Cerizzi con 13,03. Per la Moro sarebbe il PB (vanta un 13,00) ma appunto, non si conosce il dato del vento. Sarebbe anche un super-personale per la seconda, che vantava 12,69...