07/03/11

Italiani Indoor Master: la caduta degli Dei

Foto Fidal - Marco Morigi vincitore sui 200 M50
Mi perdoneranno gli amici Master che vado a citare per quello che mi è sembrato il titolo più appropriato a questi campionati master. Prima di tutto l'impressione in generale: sembra infatti che il livello qualitativo medio sia molto aumentato, che la membrana di "omertà" tra ex assoluti e master sia definitivamente caduta, e che ormai l'attività master sia ambita come bene di rifugio per molti. Purtroppo non si è vista quella che poteva essere la starlette (Eleonora Berlanda) ma ritengo che i gruppi sportivi militari siano decisamente restii a far partecipare i propri dipendenti ad un campionato master. L'unico di cui mi ricordi è Paolo Valt (Carabiniere) agli italiani di Bressanone del 2008. Tantissimi record battuti, decine di sfide pazzesche, risolte spesso per pochi centesimi, se non millesimi. Unica categoria sempre un pò anemica rispetto alla demografia del resto del mondo master, risulta la F35, ma per ragioni probabilmente più "sociologiche" (età in cui spesso le ex-atlete pensano più alla maternità che ai tempi dopolavorastici). Durante le gare immaginavo con un pizzico di rammarico come ogni categoria avesse in realtà bisogno di un menestrello, un cantore: nel calderone dei momenti, degli attimi, dei fermo-immagine, andranno persi quegli istanti densi di significato che probabilmente meriterebbero ognuno un solo racconto di diverse pagine. Rimarranno purtroppo solo nella memoria di chi li ha vissuti, e di chi, da fuori, li ha veduti. Vedete, non è la gara in sè, ma tutto quello che c'è prima che pesa sulle "storie": record, sfide precedenti, imbattibilità, duelli. E nei master questi "sconti" si perpetuano, si consolidano, si intrecciano. Chi li conosce, gode, chi li guarda, vede solo una gara come tutte le altre. Ho la fortuna di conoscere diverse di queste storie, e più passa il tempo e più affascinante conoscerle. Mi piacerebbe raccontarle, chissà, un giorno forse. Quest'anno, come intitolavo, mi è venuto da pensare a questo titolo: la caduta degli Dei. Per quanto sarà nella mie possibilità scriverò di tutto questo, delle sfide e dei record, ma a caldo mi vengono in mente questi attimi in cui la sconfitta diventa parte del gioco, e l'atleta diventa uomo o donna, mostrando alla fine quel volto che era sconosciuto a tutti e che dimostra una volta di più quanto un campione (anche se master) può essere grande. Non mi ricordo chi me lo diceva ieri... il vero campione si riconosce sempre quando perde, mai quando vince. Sul palcoscenico della vita, quel ruolo di vincitore indefesso era già nota: è come il tenore che recita tutte le sere Cavaradossi nella Tosca. Sarà probabilmente più apprezzabile dal suo pubblico quando intonerà "Celeste Aida", uno spartito e un ruolo diverso. E' proprio qui  il momento in cui si dimostra la propria forza e probabilmente anche la capacità di separare quella che è la vita reale dal gioco: chi non ci riesce è perduto, chi ci riesce ne esce anche meglio di prima. Ci sono master che stanno al nostro movimento nazionale come i faccioni di pietra del Monte Rushmore: icone del nostro movimento come Vincenzo Felicetti dove sui 200 era praticamente imbattuto da... sempre. Gli ultimi titoli quelli di campione Mondiale della specialità a Lahti e campione europeo in Ungheria. Eppure... Antonio Rossi in gran spolvero (record italiano sui 60) ha avuto ragione di lui proprio sui 200. E Vincenzo con grande signorilità si è complimentato col suo competitors, con un sorriso. Anche Enrico Saraceni ha avuto il suo giustiziere in Mauro Graziano, anche lui fulminante sui 60 in precedenza. Gara sui 200 M45 con un testa-a-testa durato praticamente dal primo centimetro, complice le corsie affiancate e la partenza al ralenti di Enrico, e vittoria per il piemontese per due inopinati centesimi. Anche qui grande sportività da parte di Enrico. Naturalmente Felicetti e Saraceni avevano il giorno prima già consolidato la propria imbattibilità sui 400, quasi che fossero dei novelli Sauron ad imporre la propria presenza con l'occhio fiammeggiante sulle Terre di Mezzo. La terza testa coronata a cadere è stata quella di Stefano Avigo sugli 800, la specialità in cui di fatto a scritto la storia a livello cronometrico tra M35 ed M40, ma che sembra avere l'achilleo tendine proprio nelle gare tattiche in cui il bresciano probabilmente si sente vulnerabile. E così è stato. Nell'alto maschile M50 è successo anche che il Campione Europeo da soli 6 mesi potesse perdere il titolo da un italiano. Emmanuel Manfredini ha infatti dovuto cedere lo scettro a Marco Mastrolorenzi: 1,78 a 1,81. Ma il laziale negli ultimi due mesi, a livello indoor era cresciuto parecchio: la sfida era nell'aria. Vi rimando ai prossimi corposi report sugli italiani master e ai tanti video raccolti (circa una 30ina) di cui faremo una galleria apposita. Chi li volesse condividere, basterà inviarmeli a questo indirizzo di posta elettronica: gigaben@yahoo.it (o il link su youtube, o caricandolo su Megaupload.it e poi comunicandomi la stringa per scaricarlo o infine spendendomelo direttamente. A proposito: come suggeritomi da molti, il premio della Fidal l'ho ritirato. Effettivamente dare soddisfazione a uno che se le suona e se le canta, non era proprio il caso. 

2 commenti:

  1. ....onore essere considerati tra i migliori interpreti della specialità (dove ho dato molto per diventarlo),...onore al vincitore di quest'anno,....e... non ci sono scusanti per il mio stato di forma che mi viene a mancare nei momenti importanti, ma vorrei dire solo che la soddisfazione piu grande, che va oltre ad una sconfitta di una gara, è quella di aver vissuto una giornata bellissima insieme ai miei fratelli che nello stesso giorno abbiamo vinto un titolo italiano tutti nei 1500! Ho due fratelli fantastici!!!!!

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  2. domenica sera parlando con mio fratello gli ho detto : domani scrivo un articolo e lo intitolo "la caduta degli dei" .....parola di boy-scout !!!!!

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