31/03/11

Tiziana Grasso: un talento occulto?

Lasciamo perdere per un attimo i nonsensi, Di Mulo, la Levorato, le staffette nazionali, Collio, Di Gregorio e compagnia cantante incluso il nostro giustiziere, Mbadjock il "cotto" (ma che ci ha tostato). Concentriamoci suo malgrado su Tiziana Grasso, in maniera asettica, rigidamente statistica, senza alcuna prevenzione di carattere mentale. Voglio capire. Lasciatemi capire per favore. Devo capire! Allora, basta poco, davvero. Si va sul sito della Fidal (www.fidal.it) e si mette il cursore su "attività". Qui si aprirà un menù a tendina che mostrerà tra le varie voci l'area "statistiche". Clikkate, non abbiate paura. Qui si aprirà la pagina dove capeggia il link "vai alle graduatorie on-line". Clikkate, clikkate. Seguite ciò che vi chiede il form di inserimento dei dati, e per il 2011 sotto il nome di Tiziana Grasso troverete solo una gara: un 400 corso a Vienna il 1 febbraio. Risultato? 57"19. Non facciamo commenti, per favore! Facciamo come ad Annozero, il pubblico non si commenta, "prende atto" in religioso silenzio. A livello nazionale, il 57"19 di Tiziana Grasso nel 2011 è il 60° tempo nelle liste e 23° nella graduatoria italiana 2011 dei 400 indoor. Curioso: prima di lei troviamo la junior Ambra Gatti con 56"58 che corre nella sua stessa società, il Cus Parma. Ma meglio di entrambe l'altra junior Flavia Battaglia (Audacia Record Atletica) con 56"07. Con 56"84 troviamo invece Elisabetta Artuso, vale a dire un'atleta in età da master (è del 1974, e le categorie master quest'anno iniziano dal 1976), ma che si è laureata campionessa italiana oltre che stabilire un tempone sugli 800 in un meeting in Spagna.
Ma torniamo al 2010. La Grasso, frazionista della 4x100 femminile italiana a Barcellona, ha corso i 100 in 12"10 con 1,9 di vento a favore a Catania (non commentiamo, per carità). 41° tempo nella graduatoria nazionale, 230° (ducentotrentesimo) tempo italiano nelle liste nazionali. Dai dati Fidal, la Grasso si è cimentata in una sola occasione sui 100.
I 200 sono stati però il vero punto di forza di Tiziana, dove ha ottenuto il secondo posto agli italiani assoluti con il suo primo sub-24": 23"78 proprio a Grosseto. Cosa strana: nonostante gli europei si siano svolti dal 30 luglio in poi, per un mese intero la Grasso, dopo Grosseto, non ha più gareggiato fino alla batteria continentale della staffetta. Il 23"78 sui 200 è comunque il 12° tempo italiano del 2010, risultando la performer in Italia.
Sui 400, parlo sempre del 2010, la Grasso si è piazzata 16° nelle graduatorie italiche con 54"47. 61° tempo dell'anno per quanto riguarda le liste. Il giro di pista, da parte della siciliana, secondo il sito Fidal, è stato corso per 4 volte, due volte sopra i 55", e due volte sotto. Il secondo tempo sui 400 è stato un 54"83.
Ora viene la pars costruens. Molto serenamente e pacatamente: ma non è che a questa ragazza piuttosto che farle del bene, qualcuno le stia facendo del male? Credetemi: più ci penso e più mi viene male a pensare in che razza di gioco è finita una ragazza di 25 anni, che si allena e suda per diventare grande. Ma come tante altre! Sono con lei, unica innocente
Prendiamo l'aspetto positivo: se queste sono le credenziali per entrare nel quartetto italiano, si apre a dismisura il ventaglio di ragazze che ambiranno ad un posto in Paradiso.
Mi fermo qui, ognuno si faccia la propria idea.

30/03/11

Delirio nella Nazionale di atletica: Di Mulo non convoca la Levorato per la... Grasso

Pensavamo che la figuraccia europea della 4x100 femminile di Barcellona avesse fatto scuola e avesse fatto virare a babordo i dirigenti e i tecnici nazionali, ormai in balia del più cupo oscurantismo in fatto di merito, convocazioni, tempi virtuali e tempi reali... la classica atmosfera da disfatta di fine impero. Illuso che sono: mi sbagliavo ancora una volta. Il Duca, con un memorabile articolo, aveva già descritto il delirio che aveva colto qualcuno in seno alla Nazionale italiana, che con una decisione al limite del ridicolo aveva sostituito Manuela Levorato con la siciliana (ma è solo un caso) Tiziana Grasso: scarsa centista, buona duecentista, 400ista appena appena passabile: insomma, una come se ne possono trovare tante in Italia. Quasi che si volesse punire la veneta e umiliare la 4x100 in toto. Chi combinò quel pasticcio in realtà non sapeva che non stava umiliando quella atleta e quella formazione, ma tutta l'Italia, tutti noi, poveri pirla che guardiamo tutte le manifestazioni internazionali italiane sperando di vincere delle medaglie. In quelli che sono stati battezzati dalla Propaganda di Regime come Europei Memorabili (17imi nel medagliere...)  colui il quale ha preso quelle decisioni in realtà si è dimenticato che quelle atlete vestivano i colori della nazionale con tanto di scudettino tricolore. Invece no, i più infantili personalismi probabilmente prevalsero sulla Ragion di Stato, e si raccimolò la squallida figuraccia nota a tutti, che quel gruppo di tecnici riuscì a nascondere dietro la medaglia d'argento della 4x100 maschile. 
Ora, ci stiamo girando attorno ed è giusto prendere subito il Toro per le Corna. Il professor Di Mulo non lo conosco personalmente e non mi arrischierei mai ad esprimere giudizi sulla persona. In quanto tecnico e figura pubblica, da buon blogger non posso esimermi da fare le mie critiche su quello che ha dato e quello che ha tolto nel suo mandato. E quello che ho visto.
Probabilmente il tecnico siciliano viaggia in giro per lo Stivale portando sulla carlinga lo stemma della medaglia d'argento nella 4x100 con record di Barcellona, evento ormai diventato culto dell'atletica italiana. E' merito suo, penserà intimamente. In realtà, come abbiamo già avuto più volte modo di dire, il Signor Di Mulo, secondo l'inutile mio pensiero, non ha affatto contribuito a far vincere la medaglia d'argento alla Nazionale italiana, ma ha bensì fatto perdere quella d'oro con una prestazione che sarebbe stata sotto i 38" per i nostri colori. Da una pagina di storia epica, ad una paginetta sicuramente memorabile, ma non come sarebbe dovuto essere.
Chi ci ha rimesso? Soprattutto Simone Collio ed Emanuele Di Gregorio, che in quella staffetta fecero cose da marziani: frazioni da pari del quartetto giamaicano. Non sono impazzito, ve lo assicuro: più rilevazioni cronometriche con metodologie diverse dimostrarono infatti proprio quello che sto scrivendo. Il modulo-lunare Collio-Di Gregorio si espresse in un 200 metri da antologia. Poi (ma non è chiaramente colpa sua) Maurizio Checcucci si prese un metro sul traguardo dopo esser partito almeno un paio di metri prima del francese Mbadjock, che era ormai sulle gengive dopo aver corso 3 turni sui 100, 3 sui 200 e le batterie della staffetta. Cotto. Ma ormai il delirium e chissà quale accordi, avevano escluso da quella staffetta almeno 3 atleti italiani che in tutta la stagione erano andati più forte di Donati e Checcucci. 
Vi invito però ad allargare lo sguardo: le capacità organizzative di chi combinò le staffette di Barcellona furono confermate poi nella famigerata 4x100 femminile: un autentico suicidio sportivo. Ad oggi non c'è una sola ragione logica che giustificasse la presenza di Tiziana Grasso nella 4x100 al posto di Manuela Levorato. Era quasi meglio Chiara Rosa: almeno faceva notizia. Nel 2010 la Grasso ha concluso la stagione nei 100 al 41° posto in Italia, dietro addirittura a Maria Enrica Spacca. Come non si fa pensare male e credere che la Grasso sia stata convocata perchè si allena a Catania e Di Mulo, guarda caso, viene da Catania? Datemi un altro motivo, uno solo, che giustificasse la mancata convocazione di una delle restanti 40 atlete che hanno preceduto la Grasso nel corso del 2010!
Nessuno ha poi mai parlato della scandalosa 4x400 maschile e dell'inserimento di un uomo fidato come Claudio Licciardello nonostante l'atleta siciliano (ma è un caso) fosse completamente fuori forma ed incapace di esprimersi nemmeno in 46"5 in quel periodo. La gara, se non la ricordate, vide la nazionale italiana addirittura in testa fino ai 300 metri della terza frazione, quella di Licciardello. Poi l'incredibile crollo, il sorpasso generalizzato (quinto) in meno di 80 metri, la resa incondizionata e la mesta chiusura di Barberi in ottava (o settima?) posizione (cosa che ci ha tra l'altro precluso di essere presenti nella 4x400 a Parigi un mesetto fa). 
Ora, sembra che prima della staffetta si fosse assistito alla più totale anarchia sulle frazioni e addirittura sui componenti di quella staffetta. E quando c'è (sembra, ripeto) anarchia, e il generale è assente, chi si attacca sono i soldati. Sembra, ripeto, sembra, che Galvan si fosse proposto di sostituire l'impresentabile Liccardello, forte del 20"90 sui 200 controvento in prima corsia. Diciamo un mezzo secondo in meno sul piatto della staffetta del miglio. Ci si giocava le medaglie. Lite furibonda tra i due (sembra) e scelta che ricade come tutti sanno sul siciliano (come Di Mulo, ma è solo un caso, non fate dietrologia, mi raccomando). Se ci fosse un pò di oggettività, troveremmo tre staffette dove l'organizzazione tecnica non ne ha azzeccata una. Il problema? Fare in modo che i personalismi sorpassino gli aspetti tecnici, a mio modesto avviso. 
Diciamo che la staffetta più riuscita fu, nonostante non vinse nulla, la 4x400 femminile, forte della miglior Marta Milani, la quasi migliore Libania Grenot, e la più grande sorpresa, per me, di quella spedizione, Maria Enrica Spacca. Ma su quella non si poteva certo sbagliare, visto che le scelte erano obbligate.
Oggi si torna a quel vuoto tecnico con il primo raduno della nazionale dove spunta ancora una volta Tiziana Grasso e dove non risulta presente Manuela Levorato. Incredibile: l'unica velocista internazionale italiana esclusa per un'atleta (non ce ne voglia) di caratura poco più che regionale. Che poi: che colpa ha la Grasso, povera ragazza? Penso che se anche avessero convocato il sottoscritto a Barcellona, anche con 11" sui 100, ci sarei andato... che sò, scemo? 
Le colpe non ricadono mai sugli atleti, ma in questo caso unicamente sui tecnici e i dirigenti che si rendono colpevoli di questa anti-meritocrazia in uno sport dove conta solo il cronometro e la bindella. Per qualcuno evidentemente l'atletica funziona come la politica: contano anche le amicizie. 
Con tutto quello che ho scritto, mi sento di dover chiedere pubblicamente le dimissioni del Professor Di Mulo (voglio dire, lo fa la Gazzetta dello Sport per ogni allenatore che fallisce i suoi obiettivi, non può farlo un semplice blogger?). In questi anni si è dimostrano come tecnico incapace di gestire i gruppi della nazionale, con il braccino molle quando servivano decisioni forti e incapace di mettere da parte i personalismi per favorire le prestazioni dello sport italiano.
Lo faccia per il bene dell'atletica italiana tutta.

29/03/11

La migliore di sempre sui 400hs femminili? In questo articolo vi svelo chi è

Deon Hammings e Kim Batten
Come si fa a stabilire se un campione è stato una leggenda nella propria specialità? I campioni sono nel nostro immaginario non coloro che semplicemente vincono, ma quelli che uniscono al successo il carattere della continuità. Campioni vuol dire essere sempre là davanti per stagioni e stagioni. Quelli che vincono e poi spariscono di solito vengono chiamati... meteore. E' indubbiamente affascinante scovare chi potrebbe essere il campione più rappresentativo di una specialità: ma si sa, ci sono sempre troppi filtri mentali da parte di chi si mette ad osservare un fenomeno per giudicarlo. Noi siamo affascinati dalle volate di Bolt perchè ce le gustiamo in 3d sui mega schermi; perchè è un atleta che precorre i tempi; perchè è uno showman, e gli showman, nel bene o nel male, rimangono sempre impressi nella mente. Ma come lui, in altre specialità, possiamo trovare altri uomini o altre donne che sono andati troppo avanti o troppo oltre il loro tempo (frase alla Bragagna, lo ammetto). Così oggi mi si è presentata questa opportunità, datami dalla pubblicazione della maggiore rivista mondiale di atletica, Track&Field, del ranking dei 400hs femminili dal 1977 ad oggi. Anno per anno. Se uno che fa atletica non sa cos'è il ranking di Track&Filed, non sa cosa sia la storia dell'atletica. Per i profani, la rivista americana annualmente pubblica una lista dei migliori 10 atleti e 10 atlete secondo una propria valutazione di merito che tiene conto di molteplici fattori, come gli scontri diretti, le vittorie, le prestazioni. Può succedere così, per esempio, che il vincitore o la vincitrice delle Olimpiadi non sia stata la migliore di quell'anno (ad esempio la greca Fanì Halkia, una di quelle meteore di cui si parlava: una olimpiade vinta e poi è ripiombata nell'anonimato precedente ai Giochi olimpici). Oppure, chi ha vinto un bronzo alle olimpiadi non è entrata nella top-ten. Così annualmente, e non con una visione pluriannuale, Track&Field costruisce la storia di questo meraviglioso sport. Io mi sono limitato a costruire una classifica a punti di tutte coloro che sono state collocate in questo ranking di merito. Chi è quindi la migliore 400 ostacolista degli ultimi 34 anni? Tenete conto che la specialità è relativamente giovane: alle olimpiadi estive ne si vide la nascita solo nell'edizione dell'84 a Los Angeles, mentre solo l'anno prima, ad Helsinki, le prime 400 ostacoliste calcavano le piste in concomitanza con i primi mondiali. Dai miei calcoli, la migliore senza dubbio alcuno è stata la jamaicana Deon Hemmings. Certo, non è stata molto appariscente come atleta, anche perchè storicamente la specialità dei 400hs non ha mai visto atlete capaci di imporsi per più di due anni di seguito. Non c'è mai stata una dominatrice assoluta, una regina, ma tante principesse che ambivano al trono. Pensate: in sette edizioni di Olimpiadi, nessuna atleta è mai riuscita a doppiare il titolo. L'unica a vincere due medaglie sulle 21 a disposizione, è stata proprio la Hemmings (oro ad Atlanta '96 e argento a Sydney 2000). Di contro la Hemmings non ha mai vinto un mondiale (due argenti), mentre è riuscita nell'impresa la marocchina Nezha Bidouane (nel 1997 e nel 2001) e l'australiana Jana Rawlinson (2003 e 2007). Due le atlete che invece si sono portate a casa un mondiale e un olimpiade: la britannica Sally Gunnel (Barcellona '92 e Stoccarda '93), e in tempi recenti la jamaicana Melanie Walker (Pechino '08 e Berlino '09). Comunque regni che non sono mai durati più di 3/4 anni. La Hemmings è comunque l'atleta che ha conquistato più medaglie tra le 21 delle olimpiadi e le 36 dei mondiali: ne ha vinte 5: l'oro olimpico, l'argento a cinque cerchi e quello iridato, e due bronzi (entrambi ai mondiali). Con 4 medaglie la Bidouane e Yulya Pechonkyna (tra l'altro primatista mondiale). 
Venendo alle classifiche di T&F, la Hemmings totalizza 77 punti, frutto di una presenza all'interno delle top-ten della specialità per 10 anni consecutivi, dal 1993 al 2002 e per tre anni ('96, '97 e '99) è stata la migliore al mondo per la rivista patinata americana. 
Al posto d'onore all-time (molto staccata) l'americana Sandra Farmer Patrick, con 69 punti e presente nelle suddette classifiche in 8 occasioni e migliore al mondo anche lei in 3 circostanze ('89, '91 e '92) che è il record fin'ora. Purtroppo questo secondo dominio storico gli ha regalato solo due argenti: il secondo posto a Barcellona '92 e quello di Stoccarda '93.
Terza in questa speciale classifica l'altra USA Kim Batten, con 68 punti e due primati nel ranking: nel '95 e nel '98. Lei l'oro l'ha vinto: successe a Gotheborg nel '95. Argento ad Atlanta '96 e bronzo ad Atene '97. 
L'atleta più presente nel ranking T&F è stata però la russa Tatyana Tereshcuk: la troviamo infatti nelle liste delle 10 migliori in ben 11 occasioni (dal 1994 al 2006)! Ma un solo un bronzo per lei in tutta questa lunghissima carriera ai vertici: quello delle olimpiadi di Atene '04. 11 presenze e il 5° posto con 56 punti.
Al 4° posto la già citata Yuliya Pechonckina, con 58 punti. Per ora solo 9^ Lashinda Demus, che ha primeggiato nel 2010. Quella che segue è la classifica estratta da T&F. 
  1. 77 - Deon Hammings
  2. 69 - Sandra Farmer Patrick
  3. 68 - Kim Batten
  4. 58 - Yulya Pechonkina
  5. 56 - Tatyana Tereshuck
  6. 55 - Sally Gunnel
  7. 51 - Sandra Glover
  8. 47 - Jana Rawlinson
  9. 46 - Lashinda Demus
  10. 45 - Nezha Bidouane

Pentalanci: a Bologna la Bevilacqua oltre il record della Melotti

Ci vorrebbe il buon Mik Bellantoni (sua la foto qui a sinistra) per raccontare quello che è successo a Bologna, al campionato italiano Pentalanci Master ma valevole anche come prima prova del Grand Prix di questa specialità. Avevamo invocato che il Grand Prix si estendesse per i Master anche ad altre specialità (in sedi diverse, naturalmente) ma purtroppo si registra una contrazione generalizzata di idee attorno a questo mondo (l'ultima ha addirittura privato i master dei campionati di società all'aperto), nonostante l'entusiasmo dei master continui a crescere e in Europa si sia tra le prime nazioni quanto a risultati e presenze (e questo nonostante si vanti la presenza di Nicola Maggio negli organi decisionali della EVAA). Su tante categorie difficile quindi per me trovare il primus inter pares, anche perchè le tabelle tra le diverse categorie sono differenti. Ci danno una mano però i punteggi ai singoli lanci, anche se come è arcinoto i punteggi premiano forse eccessivamente le categorie veterane (gli over 70) a discapito dei master (fino agli M65). Scrollando i risultati mi sono imbattuto in una sorpresa: Brunella Del Giudice battuta in Italia nel lancio del martello. La sua carnefice è stata tale Maria Luisa Fancello, tra l'altro nata nel suo stesso anno, il 1943. Naturalmente sfida oltre i 1000 punti. Poi la Del Giudice si è rifatta nella specialità dove si è laureata da soli 10 giorni campionessa europea, il martellone, dove ha ottenuto 935 punti con 12,93 mt. Sopra i 900 punti anche Antonella Bevilacqua, F45: 12,85 e 903 punti, che sarebbe il nuovo record italiano di un'enormità, visto che il precedente record di Paola Melotti che risulta dalle liste Fidal era "solo" 11,44. Aspetto la conferma ufficiale di Giusy Lacava. Perchè non segnalare anche la presenza della 35enne Maria Danzi, spintasi fino a 45,32 sempre nel martello (record italiano di Maria Tranchina al momento irraggiungibile, con 53,96 mt). Dagli uomini solita sfornata di punti da parte di Carmelo Rado. Ma decisamente in palla anche Franco Bechi. Ogni commento a quanto accaduto lo troverete sul sito di Michelangelo Bellantoni, a questo indirizzo www.pentathlonlanci.it, dove troverete centinaia di immagini e video di quanto accaduto a Bologna. Beati loro... 
Qui il link ai risultati di Bologna:

Quindi, qui sotto la top-10 dei risultati maschili e quelli femminili
  1. 1012 - Martello: 31,44 - Fancello Maria Luisa 
  2. 1002 - Martello: 31,18 - Brunella Del Giudice
  3. 0935 Martellone: 12,93 - Brunella Del Giudice
  4. 0923 - Martello: 45,32 - Maria Danzi
  5. 0904 Martellone: 12,85 - Antonella Bevilacqua
  6. 0864 Martello: 36,57 - Melotti Paola
  7. 0813 Peso: 8,61 - Finazzi Maria Luisa
  8. 0811 - Peso: 8,59 - Fancello Maria Luisa
  9. 0771 Peso: 8,23 - Brunella Del Giudice
  10. 0767 Martello: 36,18 - Assirelli Elisa
  1. 1132 Disco: 43,56 - Carmelo Rado
  2. 0964 Martellone: 43,77 - Bechi Franco
  3. 0946 Martello: 16,64 - Bechi Franco
  4. 0943 Martellone: 15,15 - Carmelo Rado
  5. 0937 Peso: 11,76 - Carmelo Rado
  6. 0927 Martello: 37,68 - Carmelo Rado
  7. 0919 - Disco: 49,23 - Xhavit Derhemi
  8. 0862 - Martellone: 16,51 - Xhavit Derhemi
  9. 0855 - Peso: 12,64 - Michelangelo Bellantoni
  10. 0852 - Peso: 12,84 - Xhavit Derhemi

28/03/11

Quando gareggiare è un problema: l'odissea di un mezzofondista a Chiari

Chiari: l'invito a "non gareggiare" a chi non fosse stato d'accordo
Raccolgo con questo pamphlet la lamentela di un mio caro amico, che si è portato sciaguratamente questa domenica a Chiari, qui in provincia di Brescia, per l'esordio outdoor della stagione atletica lombarda. E peggio, naturalmente, non si poteva iniziare. Conosco qualcuno all'Atletica Chiari, e non vorrei quindi attaccare senza sentire la controparte. Se leggono, quindi, battano un colpo. Del resto il problema è "solo" un piccolo problema dal punto di organizzativo, ma che per ogni atleta si dimostra essere una sciagura che vanifica un viaggio, una bella giornata di sport: insomma, il senso stesso del fare sport. Quello che è certo, sentita l'incresciosa storia raccontata da Ugo Piccioli, iscrittosi alla gara dei 1000, è che ancora una volta le esigenze tecniche-sportive degli atleti sono state messe in secondo piano. Umiliate. In Italia, e lo sto raccontando da ormai 3 anni, quando si organizza una gara, conta una sola cosa: che la gara finisca senza rogne per gli organizzatori e per i giudici: alla tot ora tutti a casa. Non importa che gli atleti si trovino nelle migliori condizioni per gareggiare: ci sono riunioni ancora dove gli orari non vengono stabiliti se non "a seguire", dopo decenni che altrove (il solito Ticino) già all'inizio dell'anno si sa benissimo a che ora si potrà gareggiare. Quello che è inaccettabile, qui come ovunque, è quella piccola-grande arroganza che umilia gli atleti e che è finalizzata unicamente a dar vita a non sensi. Vi lascio quindi alla lettera di Ugo Piccioli. Fatevi poi voi i giudizi del caso, in attesa che magari da Chiari ci dicano qualche cosa.

COMITATO ORGANIZZATORE GARA INTERREGIONALE DI CHIARI :  DISORGANIZZAZIONE  E  ARROGANZA

Vorrei rendere noto quanto accaduto ieri in occasione della prima gara interregionale della stagione aperta anche alle categorie assolute e master svoltasi a Chiari (BS).
Erano previste gare spurie, 100 yards, 300 e 1.000.
Ho fatto la mia regolare iscrizione on line in cui si è impossibilitati ad inserire un tempo di iscrizione in quanto tutti i nostri risultati dovrebbero essere a disposizione del comitato organizzatore. 
Premesso che io come tanti altri atleti non avevo un  tempo di iscrizione sui 1.000.
Già un paio di ore prima dell’inizio della mia gara, giravano voci che le serie sarebbero state composte tenendo validi i migliori tempi realizzati sui 1.000 oppure, in mancanza, sugli 800 o sui 1.500. Giustissimo, ho pensato io. Lo scorso anno avevo realizzato 2'03"03 sugli 800 e quindi me ne stavo tranquillo credendo di essere inserito nella prima o nella seconda serie.
Un’ora prima della gara sono state pubblicate le prime 3 serie e con grande disappunto ho notato che non ero stato inserito in nessuna delle 3. Ho notato che con il mio tempo sugli 800 avrei dovuto essere collocato o come ultimo della prima serie o come primo della seconda serie.
A questo punto sono entrato nella segreteria per chiedere spiegazioni.
Ho fatto presente ad  un Signore anziano del comitato organizzatore che non ero stato inserito nelle prime tre serie pur avendo un tempo adeguato. Questo Signore  mi ha chiesto il mio nome e cognome e controllando le serie mi ha comunicato che ero stato inserito nella sesta e ultima serie.
A questo punto faccio presente che con il mio tempo sarei dovuto entrare in prima o seconda serie. Lui controbatte dicendomi che era impossibile che avessi ottenuto questo tempo e che se l’avessi ottenuto nelle indoor 2011 non valeva, non ne tenevano conto. Assurdità delle assurdità. Ho evidenziato che quel tempo l’avevo ottenuto nel 2010 ed ho invitato il signore a controllare on line sul sito della fidal. Quel signore mi ha risposto che non avevano il collegamento internet per accedere al sito della fidal e che le serie erano state già fatte e non si potevano cambiare e che se non accettavo la mia serie era mio diritto rifiutarmi di gareggiare. Inoltre mi ha risposto che non avevano il tempo di controllare i tempi di tutti. E’ da giovedì che hanno tutte le iscrizioni e non hanno avuto tempo di controllare? A quel punto mi sono letteralmente incazzato evidenziando che per controllare 50 tempi on line ci avrebbero impiegato massimo 20 minuti. Inoltre che  per un mezzofondista era indispensabile gareggiare in una serie adeguata a maggior ragione per la presenza di vento che rendeva oneroso fare una gara in solitaria. Mancava più di un’ora all’inizio della gara e c’era tutto il tempo per rimediare a questa evidente ingiustizia. Cosa avrebbe comportato togliere il mio nome dalla sesta e aggiungerlo alle prima o seconda serie? Non lo so, forse è più facile spegnere i reattori in Giappone.
Di fronte alla totale ottusità di certe persone non rimane che incazzarsi, ma purtroppo a nulla serve.
Non c’è stato nulla da fare, nonostante la mia enorme incazzatura sono uscito dalla segreteria furente e con tutte le energie mentali già consumate.
Vi mando il cartellone che il Comitato Organizzatore ha esposto alla bacheca delle iscrizioni che si commenta da solo.
Come è andata la mia gara? Avevo programmato il mio riscaldamento per gareggiare alle 17,10, ho corso alle 17,50 (40’ per disputare 6 serie!), come previsto mi sono fatto tutta la gara da solo contro vento e ho fatto lo stesso tempo che facevo in allenamento, ovvero 2’46’’. Rabbia su rabbia perché in una serie migliore avrei sicuramente ottenuto il  record provinciale m40 (di 2’45’’53) che mi ero prefissato di fare e che sicuramente valevo. 
Se me ne stavo a casa era meglio!  Infatti sono stato incazzato per tutta la serata ed ancora oggi rimane tanta rabbia, amarezza e voglia di smettere di gareggiare.
Ho raccolto tra diversi atleti parecchie lamentele per il mio stesso motivo, sia maschile che femminile.  Atleti che meritavano serie migliori rilegati in 4° e 5° e 6° batteria.
Una ragazza che ha corso quest’anno indoor i 1500 in  5’03’’ (ha ripreso a gareggiare quest’inverno e non aveva tempi nel 2010) e che meritava di essere nella prima serie, è stata inserita nella seconda serie facendosi anche lei tutta la gara da sola. Assurdo non tenere validi i tempi ottenuti un mese fa, che farebbero più fede rispetto a quelli ottenuti un anno fa! Non so con quale logica!
Vorrei che la mia lettera venga divulgata e diffusa negli ambienti dell’Atletica affinchè questi signori prendano atto che noi atleti non siamo degli imbecilli, ci alleniamo per finalizzare una gara, sputiamo sangue in allenamento e, a causa della disorganizzazione di taluni, vediamo vanificare giornate e giornate di sacrifici.
E poi evidenzio la mancanza di rispetto di questi signori verso noi gli atleti.
E non è la prima volta che succede!
Era la prima gara assoluti in pista. Come sul dirsi, chi bene inizia è a metà dell’opera.

Firmato: Piccioli Cappelli Ugo

Prima gara all'aperto e subito 3 record italiani Master sui 1000: è successo a Chiari

D'Agostino (in secondo piano) con Morandi a Gand
A Chiari, nella bassa bresciana, inizia presto la stagione all'aperto. Non siamo al sud dove le temperature sono già da Primavere inoltrata: qui se il sole è coperto si sente ancora freschino. Ebbene, dopo sole due settimane dal termine dei campionati Europei Indoor in Belgio, alcuni dei master protagonisti a Gand sono tornati subiti in pista e sfruttando il momento di forma magico, ci hanno piazzato subito alcuni record italiani. Questo grazie alle possibilità di disputare gare spurie, canonico approccio alla stagione outdoor. Il primo protagonista è Francesco D'Agostino, autore di un pregevole 2'40"61 sui 1000, che abbassa il precedente record di Luigi Ferrari che era stato fissato a 2'43"80 a Scandiano (RE) nel 2008 (tempo che è superiore a quello M50 detenuto dallo stesso Ferrari di 2'43"15). Primo record italiano per D'Agostino, che a Gand era riuscito a conquistare non più di 10 giorni fa la medaglia di bronzo. Il secondo record italiano porta il nome di Dario Rappo, sempre nei 1000 metri. 3'03"43 per il Campione d'Europa dei 3000, che toglie 3" esatti al suo  stesso record di 6 mesi fa a Mestre (3'06"44). Questo è il quarto record italiano detenuto da Rappo, insieme agli 800 M60 sia indoor che outdoor, e al miglio M60. Dominatore di tutte le specialità dagli 800 al 1500. Infine registro un terzo record sempre sui 1000 ma M55 e sempre migliorato dallo stesso detentore: Rinaldo Gadaldi. Ad un anno esatto di distanza, sulla stessa pista, il portacolori della Virtus Castenedolo è sceso sotto i 3': 2'59"50 contro i 3'00"29 del precedente record. Miglior inizio per il mondo master non ci poteva essere.

27/03/11

Caster Semenya si migliora - Veronica Campbell all'esordio

(di Sasuke) Alcuni interessanti risultati hanno animato gli ultimi giorni; la stagione all'aperto, già cominciata in Australia e in paesi come Cuba, sta iniziando anche in America e in giro per il mondo (in Italia oggi si sono tenuti alcuni meeting di apertura, spesso con le distanze dette spurie). I risultati più interessanti vengono però dal Sud Africa. Ieri si è tenuta infatti la prima gara dello Yellow Pages Interprovincial Challenges dove vari atleti si sono messi in luce con buoni risultati.

Le migliori prestazioni tecniche della giornata sono però forse quelle di Caster Semenya. La giovane ragazza, molto controversa a causa della sua struttura notevolmente mascolina, ha infatti gareggiato negli 800 e anche nei 400 metri. Come mi auspicavo, e come avevo predetto, i 400 metri potrebbero fare parte del suo futuro in maniera attiva. Il fisico della Semenya mi ha sempre dato più l'idea di quello di una velocista prolungata più che di quello di una mezzofondista. Caster ha infatti vinto gli 800 metri con 2.01.77 guidando la gara dall'inizio. Ma probabilmente più incisivo, visto il miglioramento, è il tempo che ha raggiunto nei 400: un ottimo 52.54 che è un tempo di ottimo valore, probabilmente al livello di quello che vale sugli 800 al momento. Tempo che non le è valso la vittoria (andata a Tjipekora Herunga con 52.34) ma che può essere ancora migliorato.

Buoni risultati anche dalla pedana del salto in lungo; la gara è stata vinta da Khotso Mokoena, già medaglia d'argento ai mondiali di Berlino, capace di 8.17 (con altri due salti sopra gli 8 metri, lasciando a sua detta 20 cm in pedana; il personale è a 8.50). Curioso notare come l'atleta sia anche un valente triplista (17.25) e si difenda anche nel salto in alto, sua prima specialità dove arrivò a 2.10.
Ottima prestazione sul giro della morte di LJ van Zyl. L'ostacolista, già capace di un favoloso 47.66 ad inizio stagione a Pretoria si migliora anche nei 400 metri (dove era fermo a 45.82) di quasi un secondo correndo in 44.86; l'atleta ha però dichiarato di non essere interessato a doppiare ai mondiali dove gareggierà solo sugli ostacoli.
Tra gli altri risultati 10.17 nei 100 metri di Hannes Dreyer (+2.1 m/s il vento) che vince anche i 200 in 20.88 (-1.8 m/s) e 56.24 di Wenda Teron sul giro di pista con ostacoli.

Nel resto del mondo interessanti i risultati di Veronica Campbell-Brown, capace di aprire l'anno correndo un 400 in un veloce 52.25 (mancando di un centesimo il personale al coperto ma battendo quello all'aperto, 52.77, con cui esordì l'anno scorso). Se le premesse sono queste allora sarà lei l'avversaria da battere, vista la forma eccellente di esordio.
Ai campionati neozelandesi, invece, da segnalare specialmente il buon 20.54 nel getto del peso di Valerie Adams, ormai costantemente sopra i 20 metri.

Zhanna Block (vi ricordate la Pintusevich?) sospettata di Doping

Jones, Block e Thanou: il podio di Edmonton 2001... falso?
Secondo la IAAF ci sarebbe un'indagine aperta sulla ex campionessa mondiale, l'ucraina Zhanna Block, per anni avversaria principale di Marion Jones, sospettata di aver fatto uso di sostanze dopanti, cosa che le potrebbe togliere le medaglie vinte durante la sua carriera sportiva. L'indagine fa seguito alla sospensione del marito, agente e coach Mark Block, dopo che si erano accertati gli effettivi contatti tra lui e la BALCO e con la quale avrebbe tenuto un traffico di surrogati di droghe, che avrebbe poi fornito a sua moglie. A rivelarlo sarebbe stato Victor Conte, uomo della BALCO. Starà ora alla IAAF o alla Federazione Ucraina di atletica prendere decisioni retroattive sulla ex Pintusevich, che vinse tre titoli mondiali tra le fine degli anni '90 e i primi anni '00. "C'è un'indagine in corso" ha sostenuto Sergey Bubka, in qualità di vice presidente della IAAF "non sono autorizzato a fornire dettagli e rivelare chi sta portando aventi l'indagine" ha sostenuto lo Zar di tutte le aste. La squalifica arriverebbe solo nel caso fossero trovate prove certe che la Block in quegli avesse fatto uso di quelle sostanze che il marito acquistava alla BALCO, anche se sembra difficile non ipotizzarlo. Se ciò dovesse essere tutto confermato, si riscriverebbe nuovamente la storia della velocità, dopo che in sequenza erano state squalificate molte delle migliori interpreti di quegli anni (dalla già citata Marion Jones, passando da Katrin Krabbe ed Ekatherini Tanou). Ironica la foto di sopra: tre medaglie che potrebbero essere finte, dopo la squalifica della Jones (sempre per l'affaire BALCO) e la carambolesca fuga della Thanou per fuggire all'antidoping prima di Atene 2004. Foto ripresa a Edmonton, dove la Block sconfisse la Jones dopo le 42 vittorie consecutive dell'americana. Ma sembrano tutte storie inventate... Ora, cosa succederà? La 4^ di quella gara surreale fu Chandra Sturrup, la quinta Chryste Gaines e sesta Debbie Ferguson. Il vero podio?

26/03/11

Pubblicato il medagliere di Gand: Italia 4^

Foto EVAA - Saraceni nella 4x200 M45
Finalmente è stato reso pubblico il medagliere di Gand 2011 e a questo punto confesso di non capirci più nulla di quello che è successo in Belgio. Ho fatto anche un dettagliato elenco delle medaglie italiane (cui mancano solo quelle del concorso a squadre, che ormai dispero di vedere), che potrete osservare a questo link: "le medaglie italiane di Gand" sul nostro sito. Come si diceva poc'anzi, mancano solo un oro e un argento per raggiungere il quorum di 40 ori, 20 argenti e 31 bronzi. Cioè 91 medaglie. Ho controllato e ricontrollato, ve lo assicuro. Sono quasi certo che sia così. Per il medagliere pubblicato oggi sul sito della EVAA, che potete vedere a questo link (Evaa che devo ringraziare pubblicamente per avermi linkato la galleria di video di Gand, che va verso i 90 video, qui il link... così come devo ringraziare tutti quelli che hanno pubblicato i video)  l'Italia si è piazzata al 4° posto con 37 ori, 23 argenti e 30 bronzi per un totale di 90 medaglie. Mmmm... cioè 3 ori in meno, 3 argenti in più e un bronzo in meno rispetto alle mie risultanze. Non so chi abbia stilato il medagliere, ma è probabile che abbia preso spunto dall'elenco dei risultati della Federazione Belga: già il risultato di Manfredini (sul sito ufficiale dei risultati risulta secondo, quando invece ha vinto la gara di alto M50) sposterebbe un oro e un argento. Ma gli altri dati francamente non so francamente dove sono stati reperiti. In generale, l'Italia sarebbe comunque giunta 4^, dietro all'irraggiungibile Germania che ha praticamente vinto il 35-40% delle medaglie totali, alla solita Inghilterra (che battemmo se non vado errato solo a Riccione ed Ancona) e alla sorpresa Francia, che invece sono anni che battiamo (esclusion fatta per Clermont '08). Il medagliere, non svelo un segreto di Lourdes, risente di tre fattori: la località in cui si svolgono i campionati; lo stipendio medio della popolazione degli atleti; la cultura sportiva della popolazione. 
Sul primo aspetto è noto come le Nazioni ospitanti ottengano sempre le loro miglior prestazioni in quanto a medaglie, per l'ovvio motivo che molti, avendo a un tiro di scoppio la località della manifestazione, conoscendo la lingua, gli usi, sono più facilitati a raggiungerlo. Il localismo è un fenomeno tipicamente master. 
Il secondo è la qualità media della vita del master nella loro vita quotidiana. Questo in generale spiega come mai il masterismo non esista in Africa, in Asia sia limitato al Giappone e in Sud America sia poco diffuso e solo in certe realtà: lo sport over-35 è quasi completamente autogestito economicamente dagli atleti. Lo sappiamo tutti. Se si hanno le possibilità economiche, si viaggia, altrimenti si sta a casa. La EVAA con la scelta di Nyiregyhaza, in Ungheria, prima, poi delle 3 città per gli Europei del 2012 a cavallo tra Germania dell'Est, Polonia e Cechia, ha probabilmente in mente questa politica di allargamento verso Est dell'attività Master. Si sa che il tenore di vita medio all'Est è decisamente inferiore a quello dell'Ovest del Continente: quindi si sono portati i campionati verso Est (poi in Polonia c'è il vicepresidente della EVAA). Restando al quadro generale, la Germania è risaputo avere gli stipendi più alti in Europa (per quanto riguarda gli stati con più di 20 milioni di abitanti), seguita dagli altri Paesi costituenti l'originaria Comunità Europea. 
Quindi la cultura sportiva di un Paese. E ancora la Germania sta all'Italia, come... metteteci voi il paragone.
Quest'anno ci ha superato la Francia, probabilmente perchè a Gand si parla francese, ed è dietro l'angolo per i nostri cuginetti. In generale il masterismo in Francia è un fenomeno che riguarda in principal modo le velociste francesi, come per gli italiani riguarda invece i velocisti al maschile. Sono dinamiche di massa affascinanti che sarebbe da studiare. Comunque sia: ci hanno battuti. Ma non importa. In campo neutro l'Italia probabilmente sarebbe al terzo posto continentale, anche se non scordate mai che una Nazione di cui non si parla mai, è probabilmente a nostro livello: la Finlandia. Questo per i fattore due e tre che sopra ricordavo. Ne abbiamo avuto dimostrazione a Lahti un anno e mezzo fa. C'è un mondo di atleti over-35 che non è secondo a nessuno quanto a qualità. Peccano naturalmente nel numero. Sempre per le dinamiche sopra descritte, ci troviamo poco dietro di noi il Belgio che ha superato la Spagna a sorpresa; quella Spagna che solo qualche mese fa, in Ungheria, aveva conteso il terzo posto all'Italia fino all'ultima gara. 
A questo punto, perchè non concludere con una proposta? 
Una Coppa Europa Master, disputata da atleti delle categorie da M35 a M50 (per come la vedo io, il senso sarebbe quello di diffondere il masterismo nelle categorie più giovani, piuttosto che in quelle più "anziane"), utilizzando una decina di specialità (ma sul numero si potrebbe discutere), imponendo la partecipazione di tot atleti delle diverse categorie (magari nella staffetta 4x100 imporre un M50), imporre come conditio sine qua non che gli atleti abbiano partecipato ai campionati nazionali master... insomma, io butto l'idea. Se qualcuno la vuole far propria...

25/03/11

Oscar Pistorious: l'intervista a Marco La Rosa (coach della Nazionale Paralimpica) sulle prestazioni monstre del sudafricano

Oscar Pistorius sui blocchi
Dopo il 45"61 di Oscar Pistorius a Pretoria di un paio di giorni fa, ho contattato Marco La Rosa, allenatore della H2 Dinamic Trainers, team che allena molti atleti con protesi, nonchè uno dei coach della Nazionale Paralimpica. Ho chiesto a lui di spiegarmi da un'altra prospettiva il fenomeno Pistorius, che mai come oggi è un atleta pari o superiore ai normodotati.
Allora Marco, cosa dici del 45"61 di Pistorius?
Grandissima prestazione di Oscar, che come ti ho gia' accennato, beh, ha finalmente ripreso ad allenarsi alla grande, stimolato anche dal resto del mondo degli sprinter disabili che per la prima volta dal 2004 lo ha costretto ad un secondo posto nei 100mt ai recenti Campionati Mondiali Paralimpici di atletica in Nuova  Zelanda (svoltisi a gennaio, n.d.r.).
Ma qual'è il segreto del suo successo?
Vola innanzitutto perchè è un grande ragazzo. Ora è pure un grande atleta che sta sdoganando al mondo l'universo della disabilità spesso sottovalutate e considerate "piccole pagine" del grande libro dello sport mondiale. E poi con la sua notorietà ha dato a tanti disabili la speranza di tornare ad essere "normali" che non è una cosa secondaria. 
Qual'è il panorama che si apre dopo questa prestazione-monstre?
Ora tornerà " a bomba" la polemica sui vantaggi/svantaggi di queste protesi; se sia corretto o meno concedergli di partecipare e sfidare il mondo dei normodotati. Nel tempo si sono fatte tante chiacchiere, ma a dire il vero le risposte serie sono state assai poche.
Ma quali sono queste differenze, secondo la tua esperienza sul campo?
Come ci eravamo già detti tempo fa, ti avevo evidenziato l'enorme differenza di atleti con amputazioni mono o bilaterali e quanto queste due "storie" debbano essere vagliate attentamente per fare delle considerazioni oggettive sulle prestazioni di un atleta con protesi. La monoamputazione determina la ricerca di un piede con pari-risposta elastica da parte della gamba amputata. Significa un'altezza paritetica tra i due arti. Vuol dire ricercare la regolazione di risposte tra un arto meccanico e uno biologico. e questo impegna moltissimo del tempo da destinare agli allenamenti. Senza poi dimenticare le variabili legate al peso dei due arti: insomma la monoamputazione, nel campo dello sport Paralimpico, è paradossalmente peggio della bi-amputazione. Insomma...una bella guerra! Incredibilmente nella bi-amputazione questi limiti vengono addirittura valicati. Ti faccio questa domanda, ammetto un pizzico provocatoria: quanto è alto Oscar Pistorius? Paradossalmente... quanto vuole! Certo che un assetto di corsa con un baricentro molto alto nei 400 mt determina una splendida ampiezza di passo e conseguente mantenimento di alta velocità. E' fisica. Mi domando perchè queste cose non siano state vagliate in tutti i vari test e chiacchiere degli ultimi anni... 
Quindi, cosa si sarebbe dovuto fare?
Quanto pesano e a quanto sono testate in risposta elastica i piedi di quelle protesi? In linea teorica si dovrebbe rispondere "per il peso dell'atleta in questione", giusto? Ma siamo sicuri che sia stato uno dei test effettuati? E chiaramente si potrà poi ragionare su quanto incidono negativamente nei primi 10 appoggi e soprattutto poi quanto rendono dopo i fatidici 37/38 secondi, laddove cioè negli atleti normodotati il "lattato" blocca parte dei meccanismi della corsa, rendendo "un calvario" gli ultimi 70 metri.
Quindi?
Andrea, come ti ho sempre detto è impossibile non sottolineare la straordinarietà dell'atleta Pistorius e la personale ammirazione che si è consolidata in un'amicizia con lo stesso Oscar, che potrebbe anche farmi una sorpresa tra un paio di mesetti, però bisogna essere chiari nello sport; chiari per tutti, senza lasciarsi trascinare dall'emotività o dalle chiacchiere che hanno riempito i giornali due anni fa; senza mai approfondire realmente il problema anche a discapito di altri atleti portatori di protesi.
Ma a che fenomeni si assiste adesso nel mondo degli atleti amputati?
Ti dico solo che nel mondo ci sono ora ragazzi biamputati che dopo solo 6 mesi di atletica corrono già in 23"5 sui 200mt: un piccolo dubbio me lo pongo, senza conoscere il passato sportivo dell'atleta. Oscar ha perso per un soffio i 100mt battuto da un atleta che nei 200mt non vede neppure e dove l'assetto di gara e le due riposte elastiche lo portano a velocità incredibili. Vuoi qualche esempio? Tu sei un velocista: se ti dico correre 60mt in 7"55 e i 100mt in 11"00, non ti poni qualche dubbio sugli ultimi 40mt corsi in 3"5? Forse è nelle possibilità di Usain, ma per un disabile sembra un pò anomalo. Potrei indicarti di guardare la foto sulla Gazzetta di oggi, e osservare quanta "luce da terra" esiste fra la amputazione e la pista. Di cuore e serenamente ti dico: "forse un po' troppo per una amputazione alle caviglie (normalmente 15cm da terra, non certo 35 cm). Potrei farti degli esempi pratici di miglioramenti di 2" sui 60 metri di una ragazza per il solo fatto di aver cambiato i "piedi".
Ma Pistorius quindi, che colpe ha?
Nessuna! E' un atleta straordinario, che tutto il mondo degli amputati sognerebbe di diventare. Sta aprendo un mondo che viveva nascosto dagli sguardi di tutti. E' il precursore di ogni cosa che riguardi gli amputati, ha onori ed oneri. E' un grande, ma io penso anche a tutti quelli che hanno un solo arto, e che non potranno mai correre in 45" i 400. Oggi per loro sembra impossibile. Ipotizzo un mondo tra qualche anno dove i biamputati viaggeranno più veloci di Bolt: sarà uno spettacolo meraviglioso e darà molta speranza a chi vive nella propria esistenza una tragedia.
In conclusione?
Lancio un arrivederci "2013", per vedere nei 200mt mondiali disabili cosa succederà. Se il Re dovrà lottare per non cedere lo scettro a tempi da folli. E soprattutto dico a tutti che da metà aprile Oscar sarà qui in Italia in pianta stabile per allenamenti e meeting e se le premesse sono queste, vedremo grandi gare!

I misteri di Gand: ma il medagliere? E le staffette? E il cross a squadre?

Gand: i finalisti dei 60 M40
Non è che bisogna sempre far polemica, per carità. Ma cercare di evidenziare i problemi può aiutare tutti a crescere, almeno, così credo. A oggi non appare da nessuna parte il medagliere dei campionati Europei Master. Questo è un male: i rapporti di forza tra le compagini nazionali, può aiutare nel fare delle scelte. Ad esempio, se l'Italia dovesse risultare la terza potenza continentale, sapere che negli organi decisionali della Federazione Europea il meglio che possiamo esibire è il Signor Maggio, piazzato in una delle commissioni tecniche. Nel "governo" della EVAA, composta da 6 membri, per ora ci sono addirittura tre tedeschi (il presidente, Massin, e il segretario Kasche e l'Adviser), un Polacco (Krauze, vicepresidente), un finlandese direttore tecnico e un francese. Di italiani manco l'ombra. La struttura tecnica agli ordini del finlandese di cui sopra, vede la presenza di altri 6 soggetti, tra i quali il "nostro" Nicola Maggio. Mio no di certo. Ora, Maggio è tutto fuorchè uno cui tiene ai colori azzurri, anzi. Se c'è da squalificarvi, lo si fa senza tanti complimenti. Le regole sono regole (lo dico io, insomma, che ho una certa deformazione in materia) ma devono valere per tutti: non solo per gli italiani sui quali, quando vanno all'estero, pende evidentemente la fatwa della mafiosità, della corruzione e i soliti luoghi comuni. Non so da dove nasca questa repulsione all'Italia e agli italiani, visto che già a Nyiregyhaza (non dimentichiamocelo, teatro delle più scandalose, vili e sciagurate squalifiche di atleti in "gara" da parte di soggetti investiti di stabilire se gli atleti fossero in grado o meno di arrivare al traguardo) fummo vittime di una serie di sfortunati eventi squalificativi. A Gand siamo stati falcidiati (noi su tutti) dalla medesima epidemia. Il massimo lo si è raggiunto con la squalifica di un atleta sui 1500 per aver toccato il birillo delimitante la pista durante la gara. Che è esattamente come toccare il cordolo... mai visto un mezzofondista essere squalificato per aver toccato un cordolo? Anche alle Olimpiadi? Eccolo, noi lo abbiamo in casa. 
Quindi, facendo le somme, l'Italia a livello politico europeo, su 12 persone, ne ha 11 neutre e una contro, quindi nessun italiano che possa perorare qualche eventuale proposta della base. Peso: zero-virgola-zero. Per quello, se avessimo una Federazione degna di questo nome, qualcuno potrebbe presentarsi al cospetto del consesso politico continentale con il medagliere di Gand, quello di Nyiregyhaza, di Kamloops, e tutti quelli degli ultimi anni e pretendere un posto in consiglio. Purtroppo dalla scomparsa dell'ex Presidente  Beccalli (il Nebiolo dell'atletica master) non abbiamo più avuto alcun peso internazionale. E soprattutto forse sarebbe il caso che Maggio non fosse più il nostro rappresentante in quota-Italia. Secondo me, eh. Poi di sicuro come responsabile di quello che fa (ma che fa?) potrà avere molti più pregi che difetti. Io mi limito solo a guardare lo stato delle cose e il modo impari con cui vengono trattati gli italiani. 
Detto del fatto che quest'anno non si è avuto modo di conoscere il medagliere (secondo me non è nemmeno un errore materiale), ci sono stati altre piccole cose che non vanno bene, nella gestione dei risultati. Colpa del Sigma italiano, a causa del quale ormai ci eravamo abituati troppo bene. Così nelle staffette, ad oggi, si sa solo chi era l'ultimo frazionista, togliendo un pezzo di notorietà a tutti gli altri componenti della staffetta. E ora? Quando lo sapremo? Ma lo sapremo?
Terza pecca di gestione dei risultati il cross a squadre. Nulla, almeno nelle staffette il risultato c'era. Delle classifiche finali del cross a squadre non si sa proprio nulla. Zero. Magari qualche foglio in giro c'è, ma non è dato di sapere nulla... 

24/03/11

Blade Runner Pistorius senza limiti: 45"61, limite B per Daegu e... Londra

Notizia bomba che arriva dritta-dritta dall'altra parte dell'oceano. Blade Runner, Oscar Pistorius ha infatti piazzato un inimmaginifico 45"61, naturalmente record personale e chissà quale record mondiale per atleti con protesi. Crono ottenuto ai Campionati Provinciali di Pretoria (?) che rappresenta anche il limite "B" per i mondiali di Daegu, in Corea e soprattutto per le Olimpiadi di Londra 2012. Dovrà ripeterlo, penso, l'anno prossimo: ma questo dimostra che può farlo. Già nel 2008 Pistoruis cercò di ottenere il minimo per Pechino, ma si fermò alle soglie dei 46" (46"25). E ora, caccia al limite "A" che dista pochissimo: 45"55. Queste le dichiarazioni del sudafricano subito dopo la gara: "sono felicissimo del mio nuovo record personale di 45"61, visto che rappresenta il limite "B" per le Olimpiadi e mi avvicina al sogno di correre Olimpiadi e Paralimpiadi. E' fantastico avere ottenuto un tempo che sapevo di poter correre e sul quale ho lavorato parecchio. L'obiettivo principale per il 2011 è qualificarmi per i campionati mondiali per normodotati di Daegu e la Coppa del Mondo Paralimpica per BT, che è una tappa fondamentale nella mia preparazione. C'è un anno e mezzo prima delle Olimpiadi di Londra e ho bisogno di abbassare la testa e spingere di brutto". Stando al sito della IAAF, il tempo di Pistorius è il più veloce al mondo ad oggi. 

Cuba e il salto triplo - Esordi in giro per il mondo

(di Sasuke) La stagione all’aperto sta muovendo i primi passi a livello globale. In Australia e in Sud Africa si era già mosso qualcosa e anche a Cuba si erano visti buoni risultati, in particolar modo dalle pedane del Salto Triplo, sia maschile che femminile.
Nelle liste della Iaaf, su 10 atleti che hanno saltato fin’ora più di 16.62 metri, troviamo infatti ben 6 cubani. Nell’ordine abbiamo:
    Yargelis Savigne, già a ridosso dei 15 metri
  • Alexis Copello (17.27 ma anche 17.22, personale a 17.65): il livello è quello mostrato nella appena conclusa stagione indoor. Neanche un attimo di pausa ed è di nuovo in pista. Al coperto aveva piazzato tre salti sopra i 17 metri, 17.22, 17.14 e 17.02.
  • Osniel Tosca (17.22, personale a 17.52).
  • Yoandris Betanzos (17.18, personale a 17.65 anche per lui). Presente anche al coperto, non è stato capace di andare oltre 16.78.
  • Arnie David Giralt (17.16, personale a 17.62). Si era cimentato anche nelle indoor arrivando a 17.03.
  • Ernesto Reve (17.05 rappresenta anche il personale per questo ragazzo nato nel 1992)
  • Osviel Hernandez (16.82, personale a 17.08).
Nella storia dell’isola, ben 14 atleti hanno superato la misura di 17.25. Considerando la popolazione dell’isola (solo 11 milioni) appare evidente il buon livello medio degli atleti locali. Per fare qualche esempio, gli Stati Uniti hanno 13 atleti sopra la misura, l’Italia 3. (Fabrizio Donato, Fabrizio Schembri e Paolo Camossi).

Stessi risultati dal triplo femminile. Sette cubane su 11 atlete totali sono al momento nelle liste 2011 (bisognava saltare più di un modesto 13.31 per entrarci). Rispettivamente abbiamo:
  • Yargeris Savigne (già a misure quali 14.95, ma anche 14.92; personale a 15.28). La pluri-medagliata, campionessa mondiale sia a Osaka che a Berlino ha detto chiaramente di essere interessata a battere il fenomenale record mondiale di Inessa Kravets (15.50). Un’idea decisamente ambiziosa; solitamente quando un atleta rilascia dichiarazioni di questo genere non si realizzano quasi mai… che sia la volta buona? L’anno scorso Olga Rypakova saltò 15.25 vincendo a Spalato in coppa del mondo.
  • Mabel Gay (già capace di 14.65, avvicina il personale a 14.66; capace anche di 14.44 e 14.36). In carriera anche un secondo posto a Berlino 2009.
  • Josleidy Ribalta (14.61 che vale anche il personale per la talentuosa ragazza del 1990).
  • Yarianna Martinez (14.42, personale saltato già due volte quest’anno).
  • Yusmay Bicet (14.30 e personale a 14.61).
  • Liuba Zaldivar (13.35, 1993 la sua data di nascità).
Nelle liste di sempre della Iaaf abbiamo 11 atlete sopra i 14.28; in chiave Stati Uniti, solo 4 atlete (record nazionale solo a 14.45). Italia si piazza discretamente con 4 atlete. La Russia domina con 27 specialiste (contro i “soli” 11 uomini).

Curioso, dal punto di vista statistico, notare come la forza e la classe dei cubani nel triplo non abbia una sua riproposizione nel lungo. Solamente due gli atleti capace di superare 7.85 nel 2010, così come sono solo tre le atlete sopra i 6.35. Evidentemente il talento nel triplo non è a sua volta particolarmente traducibile in quello nel lungo. Eccezione la Savigne, capace di giungere fino a 6.91.
Degni di nota, per il resto, essenzialmente gli esordi di tre big americani.

20.71 e 23.06 per i due quattrocentisti Jeremy Wariner e Sanya Richards. Meno incisivo il risultato della seconda vista la sua fama di buona duecentista (22.17) che comunque non li piazzano al primo posto mondiale, dove rimangono il giamaicano Yohan Blake e l’ostacolista australiana Sally Pearson. Apprendo dal sito della Fidal anche dell’esordio di David Oliver (discreto 13.36, ventoso, di rodaggio) che aveva bruscamente interrotto la stagione indoor dopo essere sceso a 7.37 a causa di piccoli problemi fisici. Sempre da Cuba, nel giavellotto arriva il mondiale stagionale da Guillermo Martinez, già capace di tirare fino a 84.68 e discreto 64.19 di Yarelis Barrios.

23/03/11

La Gazzetta spara (sul morto) e la Fidal spera... che nessuno si domandi se ci fossero italiani ai mondiali di Cross

il pezzo della Gazzetta di lunedì
Alzare lo zerbino e buttare tutto lì sotto velocemente perchè la polvere non fa mai fare una bella figura con gli ospiti. Questo il senso del D-Day successivo alla catastrofe dei Campionati Mondiali di CrossPunta Umbria in Spagna. Confesso che rimango ormai disilluso su come andranno le cose in Italia domani. La Fidal è il simulacro della politica italiana odierna: la politica sportiva è gestita da persone che hanno interessi personali di carattere lucrativo (ma va?) e le scelte non sembrano ormai per nulla andare nella direzione "etica" dello sport, ma in quella prettamente speculativa personale. Dopo 6 anni siamo ancora governati da un Signore che ha un'azienda che sponsorizza lo stesso oggetto di cui è a capo. Quindi, scelte anche di carattere economico, che, anche se ipoteticamente dettate dalla massima correttezza, non potranno mai essere "trasparenti". Presteranno sempre il fianco a critiche. Ma come lo potremmo mai pensare, poi? Così l'atletica italiana ha preso la strada peggiore, e ad oggi è rappresentata da soggetti che l'hanno portata ad essere qualcosa di poco sistemico e molto estemporaneo. Si vive sulla giornata di grazia di quella manciata di atleti che il Destino ha voluto che seguissero la giusta strada. Improvvisazione: se volessimo dare un nome alla politica che ha caratterizzato i mandati di Arese I e Arese II. Ora ci sono diversi rumors relativi a possibile modifiche allo Statuto federale che porterebbero a favorire la terza rielezione della Dinastia, per la serie: in due mandati non ha capito che è stato un grande atleta, un ottimo imprenditore, ma che come Presidente Federale non c'azzecca proprio nulla. Non comprendo solo una cosa: perchè cambiare lo Statuto? Tanto già il fatto di essere incompatibile da quasi 7 anni con la carica che ricopre non è stato per lui un grosso problema: se viene eletto da ineleggibile, non penso nessuno si scandalizzerà in un paese dove viene fatto ministro anche un indagato per favoreggiamento esterno ad associazione mafiosa e dove mafiosi, camorristi, corruttori siedono comodamente e tranquillamente sugli scranni del Parlamento. Quasi meglio Caligola quando faceva senatore il suo cavallo: meglio quello che gli asini. Tornando al tema di questo pamphlet, mettiamo nel tabellone l'ennesimo punto a favore di Arese che la Gazzetta ha avuto l'ardire si sottolineare "L'Italia non esiste". Ilare il commento sulla "solita" partecipazione simbolica, "forse più del solito". Ma un minimo di vergogna alla Fidal non la provano?
Siamo di fronte all'ennesima figuraccia mondiale: per questo mandato Fidal contano infatti solo gli Europei (ma solo se vanno bene). Del resto, sempre per rimanere sul paragone politica-atletica, pochi giorni or sono un ministro tedesco si dimetteva per aver scopiazzato alcune parti del suo master universitario. Qui in Italia, la Santanchè ha ritenuto di dover prendere subito la palla al balzo, inventandosi un master alla Bocconi (aggiornato il suo CV sul sito del Parlamento) che la prestigiosa Università ha visto bene di smentire per non perdere qualche sostanzioso finanziamento privato per cotanta pubblicità negativa. Ingrati. Avrà mai pensato la Santanchè di dimettersi? Macchè: dire falsità sui titoli di studi sarà per lei motivo di vanto, da sfoggiare tra i prestigiosi sui colleghi di poltrona. Così è esattamente l'atletica Aresiana: le figuracce che stanno impestando ad ogni evento internazionale il suo Curriculum Vitae federale gli preserveranno ancor più saldamente il suo scranno, tanto da spingerlo (speriamo non sia vero...) a ricandidarsi per l'Arese III. Tutto normale, no?

22/03/11

Mondiali di Cross: la figuraccia italiana dimenticata... invochiamo il legittimo impedimento?

Shalane Flanagan, terza tra le donne
Non sono un grande conoscitore di cross, a parte il fatto che sistematicamente quando c'è una corsa campestre nazionale ed internazionale, si assiste ad una lunga processione di atleti provenienti dall'Africa. Naturalmente è ormai un paio di decadi che i cross mondiali divengano una sorta di campionato Continentale dell'Africa tra Kenia ed Etiopia, con qualche inserimento di qualche altro stato in cui l'immaginario porta inevitabilmente ad un indimenticabile Safari. Zitti-zitti, lemmi-lemmi, i nostri portacolori si sono portati a Punta Umbria per i Campionati Mondiali di cross. Una volta si schieravano squadre complete (per farlo bisogna avere l'ardire di schierare almeno 5 atleti per categoria), con le quali si lottava non per il titolo, questo no, ma per il predominio quanto meno continentale, questo sì. Oggi come oggi anche la Svizzera ci è davanti, nonostante abbia una popolazione che è un ottavo della nostra, ce le suona di santa ragione. Da qui la scelta di portare qualcuno qui e lì, così da non comparire in scomode classifiche finali. Quest'anno si è ardito di sfoggiare la squadra femminile. Risultato? 14^ su 15, davanti alla sola Turchia. Ma davvero il mezzofondo italiano è ridotto così male? Direi di sì. Tolti Meucci e Lalli, dietro si aspetta come l'aria che i giovani stranieri si italianizzino e comprano le ampie praterie di spazi azzurri ormai pneumatiche. Nulla come i numeri dimostrano l'omicidio doloso del mezzofondo italiano (per esempio... togliete Cusma e Weissteiner e l'Italia al femminile si ridurrebbe a livello del Portorico, con tutto rispetto parlando del Portorico): partendo dalle junior femminili brucia più la sconfitta di presentare una sola atleta, giusto per non prestare il fianco alle critiche di chi domani potrebbe obiettare che si è tanto fatto per i giovani, fino a non dover ritenere di portare nessuno. Purtroppo l'unica atleta, Letizia Titon, è giunta 82^ su 90 atlete. 45° piazzamento di sempre (su 89) di una junior italiana a questa manifestazione, ma c'è anche da dire che un tempo le partecipanti arrivavano a 150. Tra gli junior 77° posto per Giuseppe Gerratana, che è il 157° piazzamento di sempre per uno junior italiano su 226 atleti azzurri schierati al via. Massimi ed Ed Derraz sono arrivati rispettivamente 102° e 103°, cioè 194° e 195° italiano junior di sempre. Non certo una spedizione memorabile per i giovani mezzofondisti nazionali. Tra i senior maschili, ho letto da qualche parte la celebrazione di Ahmed El Mazoury, perchè primo degli italiani al traguardo... 70°! Cioè l'aspetto tecnico-sportivo che passa in secondo piano, per dare spazio a quello decouberteniano.  Un 70° posto primo-degli-italiani non può essere certo una bella notizia, anche perchè nella storia degli italiani ai mondiali di Cross, ben 199 volte gli azzurri hanno fatto meglio. Nessuna traccia nel complessivo della formazione italiana, così come per i giovani. Di conseguenza la miglior prestazione l'ha piazzata Nadia Ejjafini (anche lei di chiare origini maghrebine evidentemente) giunta ad un più che onorevole 34° rango. 51^ Elena Romagnolo (che delle sue tre partecipazioni, è la peggiore visto che vantava un 24° e un 32°). Con le altre componenti della formazioni 14° posto su 15, come ricordavo sopra.
A questo punto bisognerebbe davvero invocare il legittimo impedimento (trovate voi la scusa che più vi aggrada) e cercare di non mandare più nessuno a fare queste figure. Gli atleti di sicuro non c'entrano, ma è tutta la (mancata) organizzazione nel settore che si evidenzia una volta di più. Eppure gli USA stanno dimostrando in queste ultime stagioni che anche l'uomo bianco non è così male quando corre "lungo"... ennesimo esempio il terzo posto di Shalane Flanagan nella gara assoluta femminile, in mezzo a 12 africane tra prima e dopo.  

21/03/11

Gand 2011: flash-7 - sintesi con qualche numero

La semi dei 200 M45: Saraceni occultato dall'energumeno Powell
Una grossa pecca che una volta possiamo dirlo non abbiamo qui in Italia, è stato il servizio-dati fornito dalla Federazione di atletica belga. Eravamo ormai abituati a Sigma... Alcuni errori e diversa sufficienza su altri aspetti. Un esempio: ma Giuseppe Rovelli ha lanciato il martellone o no? Stando ai risultati ufficiali no (appare un NM), stando alla vox populi sì. Poi dopo giorni di ricerche l'ho trovato: terzo nella gara M85... ma non è che lo spostano, no? Graziano Morotti, M60, risulta essere giunto terzo nella gara M50 dei 5 km di marcia, ed escluso completamente dalla propria gara... se vogliamo un riconoscimento alla sua classe, ma che non gli varrebbe la medaglia d'oro. Le staffette vengono indicate solo con un componente (probabilmente l'ultimo) e non con i quattro staffettisti completi. Emmanuel Manfredini su altri lidi viene dato vincitore dell'alto M50, ma dai dati del sistema, risulta secondo per un centimetro. Diamogli l'oro sulla fiducia incondizionata. Diversi siti riportano che la 4x200 W60 è giunta terza (così come riporta ad esempio Atleticanet): ma cavoli, sul sito dei risultati c'è scritto che è arrivata seconda! Mah... a questo teniamo conto che sono state attribuite medaglie per i concorsi a squadre del cross, di cui chissà quando verremo a conoscerne le classifiche. Sembra certo l'oro tra le W35 e il bronzo tra gli M60. Sembra... Se così fosse toccheremmo 90 medaglie tonde-tonde. 39 ori, 20 argenti e 29 bronzi in questo momento, ma sto cercando di reperire altre notizie (ma che scandalo però!). Ma anche 21 "legni" (quarti posti) che non è cosa da poco. Delle 90 medaglie, ben 22 (cioè quasi il 25%, ovvero una-su-quattro) l'hanno vinta i cosiddetti "veterani", cioè quei master che noi su Queenatletica riteniamo quei master oltre i 70 anni. Costoro hanno partecipato a 64 eventi sul totale di 548, cioè l'11,6% del totale: detta in altre parole, costoro partecipano ad un evento su dieci, ma vincono una medaglia su quattro del totale. Una risorsa che ci salva sempre nel medagliere finale (pensate al trio Rovelli-Sansonetti-Mazzenga: 11 ori in tre, anche se su 6 erano interpreti solitari . Come dicevo, mentre sto scrivendo ho registrato ben 548 eventi coperti dagli italiani (ma ne troverò sicuramente altri), con 265 finali (anche nelle gare "secche") e 283 tra turni di qualificazione, batterie e semifinali. 9 gli squalificati, 8 quelli che si sono ritirati e 4 invece quelli che hanno piazzato tre nulli non venendo inseriti nelle rispettive classifiche. 120 gli eventi cui hanno partecipato le donne, 428 gli uomini. 214 gli eventi nella velocità, cioè il 39% (a conferma che l'Italia master ha un imprinting predominante di velocismo, al contrario della Spagna che è più mezzofondistica). Per fare un paragone, solo 52 dai lanci (ma chiaramente non c'erano turni da superare), 96 dal pentathlon (che chiaramente ha fattori moltiplicativi di-5), 84 dal mezzofondo e 49 dai salti. Il personaggio italiano di questi Campionati? Io ce l'ho... ve lo devo proprio dire?