31/08/09

Il grido di Vincenzo Felicetti su Masterstrack

A questo link, la lettera di Vincenzo Felicetti pubblicata da Masterstrack.

30/08/09

Meeting di Padova: Cusma e Levorato sugli scudi

(foto tratta dal sito della Manifestazione di Antonio Muzzolon) - Negli spiccioli di questo agosto mondiale, ancora abbagliato dall'atmosfera magica dell'Olympiastadion berlinese è stato quasi come essere gettati in un quantum-leap calarsi nel clima dello Stadio Euganeo di Padova e cercare di godersi una manifestazione che per quanto internazionale, risente ancora troppo da vicino l'esplosione nucleare mediatica del grandissimo evento. Quindi penso che tutti coloro che hanno assisitito al meeting di Padova, come me, lo abbiano guardato con il tipico distacco del critico d'arte che dopo essere stato vittima della Sindrome di Stendahl in una sala della Galleria degli Uffizi, si trova a recuperare il mal d'estasi in una pinacoteca di un autore minore. Purtroppo qualcuno doveva cominciare: Zurigo ha avuto pure il suo record mondiale. Padova, invece, ha avuto diversi protagonisti dei recenti mondiali e qualche risultato non è stato nemmeno disprezzabile.
Vediamo quello che è successo, attraverso il mio pregiudievole filtro mentale: il sito Fidal (unica e ultima cosa a funzionare decentemente nel baraccone) è stato veloce come un missile Persching, e ha posto subito l'accento sulla Cusma e la sua vittoria in solitaria sugli 800 femminili: 2'00"05: tutto da sola, ma... che le mettessero delle lepri più lepri alla Piccione! L'ucraina investita del compito non sembrava molto in palla. Nelle retrovie si mette in mostra Lorenza Canali con 2'04"93: battuta nel piccolo derby Chiara Nichetti: 2'05"59. Negli 800 maschili invece, dietro al keniano di turno, al quarto posto Christian Obrist con 1'47"03. Probabilmente staccatosi nel punto critico della gara dal leading-group, avrebbe potuto migliorare di qualche decimo con un pò più di variabili indipendenti a proprio favore: ma del resto rimanendo in fondo al gruppo in un 800 può capitare anche questo, a meno di chiamarti Yuri Borzakovsky. Vabbè. Nei 100 maschili, a mio modesto modo di vedere, succedono alcune cose strane: nelle prima batteria il cameramen si posiziona a ridosso di Alessandro Cavallaro, il più interno della propria serie. Allo sparo sembra incredibile la falsa di Cavallaro (almeno un appoggio prima di tutto il resto della compa), ma si va avanti lo stesso: Cavallaro non è quello di un tempo e naufraga dopo pochi metri, risucchiato dagli altri e finendo in 10"76. Così la cosa passa inosservata... pure a me inizialmente. Le prime due batterie scorrono con gli italiani un pò in affanno: Cerutti è alla frutta e si vede (e secondo me anche nella staffetta mondiale non era il Cerutti di sempre); Collio corre in 10"37. Riparelli e Donati arrancano. Cavallaro non è lui: ha la sua faccia e il suo corpo, ma non può essere lui. Si va alla finale: Collio parte "sullo sparo", ancora una volta: un metro di vantaggio. Finisce in un probante 10"19 a spalla con il vincitore (10"18). Sembrava "abbastanza" falsa... ma l'RT segnerà poi 0,115. Tutti i finalisti (tranne il vincitore) totalizzano RT pari o superiori a 0,200 che in una gara internazionale di velocità sembra quasi bestemmiare in chiesa. Ma tant'è... 0,115. Poi la curiosità di aver visto la presenza degli RT nei risultati della finale mi porta a guardare l'RT della clamorosa falsa di Cavallaro in batteria (anche se probabilmente tecnicamente non sarebbe nemmeno potuta essere tale, visto l'incredibile anticipo): 0,115. Solo coincidenze, per carità: il moviolone lasciamolo al calcio. Comunque sia cresce l'amarezza per dover vedere Collio correre veloce solo quando non serve.
Così ci si consola sui 100 femminili con il ritorno di Manuela Levorato: ormai mamma da quasi un anno ma capace comunque di ritornare praticamente ad essere la numero uno in Italia dopo un anno di stop. 11"65 con cui ha battuto sia Pistone (11"71) che Giovannetti (11"76). E questo nonostante negli ultimi metri denotasse un vistoso battimento in testa... esaurita la fosfocreatina! Warning!... oh, certo: la velocità, come sono solito dire, è un percorso che dura più stagioni e che quando si interrompe, va ripreso quasi daccapo. Ma quel daccapo è davvero molto avanti per la Levorato: speriamo bene, perchè la velocità italiana femminile, oggi, sembra diversi gradini sotto a quella internazionale.
Nei 400 maschili bravo Matteo Galvan: 46"09 e terzo nella gara vinta con 45"67 dal cubano Collazo. Giovane davvero talentuoso questo Galvan: come risuciremo a giocarcelo? Bragagna ricordava come sulla 4x400 dell'euro-oro indoor di Torino abbia contratto una sorta di maledizione per la quale si sono infortunati tutti e 4 i moschettieri: persino il più blasonato Licciardello, praticamente fermo da diversi mesi. Ricordo che sempre nei 400 era presente Oscar Pistorius: 47"07. Nell'asta femminile, secondo posto della Giordano-Bruno con 4,32 (Scarpellini 4,12). 4^ Tania Vicenzino nel salto in lungo femminile con 6,36. Non so se era la TV o cosa: ma la Vicenzino salta così lontano correndo così piano? Nel peso maschile l'Italia è ferma ai master, con tutto rispetto parlando di noi. Secondo e terzo infatti Paolo Dal Soglio (18,25) e Marco Dononi (17,36). Nei 400 femminili brava Maria Enrica Spacca che ha ottenuto il proprio primato personale: 53"53. Direi che a questo punto cresce il rammarico di non aver visto la vera 4x400 italiana a Berlino: la Milani quest'anno era scesa sotto i 53", la Reina era in buone condizioni, la Spacca valeva il record personale e la Grenot... bè la Grenot è la Grenot. Ma poi nelle 4x400 intervengono troppe variabili... e le gare vanno come vanno se non sei davanti. Personalmente (con la Grenot in buone condizioni) avrei messo l'italo-cubana in seconda, con la Milani in prima. Vabbè, DT non mi faranno mai (per fortuna! Pensate che stress dover dire che si è andati bene anche quando si sono prese le legnate dal mondo intero!). Nel salto in lungo maschile, il vice-campione del Mondo Godfrey Kothso Mokoena è stato sorprendentemente battuto dall'ucraino Makarchev (7,95 a 7,92): ma tranne un salto (nulla) il sudafricano sembrava un pò in holiday-trip. Nel peso femminile Chiara Rosa lancia a 18,19 (che gli avrebbe permesso di fare la finale mondiale), ma sicuramente non ha la forma di luglio, e questo la deve far riflettere sulla preparazione agli appuntamenti clou (oh, se posso permettermi... sperando che non mi legga!). Infine i 400hs maschili vinti da Bershawn Jackson in 49"25 e soprattutto dove l'Italia è ritornata all'anno zero: c'erano nemmeno tanti anni fa finali ai campionati italiani dove si arriva sesti o settimi con tempi inferiori ai 50". Oggi Cascella a parte (che corre intorno ai 50"7), la specialità si è fermata. Messaggio alle genti future: se avete un figlio, fategli fare ostacoli... non c'è quasi più nessuno.

29/08/09

Meeting Marzola 80: non c'è spazio per i master

(immagine tratta dal sito Fidal Magazine del Trentino sull'ultima edizione del Meeting Marzola 80) - Vi pubblico una mail che ci è pervenuta in questi giorni:

"Ciao, mi chiamo xxx e sono un atleta master.
La scorsa settimana mi sono iscritto al Meeting Marzola 80 con il tempo di iscrizione di 11,92 (ottenuto quest'anno). L'iscrizione non è stata accettata con la giustificazione che il meeting era riservato ai senior (allego documento). Guardando l'elenco degli iscritti (oltertutto solo 19) si notano anche tempi di iscrizione di 12,71. Denuncio quindi l'ennesima discriminazione verso il mondo master, oltretutto immotivata, non essendoci né un numero eccesivo di atleti, né un livello tecnico tale da giustificare la mia esclusione. Vista anche la polemica legata ai campionati regionali lombardi non mi resterà che iscrivermi l'anno prossimo con gli atleti senior. Vi prego di pubblicare la mia mail.
Grazie. Mail firmata"

Ora, mi sono preso la briga di guardare sul sito della Fidaltrentino il dispositivo della gara che si terrà oggi a Trento, dalla quale si evince che gli "autorizzati" a partecipare sarenno le categorie uomini donne, assoluti. Nessuna menzione a categorie di atleti escluse. La cosa mi era già successa personalmente a Erba, tra Como e Lecco, per il meeting Farina: anche in quella circostanza nacquero diversi problemi di "interpretazione" delle norme che regolano l'attività su pista in Italia dei Master, proprio perchè la gara era aperta ad "allievi, junior, promesse e senior". Solo dopo l'intercessione del buon Longoni-padre dell'Atletica Lecco, i master presenti poterono partecipare, per quella che ad uno degli organizzatori parve una forzatura del regolamento.
Spieghiamolo una volta per tutte, per gli amici organizzatori del Meeting Marzola 80, per quelli del Meeting di Erba e per tutti quelli che volessero organizzare meeting, che i master appartengono alle categorie assolute. Sapete perchè? Perchè le rispettive società di appartenenza di questi master PAGANO le affiliazioni per "assoluti", cioè dalla categoria Allievi alla categoria Master. Non esiste il pagamento per la sola categoria Allievi, o per la sola categoria Junior, o per i Senior e le Promesse: è un'unica categoria!! Sono invece escluse da questa considerazioni (secondo me) quegli atleti di quelle società affiliate solo come master (in teoria è possibile questo tipo di affiliazione). Allora sì che quegli atleti non sarebbero "assoluti", ma solo master. Ergo: il principio è che un atleta è ASSOLUTO quando la propria società è affiliata come tale, senza guardare se lo stesso sia stato tesserato come master o come allievo (art. 6 norme attività 2009). Sapete secondo me da cosa deriva questa "ignorantia legis": dal fatto che si guarda solo il tesseramento dell'atleta e non i titoli acquisiti dalla società (e pagati) per partecipare all'attività agonistica. Tanto per intenderci per gli amatori la partecipazione ad una manifestazione è soggetta ad espressa menzione nel dispositivo della gara stessa, non coìs per i master tesserati per società affiliate con gli assoluti.
Ciò detto, sempre secondo me, chi nei dispositivi di gara "omette" di inserire la parola "master" dopo le parole "allievi, junior, promesse, senior", commette un errore madornale e soprattutto disciminante. E se anche non fosse inserito (per carità, crediamo alla buona fede), (sempre secondo me) colui che non dovesse accettare l'iscrizione di un master tesserato con una società affiliata con gli assoluti, commetterebbe un'imperdonabile soppruso dei diritti dei soggetti che hanno PAGATO per poter partecipare a detta attività. Per concludere: in Italia vige il Diritto Positivo, che possiamo benissimo estendere anche ai regolamenti di una realtà sportiva come l'atletica. Il diritto nelle società occidentali è incentrato sul fatto che tutto ciò che non è vietato, è lecito (e per fortuna, altrimenti dovrebbero esserci milioni di leggi (anzichè migliaia) in cui ogni azione dell'uomo dovrebbe essere codificata per essere lecita). Quindi: o gli organizzatori di queste manifestazioni come il Meeting Marzola 80 scrivono sul calendario espressamente che la gara è vietata "agli atleti tesserati come master" (ma qui gli faremmo un'altra battaglia come per i Regionali Lombardi e Laziali) o devono accettare qualsiasi iscrizione di chi ha la propria società affiliata negli assoluti. Per completezza di informazioni, secondo me l'amico master discriminato potrebbe rivolgersi al Comitato Fidal di Trento per l'irrogazione di una sanzione pecuniaria a danno degli organizzatori, rei di non aver fatto rispettare il regolamento della manifestazione in seguito alla mancata accettazione della sua iscrizione (art. 24 delle norme sull'organizzazione delle manifestazioni, Atletica Comunicati 13/24). Molto meno prosaicamente, senza minacciare sanzioni di sorta, penso che i master non debbano più andare al meeting Marzola, perchè evidentemente non sono ben voluti.

28/08/09

Chi è Nadia Dandolo?

(Nella foto tratta dal sito dell'Atletica Asi Veneto, il podio dei 5000 a Lahti con Nadia Dandolo, prima da sinistra).
Chi è
Nadia Dandolo è nata a Borgoricco in provincia di Padova l'11 settembre 1962 ed ha pertanto quasi 47 anni. Inizialmente si appassiona al karate, ma dopo comincia a giocare a volley nella squadra del Sant'Eufemia. Carattere esuberante ha bisogno però di spazi liberi e il chiuso di una palestra non aiuta la voglia di correre. "Amo la vita e amo correre" è la sua frase ricorrente. Ha militato in quattro società sportive: Libertas Camposampiero, Snam di San Donato Milanese, Gruppo Forestale e ASI Veneto. Lavora come guardia forestale occupandosi di prevenzione incendi e maltrattamenti animali. Il 1990 è stato il suo anno più ricco di soddisfazioni dal punto di vista sportivo. E' in quell'anno che ha stabilito due nuovi record italiani; nei 5.000 con il tempo di 15'11"64 (abbassando di oltre nove secondi il record detenuto da Margherita Galgano), e nei 10.000 con 32'02"37 di quasi due secondi migliore di quello in possesso di Maria Curatolo. Nadia Dandolo ha spaziato dai 1.500 ai 10.000. Questi i suoi personali record: 1.500 in 4'20"02 (anno 1988), 3.000 in 8'44"36 (1991) e 9'03"59 (1982, indoor), 5.000 in 15'11"64 (1990) e 10.000 in 32'02"37 (1990). Vanta una medaglia d'argento come team Italia agli World Cross Country Championships di Roma nel 1982 e un altro argento ai Giochi del Mediterraneo ad Atene 1991 nei 3.000 metri. Argento nei 5.000 W54 anche ai Mondiali Master 2009.

Nadia Dandolo: il ritorno della regina

(foto di Nadia Dandolo tratta dal sito dell'Atletica Asi Veneto Master) - Mi è stato segnalato un articolo comparso lo scorso 17 agosto su diversi giornali locali del Veneto. Parla di Nadia Dandolo, medaglia d'argento sui 5000 ai Campionati Mondiali Master a Lahti nella categoria w45. Per quelli come me che sono nati a pane e "Atletica Leggera" (inteso come mensile), sfogliando e risfogliando le pagine patinate (inizialmente un pò ruvide), e guardando e riguardando le immagini, e studiando i tempi, le classifiche, le graduatorie quando ancora internet non c'era, Nadia Dandolo era una delle regine di quel mondo di carta "lontano", animato da "eroi" impressi per sempre nella nostra immaginazione da una foto. Tanto che quando li vedevo poi dal vivo (ai Campionati Italiani Assoluti, quel paio di volte che mi è capitato di parteciparvi) ero in quello stato di timore reverenziale che si prova quando incontri qualcuno che è comparso su un libro di storia (...sportiva, per carità!). E poi le loro gesta: allora (ma parlo di soli 15 anni fa!) tutto sembrava "epico", perchè i racconti erano scritti e riportati da un solo testimone: il giornalista. Tutto il resto era lasciato all'immaginazione: magari leggevamo che il secondo arrivato era a 3 centesimi, e allora ci si immaginava questa volatona finale a denti serrati, coi muscoli del collo tesi come corde, le braccia che facevano fatica a stantuffare., la folla urlante... Il campione e lo sconfitto: ma che forte anche lo sconfitto! Oggi la distanza si è azzerata: figurarsi, su facebook possiamo addirittura chattare con tutti i campioni che vogliamo... tutti vedono e scrivono. Ci sono i filmati: nulla più è immaginabile. Poi c'è da dire che i "campioni" di oggi non sono certo i campioni di ieri ("ma ci sono ancora campioni oggi?" mi viene quasi da ironizzare sulla questione): la vita continua, si cresce: laddove un tempo c'erano dei professionisti dello sport, oggi in molti casi abbiamo dei bambinetti litigiosi. Come paragonare l'arte di Fidia a quella di un grafomane del metrò milanese...
Con il mio piccolo bagaglio di esperienze personali, mi sono così ritrovato un pomeriggio di primavera a leggere del ritorno alle gare di Nadia Dandolo, all'età di 45 anni. Una di quelle "eroine" del mio personalissimo epos, che tornava alle gare. Commento solo mentale, non potendolo condividere con nessuno un quel momento: "di solito "quelle come lei" non lo fanno mai per fare le tapasciate": l'esempio del mio amico Fausto Frigerio è lì a dimostrarlo: ce l'hai nel sangue questa cosa. Dio (o chi per Lui) ti ha fatto quel qualcosa in più, e forse è pure giusto che per te lo sport non sia solo divertimento, ma anche agonismo, sfida, lotta... vittoria.
Solo ieri ho letto questa "storia" di Nadia Dandolo, l'ennesima di un master italiano: altro che false partenze e tempi sensazionali, reality, zeru tituli, litigi, Fidal. Una storia struggente, di speranza, amore, lotta. La storia di Nadia Dandolo. Qui di seguito l'articolo scritto da Gianfranco Natoli.

LA REGINA E' TORNATA A VOLARE
"Ha scoperto di avere un tumore nel 2005 ma non ho mai smesso di correre. Correre è la mia vita." "Ho iniziato facendo karate poi sono passata al volley, ma è sulla pista dove mi sento davvero bene". "Ho scoperto il mondo master dove ci sono persone stupende che sfidano i propri limiti incitandoti, come veri amici. Non faccio programmi, non punto a traguardi. Vivo giorno per giorno."

BORGORICCO. C’è qualcosa di affascinante nel vedere una donna correre su una pista di atletica. C’è quell’anima in più, quella grinta che le rende dolci e determinate, come se la grazia plasmasse la fatica, limandone i contorni, colorando il viso. Nadia Dandolo non è solo questo. Non è solo l’atleta capace di infrangere due record italiani nei 5 e 10 mila metri. E’ molto di più. E’ la donna capace di affrontare la vita come ha fatto con la pista: a muso duro, ma con il sorriso sulle labbra. Da vincente nata. Scriveva il cardinale Bessarione: «Se non ci fossero i libri, noi saremmo tutti rozzi e ignoranti, senza alcun ricordo del passato, non avremmo conoscenza alcuna delle cose umane e divine». Già, i libri, scrigni di ricordi, perché il tempo tende a cancellare dalla memoria le imprese di chi ci vive accanto. Dietro ai record ci sono le storie, le sofferenze di chi ha combattuto il dolore, il male, oggi come allora. Come ha fatto Nadia, aprendoci il suo personale libro dei ricordi. «Ho scoperto di avere un tumore al seno nel 2005. Da allora è iniziata la mia battaglia. Ma non ho mai smesso di correre, perché correre è vita, è la mia vita». Il cognome Dandolo forse dice poco alle giovani generazione. Eppure lei è stata una delle più grandi mezzofondiste italiane di tutti i tempi. Un’atleta che ha fortemente segnato la pista azzurra negli anni Ottanta e agli inizi degli anni Novanta. «Veramente ho iniziato a tredici anni con il karate, poi sono passata al volley con il Sant’Eufemia. Sono approdata all’atletica grazie ad Adriano Saccon che nel 1979 mi ha voluto nella Libertas Camposampiero. Inizialmente mi sono dedicata ai 1500, poi ai 3000, facendo la trafila con i vari giochi della gioventù. Tra le società dove ho militato anche la Snam di San Donato Milanese. Poi nel 1993 sono approdata al Gruppo Forestale».
Che non ha mai più lasciato...
«E’ il mio lavoro. Sono una guardia forestale, mi occupo di tutela del territorio, di prevenzione di maltrattamenti degli animali».
Come ha scoperto di essere ammalata?
«Toccandomi il seno. E pensare che sono stata sempre molto attenta. Periodicamente mi sottoponevo a una mammografia. Ma non se ne sono accorti. Quando ho sentito il nodulo era già tardi, è cresciuto velocemente. Mi hanno sottoposta ad un ago aspirato ed è saltata fuori la verità. Mi hanno operato all’ospedale di Padova, ho fatto chemioterapia e radioterapia. Il calvario però non era finito».
Una recidiva...
«Già. Mi sono sentita il mondo cadere addosso, ma non ho mollato. Altro intervento e altra chemioterapia. Mi sono ripresa per mano la vita. Mi sono sottoposta ad un intervento di ricostruzione a Reggio Emilia. Ma le sofferenze non erano ancora finite. Si sono approfittati del mio dolore e dei miei soldi. Hanno sbagliato l’operazione, mi sono dovuta così ricoverare a Padova per curare una infezione. Sono tornata a correre, e correvo, correvo, più che potevo».
Quanto l’ha aiutata l’atletica?
«E’ tutto, è la mia vita. E io amo la vita. Adesso il mondo dei master dove ci sono delle persone eccezionali. Ho preparato il Mondiale di Lahti, in Finlandia, in appena due mesi e mezzo. E’ stata una esperienza stupenda che mi ha lasciato una grande carica interiore. Ho vinto l’argento nei 5000 metri. La medaglia adesso è attaccata alla mia libreria, in bella mostra. Ne vado molto fiera». Il futuro... «Non ho programmi, non punto a traguardi, vivo giorno per giorno. La pista è la mia casa. Mi occupo anche di attività motoria seguendo dei bambini a Noale dove mi alleno abitualmente. Faccio parte dell’Asi Veneto e siamo una ventina, tutti amici. C’è un clima bellissimo».
Molti criticano il mondo master.
«E sbagliano. Si tratta di un settore frequentato da grandi persone. Correre con i master significa sfidare se stessi, i propri limiti di persone normali, dove anche gli altri partecipano alla tua fatica, incitandoti, facendoti sentire la loro amicizia».

26/08/09

Lamberto Boranga anche sul Corriere della Sera

Segnalatami la presenza di Lamberto Boranga sulla Gazzetta dello Sport non più tardi di ieri, a causa del suo ritorno estemporaneo a difendere i pali di una squadra della seconda categoria perugina a 67 anni, ecco che mentre sfogliavo pigramente il Corriere delle Sera sull'imbrunire in riva al lago d'Iseo, mi trovo la medesima notizia sul più prestigioso quotidiano nazionale, condita di qualche ameno particolare e di un paio di foto sfiziose. Innanzi tutto il treno di gomme per la Porsche di Lamberto: certo, perchè con il compenso che percepirà pil Campione Mondiale ed Europeo di Salto in Lungo M65 sarà costituito da un nuovo set di pneumatici. A questo aggiungiamoci l'informazione che pure la figurina Panini di Lamberto Boranga, quando vestiva ancora la maglia del Cesena in serie "A" era davvero introvabile: il Gronchi Rosa del collezionismo delle "figu". A proposito: mi son sempre chiesto... ma i calciatori avevano le figurine della Panini che li ritrevano? Se così fosse, tutti coloro che non avevano capacità di mediazione nel mercato delle figurine, potrebbero chiedere allo stesso Boranga di completare quei maledetti album che rimanevano inopinatamente monchi per colpa di quelli come lui. Infine, Lamberto: hai dichiarato al Corriere che potresti correre i 100 ancora in 12"5: adesso lo vogliamo vedere!

Il Duca e i Mondialli di Berlino

L’angolo del Duca: Zeru medaglie…

Mi duole molto rieditare una frase che tanto ha reso famoso uno dei personaggi sportivi che più detesto, ma credo che nessun titolo poteva essere piu’ azzeccato. Per la prima volta, da quando esistono i mondiali di atletica, l’Italia torna a casa senza una medaglietta, sia pur del metallo meno pregiato: un’autentica disfatta.
E dobbiamo, a mio avviso, noi tutti amanti di questo sport, dire grazie a Schwazer che, nonostante la sicurezza e tracotanza della vigilia, ha evitato che con la sua prevista vittoria nella marcia, ancora una volta ci si potesse attaccare ad una minima soddisfazione, sia pur in una specialità che, come già detto, a mio avviso, non andrebbe nemmeno annoverata nell’ambito dell’atletica leggera.
Questo è dunque il risultato della gestione Arese, colui che doveva creare le basi per far rinascere l’atletica italiana da anni incerti, fatti di alcuni risultati buoni, ma troppo occasionali e che è riuscito, nei suoi cinque anni di Presidenza Federale, a fare molto peggio del suo predecessore Gola che tante critiche aveva ricevuto. Ora non vorrei ripetere tutte le considerazioni fatte dai vari giornali su tale disfatta e, oltretutto, il nostro editore si è già espresso con grande acutezza negli articoli precedenti evidenziando tutta una serie di problematiche che poi sono l’espressione di un unico grande male da estirpare: la politica.
Certo, pensare di poter vincere una simile battaglia mi fa pensare a Don Chisciotte che attacca i mulini a vento. L’arroganza della politica è quasi inattaccabile. A tal proposito la cosa che piu’ mi ha colpito della settimana orribile della nostra atletica non è stata tanto la mancanza di risultati, quelli me li aspettavo ampiamente, ma l’intervista delirante fatta da Arese ai microfoni di Rai Due nell’ultimo giorno. Con un’arroganza e indisponenza senza limiti, il sig. Arese, a dire il vero ben poco incalzato dai vari opinionisti di turno, ha detto che effettivamente le cose non erano andate tanto bene e che però non voleva fare commenti a caldo fermo restando che poi avrebbe preso delle decisioni contro chissà chi. Dopo di che si è un pò scagliato contro i giovani che non si sacrificano, a suo dire, abbastanza e, alla fine di questa breve e profonda analisi, ha tirato fuori il solito Howe Besozzi con le solite accuse piu’ o meno velate alla gestione tecnica della madre.
Sig. Arese si vergogni. Una persona seria, realmente amante dell’atletica, si sarebbe dimessa in tempo reale, di fronte ad un simile fallimento, di fronte a 5 anni di fallimenti. La prego, torni ad occuparsi della sua bellissima azienda o, vista l’età, cominci a pensare alla pensione o qualsiasi altra cosa Le piaccia ma si allontani subito, con un gesto di responsabilità, dal nostro mondo. E comunque, al di la del fatto che Howe non puo’ essere la panacea di tutti i mali dell’atletica italiana, essendo un talento nato per caso e non certo frutto di una programmazione, ci sarà pure un motivo per cui non ha mai voluto farsi gestire dai tecnici della federazione e questo motivo è perché non si fidava e, se anche purtroppo i fatti gli hanno dato torto, sinceramente io come atleta o come genitore, avrei fatto esattamente la stessa cosa.
Quindi il male dell’atletica italiana è sicuramente la politica intesa come un sistema che è stato creato negli anni e radicato attraverso le varie società e federazioni che sono in mano a gente che ha solo a cuore la gestione di una piccola fetta di potere per propri scopi personali. Stante così le cose, purtroppo, qualsiasi altro Presidente fosse eletto, la Simeoni, Mennea o altre personalità sportive piu’ giovani e piu’ desiderose di cambiamenti, sarebbe comunque schiavo di queste persone che lo eleggessero. L’unica soluzione potrebbe essere offerta solo dalla politica stessa nel senso che sarebbe indispensabile l’intervento diretto del Coni con un commissariamento della Fidal e la nomina di un commissario con poteri totali che cacci a casa tutti i vari delegati che hanno finora eletto gli ultimi Presidenti e riscriva le regole, fermo restando ovviamente un impegno diretto del Coni stesso in termini economici e di moralizzazione generale del sistema.
E’ chiara, infatti, l’esigenza di creare anche degli stimoli economici per controbattere, ad esempio, il desiderio di quasi tutti i ragazzi di provare a diventare dei calciatori, ma è altrettanto vero che le risorse potrebbero essere trovate anche e soprattutto con una gestione piu’ oculata sulle spese pertinenti quelle persone che vivono nell’ambiente e che non hanno alcun tipo di ruolo od utilità per l’ambiente stesso. Il discorso sarebbe infinito e spero di aver dato vari spunti di riflessione, ma concludo lanciando la prima fondamentale regola da riscrivere per attuare una vera e propria rifondazione.
Se il nostro motto dovrà sempre essere "l’atletica a chi ama l’atletica”, allora il nuovo Presidente potrà essere eletto solo con elezioni popolari aperte indistintamente a tutti tesserati della Fidal.

Lamberto Boranga torna a giocare... al calcio!

Al link trovate l'articolo della Gazzetta dello sport, in cui si parla delle nuove fatiche di Lamberto Boranga. Prossimo impegno: giocare tra i pali di una squadra di seconda divisione. La cosa, che avviene a 67 anni, evidentemente ha raccolto l'interesse della rosea, che ha anche parlato dell'attività master di Lamberto (del suo titolo di Campione del Mondo e del suo record mondiale. Qui il link all'articolo della Gazzetta.

Meeting Internazionale Master di Bellinzona: oggi l'ultimo giorno per iscriversi

Il 12 settembre prossimo, si terrà il tradizionale Meeting Internazionale Master "Città di Bellinzona", in Canton Ticino, giunto alla decima edizione. E' un meeting aperto agli over-30 (quindi compresa la categoria M30, assente qui in Italia), che dà quindi possibilità di cimentarsi nel mondo master anche ai più "giovani". Vi dò un consiglio spassionato: è un Meeting pieno di premi (soprattutto mangerecci), se c'è una bella giornata poi, una mini-trasfertina in una località davvero sensazionale per gareggiare. Io ci sarò! Vi linko qui il dispositivo della gara (link), ma vi ricordo una cosa molto importante. Bisogna iscriversi entro oggi a questo indirizzo mail: infosab@sab-bellinzona.ch. Basterà indicare: nome, cognome, anno di nascita, società d'appartenenza, disciplina e tempo di accredito. A proposito: ci sono praticamente tutte le specialità della pista e delle pedane!! Organizza la Società Atletica Bellinzona (SAB).

La lettera aperta di Vincenzo Felicetti su Atleticanet

FelicettiTrovata su Atleticanet, vi pubblico la lettera di Vincenzo Felicetti relativa al malfunzionamento del mondo master.

Stimato Presidente Franco Arese,

sono Vincenzo Felicetti e da quasi un ventennio rappresento con onore l’Italia nelle manifestazioni internazionali, ultimo il Campionato Mondiale Master a Lahti dove ho conquistato tre ori nella categoria M60. Mi rivolgo a Lei con questa lettera aperta, ma più estesamente desidero farlo rivolto a tutta la nostra Federazione di Atletica Leggera.

E’ un momento storico poco felice per la nostra “Italietta”, caotica a livello politico, confusa nelle scelte e con un abbassamento di valori, della morale e delle condizioni economiche della popolazione. Dico questo perché la nostra Federazione, che Lei presiede, purtroppo non è assolutamente al di fuori del “contesto”, anzi, si trova dentro, nolente o volente con tutti quei difetti di una combinazione, nella quale la cosiddetta “politica sportiva” la fa da padrona provocando divisioni, superficialità e spesso inettitudine da parte dei suoi rappresentanti. A livello macroscopico lo dimostrano gli scarsi risultati degli ultimi 10-15 anni. I Campionati Mondiali di Berlino sono stati purtroppo l’ennesima riprova.

Il punto che mi preme sottoporla riguarda più nello specifico la situazione del nostro movimento master, che ritengo sia la parte sana del più ampio movimento dell’atletica italiana; e che Lei ha ereditato al momento della sua elezione. In base alla mia esperienza, ormai di lunga militanza in Italia e all’estero, credo di poterle parlare a nome di tutti i master italiani. Lei sa benissimo, Presidente Arese, che i masters rappresentano in seno alla nostra Federazione una vera forza per numero di tesserati e per l’apporto degli introiti che genera. Dal 2004 al 2008 il nostro numero di tesserati è cresciuto da 48.121 a 63.569 unità (senza contare gli amatori) e il nostro peso è ormai del 41,5% di tutti i tesserati della Federazione. La questione su ciò che danno i masters (in quote economiche e medaglie internazionali) e ciò che ricevono va avanti da troppi anni ormai, senza un concreto riequilibramento ad equità. E’ diffusissima l’insoddisfazione verso l’Ufficio Master e verso i consiglieri federali delegati al nostro Settore. Mancano scelte di fondo promozionali, manca l’assistenza alle manifestazioni internazionali, l’informazione è carente, i regolamenti e i calendari agonistici non rispondono alle esigenze della base. Con questa lettera però desidero concentrami in particolare sull’aspetto delle manifestazioni internazionali, fresco dell’esperienza di qualche settimana fa, esponendole sinteticamente poche cose ma chiare.

L’ORGANIZZAZIONE DELLE TRASFERTE INTERNAZIONALI

Dopo il prezioso lavoro organizzativo di Cesare Beccalli, il vero padre fondatore del movimento master italiano e figura a torto osteggiata per anni dalla Federazione, le delegazioni master italiane che partecipano alle manifestazioni internazionali non hanno mai trovato un referente federale in grado di provvedere o comunque assistere ed orientare su viaggio + soluzione logistica + rappresentanti in loco, il tutto a prezzi equi. Qualcuno capace per di più di compattare un gruppo e farlo sentire un unico soggetto sportivo in quel frangente. I master all’estero sono una realtà disgregata, tutti in ordine sparso, disuniti. Le assicuro non è un bel sentire e vedere. Mi rivolgo a Lei in quanto, seppur di competenza dell’Ufficio Master, è normale che le carenze denunciate di una organizzazione finiscano per ricadere sul suo rappresentante massimo. Le assicuro che le lamentele (fondate) che capita sempre più spesso di raccogliere sono associate in molti casi al suo nome.

IL MATERIALE SPORTIVO

Ovvero le divise ufficiali in occasione delle trasferte internazionali. Quante volte si è parlato e ci si è lamentati dei variopinti e differenti modi di vestirsi degli atleti italiani all’estero? Non si fa una bella figura vedere e sapere che molti italiani si sono arrangiati con tute in prestito; o addirittura con magliette improvvisate su cui è stata scritta la bella parole “Italia” col pennarello! Non mi si venga a parlare delle magliette (a volte offerte a sette euro, a volte gratuite) ora reperibili da una distribuzione scombinata. La nostra Federazione ha il preciso DOVERE di fornire gratuitamente a tutti i partecipanti alle manifestazioni internazionali (in quanto rappresentanti della Federazione) un kit gratuito e preferibilmente distribuito dai vari comitati regionali. Si faccia in una maniera o in un'altra, attingendo dai fondi stanziati in bilancio al Settore o attraverso sponsors che partecipano all’evento/i. Negli ultimi anni s’è arrivato persino (vedi campionati Mondiali di Riccione del 2007) a boicottare le iniziative di chi tesserato ha tentato di sopperire alle mancanze della Federazione.

I RICONOSCIMENTI ALLE MEDAGLIE MASTER

Sin dalle prime Olimpiadi antiche, si usava celebrare in casa i vincitori, che aldilà degli allori sportivi dovutigli, venivano conferiti loro riconoscimenti di ogni tipo. Cariche sociali, doni e quant’altro. Il gesto sportivo esaltante, la vittoria deve essere assolutamente premiata perché è il punto più alto di un percorso d’abnegazione e sacrificio che gli atleti raggiungono, mettendoci l’anima ed il meglio di se stessi. La F.I.D.A.L. cosa fa? Si prende i meriti facendo il minimo indispensabile. La bellissima esperienza di Casa Italia nel 2008 agli Europei di Lubiana (per altro pagata dalla Regione Marche) aveva fatto vivere ai nostri atleti medagliati momenti esaltanti ed aggreganti. Almeno a caldo, era stata la sensazione di un giusto riconoscimento di gratitudine della Federazione. Ma quell’esperienza da Lahti in poi temiamo resterà solo in ricordo. Ad ogni modo poi tornati in Italia la Federazione pensa ad altro e gli unici encomi continuano a venire da due siti internet di autentici appassionati che tentano di dare il giusto lustro alle medaglie ed agli atleti master azzurri. E’ chiedere troppo se nelle trasferte internazionali e periodicamente in Italia, vengano organizzate momenti d’incontro, di confronto con relativa distribuzione di premi ai più meritevoli? E’ azzardare tropo chiedere premi in denaro ai vincitori di medaglie (nella giusta proporzione con quelli riconosciuti al settore assoluto), che li aiuterebbero nella sempre più onerosa attività.

Voglio ora affrontare un problema connesso con quanto sopra: la divisione che da sempre trapela e si evince da tutta una serie di comportamenti dei rappresentanti della F.I.D.A.L. alle manifestazioni internazionali, testimonianza di un malessere che viene dall’alto; che s’è ripetuto in maniera lampante anche agli ultimi Campionati Mondiali Masters in Finlandia. Come in altre occasioni, i nostri rappresentanti sono sembrati divisi e prigionieri di direttive e responsabilità prese sopra le loro teste. Sembrano come mandati allo sbaraglio. L’esempio che sfocia nel ridicolo è stato quello toccato al nuovo fisioterapista portato dalla Federazione, il bravo Giacomo Collodoro, costretto ad operare senza un lettino professionale. Il malcapitato, fortunatamente persona ricca di umanità e professionalità, ha dovuto arrangiarsi facendo sdraiare gli atleti bisognosi di cure sulle dure e fredde superfici di un tavolo furtivamente sottratto alla hall dell’organizzazione o sdraiati per terra. Il prezzo in loco dell’affitto di un lettino professionale per 15 giorni era di 200 euro, ma i nostri rappresentanti non erano autorizzati a sostener questo risibile costo. Rifletta Presidente, perché la prossima volta saremo costretti a fare una colletta.

Infine il nodo più spinoso da risolvere e che urge una soluzione il più presto possibile: quello dei rappresentanti dei masters in seno alla Federazione. I masters italiani vogliamo un confronto effettivo con la Federazione e con chi al suo interno è stato delegato. Sarebbe tempo che i masters potessero eleggere direttamente i loro rappresentanti chiamati poi dalla Federazione a gestire il Settore. Non più grigie figure imposte dall’alto, ma persone volitive e competenti, con esperienza ed amore vero verso un movimento che cresce e che non vuole la Luna, ma solo “il giusto”. Ora a Lei una risposta.

La ringrazio anticipatamente dell’attenzione che vorrà dedicare direttamente, e personalmente.

Cordiali saluti
Vincenzo Felicetti
via cava di Coppa 1
87024 FUSCALDO (Cs)
email: vfelicetti@aliceposta.it Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
cell. 333.922.89.33

22/08/09

Gianni Merlo sulla Gazzetta e le infinite possibilità di Arese

(a destra, Gianni Merlo) - Se prendete la Gazzetta dello Sport di oggi, trovate un articolo di "fondo" nelle pagine dedicate all'atletica, dove si traccia un bilancio tutt'altro che positivo della spedizione italiana di Berlino. Certo mancano ancora 3 carte (Claretti, Gibilisco e 4x100), ma nemmeno con 3 medaglie (suppongo) si potrà pensare che tutto quello che si è visto in Germania si possa catalogare come "decente". Gianni Merlo, uno dei giornalisti più noti nel mondo del giornalismo sportivo, analizza la situazione abbastanza velocemente (penso a causa degli spazi a disposizione sulla rosea), in attesa delle ultime due giornate di gare, e magari di un super articolone finale dove gettare fuoco e fiamme su quella che è l'atletica italiana di oggi. Si cita il tracollo epidemiologico dovuto al venire meno dei giochi della gioventù, lo scarso supporto economico ai tecnici, costretti ad emigrare ad altri sport. Poi quello che secondo me è l'unico aspetto sbagliato della vicenda: appellarsi ancora una volta ad Arese per risolevvare il baraccone e chiedere una svolta culturale. Ma quante volte dobbiamo perdonare Arese?? Non sono bastati i fallimenti di Helsinki 2005, Osaka 2007, Pechino 2008, Berlino 2009 per decretare il fatto che non solo Arese, ma soprattutto la pletora di persone che gli girano intorno forse non sono all'altezza della situazione? Cosa che era da compendere sin dall'inizio, visto che i conti bisognava farli immediatamente, nel 2005, escludendo la marcia dalla bilancia dei pro e contro. Invece no: perdona ieri, perdona oggi, perdona domani, e l'atletica è diventata quella che è oggi. Un sport interstiziale, che vive ai margini del mondo sportivo mondiale, e dove le punte (tutte) sono in realtà il frutto di una semina che non è certa attribuibile al mandato di Arese. Negli ultimi 5 anni, dacchè Arese manovra il baraccone, quali grandi atleti italiani sono esplosi e si sono imposti a livello internazionale in Mondiali ed Olimpiadi? Licciardello lo possiamo considerare tale? E poi? A Berlino sono apparsi sul palcoscenico mondiale atleti di 20, 21 anni, delle potenzialità che molti dei nostri giovani magari possedevano 5 anni fa! Da noi quale giovane è uscito e si è imposto al mondo negli ultimi 5 anni? Howe? Ma Howe è l'esempio vivente di come il più grande talento vivente mai avuto in Italia non vada gestito!
Ma poi: sapete cosa ci frega sempre? Gli Euroindoor. L'unica manifestazione dove vediamo vincere delle medaglie internazionali, e che è invece bisfrattato dai grandi nomi dell'atletica continentale. Per colpa di quella manifestazione, Arese ha fatto i muscoli grossi massimizzando vittorie che nel carnet di una Federazione non possono valere che 1/100 di una vittoria olimpica o mondiale. Quindi, mi rivolgo a Gianni Merlo: il vero problema è che l'atletica italiana è diventata specchio della politica cui assistiamo quotidianamente in tv. Ci sono favori e favori, promesse e promesse. Do ut des. A distanza di un anno e mezzo, con l'emarginazione sempre maggiore delle società militari dal mondo dell'atletica di società nazionale, assistiamo sgomenti a come le cose vadano sempre peggio. Non so se l'effetto e la causa possano essere collegate, ma trovatemi un altro motivo. Ai gruppi militari interessa principalmente il campionato di società: tolto quello (o com'è nell'attuale formula, relegati ad una manifestazione come il Top Challange ormai scimiottato dalle società sportive civili) vengono meno anche i presupposti per i quali si debba mantenere in vita un gruppo sportivo. E non è detto che qualche Dirigente o Generale dei vari corpi di Polizia non stia pensando di ridimensionare l'impegno nell'atletica. Anzi. E una volta tolti i gruppi sportivi militari, spariranno anche gli atleti che potranno permettersi di fare una vita da professionisti. E chi li paga dopo gli atleti "top"? Arese e il suo entourage ha pensato erroneamente che favorendo le grandi società sportive civili (espellendo le società militari dai c.d.s.) avrebbe favorito l'attività di base. Invece quelle stesse società lo hanno pesantemente tradito, acquistando a destra e manca atleti non certo cresciuti nei loro vivai, cercando stranieri comunitari e non, tutto per vincere uno scudetto che di fatto vale molto ma molto poco. Belle soddisfazioni, eh? Ancora si ha negli occhi lo scempio della finale A oro di Lodi dell'anno scorso...
Politica, infine, che non solo ha emarginato le squadre militari, ma che ha anche azzerato le volontà delle piccole società, quelle che VERAMENTE fanno attività di proselitismo capillare, negli oratori, nei campetti di provincia. Gli è stata tolta la facoltà di partecipare ai c.d.s. se non allestendo squadroni di 25 atleti di tutte le età: impossibile! A loro, di fatto viene negata la possibilità anche di esprimere un voto nelle elezioni federali di qualsiasi livello, nonostante possano vantare centinaia di ragazzi nel loro vivaio in più delle società blasonate. Quindi, per concludere, Sig. Gianni Merlo: sarebbe il caso che Arese, il suo staff, questi organi federali ormai compromessi dal patto scellerato con alcune (poche) società civili, vadano a casa e diano spazio a qualche nome nuovo (Mennea? Simeoni?) che l'atletica l'ha vissuta con grande entusiasmo, onestà, semplicità, genuinità e che all'atto del loro eventuale insediamento studino il modo di cambiare il peso e le responsabilità di chi veramente fa in modo di portare i giovani su una pista di atletica (e non già chi ha il solo interesse di vincere lo scudettino di legno). E chi, poi, dà loro il modo di seguire i loro sogni fornendogli il tempo e il denaro.

21/08/09

Ma Arese ha fatto sei al Superenalotto?

Porca vacca: cerchiamo tutti il vincitore multimiliardario a Massa Carrara, ed invece era lì, davanti a tutti, in diretta Tv da Berlino col musone triste a difendere ancora una volta la sua Italia, e il fatto che non siamo la Nuova Zelanda (che porta 5 atleti e vince un oro... che culo!) ma la sfortunata Italia. Già perchè "qualche medaglia" (due o tre secondo le previsioni) la potevamo portare a casa, perchè no? Però purtroppo, per una tacita legge statistica, quando si vive sempre sui numeri bassi (uno, due, uno, due...) può capitare che arrivi lo zero. E allora sono guai. Così ecco il sei milionario di Franco Arese: non penso che esista al mondo un altro presidente di una federazione sportiva dal passato tanto blasonato, che riesca a portare un intero mondo sportivo tanto in basso con inusitata cadenza periodica e nonostante questo riesca sempre ad essere riconfermato (o a non mettersi quanto meno in discussione... poteva almeno far finta di dimettersi, no?). Se non è un sei questo?!!
Comunque sia, quella di Berlino non è una sconfitta di un solo uomo, Franco Arese. E' la sconfitta, come dicevo l'altro giorno, dell'intero sistema-Italia dell'Atletica leggera: quello voluto ed incarnato non solo dallo stesso Arese, ma da una bronto-oligarchia composta da una commistione tra alcune società sportive civili e alcuni dirigenti federali che già nel 2004 aveva favorito la sua prima elezione, e che, incredibilmente, nonostante quattro anni di schiaffoni e bastonate mondiali ed olimpiche, ha fatto in modo di essere perpetrata per altri 4 anni. Omicidio preterintenzionale o omicidio volontario? Diciamo colposo all'inizio, preterintenzionale durante, decisamente volontario negli ultimi due anni.
Ma non vi fanno ridere le estrapolazioni numeriche che come avevo pronosticato, avrebbero provato che la trasferta tedesca sarebbe stata positiva? 22 punti, contro i 19 di Helsinki: addirittura più finalisti che a Pechino. Un trionfo dell'atletica italiana!
Ragazzi, su dai, non ci prendete in giro: a Helsinki e Pechino il presidente era ancora Arese, o sbaglio? Arese allora ha fatto meglio di Arese? Ridicolo. Se poi in Fidal vogliono fare il conto dei punti, tanto per trovare qualche aspetto positivo, fate pure questo: il totale dei punti ottenuti, diviso quello degli atleti schierati a Berlino: allora sì che si ottiene lo spessore statistico di una nazione. Quindi 22 diviso 35: viene fuori un numero con uno zero/virgola davanti. Bravi! Se poi anche il Prof Uguagliati, DT dell'armata brancaleone e persona molto intelligente, si presta al giochetto di salvare il salvabile senza utilizzare quei toni tipicamente giapponesi di profonda prostrazione che, pur non dando soddisfazione alla platea, saziano la sua sete di sangue ingraziandoti il pubblico, vuol dire che è proprio una Federazione che gira male. Per Ugugagliati la trasferta è stata "appena sufficiente"... Dai, su! Si stanno paragonando risultati ottenuti in una manifestazione, con altre manifestazioni che a suo tempo erano state già definite fallimentari. E il filotto di manifestazioni fallimentari, scusatemi se sbaglio, è iniziato proprio nel 2005: chi era allora che guidava la baracca?
Meriterebbe 10 Schwazer per essere stato l'unico a dirlo: "mi vergogno per quello che ho fatto". No, Alex, tu non ti devi proprio vergognare di nulla, anzi. E' l'umiltà che completa il campione: è quell'aspetto che ti mancava per consacrarti. Piuttosto: è pensare che un intero gruppo di persone viveva esclusivamente sulla sua medaglia scontata che deve fare vergognare qualcun'altro.
Tornaimo a noi. L'obiettivo nemmeno tanto nascosto del 6° mandato Arese (in Giappone, paese patria dell'onore, al suo posto si sarebbero già dimessi 4 volte, poi aggiungeteci le due rielezioni...) sarà la medaglia ad ogni costo. Dalla sua parte avrà anche il CONI di Petrucci che pur bacchettandolo pubblicamente, lo incensa per la sesta volta, perchè è una persona seria, un manager (ma Petrucci quanto sa di quanto è cambiata l'atletica in meglio in Italia negli ultimi anni?). Vabbè: Arese-sei. Era un mezzofondista di prima classe, abituato a resistere tanto.
Sono un pò inquieto, però, lo confesso. Mi inquietano le dichiarazioni di Arese. Non mi fanno star tranquillo. Si va di fretta: servono risultati subito! Così in questo ri-programmare tutto il baraccone Fidal verso l'obiettivo, tutto il resto (chiaramente) verrà momentaneamente abbandonato. La scuola dà fastidio solo a sentirla nominare: sempre 'sta scuola e 'sti giochi della gioventù! Insomma, non si può "pretendere la luna"! I passi da fare lui li ha fatti, (sembra voler dire) e poi, scusate, se l'Italia deve vincere le medaglie nel 2012, chi diavolo esce dalla scuola ed in così poco tempo (solo 3 anni!) riesce ad essere quel Campione che si impone domani alle Olimpiadi? Nessuno, chiaro. Perdiamo tempo. Perdiamo tempo.
Quindi presumo che la scuola non sarà più una priorità. Presumo ancora che si concentreranno su quello che hanno adesso: lasciano ai posteri "stupidate" come la diffusione dell'atletica (evidentemente la Federazione di Atletica si è dimenticata della missione educativa di questo sport, prima ancora che di pubblicità relativa alle medaglie), a coltivare un campione statistico che permetta di trovare periodicamente 4/5 campioncini ogni 3 o 4 anni. Chissenefrega!! Medaglie, medaglie... parlano solo quelle (del resto la citazione sulla Nuova Zelanda e la sua medaglia d'oro è sintomatica).
Quindi, si rimboccherano le maniche. Chi? Mah: chissà chi laddentro ci mette delle idee, chi invece è lì solo per rappresentare sè stesso, e chi, invece, semplicemente dorme aspettando di farsi qualche trasferta in carrozza.
La mia inquietudine diviene terrore cieco quando si tirano in ballo le società sportive militari. ANCORA LORO?? Sì, sì, ancora loro. E quando qualcuno della Fidal parla di loro in termini negativi (sulla Gazzetta mi sembra che si parlasse del fatto che ci sono fenomeni di statalismo da combattere all'interno dei vari gruppi militari) c'è probabilmente qualche progetto di ulteriore limitazione. Non vorrei essere nei panni di qualcuno di quegli atleti cui si abbatterrà quest'altra mannaia. E non oso pensare a cosa si possa tradurre questo cattivo "pensiero" di Arese. Io dico solo questo: in assenza di capitali che investano sull'atletica in maniera stabile e duratura, lo Stato rimane l'unico sponsor che possa permettere un'attività sportiva di vertice. C'è chi dice che non si dovrebbero pagare gli atleti, visto che sono soldi dei contribuenti. Io che inizialmente la pensavo così, mi sono ricreduto: lo sport è veicolo di un messaggio positivo. Un atleta che vince (pensiamo alla Vezzali) è un investimento d'immagine. Porta i giovani ad avvicinarsi allo sport. Se poi abbracciano quello sport, il più è fatto: lo Stato ottiene dei cittadini più predispoti a rispettare le regole. Vi pare poco?
Comunque sia: e le squadre civili? Intoccabili, come sempre. A loro tutto è dovuto, ed in cambio non sembra che riescano a fornire molto materiale umano o che riescano a sovvenzionare un atleta per renderlo sufficientemente indipendente. Evidentemente se non le si tocca, è perchè hanno dato qualcosa... in cambio di qualcos'altro. Sembra impossibile e poco logico pensare al contrario.
Mi permetto: la politica del risultato ad ogni costo, nel passato, ha prodotto delle aberrazioni. Porcherie, chiamiamole così. Non staremo prendendo quella strada?
In quest'ottica concentriamoci solo su una cosa. Le medaglie. 20 atleti, sembrerebbe. Super-atleti. Concentriamoci su quelli. Paghiamoli, assisitiamoli. Coccoliamololi. Ma... Signor Presidente, e il resto dell'atletica italiana? Chissenefrega! Scusi, i cadetti, gli allievi...i master... Chissenefrega!
Ma scusi, signor Presidente, ma il frutto del lavoro dei suoi precedenti 5 anni dov'è finito?
Mi spiego meglio: molti dei più grandi atleti assurti sul palcoscenico mondiale hanno un'età tra i 20 e i 23 anni. Vuol dire che nel momento in cui Arese si insediò (5 anni fa) avevano 15, 16 o 17 anni: i cadetti o gli allievi o massimo junior di quegli anni della prima incoronazione. Secondo voi, non c'è stato un solo talento italiano in quesi 5 anni tale da potersi vedere su un palcoscenico mondiale da protagonista? Se ci sono anche stati si sono probabilmente persi o non valorizzati. Magari umiliati, inseriti in progetti che in realtà erano solo "elargizioni" di denaro senza costrutto. Togliamo poi la specialità della marcia dalle more dai successi da lui previsti, in quanto rappresentativa di un mondo a sè stante nel panorama atletico italiano. La Di Martino preesiteva all'avvento di Arese. Gibilisco preesisteva all'avvento di Arese. la Cusma preesisteva all'avvento di Arese. Ciotti preesisteva all'avvento di Arese. Ma chi cavolo ha portato Arese a Berlino che è frutto di una sua azione di crescita e "semina"?
Poi c'è Howe... che storia triste. Triste per il ragazzo Andrew, più che per l'atleta Howe. Viene trattato al pari di un oggetto, una magic box che sembra che tutti vogliano usare e sfregare a loro piacimento. Adesso Arese ci va pure a muso duro: si decida, perdinci!! Ma lui, il suo sentimento? Ma si diverte ancora così? Ma è sport questo? Se mai leggerai queste righe, Andrew, posso suggerirti una cosa: vattene da questo mondo, e vivi la tua vita come tu credi. Suona, canta, sii felice. L'Italia atletica non deve essere una persona infelice. Se invece ti diverti ancora, fai quello che veramente vuoi e che ti diverte veramente. E manda a quel paese quelli che ti mandano a correre in una specialità quando per tutta una stagione ti sei preparato per un'altra.

Per concludere: nel post elezioni federali, si vociferava che pur sorpresi dall'elezione bulgara, per consolarci ci si diceva che qualche volto nuovo era entrato. Qualche ventata di novità ci sarebbe stata. Dubitavo già allora, a ragione, figurarsi adesso. Non una voce fuori dal coro. Almeno: non si sentono e non si vedono. E così ho avvalorato ancora una volta la mia tesi che nelle organizzazioni umane, se si sostituisce un ingranaggio con un altro, a meno di essere dei rivoluzionari con la volontà di apportare novità che prima inceppino il sistema e poi lo facciano girare in un altro modo, si entra in sintonia con tutto il resto dell'ingranaggio. Come sostituire una rotellina in un orologio. Ne metto una nuova, e l'orologio gira come prima. Dove sono finiti, quindi, tutti questi "nuovi": semplicemente sono diventati parte di questo sistema triste cui non gliene frega nulla dell'atletica, ma solo che Alex Schwazer vinca le medaglia e che una ventina di atleti trovati e cresciuti da altri ottenga più di 22 punti al prossimo appuntamento mondiale. E comunque, si cambia per non cambiare, o no?
Bolt ha dimostrato una cosa: l'atletica e lo sport sono anche gioia, falicità: laddentro c'è solo molto tristezza. Poveri loro.

L'angolo del duca: I record dei Master

La vita è fatta di sogni, speranze, desideri, chiamateli come volete, ma senza credere fortemente in qualcosa l’essenza stessa della vita svilisce. Praticare sport a livello agonistico rappresenta sicuramente qualcosa di estremamente stimolante, ma quando poi cio’ avviene una volta raggiunti gli anni della maturità fisica, tale stimolo puo’ talora risultare ancor maggiore in quanto subentra spesso il desiderio di sfidare le leggi inesorabili del decadimento e dell’invecchiamento.
Tale premessa per esprimere un concetto fondamentale: lo sport master deve essere considerato come qualcosa di molto, molto serio e parteciparvi deve essere motivo di orgoglio per tutti. L’obiettivo dovrebbe essere quello di indurre, anche ex atleti di grande prestigio, a rimettersi in gioco, perché solo così tutti coloro che partecipano potranno sentirsi realmente parte di un grande movimento agonistico.
Per fare questo bisogna, a mio avviso, riscrivere tante regole, ne parlero’ diffusamente nel corso dei prossimi mesi, ma innanzitutto bisogna partire dalla piu’ banale, dalla piu’ semplice, vale a dire quella dei record. Il sogno di qualsiasi atleta è fare un record, che poi lo si voglia chiamare miglior prestazione, poco conta. Il record è la punta dell’iceberg di ogni gara individuale, qualcosa di assolutamente oggettivo, che prescinde da qualsivoglia fattore esterno, sicuramente anche piu’ importante dell’arrivare primo in un campionato nazionale o internazionale.
Ora, dopo svariati decenni in cui esiste il movimento master dell’atletica italiana, non si è ancora riusciti a stabilire un criterio univoco per misurare tali record. Questo è assurdo. Se vogliamo che l’atletica master sia considerata un movimento serio, bisogna dunque partire dai record e far si che ci sia un’unica graduatoria, valida per tutti , riportata da fidal.it e siti specializzati.
Le regole devono essere poche, semplici e banali.
  1. Valgono solo i primati con tempo elettrico ( siamo nel 2009 e non esiste che vengano presi in considerazione tempi misurati manualmente che non possono avere la minima attendibilità).
  2. E’ indispensabile che in presenza dell’opportuno cronometraggio elettrico, vi sia anche un anemometro che misuri il vento. Ci sono delle regole e se il vento è oltre i 2 mt al secondo, la prestazione non è classificabile ( ovviamente nelle gare veloci 100 e 200 mt e ostacoli e nei salti in estensione).
  3. Vale, ai fini della prestazione, la categoria di appartenenza dell’atleta, secondo le regole stabilite dalla federazione di appartenenza. Cio’ vuol dire che se in Italia conta l’anno di nascita, come del resto in Italia e nel mondo per tutte le categorie giovanili (esiste questa eccezione solo per i master internazionali, secondo cui conta la data di nascita ed è peraltro un assurdo) la si deve smettere di continuare, da parte di taluni, a citare ipotetici record pre e post. Il record deve essere unico, punto e basta.
  4. Sulla base di questi semplici ma basilari punti, mi impegno personalmente a riscrivere le graduatorie che sono in circolazione, escludendo quelle prestazioni che non fossero in linea con quanto sopra indicato. Ci si troverà, in qualche raro caso di velocità, a non avere un record, mancando la rilevazione del vento, ma ritengo indispensabile per la credibilità del movimento agire in tal senso.
M auguro ovviamente che l’editore di questo sito sposi appieno la mia proposta e voglia pubblicare le mie graduatorie che invierò poi, sia all’ufficio statistiche della Fidal, che ad Atletica-Net con le motivazioni del caso e l’auspicio di poter finalmente avere un’unica lista di primati.
Ovviamente in tale lavoro sarà importante il contributo di chiunque ritenga di poter fornire informazioni utili, fermo restando la speranza che le mie motivazioni possano essere condivise da tutti.

18/08/09

I magnifici 39

Quella che segue è la classifica dei medagliati italiani ai Mondiali (ho preso in considerazione esclusivamente le gare individuali) aggiornata dopo i recenti mondiali finlandesi. Sono 39 gli atleti italiani che hanno vinto almeno 2 medaglie d'oro nella 35ennale storia dei Campionati del Mondo (pari a 18 edizioni). Quest'anno, grazie alle tre vittorie di Lahti, Ugo Sansonetti è divenuto l'italiano che ha vinto di più nella storia dell'atletica italiana master: 26 medaglie di cui ben 12 d'oro superando così Luciano Acquarone. Grosso salto in avanti anche per Enrico Saraceni, salito al 7° posto grazie alla tripletta nella velocità, e Marco Segatel al 13° posto in seguito al quarto titolo consecutivo nell'alto. Giuseppe Rovelli "entra" con le 4 medaglie di Lahti al 15° posto, insidiando la 14^ posizione di Carla Forcellini. Entra in classifica anche Vincenzo Felicetti. Se ci fossero errori, contattami pure. Nella classifica che segue, il nominativo dell'atleta, quindi di seguito gli ori, gli argenti, i bronzi e le medaglie totali vinte.

SANSONETTI UGO 12 9 5 26
ACQUARONE LUCIANO 10 4 1 15
RIBONI MARIO 9 6 2 17
SOBRERO BRUNO 8 9 3 20
COLO' VITTORIO 8 3 2 13
AGNOLI SERGIO 8 1 2 11
SARACENI ENRICO 6 1 0 07
CICCONI LAMBERTO 5 3 1 09
RUZZIER FABIO 5 1 1 07
BINI CESARE 4 5 2 11
COMPRI AMELIO 4 3 1 08
BOMBA CARLO 4 2 5 11
SEGATEL MARCO 4 0 0 04
FORCELLINI CARLA 3 3 0 06
ROVELLI GIUSEPPE 3 2 1 06
AMORETTI ALDO 3 1 0 04
BRIGNONE VALERIO 3 1 0 04
SCIMONE FRANCESCO 3 0 2 05
D'ORLANDO MP 3 0 0 03
MARABOTTI GIUSEPPE 2 10 4 16
GABRIC GABRE 2 4 0 06
CERVI ROBERTO 2 3 2 07
MARCHETTI CRESCENZIO 2 3 0 05
EGGER WALTRAUD 2 2 2 06
BETTUCCI PAOLA 2 2 0 04
TRANCHINA MARIA 2 2 0 04
GASTALDI NOEMI 2 1 3 06
FELICETTI VINCENZO 2 1 1 04
BARALDO LUCIANO 2 1 0 03
MEGLI MILENA 2 1 0 03
DE PETRA GIULIO 2 0 2 04
INDRA HUBERT 2 0 0 02
LONGO MARIO 2 0 0 02
MARCHIORI MAURA 2 0 0 02
MOSER ELISABETH 2 0 0 02
NEVIANI ELISA 2 0 0 02
PARMA ATTILIO 2 0 0 02
ROSSETTI SEVERINO 2 0 0 02
TURCI ADA 2 0 0 02

No Jamel!!!!!

C'è una notiza che ha sconvolto la mia serata. Sembrerebbe che Jamel Chatbi sia risultato positivo al controllo antidoping effettuato dopo le batterie dei 3000 siepi, corse in circa 8'22" ai Campionati Mondiali di Berlino. Jamel, che ha lasciato l'Italia per allenarsi ad Yfran in Marocco all'inizio dell'anno, quest'anno aveva corso in 8'08"e spiccioli, avvicinando addirittura il record italiano di Panetta durante il meeting di Tangeri. Che altro fare se non rimanere profondamente deluso (se fosse vero) da una persona che ho conosciuto tanto bene da pensare tutto, tranne che potesse arrivare a violare le regole del gioco. Quanti discorsi sulla legalità, sugli stranieri e la loro integrazione in Italia. Sul rispetto della legge. Adesso aspettiamo l'esito delle contronalisi poi potremo trarre dei giudizi definitivi.

16/08/09

Lahti 2009: le foto del nostro amico Tom Phillips

(foto tratta da www.masterstrack.com) - Sul sito di Tom Phillips (all'indirizzo www.tomphillipsphotos.co.uk) sono disponibili già i primi scatti relativi ai Mondiali Master di Lahti 2009. Tantissime foto, molte delle quali dedicate anche agli italiani. Proprio per gli italiani Tom ha dedicato una cartella dove si potranno vedere tutti gli scatti da lui acquisiti in quei 10 giorni dai portacolori azzurri. Purtroppo non ci sono le foto del giorno 3 agosto, perchè in quella data, Tom, dovendo correre la finale dei 200 metri M55, è rimasto comprensibilmente inattivo sul fronte fotografico (però sarebbe stato interessante vedere delle foto dall'interno, mentre correva!). Se conoscete l'inglese, in questa pagina invece, potrete leggere quella che io chiamo "una storia", cioè il racconto di Phillips degli ultimi metri della sua finale: un thriller che finisce con una medaglia di legno. Un racconto quasi centimetro per centimetro... Anche chi arriva quarto, o quinto, o non arriva può raccontare sempre qualcosa di memorabile.

15/08/09

Le pagelle degli italiani a Berlino

(nella foto Fidal.it, Elisa Cusma) - Mi arrogo questa facoltà di giudizio, dando un voto a tutti gli italiani che si sono presentati a Berlino. Per iniziare: 34 eventi-gara in cui erano presenti italiani. Mi sono preso la briga di raffrontare il risultato ottenuto dai singoli atleti con quelli ottenuti dagli stessi durante l'anno nell'attività pre-mondiale. La cosa che balza subito all'occhio è che solo 8 di essi hanno ottenuto la propria miglior prestazione stagionale in corrispondenza con l'evento più importante dell'anno (e di qualcuno della propria carriera). I dati li ho presi dalle statistiche del sito Fidal, quindi se c'è qualcosa da recriminare, rivolgetevi all'Ufficio preposto a Roma. Degli 8 (su 34) che hanno ottenuto la miglior prestazione in corrispondenza dei Mondiali, solo 2 (Galvan nelle batterie dei 400 e De Luca nella 50 km di marcia) hanno ottenuto il loro personale. Poi c'è la questione della 4x100 maschile, che comunque sia ha ottenuto come quartetto il proprio PB.
Se torniamo sugli 8 italiani performanti in questione, notiamo che 4 di essi sono marciatori: ancora una volta la marcia! Come interpretare questo dato? Certamente non si corrono nell'arco di una stagione decine di 20 km e 50 km di marcia: il campione statistico è sicuramente ridotto. Certo è che la programmazione della marcia è quella che volenti o nolenti ha le migliori capacità di pianificare i picchi di forma con gli appuntamenti fondamentali della stagione. La stessa Rigaudo, che sperava in una medaglia, in realtà ha fatto molto meglio di quanto fatto vedere durante tutta la stagione. Non so che dati possedessero i tecnici tratti dagli allenamenti, tali da far sperare nel grande risultato: in realtà la stagione 2009 di Rigaudo è stata inferiore a quella 2008 pre-olimpica. Di conseguenza il risultato è in linea con quanto fatto vedere quest'anno, con il picco di forma proprio con l'appuntamento di Berlino. De Luca ha fatto addirittura il suo record nella 50 km di marcia. Probabilmente Schwazer ha pagato il peso di un'intera federazione che pendeva dalla sua prestazione. Di sicuro è un fuoriclasse così come Rubino è ormai in rampa di lancio per un grande risultato.
Nell'analisi sulle prestazioni dei vari atleti italiani mi rendo conto di un aspetto: nel fondo/mezzofondo le variabili indipendenti sono naturalmente molte di più che nelle altre specialità. Non si parte a tutta per fare il tempo: conta solo la posizione alla fine della gara. Per questo ho avuto un minimo di considerazione in più per loro. Ma Romagnolo è andata senza ombra di dubbio malino. Obrist non è stato certamente sufficiente. così come Riefeser che poteva sicuramente andare in semifinale se avesse avuto la forma denotata in tutta la stagione. Brave invece Weissteiner e soprattutto Cusma (per me!).
Ma l'aspetto inquietante sono le condizioni di forma in cui arrivano la maggior parte di velocisti, lanciatori e saltatori. Ne avevamo in totale 16. Cerutti e Collio hanno ottenuto le loro penultime prestazioni dell'anno su un budget di una quindicina di gare. Di Gregorio ha corso più veloce dei quarti di Berlino in 5 circostanze, nonostante abbia sfiorata un'impresa ormai catalogabile come "storica": accedere alla semifinale di una grande manifestazione da parte di un italiano. Si salvano Galvan e Grenot nelle mie votazioni. Nel peso Chiara Rosa ha lanciato la sua penultima prestazione dell'anno; Vizzoni nel martello la sua peggiore in finale e aveva lanciato meglio della qualificazione mondiale in 8 circostanze durante il 2009. La Salis ha fatto meglio dei 68 e spiccioli lanciato in qualificazione in sette occasioni... Si salva cum laude la Claretti, che avvicina il suo miglior risultato proprio a Berlino. Il triplo ha mostrato le cose peggiori, vuoi per infortuni, inesperinza, sfortuna o cattiva programmazione. La Martinez ha saltato la sua penultima peggior prestazione dell'anno, Donato non ha neppure saltato, Greco la sua sesta su otto: e francamente non si può invocare sempre la fragilità del giovane ragazzo di fronte a decine di atleti della sua età che altrove hanno fatto meglio e di fronte ad un peggioramente di oltre un metro rispetto al proprio personale... L'unico che si è avvicinato alla sufficienza è stato Schembri, che però non ha azzeccato la zampata giusta: ma non sempre di fortuna si vive.
Si salvano (chissà poi perchè) i salti in elevazione, con Di Martino, Ciotti, Gibilisco e Giordano-Bruno. I loro percorsi sono probabilmente diversi.
Per concludere: su 32 atleti italiani presentatisi nelle gare individuali, ben 15 hanno ottenuto prestazioni collocabili tra le loro peggiori stagionali (cioè considerato il range di tutti i risultati ottenuti nella stagione, oltre la metà di essi). Passi che può succedere per qualcuno: quando però è la metà della squadra ad andare in bambola, probabilmente qualcuno ha fatto errori nella programmazione.
Seguono le mie personali votazioni, basate sulla prestazione in senso assoluto e la qualità della prestazione in rapporto a quanto fatto durante l'anno (nella partentesi, in rosso, si può la posizione della prestazione di Berlino in riferimento a tutte le gare dell'atleta nell'anno. Fonte, sito Fidal). Sono personali, naturalmente.
  • Elisa Cusma Piccione: VOTO 8: 1'58"81 (6^ negli 800 - 1/15 2009) - Era una delle possibili medaglie negli 800. A maggior ragione dopo le semifinali, dove sembrava che buona parte delle pretendenti al titolo fosse a corto di benzina. In finale corre il suo 800 più veloce della stagione, il secondo della sua vita. Meglio di così, sinceramente, non poteva fare.
  • Giorgio Rubino: VOTO 7,5: 1h19'50" (4° nella 20 km marcia - 2/5 2009) - La sua sarà la miglior prestazione della spedizione italiana. Arriva in forma a Berlino e si vede: sfiora il podio marciando sui suoi limiti.
  • Silvia Weissteiner: VOTO 7,5: 15'09"74 (7^ nei 5000 metri - 1/3 2009) - bravissima a inserirsi nel mondo africano, come prima europea, prima donna bianca. Sua seconda prestazione di sempre (stando al sito IAAF) in una gara non certo facile per le non-africane.
  • Antonietta Di Martino: 7,5: 1,99 (4^ salto in alto donne - 3/6 2009) - Prima della gara avevo pronosticato che due sarebbero state imprendibili (Vlasic e Friedrich) e la Dimartino si sarebbe spartita con altre 3 la medaglia di bronzo. Poi è uscita la classe della russa Chicerova, e per la Di Martino il quarto posto. Quindi un pronostico rispettato rispetto alle potenzialità. Quest'anno il 2,02, misura cui si chiedeva la medaglia, non era mai stato saltato dall'atleta Campana, che si è fermata a 2,00 in un paio di circostanze. Terza prestazione dell'anno (su sei gare presenti nel db Fidal).
  • Giuseppe Gibilisco: VOTO 7 - 5,65 (7° in finale nell'asta - 2/5 2009) - Del nuovo Gibilisco mi piace la grande umiltà in gara, quel velo di quasi tristezza che lo contraddistingue anche quando salta la misura. La rabbia contenuta. E' un uomo da gara importante, che tira fuori il meglio di sè quando conta. Un campione ritrovato. Manca ancora qualche cosa per tornare sul podio, ma cè molto vicino.
  • Clarissa Claretti: VOTO 7: 71,56 (8^ in finale nel martello - 2/14 2009) - Clarissa entra con l'ultima misura utile (70,01) in finale, poi entra nella finalina a 8 ottenendo la sua seconda misura dell'anno (su 14 gare inserite nella banca dati Fidal).
  • Marco De Luca: VOTO: 7: 3h46'31" (8° nella 50 km di marcia - 1/2 2009) - un'ottava prestazione davvero incredibile, probabilmente non pensata. A Pechino arrivò 19°.
  • 4X100 uomini: VOTO 6/7: 38"52/38"54 (6^ in finale) - Si sperava nella sorpresona, vista la batteria autoritaria.
  • Libania Grenot: VOTO 6/7 - 51"45 - 50"85 (4^ in semifinale nei 400 - 2/13 2009) - probabilmente a caldo ci si aspettava la finale. A freddo secondo me ha comunque ottenuto un grande risultato, correndo in 50"85 (uno dei suoi migliori risultati di sempre e della stagione in particolare). Non a tutti gli italiani è capitato di arrivare in forma a Berlino.
  • Anna Giordano Bruno: VOTO 6,5 - 4,50 (7^ in qualificazione - 3/10 2009) - Ha saltato 4,50, sua terza prestazione dell'anno su 10. Vuol dire che è arrivata a Berlino in forma. Prima delle escluse dalla finale (si entrava proprio con 4,50!) a causa di un errore in più nella serie.
  • Jean Jacques Nkouloukidi: VOTO 6+: 1h23'07" (21° nella 20 km marcia - 1/3 2009). Bravo ad ottenere la sua migliore prestazione nell'appuntamento più importante dell'anno. Promosso.
  • Emanuele Di Gregorio: VOTO 6+: 10"26 e 10"35 (quarti di finale 100 - eliminato - 6/13 2009) - E' probabilmente il velocista più regolare della stagione, e lo ha dimostrato anche nell'appuntamento più importante, sfiorando l'accesso alla semifinale per un paio di centesimi. Quest'anno aveva corso il PB in 10"21 un paio di volte.
  • Elisa Rigaudo: VOTO 6 - Ho guardato i tempi dell'anno: la Rigaudo ha marciato tre volte con un SB di 1h33'. L'anno scorso marciò l'olimpiade del bronzo in 1h27': prima aveva gare da 1h30' e 1h32'. Di fatto il 2009, vista la stagione, non poteva valere il miracolo della medaglia: sia nel 2008 che nel 2009, ci sono stati 3' minuti tra la gara più importante e la gara più veloce della stagione prima dell'appuntamento clou. Quest'anno aveva marciato in 1h33 e 1h35'. L'1h31' era quasi preventivabile. Forse 1h30' e una posizione verso la 5/6^. Poi aggiungiamoci che con 1h28' si è vinto l'oro: forse le condizioni non era quelle migliori. Questo naturalmente guardando i numeri, poi si sa che le gare sono un'altra cosa.
  • Valentina Trapletti: VOTO 6: 1h35'33" (17^ nei 20 km di marcia - 1/2 2009) - ottiene uno dei suoi migliori tempi di sempre nonostante il lungo infortunio dalla quale è uscita nel corso della stagione. Certo, il vertice del mondo è ancora un pò lontano.
  • Matteo Galvan: VOTO 6: 45"86 (8° in semifinale - 1/4 2009) - Non che ci si aspettassero i miracoli da lui. Ma è stato bravo ad ottenere il suo PB nella gara più importante della sua vita: le batterie dei 400. Poi è mancato del tutto in semifinale.
  • Giulio Ciotti: VOTO 6: 2,23 (11° in finale - 2/14 2009) - il 6 è la media con quello che ha fatto vedere in qualificazione, e quello che, di contro, ha fatto vedere in finale. In qualificazione ha saltato 2,27, che rappresentava la sua seconda prestazione stagionale (dopo il 2,31 di Formia). In finale era forse troppo distratto.
  • Daniele Meucci: VOTO 5,5 - 13'37"79 (15 in batteria dei 5000 2/3 2009): se avesse corso più o meno come la sua miglior prestazione dell'anno, avrebbe sicuramente combattuto per un posto in finale (si entrava con 13'23"...).
  • Nicola Vizzoni: VOTO 5,5: 76,95 e 73,70 (9° in finale nel martello - 9-16/16 2009) - Secondo me la prestazione di Vizzoni non può essere sufficiente. Buono in qualificazione: ma nonostante tutto ha ottenuto solo la 9^ prestazione (su 16) dell'anno in qualificazione e soprattutto la peggiore in finale. Certo, è andato in fainle (e so ben che con tre lanci, è difficile raddrizzare la gare).
  • Fabrizio Schembri: VOTO 5,5 - 16,88 (9° in qualificazione nel salto triplo: 4/8 2009) - il miglior triplista italiano del 2009 all'aperto (3 volte sopra i 17), probabilmente doveva puntare su un approccio massimizzato ad un solo evento: la qualificazione dei mondiali e i primi 3 salti. Purtroppo ottiene la sua 4^ prestazione (su 8) della stagione e ciò non gli permette di entrare in una finale che era alla sua portata. Si entrava in finale con 16,96.
  • Lukas Riefeser: VOTO 5,5 - 1'47"07 (fuori in batteria negli 800: 6/9 2009) - Valutando la sua prestazione con quello che ha fatto durante l'anno, ci si poteva aspettare qualche cosa di più. Anche perchè il tempo di qualificazione per le semifinali era abbondantemente alla sua portata. Il tempo ottenuto è il sesto dell'anno (su nove 800 corsi). Poi chiaro che ogni gara di mezzofondo fa storia a sè, ma le semifinali sembravano proprio alla sua portata.
  • Christian Obrist: VOTO 5+: 3'43"41 (8° in batteria dei 1500 - eliminato - 3/3 2009) - Penso che partiva con l'idea che sarebbe stato quasi impossibile entrare in finale. Ma la semifinale doveva essere un obiettivo alla sua portata. Così si è messo a tirare sperando nei tempi di ripescaggio, visto che la sua era la prima batteria. Poi si è spento inesorabilmente. Mi sembra strano che prima di un mondiale Obrist abbia corso solo due volte i 1500 nella stagione.
  • Diego Cafagna: VOTO 5: 4h08'04 (28° nella 50 km di marcia - 2/2 2009) - Peggiora di circa 7' il tempo ottenuto a Metz. Di 14' il tempo di Pechino, ma soprattutto la posizione. Suo peggior risultato di sempre in una 50 km di Campionato.
  • Silvia Salis: VOTO 5: 68,55 (fuori nelle qulificazioni del martello - 7/14 2009) - Quest'anno aveva lanciato 71,77, e altre sei volte aveva fatto meglio della misura ottenura nelle qualificazioni che l'hanno eslcusa.
  • Fabio Cerutti: VOTO 5: 10"37 e 10"35 (quarti di finale 100 - eliminato - 11-12/14 2009) - Se analizziamo i risultati di Cerutti nel 2009, notiamo una cosa preoccupante: a Berlino era in netta fase calante. Nel 2009 ha corso 14 volte: togliamo il 12" corso a Milano viziato dall'infortunio: rimangono 13 prestazioni. A Berlino ha corso rispettivamente la 11^ e la 12^ prestazione dell'anno. Peggio ha fatto solo a Belgrado. Magari le semifinali era difficile da raggiungerle: certo che era da correre almeno un decimo più veloce.
  • 4X400 femminile: VOTO 5 (fuori in batteria) - 3'31"05 - Sembra che la Grenot abbia patito un infortunio pre-gara (o fosse infortunata). Tant'è: una finale a portata di mano che non c'è stata.
  • Chiara Rosa: VOTO 4,5 - 17,89 (7^ in qualificazione - 11/12 2009) - Ha praticamente ottenuto la peggior prestazione dell'anno nell'appuntamento più importante. Purtroppo lo si sa: le qualificazioni si fanno su 3 lanci. Nonostante questo sfiora la qualificazione, posta a 18,10...
  • Daniele Greco: VOTO 4,5 - 16,18 (17° qualificazioni del triplo - 6/8 2009) - Si dice che si devono portare i giovani a fare esperienza. Ma si devono anche portare i giovani in una forma tale da poter fare dei risultati decenti. Il 16,18 è a più di un metro del miglior risultato dell'anno ottenuto dal ragazzo pugliese. E' la sua sesta prestazione annuale nel triplo (ma ne ha fatte solo 8). Per nulla positivo l'esordio: altri atleti di altre nazioni non della sua età e con la sua stessa immensa classe, hanno sicuramente fatto meglio in altre specialità.
  • Magdelin Martinez: VOTO 4: (13,87, 11^ in qualificazione del triplo - eliminata - 8/9 2009) - Il 2008 è stato probabilmente l'hannus horribilis. Il 2009 sembrava essere l'anno del rilancio (almeno parziale). Ma al momento della verità un risultato davvero sottotono. E dire che il livello mondiale in questa specialità si è di molto abbassato: 14,13 per accedere alla finale. Comunque: li liste italiane Fidal del 2009 riportano 9 gare della Martinez: quella di Berlino è all'ottavo posto.
  • Elena Romagnolo: VOTO: 4: (9'56"61, 3000 siepi, 14^ in batteria - 4/4 2009) ha corso una 30" circa più lenta del proprio record italiano. Circa 17" in più rispetto al suo SB 2009. Quest'anno ha corso 4 volte i 3000 siepi e a Berlino è stata la sua peggiore prestazione. Era giunta 11^ alle ultime olimpiadi. Davvero incredibile il cedimento progressivo durante la gara.
  • Simone Collio: VOTO: 3: (10"49, 100, 4° in batteria - eliminato - 12/13 2009)- Ottenere la peggior prestazione dell'anno su 13 (a madrid perse il blocco e chiuse in 10"55) è davvero sintomatico. Più che altro stona e urla vendetta il differenziale sul suo tanto discusso 10"06.
  • Alex Schwazer: VOTO: NC (ritirato nella 50 km marcia) - era l'uomo della provvidenza italiana, quello che doveva farci dimenticare i problemi dell'atletica italiana. Il suo ritiro forse apre finalmente la discussione seriasul futuro del nostro sport.
  • Ivano Brugnetti: VOTO NC: ritirato, ma visti i tempi ottenuti nell'anno non avrebbe probabilmente concorso per le medaglie.
  • Daniela Reina: VOTO NC: 2'06"30 (eliminata in battera 6/7 2009)- esce in batteria ostacolata da un'altra atleta. Difficile capire cosa avrebbe fatto in condizioni normali.
  • Fabrizio Donato: VOTO NC. 15,81 (20° nelle qualificazione nel triplo) - infortunato, si presenta lo stesso in pedana.