30/07/11

Convocazioni ai mondiali: praticamente la "nostra" squadra...

32 atleti. 32 azzurri saranno quindi presenti a Daegu. Ieri è stata ufficializzata la quasi-rosa per i mondiali di atletica in Corea. Qui la lista dal sito della Fidal.  Andrea Buongiovanni sulla Gazzetta dello Sport erano due settimane che diceva che non sarebbero stati più di una trentina, ed invece eccoli qui con questo scherzetto finale: non gliela potevano mica dare vinta a lui! Due in più del par. Tutti dentro alla fine, ma in attesa che il numero si possa rimpinguare con altri tre atleti cui è stata fornita una proroga, ed in attesa che uno dei 32, confermi "l'efficienza per la definitiva conferma". Ricapitolando: vestiranno a Daegu l'azzurro da 31,5 atleti a 35. A oggi il dato è ancora in divenire, giustamente. Siamo in Italia del resto, il paese dell'eterna indecisione (mi ci metto anche io nel novero) e qualsiasi scelta non è mai definitiva, nel solco del "teniamoci sempre una porta aperta". Quello che par strano è un fatto: l'atletica è uno sport individuale. La Federazione dovrebbe essere il motore immobile del movimento per certi aspetti: se un bravo atleta ottiene il minimo (soprattutto se è "B", su quello "A" non penso ci debba essere alcun dubbio), perchè tenerlo sulle spine fino all'ultimo, visto che i minimi non sono certo così accessibili come si potrebbe pensare? Perchè, come ha detto qualcuno sulla nostra bacheca facebook, aspettare di pescare il numero giusto "alla lotteria" per sapere se essere convocati/pescati o meno?
Quello che trasuda italianità, come al solito, sono i due pesi e le due misure con cui vengono trattati gli atleti, la mancanza di regole certe, dispositivi che vengono scritti nero su bianco e poi vengono immancabilmente rimangiati all'atto delle convocazioni. Se fosse stato per il documento Made in Fidal intitolato "criteri di partecipazione ai Campionati Mondiali", la spedizione italiana sarebbe stata composta da non più di una 20ina di atleti (staffette e marciatori compresi). Il codicillo-capestro era comparso proprio laddove venivano gestite le convocazioni dei minimi "B": o sei nato dopo il 1988 o sei tra i primi 24 al mondo. Altrimenti nisba. 
Risultato: ecatombe di convocazioni, perchè volenti o nolenti il nostro movimento non produce atleti di tal fatta: giovani e... forti. A livello individuale avremmo davvero visto non più di 10 italiani. Tant'è che per non doversi più così platealmente rimangiare la parola, sembra che dai prossimi campionati internazionali questo aspetto venga mestamente cancellato. 
Ma rimaniamo su questa cosa: i criteri di convocazione. Ma è mai possibile che non vi siano regole certe e uguali per tutti sin da subito? Ci sono due perversità nelle convocazioni: la prima è quella dell'ulteriore "verifica" prorogata per tre atleti (Gibilisco, Weissteiner e Cusma), la seconda è l'ulteriore prova di efficienza richiesta a Schembri.
In pratica due decisioni che sono simpaticamente contraddittorie fra di loro. A tre che evidentemente "l'efficienza" non l'avevamo mai dimostrata (emblematico il caso di Gibilisco, strano il caso per la Cusma che il minimo l'ha pur fatto) si dà un'ulteriore possibilità (o chissà quante altre); a Schembri che di quelle prove di efficienza ne ha mostrate sin troppe (vincendo pure in Coppa Europa, laddove Gibilisco uscì dalla gara prima ancora di entrarci) se ne chiede una in più. Domanda: e se paradossalmente Gibilisco facesse il minimo e Schembri non dimostrasse la propria efficienza? Sarebbe una terribile ingiustizia, perchè il lombardo ogni volta che è stato chiamato ad uscire dalla trincea e a buttarsi contro il nemico sul campo in battaglia, è saltato fuori dalla buca col fucile in mano e correndo a perdifiato è arrivato sin dall'altra parte. Gibilisco ha infilato una serie impressionante di "x" nelle proprie gare, tanto che ieri sera il co-conduttore della trasmissione radio "Queenatletica", ha sostenuto che il suo miglior risultato quest'anno è stato... un nullo. In realtà ha un paio di risultati validi: a Firenze in Coppa Italia 5,55 (come Stecchi) e a Montecarlo 5,45. Ma sono stati forse gli unici salti validi in 7 mesi di attività. Che poi Gibilisco (il più grande astista italiano, visti i successi internazionali... su questo non ci sono dubbi) ha bistrattato pure Campionati Italiani assoluti sia indoor che outdoor, dando l'idea che la propria attività sia completamente avulsa da tutto quello che gli succede attorno in Italia. Insomma, non è stato in questa stagione propriamente lo Steven Hooker della situazione, tanto da consentirgli di avere questa ulteriore agevolazione e tutta questa libertà. 
Comunque: è possibile, Signora Fidal, avere regole certe per tutti sin dall'inizio? Ci va della credibilità dell'intera organizzazione e il malessere di molti tesserati nasce anche da qui. Non sapere mai come andrà a finire... Aver avuto le idee chiare sin dall'inizio avrebbe portato gli atleti a gestirsi in maniera sicuramente diversa. 
Perchè ad esempio la proroga non è stata concessa a Marco Vistalli o ad Emanuele Abate che al minimo si  sono avvicinati diverse volte, comunque molte più di Gibilisco?  

Entrando nel merito delle scelte, fa molto piacere vedere che alla fine saranno portate Marzia Caravelli e Manuela Gentili, che rappresentano un piccolo spicchio dell'Italia atletica alternativa, quella cioè delle società non militari. Ma più che società civili o militari (ultimamente i comportamenti di alcune società civili non è che mi vadano molto giù), la dicotomia è tra atleti pagati dallo Stato e Atleti Self Made. Digressione: ma perchè in Italia poi l'attività deve essere così vincolata alle società e non si riesce a creare come in tanti altri paesi  un tesseramento "unattached" per cui uno, semplicemente presentando alla Fidal un certificato medico di idoneità alla pratica agonistica, si prende la sua tessera senza dover dipendere per qualsiasi cosa dalla propria società? Tanto molti atleti non hanno alcun tipo di rimborso, alcuna utilità a vestire questa o quella maglietta. E' una scelta matura in uno sport individualista, dove invece si impone il corporativismo forzato. Arrivati ad una certa età si dovrebbe imporre questa libertà di scelta da vincoli: il rapporto con la società d'origine è stato comunque un do ut des, e non solo un des da parte della stessa società. La cosa potrebbe portare anche alle prime forme di sovvenzionamento dei migliori tecnici (dovesse davvero esistere una parte di popolazione non vincolata alle società). Un germe di cambiamento. 
Paura, eh? Non vi sentite un pochino tutti ostaggio dell'atletica societaria? Sarebbe anche il modo per alcuni sponsor di Brand alternativi a quello istituzionale (un paradosso anche solo nello scriverlo) ad entrare in questo sport, sovvenzionando in maniera adeguata i campioni che abbiamo a disposizione. Che bello sarebbe stato vedere, che so, Andrew Howe, vivere del proprio talento debitamente ripagato (che gli avrebbe consentito un termine-carriera molto decente, con cifre decisamente diverse e che gli avrebbero permesso di pagarsi tecnici ultra-specializzati negli States, o avere un terapista personale... o comunque questo genere di amenità che ad un certo livello fanno la differenza tra campioni e campionissimi). 

Marzia Caravelli sarebbe stato un oltraggio alla decenza non portarla. Due titoli nazionali, tre risultati che sono entrati nelle liste italiane di sempre nella top-ten dei 100hs. Anche se un pensiero non può non essere dedicato a Veronica Borsi, autrice di una stagione straordinaria, ma che avendo ottenuto il minimo "B" come Marzia non poteva più essere trasbordata in Corea proprio per il fatto che c'è la possibilità di avere un solo convocato con quel criterio (e 2 o 3 col minimo "A"). E la Caravelli ha decisamente dimostrato di essere stata migliore, se non altro nello scontro diretto. Borsi consolatasi con l'argento ai mondiali militari: lo so che è poco, ma... Speriamo che nell'anno olimpico siano almeno in 2 (o 3?) col minimo "A" (manca un decimo alla Borsi e 5 centesimi alla Caravelli... poi si spera nel miglioramento della Pennella e nel ritorno della Cattaneo). La concorrenza di sicuro stimola al miglioramento. 

Contento anche per Manuela Gentili, che ha corso quest'anno 6 volte tra 56"23 e 56"72 (sto parlando dei 400hs), ovvero tre volte sotto il minimo "B" di 56"55. Ma che per quella regoletta introdotta maldestramente dalla Fidal, rischiava di essere tagliata fuori per una posizione (avendo qualche stagione sopra i 23 anni, doveva infatti posizionarsi tra le prime 24 al mondo... lei era 25^). Ma l'ho già detto? Con un budget annuale di 20 milioni di euro, come è possibile solo il pensare di non portare un atleta che ottiene il minimo (A o B non importa) alla massima manifestazione internazionale di quell'anno? Si tagliano al limite le presenze di persone che viaggiano "allegate" alle trasferte, non certo atleti che si conquistano la partecipazione sulle piste o sulle pedane.

Poi c'era l'annosa questione della 4x100 maschile dove ha prevalso la Ragione e ha perso Di Mulinho. Bocciata la 4x100 cui teneva tanto, ma sarebbe stato francamente troppo. Inaccettabile. Giusto precisare: se Maurizio Checcucci e Roberto Donati avessero corso in stagione 10"25/10"30 e 20"60/20"70 come non prenderli in considerazione? Se si fossero presentati agli Italiani di Torino mettendoci la faccia, e arrivando davanti ad altri (o quanto meno arrivando tanto vicini da insinuare il dubbio che magari, chissà, in altre condizioni avrebbero potuto superarli... ci metto pure questa possibilità), perchè non portarli? Ma anche Christophe Lemaitre ha partecipato ai campionati nazionali (ha pure fatto 9"92) e la partecipazione alla massima rassegna nazionale è per certi versi obbligatoria (eticamente e pragmaticamente) e funzionale alle convocazioni per la Nazionale. Per questo non porterei Gibilisco, anche se dovesse saltare 5,90. E' ora che tutti partecipino ai campionati nazionali soprattutto se si è atleti che ricevono denari forniti dai contribuenti. E' un dovere.
Quindi, oltre agli inamovibili Collio-Di Gregorio (un pò appannati quest'anno) spazio al nuovo Michael Tumi, ma anche a Fabio Cerutti, Jacques Riparelli e Matteo Galvan. Ora sarà bello vedere come sarà disegnata, anche se obiettivamente il motore da favola (i già menzionati Di Gregorio e Collio) non sembra quello dell'anno scorso, e già l'accesso alla finale sarebbe un ottimo traguardo. Di fatto ci sono 3 ottimi partenti (Cerutti, Tumi e Riparelli), un buon duecentista (Galvan). Riparelli appare il più duttile su entrambe le frazioni, ma Cerutti ha comunque nel passato provato come ultimo. Vedremo. Speriamo solo che adesso per un mese intero torni il sereno, si lavori insieme concordemente, giusto per fare una figura dignitosa a Daegu.

Nella 4x400 femminile, che viene portata nella configurazione più performante possibile (qui nessun dubbio), come riserva la spunta la lecchese Elena Bonfanti sulla Sirtoli. Mentre l'altro possibile ballottaggio Chesani-Fassinotti, se lo aggiudica senza nemmeno tanti dubbi il primo, che ha saltato 2,28  in due circostanze vincendo pure il titolo italiano. E aveva pure 23 anni: due certificati-Fidal, diciamo. 

Di Fabrizio Schembri ne ho già parlato: ma diamogli tempo di preparare i mondiali senza doversi ancora buttare a capofitto in un'altra gara da "o dentro o fuori" che prosciuga energie nervose. Che situazione, eh? Sai di essere convocato, ma non del tutto. 
Per Elisa Cusma, invece discorso inverso. Ha il minimo "B", sa di non essere convocata e deve ancora dimostrarlo. Ad ognuno le proprie valutazioni. 

Per concludere: è andata bene. Alla fine ha prevalso il buon senso (al 90%), ma chiaramente non poteva terminare con il fiabesco lieto fine. Per 4 atleti c'è ancora una prova (o quante ancora?). Comunque: ci ho quasi azzeccato su tutte le convocazioni "dubbie". Non penso mi leggano, non ritengo di avere questa diffusione con questo piccolo blog. Quindi sono quasi un veggente...

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