30/10/12

Fidal Lombardia, ultima fermata: accettare la candidatura di Barcella

La Fidal Lombardia è un pò come una loggia massonica, nel senso buono (naturalmente) del termine, ovvero intesa come organizzazione tacita di intenti, o  gruppo dirigente granitico, con leggi tacite proprie (anch'esse granitiche), l'impossibilità di accedervi se non attraverso un cursus honorum di diversi mandati dirigenziali, il placet di 5 società milanesi che rappresentano i Grandi Censori di tutto quello che si muove sul territorio lombardo sotto l'etichetta "atletica". L'identikit del Consigliere Regionale Lombardo è quindi presto detto: un signore di un'età media di circa 60/65  anni (molti più vicini ai 70, altri oltre i 75), con almeno tre mandati in seno al Consiglio Regionale o a quelli Provinciali, nessuna percezione di come le cose del mondo siano nel frattempo cambiate negli ultimi 20 anni, una nostalgia atavica degli anni '70-'80, quando non c'era la concorrenza di mille sport e dove tutti i ragazzini erano quasi costretti a praticare l'atletica in assenza di altre proposte sportive. Ecco, diciamo che sono i Dirigenti di quella generazione che gli atleti se li è trovati tra le mani, e oggi millanta successi mirabolanti, molti dei quali in realtà frutto di circostanze favorevoli, non ultima quelle di essere nati e cresciuti nella Regione con la maggior densità demografica unita ad un reddito pro-capite decisamente più alto delle altre regioni. In Lombardia c'è stata pappa per tutti per molto tempo, e questo anche riconoscendo a molti l'effettivo impegno a reclutare ed avviare all'atletica molti ragazzi. Ma diciamo che non tutto quello che luccica è oro colato. 

Mi viene sempre in mente una scena: nel 2004, ingenuo come pochi (visto con gli occhi di oggi) proposi al mio amico Ubaldo Ranzi di candidarsi alla Presidenza della Fidal Lombardia. Non conoscevamo nessun presidente di società (che in definitiva erano gli elettori... ) e non conoscevamo neppure il sistema elettorale. Ingenui, appunto a dir poco. Pensavamo che mettendo giù un bel programma corposo, concreto, moderno, con molte idee, avremmo potuto dire la nostra e portare dalla nostra il mondo dell'atletica lombardo. Non funziona del resto così la democrazia? Naturalmente erano gli anni delle candidature uniche in Lombardia e delle votazioni bulgare. Un presidente si prendeva il 99,9% dei voti senza che vi fosse opposizione e poteva dirsi pure deluso di non aver guadagnato il restante 0,1%. Mi misi anche a distribuire foglietti col programma di Ubaldo-Presidente a qualche gara in giro per la Lombardia: che gran pirla che son stato, visto ancora con gli occhi di oggi. Oggi i due candidati per la Presidenza manco se lo sono sognato di presentare un programma, perchè il "programma" per i Dirigenti dell'atletica moderna (vien da ridere ad utilizzare questo termine...) sono superflui: ci si candida esclusivamente per dire di avercelo più lungo o per poter brandire lo scettro e bacchettare gli altri. Ma qualcuno in Lombardia negli ultimi 20 anni può dire di aver visto qualche cosa di nuovo?? Ma di che programmi vogliono parlare! Poi se li si interroga, tirano fuori il solo mantra: "scuola! tecnici! giovani! scuola! scuola! tecnici! giovani! scuola!". Mai nessuno però che dica qualche cosa di concreto su come coinvolgere la scuola, o utilizzare i tecnici (c'è pure quell'organizzazione inconsistente che è l'Assital, che i tenici mancano conoscono a momenti, e dovrebbe essere una sorta di sindacato a loro disposizione: nulla anche lì): cazzate, insomma. 

Torniamo a Ubaldo Ranzi. Ubaldo si presentò all'Assemblea di quell'anno ed espose il nostro programma, che prevedeva tra le tante cose anche una trasmissione di un'ora su una Tv locale lombarda con cadenza settimanale, una pubblicazione periodica da distribuire, il palazzetto indoor e come convogliare gli sforzi per ottenerlo. Naturalmente non conoscendo i meccanismi perversi dell'elezione non ci fu storia. Vinse il Candidato presidente, ma non con il 99,9% ma con l'88% (mi sembra). Quello che divenne il presidente incredibilmente propose anche lui alcune cose proposte da Ubaldo (io gli dissi che erano "uguali") che naturalmente non furono mai nemmeno abbozzate nel quadriennio successivo. Al termine delle elezioni, a risultato acquisito, Ubaldo mi raccontò come il neo Presidente gli si fosse avvicinato e facendogli i complimenti gli avesse detto una cosa che suonava più o meno così: "bravo Ubi, però è meglio prima farsi le ossa nei ruoli dirigenziali prima di presentarsi qui". Come la leggo? Come la casta che cerca di modellare i suoi uomini per gestirli al meglio dall'interno. 

Dopo la parata di stelle cadenti all'ultima riunione a spese di tutti al Crown Plaza (quella che verrà ricordata per le affermazioni di Angelotti sulla Caravelli) si sono presentati diversi candidati Consiglieri, tutti invariabilmente ultra-sessantenni. Avesse uno di loro presentato un programma! Nulla! L'intervento più esilarante è stato quello di un signore canuto, che ha pronunciato la seguente frase e che probabilmente faceva parte del Comitato morente: "chi vuol far parte del Comitato deve sapere che qui bisogna rimboccarsi le maniche". Ho sbottato in una grassa risata, perchè se quello che si vede in Lombardia in giro per i campi d'atletica, è quello che producono quei signori rimboccandosi le maniche, chissà cosa succederebbe se se la prendessero comoda. Surreale. 

Ora, finalmente all'orizzonte si era visto un bagliore di speranza per me. Magari senza speranza, ma "nuovo". Un segnale di rottura con l'egemonia della casta. Edgardo Barcella candidatosi come Consigliere Regionale. Edgardo, 42 anni, evidentemente fuori range per l'attuale Comitato in tutti gli aspetti. Troppo entusiasta, troppo vivace, troppo voglioso di dire la sua. Ma anche l'unico ad aver presentato un programma, delle idee, degli intenti, e averle rese note su facebook, a disposizione di tutti. Le trovate qui. Gli altri consiglieri chiaramente non le porteranno, e se ne guarderanno bene, perchè non gli servirà per essere eletti. Edgardo ha spedito una raccomandata con ricevuta di ritorno mercoledì, pure assicurata con la sovrattassa per farla recapitare il giorno successivo. La deadline era fissata per la domenica successiva. Sulla busta "Comitato Regionale Lombardo" e l'indirizzo di Milano in Via Piranesi dove ha sede il Comitato. Dietro il mittente, ovvero la società di atletica. Risultato? La raccomandata è tornata indietro. Bisognerebbe davvero a questo punto fare un'indagine, per capire se l'usciere dello Stabile dove sono stoccate tutte le federazioni sportive lombarde, avendo letto "Comitato Regionale Lombardo" e poi il nome di una società di atletica, abbia restituito la missiva al postino dicendo: "qui non ci sta nessun comitato regionale lombardo... non so proprio quale Comitato di quale SPORT voglia questa Easyspeed 2000?". Ovvero, possibile che l'usciere non abbia fatto un minimo di ricerca? A me sembra incredibile. Edgardo, lunedì, cioè ieri, ha contattato il comitato per altri motivi e ha scoperto l'arcano. Immediatamente ha spedito tutti i riferimenti della raccomandata, ma non c'è stato nulla da fare. Fuori. Nemmeno il buon senso da parte di chi giudicava quella stessa mattina, di accettare una candidatura chiaramente viziata non certo dal mittente, ma (al limite) dalle Poste Italiane. Non si vuole il cambiamento, non si vogliono persone che potrebbero mettere in difficoltà le vetero-idee o le non-idee di un comitato che con le prossime elezioni ha deciso di continuare imperterrito a non voler cambiare. Ora bisogna ricorrere alla Corte Federale, inoltrare un ricorso... strano che la Fidal Lombardia sia così rigida con alcuni regolamenti, quando durante la stagione quegli stessi regolamenti li aveva bellamente ignorati con i master e la partecipazione ad alcuni meeting lombardi, alcuni dei quali validi addirittura per il recupero dei punteggi dei c.d.s.. La chiamano coerenza? 

Ora, invito la Fidal Lombardia a fare un grosso gesto democratico di apertura verso chi ha proposto la propria candidatura regolarmente, che ha dimostrato in tutti i modi di averlo fatto nei tempi e nei modi dovuti (inclusa la trasmissione via mail di tutte le certificazioni e lettere dovute). Altrimenti sarà mio preciso compito sottolineare in ogni circostanza e per i prossimi anni l'inadeguatezza di un Comitato che ormai si è ammutinato sul ponte di comando della nave dell'atletica lombarda e viaggia fuori controllo verso l'ineluttabile fine. 

28/10/12

Record master, carrellata finale: totale a 224 primati in un anno

S. Avigo - nuovo record sui 1000 M40
Innanzi tutto vorrei segnalare come uno dei record individuati, ovvero quello dei 100 M55 sia quanto meno "dubbio". Secondo la tavola dei record preparata da Giusy LaCava infatti compare Luigi Milano, che nella riunione di Milano avrebbe corso in 12"05, migliorando di 2 cent il precedente primato di Antonio Rossi. La "stranezza" se mi si consente, non è risultato, che evidentemente sul Sigma è stato inserito, ma l'evidente errore "di persona". Infatti il citato M55 Luigi Milano, sembrerebbe essere un podista di mezzemaratone (qui trovate la sua scheda), per nulla avvezzo allo sprint. Tra l'altro quella del record sarebbe la sua unica sua apparizione in pista nella sua carriera: forse un errore di trascrizione? Mi sembra plausibile. Parto quindi con una carrellata di record master al maschile di cui non avevo ancora scritto. I record italiani master del 2012 salgono così a 224 (ma probabilmente ne verrà fuori ancora qualcuno prima della fine dell'anno), 117 maschili e 107 femminili. Grossa flessione rispetto al 2011, in cui i record erano stati ben 268, che può essere spiegata in due modi: la flessione della partecipazione delle gare in pista dovuta alle politiche di sciacallaggio dei master da parte della Federazione, oppure l'appiattimento prestativo di un mondo sportivo evoluto. Prima o poi si dovrà arrivare a faticarsi molteplici record. C'è anche da dire che l'anno scorso erano stati introdotti nelle statistiche della Fidal, i record spuri.... tante le componenti. Qui sotto la carrellata finale dell'anno. 

1500 M50 - Non mi ricordo se non ne ho mai parlato, ma non importa. Al limite lo ripeto. Marino Prosch, classe '61, ha corso i 1500 in 4'17"05 a Gorizia il 30 giugno, che tradotto in AGC equivarrebbe ad un 92,28% a sua volta corrispondente ad un 3'43"00 per un atleta senior evoluto. Il precedente record era freschissimo, essendo quello vergato da Marco Cacciamani a Rieti soltanto un anno prima (nel maggio del 2011), ovvero il 4'18"22. Questa la cronologia recente del record:
  • 4'20"2 - Antonio Trabucco (1948) - Roma, 16/05/1998
  • 4'18"22 - Marco Cacciamani (1961) - Rieti, 14/05/2011
  • 4'17"05 - Marino Prosch (1961) - Gorizia, 30/06/2012
1500 M70 - ma forse non ho parlato nemmeno del record M70 della medesima specialità, ottenuto da Vittorio Giuliano a Palermo il 9 giugno. L'eccezionalità della prestazione è data dal fatto che il precedente record era detenuto dalla leggenda vivente Luciano Acquarone, che nel 2001 aveva corso in 5'17"0, mentre Giuliano è sceso a 5'16"79

5000 M40 - Daniele Caimmi, invece, tra aprile e maggio di quest'anno, aveva battuto ben due volte il record "dubbio" di Said Boudalia, che nel 2009 aveva corso in 30'08"38. La realtà, come è emerso su qualche sito, e forse (mi sembra di ricordare) rivelata dallo stesso Boudalia, lui non sarebbe nato nel 1968, ma bensì nel 1972, quindi M35 e non già M40. Fortunatamente Caimmi ha sistemato tutto, diventando il primo italiano della storia sceso sotto i 30' nella categoria dalla categoria M40 in su (anche perchè lui i 40 li compie a dicembre). Il suo record attuale è il 29'25"30 stabilito a Terni il 6 maggio. 


300hs M75 - Sergio Veronesi a Zittau scende a 1'00"40, che migliora in maniera siderale il precedente record di Francesco Paderno (1'13"68). Ad onor del vero, con le sopravvenute modifiche ai regolamenti internazionali, la specialità ha subito una riduzione dell'altezza degli ostacoli, che da 76 centimetri, sono scese a 68. Ugo Sansonetti, nella precedente configurazione, aveva corso la specialità in 59"89

200hs M75 - sempre gli stessi protagonisti per una delle specialità più "sentite" degli ultimi anni, ovvero i 200hs. Sempre Sergio Veronesi, infatti, il 19 settembre scorso a Milano, ha corso in 48"92 contro il precedente 1'00"29 di Paderno che risaliva a giugno.

alto M70 - Scatenato Lamberto Boranga, che tra pochi giorni, il 31 di ottobre, fa 70. Per la Fidal, com'è noto, valgono i record nell'anno, così l'umbro ha iniziato a macinare record su record di categoria, promettendo anche di avvicinare il mondiale del triplo, non appena varcata la fatidica soglia col sette davanti. Nell'alto il miglioramento rispetto al passato di Boranga è stato spaventoso: dal 1,42 dell'hall of famer Giorgio Bortolozzi, risalente al 2007, all'1,51 di Comacchio, al 1,54 di Zittau, nuovo record italiano. La mostruosità del risultato la si percepisce dall'AGC: 98,14%, ovvero una prestazione pari a 2,40 per un atleta nel massimo delle proprie capacità giovanili. Ecco la cronologia recente del record. Per curiosità, il record del mondo è dello svedese Carl Erik Sarndal con 1,59.

  • 1,42 - Giorgio Bortolozzi (1937) - Mestre, 09/06/2007
  • 1,51 - Lamberto Boanga (1942) - Comacchio, 24/06/2012
  • 1,54 - Lamberto Boanga (1942) - Comacchio, 24/06/2012
alto M95 - per la prima volta nella storia dell'atletica italiana, un uomo di oltre 95 anni si cimenta nel salto in alto, e la prima misura-record tabellata è uno 0,85, ovvero la stessa misura ottenuta dallo stesso atleta, ma indoor, l'anno scorso. Parlo del "nuovo" fenomeno di longevità master azzurro, ovvero Giuseppe Ottaviani, che ha ottenuto la prestazioni a Senigallia all'inizio di settembre. Commutato in AGC, si parla di un 97,03%, cioè un... 2,38. La prestazione arriva a soli 3 centimetri (0,88) dal record del tedesco Klaus Langer, che l'aveva stabilito solo 10 giorni prima di Ottaviani agli Eurovets di Zittau.

lungo M35 - a Rovereto, ma forse ne avevo data già notizia, Fabrizio Donato nel salto in lungo, si spinge fino a 7,66 con 0,2 di vento: naturalmente nuovo record italiano, che cancella il 7,59 di Bruno Frinolli saltato nel 2005. 

lungo M70 - ancora Lamberto Boranga, e altro record. Nella sua riscrittura della recordistica della categoria, tocca stavolta al salto in lungo (ricordo però che a livello internazionale Lamberto fosse M65, considerato il compimento del 70° tra poche ore). 5,05 con vento praticamente nullo e quindi il primo italiano over-70 (di categoria) sopra i 5 metri. Controvalore in AGC 95,52%, cioè un clamoroso 8,55. Sono 19 i record attualmente detenuti da Boranga, una quantità industriale. Solo quest'anno ne ha ottenuti (o si è migliorato) ben 9 volte. Il record europeo attuale, è quello del tedesco Wolfgang Reuter con 5,15

decathlon M55 - Il re incontrastato delle prove multiple italiana, Hubert Indra, si presenta a Zittau da favorito o tra i favoriti. Poi non mi è dato di sapere cosa sia successo prima dell'ultima gara, ovvero i 1500, ma è chiaro quello che è successo: ritiro. Ritirato nella gara finale quando poteva benissimo portare a casa il medaglione. Ma nonostante questo arriva il record italiano di 6664 punti, che migliora i 5580 punti di Massimiliano Salvi, che erano stati totalizzati soltanto a maggio di quest'anno. 20 i record italiani attualmente detenuti dall'altoatesino. 

4X400 M55 - a Novara, nonostante tutte le difficoltà logistiche di cui si è ampiamente parlato, riesce a cadere un record, ovvero quello della 4x400 di società. Autori del record i moschettieri dell'Atl. San Marco Venezia con 3'56"37 (Franco Gasparinetti, Massimo Andreutto, Ugo Zuliani, Valter Brisotto), che hanno migliorato di oltre 3" il record del Road Runners Club di Milano, stabilito nel luglio dell'anno scorso a Busto Arsizio.

500 M55 - tra i record nelle distanze spurie, i 500 M55 rappresentano anche l'ultimo record dell'anno in pista (cronologicamente parlando) per il mondo master maschile italiano. Autore ne è Angelo Mauri, che a Voghera in un meeting ormai autunnale ha corso in 1'18"06 che abbassa il 1'18"97 di Gianfranco Patanella, stabilito nel 2007, ovvero 5 anni fa. 

1000 M40 - dopo un lunghissimo stop dovuto alla tendinite, torna finalmente a far parlare di sè Stefano Avigo, che piazza il nuovo record italiano M40 dei 1000: 2'34"60 il suo tempo, che migliora il 2'36"23 di Angelo Mangili, che nel maggio del 2011 a Milano aveva stabilito l'allora record. AGC a 90,98%, cioè un 2'27"2 da parte di un ragazzino. Questa la cronologia recente.
  • 2'37"18 - Gianni Bruzzi (1967) - Bologna, 10/05/2008
  • 2'36"23 - Angelo Mangili (1970) - Milano, 07/05/2011
  • 2'34"60 - Stefano Avigo (1970) - Mestre, 29/09/2012
miglio M70 - Vittorio Bertazzoli stabilisce il nuovo record del miglio M70 a Rodengo Saiano: 6'19"30 contro il 6'24"76 di Angelo Sacco che era stato stabilito nel lontano 2005. 

miglio M75 - terzo record sul miglio nella stagione per Oscar Iacoboni, classe 1937, che a Carate Brianza abbassa il primato ottenuto a Milano a Aprile di alcuni decimi: 6'50"1 contro il vecchio 6'50"86

Licciardello ripensaci

Finalmente torno a parlare un pò di atletica praticata, lasciando il mondo mummificato della corsa elettorale nel proprio brodino di semolino. L'atletica sui giornali occupa dal dopo-olimpiadi lo spazio dei necrologi, tanto da non capire dove inizino gli uni e dove finisca l'altra, tant'è si è letto l'ultimo atto dell'Arese pensiero. Per carità, la salute in primis, la famiglia al pari e poi tutto il resto, compresa l'imprenditorialità e l'atletica. Condivisibile. Per tutto il resto mi sono venuti i brividi perchè il Presidente sembra proprio non aver capito l'atletica (e l'atletica non ha capito lui) e ora, direi esplicitamente, lancia Morini, l'uomo senza programma, e che mai ne avrà uno, di cui parlerò dettagliatamente prossimamente. Del resto, l'unico programma della cordata è "potere per il potere". Punto. 

Ma veniamo a Licciardello, che si viene a sapere che non continuerà la propria esperienza americana alla corte di Loren Seagrave, uno dei guru dello sprintismo internazionale, che tra i suoi discepoli vanta anche un certo LeShawn Merritt. Che bello scrivere il nome di due atleti dopo aver scritto per giorni il nome di persone che con l'atletica si riempiono la bocca, ma che alla fine pensano esclusivamente ai propri interessi di casta. Quindi li riscrivo: Claudio Licciardello e LeShawn Merritt. Licciardello, si è saputo, e qui viene il male, che quest'anno rimarrà in Italia sotto egida Francesco Attanasio, che non conosco se non come sprinter del passato. Abbandonata pure la guida spirituale di Filippo Di Mulo, col quale evidentemente ci saranno state diversità di vedute su qualche questione di cui non sono a conoscenza. Dopo solo un anno si conclude così l'esperienza Stars&Stripes di Licciardello, che invece continua per la Grenot e Galvan. Non conosco le ragioni che stanno alla base di quest'altra decisione, che quindi potrebbero essere infinite.

Spero davvero che non siano di natura tecnica... sarebbe un'incredibile occasione persa. In Italia ha una vita davanti. Ritengo che le metodologie di allenamento necessitano di non meno di una stagione per essere interiorizzate, anche se Libania Grenot ha già dimostrato a sprazzi di essere tornata quella di qualche stagione fa. Probabilmente con molta più velocità sui 200 (che dovrebbe essere la sua vera specialità, considerato il panorama mondiale rispetto ai 400 e gli spazi più inesplorati) anche se carente di "stabilità" prestativa sui 400. Per Galvan il discorso è diverso, visti gli infortuni, ma insomma, l'ambiente l'ha frequentato per una stagione e ora dovrebbe essere maturo per far vedere le proprie qualità. Rimane questa grande opportunità che sta perdendo Licciardello, che ritengo perderà molto in termini di assets dedicati all'atletica, a professionalità e numero dei componenti degli staff, a quantità di capitale investita sui diversi componenti di quesgli stessi staff che seguono gli atleti, al clima competitivo del campus... non lo so, davvero, cosa possa far recedere un ragazzo così talentuoso, che probabilmente avrebbe nelle gambe tempi mai corsi sul giro in Italia, da un'opportunità del genere. Ora, non me ne voglia Attanasio, che sarà sicuramente un'ottimo coach, ma il professionista nasce dal controllo dei singoli aspetti della vita quotidiana, che non sono limitati alle due ore di allenamento quotidiano. La presenza costante di un centro ad esso dedicato potrebbe essere uno di quei meccanismi dell'ingranaggio che invoglia per induzione centimetri di professionalità piuttosto che una pista di Catania, per quanto questa possa essere completa di strumenti per l'allenamento. Ecco, spero ci ripensi Licciardello, perchè è una delle poche cose decenti azzurrre che potrebbe avere una visibilità internazionale sul giro... e poi, proprio nell'anno in cui sembra che Vistalli abbia deciso di andare negli States. 

27/10/12

Ne mancava ancora uno: il Consigliere Migliorini al Crown Palaza

Per ultimo, nel mio trittico informativo, lascio l'intervento di Pierluigi Migliorini al Crown Plaza di San Donato de 13 ottobre. Come già scritto altre volte, non conosco le persone che stanno dietro la "divisa Fidal" che sicuramente saranno ottime individualità, ma è indubbio che quello che rappresentano possa e debba necessariamente essere criticato: è la democrazia. L'incriticabilità dei monarchi nell'esercizio delle loro funzioni, come sostiene per altri aspetti anche la Procura di Palermo, è sintomo di monarchia assoluta. Orbene, l'unico dei tre Consiglieri Nazionali lombardi presentatisi alla riunione pre-elettorale lombarda che quanto meno è riuscito a fare un minimo di autocritica sulla ormai morente gestione di Arese II. Peccato che poi abbia prevalso l'identità di ruolo, la visione chiaramente non oggettiva della realtà (soprattutto sui master) e la necessità di difendere la posizione. La realtà, Sig. Migliorini, è che la crescita esponenziale di tesserati master non è certo avvenuta grazie alla Fidal in cui lei era il responsabile d'Area, ma nonostante la Fidal.  La popolazione invecchia, la voglia di sport anche dopo i 40 aumenta, diminuisce invece tra i giovani: impossibile fallire, anche se è indubitabile che nelle ultime stagioni, a causa del menefreghismo della Federazione su tutto il comparto, il flusso in "entrata" si è molto chetato, soprattutto nell'attività in pista. Tutti sono pienamente consapevoli che l'attività su strada poco gli importa di quello che pensa e che fa la Fidal. Quindi rimaniamo sul primo piano, quello della pista, che è quello cui del resto anche gli stessi rappresentanti della Fidal si rifanno e si concentrano. Due Consiglieri nazionali in area master, e non si è riusciti a bloccare le norme ammazza-master che sono state clamorosamente approvate negli ultimi anni, probabilmente votate anche dagli stessi due che probabilmente avrebbero dovuto tutelare una categoria che da sola rappresenta sulla carta metà dei tesserati italiani di atletica: togliendo dal computo totale i tesseramenti-fuffa delle categorie "esordienti" stimo che probabilmente siano non meno del 60% i master italiani sul totale. Forse avrebbe dovuto far autocritica anche su quello durante la propria uscita. Ricordo che Migliorini durante i mondiali di Daegu del 2011, è stato eletto quale componente della commissione master per la IAAF. Speriamo che sappia almeno lì dare un piccolissimo contributo, magari maggiore di quello che avrebbe portato tra gli over-35 italiani, che, nemmeno cercando con il lanternino, si capisce dove possa essere finito. Concludo rimandando all'audio dell'intervento di Migliorini dove ho inserito come fotogramma per youtube una foto che risale ad Osaka: accanto a Migliorini sull'estrema sinistra, si vede Arese all'estrema destra, Maurizio Damilano accanto ad Arese, la Riccardi in mezzo e Massimo Magnani accanto a Migliorini. Massimo Magnani? Ma non è quello di Giomi? Proprio lui. (la foto che compare sul video è tratta da Fidal.it). 

24/10/12

L'ultimo smacco: staffette azzurre escluse dagli Euroindoor

Bè, non ci voleva molto a pronosticarlo. Per quanto riguarda i Campionati internazionali di atletica ormai si è scelta la strada di prendere le migliori nazioni dell'anno precedente, selezionando così il numero esatto di formazioni adattabili alle corsie presenti alla struttura ospitante e limitando quindi l'impatto sulla programmazione degli eventi di una gara che, per quanto spettacolare, non sembra attirare l'attenzione dei diversi organismi internazionali più di tanto. Mettiamoci poi che un Campionato Indoor è più compattato anche nella tempistica, cosa che costringerebbe alcuni atleti ad un vero tour de force per poter partecipare alla gara individuale e poi, eventualmente, alla staffetta. Mettiamo questi dati nella centrifuga e abbiamo il risultato finale: solo 12 formazioni (6 maschili e 6 femminili) invitate dall'EAA per i Campionati Europei Indoor che si terranno a Goteborg (come direbbe Bragagna, Iotebori) dal 1 al 3 marzo dell'anno prossimo. Naturalmente la notizia è che l'Italia è inopinatamente fuori dalle due 4x400 pianificate, non essendo rientrata nel nugolo di nazioni elette, e ciò anche in virtù dell'inserimento della formazione della nazione ospitante, la Svezia. 

Si conferma il 2012 l'annus Horribilis dello staffettismo azzurro, culminato con il 4 in a row (4 in una botta sola) ovvero le 4 esclusioni dalle finali delle 4 formazioni schierati ai Campionati Europei di luglio. Poi naturalmente le esclusioni dalle finali olimpiche, e una conflittualità interna degna dell'Isola dei Famosi. Peccato che all'Isola dei Famosi sia tutto artefatto, litigi inclusi, mentre è parso che nell'ambiente staffettistico nazionale le frizioni fossero degne della prima edizione del "Grande Fratello", quella più genuina. Ma ne abbiamo parlato fin troppo: la serenità, se così si può chiamare, è forse arrivata verso la fine, probabilmente troppo tardi. Gli strascichi e la poca serenità dell'ambiente non può non aver influito anche nel contingente sulle prestazioni generali delle staffette. Basti pensare che la formazione svizzera con atleti mediamente più lenti nella 4x100, nel corso dell'anno è riuscita a fare uscite più dignitose della nostra. La 4x400 femminile ha probabilmente rappresentato la delusione più grande quanto ad ambizioni, per quanto ci si sarebbe aspettati considerata la crescita delle ragazze appena al di sotto del duo Grenot-Milani. Libania Grenot è poi arrivata non al top negli appuntamenti clou, e mi permetto di dire che la disposizione delle staffette appariva quanto meno criticabile. Di fatto la carta-Grenot sempre utilizzata a giochi fatti, quando ormai si era tagliati fuori dal vivo dell'azione, quando, forse, la si sarebbe potuta utilizzare in modo tale che chi avesse prestazioni inferiori alla sua, potesse lottare con un minimo vantaggio sulle proprie competitors. E non dimentichiamoci dell'affaire-Milani, la capitana coraggiosa, cui sono stati tolti  i galloni direttamente sul campo di battaglia e rimandata a casa senza spiegazione, nonostante le raccomandazioni fattele alla vigilia. 
La 4x100 maschile è stata fin troppo analizzata, mi son stancato di parlar di lei, mentre la staffetta del miglio maschile è forse stata quella che più ha impressionato in senso negativo. Eppure quest'anno c'erano tutte le premesse per una staffetta da 3'02"/3'03", ma che causa infortuni e mancate esplosioni dei talenti proiettati nell'empireo dello sprintismo azzurro nel 2011, non ha reso quello che avrebbe dovuto. Lascia senza parole il 3'08"78 degli Europei, che significa nè più nè meno che un 47"2 lanciato procapite. Insufficiente. Ma l'Italia del miglio era quella che usciva da un titolo europeo indoor assoluto (Torino '09), quella che ha presentato a livello giovanile il meglio in Europa negli ultimi due anni. Cos'è successo? Chi può dare una risposta? La 4x100 femminile invece è in pieno work-in-progress, con troppe attrici sotto provino davanti all'entrata di X-Factor: troppo fluida la situazione e prestazioni ancora non degne di palcoscenici internazionali.

Tutto questo non poteva che essere prodromico alla bocciatura di Goteborg. L'Italia atletica diventa sempre più piccola di fronte a questo mondo sportivo. Più di tutto serve serenità ma soprattutto un progetto tecnico serio, organico, strutturato, scientifico, piramidale, professionale... quello che purtroppo non è stato fino ad oggi. Quello che si vede non è altro che l'effetto di politiche poco attente all'atletica di base, che massimizza l'atletica di vertice ma in maniera talmente poco strutturata, da sembrare tutto non frutto di strategie studiate a tavolino ma della mera improvvisazione. L'atletica italiana dovrebbe ricrearsi nel suo stesso midollo, perchè continuare a pensare che si viva negli anni '70-'80 ci ha portato alla rovina e alle continue infamie di non vedere più i nostri colori ad una dannatissima garetta praticamente ormai bisfrattata dai big, come i campionati europei indoor. 

22/10/12

I disegni imperscrutabili della corsa alla Presidenza

Bè, dai, tutto questo è il mondo della "politica". Colpi di scena, scelte cervellotiche in realtà guidate da disegni precisi, giornalisti indipendenti che portano alla luce scoop, promettitori seriali, intrallazzisti, compratori e venditori di prebende, dietrologi, buffoni, persone serie e quelle un pò meno, cadreghisti indomiti... Tutto, c'è proprio  tutto in questa affannosa corsa verso la Presidenza Federale. Mi sto stancando, a dire il vero: comincia a mancarmi l'atletica praticata e parlare sempre di "politica" è stancante: ma mi rendo conto che se per una volta, questa, non si entra nel meccanismo per romperlo o anche solo minacciarlo, probabilmente non si vedrà più l'atletica come l'avevamo vista nel nostro nemmeno tanto recente passato. E poi, nessuno ufficialmente lo fa (forse solo facebook), ma è necessario informare per riflettere. Senza informazione, l'uomo scade.  

Ora, è ormai di dominio comune il malessere di Francesco Arese, e la sua quasi scontata assenza dalla corsa elettorale. Forse. Il mio commento? Bè, non so se mi avete seguito nell'ultimo anno, ma ho iniziato ad intravedere quello che poi mi si è svelato in tutta la sua cristallina verità: Arese non è e non era il dominus dell'attuale Fidal. Era il capo di un sistema organico, nel quale, probabilmente, lui incideva solo su una parte delle decisioni. Basta ricordare le sempre insistenti troppe voci concordi nel segnalare la sua protervia "assenza" da Roma, per i naturali impegni di un imprenditore che ha verso le proprie numerose imprese e i moltissimi dipendenti al suo servizio. Se ci mettiamo nei panni dei propri dipendenti, forse è meglio così: che il capo stia in sede (e che si rimetta al meglio) per dirigerli fuori dalla crisi che immagino non possa non aver colpito, anche se solo marginalmente, le sue attività. Se così non fosse, meglio. 

Io mi immagino una persona come Arese, impegnato in mille attività (ricordo come solo in Italia, lo stesso debba essere inserito in ruoli apicali in almeno 8 società) che ad un certo punto gli tocca dover gestire l'atletica italiana. Gli tocca... si sarà offerto anche lui, o no? 

Ok per l'atletica di vertice, ma per quel mondo sterminato che è la gestione burocratico-amministrativa di un panorama costituito di 170.000 tesserati, i regolamenti, le diverse categorie, le decine di atleti, le società, i militari, il CONI, la rappresentanza, il consiglio, il personale... mmm... troppo, francamente, anche per un imprenditore di successo. Davvero troppo. Ora che l'ho tirato fuori, ricordo le diverse circostanze in cui il Presidente si lamentava pubblicamente di strani "ostruzionismi" interni, cui in realtà ho sempre dato poco peso, pensando che il ruolo di Presidente federale in realtà coincidesse con quello del monarca assoluto. La verità sta pian piano emergendo ed è quella di un Cerchio Magico che nelle riportate (colpevoli, a questo punto) assenze del capo, ha fatto e disfatto tutto quello che c'era da fare e disfare. Un gruppo di lupi famelici che si sono azzannati per spolpare l'osso dell'atletica, trasformandolo in un mondo dove non rimane più nulla, terra bruciata, dove le dinamiche interne stesse sembrano esser state guidate dallo Stato di Natura di Hobbesiana memoria. Homo Homini Lupus. Mi disegno nella mente una specie di conclave di persone che si spartiscono di volta in volta i diversi aspetti dell'atletica: i regolamenti, le borse di studio, le scelte tecniche, con il Presidente (che dall'atletica praticata e politica è stato lontano almeno 30 anni, e che secondo me vi è ritornato senza conoscerne i meccanismi politici creatisi) che alza ieraticamente la mano in segno di assenso, ma in realtà senza capire cosa stesse in realtà succedendo. 

Ma secondo voi, cosa gli sarà mai importato ad Arese dei regolamenti dei c.d.s.? Come poteva entrare in certe decisioni "minime" che costituiscono di fatto i meccanismi che muovono tutta la macchina-Fidal? Per me... nulla. Le sue colpe sono, secondo me, aver accettato per ben due volte di voler rappresentare una Federazione così complessa come la Fidal e di non esservi concesso totalmente come sarebbe dovuto essere, avendo appunto altre attività e altri interessi da curare. E poi di averlo fatto in costanza di un insanabile conflitto di interessi, magari svincolabile normativamente, ma idealmente talmente palese da non poter scindere l'Arese Presidente dell'Asics dall'Arese Presidente della Fidal. In pochi ci sono riusciti a separare le due figure, e le norme sulle incompatibilità esistono proprio per questo: per evitare che qualcuno possa anche solo sospettare che vi possano essere degli interessi da qualche parte da parte di chi viene eletto. 

Ora, per carità, lungi da me farne un martire del sistema, visto che sono stato anche uno dei pochi che nel silenzio generale in tutti questi anni è rimasto da solo a denunciarne la politica, ma è indubbio come le colpe del disastro non fossero solo sue, ma anche sue, e di un gruppo decisionale non certo votato al bene dell'atletica, ma che continuava a gestire nel nome degli interessi particolari e non generali. Non c'è altra spiegazione della frammentazione cui si assiste oggi. E' diventata l'atletica delle società, nell'accezione negativa della cosa: il rapporto biunivoco è diventato perverso e clientelare, magari anche inconsapevolmente. Prendendo ognuno degli 5000 presidenti di società presenti in Italia, quanti di loro preferirebbero la medaglia di bronzo di Donato ad un contentino di qualunque natura alla propria società? Secondo me pochi (a parte quelli delle Fiamme Gialle, naturalmente), e quindi arriviamo in fondo al problema, cioè il crearsi di un sistema in cui il potere elettorale discende completamente sui presidenti societari che dovendo dare risposte ai propri sforzi, preferiscono un'atletica a loro immagine e somiglianza e che le medaglie di Donato se le tenessero. Le elezioni in realtà dovrebbero anche dar più peso ai tecnici e agli atleti, non ridimensionarli a mere comparse.... e rendere le cariche apicali delle Federazioni, incompatibili con quelle di Presidente di una società, per evitare che poi quando ci si chiude in conclave, ce ne si esca con leggine ad hoc. 

Giorgio Rondelli, sul blog del Corriere, parla della possibile concretizzazione di una nuova cordata nel nome di un personaggio in vista del CONI che raccoglierebbe lo scettro di Arese. A parte che questo confermerebbe come sia il sistema a voler autoperpetrarsi all'infinito, che non vuole mollare... ma... come, come? Il Coni vuole entrare in Fidal? Vi ricordate chi è il Coni? Quella impresentabile e ridicola immagine di una delegazione italiana di anziani che entra nello stadio olimpico di Londra davanti agli atleti azzurri! E' quello di quel Petrucci  che in questi anni non ha mai una volta commissionato l'atletica nonostante i disastri, nonostante l'avesse fatto per molto meno con altre federazioni, che ha fatto affermazioni contro la logica dei fatti difendendo l'atletica italiana (quel Petrucci che ha già individuato nel "giovanissimo" Pagnozzi il proprio successore e che incredibile, ma vero, dopo esser stato eletto Sindaco di San Felice Circeo un paio di mesi fa, dopo le incapacità mostrate nella gestione del patrimonio del Coni, così come testimoniato da Repubblica, si è fatto pure rileggere a presidente della Federazione di Pallacanestro, per la serie: ma come si fa a buttar giù dalle sedie queste persone?). Il Coni dei dossier sugli sperperi. Il Coni e i suoi Nazkul nella Fidal sarebbero il de profundis all'atletica italiana, essendo una mossa con una valenza non di respiro, tecnica, ma esclusivamente di rappresentanza politica. Poi non ci sarebbe più la necessaria autonomia. E forse qualcuno ha deciso che è l'ora di commissionare l'atletica. 

Comunque, sapete che vi dico? Che l'Italia è il paese dove conta la quantità e la qualità delle conoscenze. Un manager di successo è solo colui che è inserito in una rete di conoscenze personali, più che latore di conoscenze apprese. A me questo sistema fa schifo. 

21/10/12

Ma chi l'ha detto che gli atleti non possono modificare l'andamento delle elezioni?

Ora c'è fretta, o forse è troppo tardi. Ma qualche cosa si può e si deve fare. Deve servire da monito per il futuro, per coagulare tutti coloro che vogliono cambiare l'atletica deturpataci da chi aveva da esaltare l'interesse personale o la piccola rivendicazione societaria. Il grimaldello al sistema sono... gli atleti. E i tecnici. Già, la base. Tra i tanti aspetti trattati dai contendenti alla Presidenza della Fidal (tranne da quelli di Arese, che obiettivamente non possono mettere nulla sul proprio piatto, visto lo scempio degli ultimi 8 anni) ne manca uno a mio modo di vedere esistenziale per uno sport, ovvero il trattamento riservato alla massa di atleti che non sono nè giovani, nè militari, nè campioni, nè master. La massa appunto. Si è parlato di proselitismo, ma nessuno ha parlato di come mantenere, conservare, incentivare, bloccare dalla fuga dell'atletica quelli che già ci sono e che nell'arco della loro carriera non avranno la possibilità di vincere mai nulla. 

L'identikit riporta all'atleta senior, che partecipa all'attività regionale e provinciale. Solitamente un lavoratore o uno studente, che nella vita fa decisamente altro, non fa certo atletica. ...Che poi trova nei ritagli di tempo la possibilità di far sfogo alla propria passione. Le ambizioni massime sono spesso limitate alla sola partecipazione ai campionati di società, magari in una frazioncina di una staffetta. Ecco, per questi atleti, cosa si vuole fare? In realtà non si è fatto assolutamente nulla, essendo considerati solo "sottobosco". "Che vadano!" sembrano dirci dalla Fidal. E invece i numeri sono... loro! La consistenza del mondo dell'atletica assoluta la danno loro. Su come incentivare la loro permanenza, appunto, nessuno ha proposto nulla: la mortalità dei tesseramenti e degli abbandoni non importano evidentemente. E così si cerca di aprire il più possibile il rubinetto per buttare nella mischia un flusso inesauribile di giovani, e non si vede che la vasca ha una falla due volte più grande in uscita. Le mie idee ce l'ho a riguardo di questi atleti, per incentivarne la permanenza, ma le dirò al momento opportuno.

Così veniamo a come scardinare il sistema dall'interno. Ora, le società si sono già mosse e i propri presidenti (quasi mai confrontandosi con i propri atleti... potrei dire mai, ma sono l'eccezione a me nota, quindi...) hanno già tessuto la loro tela ormai da tempo. Non so se le migliaia di presidenti societari abbiano però adempiuto ad un loro obbligo, previsto dallo Statuto: informare gli atleti maggiorenni della possibilità di partecipare alle votazioni regionali della Fidal, così come imposto dai regolamenti. Quanti? Secondo me lo zero-virgola... A questo punto sarebbe da creare (lo suggerisco al prossimo Presidente Federale) una casella di posta elettronica personale per ogni atleta tesserato maggiorenne, almeno le comunicazioni federali giungerebbero fino alla base a costo-zero. Non solo pubblicizzare le gare, le iniziative, le disposizioni, inviare materiale, ma anche informare della possibilità che gli atleti possano VOTARE quando è loro consentito. Diciamo, molto meno prosaicamente, che il sistema ha tutto l'interesse a che gli atleti e i tecnici non mettano il muso nei loro affari, alterando così i delicatissimi meccanismi interni di potere. 

Ma non perdiamo altro tempo. Ora, lo statuto, all'articolo 33 (se clikkate su "statuto" lo leggerete direttamente), recita: "ogni regione ha diritto di eleggere un delegato atleta ogni 1500 tesserati atleti maggiorenni della Regione di riferimento".  Questo vuol dire che se, per esempio la Regione Lombardia, avesse 18.000 tesserati maggiorenni (penso che siano di più), si avrebbe diritto a ben 12 delegati-atleti per l'assemblea nazionale. Questi all'assemblea nazionale di Milano avrebbero poi l'obbligo di votare l'atleta che li rappresenterà nell'ambito del Cerchio Magico dei Consiglieri Nazionali, che, se ancora non lo si fosse capito, è l'organo che fa e disfa tutto quello che si è visto targato "atletica" in Italia da sempre. Solitamente, non essendo nota questa facoltà di voto, le squadre maggiorenti e volpone, portano al guinzaglio un piccolo numero di atleti e li fanno eleggere con l'unico loro voto previsto, così non ci sarà la possibilità di vedere qualche "estraneo" in giro per i corridoi del palazzo. 

Nell'ultimo quadriennio gli atleti eletti, come noto, dovrebbero essere stati (mi sembra) Stefano Mei, Giacomo Leone, Francesco De Feo e Laurent Ottoz. Paradossalmente l'unico dei quattro a possedere una tessera da "atleta" (che hanno tutti e quattro necessariamente), ma ad aver partecipato davvero all'attività agonistica è stato il master De Feo. Si registra naturalmente anche un'apparizione (con record, giusto dirlo), di Laurent che ha battuto il più vecchio record italiano master esistente (i 400hs M40 che appartenevano al leggendario Luigi Facelli, stabilito nel lontanissimo '38). Questa la dice lunga su come funzionino le cose lassù e ritengo che questo sarà stato anche il motivo per il quale non c'è mai stata in Consiglio una componente coagulata attorno alla necessità di difendere a spada tratta gli atleti (parlo dei minimati olimpici, per esempio... o dei master... o delle categorie giovanili). Stesso discorso naturalmente vale per i tecnici. Da ingenuo lettore dei regolamenti, mi sembrava pacifico che se un atleta fosse stato eletto da un "popolo", dovesse cercare di difendere quel "popolo" di votanti che rappresentava, piuttosto che assuefarsi alle logiche del potere. Mi sbaglierò, eh... la vedevo così. 

Così, gli atleti (e i tecnici, anche se quel mondo mi sembra molto più conflittuale al proprio interno), se animati da un'idea comune, possono davvero essere l'ascensore per portare uno di loro all'interno del Cerchio Magico del Consiglio Nazionale. E i tecnici... idem. Ci sarebbero cioè due persone su dieci (il numero dei Consiglieri dovrebbe esser stato tagliato), espressione, non delle volontà politiche delle società (che agiscono ESCLUSIVAMENTE per il proprio bene, e non certo per il bene della cosa comune), ma del mondo dell'atletica, quello più vero e quello più puro. 

Io mi permetto così di suggerire agli atleti lombardi (poi ogni atleta in giro per l'Italia si informi al più presto possibile presso le proprie federazioni o i propri presidenti) di venire il 17 novembre alle elezioni di San Donato, al Crown Plaza, con la propria tessera. 

E soprattutto a molti volenterosi tesserati come atleti (e tecnici), di presentare le proprie candidature (tassativamente entro domenica prossima!!) come delegati all'assemblea nazionale (che si terrà proprio a San Donato milanese il 2 dicembre) con i moduli che allego qui sotto, per poter così portare tutti i delegati ammissibili e così determinare in maniera preponderante la votazione per chi ci rappresenterà domani nel Consiglio Nazionale. Naturalmente ci fosse qualcuno con un pò di tempo, e si volesse candidare al ruolo di Consigliere Nazionale in quota atleti, lo porteremmo fino a Roma.... visti i meccanismi elettorali. Se vogliamo davvero cambiare l'atletica, lo sforzo è minimo:
  1. scaricare il modulo qui sotto;
  2. trasmetterlo con raccomandata A.R. al comitato regionale (vi invio anche le modalità...) entro domenica prossima;
  3. essere presenti al Crown Plaza il 17 novembre e votare (non dovete prendere la parola, non è necessario!)
  4. se eletti, essere presenti al Crown Plaza il 2 dicembre e votare per un rappresentante che sia espressione della nostra volontà. Anche qui non dovrete esporvi e parlare davanti all'assemblea... per i più timidi.



Io mi candiderò, in quota atleti. Il web deve scendere nel reale se vuole trasformare il mondo in cui crede. 

18/10/12

Il giorno dopo il ritiro di Eddy

A me francamente non cambia nulla. Anzi, non comprendo nemmeno perchè prendersela. Eddy Ottoz ha lasciato "a questo giro" e probabilmente ha disegnato la sua strategia per il futuro prossimo o quello remoto. Non importa. La vita va avanti, e i commenti sono già superflui, superati, inutili. Si va avanti. Ma dove, come, perchè? Con la rete, con facebook, twitter, con i siti internet, nelle reti informali di persone: il nord Africa non è collassato nella Primavera Araba grazie ai social network? La controinformazione, ovvero molto spesso quella vera, ormai, non è presente solo su internet? Sì, potete trovarci tutto e il contrario di tutto, ma lo trovate.  Poi ad ognuno la capacità di valutazione ciò che legge e di trovarlo... se vuole. Di sicuro il mondo con i social network si è svegliato un pò di più, ha capito un pò di più, e qualche volta, forse, è pure deragliato, ma almeno adesso "conosciamo un pò di più".

Quanti di voi si ricordano qualche elezione federale di quelle tenutisi negli scorsi anni? Pochi o solo per sentito dire. Era un momento tenebroso, oscuro: lo vedevo come un gruppo di persone entrare nel balneum romano, piano di vapor acqueo: dentro i senatori trescavano, e se ne uscivano con il primus inter pares. La casta atletica negli anni, a completa nostra insaputa (questa volta sì...) si è creata il proprio mondo esclusivo, precluso ad ogni cambiamento, infarcita di dirigenti imbullonati alle poltrone con cariche a vita come il Re Sole, sui cui imperi vorrebbero che non tramontasse mai il sole, modellandosi di volta in volta i regolamenti, lo Statuto, impedendo di fatto il cambiamento che ora non si può più aspettare, visto che siamo ormai in un girone dell'inferno troppo basso e il calore al popò è diventato insopportabile. Il mondo dirigenziale dell'atletica è il vero peso morto dell'intero movimento: poche idee, talvolta perverse nella loro complicazione, creata ad arte per favorire qualcuno a scapito degli altri. Ma a loro spettano le decisioni, l'organizzazione generale. Ritornando alla famosa riunione di San Donato, mi viene in mente questa scena: si presenta sul palco un signore di 65/70 anni e dopo una inconsistente relazione di 2 minuti scarsi, pronuncia questa frase: "sono stato consigliere negli ultimi 8 (o 12, non ricordo), e mi candido a consigliere". Mi son cadute le braccia. Deprimente. Guardandolo in volto mi chiedevo che razza di idee nuove avrebbe mai potuto avere un Consigliere lombardo, considerato il pregresso "ZERO" visto nell'ultima decade nella quale lui scaldava la sedia. Diciamo che la Lombardia fa la felicità dei propri dirigenti in virtù di un solo aspetto: quello demografico, essendo la Lombardia la regione più densamente popolata, collegato al fatto che c'è sicuramente la più alta concentrazione di ricchezza. I risultati ottenuti, quindi, sarebbero arrivati anche senza Fidal... Anzi, senza l'ultimo governo Vichy di Campi, probabilmente avremmo visto pure di più senza classe dirigente. Poche squadre stanno governando la Lombardia ormai da anni. Troppo poche e troppo arroganti.

Ma quest'anno finalmente c'è stato comunque il rigurgito, che è partito dalla base, quella che non ha voce in capitolo, purtroppo, ovvero peso elettorale. Ma credo che non si potrà più far finta di nulla, anche se ci hanno provato a passare inosservati, a sparare cazzate senza contraddittorio. Su internet abbiamo scoperto da vicino chi ci governa: qualcuno è sceso nell'arena di facebook ed è scappato; qualcuno ci è entrato suo malgrado, finendo triturato; qui su ci sono tutti, anche chi non si vede mai, anche Arese, suo malgrado. Qui si critica e si viene criticati: chi non ha scheletri, può entrare e dire la propria. Giomi ha detto che lui sulla rete non ci viene a vedere... giudicate voi.

Per me rimane importante informare, informarci, su quello che succede, perchè la colpa più grande è sicuramente aver consentito a questi figuri di fare tutto questo alle nostre spalle, mentre noi cercavamo di goderci forse troppo semplicisticamente il nostro sport. Loro l'hanno trasformato nel loro bordello, come scrivevo ieri su facebook. Ci vuole una sensibilità diversa che si traduce dallo spostarsi dal pc di casa, e dirigersi verso i luoghi della "politica" laddove chi non conosce internet tesse le proprie ragnatele. Entrare là dentro, capire, comprendere, e rendere tutto trasparente. In faccia a loro, che pensano di fare tutto di nascosto. 

15/10/12

La meravigliosa lettera aperta di Marzia Caravelli a Franco Angelotti

Dopo la pubblicazione negli scorsi giorni delle registrazioni di alcuni interventi pubblici di alcuni Consiglieri Nazionali, non potevano non arrivare le reazioni dei diretti interessati. Chiaramente ritengo che nell'ottica della contesa elettorale alcuni competitors si siano lasciati andare, contando sul fatto che tanto non si sarebbe avuto alcun contraddittorio. La Lombardia poi, viene considerata il feudo di  Arese, quindi, forse, ci si è sentiti autorizzati a dire tutto quello che si voleva senza tema di smentita passando sopra anche alla dignità degli atleti, infischiandosene di essa. Non voglio però buttarla in politica, perchè in questo momento sono contro tutti e non vedo nessuna luce in fondo al tunnel, ma in questa pagina, lo spazio se lo prende Marzia Caravelli, che nella politica Fidal poco c'entra e poco dovrebbe entrarci. E così ci dirà lei nella lettera qui sotto.
Mi dispiace infinitamente che sia dovuta arrivare a difendersi da diverse affermazioni pronunciate di fronte a molte società rappresentative del panorama lombarda da parte di un Consigliere Nazionale, che a questo punto, o non sapeva o mentiva. Non se ne esce. Per quanto piccolo, dò tutto il mio sostegno morale a Marzia, che è il simbolo della stragrande maggioranza di atleti che nel dopolavoro vanno ad allenarsi... e gli tocca pure subire un affronto simile. Qui sotto la lettera, dura, precisa, ma meravigliosa, commovente, da brividi... insomma, Marzia. Chissà se qualcuno stasera avrà il coraggio di guardarsi allo specchio. 

Lettera Aperta Di Marzia Caravelli

L'intervento di Saro Naso a San Donato: il dolore e la passione di un tecnico contro il sistema

Ecco il bellissimo intervento di Saro Naso al Crowne Plaza di San Donato di sabato scorso. Una difesa accesa della categoria dei tecnici, l'abbandono degli stessi da parte della Fidal, il voltafaccia dell'establishment a Marta Milani prima di Londra, e il trattamento subito nonostante le promesse ricevute. Un intervento vibrante, accalorato, con la passione di chi ha messo tutto sè stesso con la sorpresa finale del trattamento ricevuto a luglio. A parte scoprire il trattamento riservato ad un'altra atleta di vertice dell'atletica italiana, Marta Milani, e come sia stata trattata dall'attuale settore tecnico federale, i retroscena di quelle scelte di cui tanto si è discusso sul mio sito, Saro racconta il dolore di un settore abbandonato, scarsamente professionalizzato, che si dimentica troppo velocemente di ciò che è stato costruito solo qualche mese prima. Sembra il disegno della disorganizzazione pura, quale probabilmente è. Memorabili alcuni passaggi, che davvero disegnano una persona passionalmente attaccata a questo sport. Qui sotto la registrazione. Per sentirla meglio, sarebbe meglio avere una cuffia. 

14/10/12

Ecco cosa pensa la Fidal degli atleti di vertice

Dopo l'intervento pre-elettorale di Angelotti al Crown Plaza di San Donato, di fronte alle società lombarde, la domanda è lecita: ma quindi sono questi i rapporti con gli atleti di vertice dell'atletica italiana? La disorganizzazione allo stato brado? L'astio nei loro confronti? L'impossibilità di avere un rapporto sereno con loro, se hanno problematiche? Forse meglio di mille parole da parte mia, è la viva voce di quello che è considerato da molti il braccio destro di Arese. Qui riporto la trascrizione di ciò che pensa di 4 atleti di vertice, ovvero esclusi Donato, Vizzoni e Abate, quanto fornisce di meglio l'atletica italiana nel mondo. In fondo l'intervento integrale audio. 

Andrew Howe e il complesso di Edipo: "Ho sentito l'intervista di Giomi che Andrew Howe è stato abbandonato. Andrew Howe è venuto otto volte in federazione con mamma, comandante dei carabinieri, eh, dei carabinieri, dell'aeronautica... (dicendo) io voglio essere allenato solo da mia mamma. Io non posso andare...  (contro)... e dirgli ti alleni con chi voglio io. L'unica cosa che posso fare come Federazione è aiutarlo a mettergli a disposizione il posto dove allenarsi, mettergli a disposizione (incomprensibile)... tutte cose che in questi anni sono sempre state fatte". 

L'intervento sulla Di Martino: perchè non si cura da sola? "Antonietta Di Martino allenata dal marito? Forse il buon Alfio si dimentica che anche Sara Simeoni era allenata dal marito. Poi, non è vero che Antonietta Di Martino è allenata dal marito, perchè accanto a lei ha sempre Zamperini che è così modesto che un passo indietro... perchè per far vedere il marito, ... (incomprensibile)... da una parte il marito, e che lui faceva un passo indietro. Aveva sempre a fianco un fisioterapista che era Bruzzese che la curava su tutte le cose. Il professor Benazzo ha risolto due volte problemi fisici alla Di Martino permettendole di andare a vincere grandi medaglie e poi si è trovato insultato. Io credo che non sia generoso... che... l'ultimo intervento della Antonietta Di Martino è costato diecimila euro, l'ha pagato la Federazione, non l'hanno pagato le Fiamme Gialle. La sua riabilitazione costa duemila euro al mese, la sta pagando la Federazione non la stanno pagando le Fiamme Gialle benchè abbiano una signora struttura di fisioterapia... non capisco perchè una che è una dipendente dello Stato non va farsi a fare la fisioterapia al... alle Fiamme Gialle se siamo così incapaci di seguirla...".

Alex Schwazer il delinquente: "Alex Schwazer ha avuto tutto quello che voleva, è stato seguito in tutte le maniere... eccetera, se poi uno è un delinquente o un imbroglione, scusate... non... non posso andare a casa di uno a vedere che cosa fa. Alex Schwazer è stato seguito dai tecnici della Federazione, ha avuto la casa, ha avuto... abbiamo le analisi dei test di Schwazer del 26 di luglio e ci racconta che lui stava bene. Ragazzi, cioè, non... credetemi, è veramente raccontare le palle".

L'assistenzialismo Fidal per la Caravelli: "O parliamo della Caravelli? Povera ragazza? Abbandonata dalla Federazione? ... (incomprensibile)... Marzia Caravelli aveva un posto di lavoro e lei si è licenziata perchè non voleva lavorare mezza giornata! Aveva un posto di lavoro al CIP. Marzia Caravelli dalla federazione prende dodicimila euro, son ventiquattromilioni delle vecchie lire; prende settemiladuecento euro dalla sua società, fanno diciannovemiladuecento euro, e prende mille, milleduecento euro a meeting. Credo che ci siano atleti che stanno peggio, che poi la Federazione deve investirli su un'atleta di 31 anni, io onestamente non sono d'accordo. La Federazione fa un percorso, aiuta gli atleti... (incomprensibile)... li mette in condizione di allenarsi, gli dà i posti dove fare i raduni, l'assistenza tecnica che ne hanno bisogno, ma non siamo qui a fare il... assistenzialismo. Non è una Federazione che può fare l'assistenzialismo!".

Sì, dai, un commento è da fare: inquietante. E la Lombardia è tutta solidale con Arese? E i due candidati sono tutti e due filo-Arese? Andiamo proprio bene. 

13/10/12

L'intervento di Castelli a Milano: Arese ha vinto più medaglie di Giomi

Sono voluto andare direttamente a vedere, così come avevo fatto con Giomi, i missili Pershing della  corazzata Arese. Sono tornato poi a casa sull'A4 ridendo a crepapelle: interventi surreali che sembrano voler far passare gli interlocutori come perfetti imbecilli. Ora, la Fidal Lombardia sta per partorire il peggior Consiglio della sua storia, se non si presenterà qualcun'altro di credibile, frutto della meiosi interna dello stesso consiglio, dove il vice presidente (mi dicevano) sfiderà la fiduciaria tecnica. La lombardia, cioè, continuerà a seguire la stessa strada verso il baratro, con le stesse persone e le stesse teste canute, elette con apparenti cariche a vita. Non si riescono proprio a buttar giù questi gerontocrati. Pensate che scenetta: tutti i presenti che si sono succeduti al microfono e che hanno toccato l'argomento Presidenza regionale, si sono affrettati a dolersi del fatto che non si potessero avere due presidenti, viste le due persone presentatesi. Ma non è un inno alla preservazione eterna della casta? Le organizzazioni sono fatte di persone che "passano" per definizione: ed è il fatto che non "passino" mai il vero problema! Non la loro età, ma l'imbullonamento eterno alla cadrega! I due candidati presidenti sono in Fidal Lombardia dall'eternità, cosa vogliono ancora? Ma il problema è del mondo atletico lombardo che rinuncia a presenziare ai momenti decisivi che sanciranno la loro esistenza sul campo, per abbandono, per la nausea alla quale si assiste quotidianamente, per il mondo surreale che i personaggi che la compongono, evocano continuamente.

In successione ho seguito Castelli, Angelotti e Migliorni (e li ho registrati), 3 dei decadenti Consiglieri Nazionali. Interventi al limite del ridicolo, surreali, dove la tesi sostenuta alla fine è una sola "loro sono peggio di noi". Giomi, unico candidato "contro" è peggio di Arese, in attesa di Eddy Ottoz. Idee chiaramente nessuna, come è ormai da 8 anni, ma arroganza tanta, strafottenza, che non possono riempire di indignazione. 

La prima registrazione (non buonissima come sarà quella di Angelotti) è relativa a Castelli, che dopo anni di rigor britannico lo vedo perdere il suo proverbiale aplomb. Davvero nervosismo serpeggiante tra le fila di Arese, che ormai le proiezioni elettorali vedono colpiti da un tracollo epocale. Molte le defezioni, tantissime le prese di distanza non ultima la stampa nazionale. Del resto, Castelli, si trova nella non facile condizioni di validare nonsensi logici cercando di dargli spessore, a partire dal delirante confronto di medaglie vinte, che vedrebbe Arese in testa in confronto ad un periodo non ben individuato in cui Giomi fu il Richelieu di Gola. Incredibile: non pensavo si sarebbe mai arrivati addirittura a millantare il predominio tecnico dell'atletica di Arese sul passato. Pensavo e lo penso tutt'ora che Arese sia stato il peggiore, e Castelli si è così lanciato in un incredibile spaccato a puzzle (chissà che salti mortali per estrapolare una classifica del genere) da farmi sentire in imbarazzo per lui. Obiettivo anche Luigi D'Onofrio... "Passioneatletica è in realtà passione incarico retribuito!" e giù con le statistiche delle perdite causate dal Golden Gala di D'Onofrio (che poi Angelotti quantificherà, elencando i privilegi di D'Onofrio ottenuti organizzando il meeting internazionale). Insomma, una bella caduta di stile da uno che forse ha già dato troppo: io ricordo solo un'elezione del passato dove venne eletto Presidente della Fidal Lombardia. Promise molto, e personalmente sto ancora aspettando la trasmissione televisiva in una rete locale, pubblicazioni, gli orari delle gare imposti per legge (la Lombardia è ancora tutta "a seguire")... promesse, appunto. Pensate, su 3 consiglieri nazionali che si sono succeduti al microfono non è uscita nemmeno un'idea su quella che potrebbe essere l'atletica del futuro. Bè, finchè la classe "politica" sarà questa, l'atletica è proprio destinata a morire. Più tardi gli interventi degli altri consiglieri e uno clamoroso di un tecnico lombardo che li ha zittiti. 

12/10/12

Giomi l'ho visto... l'altra sera

Mi dovevo fare un'idea sulla persona, e così son andato al campo sportivo di Chiari, nelle midlands lombarde, l'altra sera, ad ascoltare de visu il verbo di Alfio Giomi, uno dei candidati alla Presidenza della Fidal Nazionale. Riunione quasi carbonara, a dire il vero, anche se indubbiamente ne era stato pubblicizzato sulla rete l'evento. Purtroppo non conosco le persone, ma nella serata comprendo come tra i presenti vi siano almeno 3/4 rappresentanti di società lombarde di spessore (o il loro presidenti) che in termine di sacchi di voti, ne valgono davvero parecchi. Quindi questo il primo messaggio che acquisisco: benchè sembra che i soliti noti della alticcia corazzata di Arese millantino che tutti i presidenti Lombardi seguano codardamente come Lemmings un uomo solo nel salto dalla scogliera per schiantarsi giù di sotto, in realtà non ce la si fa più a turarsi il naso e scegliere candidati che si rifanno alle politiche sin qui subite sotto egida di Arese. Del resto metteteci la triade di statue marmoree che si è scelta a rappresentare la Lombardia al Consiglio Nazionale,  la non-politica federale, i paradossi, le scelte surreali... ok, archiviamo questa cosa, sperando di stoccare finalmente chi ha rappresentato così male la Lombardia in tutti gli anni che si è scelto di seguire segugiamente Arese.
Il secondo messaggio è invece inquietante: non ci sarebbero candidati, al momento, da opporre al veterocandidato (in termini di cadreghismo in CRL) di Arese in Lombardia. Diciamolo in altre parole: sembra che al mondo atletico lombardo, che a sentire tutti ma proprio tutti (tranne uno) non ne può più di Arese e della casta alcolica creatasi attorno a lui e delle sue propaggini territoriali che a lui si rifanno idealmente, non ci sia un solo piccolo Lorenzo de' Medici, Duca d'Urbino, Principe Machiavellico in grado di ramazzare le vestigia dell'odio dimostrato verso l'atletica (e l'amore per potere, cadreghe, risorse, brand) e che soprattutto in Lombardia sembra aver posto le sue possenti radici. Secondo voi, perchè fanno il consiglio nazionale a Milano? Perchè qualcuno ha promesso il l'etilico voto bulgaro, chiaramente, in una Regione che da sola vale il 20% dell'intero corpo votante nazionale.
In Lombardia non si riuscirebbe ad estirpare questo stato di cose, tanto che quasi tutti i protagonisti degli ultimi 20 anni (qualcuno 30 e altri addirittura 40) secondo me si ripresenteranno in blocco. Anche Migliorini? Anche Migliorni! Anche Angelotti? Soprattutto Angelotti! Poveri noi... Scusate, ma com'è stato possibile che siano stati ancora attribuiti ruoli internazionali e nazionali al buon Sig. Migliorini, brava persona sicuramente, cortese, ma che da quando lo si conosce, non ha mosso un solo dito in nessuna direzione per salvaguardare ciò di cui veniva messo di volta in volta posizionato in veste di responsabile? Cui prodest? A chi giova la sua immobile ed ectoplasmatica presenza? E' una domanda più che legittima, visto che anche l'inazione genera sconquassi, sopratutto se poi in un organo Nazionale vegetano personaggi che non sanno nemmeno per cosa dovrebbero alzare la mano, rispondendo automaticamente a comando ad ogni votazione. Basta, dai.

Tornando a Giomi, non posso dire assolutamente nulla contro, anche perchè quando faceva il Sancho Panza di Gola, non me ne fregava assolutamente nulla della politica Fidal, internet era cosa per pochi, e soprattutto esisteva una cosa chiamata atletica. Oggi, dopo che è deflagrata la bomba atomica della gestione Arese (ne è scoppiata una all'anno per otto anni consecutivi) si possono giusto contare i fili d'erba bruciati in mezzo al deserto e tra qualche duna una obliqua bottiglia di vino rosso che emerge dalle sabbie. Da parte di Giomi, tutti bei discorsi, per carità, anche se poi chiunque dopo Arese potrebbe raccontare anche una barzelletta e fare una figura migliore... politicamente parlando. Di sicuro, poi, Giomi ha un programma, mentre Arese e i suoi capi d'abbigliamento hanno gettato la maschera definitivamente: a che servirebbe poi un programma? A che serve dire faccio questo, quest'altro e quell'altro ancora, se poi NULLA di tutto quello che si promette viene portato a compimento o solo iniziato? A leggere il programma 2008-2012 e 2004-2008 di Aresics, viene la pelle d'oca. Ma qualcuno li aveva mai letti? Nulla, assolutamente nulla è stato solo iniziato. Ma allora, perchè non la fanno meglio: tanto promettere non costa nulla, no? Promettano 5 impianti indoor entro il 2016, la concessione di tutte le piste per gli allenamenti gratis, denaro e altre utilità a tutte le società, un giro di escort ai presidenti più affezionati in qualche privè in giro per il mondo, un Porto d'annata al miglior cagnolino della compa (gara già segnata in partenza), duellare con gli States nel medagliere finale alle olimpiadi di Rio del 2016, individuare il nuovo Bolt e far camminare sulle acque un consigliere a caso, che all'acqua naturali risulta allergico. A promettere le cazzate sono capaci tutti, no? 

10/10/12

O la borsa o la Fidal!


di Gianluca De Luca - Ho da poco partecipato ad un bando di concorso indetto dalla Fidal per l'assegnazione di quattro borse di studio. La lodevole iniziativa -dichiaratamente rivolta ai giovani tecnici- richiedeva un'età compresa tra i 26 ed i 40 anni, la qualifica di allenatore, pubblicazioni pregresse, la conoscenza della lingua inglese. Ai quattro vincitori sarebbe stata assegnata una borsa di studio per partecipare a convegni in Europa, per poi riportare in patria le conoscenze apprese.
Fummo selezionati in 17 - a questo link l'elenco http://www.fidal.it/upload/files/CENTROSTUDI/CENTROSTUDI_2012/ammessiB.pdf - da sottoporre ad una prova scritta di natura tecnica (con in più una domanda “aperta” in lingua inglese) e ad una prova orale (sempre tecnica e con un colloquio in inglese). Roba seria, sulla carta.
Degli originari 17 quella mattina ci ritrovammo in 12, e con un po' di malizia notai che, un paio di coloro che ritenevo i “rivali” più duri -allenatori dal curriculum ben più ampio del mio- non si erano presentati. “Meglio così”, pensai, lo confesso.
Appena terminata la prova scritta sostenemmo quella orale, ma in maniera che considero  “creativa”, perché la prova fu effettuata “a porte chiuse”. Che io sappia, gli esami debbono avere natura pubblica. Mah, forse in Fidal possono avere natura privata.
Al mio turno, di fronte ad una commissione nella quale ho riconosciuto Francesco Uguagliati, Nicola Silvaggi, Piero Incalza e Anna Riccardi (e c'erano altri tre esaminatori) sempre a porte chiuse valutarono ottimamente la mia prova scritta (nessun errore, dato oggettivo) e mi congedarono dopo una ventina di minuti di colloquio/esame (e qui l'impressione di essermela cavata niente male rimane un dato del tutto soggettivo).
Nonostante questo, non mi feci illusioni, nella valutazione finale la commissione avrebbe giustamente tenuto conto anche dei curricula, non solo delle prove.
Perciò non mi sono meravigliato più di tanto nel non ritrovarmi tra i vincitori -a quest'altro indirizzo http://www.fidal.it/content/Borse-di-studio-per-4-giovani-tecnici/50777
Leggero stupore mi ha preso invece leggendo tra i nomi degli “eletti” uno di quelli che avevo dato per “vincente” ma che con non nascosto sollievo notai non si era presentato alla prova finale. Non so come aveva fatto, ma aveva vinto senza partecipare.
Ma mi sono presto risposto: è l'Alzheimer. Il bravo collega c'era ed io non me n'ero accorto.
Stupore un po' più grosso nel notare invece che, tra i vincitori, ce n'è uno che – come si nota  rileggendo i nomi degli ammessi- non era tra gli ammessi.
Ripeto a beneficio dei molti che, annoiati dal racconto, stessero ormai leggendo distrattamente: “tra i vincitori c'è un nome non presente tra gli ammessi.”
Ho scritto alla Fidal per chiarimenti. Strano, non mi hanno risposto.
Non faccio congetture; mi sono rivolto ad uno studio legale per approfondire la bizzarra questione.  

07/10/12

Le proposte di Queenatletica: tesseramento individuale? E' ora di crescere

Sono anni che lo scrivo, e questo è uno dei momenti più propizi per riproporre la proposta, nella speranza che qualcuno la legga. Nella mia piccola guerra contro la filosofia improntata al societarismo più sfrenato dell'attuale ordinamento della Fidal e fomentata dalla colonizzazione di Presidenti Societari a tutti i livelli dell'Organizzazione atletica, ritenevo di introdurre un'altra piccola discussione su un'altra innovazione, che di fatto potrebbe sgretolare lo strapotere delle società, ovvero il tesseramento individuale.

Cosa sarebbe il tesseramento individuale? Semplicemente la possibilità concessa a determinati atleti e a determinate condizioni di potersi tesserare direttamente presso la Fidal senza dover necessariamente far parte di una società, con la semplice presentazione del certificato medico di abilità agonistica. Rivoluzionario? Macchè, sia negli States che in Inghilterra è una vita esistono i cosiddetti "unattacched", ovvero atleti che corrono per i cavoli loro. Chi sarebbero i "determinati atleti"? Bè, è presto detto: le società bisogna comunque salvaguardarle sui giovani. Ergo, tale facoltà sarebbe da consentire oltre una certa età: dopo la categoria promesse? I vincoli naturalmente rimarrebbero nel caso del passaggio di atleti da una società all'altra, mentre l'atleta che volesse "liberarsi", nulla dovrebbe alla società, per i motivi che spiegherò qui sotto. 

un'interpretazione diversa della visione del rapporto atleta-società

Le società ad una proposta del genere si opporrebbero come i 300 spartani alle Termopili, ed io non voglio fare Serse e non voglio utilizzare un gobbo doppiogiochista per vincere la battaglia. La motivazione principale delle società a che tutto ciò non avvenga è sostanzialmente questa: noi abbiamo investito sull'atleta nei più svariati termini e nel tempo, ovvero con sovvenzioni, tecnici, cure, viaggi, indumenti, scarpe... Ineccepibile l'assunto. 

Ma nessuno ha mai obiettato nulla a questo assunto? L'atleta è rimasto con una casacca senza mai dare nulla per tutti gli anni in cui l'ha vestita? Ha solo ricevuto? E allora metto sulla bilancia queste cose: le centinaia di ore di allenamento serale (evidentemente non retribuito), spesso il dover pagare autonomamente per l'accesso ai campi, la maggioranza degli atleti si deve pure acquistare gli indumenti per allenarsi, molte mamme devono lavare migliaia di capi ogni anno (e chi le paga le mamme? E l'acqua? E l'energia elettrica? Dalle società?); il costo dei viaggi per andare ad allenarsi? A dire il vero molti si devono pure pagare i viaggi per andare a gareggiare... a fine dell'anno, secondo voi, avrà speso più la società per finanziare l'atleta o l'atleta per finanziare la propria attività di cui godrà la società? Parlo naturalmente di atleti non-professionisti (ovvero che non fanno parte di un gruppo militare) perchè al "professionista" non conviene essere libero, a meno che... lo vedremo dopo. Talvolta, il vincolo "societario" è rimasto esclusivamente de iure, cioè rappresentato solo dalla canotta sociale, senza che dirigenti e atleta si siano manco mai conosciuti. E molti atleti vivono in contesti del tutto diversi dalla sede sociale, si allenano autonomamente, non hanno legami. 

Tesseramenti singoli nel nome del liberismo e delle prime forme di professionismo reale

La mia è una proposta di liberismo puro che potrebbe anche lanciare finalmente una primordiale forma di professionismo su coloro che davvero sono gli atleti "top" (ovvero non più di 3/4 in Italia in questo momento). Come è noto, le uniche forme di proto-professionismo attuali sono legate ai gruppi sportivi militari. Ma è appunto... "proto", ovvero primitivo, iniziale, e che soprattutto a causa della sua natura "militaresca" e "statale" non può per definizione esplodere. Molto spesso mi trovo ad interrogarmi sulle pubblicità in cui compaiono gli atleti italiani facenti parte dei gruppi militari, in palese contrasto con numerose norme di diritto relativo alle Pubbliche Amministrazioni. Pensate: un poliziotto per pochi euro ricevuti da prestazioni non legate al proprio servizio, rischia pesanti sanzioni disciplinari, mentre decine di atleti compaiono per quella che non è certo una prestazione professionale in tv al fine di reclamizzare i più svariati prodotti a somme infinitamente superiori. Mi son sempre chiesto come svincolavano sulle norme di tutela dell'autorità della divisa, ma poi mi son subito detto che siamo in Italia o che comunque nessuno è mai andato a fondo della cosa. Chi controllerebbe, poi? I finanzieri per i poliziotti? I carabinieri per i penitenziari? I poliziotti per i forestali? Dai...

Il tesseramento individuale sarebbe una possibilità per molti per non vincolarsi necessariamente ad una società. I grossi brand (escluso uno, evidentemente, che vuol fare la propria pubblicità a spese di tutti), potrebbero entrare finalmente in uno sport dove prima la presenza delle società militari (normativamente impossibilitate ad intraprendere strade che sposassero il business) poi l'estremo provincialismo dei dirigenti della Fidal, i cui unici intenti dimostrati si son dimostrati esser rivolti esclusivamente agli interessi particolari e personali, hanno frustrato qualsiasi tentativo di retribuire in maniera adeguata gli atleti "top". Un atleta che guadagna tanto per i propri risultati, investe necessariamente su sè stesso... quindi per tutto il movimento. Oggi non è così. Vengono elargite sovvenzioni da parte della Fidal che potrebbero essere impiegate, a questo punto, in altre attività (questo se ci fossero dei dirigenti intellettualmente onesti, naturalmente).

Per l'atleta non-professionista, invece, la possibilità di non doversi accasare necessariamente presso una società. La facoltà di disporre del proprio destino sportivo...

03/10/12

Alla Fidal la qualità dell'organizzazione delle gare non importa nulla

Novara - Foto di Luigi Vanzo

L'eredità che (speriamo) ci lascerà in dote il mandato-Arese (lo "speriamo" è sul fatto che ci possa lasciare lui con tutta la sua Corte degli auto-Miracoli, comprese fattucchiere, narcisi, il Nano Morgante e la donna barbuta marchigiana), sarà un campo di battaglia stipato di morti, feriti, lacerazioni, vigliaccherie, colpi bassi, personaggi piccolissimi... 

In questo contesto di desolazione non si capisce perchè la "qualità" (scadente) con la quale vengono organizzate le gare debba essere un aspetto estraneo. Certo che no: la qualità (scadente) è spesso un aspetto connaturato alle gare made-in-Fidal.  Stranamente (chiaramente in maniera ironica) gli standard organizzativi non sono mai stati considerati come meritevoli di considerazione da parte della Fidal, alla quale, è ormai chiaro, importa solo la mera attribuzione a qualcuno dell'evento attraverso chissà quali meccanismi contorti. Attribuire eventi, non dimentichiamocelo, può essere una spesa per molti, un onere per altri, una rogna per altri ancora, ma per qualcuno potrebbe anche rappresentare una bella fonte di guadagno (basta essere un pò scaltri, avere la faccia di palta con le pubbliche amministrazioni, e il gioco è fatto). 

L'attribuzione delle gare mi porta la mente a ricordare un fatto specifico. E' nota la sommessa lamentela nel recentissimo passato del Presidente della Quercia Rovereto, Carlo Giordani, in una lettera inviata ai Consiglieri Nazionali ed direttamente indirizzata al Presidente Aresics. Orbene, nonostante le reiterate richieste di organizzare i campionati italiani assoluti (ben 3 sembrerebbe: nel 2010, 2011 e 2012), con l'aggravante specifica addirittura di un imprimatur diretto ricevuto dallo stesso Arese (c'è ancora qualche ingenuo, mi perdoni Sig. Giordani, che gli ha creduto, evidentemente), anche quest'anno se li è visti passare davanti al naso sull'autostrada A22 del Brennero in direzione Bressanone. Se volete leggervi l'intera presa per il naso combinatagli per ben 3 edizioni consecutive al povero Presidente, leggetevi la lettera che non deve passare nell'oblio (la lettera presente su Passioneatletica). No, perchè come succede per la politica nazionale, quanto più ci abituiamo alle schifezze, tanto più ci abituiamo a considerarle normali. Viviamo così in un mondo surreale qui in Italia: in Spagna e Grecia i cittadini ridotti ai limiti della povertà dai tagli dei governi, stanno mettendo a ferro e fuoco le città per protesta. In Italia le proteste che mettono più agitazione sui cittadini sono quelle sulla squalifica di Conte o dell'Ilva, dove il Governo e una classe imprenditoriale-dirigente usa gli operai come grimaldello della Legge, per violarla a spese dei cittadini. Viviamo in un Paese Surreale, appunto. E in Fidal si sono prontamente adeguati.  

Ora, chissà quali sono le credenziali dell'organizzatore dei Campionati Italiani di Bressanone (di sicuro navigato e capace, con un'esperienza pluriennale), ma che certo sembra avere un certo ascendente o un pizzico di fortuna sull'attribuzione delle gare. Mi domando: quanto ha giovato  il fatto che il Signor Andreatta, che risulta aver fatto parte del comitato organizzatore dei suddetti Campionati Italiani, fosse anche Consigliere Nazionale? (qui un articolo "locale" che non lascia scampo a interpretazioni sulla sua presenza nella stanza dei bottoni). Ma non è uno "piccolo" conflitto di interessi il fatto che una persona si trovi a dover scegliere la località in cui si terranno i campionati italiani di turno e che casualmente venga scelto proprio... lui?? 

Quindi siamo di fronte alla certificazione che nonostante le spinte secessioniste filo-austriache anche l'Alto-Adige è... Italia, visto che i meccanismi per aggirare i conflitti d'interesse sono gli stessi esercitati nel resto dello Stivale. Tutto legittimo, per carità: nessuno lo vieta (ed è questo il vero problema). Ora, probabilmente quel giorno non si sarà neppure presentato in Consiglio, ma solo il fatto che qualcuno lo possa pensare (ok, lo faccio io che non posso più vedere un Consigliere Nazionale senza storcere la bocca) cristallizza nei suoi confronti una situazione di incompatibilità fattuale. Invece, eccolo lì, il conflitto: a mio parere davvero immorale, benchè, purtroppo, come già detto, legittimo. 
E veniamo a noi, ovvero a Novara. Quali sono stati i criteri per attribuirne l'organizzazione? Che curriculum ha presentato l'organizzatore per accaparrarsi la manifestazione? Avrà descritto la situazione da terzo mondo della pista? L'impraticabilità della stessa con la pioggia? Ma a parte tutto: mi sono arrivate in privato ulteriori vibranti lamentele circa l'organizzazione dei campionati di prove multiple junior/promesse tenute all'interno della medesima struttura da parte degli stessi organizzatori della finale dei c.d.s. master. 

Ora, chiedo anticipatamente ed umilmente scusa all'organizzatore e al suo staff se così non fosse (con mio personale impegno a scrivere una rettifica della cosa in caso contrario), ma circola una voce per la quale stiamo cercando conferme. La voce sarebbe che l'organizzatore avrebbe ricevuto per l'organizzazione della gara una sovvenzione da parte del comune di Novara. La cosa (sempre se fosse provata) porterebbe a porci inquietanti interrogativi sulla quantità e l'utilizzo della dazione, visto la scarsità del "prodotto" fornito. Intimamente spero che non esista questa elargizione di denaro pubblico (dei cittadini novaresi, quindi nostri), per organizzare quello sgorbio lì, tanto vituperata dagli atleti presenti e per la quale mi sono arrivate molteplici lamentele. In quel caso gli organizzatori avranno fatture e ricevute di quanto hanno speso per l'organizzazione della manifestazione, no? (sia di quella dei Master che quella relativa agli italiani di prove multiple, visto che ci siamo). Gliene chiederà conto il Comune di Novara su come siano stati spesi i soldi pubblici (sempre SE siano stati deliberati)? Dovrebbe, visto che sono soldi dei cittadini. Se tutte queste ipotesi fossero confermate, e l'organizzatore dimostrasse il metodo di impiego del denaro ricevuto (sempre SE, SE, SE), bè, il problema si ridurrebbe alla opinabile scelta della location (non più adeguata) e a quel minimo di buon senso di non far pagare le docce per una manifestazione di carattere nazionale. Delle due l'una: o l'organizzatore ha organizzato senza averne le possibilità economiche o semplicemente senza possedere le competenze organizzative, o non ha utilizzato al meglio quanto gli è stato concesso per organizzare. Lo scopriremo, spero. 

E poi, mi vedo costretto a tirar per forza in ballo la Fidal, ormai un torpedone fuori controllo, senza freni e lanciato giù per una discesa senza parapetto, lungo i tornanti del Mortirolo. Organizzare una gara è una cosa seria: farlo con sufficienza significa semplicemente prendere in giro chi vi parteciperà (tesserati che pagano). Ma a dire il vero, tutto il meccanismo risulta molto farraginoso, anzi assai superficiale. Ma tutto questo rientra nella visione generale dell'atletica dell'intellighenzia Aresiana: l'atletica di base (ovvero tutti gli atleti italiani tranne i primi tre che hanno possibilità di medaglie internazionali) non serve a nulla. Non serve a "vendere". Del resto, la politica sugli impianti (senza impianti non esiste l'atletica in pista) della Fidal è del tutto inesistente da quando si è insediato Arese. Nemmeno un accordo con il CONI o con gli Enti Locali sull'accesso gratuito alle piste (o agevolato) per i tesserati Fidal negli impianti comunali. Che jè frega? Vi ricordate chi fu uno dei più accesi contestatori della nostra protesta davanti all'Arena contro la chiusura estiva all'atletica e la concessione al giuoco del calcio dell'intera struttura? Angelotti, Consigliere Nazionale. Detta in altre parole: un Consigliere Nazionale si è messo di traverso per impedire che atleti tesserati rivendicassero il diritto di correre e allenarsi all'interno di una struttura comunale come l'Arena, in quel periodo rimasta (incredibile ma vero) unico impianto per l'atletica in tutta Milano. Come Come? Chi sarebbe dovuto essere in prima linea nella protesta, si è messo contro?? Naturalmente con la caduta del governo Pdl di Milano (con il cui assessore allo sport sembrava il prevenuto avere un feeling privilegiato) è precipitato anche il suo stellone e di conseguenza è arrivato il tramonto della Notturna di Milano. Ite missa est

Ma di fatto, non penso che le altre federazioni nazionali non stabiliscano dei canoni e dei criteri di valutazione sull'organizzazione delle gare. Ma per fare tutto questo servirebbe innanzitutto una programmazione a lungo raggio quanto meno sulle manifestazioni più importanti. Perchè? Perchè se gli organizzatori della manifestazione dell'anno successivo potessero partecipare come osservatori a quella dell'anno precedente, acquisirebbero conoscenze che gli potrebbero servire nel pianificare e meglio organizzare il proprio evento. Acquisirebbero informazioni sui punti di forza, sulle problematiche sorte, su come disporre i vari punti sensibili della pista, su come pianificare gli orari delle gare, le zone premiazioni, la logistica... invece la scelta delle gare avviene sempre a fine stagione, a giochi già fatti, senza alcuna gestione previsionale. 

Il concatenarsi di un meccanismo del genere (quelli dell'anno dopo che apprendono informazioni da quelli dell'anno prima) naturalmente avrebbe il pregio di migliorare anno per anno l'output, il prodotto della manifestazione stessa. Non mi sembra stia parlando di pianificare l'atterraggio sul mare della Tranquillità del nostro satellite con una navetta spaziale. Direi, quindi, che sarebbe necessario un vero e proprio debriefing post-manifestazioni, in cui chi ha organizzato mostra le difficoltà e i pregi della propria manifestazione a chi organizzerà. Sintomatico (nella mia piccola esperienza) l'assoluta perdita di conoscenze edizione-per-edizione dei campionati italiani master. Gli errori vengono riproposti anno per anno, con caparbietà quasi urtante. 

Aggiungerei una cosuccia che ho visto fare solo dopo gli EMG di Lignano Sabbiadoro (gli European Masters Games, manifestazione con uno standard di organizzazione che non ho mai visto): ebbene, dopo qualche giorno dalla fine della manifestazione, mi è arrivata una mail con un questionario elettronico dove mi si chiedevano (così come penso a tutti coloro che avessero partecipato) i pregi e i difetti della manifestazione. Obiettivo? Poter migliorare nella prossima edizione... perchè sennò? Ma ora, parlando di Fidal e di chi la compone attualmente, mi sembrano idee troppo "oltre": come proporre un viaggio su uno Shuttle al Neanderthal.