29/02/12

Clamorosa gaffe dei giudici di Ancona: la Caravelli abilitata per aver ottenuto il record del Mondo?!

Marzia Caravelli - foto Fidal/G. Colombo
Il comitato scientifico-normativo di Queenatletica (ovvero me medesimo) ha deciso di vederci chiaro. Così, con strano tempismo quasi sospetto, prendo la palla al balzo che arriva come un assist di Chris Paul dall'angolo dal sito Fidal, che pubblica mefistofelicamente proprio oggi i regolamenti internazionali, cui (presumo) i Giudici italiani dovrebbero riferirsi come le propaggini vegetali agli alberi. Allora, partiamo dai dati certi, ovvero quello che si è visto da una ripresa quasi-frontale della RAI (dopo aver azzittito la Caruso con il tasto "muto") della partenza di Marzia Caravelli che le è costato il titolo italiano. Voi eventualmente smentitemi, visto che non trovo il video.
Siamo sui blocchi, finale dei 60hs. Marzia Caravelli al pronti sale velocemente; quindi le si nota il bacino che si abbassa vistosamente e quindi, allo sparo, c'è la partenza sincrona con le altre competitors. Falsa. O meglio... era falsa? Marzia va a quel punto dai giudici e chiede di vedere il proprio RT (evidentemente consapevole di non aver anticipato lo start) presso un tizio che vagava vicino allo starter con un personal computer che, si sarebbe presunto, avrebbe dovuto fornire i tempi di reazione delle atlete. Macchè, forse stava giocando a Free Cells, ma di sicuro di RT della Caravelli nemmeno l'ombra. Come dice lei stessa, sarà proprio uno dei giudici a consigliarle di correre sub-judice: pratica consentita dall'articolo 146/4° lettera "a", del Regolamento internazionale che prevede proprio tale opportunità nel caso in cui non vi siano dispositivi o congengi atti a segnalare le partenze anticipate.
Marzia corre e ottiene il suo PB, con un tempo sensazionale: 8"04. Il ricorso però finisce nel nulla e quindi Marzia squalificata. Amen. Finita qui? Per nulla. Un paio di giorni dopo esce un comunicato dei giudici di Ancona che riabilita la prestazione della Caravelli, senza però attribuirle il titolo italiano. Mistero di Kazzanger che andrò a dipanare e vedrete in che clamorosa gaffe incorreranno i giudici anconetani.

Allora iniziamo col dire che se (e solo se) l'atto discriminante che ha portato alla squalifica della Caravelli è stato l'abbassamento del bacino dopo il "pronti" (non so se poi sia stato visto qualcos'altro... ma non sembrerebbe), quest'azione non è assolutamente configurabile come "falsa" come ben spiegato dal regolamento internazionale, che cito letteralmente (art. 162/5°):

"Al comando “Ai vostri posti” o “Pronti”, a seconda del caso, tutti i concorrenti debbono immediatamente e senza indugio assumere la loro completa e finale posizione di partenza. Se, per qualsiasi ragione, il Giudice di Partenza non è convinto che tutto sia pronto per dare la partenza, dopo che i concorrenti sono ai loro posti, dovrà ordinare ai concorrenti di alzarsi e gli Assistenti del Giudice di Partenza li sistemeranno di nuovo (vedi anche la Regola 130)". Cioè darà... l'al-tempo.

La regola continua: "Nel caso in cui un atleta, a giudizio del Giudice di Partenza, (a) dopo il comando “Ai vostri posti” o “Pronti”, e prima dello sparo della pistola, non esegue la procedura di partenza, per esempio alzando una mano e/o alzandosi in piedi o sedendosi in posizione eretta in caso di partenza dai blocchi, senza una valida ragione (tale ragione deve essere valutata dall’Arbitro competente); o (b) non esegue i comandi “Ai vostri posti” o “Pronti” nelle modalità previste, o non si colloca nella posizione finale di partenza in un lasso di tempo ragionevole; o (c) dopo il comando “Ai vostri posti” disturba gli altri atleti in gara con rumori o in altro modo, il Giudice di Partenza interromperà la procedura di partenza". Cioè, ancora una volta, darà... l'al-tempo.

Ora, il fumus della falsa partenza è la partenza anticipata (chiaro...) o, per astrazione, compiere azioni atte a favorire la partenza. Ma anche questa frase è molto opinabile, perchè di fatto è lo starter il dominus di quel momento catartico, e se dovesse vedere dei movimenti da parte degli atleti, semplicemente interromperebbe le procedure di partenza o aspetterebbe che i movimenti si fermassero. Se i blocchi non sono sensorizzati, stando al regolamento, il movimento non potrebbe nemmeno essere punito perchè... non c'è scritto da nessuna parte che muoversi costituisce falsa! E nessuno può essere punito se non espressamente previsto dalla Legge... al più il giudice potrà ammonire l'atleta reo di muoversi troppo dopo il pronti (o durante le diverse fasi della partenza) con un cartellino giallo (art. 162/5° ultimo capoverso). Con due cartellini gialli si va a casa. Molto calcistico.

La verità è che la falsa partenza è punita (162/6°) solo se dopo aver assunto la posizione finale del "pronti", l'atleta inizierà la propria partenza prima del colpo di pistola. Ovvero, partisse prima o, tirando-tirando, prendesse la rincorsa per partire... ma qui è il cane che si morde la coda! Si torna allo starter e alle sue capacità di gestione del momento: se l'atleta si muove, lui deve interrompere le procedure!! Ok. Tutto chiaro? Finito qui? No, manca la chicca finale.

Due giorni dopo i fattacci di cui sopra (ripeto... se l'atto discriminante è stato quell'evidente abbassamento di bacino che tutti hanno visto, siamo di fronte ad un'ingiustizia vera e propria) esce il famoso comunicato del Gruppo Giudici Gara di Ancona che, decisione storca che farà probabilmente giurisprudenza, riabilita il tempo della Caravelli (l'8"04) senza attribuirle il titolo italiano. Ora, il giudice sul sito della Fidal si appella (al fine di consentire questo triplo salto mortale... ovvero una squalificata, anche se ingiustamente, cui vengono attribuiti i tempi ottenuti da squalificata) all'articolo 260, 11° comma del RTI, ovvero del Regolamento Tecnico Internazionale. E allora andiamo (io e il comitato scientifico) a prenderci questo RTI, e che ti scopro?!! La clamorosa gaffe!!

Il predetto articolo consente effettivamente di omologare anche prestazioni "annullate dopo il loro svolgimento"... peccato che la regola si applichi solo... AI RECORD DEL MONDO!!! La regola 260 porta proprio come titolo: 260- Primati Mondiali, come è possibile che non l'abbiano visto? E nonostante tutto il bene che vogliamo a Marzia (nella rimane nella cerchia delle mie atlete preferite), l'8"04 non rappresenta l'attuale Primato Mondiale. Unitamente all'RTI bisognerà allegare la tabula dei record attuali... E ora??

Convocazioni per Istanbul: nell'anno delle elezioni ci sono tutti

Ci sono voluti ben 8 anni e giungere infine all'ultimo anno del mandato (quello elettorale) per assistere a decisioni sacrosante, ovvero che coloro che ottengano un minimo per la partecipazione a manifestazioni internazionali, in assenza di altri metodi di selezione (tipo trials), ne venga convocato. Inutile ricordare i discutibile metodi del recente passato, fatto di richieste di continue conferme assurde da parte degli staff tecnici con fini che rimangono a tutt'oggi ignoti e che avevano il sicuro effetto di depauperare le residue energie nervose e fisiche degli atleti, che così si presentavano (qualora fossero riusciti ad esaudire i desideri tecnici) in formato-gelatina all'appuntamento internazionale. E poi tutti a chiedersi... come mai?
Quest'anno invece coloro che hanno ottenuto il minimo, 16 atleti, vengono portati a Istanbul. Essendo cronicamente prevenuto contro l'attuale Fidal potrei anche pensare che domani ci diranno "vedete? Ai mondiali di Doha nel 2010 erano solo in 7 e ora abbiamo più che raddoppiato!!" omettendo tutte le vicende collaterali legate a quei mondiali del 2010, dove invece la mannaia del codicillo tutto Made in Fidal (riassumibile in un "tu fai il minimo, poi ci penso io se portarti o meno...") si abbatté su quella sfortunata spedizione... Quella che per intenderci Arese liquidò sulla stampa come se fossero stati i Provinciali del Verbano-Cusio-Ossola: manifestazione inutile e l'atletica italiana ha altro cui pensare. Questo in estrema sintesi il suo pensiero in merito, visto che i risultati ottenuti dalla spedizione azzurra entrarono a far parte della sua personalissima collezione primavera-estate "Zeru Tituli" che lui stesso ha inaugurato insediandosi come presidente della Fidal. Intimamente sono convinto che questo dato verrà venduto da qualche parte, quindi quando ne sentirete parlare, prendete la cosa con le pinze. Ripeto: è l'anno elettorale e si tappano tutte le buche che sono rimaste scoperte. Gli elettori generalmente hanno una memoria RAM e difficilmente si ricordano i dissesti del passato. Generalmente.

Ecco quindi la squadra per Istanbul: 3 sprinter (Tumi, Collio e Alloh), due 400isti (Valentini e Spacca), la Cusma sugli 800, la Weissteiner sui 3000, 4 ostacolisti (Dal Molin e Abate, Caravelli e Borsi), due triplisti (Donato e Greco), due saltatori in alto (Di Martino e Chesani) e una lanciatrice, Chiara Rosa.

Possibilità? Naturalmente quella che ha più possibilità in assoluto rimane l'unica ancora di salvataggio di Arese e del suo codazzo, nel suo secondo mandato: Santa Antonietta Da Cava. Chicerova sembra attualmente fuori portata (in tutte le gare è sempre andata oltre i 2,00 metri). Ora è spuntata pure l'americana Chaunte Lowe (anche lei a 2,02). Per il terzo posto (posto che vi siano le due citate) lotta aperta con Hellebault, una russa a scelta, la rinascente Friedrich e la stessa Di Martino. Mettiamoci che le variabili intervenienti in una gara di alto (che sono parecchie) e il risultato apre il range a diverse possibilità.
Rientrano nel novero dei medagliabili anche Fabrizio Donato e Daniele Greco, visto che il loro sincrono 17,24 rappresenta una delle migliori prestazioni mondiali dell'anno nel salto triplo. Greco dovrà dimostrare di avere gli attributi anche in una grande manifestazione internazionale. Donato non dovrà invece dimostrare nulla (ci mancherebbe), ma all'apparenza sembra aver maturato una solidità ad alti livelli davvero invidiabile. Incrociamo le dita.
Inserisco con opportunità di medaglia anche Silvano Chesani. Perchè? Perchè nell'alto, come già detto, le variabili sono infinite. Anche il primus inter pares può sbagliare o trovare la giornata no e finire così risucchiato nell'anonimato. Manca poi una solida oligarchia di atleti a livello internazionale come avveniva negli anni '90 o come avviene tra le donne, che blinda il risultato ad una ristretta cerchia di eletti: se Chesani saltasse 2,31 a Istanbul la medaglia potrebbe pure arrivare. Probabilisticamente parlando, un gesto che ha già compiuto (saltare a 2,31) se ripetuto potrebbe portarlo ad entrare nella storia. Ma bisogna ripeterlo in una situazione ambientale e psicologica completamente diversa: anche questa è una variabile interveniente. C'è chi si esalta, chi è neutro e chi si rattristisce.
Per gli altri (almeno sulla carta) l'obiettivo sarà conquistare la finale. Nei 60 maschili sarà probabilmente necessario correre sul piede dei 6"60 in semifinale (Collio, che ha già partecipato ad una finale mondiale, quella di Budapest nel '04, in semifinale corse in 6"58). Serve un decimo al Simone Collio di Ancona, e 5 centesimi a Mike Tumi: bosoni di Hinggs di fronte al Disegno Universale, ma vere e proprie Supernova nel linguaggio sprintistico. Per Audrey Alloh... visto quello che è successo a livello mondiale nel 2012 (esplosioni in successione di sprinter) la finale sarà probabilmente raggiungibile con tempi di poco superiori ai 7"20 (7"22-7"24). Dovrebbe migliorarsi di un decimo e avvicinare il record italiano. Più possibile una semifinale con un auspicato miglioramento sotto i 7"30.
Negli ostacoli l'Abatecop di inizio febbraio era da finale a scatola chiusa (ipotizzo un tempo vicino ai 7"63/7"64 per l'accesso all'Arena finale): dopo il tour de force in giro per l'Europa le azioni sono leggermente calate e si sono allineate a quelle di Paolo Dal Molition. Viaggiano entrambi sui 7"70. Ora, visto che nel repertorio del ligure le sciabolate sotto i 7"60 ce le ha fatte vedere, si spera che sia avvenuta nel frattempo la necessaria rigenerazione. Per Dal Molin invece, c'è l'enorme curiosità di vedere se continuerà a progredire affiancato da altri avversari. Facciamo attenzione "allui".
Marzia Caravelli sta bene e si è visto. I blocchi a Istanbul saranno probabilmente sensorizzati e non dovrebbero esserci in giro giudici italiani. Ergo non è escluso che correndo a cavallo degli 8" si acceda alla finale. Più difficile il compito di Veronica Borsi, che invece dovrà migliorarsi già in batteria per accedere alla semifinale: ma sta bene e l'effetto-mondiale potrebbe regalarle un ulteriore miglioramento.
Compito proibitivo sui 400 per il nuovissimo Lorenzo Valentini, la cui finale sarà gioco-forza la batteria, anche se il sub-47" lo proietta prospettive notevoli. Basti un dato: in tutte le edizioni di campionati mondiali indoor, nessun italiano schierato è sceso sotto la barriera dei 47": non ce l'hanno fatta Nuti, Vaccari, Saber... e nessun italiano è mai andato oltre la semifinale (raggiunta solo dai citati Saber e Vaccari in una circostanza). Compito pazzesco per Valentini.
Discorso quasi analogo per Maria Enrica Spacca (che gode di una mia personale predilezione), anche se a differenza di Valentini il suo curriculum internazionale è più denso. L'Italia vanta nei 400 femminili addirittura una finalista, Antonella Ratti, quarta nell'edizione 1985 di Parigi, ma si parla di 27 anni fa. Da allora solo Virna De Angeli è riuscita a raggiungere la semifinale ad un mondiale indoor, ma correndo in 52"50 in batteria. Per la Spacca obiettivo sub-53".
Elisa Cusma è altra atleta da finale, già da lei raggiunta nell'edizione di Valencia del 2008 (per lei terzo mondiale indoor), dove giunse 6^. Dovrà lottare (mica regalano nulla, evidentemente), perchè servono tempi vicini ai 2'00" stando ai risultati delle edizioni precedenti.
Sylvia Weissteiner dovrà invece correre una decina di secondi in meno per l'accesso in finale (ammesso che vi siano le batterie) che già raggiunse anch'essa a Valencia nel 2008 (7^). Elisa Rea nel 1995 a Barcellona giunse addirittura 4^, miglior risultato di un'azzurra ad un mondiale (ma hanno partecipato solo la Weissteiner e la Rea...).
Per ultima Chiara Rosa, che rimane un mistero, visto il serio infortunio subito ad inizio stagione. Avrà recuperato? Anche in ottime condizioni la zona medaglia sarebbe stata una bella impresa. Vedremo come sono le sue condizioni a Istanbul.

28/02/12

Gazzetta: in prima pagina nemmeno i record mondiali

La Gazzetta del 24 febbraio
Post che avevo lasciato in secondo piano per l'insorgere di altre notizie più impellenti, ma che volevo lo stesso rendere noto. Passi che l'atletica italiana aresifera e mortifera ormai sia sotto zero, uccisa da decisioni e continui salti verso il basso; massacrata da regolamenti di una stupidità che rasenta il cattivo (come quello delle 4 gare all'anno per specialità per i ragazzini... chi è il cretino che l'ha pensato?); sostenuta da un personaggio tutto da decifrare, il presidente del CONI Pescante che appena gli si tocca Arese inizia a ringhiare ed abbaiare a tutto quello che si muove. Ma a Pescante, si è capito, l'atletica non interessa assolutamente nulla: gli interessa altro da parte dell'imprenditore Arese. Quel che mi sorprende è che sulla Gazzetta dello Sport del 24 febbraio, giorno successivo agli eventi qui sotto richiamati, non ha fatto più notizia nemmeno un record del mondo, che non gode più nemmeno del "richiamino" in prima. Il 5,01 nell'asta della Isinbayeva trova qualche riga in più del solito (cioè poco), all'interno del giornale, mentre sulla prima si parla solo ed esclusivamente di calcio con un unico richiamo "esterno" alla vicenda del ciclista Riccò. Mi domando... ma perchè in Via Solferino non fanno come quei quotidiani che ribaltandoli dal fondo ci si trova di fronte ad un altro giornale? Del resto la metà di coloro che comprano la rosea (io per primo) legge il giornale dal fondo e arriva a metà, nauseati da uno "sport" come il calcio che è tutto fuorchè educativo, che presenta "campioni" simbolo di furbizia e simulazione, dove si continua a rifiutare l'elemento tecnologico (che azzererebbe le infinite discussioni) proprio per tener viva l'attenzione e scatenare la passione. 

Italiani Assoluti a bocce ferme: la riabilitazione e i 60 metri maschili

Mike Tumi - Foto Fidal/G.Colombo
Sul sito Fidal sta passando la più incredibile notizia mai udita da tempo immemore, ovvero che l'8"04 di Marzia Caravelli nella gara corsa sub-judice... vale! Come Vale? Vale, vale... non le vale il titolo italiano, ma vale. Come il legittimo impedimento o il Lodo Alfano, l'Italia è un Paese meraviglioso proprio perchè riesce ad accontentare proprio tutti. Ma la confusione regolamentare ormai regna sovrana: false falsate, non false falsificate, similfalse altempate, corse sub-judice invalidanti (per il rigetto del ricorso), poi convalidate. Un errore (l'abbassamento del bacino della Caravelli non è considerabile azione che la favorisce nella partenza), al quale sarebbe dovuta corrispondere un'altra azione, cioè l'al-tempo, diventata in realtà una falsa, cui nessuno è riuscito a trovare una valida argomentazione, cui è seguita la possibilità di correre sub-judice, con il successivo rigetto del ricorso e la cancellazione del risultato, ma con il lieto fine: l'odierna riabilitazione. Miracoloso. Ora per tutti si aprono panorami paradisiaci: si potranno eseguire decine di false e continuare a correre sub-judice, e poi vedersi convalidati i risultati (perchè, diamine, la gara l'hai fatta!). Tanto nei meeting se non ti consegnano il premio, che ce frega? Quando ero piccolo l'atletica era granitica: c'erano solo certezze. Oggi l'atletica in Italia è esattamente come il calcio: tutto opinabile, persino i tempi, le misure, le prestazioni, le regole stesse (non dimentichiamo mai che qualcuno ha persino cercato di far passare, nel recente passato, come "significativi" i tempi ottenuti in allenamento).

Veniamo alle poche certezze. Non penso ci siano più dubbi sullo sprinter italiano del momento: Mike Tumi (americanizzato Mike Too-mee) che nella tauromachia sprintistica dell'oval di Ancona si è cinto la corona di campione italiano brandendola per le corna a suon di primato personale e matando Simone Collio che è probabilmente il miglior velocista italiano degli ultimi 10 anni, stando alle nude statisiche. Checchè se ne dica, l'essenza stessa dell'atletica non è il cronometro, ma l'uomo contro uomo, la sfida antropofaga (figuratamente) dove si martella l'avversario durante la gara e con il quale si condividono e si scoccano sguardi perlustratori, se ne valuta la portata, la forma, e alla fine l'orgasmico urlo liberatore di Munch. Solo dopo arriva il cronometro e le eventuali considerazioni.
Intricanti gli ingredienti della sfida: Collio si presenta in pole dopo la sciabolata di Mondeville, in cui aveva impressionato dall'alto del suo 6"62. Ma quel 6"62 è rimasto, a mio modesto parere, un pò una perla isolata ad oggi e ci si aspetta che frutti qualche cosa, almeno per i mondiali: come dire, il motore è settato, ma manca il setting nel rapporto delle marce. Ora, se l'anno scorso, lo ammetto, il titolo mi appariva più come il titolo perso di Emanuele Di Gregorio piuttosto che quello vinto da Mike Delano Tumi, considerate le sparate del siciliano prima dell'inspiegabile default della finale 2011 (sulla carlinga recava un 6"59), quest'anno il veneto è sembrato gestire ogni momento dell'evento e non saprei spiegarlo altrimenti. Sembrava quasi più alto di sè stesso... pulizia nella partenza, che è stata più efficace del resto dei finalisti. Collio invece è apparso correre con lo scudo alzato e l'elmetto calato sugli occhi, parando i colpi anzichè infliggerli e così dopo la transizione, nonostante qualche pecca stilistica cui bisognerà levigare di labor limae (per arrivare sotto un già non-impossibile 6"60) Tumi si abbatte Sturm-und-Drang sul traguardo: 6"64 e nuovo record personale. E dire che se non si fosse buttato così presto... comunque, 12° performer italiano di sempre ma bisogna necessariamente scavare ancora nella nuda terra dei centesimi per avere visibilità internazionale. Collio arranca a 6"69 e incassa il secondo ko tecnico nel giro di pochi giorni da parte di Tumi, che adesso nelle quotazioni di quello che è il borsino staffettistico nazionale (in continua fluttuazione), schizza in testa conquistando il diritto di prelazione sulle varie frazioni e facendo tramontare definitivamente le solite ipotesi naif. Il tutto senza che siano ancora pervenuti Cerutti (infortunato?) e Riparelli (allontanato volontariamente dalle indoor), mentre lo stesso Di Gregorio risulta al momento in grave sofferenza di risultati.
Collio c'è'? Non lo so: manca qualche cosa... sul suo blog parla di problemi nell'accelerazione, dai 10 ai 30 metri. Nella fase lanciata, c'è da dire, non è riuscito ad avvicinarsi a Tumi se non durante l'azione del tuffo incredibilmente anticipato di quest'ultimo sul traguardo, che lo ha inevitabilmente rallentato. Nel petting pre-gara, dietro ai blocchi, appariva infatti privo della solita cattiveria e determinazione: i famosi occhi da tigre di Velaschiana memoria. Ma può essere solo un'impressione.
La sfida tra due titani italici, ombreggia quello che è un'altro importante fattore (come direbbe Flavio Tranquillo) di questa finale: Francesco Basciani, che vortica sul traguardo in 6"73, record personale e l'avvicinamento progressivo e continuo al vertice della piramide dello sprintismo italico. Solido in tutte e 3 le volate effettuate. 

27/02/12

L'atletica italiana fa notizia anche per le figuracce: sulla Gazzetta il caso dei blocchi di Ancona

Anche la Gazzetta si accorge dell'incredibile pecca (comunque la si voglia vedere) origine di tutti i mali che hanno tolto dal referto della finale dei 60hs Marzia Caravelli. Soprattutto perchè nasce dall'ennesima pecca da terzo mondo sportivo che colpisce l'atletica italiana: l'assenza dei sensori sui blocchi di partenza, che ha messo esclusivamente negli occhi dei malcapitati giudici decisioni che si sono rivelate quanto meno opinabili col senno del poi nell'arco delle due giornate. E il tutto è figlio, consentitemelo, di una precisa politica dell'attuale Fidal, ovvero che gli impianti (e tutto quello che ne fa parte) non importano assolutamente nulla. Fanno perdere tempo e denaro. Prese in giro continue, promesse, tanto che è di questi giorni l'incredibile decisione della chiusura dell'impianto di Ponticelli, unica struttura invernale del Sud Italia. Ma ovunque ci si volti, le Fidal locali (e quella Nazionale!!), a qualisiasi livello, piuttosto che impegnarsi in investimenti negli impianti (ma dove cavolo si fa atletica se non esistono gli impianti??) continuano in politiche di piccolo cabotaggio sovvenzionando progetti fallimentari, raduni che non producono nulla, emolumenti a pioggia, premiazioni oceaniche. Ma spendeteli negli affitti! Date opportunità, spazi, luoghi dove praticare l'atletica!! Guardate solo il caso della Lombardia: possibile che non si riesca a capire che senza una pista, un palazzetto, una struttura non esiste l'atletica? La crisi economica ha portato (purtroppo) migliaia di capannoni e strutture a svuotarsi in tutta la Regione, e nessuno che decida di spendere un pò del proprio budget per affittare uno di questi capannoni ed infilarci una dannatissima pista e consentire così di affrontare una stagione invernale senza dover emigrare in Svizzera o andare fino ad Ancona. 
No, i danè servono ai cosiddetti progetti: ma fra poco ci saranno un sacco di soldi e non ci saranno più atleti da "progettare". Gli investimenti devono essere mirati ad aumentare la base (qui invece aumentano solo i master e con i giochetti politici gli esordienti) in questo preciso periodo storico, non esclusivamente vertici che si stanno assottigliando esponenzialmente. A -10° le mamme non mandano i propri figli a fare atletica outdoor, ma li mandano a giocare negli sport al coperto. 

Tornando ad Ancona, Italiani Assoluti: si fosse tutto limitato all'affaire-Caravelli, dove comunque la si voglia vedere c'è stato un errore: o nel farla correre sub-judice (aprendo questa opportunità a tutti!) o nel darle la partenza falsa, il giorno successivo è toccato a Simone Collio entrare a far parte nel mistero di Kazzanger. Ora, giusto o sbagliato che sia, viene perdonata una falsa partenza dopo che gli atleti erano già sul pronti, situazione che è considerata il punto di non-ritorno per gli atleti: se succede qualche cosa a quel punto, è falsa, senza tanti giri di parole. E allora col senno di poi ci si chiede come mai lo stesso metro di giudizio o lo stesso ordinativo (al tempo) non sia stato utilizzato il giorno precedente. 
La risposta è chiara e non è questione di metri di giudizio, ma un semplice nesso di causa-effetto tra i due eventi. La paura di dover squalificare qualcuno (poi non Ugo Carneade ma... Simone Collio), dopo le polemiche del giorno precedente. Errore nell'errore. Questo potrebbe portarmi a fare un'analisi più completa sullo Stato dell'Unione del Gruppo Giudici Gare, che vengono impiegati sui diversi campi-gara per affrontare ogni genere di situazione (dall'organizzazione dell'evento, alla ricezione delle iscrizioni, al rastrellamento della sabbia...) e non vengono dirottati alla sola gestione dell'evento sportivo. In Svizzera il Giudice lo si vede solo "durante" la gara e allo start: quella è la sua funzione, non è lo sbraitatore seriale cui ci siamo abituati in Italia, che vede la sua attività incaranta nel solo allontanare gli atleti che si scaldano dalle zone che lui ritiene precluse o nel gridare le serie prima della gara (in Svizzera appendono i fogli con le serie alle spalle della partenza, e si evitano le ressa cui siamo abituati qui... ma figurati se c'è scritto da qualche parte che bisogna migliorare la spicciola organizzazione degli eventi: a chi importa della base nella Fidal? LUI vuole solo i campioni olimpici). 

False o non false, metri di giudizio diversi, opinabilità delle decisioni, verità diverse... tra tutto quanto è accaduto di sicuro c'è solo la figuraccia di un campionato italiano senza sensori che ottiene l'imprimatur della Gazzetta. Con un sensore non ci sarebbero stati tutti questi problemi, o almeno... i Giudici avrebbero potuto dormire serenamente. 

26/02/12

Assoluti, I giornata: demolition Dal Molin sui 60hs - incredibile decisione nei 60hs femminili:

Dal Molin - Foto Fidal/G.Colombo
La voce di Bragagna risulta al momento rapita da funzionari della RAI e spedita nel nord Europa a parlare di Thomas Morgerstern, Simon Amman e Gregor Schielerenzauer e i loro salti dai trampolini della Coppa del mondo di salto con gli sci, e per lui il vento preso in considerazione è ormai solo quello "da sotto" o "di lato" e non più quello "da dietro" delle piste di atletica (ok, nelle indoor non c'è questa variabile...). Così l'atletica italiana si presenta per una nuova edizione di italiani assoluti, secondo appuntamento più importante della stagione indoor... dopo i mondiali, perdendo anche questo valore aggiunto. Orbene, questi Assoluti vedono già una macro stortura dovuta al "doppio minimo". Una cazzata e scusate il francesismo (articolo di cui ne trasuderà). In pratica c'è il minimo assoluto (che è uguale a quello degli anni scorsi, nonostante le promesse di "allargare" la base... solite idiozie politiche) e quello "promesse", un pò più basso. Ma le promesse (nel senso degli atleti) poi partecipano con gli assoluti, fianco a fianco, e non separatamente, quindi concorrendo per il titolo assoluto e a questo punto vien da dire: ma tutta quella fetta di atleti che non hanno ottenuto il minimo assoluto ma hanno corso (o saltato o lanciato) sotto quello promesse, chi sono? Una fascia di atleti sfigati e una stortura immane dal punto di vista sportivo: a qualcuno potrebbe venire in mente che agli italiani partecipino persone che vadano più piano a lui, e questo va contro il principio generale dei minimi. E allora se si devono vedere queste stupidate, si ritorni alla vecchia. Ma mi spiegate chi c'è in quel dannatissimo Ufficio che promulga i regolamenti? In 6 mesi abbiamo visto il peggio degli ultimi 100 anni di atletica: la negazione dei principi stessi dell'atletica in più occasioni. Poi in pista succederà pure di peggio...
  • 60 hs femminili: viste e riviste le immagini ci si chiede: ma di quale falsa si sta parlando? La realtà è che con i blocchi sensorizzati si atrofizzano le capacità di discernimento degli starter, ma senza si acuiscono le invenzioni. La più leggendaria falsa della storia, quella di Bolt a Daegu, in realtà era stata viziata da un'altra piccola falsa di Blake, che sul blocco, dopo essersi settato, aveva fatto la "finta" alla quale aveva abboccato come un baccalà Bolt. Guardatevelo in slowmo. Atrofizzazione delle capacità dei giudici che nonostante i tabelloni di 20 metri, non la videro (o non la vollero vedere) e si affidarono al solo sensore. La storia la conosciamo poi bene: Blake ora si pavoneggia e sbruffoneggia dall'alto della corona dei 100 e Bolt ha messo il broncio che un 200 metri non può di certo aver cancellato: la guerra dove Achille sfida Ettore sulla piana di Troia è e sarà sempre i 100 metri piani. I 200 sono una scaramuccia al confronto. Oggi invece arriva l'inspiegabile falsa sparata a Marzia Caravelli che è ancora immersa nel mistero di Kazzanger. Protagonismo dei giudici? Si è mossa sui blocchi? E' partita prima dei fatidici 0"100? Così non sembra, vista l'uscita sincrona con le altre competitors. Poi lo scoop su facebook: non c'erano i sensori sui blocchi! E allora la cosa non solo ha dell'incredibile, ma risulta assolutamente pazzesca.  Lo step-back, il movimento di caricamento posteriore sul pronti, visto decine di volte eseguire da decine di atleti a partire da Asafa Powell, a questo punto in Italia è considerata falsa partenza. Delirium tremens. Marzia, incazzata, deconcentrata, attonita, finisce per correre in un sontuoso 8"04 e a questo punto, scusate, altra cretineria farla correre sub judice: se siete convinti, punto. E' fuori. Da oggi in poi chiunque potrà chiedere di correre sub-judice: i precedenti son sempre pericolosi nello sport (e nella vita), ma evidentemente qualcuno non era così convinto della falsa. Gara della falsa... falsata. Pensate che non senso l'articolo contestato (presente sul sito dei risultati), il 162,7: se ci si muove dopo il pronti, per l'atleta si tratta di falsa. Ma scusate... dopo il pronti si sale e necessariamente ci si muove fino a che si trova la posizione finale. Il momento discriminante è la posizione finale del pronti, ovvero quando ci si ferma nella posizione terminale dopo il pronti. Ovvero, un attimo dopo ciò che probabilmente è stato contestato alla Caravelli che aveva cercato la posizione finale. Spiace che questa pecca metta in sott'ordine la mega prestazione dell'una, Marzia, e quella monstre della seconda, Veronica Borsi, che ottiene il minimo al centesimo per i mondiali indoor (e record personale): 8"18. Un posto in più per gli atleti e un posto in meno (si spera) per la cricca a Istanbul (si spera). La decisione insensata fa perdere anche il gran tempo di Giulia Pennella: 8"26, finalmente tornata ad altissimi livelli. 
  • 60 hs maschili: demolition man entra ufficialmente nell'alveo dei migliori italiani degli ostacoli. Paolo Dal Molin giganteggia nei 60hs, non concedendo assolutamente nulla alle variabili indipendenti. Istanbul è ormai sicura, per uno che fino ad un anno fa si trovava a confrontarsi con altri scenari meno aulici. Ma questo è lo sport: i sogni sono sempre dietro l'angolo per chi ci crede. Sicuramente lo ha aiutato vivere e allenarsi in Germania dove le teorie preistoriche sulle metodologie d'allenamento di stampo vittoriano sono considerate come i vangeli apocrifi del mar morto (solo in Italia si è potuta sviluppare una chiesa così settaria da rifiutare l'evoluzione e fermandosi al 1979), e dove ha trovato qui in Italia una sponda tecnica comunque di prim'ordine. 7"75 e l'amaro in bocca di non aver visto la sfida con Emanuele Abate, che ha rinunciato per motivi (ne ho avuta contezza) sicuramente validi e di cui, chiaramente, non è possibile riferire. Difficile anche vincere da super-favorito, visto che c'è solo da perderci, deconcentrarsi, incocciare gli ostacoli e doverli tagliare con il machete mentre gli altri sfuggono fluidi. Non è successo: Dal Molin troneggia e rifila due metri secchi a Stefano Tedesco, il secondo, finito a 7"95. Primo titolo italiano assoluto, seconda prestazione personale di sempre; per vedere un tempo più veloce ad un campionato italiano bisogna tornare al 2001 (11 anni fa) quando Emiliano Pizzoli vinceva in 7"68
  • lungo uomini: Fabrizio Donato si conferma in grandissima forma. 7,95, terza prestazione personale di sempre e quinta in assoluto (come dicevo stamattina: le graduatorie on line sono riferibili solo a partire dal 2003... mi sembra). Gara uccisa senza lasciare impronte al secondo salto anche se poi, salta che ti salta, spicca il 7,84 (personale indoor) di Emanuele Catania. Formichetti plana al 5° a 7,78
  • lungo femminile: come dicevo in mattinata, gara che in Italia stenta parecchio. Il titolo arriva a casa di Teresa Di Loreto con 6,17, 5 centimetri in più di Francesco Paiero, entrambe del 1989. Terza la bambina (1995) Centonaro con 6,08. Strana gara per la Canella, arenatasi a 5,86. Ma, come dire, tutto è ancora troppo atrofizzato per una gara in cui si accedeva alla finale con 5,52. I salti in Italia sono il triplo e l'alto, ma non trovano un'espressione degna nel lungo.
  • alto femminile: Raffaella Lamera, nessuno lo ricorda, zitta-zitta, si sta scrivendo una storia personale di risultati assai ricca, nonostante alla fine si parli sempre delle solite note: Di Martino, Trost... Complice l'assenza della Di Martino (presumo che non si offenda per la citazione), con quello di oggi raggiunge il 4° titolo italiano indoor (2008, 2010, 2011 e 2012), ovvero proprio come Santa Antonietta, patrona di Cuneo (chissà perchè in Piemonte adorino i Santi campani...). Di più: tre titoli italiani consecutivi agli italiani indoor li vinse solo Sara Simeoni nel 1973, 1974 e 1975 (poi ne vinse complessivamente 10, cioè una carriera intera di titoli). Il titolo di quest'anno arriva con lo spareggio con Chiara Vitobello, visto che la gara era terminata a 1,85. A 1,89, primo tentativo, arriva lo scudetto. 
  • asta maschile: gran gara, come non se ne vedevano da anni. Tre atleti azzurri sopra i 5,50 in una sola gara... da quando non si vedeva? Ma è mai successo? Succede oggi, ad Ancona. Stecchi Claudio Michel, si dimostra superiore e ormai di fatto il successore di Gibilisco, anche se il Beppe ha qualche metallo molto pesante in saccoccia. Vabbuò, come dice il comandante Schettino: 5,60 di antipasto, ovvero il salto più alto da lui mai fatto. Poi i tentativi a 5,72, minimo olimpico, velleitari. Ormai il titolo era intascato. 5,50 per Rubbiani e Boni. 
  • le altre gare: Merihun Crespi supera al photofinish Haidane (è diventato quindi italiano?) sui 1500 con lo stesso tempo (un buon tempo, davvero) 3'44"79. Distacchi da sprint puro. Salami 3'45"51. Rubino traccheggia nella marcia (19'22"80). Cusma solitaria nei 1500 femminili: 4'17"79. Ma la Cusma ormai si sa, è l'unica Profeta del mezzofondo italiano femminile in prospettiva internazionale. Dopo di lei, il vuoto.

25/02/12

Italiani Assoluti: Dal Molin subito cattivo in 7"86 - Caravelli 8"16 e Borsi 8"21 - Donato 7,92 nel lungo

Nella mattinata di Ancona, si è palesa subito una grande assenza: quella di Emanuele Abate, togliendoci forse una delle sfide che più ci avrebbero fatto mordere i braccioli del divano, ovvero quella con il "nuovo" Paolo Dal Molin. Sfida solo rimandata. Così Paul in batteria decide di fare subito la pole, piazzando il tempone che mette tutti gli altri ad anni luce sportivi (al momento): 7"86. Secondo tempo delle batterie quello di Stefano Tedesco, che gli allibratori danno al secondo posto: 8"04. Ma è solo la prima sessione di  prove, e molti, c'è da credere, hanno usato il mezzo con il carico di benzina. Aspettiamo le semifinali adesso, la seconda run o seconda scrematura o Round Robin, e vediamo chi sarà the Challenge di Dal Molin. Le semifinali aumentano, se fosse stato possibile, ancor di più il gap: Paolo Dal Molin scende a 7"82 e scrutando nei risultati complessivi il secondo è Hassane Fofana, che ha vinto la prima SF in 8"08: 26 centesimi di distacco. Tedesco rischia addirittura la proditoria eliminazione: 8"17. Ma in definitiva la fotografia di questi campionati italiani sui 60hs maschili è: un uomo solo al comando, e 7 praticamente alla pari che si contendono due posti sul podio, sempre tenuto conto delle variabili indipendenti ed intervenienti di una gara ad ostacoli. 

Assolutamente da seguire la sfida femminile, che a mio modestissimo e moderatissimo parere, sarà la gara di questi campionati italiani assoluti che avrà il tasso tecnico più elevato. Le batterie vedono la sciabolata di Veronica Borsi a 8"22, ma chiaramente con un senso filosofico intrinseco: il minimo per i mondiali (8"18). Ogni gara (I suppose) viene da lei vissuta come un'opportunità, ed è giusto che ci provi, anche dalle batterie. Marzia Caravelli gigioneggia a 8"28 mentre la terza del seeding, Giulia Pennella finisce a 8"34. Manca Micol Cattaneo... e che diamine!!! Gara azzoppata, col tavolino che si regge su 3 gambe anzichè quattro: lo stesso tre artiste per un solo affresco. Nelle semifinali Marzia Caravelli ricorre per la 10^ volta in una sola stagione sotto il minimo per i mondiali: 8"16. Giulia Pennella le arriva un pò troppo alle spalle (8"40) per costituire un "pensiero" per la finale, che ora più che mai è tutto nei piedi di Veronica Borsi, prima nell'altra semifinale in 8"21. 3 centesimi dal minimo e... record personale! Sta bene la ragazza... chissà che in finale, stimolata dalla Caravelli, non faccia il colpaccio. 

Fabrizio Donato deve essere parecchio in forma, se sciorina nelle qualificazioni del lungo un 7,92, che lascia gli altri competitors ampiamente oltre la soglia del titolo scontato: 32 centimetri, ovvero il Mar dei Sargassi. C'è da dire che Formichetti, visto il primo 7,60, ha deciso saggiamente di tenere le bordate per la finale. Altro obiettivo, invece, quello di Donato, che ha messo nel mirino qualche manifestazione un pizzico più importante. Per la pagina statistica del sito Fidal, il 7,92 rappresenta la sua 4^ prestazione indoor di sempre (ma le statistiche partono da 8 o 9 anni fa, e non c'è nulla di quello che accadde prima), e 6^ di sempre contando anche le prestazioni outdoor. Contando che al mondo quest'anno nel lungo si è fatto veramente fatica a superare gli 8 metri, Donato di conferma statisticamente il miglior atleta italiano ogni-categoria (come già sottolineato qualche settimana fa). In finale si arrivava con 7,03... 

Nelle qualificazioni del lungo femminile, specialità in via d'estinzione e che nonostante i miei reiterati appelli al WWF continua a perdere spessore, si entra in una finale di un campionato nazionale con... 5,52. Non è un errore di battitura. cinque-e-cinquantadue. Tre atlete sopra i 6 metri, ma chiaramente le più in vista hanno sicuramente abbassato la ghiera di mira in vista della finale. Attenzione e occhio di bue concentrato sulla mini-Ottavia Cestonaro (1995) che ha già messo il 6,10

23/02/12

La Restaurazione: Record del Mondo della Isinbayeva a 5,01

Yelena Isinbayeva - foto IAAF
Alla facciazza di chi diceva che la zarina era stata detronizzata. Alla faccia di chi aveva scomodato regicidi, rivoluzioni francesi, teste coronate spiccate, ghigliottine, chiodate appese a chiodi in umidi garages a Montecarlo. Alla faccia soprattutto delle damigelle di corte, che dopo tutti i brusii di corte e i tentativi di rovesciare il trono, hanno provocato la peggior situazione possibile: la Restaurazione. I potenti ritornano sui troni, e tutto cambia per non cambiare, spolverando Il Gattopardo. La madre di tutte le astiste, la russa Yelena (ci vorrebbe un secondo nome per ingigantirne la solennità) Isinbayeva torna lassù dove nessuna donna era mai giunta prima: oltre i 5 metri. 5,01, ovvero la sua 7^ volta sopra i 5 metri, la seconda volta in una gara indoor. In estrema sintesi: l'unica donna ad aver superato i 5 metri. L'ultima volta accadde due anni e mezzo fa, il 28 agosto 2009, a Zurigo, quando stabilì il record del mondo di 5,06. E tutto questo nell'anno in cui il suo stellone sembrava definitivamente tramontato, quello in cui, mai come prima le cortigiane avevano iniziato ad erodere non solo il suo ora, adesso... ma anche il suo passato, infilandosi come la gramigna nelle immacolate liste all-time che riportavano rigo dopo rigo esclusivamente il suo nome: Jennifer Suhr a 4,88, 8^ prestazione di sempre. La super-talentuosa britannica Holly Bleasdale 4,87, 10^. Erano già loro a ridersela e ad immaginarsi davanti allo specchio di casa a fare le pose con il medaglione londinese. Ma la gara di salto con l'asta è una meravigliosa partita a scacchi, o... di poker. Yelena ha messo la Regina di traverso sulla scacchiera, dopo aver fatto mattanza di pedoni, ma dritta-dritta indirizzata verso il re inglese. Una gara che bisognerà assolutamente seguire a Londra. Nella stessa gara di Stoccolma, arriva seconda proprio la Bleasdale, uncinata a 30 centimetri più sotto: 4,72.

Mohamed Ahman, lo junior classe 1994 proveniente da una nostra ex colonia, non scherza per nulla (a parte che non lo conosco e non so se abbia mai scherzato). Ma fatto sta che a Stoccolma, imbastiscono una tavolata da pranzo pantagruelico con lui-medesimo, la stella del momento, ovvero il cacofonico polacco Adam Kszckzot (l'avrò scritto in dieci modi diversi su 10 tentativi); il terzo delle liste mondiali dell'anno, l'altro polacco Lewandoswski; l'immortale russo Borzakowski e una manciata di comprimari a riempire di variabili indipendenti il palcoscenico. E il bambinetto prodigio stronca tutti compresi i polacchi: 1'45"84, davanti al polish sbagliato, Lewandowski (1'46"02) e il russo. Spiaggiato oltre l'1'47" Kszkzcot, stroncato dall'etiope. 

Kirani James si limita ad un 45"52, in una gara in cui è degno di nota il secondo posto dell'ungherese Marcell Deak Nagy, protagonista agli ultimi europei junior con Tricca: 47"31, ovvero più o meno come il Tricca campione italiano. Mezzofondo turco (ormai consolidato e reale, senza dubbio alcuno) presenta nei 1500 Ilham Tanui Ozbilen (1990) che si concede il lusso di sparare un 3'34"88 e vincere il meeting. Altro giro, altro junior, stavolta keniano: 7'33"55 nei 3000 di Isaiah Koech, del 1993. Quasi incredibile. 

Dayron Robles passeggia in 7"66 su una pista forse un pizzichino più lenta di quelle viste ultimamente (ma con pedane esplosive). Alle sue spalle, a momenti il suo delfino-curioso, il connazionale Orlando Ortega, addirittura del 1991, a momenti lo beffa (2 cent di gap), e c'è da credere sarebbe venuta giù l'Avana se si fosse assistito ad una tale bestemmia: Dayron è uno dei personaggi da gigantografia condominiale accanto a quella della Coca. Nello scorrere i risultati a momenti mi cade la mascella: c'è pure Emanuele Abate, che ormai, dopo tutte le gare che ha corso in poche settimane, può disegnare la cartina dell'Europa con una mano legata dietro la schiena e disegnandola davanti ad uno specchio da destra verso sinistra. Giudizio? Immancabile. 7"75 il suo tempo, cioè un super-tempo in prospettiva storica, ma innegabilmente in calo rispetto ai picchi da Karakhorum di inizio febbraio. A questo punto dubito ci sia agli italiani dopodomani, ma... insomma parliamo di Abatecop, per cui nulla è definitivo quando si parla di gareggiare. 

Nei 60 femminili le gemelle diverse, le ucraine Povh-Ryemyen, si scambiano di posto ai vertici del meeting. Stavolta vince la meno accreditata sulla gara breve, la Ryemyen (che però ha un ranking migliore sia sui 100 che sui 200): 7"17 a 7"20 con Aileen Bailey a 7"22. Due sub-52" nei 400: la jamaicana Patricia Hall (anche lei Araba Fenice nell'anno olimpico) si impone con 51"66 mentre la russa Antonina Krivoshapka 51"81. Anna Chicherova continua a fare un altro sport rispetto alle proprie competitors: 2,00 ancora, unica al mondo nel 2012. Le altre continuano a veleggiare ad almeno un paio di misure sotto. Come dire, la VIP dell'attico e le allegre comari condominiali. Ed infine, tre martellate terra e Olha Saladukha si impone in una gara dai nomi roboanti: 14,79 (miglior prestazione mondiale dell'anno per lei), 14,47 per Yergelis Savigne e Yarmile Aldama a 14,44

21/02/12

Lerone umilia Asafa - Liu giganteggia su Robles

Il finale dei 60 di Birmingham
Mentre mi attardavo in uno stage gastronomico-sportivo vicino a Siracusa, alla corte di VB, uditi echi lontani dalla terra di Albione dall'Aviva GP di Birimngham. Il nucleo della manifestazione, attorno a cui tutto il resto degli eventi ha cercato di vorticare, è stata indubbiamente la finale del 60 uomini, che metteva di fronte Asafa The Mindless Powell, con una bestiolina per nulla mansueta: il Lerone Clarke, ovvero il jamaicano più in forma del momento, quello in formato tascabile, mignon, quello che aveva piazzato il miglior tempo mondiale dell'anno, il 6.50 di Lievin, dove aveva massacrato la muta di sprinter capitanata da C-Lemaitre. Ma Powell già in partenza rimane uccellato da Nesta Carter alla sua destra, che gli occlude la vista periferica laterale destra. Il fastidio oculare deve essere una novità per Powell: voglio dire, a parte le grandi finali (dove diventa inopinatamente cieco), vedersi personaggi minori Jamaicaini sfreccargli davanti (non quindi lo scontato e ritrito Bolt), avrà rovinato un paio di anni di lavoro intensivo dei propri psicologi che lo stavano aiutando ad affrontare la finale olimpica senza diventare necessariamente e pedissequamente l'orsetto Trudy. E mentre ciò accade, ecco non solo l'onta del sorpasso dell'eterno Sancho Pancha Carter, ma nascosto alla vista di Asafa, spunta il folletto Clarke, letteralmente inventatosi come sprinter anche nella moda retrò (un anacronistico paio di guantini vintage neri, su body azzurro e capelli intrecciati). Il trio si compatta a ventaglio e piomba sul traguardo con il Lerone davanti a 6"47 (incredibile: record di Jamaica... ma l'attività al coperto del paese caraibico è paragonabile ai tesserati del bob a 4), poi Nesta a 6"49 e Asafa 6"50, comunque il suo personale pareggiato. Da rivedere The Mindless: un pò passivo e orsacchioso. Quarto Trell Kimmons, 6"56 e quindi il master Kim Collins: 6"57. Giusto per essere precisi: in batteria Nesta aveva gabbato Clarke: 6"51 a 6"52.

Ma la coccarda da MVP di giornata (da me arbitrariamente attribuita) non è finita sul petto del Lerone, ma su quello un pò più alto di Liu Xiang, che ha polverizzato Dayron The Cube Robles. Non parliamo di rivincita di Daegu, perchè  il fallo di mano da ulimo uomo di Robles (fischiato e punito con l'espulsione) ci ha privato di un'altra storia, un altro risultato, un altro podio. Amen. Nessuna rivincita, anche perchè non c'è bisogno: lo sport consegna la possibilità di rifarsi. E il tempo ha dimostrato come Xiang sia un atleta incredibile, di quelli che non si fermano di fronte ad un intervento chirurgico, a continue cadute fisiche e  successivi ritorni. E ora, nell'anno olimpico, a 4 anni dal mesto ritiro delle "sue" olimpiadi di Pechino, rieccolo: passerà a riscuotere il suo credito con gli Dei di Olimpia? 7"41 è da 13° performer di sempre, 36^ prestazione all-time. Robles 7"50, Faulk, Craddock e Porter 7"54. Aries Merritt 7"55. Azioni in leggero calo per Emanuele Abate, che finisce fuori in batteria a 7"70, a 3 cent dall'accesso da cotanta finale. Speriamo che ora si rigeneri e "rimbalzi" a tempi ancor più cattivi di quelli di un paio di settimane fa.

Tra le donne, ha confermato le spolverate sui 60 dell'esordio l'americana Tianna Madison, ovvero missis-nessuno nel mondo dello sprint fino a 10 giorni fa e quasi inconsapevole campionessa mondiale di lungo nel 2005 (ma qualcuno se la ricorda?). 7"11 e 7"07 e vittoria intascata. Ma ha impressionato anche Ivet Lalova che invero era uscita triturata dal meeting di Lievin, soverchiata da tre possibili finaliste di Istanbul: l'androgina Jones-Ferrette, The Cannon-Ball Povh, e la gemella-diversa Ryemien. Per la Lalova il nuovo PB a 7"14, quindi già una proiezione "olimpica" sui 100 da sub-11".

Quasi gli scappa la vittoria a Elisa Cusma Piccione, la predicatrice nel deserto del mezzofondo femminile italiano al femminile. 2'01"99 a soli 9 cent dalla polacca (n'altra ottocentista?? Che principi avrà questa scuola polacca degli 800?).

La carrellata da catena di montaggio degli altri risultati: 400 uomini all'inglese classe '89 Nigel Levine (45"71), 4° tempo mondiale dell'anno. All'ombra del cacofonico polacco indemoniato Ksczczot (più o meno), a Birmingham secondo tempo mondiale dell'anno del 18enne etiope (altro fenomeno, l'ennesimo) Mohamed Aman: 1'45"40, un centesimo meglio dell'altro polacco Lewandoski (3° tempo mondiale dell'anno quindi). Kenia, Kenia, Kenia (bastaaaa!!!) su 1500 e 2 miglia: Chepseba 3'34"70 e Kipchoge 8'07"39. Uno dei fenomeni di stagione nell'alto, l'inglese Grabarz (uno dei tanti fenomeni inglesi che spunteranno nell'anno olimpico, probabilmente frutto di una ragionata nidiata pro-olimpica), si mensola a 2,32. Altro inglese in vetrina nel lungo: il carneade Jegede si insabbia a 8,05. Genzebe Dibaba 4'01"33 sui 1500, mentre l'altra etiope Defar manda ai database statistici il miglior tempo mondiale dell'anno sui 3000: 8'31"56 (mannaggia...). La Bleasdale è pareggiata dalla polacca Rogoswka a 4,70

20/02/12

Dal Molin ora fa paura anche ad Abate: il 7"70 di Gand

Paolo Dal Molin
Lo so che è passato ormai forse troppo tempo per dare risalto a questa notizia, ma insomma, essendo impegnato nelle quotidiane tribolazioni, purtroppo devo impegnare un pò di tempo in altro. La notizia della settimana (una delle tante, diciamo così) è sicuramente il 7"70 di Paolo Dal Molin stabilito nelle batterie dei 60hs del meeting di Gand, in Belgio, sabato scorso. Di Dal Molin si può dire che incarni la figura dell'outsider globale,  visto che forse un pò troppo precipitosamente troppi non hanno creduto nelle sue capacità e nei giudizi di chi invece giurava di vedervi una statua di "nobile semplicità e quieta grandezza" in quel marmo grezzo, ma evidentemente di primissima qualità. Non a caso la citazione risulta di matrice filosofica tedesca (Winkelmann), visto che Paolo ha piazzato la sede delle proprie umane passioni in Germania. Un bene per lui?
Scalpellata dopo scalpellata, ecco qua il risultato: un Toro da 7"70 sui 60hs. Tempo che, Liu Xiang a parte dopo il suo personale Sturm Und Drang su Dayron Robles e il mondo intero dell'ostacolismo dato dall'inimmaginifico 7"41 dell'Aviva GP (corre quasi come me, ma con 5 ostacoli in più), lo colloca nella periferia, a pochi passi dal centro, di tutto ciò che conta a livello sportivo in questa specialità. Emanuele Abate, grazie al suo 7"57 ed un altro terno di risultati, fa già parte della zona Ecopass, o ZTL della medesima elité, anche se a dire il vero l'aver dovuto correre in overboost praticamente ogni due giorni, batterie e finali comprese nel prezzo (viaggi inclusi) l'ha forse un pò privato di energie nervose, così da costringerlo a tornare a farsi una camminata fuori dal centro. Tant'è che mentre Dal Molin sciabordava nel suo 7"70 in salsa belga, Abate a Birmingham pattava a... 7"70. Chiaramente a Birmingham era presente la nobiltà degli ostacoli mondiali (il Re, la Regina, i vassalli, i valvassini e i valvassori di scolastica memoria), quindi altra gara, altro ambiente, altre pressioni, altre considerazioni, altre implicazioni. Ma l'atletica è fiscalmente inoppugnabile e la Guardia di Finanza difficilmente potrà mai fare grandi blitz: alla fine si deve necessariamente passare alla cassa, e lì ritirare la ricevuta che dice in entrambi i casi 7"70... (chiaramente in Italia c'è una corrente che sostiene l'opinabilità del dato cronometrico e metrico, ma di questo abbiamo parlato ampiamente nel corso del 2012).
A parte tutto, Abatecop ora ha la necessità di rigenerarsi (presumo... correre due volte sotto i 7"60 è cosa mai fatta da essere deambulante in Italia), prima di ripresentarsi smerigliato e metallizzato per i prossimi impegni, anche perchè, sarà pure l'atleta da 1594 gare l'anno, ma qualche cosa di umano la avrà pure lui, e non penso sia ancora arrivato ad attaccarsi alla rete elettrica di notte per ricaricarsi. Poi magari gli tocca la gara a Birmingham e non ha la multipla per le prese che usano lassù. 
Dall'altra parte Dal Molin, the Rising Star, ora è entrato a tutti gli effetti nell'empireo dell'ostacolismo italiano, senza praticamente fare gavetta. Un razzo che raggiunge il satellite senza transitare nella zona orbitale. Di lui è come se mancassero all'appello un paio di stagioni, in cui assaporare a poco a poco la crescita del ragazzo, che zitto-zitto in Germania si è invece ricostruito la propria vita sportiva. 7"70, settimo italiano di sempre, a braccetto con Daniele Fontecchio, ovvero di quella tipologia di atleti che negli anni '80 era una sorta di marchio di fabbrica della nostra atletica: il talento all'italiana, ovvero atleti che non sarebbero mai stati campioni olimpici ma che lo  stesso hanno avuto una carriera lunga e medio-alta, con una buona visibilità anche internazionale. Un altro esempio potrebbe essere Dario Badinelli. 7"70 vuol dire anche il sorpasso del leggendario Buttari, di Todeschini, di Alterio. Insomma, un tempo che trasuda considerazioni e che ora necessita di consolidamenti. 
Altra considerazione: stiamo parlando di minimo per i mondiali indoor di Istanbul (7"74). Ora ci manca solo che non lo portino in Turchia, cosa che peraltro ritengo assai remota (... ma un paio di anni fa non sarebbe nemmeno stata presa in considerazione l'opportunità... gli avrebbero chiesto anche di camminare sulle mani, saltando gli ostacoli mentre fa il ventriloquo di Rockefeller): è l'anno elettorale e come tutte le scadenze elettorali, quest'anno verranno accontentati tutti, ma proprio tutti. Provateci! Volete un palaindoor nella vostra città? Chiedetelo in Fidal e vi assicureranno che ve lo pagheranno di certo, e sarà simile al Madison Square Garden di New York o alla American Airlines Arena di Miami; poi tanto dopo ci sarà tutto il tempo per rimangiarsi le promesse per i successivi 4 anni (cosa alla quale ci si è abituati, come le panzane sul riutilizzo della Pista indoor di Torino, dopo gli europei: che presa in giro colossale quei simpaticoni!). 
Ma la considerazione finale è lo scontro diretto: l'allineamento astrale avverrà agli italiani? Abate, irraggiungibile fino a una settimana fa, ora ha UN avversario. Non si rivedrà ancora la finale di Genova 1998, con tre atleti italiani sotto il 7"70 (Rossi 7"66, Pizzoli 7"68, Putignani 7"69 con Diego Puppo 7"77), ma insomma, due atleti finalmente di livello internazionale... contemporaneamente. Ce la godremo. 

16/02/12

Spacca al minimo mondiale

(di Sasuke) Dopo oltre due settimane di chiusura il ''Banca Marche Palace'' riapre con l'organizzazione di un pomeriggio di gare. Non troppi i protagonisti (probabilmente un impegno infrasettimanale non è cosa per tutti) ma quei pochi atleti che si sono visti hanno ottenuto risultati davvero soddisfacenti.

La miglior prestazione di giornata va sicuramente a Maria Enrica Spacca, capace di scendere quel tanto (aveva 53"35 dell'anno scorso) da permetterle una gita ad Istambul. Ottimo il suo 53"19, che la porta ad essere la 8° italiana di sempre al coperto. Che la Spacca fosse un'atleta tosta lo si era già visto più volte, specialmente nelle staffette, dove da sempre il meglio di se. Il 2009 era stato l'anno di Daniela Reina (quinta agli europei indoor, dove sarà finita ora?), il 2011 quello di Marta Milani (che dovrebbe gareggiare agli assoluti), quest'anno potrebbe essere il suo. Con una Grenot in forma e la Reina di un paio di anni fa il primato italiano potrebbe avere vita breve.
Progredisce comunque anche Chiara Bazzoni (al personale qualche settimana fa) mentre Giulia Arcioni è lontana dal 53"82 dell'anno scorso. Buoni i progressi di Maria Benedict Chigbolu, che avvicina nettamente il personale all'aperto (54"73). Tra gli uomini grande prestazione di Lorenzo Valentini, capace di scendere fino a 47"36, tempo nemmeno lontanissimo dal minimo (46"90) per la rassegna iridata. Grande progresso cronometrico che all'aperto potrebbe valere un tempo sull'ordine dei 46"50 se non meno.

Da segnalare, infine, il primato italiano juniores di Moh Abdikadar (2.24.24), davvero niente male.

Sale, quindi, il numero di atleti italiani ad aver ottenuto il minimo per i mondiali indoor.
Nel dettaglio:

60 metri: Simone Collio (6"62), Michael Tumi (6"67)
Salto Triplo: Daniele Greco (17.24), Fabrizio Donato (17.24)
60 metri hs: Emanuele Abate (7"57)

60 metri: Audrey Alloh (7"33)
60 metri hs: Marzia Caravelli (8"06)
400 metri: Maria Enrica Spacca (53"19)
800 metri: Elisa Cusma (2.01.53)
Salto in Alto: Antonietta di Martino (1.94)
Getto del peso: Chiara Rosa (17.92)

Ma altri sono molto vicini, come le ostacoliste Veronica Borsi e Micol Cattaneo.

14/02/12

Donato 17,24 a Lievin - ruggisce ancora il Lerone (Clarke): Tumi al minimo per Istanbul

Lemaitre dopo il 200 di Lievin
E' lo sprinter del momento, perchè nel circo della Vouitton Cup di matrice atletica che porta ai Mondiali, ha messo il petto davanti a diversi dei migliori top-sprinter già in due round robin: a Fayetteville, dove ha schiaffeggiato Justin The Cat Gatlin (6"52 a 6"57), Trell Kimmons, Darvis Patton, Gerald Phiri et alii. Poi è venuto in Europa, e ha compattato in fila per due col resto di uno, un parterre de roi guidato dall'etoile locale C-Lemaitre. Parlo di Lerone Clarke, jamaicano collocabile in seconda fila nella griglia giallo-verde in partenza per i trials pro Londra. In prima ET-Bolt, Gioacchino-Blake e Asafa the mindless Powell. In seconda il solito duo d'appoggio, Carter&Frater, (inseparabili nella fortuna e nella sfortuna, almeno semanticamente); probabilmente Ashmeade (un mio dannatissimo pallino che si allena alla corte di Tyson Gay) e appunto Lerone. Ma le azioni di Lerone, nelle due ultime settimane, sono cresciute come lo Spread italiano verso i Bund tedeschi a gennaio, laddove lo speculatore era lui stesso. E così a Lievin martella un 6"50 che a 31 anni e mezzo rappresenta il suo nuovo record personale. Lemaitre arriva distante, anche se a 2 centesimi dal record personale: 6"57 e non male come esordio, sconfitta a parte. Carraz, il coach, si starà fregando le mani, considerate le caratteristiche tecniche di quel pronipote di signori bergamaschi (per fortuna se n'è andato là in Francia, altrimenti qui oggi correrebbe attorno ai 7"00). Sarà difficile arrivare al record francese di Pognon (6"45), ma insomma... giornata piena di impegni quella di Lemaitre, che non pago del doppio 60, si sciroppa un 200 in 20"92, gigioneggiando anche Ramil Gulyev e l'ex missile che nel 2011 aveva trasformato le indoor nella sua magic-box, il tedesco Sebastian Ernst: 21"07 (ma 20"42 solo un anno fa). 
Dopo il nigeriano Emelieze (6"63), e l'americano Wilks (6"66), spunta il caterpillar vicentino Mike Tumi: 6"67, ovvero il minimo per Istanbul al centesimo (per lui Istan-bulk). Tempo che arriva dopo aver totalizzato il tris sulla ruota del 6"68. Più che meritato quindi il minimo mondiale, sul quale peserà la famosa postilla che recita più o meno "voi andate pure forte; fate pure i minimi mondiali; tanto poi alla fine decidiamo noi secondo come ci girano". All'italiana, no? E' il codicillo di stampo calcistico, per il quale l'atletica è un'opinione e misure, risultati, vittorie, minimi, sono un'opinione. 
Dietro di lui, ma con lo stesso tempo, Rytis Sakalauskas, che per molti non dirà nulla, ma che giunse secondo alle Universiadi di Shenzen qualche mese fa in 10"14. Ma soprattutto dietro si mette Simone Collio, 6"68, che qualche giorno fa aveva segnato sul display di Mondeville ed in batteria un grande 6"62, che lasciava presagire un avvicinamento al sub-6"60 che, detto fra noi, rappresenta la soglia di prestigio globale. Ora, secondo l'head-to-head di All-Athletics, è la prima volta che Tumi supera Collio su un 60 indoor (ma a dire il vero il database non è aggiornatissimo su tutte le gare). A Torino, l'anno scorso, Tumi prevalse su Collio sia nelle batterie che nella finale poi vinta dal desaparecido Galvan (che è nel bacino di carenaggio di Loren Seagrave). Nelle batterie ancora molto sotto tono Emanuele Di Gregorio, arenatosi in 6"79

Per gli italiani, altra super-soddisfazione per Fabrizio Donato, punzecchiato sul vivo dalla super-prestazione di Daniele Greco nelle settimane scorse. Step-Hop-Jump e Donato atterra al secondo sparo a disposizione a 17,24. Uguale-uguale alla misura di Greco, e quindi, de facto, due italiani al secondo posto delle classifiche mondiali indoor del 2012, dietro al fenomeno americano Will Claye. E' un insulto dire che il 17,24 è il nuovo record italiano M35? Lo dico sottovoce... Tra i battuti eccellenti Benjamin Compaorè, ma soprattutto il cubano Alexis Copello. Quinto nella stessa gara Fabrizio Schembri, ma con un risultato non eccelso per lui (per gli standard cui ci aveva abituato): 16,43. E Daniele Greco? Sul ruolino di marcia compare un lugubre NC, 0,0... che gli è successo?? 

Presenti i due migliori ostacolisti italiani del momento, invero un pò in calo rispetto alle ultimissime uscite. Emanuele Abate e Marzia Caravelli. Abate è probabilmente è l'atleta azzurro di vertice con gli atteggiamenti e le strategie maggiormente "internazionali", un pò per forza di cose (strutture in Italia) un pò perchè, a differenza di molti, ha la volontà di mettersi in discussione nel consesso internazionale, che gli dà la misura del proprio spessore in termini assoluti. Certo, correre in Italia e spadroneggiare, cosa di cui molti son maestri, sarebbe enormemente più facile e potrebbe pure fare lo sborone. Andare a Lievin o Karlsruhe e fare a cornate con Shabanov, Porter, Bascou... non è esattamente la stessa cosa che andare ad un meeting regionale e ottenere il tempone predicando nel deserto. Ora, Abate ha corso fortissimo in Germania domenica (7"59, secondo tempo italiano e personale di sempre), e due giorni dopo ha dovuto ricorrere due volte a Sturm-und-drang contro interpreti di livello internazionale. Un pizzico stanco? La gara non l'ho vista, quindi ipotizzo. Comunque, 7"75 in finale e 7"72 in batteria. Ci siamo così tanto abituati a vedere le fulminate vicine ai 7"60, che tempi che l'anno scorso sarebbero stati d'eccellenza sembrano quasi normali. Ora dovrà forse rigenerarsi. Tra le donne, arriva settima Marzia Caravelli, con il tempo di 8"13, dopo la batteria in 8"19 (ma sembrerebbe con un RT altissimo). Tempi che confermano il trend generale. Manca davvero un decimino, forse un picchetto di forma, per installarsi nel novero delle migliori al mondo, che, per inciso, al momento sono appena sotto gli 8" (che non è comunque come bere una tisana al finocchio). Gara vinta dalla solita cannibale di meeting indoor del momento, Kristi Castlin in 7"92

Troppi avvenimenti degni di nota a questo meeting di Lievin. La Isinbayeva cerca di riprendersi la corona ormai vacante dell'asta femminile, saltando 4,81, ma senza particolari patemi dovuti ad avversarie scomode. Al maschile c'era anche Giuseppe Gibilisco, in attesa di Godot, che cerca di trovare le antiche misure, ma per ora si ferma a 5,52, che visto la situazione generale italiana dell'asta, non è nemmeno male.  Sempre più impressionante il polacco cacofonico Adam Kszczot (vorrei proprio sapere come lo pronunciano il cognome...) sugli 800: dopo il record del mondo sfiorato sui 600 a Mosca, il tempone sugli 800 di domenica (1'45") ecco che arriva l'1'44"57 che è largamente e lungamente il miglior tempo mondiale dell'anno. Forma imbarazzante. La gara al femminile presenta, tra le altre, anche l'unica mezzofondista italiana che possa presentarsi a livello internazionale: Elisa Cusma. Secondo me il suo 2'01"53 è un gran tempo, anche se le vale il 5° posto in una gara con due atlete sotto i due minuti. Clamoroso 300 femminile imbastito dagli organizzatori: la jamaicana Patricia Hall trova un sorprendente 35"69, secondo tempo all-time a soli 24 centesimi dal mondiale della Privalova. 

13/02/12

LeShawn lontano dal record dei 500 ai Millrose Games di NY

Merritt vince i 500 del Millrose
Loren Seagreave c'era pure andato annunciando su facebook: "farà sotto i 60". Speriamo che non faccia gli stessi pronostici su Licciardello, Grenot e Galvan adesso, anche perchè LeShawn Merritt evidentemente non è il LeShawn che vedremo tra 6 mesi a Londra. Così arriva un 1'01"39, sui due giri e mezzo del Millrose Games di New York, 51^ prestazione di sempre: non certo una prestazione memorabile, ma era anche prevedibile. Kirani James sembra avanti per il momento. A proposito di Kirani, oggi sulla Gazzetta dello Sport, l'articolista ha fatto un paragone da far rabbrividire tra Kirani e Yohan Blake, che proprio ieri ha corso un 400 "James stende Blake alla distanza", riferendosi ai 400 corsi da entrambi nella giornata di ieri. Un pò come dire che Messi calcia i rigori meglio di Buffon... ma almeno si parla di atletica. Nel titolo spazio anche per il 7"59 di Abate, che con la Caravelli è l'atleta del momento in Italia. Greco si è fermato a quell'unica uscita, e aspetto le conferme. Tornando al famoso 500, non che l'organizzazione del Millrose abbia messo grandi avversari contro Merritt, limitandosi al solo Jeshua Anderson, conosciuto ai più soprattutto per i suoi 400hs. I 60 se li pappa il trinidegno Keston Bledman, ovvero, un compagno di allenamento di Tyson Gay: 6"62. Sui 60hs si rivede finalmente una parvenza di David Oliver Playmobil: 7"51, un solo centesimo meglio di Terrence Trammell e due di Aries Merritt. Il campione del mondo Jesse Williams arriva invece sino a 2,32. Clamoroso il tempo di Sanya Richard Ross sui 400: 50"89, a soli 7 centesimi dal proprio personale di 50"82 che risale addirittura ad 8 anni fa. Solo 3 donne (due ceche e una russa) sono riuscite a scendere sotto i 50" indoor, per ben sette volte: la mascolina Jarmila Kratochvilova, Natalya Nazarova e Tatiana Kocembova. Il record americano risulta appartenere a Francena McCorory: "solo" 50"54 del 2010. Grande prova anche di Kristi Castlin nei 60hs: 7"91, personale, mentre Jennifer Suhr si blocca nel salto con l'asta a 4,58

Lemaitre pronto ad esplodere - da L'Equipe del 9 febbraio

C-Lemaitre e il suo Coach Pierrot Carraz
Lo sprinter rientrato stamattina da uno stage al sole del Portogallo ha migliorato le sue partenze - Un primo passo per colui che spera in una medaglia ai giochi olimpici -  Stamattina ciò che alimenta la conversazione nel riscaldamento è soprattutto “Undertaker”. Là davanti ai materassi del salto in alto sono in sette e Christophe Lemaitre lo considera un personaggio virile. Ha pronosticato per i combattimenti della sera un exploit di “Undertaker”, il macabro lottatore di cacth, oppure di Randy Orton, un altro muscoloso in slip. Il recordman di Francia dei 100 m (9”92 nel 2011) ha portato la sua console di gioco ed ogni atleta ha il suo joystick. A Monte Gordo, nel sud del Portogallo ad una decina di kilometri dalla frontiera spagnola, Pierre Carrez non ha portato solo il suo campione a prendere aria. E' alla testa di una specie di colonia. Una buona decina tra triplisti, ostacolisti e sprinter. Tra di loro, Lemaitre, ventun anni, senza il temperamento di mettersi davanti o di giocare il ruolo di capobanda. Ci sono altri sbruffoni, ma nessuno ha picchi più alti dei suoi. Venerdì scorso, alle 10, arrivando al complesso sportivo super equipaggiato, una triplista ha dimenticato le proprie chiodate. Bella sgridata di Carraz, “va bene, andrai a fare le maratone!” e gira sui talloni. Lemaitre non si scompone. Sa che nonostante sia una star dello sprint mondiale (medaglia di bronzo mondiale sui 200, 19”80) i rimproveri potrebbero arrivare anche a lui. 
E' cosi' con tutti, anche con me, Pierrot è capace di trattare da capra anche qualcuno che non conosce”. Carraz: “i 60m, questa sarà l'ora della verità” Questo stage di 10 giorni nella dolcezza delle temperature tra 12 e 20 gradi, Carraz non l'avrebbe mai fatto solo con il suo campione “Avrei potuto portare solo 'Il Grande', dice, ma ci saremmo stancati rapidamente”. 
Mentre cosi' puo' fare molto meglio, conciliare spirito di squadra e sfida olimpica. Nel menu esercizi di frequenza con passi segnati da coni all'ingresso della prima curva. Varia l'intensità, ma tutti passano. E tre serie di sprint in partenza con partenze sfalsate di qualche centimetro in funzione del livello degli uni e degli altri. Risultato: delle belle bagarre all'arrivo. Due volte 40m, due volte 50m e due volte 60m ma fino in fondo (cronometrati manualmente a 6”4). “Facciamo qualità al massimo” spiega Carraz. ”per esempio domani faremo la coppia 200m-150m, mentre in linea di principio dovremmo fare due volte 250-200-150 e due giorni fa abbiamo fatto 250-150 due volte. Siamo veramente vicini all'esordio”.
Perchè c'è Lievin martedi' (60 e 200m) prima tappa di un trittico indoor che lo porterà ai Campionati di Francia di Aubiere (25-26 febbraio, 60m) dopo una tappa a Val de Reuil (60m, il 18). Niente a che vedere con l'anno scorso. Nel 2011 Lemaitre rientrava da Miami dove, a causa del ritardo di preparazione, il suo stage invernale è stato esclusivamente su erba. “Ero rotto” ricorda, e rientrò in Francia completamente bruciato. Adesso è un'altra cosa, l'erba è stata digerita nello stesso tempo del tacchino di Natale, ed abbiamo ottimizzato. Priorità alle partenze. 
L'anno scorso non abbiamo fatto questo lavoro, conferma Carraz. Penso che abbia guadagnato in potenza. Lo sapremo alla prima competizione. Là vedremo veramente. Sui 60m sarà l'ora della verità per sapere se è migliorato in partenza.Gli ho messo una sessione in piu' di muscolazione questa stagione: ora ne fa due per settimana”. Ora, è sulla crescita del razzo Lemaitre sui 60m che potremo costruire dei piani per la cometa olimpica. Egli giura che non pensa mai ai giochi (Londra, 27 luglio-12 agosto) e dice di occuparsi solo della sua prima gara e del suo record personale (6”55) per il quale prevede vita breve. Per il record di Francia di Pognon (6”45 nel 2005, quindi circa un metro da recuperare), Carraz pensa che puo' essere ancora un po' presto, ma il coach di Aix è spesso rimasto sorpreso dal suo allievo... Il suo programma fino a Londra Meeting di Lievin (indoor, martedi') 60m e 200m Meeting de Val de Reuil (indoor, 18 febbraio) 60m Campionati di Francia indoor (Aubiere, 25-26 febbraio) 60m Interclubs (1 turno, 5-6 maggio) 100m o 200m Interclubs (2 turno, 19-20 maggio) 100m Meeting di Roma (Diamond League, 31 maggio) 100m Campionati di Francia (Angers, 15-17 giugno) 100m e 200m Campionati d'Europa (Helsinki, 27 giugno – 1 luglio) 100m o 200m, 4x100m Meeting di Parigi St. Denis (Diamond League, 6 luglio) 100m Giochi Olimpici di Londra (27 luglio – 12 agosto) 100m e (o) 200m, 4x100m (L'Equipe, giovedi' 9 febbraio 2012)

da L'Equipe del 9 febbraio 2012 - Traduzione di Fiorenzo Manzoni

12/02/12

Il ranking degli italiani nel mondo: il primo è solo... 233°


  1. 233. (230.) Fabrizio DONATO 76 ITA 1248 Triple Jump [Triple Jump ind.]
  2. 266. (263.) Nicola VIZZONI 73 ITA 1238 Hammer Throw
  3. 307. (301.) Fabrizio SCHEMBRI 81 ITA 1229 Triple Jump
  4. 396. (387.) Andrew HOWE 85 ITA 1210 200m,400m,Long Jump
  5. 475. (467.) Emanuele ABATE 85 ITA 1198 110mH
  6. 502. (490.) Ruggero PERTILE 74 ITA 1194 Marathon
  7. 516. (504.) Alex SCHWAZER 84 ITA 1192 20km Walk [10,000m Walk]
  8. 574. (570.) Jean Jacque NKOULOUKIDI 82 ITA 1185 50km Walk [10,000m Walk]
  9. 618. (606.) Giorgio RUBINO 86 ITA 1181 20km Walk [10,000m Walk]
  10. 618. (606.) Marco Francesco VISTALLI 87 ITA 1181 400m
  11. 771. (764.) Silvano CHESANI 88 ITA 1166 High Jump
  12. 781. (764.) Marco DE LUCA 81 ITA 1165 20km Walk,50km Walk
  13. 793. (787.) Daniele MEUCCI 85 ITA 1164 10,000m,5000m
  14. 806. (799.) Emanuele DI GREGORIO 80 ITA 1163 100m,200m [60m ind.]
  15. 904. (891.) Giuseppe GIBILISCO 79 ITA 1155 Pole Vault [Pole Vault ind.]
  16. 1002. (983.) Federico TONTODONATI 89 ITA 1148 20km Walk,50km Walk [10,000m Walk]
  17. 1020. (1005.) Daniele GRECO 89 ITA 1147 Triple Jump [Triple Jump ind.]
  18. 1069. (1059.) Marco FASSINOTTI 89 ITA 1144 High Jump [High Jump ind.]
  19. 1114. (1107.) José Reynaldo BENCOSME DE LEON 92 ITA 1141 400mH
  20. 1134. (1123.) Marco LINGUA 78 ITA 1140 Hammer Throw
  21. 1153. (1142.) Fabio CERUTTI 85 ITA 1139 100m
  22. 1213. (1199.) Jacques RIPARELLI 83 ITA 1136 100m
  23. 1272. (1260.) Simone COLLIO 79 ITA 1133 100m
  24. 1297. (1392.) Lorenzo POVEGLIANO 84 ITA 1132 Hammer Throw
  25. 1384. (1376.) Mario SCAPINI 89 ITA 1128 800m
  26. 1405. (1392.) Giordano BENEDETTI 89 ITA 1127 800m
  27. 1485. (1477.) Matteo GALVAN 88 ITA 1122 100m,200m
  28. 1485. (1477.) Merihun CRESPI 88 ITA 1122 1500m [1500m ind.]
  29. 1619. (1625.) Lukas RIFESSER 86 ITA 1115 1500m,800m [800m ind.]
  30. 1647. (1644.) Stefano TEDESCO 88 ITA 1114 110mH
  31. 1647. (1644.) Giovanni FALOCI 85 ITA 1114 Discus Throw
  32. 1744. (1737.) Hannes KIRCHLER 78 ITA 1110 Discus Throw
  33. 1829. (1819.) Gianmarco TAMBERI 92 ITA 1107 High Jump [High Jump ind.]
  34. 1829. (1819.) Leonardo CAPOTOSTI 88 ITA 1107 400mH
  35. 1853. (2173.) Filippo CAMPIOLI 82 ITA 1106 High Jump [High Jump ind.]
  36. 1853. (1841.) Isalbet JUAREZ 87 ITA 1106 400m
  37. 1853. (1841.) Nicola CIOTTI 76 ITA 1106 High Jump [High Jump ind.]
  38. 1915. (1897.) Giacomo PANIZZA 89 ITA 1104 400mH
  39. 1940. (1920.) Michael TUMI 90 ITA 1103 100m [60m ind.]
  40. 2007. (2378.) Paolo DAL MOLIN 87 ITA 1101 110mH [60mH ind.]
  41. 2036. (2020.) Michele TRICCA 93 ITA 1100 400m
  42. 2071. (2054.) Patrick NASTI 89 ITA 1099 3000mSC
  43. 2114. (2096.) Yuri FLORIANI 81 ITA 1097 1500m,3000mSC [3000m,3000m ind.]
  44. 2192. (2201.) Emanuele FORMICHETTI 83 ITA 1094 Long Jump [Long Jump ind.]