31/05/11

Stasera 3^ puntata di Queenatletica Radio... speciale Meeting di Ostrava

Questa sera, alle ore 21:00, terza puntata della trasmissione radio Queentatletica, che porta il nome del nostro sfolgorante sito. La conduzione della prima voce Luca Landoni, coadiuvato dal sottoscritto, seguirà da lontano il meeting di Ostrava (sintonizzati... in diretta da Eurosport). Ma la cronaca sarà anche il modo di parlare di atletica nazionale e atletica master, e commentare ciò che è successo e ciò che succederà nei prossimi giorni in Italia. Per collegarsi alla radio, basterà clikkare il link qui sotto, che rinvia al sito delle dirette radio di Gamefox, il portale sportivo di Luca Landoni. A proposito: a Ostrava ci sarà Usain Bolt, mica uno qualunque.

30/05/11

Latina - Juarez Isalbet 46"2 e Ale Cavallaro 21"0 - Caravelli sfolgorante in 23"1

Ora, non succeda come l'ultima volta dove mi permisi di criticare un cronometraggio manuale (mi sono arrivate pure mail di protesta e insulti), ma purtroppo ogni volta che vedo risultati manualizzati, mi viene un leggero moto di fastidio. L'ultimo atto di questo moto reazionario è avvenuto a Latina, Meeting dell'Asvel, che si pone come riunione di primo piano a livello nazionale visto il parterre de roi esibito ad ogni edizione. Facile ipotizzare che sia saltato l'impianto in stato d'opera, ma insomma, non me ne vogliate: un risultato manuale è qualche cosa che nel 2011 non rientra più nella logica nelle gare di atletica, soprattutto nello sprint e negli ostacoli, dove le differenze si fanno sui centesimi. Pensare che qualcuno aveva pure ipotizzato di inserire nel sistema di cronometraggio pure i millesimi (fisica quantistica probabilmente), quando qui si stanno ancora usando le clave. Così ci si trova a commentare l'8"5 e l'8"6 sugli 80 metri di Michael Tumi (con vento negativo, quasi di 3 metri). Se così fosse, per l'homo novus dello sprint italico sarebbe un deciso passo indietro rispetto alle uscite delle ultime settimane, visto che una traduzione automatica dell'8"5 totalizzerebbe un 8"74 di certo non paragonabile al 10"36 di Gavardo. Luca Verdecchia secondo in 8"6 dopo l'8"8 delle batterie. Esito? Rimandato a quel simulacro di competizione per società, deprezzata di ogni significato, che è la Coppa Italia (a proposito: ma i 100 li farà lui o Di Gregorio per l'Aeronautica?).
Ma il risultato più eclatante è forse il 46"2 del poliziotto bergamasco Isalbet Juarez, che sarebbe il suo personal best, ma sul quale aleggerà il dubbio del tempo effettivo, visto che Kronos ha delegato alla fallibilità umana i propri insindacabili responsi. Prima dell'Handy Time il miglior tempo l'aveva ottenuto quest'anno a Busto Arsizio con 46"72, mentre il primo sub-46" risaliva al 2009. A dare forse spessore al risultato di Juarez (che con questa è sceso per la 4^ volta sotto i 47") è stato il secondo posto con 46"4 di Mathieu Gnanligo, straniero in forza alla Cento Torri Pavia. Facciamo un paio di calcoli: secondo le statistiche di all-athletics, il portacolori del Benin è sceso 11 volte sotto i 46"50 e due sotto i 46" negli ultimi 5 anni. L'anno scorso corse in 46"32. Ergo: se il crono non è fallace, considerata la proprietà transitiva, Juarez batte un tizio che è stato anche n° 47 al mondo per due settimane (ora è al 199). Isalbet invece è al 207°, ma dopo il 46"2 dovrebbe guadagnare qualche posizione nella prossima formulazione del ranking.
I 200 sembrerebbero rimettere in carreggiata quel talento siciliano che un'estate di qualche anno fa sembrò spaccare il mondo della velocità italiana. Alessandro Cavallaro che mette in saccoccia un 21"0 con 1,2 di vento (l'anemometro, almeno quello, c'era). Ho giusto letto qualche minuto fa l'articolo sull'ultimo numero di "Atletica" della Fidal, celebrativo delle competenze sul prof Di Mulo, in cui si ripercorrevano, tra una domanda e l'altra, le gesta di quello che Pierangelo Molinaro definisce "un enigma fra i più grandi della nostra atletica, un grande talento che non si è mai espresso". A proposito, Sig. Molinaro: paragonare Di Mulo a Mourinho è davvero un azzardo: sulla bacheca degli honours non contano solo i successi (pochi e decuplicati rispetto a quello che sarebbe potuto essere se...) ma anche i non-successi e le scelte clamorose e prive di senso (la 4x100 femminile di Barcellona ce ne siamo già dimenticati?). Anche le statistiche hanno un loro peso, soprattutto in atletica. Starebbe meglio un accostamento al vulcanico Carletto Mazzon, ecco. Questo comunque ciò che dice il prof su Cavallaro: "Alessandro ha perso la testa, non le gambe. Forse all'inizio gli è riuscito tutto con un pò troppa facilità. Nell'inverno del 2000 andò in crisi e volle trasferirsi a Roma, da Tilli. Era tornato da me nel 2003, lo ripresi, ma non sono riuscito a recuperarlo dal punto di vista mentale, Ale non credeva più in quello che faceva, voleva discutere tutto". Strano, pensavo che nelle metodologie di allenamento moderne avesse fatto passi da gigante il feedback coach-atleta, soprattutto se l'atleta è evoluto e maturo. Mi sbagliavo. Comunque, Cavallaro, ormai  31enne, vanta qualche cosa come 42 caps sotto i 21", 10 volte sotto i 20"60, ma l'ultimo sub-21" risale ad un 20"94 (con 2,0) corso a Firenze nel 2008. Attualmente è il n° 409 al mondo sui 200, ma per 8 settimane arrivò fino alla 27^ posizione (tra il 2003 e il 2004).
Marco Najibe Salami (ma davvero che disdetta non avere avuto il cronometraggio elettrico!) è il mezzofondista veloce emergente del 2011, considerato che Obrist appare obnubilato da qualche tempo. 3'42"7 che è anche la sua terza prestazione all-time sui 1500, ma i primi due tempi risalivano al 2007 e al 2008. Poi un lungo periodo di oblio, prima dell'esplosione nella stagione indoor di quest'anno. Terzo Giulio Iannone, che al personale c'è invece arrivato: 3'43"0. Aveva 3'43"44 risalente al 2010.
Emanuele Formichetti spacca invece la barriera degli 8 metri nel lungo ma il vaso dei venti si era già riversato con tutti i suoi venti: 8,04 con 3,2 di vento, ma anche un 7,83 nella stessa serie con vento regolare. Allora, dal punto di vista statistico, il 7,83 è il suo quarto risultato di sempre all'aperto (8,10 il PB l'anno scorso a Grosseto). 5 le volte sopra i 7,80 nella carriera (regolari). Attualmente è 57° nel ranking mondiale, ma è arrivato sino a 46° del seeding.
Nel disco Hannes Kirchler abbatte la barriera dei 60 metri: 60,09, cioè la 53^ volta nella carriera sopra la barriera internazionale dei 60 metri. Ma quest'anno aveva lanciato anche 60,89 a Palmanova. 45° al mondo nel disco, ma nel passato (si torna indietro al 2007) era arrivato tra i primi 20 al mondo: 18°. Diamo un 7 anche al secondo arrivato, se non altro in ottica futura: Federico Apolloni, classe 1987: 58,72. Terza prestazione all-time personale.
Negli 80 femminili Giulia Arcioni affina le armi per la Coppa Italia: 9"4 con 1,4. Terza la nostra favorita Darya Derkach che ha notevoli doti non solo come saltatrice, ma anche come velocista (già a 11"93 sui 100 quest'anno), che viene cronometrata in 9"8.
Marzia Caravelli si esibisce nella canonica doppietta 100hs-200. Che stagione per gli ostacoli: la Caravelli ha già corso in 13"23 ad Orvieto. Veronica Borsi e la ritrovata Micol Cattaneo, rispettivamente 13"21 e 13"41. Si attendono solo le sfide dirette, dove all'appello manca solo la rivelazione dell'inverno Giulia Pennella. A Latina 13"4 con 1,5. Ma il risultato incredibile arriva nei 200: Marzia Caravelli catechizza la stessa Giulia Arcioni, molto più accreditata di lei sui 200 e piazza un sontuoso 23"1 con un vento di soli 0,9 a favore. E dire che prima di questo risultato incroyable, la Caravelli era scesa sotto i 24" in sole due circostanze (due volte 23"94 l'anno scorso). La Arcioni, se vogliamo, fa quello che sa fare la Arcioni: cioè correre in 23"4, che sta tra i suoi numeri. Del resto ha corso già sette volte sotto i 23"70 nella carriera: un 23"4 si inserisce in questo trend. Ora, con un piccolo sorriso, vien da chiedersi se Di Mulo anzichè convocare per i raduni delle staffette gente da 24"2, non pensi di convocare 100iste veloci (magari facendo qualche passo indietro, ma solo per onor patrio) o se sta proprio nel suo modulo alla Mourinho la 200ista o il 200ista nel complicatissimo meccanismo di una 4x100 (e che siano realmente veloci, è un particolare di secondaria importanza).

Trey Hardee Superman e Jessica Ennis Wonder Woman a Gotzis

Non so voi, ma ogni volta che guardo i risultati delle prove multiple a qualsiasi livello, è divertente spulciare quelli "clamorosi", che in Italia o a qualsiasi livello porterebbero infilarsi tra i migliori anche individualmente. In questo universo "chiuso" che sono le prove multiple, naturalmente sono sempre state fenomenali le prestazioni degli sprinter. Chris Huffins sparò un 10"22 sui 100 ai Trials per le Olimpiadi del 1996 (era conosciuto come il recordman della prima giornata... poi nella seconda naufragava invariabilmente tra giavellotto e 1500); ma c'è anche un 8,22 nel salto in lungo dell'estone Erki Nool, il 2,27 di Christian Schenk nel salto in alto... Diversi sono riusciti anche a scendere sotto i 46" nei 400. Se nei 100 la prestazione è comunque quella più facile (è la prima prova) più passano le prove e più diventa difficile piazzare risultati monstre, anche se il 13"47 del tedesco Frank Busemann nei 110hs non è proprio male. Comunque sia, nello scorso fine settimana, nella Mecca delle prove multiple sulla terra, Gotzis, si è tenuto l'annuale rito (che per i mortali viene chiamato "Combined Events Challenge") del meeting di prove multiple più famoso al mondo. Superman quest'anno si chiama Trey Hardee, 8689 punti (seconda prestazione di sempre per lui, dopo il 8790 con la quale ha vinto i mondiali di Berlino del 2009): tra i risultati un 10"44 sui 100, poi un 7,88 nel lungo e un 13"73 sui 110hs. Tutte prestazioni da podio agli italiani, no? Secondo il cubano Leonel Suarez con 8440 punti, che ha i suoi punti di forza nel giavellotto e nell'alto: 75,49 e 2,06 i suoi risultati in queste specialità. Scorrendo i risultati, segnalo anche il 5,36 nel salto con l'asta del quarto arrivato, Eelco Sintnicolaas
Tra le donne, vittoria quasi scontata per l'invincibile britannica Jessica Ennis, migliore nella specialità secondo il ranking all-athletics da 95 settimane (quasi due anni), che ha concluso le sue sette fatiche con 6790 punti. Punteggio fotonico, visto che a Barcellona, per conquistare il titolo europeo, aveva totalizzato 6823 punti: solo 33 punti in più. E dire che si era infortunata all'inizio di questa stagione. 41^ prestazione mondiale di sempre, quella di Gotzis per la Ennis (... e pensare che Jackie Joyner Kersee ha sfondato i 7000 punti in 6 occasioni, fino al record mondiale a 7291 punti). Curioso che dal 2000 in poi, solo Carolina Kluft ed Eunice Barber hanno fatto meglio della Ennis. C'è anche un risultato nel 2007 ai mondiali di Osaka della meteora ucraina Lyudmila Blonska, ad onor del vero, poi per lei tutti risultati inferiori di oltre 300 punti. Ma statisticamente è un gronchi rosa. Senza fare troppa dietrologia, diciamo che negli ultimi 30 anni si sono messe in evidenza la già citata Joyner Kersee, Carolina Kluft, Sabine Braun, Eunice Barber e Larisa Nikitina. Queste 5 atlete sono quelle che hanno più prestazioni ai vertici delle liste all-time, e idealmente sono arrivate tutte in generazioni diverse, dandosi il cambio in qualche occasione (la Kluft con una Barber a fine carriera; stessa cosa Kluft-Ennis). A Gotzis, tra gli altri risultati un 13"03 sui 100hs, 1,91 nell'alto, 23"11 nei 200, 6,37 nel lungo, 2'08"46 negli 800. 3 o 4 titoli italiani diciamo che potrebbe vincerli... durante un eptathlon. Nei 200 Dafne Schippers (olandese) con 1,8 di vento a favore, sciabola addirittura un 22"90. Nel lungo, Tatyana Chernova arriva ad un incredibile 6,82 (1,7 il vento a favore).

29/05/11

World Challenge di Hengelo - Ottimo Di Gregorio

(di Sasuke) Tra le varie gare del momento interessante la tappa di Hengelo del circuito ''World Challenge'' della IAAF che ha preso il posto del Grand Prix dell'anno scorso. Alcuni meeting di alto livello (come Kingston, Daegu o addirittura l'ISTAF di Berlino) si alternano ad appuntamenti di livello molto più basso come quello di Dakar di ieri. Gara poco interessante, da segnalare principalmente il risultato sugli 800 di Caster Semenya che vince avvicinando i due minuti (2.00.61) che fatica però a domare Yusneysi Caballero Santiusti, cubana tesserata per l'Assindustria Sport Padova che piazza un ottimo 2.01.06. Che fosse in forma lo si era già visto, visto che aveva corso i 400 in 54.71.

Tornando ad Hengelo in chiave nostrana il risultato più interessante è certamente quello di Emanuele di Gregorio. L'unico azzurro in gara, come di suo solito, vola in batteria piazzando un 10.22 con +1.1 di vento a favore (è la sua quarta prestazione di sempre, dopo il 10.17 di Barcellona, il 10.20 di Bergen e il 10.21) giungendo quarto e quinto in complessiva per poi spegnersi in finale giungendo ottavo con 10.38; come a Barcellona, sembra che l'atleta riesca a dare il meglio di se nei turni di qualificazione faticando poi a ripetersi in finale. Vittoria al veterano Kim Collins (10.05) su Churandy Martina (10.10) e un più decente Richard Thompson (10.13).

Tra gli altri risultati, buon 800 maschile con il polacco campione d'Europa Adam Kszcot a vincere 1.45.11 davanti al forte keniano Boaz Lalang (1.45.31) con il campione Europeo di Barcellona Marcin Lewandowski quarto con un buon 1.45.47; nei 1500, ormai di alto livello quasi ovunque, solita parata di tempi sotto 3.35. Delude il favorito, il keniano Silas Kiplagat che qualche mese fa dichiarò di volere il record del mondo, il 3.26 detenuto dal leggendario Hicham El Guerrouj . Vittoria a sorpresa a Mohammed Shaween, nome poco conosciuto, sud arabico che abbassa di oltre due secondi il personale per vincere in 3.31.82.  Nei 5000 non vince il fenomeno di 3000, Yenew Alemirew, che corre in 13.03.71 venendo battuto, tra gli altri, dal primo classificato Edwin Soi (12.59.15).
Tra le donne, gli 800 vanno alla britannica Jennifer Meadows (1.59.76) che batte, tra le altre, la rivelazione delle indoor Yuliya Rusanova (quarta, 2.00.50). Maryam Jusuf Jamal vince i 1500 (4.00.33) e i 5000 vanno a Meseret Defar (14.45.48).

Belle le affermazioni sugli ostacoli, tra gli uomini vince un ritrovato Dayron Robles (13.07) su un grande Dwight Thomas (13.17) mentre tra le donne è battaglia e alla fine la spunta di un soffio Danielle Carruthers (12.64) su Kellie Wells (12.65), Dawn Harper e Lolo Jones (12.71 per entrambe). Alto a Danielle Franklin (1.94) e asta al veterano Tib Lobinger (5.62 per il tedesco, che usa un'asta particolarmente lunga e che 10 anni fa circa saltava anche 6 metri), stessa misura ma più errori per Derek Miles.
Buoni i lanci, con Robert Harting che vince il disco (68.23) e Reese Hoffa che si impone in una gara di peso di altissimo livello con 21.87 battendo Tomasz Majewski (21.39), Christian Cantwell (21.15) e Dylan Amstrong (solo, tra virgolette, 20.96). I 100 femminili vanno alla giamaicana, poco conosciuta, Schillonie Calvert (11.05, PB, aveva 11.19) che batte di poco la veterana Debbie Ferguson (11.12). 200 metri vinti da Debbie Dunn, che non fa meglio di 23.24.

Infine, last but not least, bella affermazione di un ritrovato Irving Saladino nel lungo. Il panamense vince con un 8.36 aiutato da un forte vento (+3.1) battendo Ignisious Gaisah (8.26). Solo sesto, con 7.97, il campione mondiale Dwight Philips.

Champions League di Atletica: esplode Chiara Bazzoni, 52"72 sui 400

E ora? Come saranno le gerarchie in seno alla 4x400 nazionale dopo la debacle di Libania Grenot, la solidità di Marta Milani e Maria Enrica Spacca? Di sicuro salgono esponenzialmente le azioni di Chiara Bazzoni schierata dalla propria società, l'Esercito, sui 400. A mio avviso il personaggio in italian-kay della prima giornata della Champions League atletica a Vila Real de Sant'Antonio in Portogallo, in Algarve. Nulla a che vedere con la Champions del Barcellona, anzi, probabilmente bisognerebbe rivisitare tutta la formula, perchè così non attira nemmeno i passanti in cerca di riparo dalla pioggia sotto le tribune... ma di questo ne parliamo dopo. 52"72 il ruggito della Bazzoni, prima volta sotto i 53" in carriera (aveva 53"25 stabilito a Grosseto l'anno scorso al quale si era avvicinata al memorial Coscioni la settimana scorsa con 53"33), ma quel che più conta, a solo un decimo dal miglior tempo della Milani quest'anno. Per il resto, la pista deve essere posta intelligentemente con il rettilineo finale contro l'oceano, viste le folate che nella velocità e nei salti si sono susseguite, increspando il normale evolversi degli avvenimenti sportivi.
Nei 100 Fabio Cerutti esordisce con un 10"53 con -2,1 che sembrerebbe asettico, ma essendo arrivato a solo 9 centesimi dal vincitore, il campione d'europa dei 60, Francis Obikwelu, si può essere moderatamente soddisfatti. Con vento nullo magari un paio di decimi potrebbero essere già in cassa.
Ivet Lalova domina i 100 femminili: del resto dall'alto del 11"08 della settimana scorsa, non poteva essere altrimenti. Con quasi 3 metri di vento contrario si accontenta di un 11"47 che se ottenuto in Italia di questi tempi si griderebbe al miracolo. Tant'è che Jessica Paoletta sfonda in negativo la barriera dei 12": 12"01. Ilenia Draisci sullo stesso piano, con un vento simile: 12"05 con -2,7. Josè Bencosme de Leon sui 400hs si difende ottimamente, terzo, ottenendo anche il proprio secondo tempo di sempre dopo il 50"66 di Orvieto: 50"91. E' da ipotizzare che non sia stato nemmeno un gioco da ragazzi barcamenarsi nella ritmica con le folate a favore nel primo rettilineo, e il vento contrario sul secondo. Nicola Vizzoni, il "capitano mio capitano", giunge secondo con 75,87, mentre negli 800 femminili si trova un'inedita Marta Milani (con la Bazzoni convogliata nei 400) finire seconda in 2'09"74. Male Giorgia Benecchi (ma che è successo?) nel salto con l'asta. Solo 3,60, per lei che questo inverno era arrivata fino a 4,35. Ma anche 4,25, 4,23... probabile l'influenza del vento, almeno, a naso. Sarà stato ancora colpa del vento il risultato di Andrea Lemmi nell'alto? 2,14? O meglio: diciamo che ci sta, dopo una stagione che ha visto un Season High di 2,21Andrea Barberi inizia i suoi giri di pista con 46"59, e probabilmente è anche il suo esordio assoluto nel 2011, non avendolo visto nella stagione indoor, nè nella prima parte della stagione outdoor. Ma non è che i c.d.s. vecchio-tipo erano meglio quanto meno per testare gli atleti fin da subito? Nel lungo monsonico, vince il noto Chris Tomlinson con addirittura 8,28 con "soli" 3,1 di vento a favore. 5° Emanuele Catania con 7,68 aiutato da un refolo di 4,2 di vento. 

28/05/11

Meeting di Ginevra e ostacolisti super: la Borsi vola a 13"21, Cattaneo 13"41 - Abate 13"68

Cos'è Ginevra? La patria degli ostacolisti? C'è l'aria più rarefatta? E' davvero singolare come la pista svizzera abbia in un colpo solo riscritto le gerarchie nazionali, mettendo molto pepe alla coda... degli assenti. Detto questo, è forse l'unico meeting internazionale in cui la partecipazione italiana è massiccia, e vale la pena quindi seguirlo con attenzione. Come ha già scritto il sito della Fidal nazionale (non gli si può stare dietro a quei ragazzi) le cartucce migliori (quelle l'argento?) le hanno sparate gli ostacolisti. Emanuele Abate corre la prima serie in 13"68, con 0,9 di vento, davanti all'americano Frederick Townsend (48° nel ranking mondiale e PB a 13"42 quest'anno a Greensboro, per lui che è anche decathleta). Nel remake della gara, un paio di ore dopo Townsed sciabola un 13"58 cui Abate risponde con un 13"75 comunque di grande spessore... almeno, in Italia. Proprio a Ginevra, nel 2006, Abate corse quello che è ancora il suo PB, con 13"59 (ma con 2,0 di vento): 22^ volta sotto i 13"80 da parte del ligure. 
Per Veronica Borsi è forse (almeno ad oggi) di fronte alla propria migliore stagione: si presenta a Ginevra con 6 primati personali stabiliti nel corso del solo 2011 (55, 60 piani, 55hs e 60hs indoor, 100 piani e 100hs), e un primato, il 13"28 di Orvieto, ottenuto la scorsa settimana. E dire che questa ragazza nel 2005 (6 anni fa, all'età di 18 anni) era stata in grado di correre in 13"29: sembrava una predestinata, poi qualche intoppo di troppo, e si è dovuto aspettare il 2011 per ritrovarla ai massimi livelli nazionali. Nelle serie corse poco dopo mezzogiorno, sigla un già un ottimo 13"32. Nella serie internazionale, poi infila il record personale a 13"21 con 1,2 di vento. Scalata una posizione nelle liste all-time italiane: 6° posto (prima di lei Tuzzi, Cattaneo, Macchiut, Lombardo e Caravelli: la storia dei 100hs italiani in 13 centesimi), e superata Ileana Ongar (13"24 nel 1976). Bella sorpresa alle sue spalle: sta tornando a testa bassa Micol Cattaneo, dopo i problemi fisici che l'avevano tenuta ferma nel 2010. Dopo il 13"55 dell'Arena di mercoledì, ecco il 13"41 che sa di rinascita. E' comunque una tizia che ha corso 17 volte sotto i 13"20. 13"89 per Giulia Tessaro, per quello che dovrebbe essere il suo 10° risultato di sempre.
Nei 100 maschili gran tempo per il rappresentante della terra di Albione James Dasaolu (1987): 10"11 (1,1) che ha come primato personale un 10"09 guarda caso stabilito proprio a Ginevra nel 2009. Sulla carlinga mette l'effige di Harry Aikines-Aryeetey, secondo in 10"13. che lo precede nel ranking mondiale di 100 posizioni esatte (150° Dasolu e 50° Aikines). Terzo lo svizzero Cedric Nabe, (10"30) statua d'ebano che vista da vicino sembra il Golem in persona. Nel ramake stesso ordine d'arrivo con risultati diversi: 10"12, 10"17 e 10"31. Italiani? 10"61 per Gualtiero Bertolone (1981) con 1,5: dovrebbe essere la sua 5^ prestazione all-time (PB a 10"50 a Cagliari nel 2008). 
Nei 200 sfodera il 21"08 Davide Manenti (1989) con un refolo di vento contrario. Bè, certo, visto Howe correre in 20"31 a Roma, tutto il resto del mondo dello sprint italiano si ridimensiona un attimo. Manenti quest'anno aveva corso in 21"15 a Padova, ma diciamo che lo si ricorda per il suo 20"94 dell'anno scorso a Mondocì, che impressionò molto gli addetti ai lavori... ops, addetti ai lavori in Italia suona un pò risibile. Il 21"08 si colloca quindi al secondo posto all-time della sua brevissima carriera sportiva. Gara vinta dallo svizzero Alex Wilson con 20"51. Quanto a sprint bisogna dire che gli svizzeri hanno un pò più di sale in zucca che gli italiani: i top-sprinter si dedicano un pò più ai 200, piuttosto che ai troppo intasati 100. Prendete questo Wilson, 20 anni, 20"93 di PB (miglioramento di oltre 4 decimi): ma non dimenticate Marc Schneeberger (20"42 di PB). E in più una piccola truppa di sprinter a livello dei migliori italiani (Cedric Nabe, Pascal Mancini, Malcom Fonguè). In terza serie 21"32 per Fabio Squillace (1988) al personale e pure con un pizzico di vento contrario. Aveva un 21"35 risalente agli italiani di Grosseto dell'anno scorso. Davide Pelizzoli (1988 anche lui) secondo nella stessa serie con 21"51 (ma nel 2009 a Rieti era stato in grado di segnare un 21"29). 
In due sotto i 46" nei 400 e tutti e due britannici: Williams Conrad (1982) con 45"71 (45"45 di PB), davanti a Tobin Robert 45"86. Grande prova dell'italo-albanese Eusebio Haliti: 46"78, e anche per lui PB, che abbassa il 47"00 che anche lui aveva ottenuto a... Ginevra (!) l'anno scorso. Troviamo poi Marco Moraglio (1983) con 47"50, (ma lui è sceso tre volte sotto i 47"); Domenico Rao 47"98
Un greco segna la gara del salto in alto con un sontuoso 2,31: si chiama Dimitrios Chondrokoukis (1988), al suo record personale e terzo saltatore al mondo nel 2011 fino ad oggi. 
Nel salto in lungo si impone il ceco Stephan Wagner: 7,75, e terzo Stefano Tremigliozzi (1985) con 7,63 (7,90 indoor quest'anno). 
100 femminili con Aurora Salvagno (1986) che con 1,0 di vento stampa un 11"74 (ha 11"50 di PB), e 24"53 sui 200 con 0,9 di vento. Su questa seconda distanza, vittoria per la 19enne inglese Emily Diamond con 23"41 (naturalmente personale). 
400 con l'americana 31enne Mary Wineberg che si spinge fino a 51"71, ma ha nella faretra qualche cosa come 45 prestazioni sotto i 52" e 15 sotto i 51" anche se non è mai riuscita a scendere sotto i 50". 
Gli 800 mi hanno sorpreso: trovata un'altra interprete italiana trentenne da 2'06" o meno, dopo Cusma, Reina, Artuso e Fontanesi: è Cristina Grange (1980) che ha tagliato il traguardo in 2'06"53, quarta prestazione personale di sempre, dopo un pb di 2'04"89 stabilito nel 2009 a Pergine Vasugana. 
Nei 400hs Aida Valente (1978) resiste al ritorno veemente nel finale di Emanuela Baggiolini (1972), che a quasi 39 anni scende sotto la barriera del minuto: 59"43 a 59"75

27/05/11

Mondiale di Morotti all'Arena - Fabrizio Donato con 16,77 record M35

Prima di parlare del record mondiale di Graziano Morotti (ancora!!), facciamo un piccolo passo indietro al Golden Gala, dove Fabrizio Donato (1976) esordendo nella stagione all'aperto con 16,77 al primo (gli altri 5 tutti nulli, purtroppo) ha anche stabilito il record italiano M35 nel triplo. Il precedente era il 16,00 di Daniele Buttiglione saltato a Catania nel 2001. Mi sono preso la briga di verificare dove fosse posto il record mondiale M35... lasciamo perdere: Jonathan Edwards con 17,92. E così torniamo a bomba su Graziano Morotti, che nell'anno del suo 60imo compleanno sta letteralmente dominando la scena mondiale. Mi sembra di aver capito che vada a Sacramento... si prevedono sfracelli, se la forma è quella mostrata all'Arena un paio di sere fa. Due sere in fa, infatti, all'Arena Civica di Milano il portacolori della QuerciaTrentingrana ha infilato l'11° record italiano sui 3 km di marcia, con 13'15"11, ma quel che più conta nuovo record mondiale, di 9" inferiore al 13'24"07 dell'australiano Andrew Jemieson, nel 2007. 7 i record mondiali nella marcia degli italiani, tra indoor e outdoor. 99,51% l'agc della prestazione di Morotti, ovvero una prestazione quasi simile alla migliore prestazione mondiale assoluta. 
Tornando alla riunione di Milano, nessuna prestazione (a parte Morotti) oltre i 90%. Denise Neumann (1971) si trova a combattere contro quasi 3 metri di vento contro e finisce in 13"13, ma insomma: basta trovare la gara giusta per avvicinare e superare il 12"88 del record italiano. Si è rivista sugli 800 la primatista italiana F45 di 400, 600 e 800, Elena Montini. 2'26"15, per un controvalore di 86,17. Brava anche Elena Fustella (1961) che come F50 termina in 2'31"85
Vince addirittura una interminabile gara di salto in lungo Flavia Borgonovo (1973) che continua con perseveranza a saltare oltre i 5,60 (5,61 nell'occasione), ma ormai tutti i tecnici che la vedono, la credono pronta per un'impresa oltre i 5,70 se non 5,80. Un paio di nulli parlano già da soli. Sarebbe il personale assoluto, e ottenerlo a 37 anni non è proprio male.
Tra gli uomini 11"48 (con 1,1 di vento contrario) e 53"37 per Omar Lonati, il contestatore di "Milano Odio l'Atletica" osannato dagli atleti presenti all'Arena come Bolt all'Olimpico. A proposito: la Moratti si era presentata all'Arena qualche ora prima per delle premiazioni delle ragazzine delle medie. Ci credete? Pure le atlete in erba l'hanno contestata con coretti non certo edificanti per lei.
Presente anche Steve Longoni nei 110hs, ma con un risultato non in linea con il suo SB del 2011, ma sempre sotto i 15": 14"95. Seguono i migliori agc di giornata, mentre qui trovate i risultati.
  • 83,70 - 100: 13"13 (-2,6) - Denise Neumann (1971)
  • 80,44 - 100: 13"97 (-1,7) - Emanuela Motta (1969)
  • 86,17 - 800: 2'26"15 - Elena Montini (1962)
  • 83,65 - 800: 2'31"85 - Elena Fustella (1961)
  • 78,28 - 800: 2'35"55 - Caterina Cesco Frare (1966)
  • 80,26 - lungo: 5,61 - Flavia Borgonovo
  • 89,96 - 100: 11"48 (-1,1) - Omar Lonati (1971)
  • 88,09 - 100: 14"27 (0,0) - Aldo Cambiaghi (1940)
  • 87,25 - 100: 11"67 (-0,3) - Massimo Minorini (1972)
  • 86,56 - 100: 11"93 (-0,2) - Roberto Gangini (1970)
  • 85,02 - 100: 12"23 (-0,3) - Marco Giacomantonio (1969)
  • 89,13 - 400: 54"06 - Paolo Bertaccini (1965)
  • 87,14 - 400: 53"37 - Omar Lonati (1970)
  • 86,58 - 400: 52"16 - Enrico Sarcuno (1974)
  • 84,37 - 400: 54"74 - Eugenio Biasin (1971)
  • 83,84 - 400: 53"87 - Matteo Gabani (1974)
  • 82,11 - 400: 1'01"94 - Valter Ferrari (1957)
  • 81,55 - 400: 59"90 - Roberto Cito (1963)
  • 88,59 - 800: 2'13"49 - Franco Valsecchi (1959)
  • 87,82 - 800: 2'06"79 - Carlo Giuseppe Pozzi (1966)
  • 87,06 - 800: 2'11"26 - Massimo Cimato (1963)
  • 85,41 - 800: 2'00"99 - Mario Beccalli (1974)
  • 83,67 - 800: 2'14"23 - Corrado Redaelli (1965)
  • 99,51 - 3 km di marcia: 13'15"11 - Graziano Morotti (1951)
  • 87,12 - 110hs: 14"95 (-0,5) - Stefano Longoni (1975)
  • 80,50 - 110hs: 16"18 (-0,7) - Paolo Citterio (1975)

XVII Gran Premio dell'Adriatico: un record mondiale e 5 primati italiani

17 ormai le edizioni del Gran Premio dell'Adriatico, manifestazione nazionale Master che si tiene a San Benedetto del Tronto. Eravamo ancora nello scorso fine settimana. L'edizione col numero "sfortunato" in realtà è stata bagnata addirittura da un record del mondo: quello di Giuseppe Ottaviani, classe 1916, ergo M95, che, scagliando il disco a 17,62, ha stabilito appunto la nuova miglior prestazione mondiale nella specialità. Purtroppo i record mondiali detenuti dagli italiani rimangono invariati, essendo stato il record detenuto in precedenza da Mario Riboni con 17,22. 94,51% agc il risultato di Ottaviani convertito, che equivarrebbe ad un 70,01 se il lancio l'avesse fatto un giovincello nel pieno delle proprie potenzialità. Per Ottaviani è anche il 3° record italiano detenuto, avendo nel proprio carnet anche il record dell'alto e dei 60... M95. Un atleta che è nel "giro" da molti anni, ma che solo a 95 anni ha scritto un pezzettino di storia dell'atletica italiana master. Come dire: non mollare mai! 
Un altro record italiano lo sigla Raffaello Piermattei (1936) nel salto triplo M75: 8,45. Record intriso di spessore tecnico, solo per il fatto che il precedente record era detenuto dalla leggenda del masterismo italiano, il milanese Vittorio Colò (quest'anno fa 100 anni!) che nel 1988 aveva saltato a Verona 8,38. Era il sesto record italiano più vecchio nel salto triplo, tra indoor e outdoor e tutte le categorie. Il terzo più antico tra tutti i record di tutte le specialità nella sola categoria M75. Tutto questo per dar lustro a questa prestazione-monstre di Piermattei. 84,08% agc, cioè un salto da 15,38 metri se parametrato.
Poi a due settimane dal proprio record di 1,00 (prima donna oltre il metro oltre i 75 anni), Giulia Perugini (1936) replica il proprio record con la medesima misura: 1,00, ovvero 88,31% agc: tradotto, un 1,85.
Nella seconda giornata altri record italiani: Anna Flaibani (1928) incrementa il suo stesso record italiano nel martellone (4 kg) di 10 centimetri: 8,49 contro 8,39 ottenuto l'anno scorso. Ci pensa poi Graziella Santini (1960, nella foto) ad incrementare il suo già record nel salto in lungo F50: 4,88 con 1,6 di vento, e quarto miglioramento in meno di un anno del record italiano da parte della stessa Santini, che in successione ha ottenuto i seguenti record a 4,65, 4,66 e 4,81. E sempre dal lungo 2,75 della velocista Pasqualina Cecotti (1941), a scavalcare il 2,57 di Gabriella Piccone stabilito nel 2005. Quinto record italiano in una gara individuale per la Cecotti.

Golden Gala: Usain "terrestre" a 9"91 - Howe è davvero un lunghista?

L'apogeo, l'acme, il còlma della tappa romana della Golden League, si concentra in un momento-per-il-tutto: le 21:45. Come per il palio di Siena, dove i cavalli sentono la presenza della folla vicina, l'aria elettrizzata dell'evento, il nervosismo dei fantini, e i sensi son tesi pronti a mettere in moto i fasci muscolari e l'intera macchina motoria, così gli sprinter dei 100 metri si preparano per esplodere le loro leve. Nei momenti pre sparo,  tutto contribuisce a creare la rappresentazione teatrale dell'evento: ci si fulmina con gli sguardi, come le saette giudicanti di Giove; ognuno recita la propria parte, ben consapevole che lo si fa per lo spettacolo, ma anche lanciando messaggi ai propri avversari. Le mossette di Usain sono note, quelle di Asafa sono un pò meno naturali, perchè evidentemente la parte la deve ancora imparare o semplicemente non è il suo personaggio. Christophe, il bravo ragazzo della porta accanto, sembra un figurante: la propria entrata sul palcoscenico è prevista solo dopo lo sparo. 
Poi, siamo in Italia, no? e non può mancare che il figurante, la comparsa, l'aiutante di scena entri nella scena stessa e si guadagni la visibilità mondiale che aspettava da una vita. Un GGG, un rappresentante del Gruppo Giudici Gara, entra sul palcoscenico invitando Asafa a togliersi la maglietta con sguardo truce.  Come se l'addetto ai costumi, nel primo atto dell'Aida, uscisse dalle quinte e sistemasse i vestiti di Radames. Turpe immagine di un movimento che non ha ancora capito il proprio ruolo, che non comprende i "momenti" dell'atletica, che vuole essere protagonista quando dovrebbe vivere ai margini e funzione di questo mondo. Non "un fattore", come direbbe Flavio Tranquillo, ma una variabile marginale. 
Archiviata questa mesta immagine, i muscoli serici si accomodano sui blocchi: Bolt vuole vicino-vicino a sè Lemaitre (pensate davvero che le corsie le abbiano sorteggiate, eh?), ma lui e Asafa non devono essere limitrofi. E' come quando da bambini si sceglievano le squadre: inizia Bolt... tu che corsia vuoi? La 4^. Tu Asafa? Mmm... la sesta. La vera sfida, gomito a gomito è rimandata: magari non si vuole ancora il reciproco condizionamento. Bang, partiti. Asafa è Asafa, la solita gioiosa macchina da guerra. Monumentale statua di muscoli che incede come un caterpillar al centro della pista. A migliaia di km di distanza, Tyson Gay sta guardando tutto davanti alla tv, e medita... Asafa è davanti. Usain, fagocitato in partenza e dopo una reazione da "dormita" di 0,174 (concessi solo allo sparo 4 centesimi ad Asafa, 0,174 contro 0,133) esce dal branco e si lancia all'inseguimento del connazionale. Ai 70 sembra ancora possibile l'impresa di Powell, ma le leve di Bolt hanno un sussulto: il volto si rilassa e avviene il sorpasso. Primo Bolt, 9"91, contro il 9"93 di Powell. Powell batte la 74^ sotto i 10"00, Bolt la 24^. Sul traguardo piomba in 10"00 anche Lemaitre, avviato a diventare in breve tempo il 4° incomodo, l'outsider pronto ad infilare uno dei 3-tenors non appena steccassero l'acuto. Impressioni? L'extraterrestre, il sovrumano, il divino sembra essere retrocesso alla categoria "uomo più forte velocista al mondo" (se Tyson ci sta), dalla categoria "ultraterreno". Manca qualche cosa, anche visivamente, a quella cosa gialla che saettava con scandalosa facilità tra il 2008 e il 2009. Sono le 21:46 in Italia, le 15:46 a Lexington, Kentucky: Tyson Gay spegne la tv, prende le sacca con le scarpette adidas e va giù al campus con una strana increspatura delle labbra. 
Molto prima era stata la volta di Andrew Howe sui 200: a me viene da incazzarmi, come penso migliaia di appassionati. L'umidità della serata romana sembra irretire i muscoli degli atleti, costretti a nuotare in un 90% di vapore acqueo. Eppure Andrew, nonostante una scarsa propensione a correre per lunghi tratti con l'acceleratore pigiato, dopo aver raggiunto una notevole velocità massima, deflagra gli avversari e sigla 20"32, suo terzo tempo di sempre, 4 centesimi dal personale. Che dire? Che la sua gara sarà comunque il lungo e la velocità non rientrerà nei suoi obiettivi primari. Amen. E' secondario. Tutto fa parte di una serie di riflessioni: nei 100 i ticket medagliferi sono già stati tutti dati via: bisogna correre sotto i 10" e di parecchio per arrivare allo sportello prima degli altri. Sui 200 molti di quelli in coda nei 100, si sono ripresi i ticket. Nel lungo invece il primo che arriva, gode: molta più fluidità su atleti e possibilità di vittoria. E allora dai col lungo e se va male, tanto sono un velocista di buone prospettive. Di sicuro sarà un valore aggiunto per le staffette, finalmente. 
A proposito di 4x100: la capatosta Di Mulo non si smentisce mai: 38"89 schierando in prima frazione un atleta che, in questo momento, fa fatica a scendere sotto i 10"60 (Roberto Donati), mentre in circolazione ci sono fior di atleti che corrono stabilmente sotto i 10"50. Anche Demas Obou ha avuto ragione di lui nelle serie pre-Golden. Non ho nulla contro Donati, che non conosco, ma potrebbe anche chiamarsi Pietro Mennea, ma... insomma: l'atletica è fatta di tempi e numeri. E poi in ballo c'è una prima frazione che, nell'architettura di una quadriga veloce, è la più semplice: non ci vuole una laurea in ingegneria meccanica per correrla. Michael Tumi, per esempio, viste le doti mostrate, potrebbe essere l'indiziato; Jacques Riparelli, un altro. E poi, in maniera più naturale, Fabio Cerutti, di cui non si sa ancora il valore specifico sui 100 metri: l'ho trovato esageratamente dimagrito in volto. Ma l'assetto auspicabile, fatto salvo il treno delle meraviglie Collio-Di Gregorio su seconda-terza frazione, dovrebbe essere uno a scelta tra Tumi e Cerutti (se torna a correre in meno di 10"30) in prima, e Howe in quarta. Riserva Riparelli, mentre Tomasicchio è sparito con il proprio coach. Si va sotto i 38", garantisco io e medaglia a Daegu. Se invece Di Mulo continua a non guardare i valori specifici degli atleti, ma il movimento della gamba in curva, siamo a posto.
Torniamo al Golden Gala e ai lampi che hanno caratterizzato un'edizione... "strana". E' mancato quel pizzico di non so che delle altre edizioni. Ma non riesco dar voce a questa sensazione. Probabilmente la successione delle gare, o anche solo la regia Rai di Nazareno Balani (era lui?), in cui gli italiani (Howe a parte) sono stati completamente dimenticati. 
Nei 400 femminili si è assistito ad una scena poco edificante, con Libania Grenot a naufragare (senza dolcezza in questo mare) in fondo al gruppo. Mai davvero in gara: 53"50. Non era lei. Non poteva essere lei. Marta Milani più coriacea, anche se sbattuta in nona corsia, praticamente in Tribuna: 52"75. Solita grande Allyson Felix là davanti, mezzo rettilineo oltre le due italiane: 49"82, 279^ prestazione mondiale di sempre (278 volte una donna, nella storia dell'umanità, ha corso meno di quel tempo). 427 invece le volte in cui una donna è scesa sotto i 50"00. 
Bella gara di triplo, praticamente occultata dalla Rai, con l'inglese Phillips Idowu che atterra a 17,59, miglior prestazione mondiale dell'anno. Thamgo è per il momento fermo a 17,49. Il resuscitato Christian Ollson stabilisce la terza prestazione mondiale dell'anno: 17,29, mentre un volitivo Fabrizio Schembri con 17,08 centra il minimo "B" per mondiali e olimpiadi (che era 16,85, quello A è fissato a 17,20). Fabrizio Donato, grande atteso della vigilia, dopo il 16,77 iniziale inanella 5 nulli nel tentativo di ottenere la prestazione monstre. Peccato. 
Nei 400 maschili, una delle gare più penalizzate dall'appiccicosa umidità, Marco Vistalli ottiene un tempo, 46"02,  che lascia presagire grandi cose: in prima corsia, con davanti 400isti che interpretano il giro come una cannonata da 250 metri e poi si salvi chi può. Perdere troppo terreno voleva dire abbandonare l'aggancio e naufragare come era successo ad inizio meeting alla Grenot. Così infilato l'inglese Martyn Roneey, che insomma, è uno che alle olimpiadi di Pechino aveva corso in 44"60, e 44"99 l'anno scorso, facendo rivivere il mito di Roger Black. Gara vinta dal 33enne bahamense Christopher Brown, con 45"16. Uno tizio che è sceso 22 volte sotto i 45" nella carriera, fino al 44"40 di Oslo nel 2008.
Vince facile Blanka Vlasic nell'alto con un meno che normale (per lei) 1,95: Antonietta Di Martino l'avrebbe di sicuro messa alle corde, se non fosse stato per l'infortunio. Anche le altre avversarie "storiche" della Vlasic decisamente sotto tono: l'umidità deve essere stata proprio invalidante.
Il sudafricano Lj Van Zyl invece continua a martellare tempi sotto i 48" nei 400hs: ieri 47"91, 278^ volta di un uomo sotto i 48" nella specialità. 4^ volta di Van Zyl sotto i 48", tre delle quali quest'anno, con l'apice raggiunto con il 47"66 di Pretoria a febbraio. L'inglese Greene finisce a 48"24, lui che è sceso solo una volta sotto i 48". Sorprende la mestizia del nono posto di Kerron Clement in 50"03. Quest'anno aveva corso in 48"74, nemmeno tanto male per il bi-campione del mondo di Osaka e Berlino. 
Nei 100hs Dawn Harper 12"70, dando le spalle a Kelie Wells con 12"73. Lolo Jones impennata davanti ad un ostacolo, purtroppo. 
200 femminili ad appannaggio di Bianca Knight, con un modesto (visto il parterre de roix schieratosi in partenza) 22"64. Presenti anche Allyson Felix e Sanya Richard-Ross, che una mezz'oretta prima si erano cimentate sui 400: un esperimento davvero d'altri tempi: 22"81 e 22"88 per le americane. 
Nel mezzofondo orfano di Rudisha, gli 800 sono proprietà del "master" Khadevis Robinson (classe 1976), con 1'45"09, mentre i 5000 finiscono nel bagagliaio di Imane Merga: 12'54"21, miglior tempo mondiale dell'anno.
Ecco, per concludere: sapete cos'è mancato? Troppo poco azzurro si è visto, e quel poco non è stato mostrato come dovuto, Howe a parte, naturalmente. I triplisti dimenticati, ma quelli c'erano. I 400isti per demeriti o per meriti superiori dei propri competitors. Poi le assenze di Di Martino, magari uno sprinter come Di Gregorio o Collio nella prima serie dei 100 (erano in 9, e da metà classifica in giù erano a portata dei nostri). Nessun mezzofondista, nessuno! Forse un giovane sarebbe dovuto essere invitato negli 800. Vabbè, come diceva Linus su Radio-Dj, scende il sipario sull'unica manifestazione di un certo spessore su pista in Italia. Si torna alla normalità dei c.d.s. dei poveri (almeno una volta tutti gli atleti militari erano costretti a parteciparvi), sulla coppa italia dei costretti. Rimangono gli italiani assoluti... ma manca davvero una sensibilità per il movimento su pista di questa gerontocrazia-Fidal.

26/05/11

Tra poco la diretta web-radio del Golden Gala: chi l'ha mai fatto?

Mancano pochi minuti alla diretta-web radio "Queenatletica" (qui sotto il link della radio) per la tappa romana della Diamond League: il Golden Gala! Assolutamente da non perdere il commento tecnico e tattico (a meno che vogliate ascoltare il "beep" del cronometro di Attilio Monetti che trova la sua massima espressione nel prendere i "lap" nelle gare di mezzofondo). Franco Bragagna ci teme, ormai è noto. Ai microfoni Luca The Lando Landoni, e Andrea "Ben" Benatti, che cercheranno di rubare telespettatori e radioascoltatori alla Rai e senza far pagare il canone. In pista l'arcinota sfida Bolt-Powell-Lemaitre nei 100 metri; poi Blanka Vlasic nel salto in alto. Allyson Felix nei 400, avversata da Debby Dunn e la Richard-Ross. Ma anche Van Zyl, il lunghista Wells e tanti altri campioni. Tra pochi minuti, al link qui sotto.

25/05/11

Speciale c.d.s. paralimpici: Elisabetta Stefanini in forma "olimpica" - Annalisa Minetti record italiano sugli 800

Mamma che successo i campionati di società paralimpici che si sono svolti ad Assago nello scorso fine settimana. 150 atleti, più di 30 società e doppietta di scudetti per la ASCCI di Roma. Che c'è di nuovo? Non conosco, lo ammetto, il mondo dell'atletica paralimpica da vicino, avendolo abbracciato solo di recente e sotto lo stimolo di Marco La Rosa, ma dai racconti entusiastici sembra di vivere proprio l'età della nascita ufficiale di un movimento che probabilmente fino a ieri aveva vissuto di individualità. Forti individualità, certo, ma sempre scollegate dal tessuto generale che è il vero humus in cui si crea il contesto in cui poi, ogni organizzazione, esplode nella propria vitalità. Questi sono i termini giusti: esplosione di vitalità. Anche leggendo ed assistendo dai margini di questo mondo, tutto questo si percepisce con mano: l'atletica ormai vissuta solo nella sua numerologia. Come qualsiasi atleta che frequenta i track e i field nell'universo. Non c'è altro da scrivere, se non rimanere allibiti da prestazioni che lasciano a bocca aperta.
Mi sono permesso di fare un piccolo sondaggio per chiedere ai miei amici di quel mondo: ehi, ma chi è stato l'MVP dei c.d.s. di Assago? Nella NBA, prima partita dei playoff di Chicago, la folla si è alzata in piedi e ha inneggiato Derrick Rose, il numero "1" dei Bulls, gridandogli "MVP, MVP, MVP", sottolineando così al riconoscimento attribuitogli come miglior giocatore della NBA nella regular season. Ebbene la mia giuria improvvisata ha decretato come MVP dei c.d.s. di Assago Elisabetta Stefanini, ipovedenti-T12, che, udite-udite, ha sparato un 26"52 con vento nullo sui 200 sulla pista di melassa di Assago, che ha del pazzesco. Record Italiano (il precedente tempo era il 26"68 detenuto dalla stessa atleta dall'anno scorso). Semplicemente pazzesco: prestazione da podio olimpico. E a Londra manca ancora un anno e mezzo: c'è pure tempo per trasformare i sogni, correggerli, portarli a diventare realtà. Ma le sorprese, per Elisabetta, non finisco qui: il giorno dopo si presenta sui 400 e infila un altro record italiano T12: 1'01"91! Migliorato addirittura di quasi 4" il record precedente. Del resto la Stefanini un mesetto fa ad Antalya, in Turchia, ai Campionati Mondiali IBSA aveva conquistato un argento e un bronzo nei 100 e nei 200. Riflettori (diversi da quelli cui è abituata) anche su Annalisa Minetti, T11, la cantante, che l'atletica deve averla stregata: 1'02"64 i 400 (lei è del '76 e sarebbe quindi F35), ma anche 2'27"43 sugli 800. E 14"09 sui 100... Pochi giorni fa ad Aix Le Bains in Francia, la Minetti aveva corso con il nuovo record italiano di 2'24"76", che è anche la migliore prestazione mondiale dell'anno per la propria categoria. Obiettivo Londra anche per lei, c'è da giurarci! 
Nel regno dello sprint segnalo l'11"68 di Samuele Gobbi (1979 T46) sui 100 ma soprattutto il nuovo record italiano nei 200 dello stesso portacolori della ASPEA Padova, che ha messo la bomba da "3": 23"68 contro il 23"70 che lo stesso atleta aveva siglato alle Paralimpiadi di Pechino nel 2008... e tutto sulla pista di Assago. Scusate: ma come non si può apprezzare poi un 52"86 sui 400? Sempre a Pechino Gobbi aveva corso in 51"60
Altro record demolito nei 100 T42 ad opera della stessa detentrice del primato: Martina Caironi, che ha portato il limite sui 100 F42 fino a 18"34, spostandolo da 18"70. Minimo A per i grandi appuntamenti internazionali centrato (quindi lasciapassare per London 2012). Sempre la Caironi 3,41 nel salto in lungo F42: altro record italiano che sovrasta il precedente di 80 centiemtri.
Si avvicina di pochissimo al suo freschissimo record italiano Giusy Versace, T43: aveva corso a Reggio Calabria meno di un mese fa in 16"72 e ad Assago si avvicina tantissimo a quel limite (16"76), anche se poi vale più questo secondo, essendo valido come limite "B" per le Olimpiadi. Come avevo già spiegato in passato, l'elenco della gare utili per ottenere i limiti è molto limitato: o si ottiene in quelle gare o... nisba. Assago, fortunatamente, era una di quelle fermate della Stazione per Londra da non mancare.
Presenti altre due vedette dell'atletica paralimpica nazionale ed internazionale come Francesca Porcellato e Carmen Acunto. Ma quanti lanciatori poi dovrei citare! Troppo corto lo spazio a disposizione... in calce all'articolo troverete il link ai risultati codificati in Sigma. 
Naturalmente la manifestazione ha avuto una grande eco, soprattutto sui quotidiani Milanesi: sul Giorno addirittura un reportage di tre pagine. Ora c'è più di un anno a Londra, l'appuntamento. Molti ambiscono a quella gara, e stavolta grazie all'entusiasmo di tutto il movimento e delle persone che consentono che tutto ciò possa esistere, potrebbero essere presenti molte maglie azzurre.

24/05/11

Dwain risponde a Christophe: 10"01 a San Paolo

Dwain Chambers. Il figliuol prodigo dell'atletica mondiale. Il brutto anatroccolo, il personaggio scomodo, antipatico, ma anche quello senza la vergogna di raccontare il suo viaggio nell'Ade del doping in un libro. Qualcuno dice che è stato diabolico anche nello sfruttare il suo viaggio attraverso lo Stige del THG traghettato dal Carondimonio in persona, Victor Conte, che nei suoi laboratori della Balco a Burlingame in California, idealmente cingeva gli atleti sussurrandogli: "lassate ogni speranza voi ch'entrate" per scrivere quelle memorie lasciate impresse nell'immaginario. Ma Dwain è tornato: è tornato soprattutto come 60ista, sfruttando forse una costruzione edificata con mattoni di criptonite, ma (si spera) ormai privi di quel principio attivo. A San Paolo, in Brasile, dopo una stagione indoor non all'altezza delle ultime due stagioni (ma ha 33 anni, non è nato ieri), inanella un 10"01 (con vento al limite di 2,0) a soli 4 centesimi dal personale di 9"97 corso nel 1999 che, personalmente, non sembra parametrabile al 6"42 indoor corso a Torino a soli 3 centesimi dal bi-record universale di Maurice The Tongue Greene. L'anno scorso a Bergen, nella nuova versione della Coppa Europa, aveva corso in 9"99. Commentando la gara, il britannico ha sostenuto di non essere al top della forma... Christophe Lemaitre (10"08 l'altro giorno) è avvisato, per il trono continentale: ma quest'anno the appointment si chiama "Mondiali" e Lemaitre nel ranking mondiale attuale è assurto al sesto posto (guadagnate due posizioni nell'ultima settimana), mentre Chambers è "solo" 13mo. 
Nei 100 femminili dalle quinte esce circondata dall'occhio di bue Oludamola Osayomi, altra figlia di quella terra che produce velocisti agli stessi ritmi della Jamaica, ma che a causa di problemi legati alla povertà e ai cicli organizzativi di reclutamento, non riesce ad mettere in vetrina tutte le sue ricchezza. Damola sciabola un 10"99 con 1,8 di vento a favore, due soli centesimi dalla Stars-&-Stripes Alexandria Anderson, tutte e due al personale... naturalmente. 4^ e 5^ al mondo a oggi. 
Nell'alto Trevor Barry sale a 2,27, e dietro di lui troviamo addirittura l'americano Jamie Nieto, 2,21, che ha la stessa età dei gemelli Ciotti ed è quindi in età... da master: 1976. 
Stranezza nell'asta, che ha visto la vittoria di un cubano, Lazaro Borges, come dire: mai visto un keniano che corre i 100? Va bè, un pò tirato, ma rende l'idea. I cubani che hanno scritto la storia del salto triplo, nel salto in lungo e nel salto in alto, raramente si erano affacciati a questa specialità. Borges valica l'asticella a 5,60, ma quest'anno era già arrivato a 5,70 che è anche il suo personale. 
Il quartetto brasiliano inizia il countdown per Daegu, e prova i vettori e i meccanismi di lancio: prima uscita a 38"77, che non è proprio un lancio in mare. 
Nei 400 femminili Rosemarie Whyte, made in Jamaica world, 50"79. Ma forse l'altra grande prestazione di giornata, dopo il Chambers a cavallo del 10", è il salto a 6,89 nel lungo di Maurren Maggi. Oh, ma davvero è del 1976? Comunque: soli 10 centimetri dal record mondiale master (non si offenderà spero) di Heike Drechsler, che era riuscita a spingersi fino a 6,99. Per batterlo, chiunque dovesse riuscirci, si prenderà la palma della prima donna sopra i 35 anni oltre i 7 metri. 
Ehi, attenzione ancora una volta alle tripliste cubane, che sono come gli sciami di cavallette: a San Paolo solita invasione, e soliti risultati: Caterine Ibarguen 14,59, Dainelis Alcantara (1991) 14,21... ma quest'anno già a 14,56... mumble, mumble, scorrendo le classifiche mondiali dell'anno troviamo sei cubane abbondantemente oltre i 14. Per fortuna ai mondiali ne vanno solo 3. Certo che probabilmente bisognerebbe cambiare la regola "meritoria": i primi 10 atleti delle graduatorie mondiali dell'anno dovrebbero partecipare a mondiali/olimpiadi (se la prestazione è stata ottenuta in una manifestazione ufficiale, magari tabellata dalla IAAF). E' tempo di show-time per ravvivare l'atletica, non certo di tecnicismi burocratici. Infine nel martello si rivede Yipsi Moreno, la cubana: 71,93. Dopo la cannonatada Panzer Division a quasi 80 metri (79,42) della tedesca Betty Heidler, quasi una misura timida per la Moreno, che, lo ricordo, per 232 settimane è stata la migliore al mondo per All-Athletics . 

De Salto Hastae: una salto con l'asta... nella storia

Sapete, bisogna sapere creare un'atmosfera attorno ad un evento per creare interesse. Purtroppo la Fidal e chi la rappresenta (solitamente persone oneste ma con scarsa elasticità, inventiva, dinamicità...) non ha riesce a capire tutto questo, e ha trasformato l'attività su pista in una sorta di catena di montaggio di risultati. Non c'è una progettualità, una connessione tra gli eventi organizzati, una "storia" sportiva: no, tutto come se fosse un compito da svolgere in fretta e furia ed archiviare. Per questo ci sono ancora una percentuale predominante di gare dove gli organizzatori non si premurano nemmeno di stabilire un orario, consentendo agli atleti di presentarsi per tempo: no, ancora una volta, tutti si devono presentare nel primo pomeriggio per magari poi correre nella tarda serata. Così vi propongo questa bella cosa, che è questa manifestazione che si terrà allo Stadio della Farnesina, a Roma, il 28 di maggio. Una gara di salto con l'asta, ma anche la Celebrazione di Atleti e allenatori nazionali, l'esposizione di reperti storici ed infine la presentazione del libro "De Salto Hastae", latinismo comprensibilissimo, penso (veleggiavo tra il 4 e il 5 in latino, ma questa l'avrei saputa). Leggo sulla locandina anche la presentazione del Museo Nazionale di Salto con l'Asta, cosa assai lodevole. La storia di uno sport, è storia anche della società. 

23/05/11

Golden Gala: Bragagna e Monetti sostituiti da Benatti e Landoni... ma in diretta radio!

Sto scherzando, dai... ma fino ad un certo. Giovedì sera, il D-day del Golden Gala a Roma, se siete stanchi della solita telecronaca di Franco Bragagna e di Attilio Monetti, togliete l'audio dalla tv e collegatevi con il pc alla nostra trasmissione radio riservata al meeting della Diamond League dalla capitale. Un pò come i tempi della Gialappa's ai mondiali di calcio, ma... meglio. La sfida Bolt-Gay-Powell vissuta da un altro punto di vista che non sia con il leggendario incipit di bragagnano stampo (per introdurre gli atleti): "Edeeecccoo...". Rudisha analizzato al telebeam, Howe scansionato. Il programma rigorosamente in diretta, sarà raggiungibile al link qui sotto, ospitato da Gamefox e andrà in onda a partire dalle 20:30 collegandosi direttamente su Queenatletica o ai nostri link che lasciamo in giro su facebook come le molliche di pollicino.

22/05/11

A Gavardo Sordelli e Nolli al record italiano - A Orvieto Nicola Ciotti 2,24, record M35

Gavardo - Accanto al meeting assoluto di Gavardo, fiat lux sugli over-35, di cui a tratti ho parlato nell'articolo qui a fianco (o un pò sopra, o un pò sotto, dipende). Di Elena Sordelli (1976) ne ho già parlato ampiamente nel citato articolo. 11"86 con 0,7 a battere il 12,01 di Lusia Puleanga. 88,45% in termini AGC. Poi c'è il record italiano eguagliato di Lorenza Nolli (1956): 4,10 che rappresenta una misura spartiacque. Pensate: la Nolli detiene il record indoor con... 4,10. Il record eguagliato di Franca Peggion è... 4,10. Nei 100 Enrico Prà Floriani (1976) sciabola 10"88, che gli vale un 90,95%. Ma decisamente molto in palla anche Rosario Mauri (1964): 11"85 e 90,80% agc. Nei 400 femminili ho già citato (sempre nello stesso articolo) la magia di Emanuela Baggiolini (1972) sui 400: 57"12 e 90,90%, che per una donna sono un risultato pazzesco. E poi il secondo posto assoluto nel meeting. Negli 800, un'ora prima dei 400, la Baggiolini si presenta sugli 800 e finisce sfiorando il minimo per gli assoluti, correndo praticamente da sola in seconda serie: 2'11"88, cioè 87,52%. Mara Cerini (1971) sfiora invece il record italiano F40, che ha già più di 10 anni: il tempo fissati negli annali è 2'13"94, mentre il tempo della Cerini 2'14"56. Silvia Casella (1972) 9'46"17 sui 3000 e 88,85%. 53"31 per Francesco D'Agostino sui 400 e 89,77%, che da M45 è secondo al momento al solo Enrico Saraceni. Ottima anche la prestazione del compagno di squadra, Rinaldo Gadaldi (1954) a 4'53"76

Orvieto - Nicola Ciotti (1976) vola dove osano le aquile, e dopo una prima uscita a 2,16, ecco la bomba: 2,24. Agc? 96,42%, cioè se Ciotti fosse uno sbarbato ventenne, le curve disegnate da Howard Grubb gli assegnerebbero un non disprezzabile 2,36. Quel che più conta per noi, record italiano M35, 8 centimetri in più del 2,16 che condivideva con sè stesso e Luca Toso. Statisticamente si rileva anche un 2,18 nella strada verso il 2,24. Di fatto un record italiano ancillare. Bomba per un 35enne, naturalmente perchè poi bisogna parametrarsi con gli altri giovani, come Chesani, che ha vinto la gara con un regale 2,28. Il gemello Giulio si è invece fermato a 2,12, mentre brillano Alfonso De Feo (1964) e Paolo Chiapperini (1969) nei 200: il primo 23"59 e il secondo 23"00. Elisabetta Artuso (1974) 2'08"26 negli 800.

Agc da Gavardo
  • 90,95 - 100: 10"88 (1,3) - Enrico Prà Floriani (1976)
  • 90,80 - 100: 11"85 (1,7) - Rosario Mauri (1964)
  • 89,77 - 400: 53"31 - Francesco D'Agostino
  • 88,73 - 100: 12"29 (1,3) - Alberto Papa (1962)
  • 88,42 - 100: 12"25 (1,4) - Tiziano Giovanni Crippa (1963)
  • 87,14 - 1500: 4'53"76 - Rinaldo Gadaldi
  • 86,53 - 800: 2'14"66 - Mara Cerini (1971)
  • 86,44 - 100: 12"03 (0,9) - Marco Giacomantonio (1969)
  • 86,42 - 100: 12"45 (0,9) - Andrea Truzzi (1964)
  • 85,72 - 400: 59"33 - Angelo Mauri
  • 85,30 - 100: 12"19 (1,4) - Angelo Bonzi (1969)
  • 83,49 - 100: 13"84 (1,5) - Viriginio Soffientini (1953)
  • 79,09 - peso: 17,90 - Marco Dodoni (1972)
  • 76,90 - peso: 15,33 - Giovanni Tubini
  • 75,72 - 1500: 5'06"83 - Aldo Mastrapasqua
  • 75,37 - 5000: 17'34"87 - Massimo Zenaboni

  • 90,90 - 400: 57"12 - Emanuela Baggiolini (1972)
  • 88,85 - 3000: 9'46"17 - Silvia Casella (1972)
  • 88,45 - 100: 11"86 (0,7) - Elena Sordelli (1976) - Record Italiano
  • 87,52 - 800: 2'11"88 - Emanuela Baggiolini (1972)
  • 85,23 - 400: 1'03"56 - Gigliola Giorgi (1968)
  • 84,13 - 400: 59"70 - Maria Sgromo
  • 82,32 - 100: 13"65 (0,0) - Monica Emanuela Motta (1969)
  • 78,31 - 400: 1'04"14 - Daniela Pedrini (1975)
  • 73,61 - lungo: 4,10 - Lorenza Nolli (1956) Record Italiano eguagliato
Agc da Orvieto
  • 96,42 - alto: 2,24 - Nicola Ciotti (1976)
  • 92,97 - 200: 23"59 (1,1) - Alfonso De Feo (1964)
  • 92,32 - 100: 12"75 (-1,9) - Antonio Rossi (1950)
  • 91,92 - 200: 23"00 (1,1) - Paolo Chiapperini (1969)
  • 91,53 - 100: 11"36 (-0,9) - Paolo Chiapperini (1969)
  • 91,26 - alto: 2,12 - Giulio Ciotti (1976)
  • 90,95 - 100: 11"83 (-1,9) - Alfonso De Feo (1964)
  • 88,95 - 100: 11"69 (-1,4) - Michele Donnarumma (1969)
  • 87,61 - 200: 25"94 (1,1) - Enrico Sisti (1959)
  • 86,68 - 100: 12"83 (-1,9) - Enrico Sisti (1959)
  • 83,81 - asta: 4,60 - Giacomo Befani (1970)
  • 88,35 - 800: 2'08"26 - Elisabetta Artuso (1974)
  • 85,58 - 800: 2'13"62 - Paola Tiselli (1973)