29/12/10

Vizzoni ha rischiato il premio di Master dell'anno...

Pensate che situazione: il martellista Nicola Vizzoni un giorno, ai propri nipoti, avrebbe potuto raccontare di essere stato sì il vice-campione olimpico di lancio del martello a Sydney-2000, il vice-campione d'Europa a Barcellona-2010,  oltre ad aver conquistato due ori ai Giochi del Mediterraneo, un oro ad Universiade e decine di finali tra le più prestigiose nell'atletica che conta, ma anche di essere stato nominato in piena attività, Master dell'anno della stagione 2010. Per carità, ognuno può fare quello che vuole a casa propria, ma dopo l'ultima elezione del master dell'anno indetta dal sito Atleticanet e dalla rivista Correre (culminata con la vittoria di Acquarone e la Forcellini e il secondo posto tra gli uomini proprio all'inconsapevole Vizzoni) mi pare necessario fare alcune riflessioni, giusto per salvare il salvabile e rinsaldare quella che è la percezione del termine "master" per come è intesa da queste parti. Mi vengono in mente a tal proposito le parole di Giancarlo D'Oro, il quale giusto ieri sera mi raccontava gli allenamenti di un amico comune (naturalmente master DOC): dopo le dieci di sera, finito il lavoro, su un vialone di Milano, ogni tanto lo troverete a fare le ripetute sui 300 metri. Ecco, non tutti i master naturalmente si allenano così, ma molti devono combattere con le vicissitudini quotidiane, il lavoro, il tempo da dedicare alle famiglie, le pause pranzo rubate, gli allenamenti inventati in casa, le tensioni familiari per le evasioni sportive dei fine settimana... addirittura spendere le proprie ferie in costose trasferte in giro per il mondo. Dall'altra, inutile nascondersi, super-atleti che vivono quotidianamente per lo sport: che possono alzarsi all'ora desiderata, avere degli obiettivi precisi, poter allenarsi con la mente "libera" dal dover terminare in fretta e frutta l'allenamento per dover correre in ufficio. Che dire? Una battaglia ad armi impari. 
Per questo non ho capito (ma può essere benissimo una mia cecità su questo mondo) come abbiano potuto essere inseriti nelle nomination di Atleticanet e Correre atleti come Nicola Vizzoni, Maurizio Checcucci e Migidio Bourifa. Tre professionisti che francamente stridono con atleti come il volenteroso Max Scarponi, il talentuoso Enrico Saraceni, il ventralista Emmanuel Manfredini o il carro-armato Giuseppe Romeo, che sicuramente nella vita hanno altro a cui pensare oltre che all'atletica. Come potrebbe essere paragonato un oro, tipo quello di Alessandro Gulino sui 200 M35 a Nyregyhaza, con l'argento di Maurizio Checcucci con record nazionale a Barcellona 2010? Che nesso potrebbe esserci? A livello assoluto un abisso. Solo a livello filosofico probabilmente la bilancia si sposterebbe verso il ligure. 
Poi c'è una questione di merito non di poco conto: può un atleta che non partecipa all'attività master (e probabilmente mai vi parteciperà) eventualmente fregiarsi del titolo di "master dell'anno" se (ma non è chiaramente la discriminante) questi non sia nemmeno tesserato come tale? E' stato anche per questo motivo che noi di Webatletica con Atleticaweek, abbiamo deciso di scegliere categoria per categoria il miglior master: perchè, così come sembra già difficile scegliere un primus inter pares tra le categorie, sembra addirittura un'impresa sceglierlo in un intero ed eterogeneo mondo, dove le condizioni cambiano radicalmente. Lo sappiamo tutti, non possiamo nasconderci dietro ad un dito: Sansonetti e lo stesso Acquarone (che però non ha partecipato quest'anno ad alcuna manifestazione internazionale master) hanno un unico avversario: sè stessi e il cronometro. Dall'altra, Saraceni, Scarponi, Manfredini e gli altri, hanno avversari tangibili e diversi turni da dover affrontare prima di arrivare all'alloro finale. Per questo dopo diversi tentativi si è giunti alla soluzione che quest'anno con Atleticaweek abbiamo condiviso: ad ognuno il suo.
Mi chiedo infine con che criteri siano stati scelti i "superelettori" nella nomination di Atleticanet-Correre. Sembra tanto una scelta casuale: di sicuro c'era da fare una cernita (come si fa nei tribunali americani) delle persone che avrebbero potuto avere interessi ad eleggere l'uno o l'altro (tipo i compagni di squadra, per esempio). O che quanto meno avessero un passato nel mondo master o che lo conoscessero minimamente. Certo, poi uno si mette una mano sulla coscienza e vota nella sua oggettività, ma se i dubbi permangono, tutto rimane coperto da una fastidiosa ombra.
Comunque, per fortuna i veri master dell'anno li eleggeremo noi e i nostri amici di Atleticaweek, con buona pace di tutti gli atleti professionisti over-35. 

27/12/10

Kalembo... incredibile giallo internazionale. Il 49"85 sui 400 l'ha fatto davvero un 50enne?

(foto da Masterstrack) - Di Douglas Kalembo e delle sue imprese in pista abbiamo parlato molto in questa torrida estate culminata con i Campionati Europei in Ungheria. Penso che i nostri assidui lettori se lo ricordano abbastanza bene. Lo zambiano-americano, nato verso la fine di luglio di un ipotizzato 1960 (secondo le prime cronache), lo avevano descritto come un fulmine (in tutti i sensi) a ciel sereno. Cronache ad opera di Ken Stone in Masterstrack.  Primo uomo che dopo i 50 anni corre sotto i 50" i 400! Il tempo  di 49"86 era sembrato subito srtatosferico, una pietra miliare dello sport over-35. Un super-pioniere, stante la doppia impresa, di essere stato non solo il primo uomo over-50 sotto i 50", ma anche il primo over-45 sotto la barriera psicologica che anche un M35 troverebbe incredibilmente difficile, visto che poco prima dei 50 aveva corso in 49"77... e il record del mondo era di un paio di decimi sopra la barriera dei 50" stessi. Fin qui una storia bella di sport, tra l'altro confortata da un video di uno dei suoi 3 sub 50" corsi tra luglio e agosto e da una sua intervista dove il super-atleta afferma addirittura di poter correre in 47". Ma... già, fin da subito era sorto il dubbio che questo attivo 50enne potesse avere qualche anno in meno. Esattamente 10 in meno. Oggi con le potenzialità di internet, si va molto lontano, e così era emerso sin da subito un'omonimia con un atleta zambiano di nome, guarda caso, Douglas Kalembo presente negli 800 metri alle Olimpiadi di Seul del 1988 nato nel 1970, e che allora avrebbe avuto 18 anni. Ma si trova anche un Kalembo nelle batterie degli 800 ai Mondiali del 1991. Il Kalembo del 49"86 è però un cittadino americano... manca il collegamento definitivo, la prova della eventuale truffa. Ed è così che è iniziato un fitto carteggio tra diversi soggetti (in palio ci sono due record mondiali da ratificare) dove lo stesso Kalembo ha esibito prima il passaporto, poi la patente di guida, poi una serie di richieste al Governo americano, tutti riportanti il 1960. Poi un statistico esperto nello scovare i documenti impossibili, scopre un atto di divorzio del Kalembo che lo fa più giovane di 10 anni. Stessa data per una patente della Virginia... cose che lo stesso Kelembo non smentisce, asserendo che sarebbe stato fatto un errore una volta in giunto negli USA. Qui avrebbe richiesto in seguito l'aggiornamento delle date di nascita, spostando l'anno dal 1970 al 1960. Insomma, quell'uomo nella foto, nel 1988 era un 28enne o un 18enne??

21/12/10

2010 Masters Awards: le nomination delle atlete italiane di Webatletica e Atleticaweek... e anche i rookie!

Dopo aver presentato le nomination maschili la settimana scorsa, un altro brain storming con Luca Landoni (per Atleticaweek) ha prodotto le tanto agognate nomination femminili master relative alla stagione agonistica 2010 su pista. Anche qui, tante meriterebbero, molte sono state probabilmente escluse, ma comunque sia il nostro lavoro minuzioso di ricerca ha enucleato un set di atlete di primo piano dell'atletica master per ogni categoria sino alle F95. Ricordo che almeno per quanto riguarda queste nomination, vengono presi in considerazione esclusivamente gli atleti che partecipano all'attività su pista master. Grande novità, utilizzata già l'anno scorso per gli Awards europei (che riproporremo quest'anno), verranno eletti anche i rookies of the year, cioè i migliori master entrati nella categoria 35-40 sia tra gli uomini che per le donne, che gioco-forza saranno dell'annata 1975. Bagarre in salsa lecchese-brianzola per gli uomini, mentre per le donne più difficoltà a trovare avversarie alla grande sorpresa dell'anno per il 1975. Per il momento vi lasciamo alle nomination femminili, ricordandovi che nell'ultima settimana dell'anno daremo in diretta radio su Gamefox i vincitori dei nostri Awards (ma ci sarà un link diretto su Webatletica per la diretta).
  • F35: Flavia Borgonovo torna dal Canada, Campionati Mondiali indoor con due ori: nel lungo e nel triplo (5,41 e 11,64). In Ungheria, nonostante il miglioramento nelle misure (5,61w e 11,69) conquista "solo" il bronzo nel lungo (4^ nel triplo), ma le prime due erano da finale di Campionati Europei...  assoluti. Argento nella 4x100 sempre agli Europei. Per finire 4 titoli italiani nelle due specialità di salti in estensione tra indoor e outdoor. Emanuela Baggiolini conclude la sua esperienza internazionale con 2 ori e 2 argenti in Ungheria, campionati europei. Il metallo più pregiato negli ostacoli bassi e nella 4x400, mentre conquista gli argenti nei 400 piani e nella 4x100. 4^ a sorpresa nei 200. 2 titoli italiani master (400 indoor e 400hs) e il minimo per gli italiani assoluti, che non è mai poco. Paola Tiselli merita l'imprimatur per i due ori (sui 1500 e sulla 4x400), un argento (nella 4x100) ed un 4° posto (sugli 800) conquistati a Nyiregyhaza, Europei master. Ben 4 i titoli italiani durante l'annata: 1500 e 3000 indoor e 800 e 1500 outdoor.
  • F40: anche la marciatrice Milena Megli torna dai mondiali indoor di Kamloops con due ori: 3 km su pista e 10 km su strada. Michela Ipino, di contro, ha conquistato l'oro nella maratona ungherese. Tre titoli internazionali, quindi, per le F40 nel corso del 2010. Barbara Ferrarini ha piazzato due argenti a Nyregyahaza, nel lungo con un gran 5,44 (ventoso) e nei 400hs dove è arrivata a pochi centesimi dalla vincitrice, e ce lo ricorderemo tutti (!!), mentre è giunta 4^ nella 4x100. E' comunque l'unica delle quattro in nomination ad aver vinto un titolo italiano, nei 400hs. Nel novero delle papabili anche Cristina Amigoni, bronzo nei 400hs agli europei (e anch'essa 4^ nella stessa 4x100). Bronzo anche per Francesca Ragnetti a Nyregyahza sui 2000 siepi.
  • F45: A livello internazionale, davvero poche presenze delle F45: solo 3, con la conseguente anemia di medaglie. Un argento di Rossella Zanni in Ungheria agli europei e due piazzamenti di Gabriella Ramani su 200 e 400 sempre a Nyiregyhaza (6^ nei 400 e 7^ nei 200). Rossella Zanni ha poi però vinto anche 4 titoli italiani (60hs, alto e pentathlon indoor, eptathlon). La Zanni totalizza inoltra anche 6 record italiani di categoria (tra migliorati, pareggiati e nuovi). Con tre titoli italiani troviamo Francesca Juri (due nel triplo e uno nell'alto outdoor) così come la lanciatrice Marzia Zanoboni (martello, martellone e pentalanci). La Juri ha messo sul piatto anche un record italiano nel triplo outdoor. E' d'obbligo inserire anche Giuseppina Perlino: per ben 8 volte quest'anno è salita agli onori della cronaca per aver battuto un record italiano o a livello individuale o con la propria società dell'Ambrosiana: elenco in ordine cronologico i record e i miglioramenti: 4x200 indoor F40, 300 F45, 150 F45, 4x100 F45, 4x100 F45, 200 F45, 4x100 F40, 200 F45.
  • F50: Carla Forcellini, la signora dell'asta, oro (proprio nell'asta), argento (nei 60hs) e bronzo (nel lungo) ai mondiali master di Kamloops. Oro anche agli Europei Master sempre nel salto con l'asta. Dopo 4 medaglie internazionali, sono arrivati anche 4 titoli italiani: due nell'asta, uno nel lungo e nei 60hs indoor. E poi anche 6 record italiani (5 dei quali indoor), e soprattutto uno mondiale (ed europeo) sempre nella sua specialità. Davvero difficile fare meglio in una sola stagione. A livello internazionale tra le F50 rimane solo il bronzo di Anna Pagnotta negli 800 sempre della massima competizione continentale (ma 5^ nei 400). La stessa Pagnotta ha totalizzato 4 titoli italiani master: due sui 400 e due sugli 800. 4 titoli italiani anche per Paola Melotti dal settore lanci.
  • F55: due medaglie internazionali conquistate dai colori azzurri in questa categoria, ed entrambe portate in dote da Natalia Marcenco nella marcia a Nyiregyhaza: due argenti, nei 5 e nei 10 km di marcia. Il miglior risultato a livello continentale oltre ai due podi conquistato da una F55, è il 5° posto di Anna Micheletti nei 400 degli europei d'Ungheria. Per quanto riguarda i titoli nazionali, due titoli per la Marcenco, ma la top-winner è stata certamente Maria Grazia Rafti, con 6 titoli tra indoor ed outdoor: il doppio titolo tra indoor e outdoor lungo-triplo, più 80hs e 60. 4 titoli per Danila Moras (1500 indoor e outdoor, 3000 indoor e 5000), e 4 anche per Rosanna Grufi (peso, disco, martellone e pentalanci). Anna Micheletti 2 titoli e un record italiano su una distanza spuria: i 500 metri. 
  • F60: due ori e un bronzo per Waltraud Egger agli Europei ungheresi: prima sui 1500 e sui 5000, terza sugli 800. Devastante. Ingeborg Zorzi, conterranea, torna invece da Nyregyhaza con due medaglie: l'argento nel salto in alto e il bronzo nell'eptathlon. La Egger porta a casa nella stagione anche altri 5 titoli italiani: 800 e 1500 indoor, 800, 1500 e 5000 outdoor. Stranamente, nessuno scudetto per la Zorzi. Ma incredibilmente la più titolata a livello nazionale è Elvia Di Giulio, vincitrice di ben 7 titoli tricolore in una sola annata: lungo, triplo e peso indoor, lungo, peso, giavellotto e pentalanci outdoor. Merita il palcoscenico anche Umbertina Contini, purtroppo assente a livello internazionale: 5 titoli italiani: 60 e 200 indoor e 100, 200 e 400 outdoor. Il tutto condito da 7 record italiani tra nuovi e migliorati (60 indoor, 100, 200 e 400 outdoor). La Egger non è stata da meno: 6 record italiani nel corso del 2010.
  • F65: nessuna presenza a Kamloops, quindi attenzione concentrata sui campionati europei dove le protagoniste italiane sono state due: Brunella Del Giudice e Pasqualina Cecotti. La prima ha totalizzato 3 argenti (martello, martellone e pentalanci), mentre le velocista due argenti (seconda sui 100 e sui 200). Poi la Del Giudice ha piazzato il 5° posto sia nel giavellotto che nel disco, e 8^ nel disco. Se veniamo in Italia, la Cecotti porta a suo vantaggio 5 ori (60, 200 e 800 indoor, e 100 e 200 outdoor). 3 titoli per la Del Giudice (martello, martelloni e pentalanci). Nessun record italiano per le due. 
  • F70: ci credete? Nessuna atleta della categoria F70 ha partecipato ad alcuna manifestazione internazionale. Ci si concentra così sui titoli italiani: 5 titoli per Maria Luisa Mazzotta, nel pentalanci estivo ed invernale, nel martello, martellone e giavellotto. Tre titoli per Maria Cristina Fragiacomo (400, 800 e 1500 outdoor) e tre titoli per Maria Vecchi (marcia indoor ed outdoor e... peso). Nella decisione della migliore di categoria va comunque tenuto presente che tutte e tre hanno vinto i propri titoli senza avere avversarie, fatta eccezione per il pentalanci della Mazzotta, dove si trovò una avversaria. Da predere quindi in considerazione i due record di Maria Antonietta Fadda sui 1500 outdoor: prima donna italiana sotto i 7'. Stranamente nessun titolo per lei. La Fragiacomo ha infatti vinto la specialità dei 1500, ma con 7'30". 
  • F75: tre presenze internazionali tra le F75 nel 2010: tre ori tutti dalla stessa atleta, Emma Mazzenga agli Europei Master: 100, 200 e 400. La stessa atleta ha conquistato 6 titoli italiani tra indoor ed outdoor. Ma 6 titoli nazionali anche per Maria Luigia Belletti: due nel peso, due nell'alto, uno nel lungo e uno nel pentalanci. 8 record italiani per la Belletti, che ha sfruttato alla grande la modifica del peso degli attrezzi da lancio. La Mazzenga invece ha ottenuto il record italiano dei 200 outdoor. 
  • F80: 4 bronzi agli europei per Anna Flaibani (tutti nei lanci) con un 4° nel peso. La Flaibani poi totalizza tre titoli italiani sempre nei lanci, battuta da Nives Fozzer che invece ne ha totalizzati 6. Nel computo dei record (anche qui sfruttando i nuovi pesi) 10 a 6 per la Fozzer.
  • F95: una sola atleta, ma che atleta. Gabre Gabric, tre ori agli europei, 4 titoli italiani e 8 record italiani. 
  • rookie of the year (M): sfida tutta lombarda, anzi brianzol-lecchese. Da quelle parti lì insomma. In lizza tra atleti del 1975: Alessandro Valsecchi, il plurimedagliato italiano della categoria M35, con 4 titoli (nessuno meglio di lui nel corso del 2010), con peso, disco, martellone e pentalanci. Poi l'ostacolista Stefano Longoni, che ha vinto 3 titoli: 60hs e 110hs, e il salto triplo. Ma anche l'altro ostacolisita Paolo Citterio merita la nomination, dopo i due titoli italiani 2010 (pentathlon e 400hs) e la sfida proprio con Longoni a suon di record sui 200hs. Citterio ha totalizzato due record italiani (pentathlon e 200hs), così come Longoni (60hs e 200hs, poi abbassatogli da Citterio a Cagliari). 4° nominato Stefano Vercelli, oro nei 3000 siepi agli europei e atleta di valore anche a livello assoluto. 
  • rookie of the year (F): difficile fare una scelta. L'attenzione si è così concnetrata su Lucia Pollina, capace di stabilire due volte il record italiano F35 degli 800 indoor, poi toltole da Elisabetta Artuso. Di fatto però non si è mai vista in una manifestazione master. Ai campionati italiani master, solo due titoli conquistati da atlete del 1975: Gaetana Scionti nei 5000 con 18'12"86 (12 atlete alla partenza) e Lorena Merlini nel lancio del giavellotto con 35,02 (3 atlete partecipanti).

19/12/10

La censura-Fidal sulla più brutta figura mai fatta agli Europei di Cross - le statistiche

(il vincitore della prova maschile, Lebid, con Andrea Lalli) - Con l'era del digitale (a chi gli funziona... il mio si è perso nell'etere La7, che è come perdere una delle poche voci libere che ancora resistono) si è comunque aperto un universo di nuove televisioni, prima solo ipotizzate. Come RaiSport 1 e RaiSport 2. Proprio un paio di giorni fa, ad 5 giorni dall'avvenimento, in un raptus di zapping mi sono imbattuto negli Europei di Cross di Albufeira, in Portogallo, andati in scena proprio nello scorso weekend. Sulla Pravda (ma nell'epoca dell'URSS), cioè il sito Ufficiale della Fidal, timidi accenni alla cosa, se non l'esaltazione dell'unico atleta che davvero si sia distinto in chiave azzurra: Andrea Lalli, giunto 6° nella prova maschile. Pensate, il mezzofondo italiano oggi è tutto lui, o è solo lui, perchè il resto della squadra è purtroppo (per noi) naufragato. Voglio dire: l'Italia nel cross è ridotta ad un sesto posto a livello europeo. Come al solito i poveri atleti non tengono colpa alcuna. Molti di loro non avevano come obiettivo questa gara: come ci ha riferito il nostro amico Morice, la Fidal ha poi pensato bene di organizzare il viaggio degli atleti in economia per far arrivare alcuni di essi nella nottata precedente la propria gara (che si svolgeva di mattina). Arrivati anche qui i tagli? Ora, si teme che Arese dopo le stupefacenti dichiarazioni sui mondiali indoor (che non sarebbero una manifestazione degna di nota ed in cui gli italiani erano presenti solo per onor di firma) non ci venisse a dire che anche gli europei di cross fossero un'altra di quella pletora di manifestazioni senza senso organizzate annualmente dalle diverse organizzazioni internazionali. Ora, il tutto si capisce meglio con i numeri, che in atletica sono spesso impietosi (o esalatanti) perchè non lasciano molto spazio ai commenti.
  • a livello di team, 72 sono state le volte in cui la Nazionale Italiana ha partecipato ad una classifica del Campionato Europeo di Cross (in tutte le categorie). Nel 2010 il miglior risultato di squadra degli azzurri è stato il posto del team senior con 96 punti (ricordo che i punti vengono assegnati a-posizione: al primo un punto, al 2° due punti, a così di seguito). In 17 edizioni di Campionati Europei l'Italia ha vinto una sola volta il titolo a squadre, nel '98 a Ferrara, conquistando poi l'argento a Heringsdorf nel 2004 e il bronzo a Dublino l'anno scorso. Tre volte sul podio totali. I quarti posti come quello di Albufeira sono stati ben 8, ma a livello di punteggio, i 96 punti ottenuti la scorsa settimana con le posizioni al traguardo per guadagnarsi la medaglia di legno sono il peggior punteggio del novero degli 8 quarti posti. A livello assoluto, anzi, i 96 punti sono il 13° punteggio (su 17), visto che un paio di volte pur giungendo al 5° posto, l'Italia riuscì a totalizzare meno punti. 
  • Ancora peggio le senior femminili, settime (su 7) con 147 punti. Sarebbe la 9^ posizione di sempre (i migliori risultati sono stati 4 quinti posti), ma, essendoci solo 7 nazioni classificate...  se invece si prende in considerazione solo il punteggio, che sembra la vera cartina di tornasole della forza di una nazione con questo sistema di punteggio (147 punti), per l'Italia femminile è il 14° punteggio della propria storia su 17. Un successone, non c'è che dire. Certo mancava la Romagnolo, ma ipotizzando una trentina di posizioni in meno, si poteva arrivare sempre verso la decima posizione.
  • La categoria under-23 è stata introdotta solo da 5 edizioni. Ebbene tra gli uomini ad Albufeira si è sfondata la soglia psicologica dei 200 punti, che equivale ad una media totale del 50° posto per i quattro atleti che portano punteggio finale. Non certo edificante, visto che questi rappresentano il futuro più immediato della specialità e del mezzofondo in particolare. Ad Albufeira 202 punti, contro i 213 di Dublino dell'anno scorso. Due anni da incubo (dopo la rielezione federale del 2008, evidentemente sono stati fatti grossi investimenti sul settore). Naturalmente sono le due peggiori prestazioni sulle 5 passate alla storia. Sembra passato un secolo dai 42 punti del 2008 (cioè di media un 10° posto!) a Bruxelles, con Lalli primo, Martin Dematteis 9°, il fratello Bernard 15° e Simone Gariboldi 17°. Tranne Lalli, che fine hanno fatto gli altri? Questo succede quando non esiste più nulla alla base. 
  • Le Under-23 femminili, subiscono (probabilmente volutamente, per non avere una foto ancor più sfocata) l'onta del NC: non classificabile. In 17 edizioni, era successo solo un'altra volta, nel 2008 a Bruxelles con la squadra junior femminile, sempre sotto egida-Arese quindi. Probabilmente la Fidal, pressata dai media negli ultimi anni per gli scarsi risultati, piuttosto che far brutte figure preferisce non schierare i giovani o gli atleti meritevoli.
  • Gli junior maschili ottengono la 13° prestazione di sempre come team con 172 punti (su 14 edizioni in cui la Nazionale italiana ha partecipato al concorso a squadre tra gli junior). E' interessante notare come l'azione di proselitismo sui giovani del mandato-Arese II abbia prodotto dal 2008 al 2010, in tre anni, le tre peggiori prestazioni di squadra (fatta eccezione della peggiore di sempre, quella di Edimburgo 2003). 
  • Le junior femminili: l'effetto Federica Bevilacqua si è fatto sentire negli ultimi due anni. L'anno scorso la friulana di origini calabresi, portò con il suo 5° posto anche la squadra al 5° posto (migliore di sempre) con 100 punti (facile la media delle posizioni delle azzurre: 25ime). Quest'anno il 13° posto, nel secondo anno di categoria, è stato considerato un pò da tutti un passo indietro. La squadra è così arrivata al 6° posto totale con 128 punti (seconda prestazioni di sempre dopo il 5° del 2009). I 128 punti sono però la 5^ prestazione della nazionale (ad Oeiras nel 1997 con 75 punti l'Italia arrivò addirittura 8^!). 
Altre statistiche a livello individuale
  • a livello individuale l'Italia ha portato a casa in 17 edizioni di Campionati Europei di Cross solo 4 medaglie: 2 ori di Andrea Lalli (nel 2006 da Junior e nel 2008 da Under23). Poi i bronzi di Daniele Meucci nel 2006 (da Under 23) e di Stefano Scaini nel 2001 a Thun, nella gara junior (quest'ultimo atleta, ennesimo esempio di come i talenti in Italia non riescano poi ad imporsi a livello internazionale). Se si pensa che le medaglie (ori, argenti e bronzi) distribuite nelle 17 edizioni di Europei di Cross sono state 216, l'Italia se n'è portata a casa solo l'1,85%, e solo tra gli uomini (ma anche qui, solo tra junior e Under23: come dire che le promesse poi non si traducono in realtà nelle categorie apicali, anche se Lalli, la metà dell'intero bottino nazionale, ha ancora tanta strada e tempo davanti).
  • a livello di Senior maschili, è vero: Andrea Lalli ha ottenuto la seconda miglior prestazione di sempre di un italiano con il 6° posto. Tra le 99 presenze-gara degli italiani delle 17 edizioni fin qui disputate, meglio di lui aveva fatto solo Gabriele De Nard a Thun nel 2001, dove giunse al 4° posto.  Quindi nessun podio (nella categoria più seguita) da parte degli azzurri. Sesto come Lalli, invece, giunse Luca Barzaghi nell'edizione inaugurale del 1994 ad Alnwick e Umberto Pusterla a Charleroi nel 1996. 13 i risultati degli italiani entro la decima posizione, 5 delle quali ottenuti dallo stesso Umberto Pusterla tra il 1996 e il 2004. 36 le prestazioni sotto la 20^, giusto per ricordare come una posizione nei primi 20 è già prestigiosa di per sè.
  • Domina la classifica presenze (in tutte le categorie maschili) Gabriele De Nard, con 14 presenze in 17 edizioni. Poi Umberto Pusterla con 9 presenze. Giuliano Battocletti 7 caps come Stefano La Rosa. Michele Gamba e Andrea Lalli hanno totalizzato 6 partecipazioni. Con 5 presenze seguono invece Martin Dematteis, Luciano Di Pardo, Antonio Garavello, Maurizio Leone, Stefano Scaini
  • Sempre tra i senior maschili segnalo che rappresentarono l'Italia (una presenza a testa) sia Stefano Baldini (10° a Velenje nel 1999), che Gennaro Di Napoli (19° a Ferrara nel 1998), che Christian Obrist (ma da junior, nel 1999).
  • Più impietoso il cammino delle senior femminili, almeno in valore assoluto. Migliori risultati due noni posti di Patrizia Tisi ad Edimburgo-03 e Sabrina Varrone a Oeiras-97. Quattro i risultati entro la decima posizione, con appunto i decimi posti ancora della Varrone a Velenje-99 e Elena Romagnolo a Bruxelles-08. 13 prestazioni entro la 20^.
  • A presenze: 8 Silvia Weissteiner, 6 caps Valentina Costanza, Flavia Gaviglio, Sabrina Varrone; 5 caps Valentina Belotti, Rosanna Martin.
  • Under-23 maschili: il 15° posto di Ahmed El Mazoury è l'8^ posizione di sempre (su 28 presenze-gara degli italiani in questa specialità in 5 edizioni). Come già scritto Lalli e Meucci hanno ottenuto in questa categoria nel passato un oro e un bronzo. Solo 6 volte un italiano è riuscito ad arrivare nei 10.
  • Under-23 femminili: il 20° posto ad Albufeira di Giovanna Epis non è nemmeno male in chiave storica, essendo la terza posizione di sempre di un'italiana (è anche un pò triste, se vogliamo) su 22 caps totali. Nel 2006 a San Giorgio sul Legnano abbiamo le due migliori prestazioni di un'italiana U23: il 5° di Adelina De Soccio e il 12° di Sara Dossena
  • Junior maschili: Andrea Sanguinetti 17° in Portogallo, ottiene la 9^ posizione di sempre di uno junior azzurro. Lalli arrivò primo nel 2006 e Scaini 3°. 6 italiani nei 10 in 14 edizioni.
  • junior femminili: Federica Bevilacqua 13^, dopo il brillantissimo 5° posto dell'anno scorso. Sono comunque i due migliori piazzamenti della storia dei Campionati Europei di Cross per le junior italiane, visto che il precedente miglior posto era stato il 13° di Vincenza Sicari risalente addirittura al 1997. Una delle migliori mezzofondiste italiane dell'ultima decade, Silvia Weissteiner ottenne da junior come miglior prestazione un 18° posto.
Senior Maschile: 1994: 5^ - 1995: 5^ - 1996: 4^ - 1997: 4^ - 1998: 1^ - 1999: 4^ - 2000: 7^ - 2001: 4^ - 2002: 8^ - 2003: 4^ - 2004: 2^ - 2005: 4^ - 2006: 5^ - 2007: 8^ - 2008: 4^ - 2009: 3^ - 2010: 4^
Senior Femminile: 1994: 5^ - 1995: 8^ - 1996: 10^ - 1997: 5^ - 1998: 8^ - 1999: 5^ - 2000: 9^ - 2001: 9^ - 2002: 8^ - 2003: 7^ - 2004: 11^ - 2005: 10^ - 2006: 6^ - 2007: 6^ - 2008: 6^ - 2009: 5^ - 2010: 7^
Junior Maschili: 1997: 4^ - 1998: 6^ - 1999: 8^ - 2000: 6^ - 2001: 4^ - 2002: 3^ - 2003: 11^ - 2004: 5^ - 2005: 4^ - 2006: 1^ - 2007: 6^ - 2008: 10^ - 2009: 8^ - 2010: 11^
Junior Femminili: 1997: 8^ - 1998: 8^ - 1999: 8^ - 2000: 16^ - 2001: 13^ - 2002: 13^ - 2003: 11^ - 2004: 8^ - 2005: 9^ - 2006: 14^ - 2007: 12^ - 2008: n.c. - 2009: 5^ - 2010: 6^
Under 23 maschili: 2006: 2^ -2007: 8^ - 2008: 2^ - 2009: 10^ - 2010: 13^
Under 23 femminili 2006: 3^ - 2007: 7^ - 2008: 8^ - 2009: 8^ - 2010: n.c.

17/12/10

Incredibile: Webatletica intervista Pietro Mennea!! A breve l'intervista su questo sito!!!

Lo sapete, non sono un giornalista: mi sarebbe piaciuto tanto farlo, non lo nego.  Faccio tutt'altro, com'è noto. Così ho sempre la remora che in una cronaca o in un commento possa sempre sfuggire qualche cosa, che invece sarebbe dovuta essere trattata con la dovuta attenzione. Scrivo solo su questo blog con la candida speranza che si possa migliorare di un solo millimetro il modo di pensare su un vissuto quotidiano che ci sta tanto a cuore, l'atletica. Quando mi è stata data l'opportunità di intervistare uno dei miei miti giovanili, Pietro Mennea, sono rimasto così scombussolato. Avevo così pensato di girare una serie di domande scritte direttamente a Mario Longo, il mio tramite di Pietro e suo entusiasta strillone, in attesa che uno degli atleti italiani più famosi di sempre potesse concederci (ma siamo proprio sicuri, mi dicevo?) un'intervista che è quasi un'esclusiva mondiale. Il Duca giusto ieri mi diceva: ho cercato un'altra intervista a Mennea negli ultimi anni, ma non l'ho trovata. 
In attesa delle risposte dell'oracolo, il buon Mario una settimana fa, mi ha girato il solo numero di telefono di uno dei velocisti europei più forti di sempre (e per un lungo periodo, mondiale... di sicuro l'atleta bianco più veloce della storia): forse nel vecchio continente la palma del migliore se la contende con il solo Linford Christie. Così, un sabato pomeriggio di un freddo dicembre, dopo aver meditato diverso tempo sulle domande da farsi (che poi , all'atto pratico, non sarei riuscito a ricordare!), mi armo di coraggio e compongo il numero. Dopo un paio di squilli, mi risponde proprio lui (un'ora prima aveva risposto la moglie, ma Pietro era fuori casa) e ne riconosco la voce. Immediatamente. Impossibile sbagliarsi. Gli spiego con un pizzico di ansia di troppo, chi sono, chi "mi manda", cosa ho intenzione di chiedere. Pietro mi mette subito a mio agio, e dopo la mia prima battuta "allora, è ufficiale, si candida?", lui esordisce ridendo "...mi ha tirato in mezzo Mario Longo, che è un promotore di questa cosa... ma qui non è questione di ufficiale o meno! Mi metto a disposizione, ma non... non è un singolo che si propone, ma un gruppo di persone! Dobbiamo partire dal presupposto che la base vuole un cambiamento, e se serve, se la base lo vuole, non mi tiro indietro. Sai, molti di noi non vivono l'atletica come unica ragione di vita: facciamo altro, abbiamo altri interessi, abbiamo avuto altri successi in altri campi dell'esistenza. L'atletica nella nostra vita non è stato l'unico motivo per avere un palcoscenico ma, è evidente se continua così, tra 20 anni saremo su una panchina ai giardini pubblici a guardarci in faccia. Vedi, siamo più credibili, perchè ciò che semplicemente vorremmo portare avanti sono i frutti di quei valori che bisogna coltivare tra i giovani. L'atletica deve tornare ad essere qualcosa di più che uno sport: una guida... Se poi non andrà bene, ci avremo provato. Noi vogliamo bene all'atletica.". Interrompo con un pizzico di malizia, chiedendo cosa ne pensasse degli ultimi mandati federali, cui già io avevo dato una connotazione non certo memorabile, ma Pietro è un politico navigato e non cade nel mio piccolo tranello: non sparla delle persone e non ha voglia di attaccarle: pensa solo a ciò che di buono ha da proporre.  Così si limita a dire che coloro che non hanno bene "devono avere il pudore di lasciare, di farsi da parte, e consentire ad altri di fare del bene all'atletica: persone motivatissime, che hanno fatto bene non solo nell'atletica, ma anche in altri settori". 
Inizia così la mia intervista a Pietro Mennea, oltre un'ora di chiacchierata su tantissimi temi... mentre Lui parlava scrivevo come un pazzo su un notes, con il timore che in seguito non sarei riuscito a ricordarmi tutto, o non avrei ricordato bene alcuni passaggi importanti. Spero di non dimentarcmi nulla! Per il momento ringrazio infinitamente Mennea da parte anche dei nostri lettori, per questa grandissimia opportunità di aver potuto parlare con lui. Il resto della lunga intervista la potrete leggere la settimana prossima, su Webatletica. Come si dice, stay tuned.

15/12/10

Master italiani dell'anno: quest'anno Webatletica con Atleticaweek

Anche quest'anno è arrivato il tempo di eleggere i migliori master italiani della stagione. Gli Italian Masters Awards, sul percorso tracciato nel 2009 dagli European Masters Awards con cui sempre Webatletica aveva inziato questo tipo di riconoscimento non al migliore tra tutti i masters, ma eleggendo il migliore categoria per categoria. A livello europeo avevamo attirato l'attenzione addirittura di un quotidiano spagnolo, che commentò il nostro Awards ad un atleta iberico, senza dimenticare che gli Awards furono citati da Masterstrack, il massimo sito mondiale che parla di master. Memorabile. Dopo 4 anni di premi ai migliori master italiani (ma solo ad un uomo e ad una donna), proprio l'anno scorso noi della redazione di Webatletica decidemmo come fosse profondamente ingiusto nominare solo due master come migliori, considerate le variabili indipendenti che caratterizzano questo mondo. Come tutti sanno, vincere una medaglia da M90 non è come vincerne una da M40. Lo stesso dicasi nello stabilire i record: il campione statistico, a prescindere dalla classe dell'atleta, è decisamente differente. Per tornare al nostro esempio, in Italia sono tesserati meno di una decina di M90, ma sicuramente diverse centinaia di quarantenni. Ci è nata così spontanea la voglia di individuare categoria per categoria i migliori dell'anno, in attesa di un'ulteriore evoluzione che veda l'elezione all'interno delle categorie, dei migliori specialità per specialità. Vedremo. Quest'anno la succolenta novità (oltre alla nomina dei master categoria per categoria) è la collaborazione con Atleticaweek, la cui parte master è curata dal nostro amico Luca Landoni. Con il suo aiuto si è messa a punto la prima lista di nomination tra le categoria maschili del 2010. La prossima settimana, dopo la pubblicazione delle nomination femminili, procederemo all'elezione dei migliori master dell'anno e al commento su Webatletica Radio Show. Vi lascio alle nomination maschili per il 2010, ben sapendo che quando si fanno scelte, qualcuno inevitabilmente se ne potrà avere a male. Aspettiamo comunque commenti a suffragio dei diversi nominati.
  • M35: focus sui risultati degli europei d'Ungheria, necessariamente. Sono stati 4 gli ori: Alessandro Gulino (200, 22"37 con -1,3), Francesco Arduini (alto, con 2,02), Mario Prandi (maratona, con 2h41'44") e Stefano Vercelli (3000 siepi, con 9'46"50). Di questi 4, Gulino sempre in Ungheria ha conquistato anche l'argento sui 400 con 50"03, l'oro nella 4x100 e l'argento nella 4x400. Prandi invece arriva 6° sui 5000. Gulino ha vinto anche il titolo italiano di categoria dei 400 a Roma (50"57), così come Arduini nell'alto (1,93). Alessandro Valsecchi è stato invece l'M35 che nel 2010 ha portato a casa più titoli italiani: ben 4, peso indoor, disco e martellone a Roma, e pentalanci. Nessun medagliato M35 da Kamloops. 
  •  M40: Massimiliano Scarponi (1967) è stato l'unico M40 italiano a vincere un oro internazionale nel 2010, sui 400 di Nyiregyhaza con 50"23. Ma anche bronzo nei 200 con 22"55. Edgardo Barcella è invece l'unico argento internazionale (dietro a Scarponi sui 400, con 50"75). Entrambi hanno vinto l'oro nella 4x400 e l'argento nella 4x100 in Ungheria. Barcella ha però vinto due titoli italiani sui 400 (indoor ed outdoor), mentre Scarponi 3 scudetti: 60 indoor, 100 e 200 outdoor (perdendo però le due sfide con Barcella sul giro, ma vincendo quella più importante degli europei). Francesco D'Agostino e Stefano Avigo, su 800 e 1500, hanno bissato i titoli italiani tra indoor ed outdoor. Avigo ha sparato anche il nuovo record italiano sugli 800 M40 indoor ed outdoor. Scarponi quello dei 150 all'aperto. 
  • M45: Enrico Saraceni (1964) ha doppiato l'oro mondiale indoor, con quello europeo sui 400. C'è poi l'argento sui 200 ai mondiali indoor e il bronzo con la 4x200 M40. Ha inoltre vinto 4 titoli italiani su 200 e 400, il tutto condito da 2 record italiani (300 outdoor e 400 indoor). Giuseppe Romeo (1963) ha fatto l'exploit a Kamloops, ai mondiali, conquistando l'iride, senza però poi riuscire a bissarla agli europei, dove è giunto "solo" terzo. Il marciatore Andrea Naso (1960), nonostante l'anno di nascita (in Italia è M50), ha conquistato due argenti nella marcia in Ungheria. Mario Longo, vittima di un grave infortunio, ha conquistato comunque due titoli italiani (60 indoor... da strappato, e 100) ma soprattutto ha ottenuto il record mondiale dei 60 M45 con 6"97 ad Ancona, il 9 di gennaio. Sugli scudi anche Ivano Pellegrini, capace di conquistare 3 titoli italiani durante il 2010 (due sui 1500 e uno sugli 800) e un record italiano di categoria sui 3000. 
  • M50: l'unico oro internazionale è quello di Emmanuel Manfredini nel salto in alto di Niyregyhaza con 1,80. Due medaglie Europee (un argento e un bronzo) per Luigi Ferrari, su 800 e 1500, mentre la sorpresa continentale dell'anno in chiave azzurra è l'argento di Domenico Furia nei 200. Manfredini ha doppiato il titolo nel salto in alto agli italiani (al coperto e all'aperto), così come Ferrari (sugli 800), mentre Furia ha vinto i 200 di Roma. L'uomo nuovo è stato però Marco Morigi: 3 titoli italiani nella velocità, oltre che il record italiano dei 60 di categoria. Ma il record italiano l'ha ottenuto anche Emmanuel Manfredini nell'alto indoor con 1,84. 
  • M55: qui una sola medaglie conquistata tra tutti gli M55 che hanno partecipato a competizioni internazionali nel corso del 2010: è Claudio Rapaccioni, secondo nei 400hs in Ungheria. Per avere una discriminante in più, sono in 4 che invece hanno conquistato 3 vittorie agli italiani: Antonio Maino (peso indoor e outdoor e disco), Enzo Proietti (60, 100 e 200), Ercole Sesini (pentathlon indoor, lungo e triplo outdoor) e Daniele Zecchi (1500 indoor e outdoor e 5000). Di questi solo Sesini ha ottenuto un record italiano: nel pentathlon indoor. Rapaccioni nessun titolo nazionale, anche perchè era impegnato come organizzatore. 
  • M60: Vincenzo Felicetti torna con due ori dagli Europei (200 e 400). Nessun altro M60 in Italia ha vinto una gara internazionale nel corso del 2010. Rudolf Frei ha conquistato l'argento nei 400 di Felicetti. Tra i 5 bronzi internazionali della categoria ottenuti nella stagione, vale la pena ricordare quello di Luigi Giannuzzi sui 3 km di Marcia ai mondiali indoor di Kamloops (4° invece nei 10 km). Giuliano Costantini bronzo nel triplo in Ungheria, ma anche 4 titoli italiani (2 nel lungo e 2 nel triplo) nel corso del 2010. Quaterna di tricolori anche per Felicetti (sempre su 200 e 400). Antonio Rossi ha vinto 60 indoor e 100 all'aperto ai campionati nazionali, infilando una serie impressionante di vittorie: 11° titolo in-a-row nei 60 (dal 2000), e 9 sui 100 (dal 2002), ma 11 su 12 andando fino al 1999. Per lui quest'anno anche il record dei 100 M60 con rilevazione del vento (12"51 con -1,0), considerato che l'attuale record di Jacquemet (12"50... un solo centesimo in meno) è stato ottenuto senza riscontro anemometrico. 
  • M65: Lamberto Boranga argento e bronzo (nel lungo e nell'alto) agli Europei ungheresi. Giorgio Bianchi, invece, argento sui 2000 siepi sempre a Nyiregyhaza (e oro agli italiani sulla stessa distanza). Ma il top-winner di titoli italiani del 2010 è stato Giuseppe Grimaudo, vincitore di ben 6 tricolori tra indoor e outdoor su tutte le prove di velocità, dai 60 ai 400. Tre titoli per Boranga (pentathlon indoor, lungo e triplo outdoor). 2 record italiani per Grimaudo (entrambi sui 400 outdoor), mentre uno per Boranga nel pentathlon. Due i record anche per Arrigo Ghi (asta indoor e outdoor) che agli italiani ha vinto i due titoli nell'asta tra Ancona e Roma. 
  • M70: Giorgio Bortolozzi e Romolo Pelliccia sono appaiati nel computo di medaglie internazionali (così come il metallo): due bronzi per entrambi in Ungheria, agli Europei. Bortolozzi su lungo e triplo, Pelliccia sulle due gare di marcia: 5 e 20 km. Bortolozzi ha vinto poi anche le due gare a Roma, italiani outdoor, mentre Pelliccia "solo" i 5 km outdoor. Tra i plurivincitori italiani, si segnala Giuseppe Parenti, che ha vinto sei titoli italiani M70: 800, 1500 e 3000 indoor, e 800, 1500 e 5000 outdoor. Nessuno dei 3 ha ottenuto record italiani nel corso del 2010.  
  • M75: palcoscenico sui marciatori. Vincenzo Menafro è stato oro sui 20 km in Ungheria, così come Alfredo Tonnini sui 5 km. Lo stesso Tonnini è arrivato secondo nei 20 km (quindi un oro e un argento). Se passiamo ai campionati italiani, troviamo un atleta con 4 titoli, Ernesto Minopoli: 60, 100, pentathlon e decarthlon e ben 4 con 3 titoli. Tra di loro non c'è nè Menafro, nè Tonnini. Menafro in compenso ha vinto due titoli italiani sui 3 km (indoor) e sui 5 km (outdoor). Menafro è infine stato uno dei due italiani M75 che nel corso del 2010 ha ottenuto un record italiano (sui 3 km indoor). L'altro è stato Vincenzo Vanda, ma sulla prova spuria dei 600. 
  • M80: A Nyiregyhaza registriamo due bronzi in questa categoria: Alcide Magarini sugli 800, e Silvano Pierucci sugli 80hs. Magarini è arrivato anche 4° nei 400 in Ungheria e 5° nei 200, mentre Pierucci è arrivato 5° nel salto in alto. Ma in Ungheria mancava Big Luciano Acquarone: 5 titoli italiani quest'anno (contro i 3 di Magarini e i 2 di Pierucci). E soprattutto, mentre Pierucci ha ottenuto un record italiano nel pentalanci, Acquarone ha totalizzato ben 6 record italiani su tutte le specialità in cui si è cimentato.  
  • M85: Eddo Foroni è l'unico over-85 ad aver partecipato ad un campionato internazionale: gli euro-open ungheresi. Terzo e bronzo. Nel computo dei titoli italiani, guida la classifica Ottavio Missoni con 4 allori (peso indoor e outdoor, disco e giavellotto). 1 tiolo a Eddo Foroni (sui 60) e 1 a Luigi Passerini che ha ottenuto il record italiano sui 5000 M85. 
  • M90: Ugo Sansonetti ha vinto 4 ori a Kamloops, dai 60 agli 800, passando per i due e i 400. 3 ori in Ungheria, 200, 400, 800. Bottino irripetibile per chiunque. Ma anche Giovanni Vacalebre ha vinto un oro europeo, nei 5 km di marcia a Nyiregyhaza. A questo si aggiungono 4 titoli italiani. 5 ne ha vinti Giuseppe Rovelli in tutti i lanci tranne che nel disco. Vacalebre un oro agli italiani, a Roma. I record italiani dicolo 4 a 2 per Sansonetti contro Rovelli. Secondo la WMA i record su 60, 200 e 400 sono anche record Mondiali.

13/12/10

Fidal, segnali di fine regime: Damilano se ne va e la squadra di cross desolante agli Europei

(Lalli in una foto di toptraining, uno dai pochi a salvarsi ad Albufeira) - Il sito della Fidal è un vero e proprio spasso. L'ultimo volo pindarico è stato il modo in cui è stato commentato il fatto che Sandro Damilano, il demiurgo di quel tesoretto di medaglie che ha salvato il popò di questa Federazione in molte situazioni negli ultimi anni, abbia abbandonato la Fidal.  Un pò come perdere Mourinho per l'Inter, se vogliamo, ma tutto sotto silenzio. Quali saranno le cause di questo abbandono? Possibile che l'unica fonte di medaglie italiane se ne vada via così, senza che la Federazione faccia nulla? Il sito della Fidal fa quasi tenerezza: ormai fa concorrenza al tg1 di Minzolini quanto a prospettive con le quali vengono fornite le notizie... "Fidal e Damilano modificano la collaborazione". Oh! Ma questo se n'è andato!! Si parla addirittura di "intesa raggiunta" per la quale dal 2011 Damilano opererà in forma autonoma, occupandosi in via esclusiva di Giorgio Rubino ed Elisa Rigaudo. Ma non è che i due atleti hanno voluto rimanere con lui a prescidere dalle scelte della Federazione? La verità nota è che quest'anno è scaduto il contratto di collaborazione tra Fidal e Damilano, e molto probabilmente Damilano, come da lui stesso ammesso in un'altra intervista, se ne andrà ad allenare gli atleti cinesi. Chissà cosa ci sta alla base di questa decisione, visto che in un'intervista sulla Stampa di Torino di un mesetto fa, alla domanda se a fine 2010 avrebbe rinnovato il contratto con la Fidal, Damilano rispondeva: "non voglio strappi e mi piacerebbe trovare un accordo, però a me star fermo non piace. Ho bisogno di sperimentare". Stante la "modifica", così come viene simpaticamente chiamata dalla Fidal, si può anche affermare che l'accordo non è stato trovato e lo strappo, di fatto, ci sia stato. Altro successo per Arese, il cui mandato, ormai non ci sono più dubbi, è cercare di azzerare l'atletica italiana. E pensate cosa ci ha riservato lo sport: una settimana fa Arese in una deprimente festa dell'atletica italiana, esaltava il 17° posto dell'atletica italiana a livello europeo supportata dall'indimenticabile trasferta catalana (una delle peggiori, se non la peggiore, come medagliere nella storia degli Europei), e oggi l'atletica italiana del cross si sveglia nel terzo mondo atletico. L'abisso. Assenti Meucci e Romagnolo, tutta l'Italia del mezzofondo è solo Andrea Lalli, sesto nella gara clou. E gli altri? Non pervenuti. Tra le junior 13^ Federica Bevilacqua (una delle poche a salvarsi), le altre 28^, 35^, 52^, 69^, 70^: la squadra sesta. Tra gli junior maschili il primo azzurro al traguardo è stato Andrea Sanguinetti, 17°. Gli altri 31°, 58°, 66°, 69°, 81° e Italia addirittura 11^. Nelle under-23 per trovare la prima italiana scendiamo fino al 20° posto: Giovanna Epis. L'altra italiana 37^ e nemmeno la squadra per completare la classifica. Tra gli under-23, 15° Ahmed El Mazoury, mentre gli altri addirittura 55°, 63°, 69°, 74°, 83° e Italia 13^ su 16 nazioni al traguardo. Mezzo disastro anche tra le senior, dove la migliore è stata Valentina Costanza, 29^! Squadra al 7° posto... su 7. Ed infine i senior, dove il solo 6° posto di Lalli, francamente non può rendere positiva tutta la spedizione. Il "master" De Nard 20°, Buttazzo 32°, Yuri Floriani 38°, Scaini 55°, e squadra 4^. Ma erano campionati galattici, interplanetari, globali... o europei? Quell'Europa che dopo Barcellona era ormai "nostra"?
Vogliamo a questo punto vedere se qualcuno (con livrea Fidal) troverà classifiche passate dove la nostra nazione era andata addirittura peggio di così. La barca inopinatamente affonda. Il regime sembra essersi asserragliato a Salò, manifestando tutti quei segnali di fine regime tipici di chi non riesce a capire che dopo i fallimenti sarebbe il caso di mettersi da parte (e stavolta includiamoci anche il CT Uguagliati). 
A quando Arese e suoi repubblichini "modificheranno" il loro rapporto con la Fidal?

11/12/10

La Gazzetta sull'Atletica dei miliari: "se il generale ritiene fatuo lo sport"

Sulla Gazzetta dello Sport di oggi, a pagina 31 si parla di atletica: non gridiamo al miracolo, per carità. Ormai il nostro sport è ridotto a trafiletti nascosti nella pagina "sport in breve" dove di solito si parla delle corse su strada e dei risultati dal resto del mondo. In un editoriale di Ruggiero Palombo, infatti, il tema scottante trattato è l'atletica dei militari, quello che sarà uno degli argomenti chiave delle prossime elezioni federali, dopo la messa all'angolo delle società con le stellette nel secondo mandato di Arese. Sulla questione si sono consumate centinaia di opinioni, e questo articolo è un ulteriore contributo a capirne il futuro e vederne le diverse posizioni. L'articolo è citato nella rubrica "Palazzo di vetro" curata dallo stesso Palombo e prende lo spunto da un'affermazione dell'ex capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica dal 2004 al 2006, Leonardo Tricarico, contenuta in un'intervista all'ANSA del 29 novembre relativa ai tagli di bilancio alla Difesa (qui il link all'intervista). Le frasi incriminate sostengono che "è scandaloso che per un dubbio e fatuo ritorno d'immagine si continuino ad arruolare atleti e a sostenere le forti spese collegate. Ma quanti davvero sanno che Andrew Howe è un militare dell'Aeronautica, soprattutto quando lui si guarda bene dall'evidenziare la propria appartenenza e la madre-allenatrice indossa durante le gare il berretto della Polizia? A che serve sostenere sport come la ginnastica ritimica per nulla riconducibili all'attività militare operativa?". Parole di fuoco su tutto il mondo dello Sport di Stato, non c'è che dire.
Palombo critica la posizione di Tricarico, argomentando che "tutti, chi più, chi meno, svolgono oggi quella attività sportiva d'alto livello che contribuisce in modo spesso decisivo alle presenze e al medagliere olimpico dell'Italia". Palombo ricorda che Tricarico nel 2005 caldeggiò un disimpegno dell'Aeronautica dagli eventi sportivi del Cism (Consiglio Internazionale dello Sport Militare), presieduto in quel periodo da Gianni Gola. Il tutto, continua Palombo, un solo anno dopo che lo stesso Tricarico si trovò a festeggiare gli atleti di ritorno dalle Olimpiadi di Atene e proprio mentre si trovava vicinissimo ad arruolare la medaglia d'oro della ginnastica, il brianzolo Igor Cassina.
Il giornalista della rosea conclude che "le affermazioni di Tricarico, in tempi di governi (e di bilanci) che traballano, hanno creato non poca agitazione (ritengo più che altro tra gli atleti, n.d.r.). A quanto pare, i meno preoccupati sono proprio quelli dell'Aeronautica che giovedì hanno presentato davanti a Petrucci e Pagnozzi i primi due atleti (Bizzoni e Doi) arruolati nella neonata sezione di Tiro a volo del gruppo sportivo. Meglio così". 
Tra un anno e mezzo toccherà scegliere il nuovo consiglio federale e il nuovo presidente: il ruolo degli atleti militari e la loro considerazione da parte dei prossimi (speriamo) dirigenti sarà indubbiamente fondamentale per il futuro dell'atletica italiana.

09/12/10

Uragano doping sul mezzofondo Spagnolo: indagata la Dominguez e arrestato i più noti allenatori

Chi non ha mai sentito parlare dell'Operacion Puerto? Un'operazione della magistratura spagnola su vasta scala relativa alla diffusione del doping nello sport spagnolo, in cui si scoprì che a capo dell'organizzazione vi era il tristimente noto Dottor Eufemiano Fuentes ed il Direttore Sportivo della Liberty Seguros Manolo Saiz, personaggi legati al ciclismo professionistico d'oltralpe. Ci fu tanto rumore, tante persone tirate in ballo, molti sportivi non solo legati al mondo delle due ruote: si ventilò anche la presenza dei maggiori mezzofondisti spagnoli, anche se i loro nomi non furono mai rilevati (nelle carte apparve il nome di una allenatrice molto nota che allenava diversi di loro e diversi "alias" non attribuibili con certezza investigativa). Di fatto l'inchiesta spagnola si concretizzò con l'arresto dei manovratori, ma gli sportivi (probabilmente benchè coinvolti penalmente, non era possibile collegarli con l'effettivo uso, così come invece avviene in Italia, che solo per il comportamento immorale si rischia la squalifica) riuscirono ad uscirne tutti indenni... pensate: solo in 6 pagarono sportivamente per quella indagine perchè identificati compiutamente, 4 dei quali squalificati dal CONI, cioè in Italia, e fra i quali ricorderete sicuramente Ivan Basso. Uno fu squalificato dalla giustizia sportiva tedesca, Jan Ullrich e uno confessò... Il caso più scandaloso delle maglie larghe della giustizia sportiva spagnola (contraltare delle grandi capacità investigative della giustizia ordinaria) più noto fu quello legato al ciclista Valverde, per cui in Italia il Procuratore anti-doping Emanuele Torri nè pronunciò la sconunica urbi et orbi sul suolo patrio, mentre continuò a correre (e vincere) nel resto del mondo ciclistico. Contenti loro.
Ora, una nuova Operacion si è fatta il largo in Spagna, l'Operacion Gargo. Un vero e proprio uragano che rischia di spazzar via in un attimo una delle realtà più consolidate dell'atletica europea:  il mezzofondo spagnolo. Il personaggio "copertina" di questa nuova indagine è usicuramente Marta Dominguez, medaglia d'oro ai mondiali di Berlino l'anno scorso e argento quest'anno a Barcellona agli Europei. L'accusa è traffico di sostanze stupefacenti, accusa per la quale sono state perquisite in serata diverse abitazioni di atleti, allenatori, manager spagnoli nelle zone di Madrid e Palencia (dove abita la Dominguez). L'allenatore della campionessa del mondo, Cesar Perez è stato arrestato, così come Manuel Pascua Piqueras, l'allenatore più noto del mezzofondo spagnolo (tra i cui  atleti si ricordano Reyes Estevez, Mayte Zuniga, prima finalista olimpica spagnola, ed in questo periodo l'ottocentista Eugenio Barrios e Alvaro Fernandez e il più fresco vincitore degli Europei di Cross del 2009, Alemayehu Bezabeh). Perez e la Dominguez sarebbero alcuni dei gangli di un'organizzazione ramificata e votata proprio allo spaccio di sostanze illegali e collegata ancora una volta a Eufemiano Fuentes (che di perdere il vizio, se fosse tutto confermato, non vuole proprio pensarci). Il Ministero dell'Interno spagnolo ha comunicato che sono attualmente arrestati altri atleti, medici e manager spagnoli, ma fino ad'ora i nomi più noti sono quelli idella Dominguez, dei due coach e di Fuentes. Vedremo nelle prossime ore se ci saranno altri personaggi di primo piano coinvolti.
Nel frattempo la federazione spagnola ha ritirato dai prossimi campionati Europei di cross ad Albufeira (Portogallo) proprio il campione del 2009, Bezabeh, allenato proprio dal citato Pascua.

08/12/10

Web-cultura-atletica: La corsa verso il mare

Tratto da Atletica-Veneta-Comunicati: Un podista padovano, Roberto “Rubens” Noviello, dopo aver partecipato alla Sahara Marathon, ha scritto un libro sull'odissea del popolo Saharawi: 42 capitoli, tanti quanti sono i chilometri della maratona, per raccontare un'esperienza straordinaria.

Tra tante iniziative che in tutto il mondo sposano il binomio “sport e solidarietà”, ce n'è una molto particolare che porta gli atleti partecipanti a vivere, oltre ad un'avvincente avventura sportiva, un'indimenticabile esperienza umana. Parliamo della Sahara Marathon, la maratona che sostiene la causa dei Saharawi, un popolo di 50.000 persone che da 35 anni vive all'interno di campi profughi nel deserto algerino, nell'attesa che venga riconosciuto loro il diritto all'autodeterminazione. Il tracciato della maratona connette simbolicamente i tre campi profughi, che sorgono nel nulla in mezzo al deserto dell'Hammada du Dra, uno dei luoghi più inospitali al mondo. Gli atleti vengono ospitati dalle famiglie Saharawi nelle proprie tende e hanno l'opportunità di conoscere in prima persona la grande dignità di questa gente che, più che la povertà, teme di essere dimenticata. I campi sono popolati da donne e bambini perché gli uomini sono al fronte, sotto quel muro di terrapieno di 2.700 chilometri, costruito dal Marocco, che li divide da quella che considerano la loro patria: il Sahara Occidentale.
Al traguardo della maratona viene consegnata ai partecipanti una medaglia prodotta con materiale riciclato, che rompe tutti i canoni del mondo occidentale, ma che diventa di valore inestimabile per chi la mette al collo dopo questa straordinaria esperienza. Roberto Noviello ha partecipato quest'anno alla Sahara Marathon e ne è rimasto talmente toccato che ne ha scritto un libro: “La corsa verso il mare”. “E' l'unica corsa che non si vorrebbe più correre - spiega Noviello - perché, quando questo succederà, significherà che il popolo Saharawi sarà tornato sul suo territorio e avrà finalmente rivisto il mare”. Noviello, “Rubens” per gli amici, ha 42 anni, vive a Ponte San Nicolò e lavora presso una società di informatica. Da sempre coltiva la passione per la corsa e le ultramaratone e, oltre che atleta, è anche un tecnico di atletica del Cus Padova e istruttore di calcio. Il libro è suddiviso in 42 capitoli, tanti quanti sono i chilometri della maratona, ma la lettura scorre via veloce, come una gara di mezzofondo. La scrittura è diretta, essenziale, eppure ha il dono di emozionare e arrivare dritta al cuore. Un libro che ci porta per mano in un altro mondo, dove le stelle si possono quasi toccare ma le case di fango vengono spazzate via con la pioggia, e ci invita alla riflessione, a rallentare i nostri sempre più frenetici ritmi, a ricercare le cose più vere della vita. I proventi della vendita verranno consegnati dall'autore direttamente ad Omar Mih, il rappresentante in Italia del popolo Saharawi, per finanziare progetti di solidarietà che verranno rigorosamente documentati. “L'importante è parlarne, far conoscere questa causa”, non si stanca di ripetere Noviello durante le interessanti presentazioni del suo libro che stanno coinvolgendo anche le società di atletica venete.
E al lettore che giunge all'ultima pagina ricorda “Ti consegno il filo da far girare. Servirà a te per crescere e ai Saharawi per tessere la tela della libertà”.

Per l'acquisto del libro ci si può rivolgere direttamente a Noviello, all'indirizzo: rubens_68@libero.it, oppure è possibile utilizzare il sito www.unipress.it

05/12/10

Festa di regime... alla Fidal

(foto Fidal, purtroppo) - Il 2010 dell’Atletica Italiana si è praticamente concluso ed il suggello è stata una delle cose più tristi e deprimenti che mai si sarebbe potuta immaginare. Non so chi sia stata l’idea, se di Arese in persona, del suo responsabile della comunicazione o di qualche solerte consigliere, ma questa specie di festa in stile bulgaro anni 70 (mi scuseranno ovviamente gli amici bulgari) mi ha suscitato un grande senso di inquietudine e la certezza, purtroppo, che per chissà quanti anni non ci sarà via di uscita a questa situazione e che quindi, di fatto, l’atletica in Italia sia ormai morta.
Sul palco di una piccolissima sala dello Sheraton Golf di Roma, per ironia della sorte c’ero stato personalmente la settimana prima per una mia convention di lavoro, si sono succeduti una serie di premiazioni a quei pochi atleti che avevano ottenuto, nel corso dell’anno,un podio a qualche manifestazione internazionale.
Il punto è che, con il massimo rispetto per tutti, per riuscire a premiare un trentina di persone, è stata coinvolta qualsiasi categoria e specialità, e addirittura, forse per dimostrare l’attenzione della federazione ai master, si è voluto premiare il veterano Sansonetti ed era meglio allora che ignorassero proprio la categoria.
Sul palco, con sul retro ben visibile la foto della sconfitta della staffetta azzurra nella finale di Barcellona, si sono succeduti persone con volti tristi che facevano realmente fatica a tirare fuori un sorriso forzato. Il conduttore ha tentato di raccontare di un anno di grande ripresa della nostra atletica, ma al di la che gli avevano scritto le battute e che sembrava li per caso, si percepiva benissimo che non credeva a mezza parola di quanto diceva.
L’apoteosi dell’assurdo è stato poi il discorso finale di Arese che dall’alto della sua solita arroganza ci ha tenuto a sottolineare, quanto già sentito in altri simili deliri, che quest’anno quello che è cambiato negli atleti è stato l’atteggiamento. Gli altri anni, a parer suo, quando andavano a qualche manifestazione internazionale ci andavano tanto per andarci, quest’anno invece ci sono andati convinti e difatti… siamo arrivati 17mi nel medagliere di un Campionato Europeo.
E mentre il faccione piemontese delirava, il regista impietoso inquadrava le facce dei presenti e tutti, o quasi, pensavano esattamente quel che voi adesso state pensando… Tutto ciò, come premesso, è veramente molto triste per tutti coloro, ed intendo gli atleti, che giorno dopo giorno, tra mille sacrifici, si cimentano per cercare di primeggiare in quello che, da sempre, è il più bello sport del mondo. L’atletica in Italia è morta e può risorgere solo grazie ad un boicottaggio vero di questa federazione che sta distruggendo tutto. Noi possiamo scrivere contro, altri possono scrivere contro, ma nulla può servire se i veri protagonisti di questo sport, gli atleti, non si coalizzano contro i soprusi di questa federazione. Qualcuno lo ha già fatto, altri ci stanno pensando,ma purtroppo solo con azioni forti di ribellione fatte da personaggi di spicco si può riuscire a mandare a casa questo regime retto da un presidente illegittimo.
Concludo con la parziale soddisfazione per non aver visto, a questa farsa di regime, la partecipazione di uno che, come già scritto, vorrei veramente alla guida dell’atletica in Italia: Franco Bragagna.

IL DUCA

02/12/10

Nasce un altro sito di resistenza ad A.: passioneatletica.it

Sapete bene, il mondo di internet è diverso da quello della Tv. Non bisogna guadagnarsi il popolo della rete rubandolo agli altri siti, ma, come si conveniva con Luca Landoni, portavoce di Atleticaweek, l'utente che segue l'atletica ha una serie di porti virtuali cui approdare quotidianamente, senza particolari predilezioni. O se ce l'ha, non disdegna un approdo su qualche altro sito, tanto pochi sono i siti che trattano in maniera critica il nostro mondo. La rete è molto più democratica e libera della tv. Visto che il sito della Fidal sembra l'iconografia del TG1 del Minzoligua, in cui l'alter-ego di B. (in piccolo, molto in piccolo) sembra essere diventato l'intoccabile (benchè incompatibile con il ruolo che ricopre) A. (ma entrambi catalogabili come uomini Alfa), sapere che c'è sempre qualcuno che pungola questo sconcertante mandato politico-sportivo della Fidal, caratterizzato dallo scellerato accordo tra una classe dirigente ed una oligarchia di società interessate ai propri piccoli interessi, fa bene a tutti. Soprattutto alla coscienza generale. Ebbene, il sito, come citato nel titolo è www.passioneatletica.it, che si differenzia dal resto dei siti presenti sulla rete, perchè cercherà (almeno, stando alle premesse), di essere un'agorà di idee sulla misfrattata atletica italiana. In Fidal si pensa che tutto vada a gonfie vele, come ben intuirete: tra due giorni si festeggerà pure in maniera sfarzosa l'indimenticabile annata 2010 (non chiedetemi dove, disdegno questo tipo di manifestazioni). Se visitate il sito, innanzi tutto capirete chi ci sta davanti, più che dietro: Luigi D'Onofrio, l'ex patron del Golden Gala, dimessosi dopo aver ricevuto prevaricazioni e fatto vittima di una indebita mancanza di rispetto da parte dell'attuale dirigenza della Fidal. Dimettendosi, D'Onofrio lasciò intendere che c'era l'interesse di qualcuno a sfruttare il successo della manifestazione. Io la butto lì: dar senso alla Fidal Servizi s.p.a., ovvero quando lo sport diventa (solo) business. Un puro, visto da quassù, e stando ai suoi proclamati intenti. 
Se visiterete il sito vi renderete conto anche di una cosa. Le statistiche spesso valgono molto più di mille parole. Su uno dei link di Passioneatletica.it, infatti, ci sono i risultati di un sondaggio commissionato (probabilmente) dalla Fidal... con un intento del tutto suicida evidentemente (se davvero fosse così). Nel particolare fu inviato a tutte le società un questionario sul loro grado di soddisfazione relativa a questo mandato federale.
Il risultato fu clamoroso: la Fidal subì una Caporetto praticamente su tutta la linea con percentuali bulgare. Il campione statistico, come riferito nel sito, fu incredibilmente attendibile (155 su 446 intervistati). L'89% delle società intervistate ritenne la spedizione berlinese negativa e nessuna disse "buono" (bolscevichi!). Al presidente Federale andò leggermente meglio: il 79% si espresse per bocciare il suo mandato (ma magari se vi parla vi dirà che possiede un grado di apprezzamento superiore al 62%!). Uno solo ebbe il coraggio di votare per la valutazione "buono". Stroncata anche la struttura tecnica (chi ha ideato il questionario aveva avuto la cortezza da partire con mediocre quale livello più basso, e lì si sono concentrati quasi tutti i voti negativi). Cosa importante: l'83% delle società intervistate, infine, era d'accordo con modifiche dello Statuto. 
Se questo è il panorama delle sensazioni del mondo delle società italiane, vi renderete ben conto quando su questo sito si parla di oligarchia di pochi per interessi particolari (sportivi, per carità, ma sempre loro). Si dovrebbe partire proprio da qui: cambiare la legge elettorale e consentire a tutte le società di valere qualche cosa, non solo quelle che si fregiano degli scudetti di cartone di questi ultimi due anni. Le grandi società elettrici di Arese II, che messe insieme (non più di una decina) valgono come 6 o 700 piccole società. Vi sembra che questo iceberg di nonsensi, la cui punta affiorante è un presidente incompatibile col ruolo che ricopre, possa produrre qualche cosa di buono?
Speriamo infine che D'Onofrio e il suo gruppo si dedichi anche ai Master.

27/11/10

L'eutanasia dei c.d.s. per Rondelli

(foto Fidal della Bruni Vomano) - Bisogna arrivare fino a pagina 222 dell'ultimo numero di Correre di novembre (che ho acquistato per leggermi gli articoli di Luca Landoni, non per altro) per trovare l'opinione incriminata di Giorgio Rondelli sui C.d.S. assoluti che si sono tenuti a Borgo Valsugana a settembre inoltrato. Il titolo è già di per sè indiziante sulla musica che accompagnerà l'articolo "Eutanasia di un campionato" e ripercorre ad ampie volute ciò che da due anni si sta ripetendo dalle pagine di questo sito. I C.d.S. Assoluti sono una farsa, destituita di ogni significato sportivo, sporcati da logiche d'interesse. La Cricca composta da qualche società civile che porta in dote numerosi punti-voto (attribuiti come i punti dell'Esselunga alle società che meglio vanno... proprio ai c.d.s., in un domino di interessi incrociati autoperpentrantisi), pur di fregiarsi e lottare per lo scudetto, ha così barattato l'Arese II per il nuovo comico C.d.S.. Del resto oggi in Italia funziona un pò tutto così: amici, amici degli amici, amici che conoscono gli amici e che possono fare un favore agli amici. Tutto rigorosamente in famiglia. Rondelli nella sua opinione sui c.d.s. sostiene "la perplessità per un campionato che non esprime la reale forza dei club in questione, ma che, grazie ad un regolamento tutto da discutere, permette loro di utilizzare gli ex atleti, che attualmente gareggiano per squadre militari". L'appunto interessante è proprio questo: lo Stato paga gli atleti militari per essere professionisti, che poi si trovano a correre per società civili... gratis. A tal proposito, scrive Rondelli "Andando a guardare i numeri si può vedere infatti che sui 26 punteggi necessari per fare classifica, sia per la Bruni Vomano sia per la Sai Fondiaria, ben 16 sono stati realizzati da atleti militari in prestito oppure da stranieri, per lo più mezzofondisti africani assoldati per un pugno di euro". 
Il successivo passo logico è degno di nota, perchè il coach di Cova e Panetta, pronostica che in futuro le squadre civili lasceranno emigrare "spintaneamente" i propri giovani migliori verso le sqaudre militari senza cercare di mantenerli nel proprio team, visto che poi potranno impiegarli nelle gare societarie a costo zero. Le conclusioni sono sconfortanti: "eutanasia di un campionato che sino alla fine degli anni 80 era davvero una manifestazione di bel altro livello". Belle le chiose finali contro questo mandato di stampo-Asics: "Ma è meglio rassegnarsi al peggio visto che da tempo la politica federale è quella di dare un contentino a tutti". Naturalmente tutto il pezzo lo trovate su Correre. 
Ci si chiede come si possa andare avanti così, ma noi italiani siamo abituati al peggio, no?

25/11/10

Tempo di premi: a montecarlo premiati i due aussie tra la Vlasic e Rudisha

Siamo alla fine dell'anno ed è tempo di premi. Come avevamo già anticipato a tempo debito, a Montecarlo, durante il tradizionale Gala dell'Atletica della IAAF, premiati anche i due master scelti, guarda caso, nel ricco mondo australiano, che casualmente è la stessa nazione del neo eletto presidente della WMA, Stan Perkins. Per la serie: l'Italia non è solo qui. La IAAF nel frangente ha premiato la saltatrice in alto croata Blanka Vlasic, e il fenomeno keniano degli 800 David Rudisha, che ha cancellato due volte il record mondiale del doppio giro di pista. Per i master, alla settimana edizione dell'Awards, premiati per la prima volta da Sebastian Coe due australiani, Marie Key (W50) e Peter Crombie (M65). Come avevamo scritto in altro articolo, decisioni sulle quali si può discutere. Nel frattempo anticipo che prossimamente, proprio in tema di Awards, Webatletica presenterà una importante iniziativa sia a livello nazionale che internazionale.

21/11/10

C.d.S. Master 2011: uno sguardo da vicino al mostro-Fidal

Mettiamo da parte un attimo l'amarezza che caraterrizza l'autunno dei master. Si era finito festeggiando a Cagliari, con la straordinaria organizzazione dei C.d.S. 2010, pensando che il 2011 sarebbe stato ancor migliore, salvo poi svegliarsi in maniera molto brusca in quello che sembra un incubo senza fine. Va bè, per un attimo, come dicevo, vediamo di analizzare quello che sarebbe il prossimo Campionato di Società Master da un punto di vista tecnico, cercando di capire gli aspetti negativi, punto-per-punto.
  1. I c.d.s. master 2011 saranno complicati anzi, sono cervellotici. La prima cosa che appare immediatamente all'occhio è l'estrema complicazione con cui sono stati disegnati. La previsione di 3 fasi con punteggi per società a livello nazionale, di cui due regionali, sembrano davvero una decisione non comprensibile ed artefatta. La semplicità è spesso la soluzione vincente. La complicazione sembra sempre nascondere qualche cosa di poco chiaro.
  2. Far coincidere due fasi su tre a campionati individuali è un errore madornale (infatti una delle due fasi regionali si terrà in corrispondenza dei regionali individuali master, mentre la finale coinciderà con i campionati italiani master individuali), perchè è lapalissiano (come da più persone sostenuto) che in queste manifestazioni l'atleta punta sulla propria prestazione e non certo su quella della squadra, inficiando, modificando, influenzando il reale andamento di un campionato del campionato di società. Avevamo visto il c.d.s. indoor con favore l'utilizzo della stessa formula per i c.d.s. indoor per un semplice motivo di opportunità (la stagione indoor ad Ancona è affollatissima, bisogna contrarre le spese, era una novità assoluta, e non c'erano altre date), ma non per questo era auspicabile fare la stessa cosa nel periodo estivo!
  3. Il sistema di punteggi torna a far pendere la bilancia dalla parte delle società di chi tessera gli over-90 e in generale con un'età media molto alta. Sapete come la pensiamo: bisogna far tornare su un livello di buon senso quelle tabelle, per cui una prestazione di un over-90 umilia tutto il resto del mondo master. Ma non solo: come spiegato da altre parti, la curva dei punteggi dopo i 70 anni ha un impennata verso infinito per nulla oggettiva. E se si parametrassero le tabelle sui record del mondo di categoria? Per ottenere 1200 punti bisognerebbe così ottenere una prestazione che per la WMA è il record del mondo in quella categoria. Così non avremmo (mi perdonino le citazione) un Sansonetti che corre più veloce di Bolt (parametrato), un Riboni che lancia più lontano di Ulf Timmermann, e una Gabre all'altezza della Kumbernuss. Supererebbero probabilmente ancora i 1000, ma tutto il resto del mondo master sarebbe più vicino, senza le  mortificazioni tabellari di cui oggi si è vittime.
  4. Sparisce nei campionati di di società la specialità dei 200hs che tanto è piaciuta a molti master negli ultimi due anni.  Una spacialità a portata di tutti, che metteva contro gli specialisti degli ostacoli bassi con quelli alti, con una storia tutta da scrivere in una spacialità che in Italia ha fatto storia. Purtroppo le belle idee non trovano spazio in questa Fidal.
  5. Gli stranieri non potranno partecipare alla fase finale del campionato di società, perchè è appunto un campionato italiano individuale. Ci hanno pensato lor signori? E questo è un danno per le società che hanno gli stranieri tesserati e che utilizzano nella finale. In una società multietnica (pochi team master presumo finanzino gli atleti master per correre i c.d.s.) questo è un gravissimo errore, dovuto all'insensatezza della formula.
  6. vengono mantenute le incredibili e anacronistiche limitazioni sul numero di gare che si possono disputare in una giornata: sempre due (staffetta incluse). Ma glielo hanno detto che c'è una gara che si chiama "decathlon" che li smentisce in pieno? A parte l'incoerenza della scelta, basta limitazioni di questo genere. Vogliamo l'atletica master piena di Pino Pilotto che possano divertirsi e non subire l'arretratezza di una Fidal che considera i master alla stregua di "anziani". Ci sono i medici che certificano la facoltà di competere: la Fidal non può imporre limitazioni in tal senso sulla salute, quasi che mancasse ai master la capacità di autodeterminare le proprie decisioni. E' chiaro che se uno vuol andare forte, non si farà 3 gare prima... mentre se si vuol divertire andrà necessariamente più piano del dovuto. O sfugge questo aspetto?
  7. Altra anacronismo: chi corre più di 1000 metri, non può fare gare sopra i 200: come dire, i mezzofondisti non possono fare la 4x400. Non potevano scriverlo chiaramente? O pensavano anche alla svedese? Comunque sia, altra limitazione senza senso: se uno corre 10000 metri, se dopo un'ora corre un 400, che problemi di salute potrà mai avere, se non quello di correre tremendamente piano?
  8. L'autocertificazione: ovvero il fai da te sui punteggi. Ovvero, uno sport a posteriori. In realtà la vera essenza dello sport è vivere al momento l'emozione della vittoria o della sconfitta. Non procrastinarla dopo due mesi, una volta arrivate tutte le autocertificazioni delle società. Pensate... a Cosenza si è omesso di indicare questa cosa: bisognerà autocertificare o ci sarà un pool di persone che seguirà istante-per-istante le classifiche delle società master? Volete sapere una cosa? Sarà impossibile produrre una classifica al momento, con 2000 persone e moltissimi atleti per società. Visto che il campionato si tiene a ottobre, quando si saprà del vincitore? Nel 2012 dopo il canonico mese per le autocertificazioni? Baggianata.
  9. Come rilevato da Luca Landoni su AtleticaWeek, i 150 punti a scendere attribuiti a livello nazionale durante le fasi regionali e i 300 punti regalati alla prima società a Cosenza, non cambiano nulla. Non è che rimescolando le cose raddoppiando i punti apicali, visto che i punteggi sono a scendere di punto in punto e la finale del c.d.s. se la disputeranno le società già protagoniste delle prime due fasi (quelle che autocertificheranno...).
  10. Ma pensate cosa sta scritto al punto 5.5 delle "norme tecniche comuni a tutte le fasi di svolgimento" del c.d.s.: All’atleta  che venga iscritto a più di tre gare individuali, verranno depennate d’ufficio le gare eccedenti e dovrà disputare le prime tre gare in ordine d’orario. Nel caso invece che partecipi a più di tre gare individuali e una staffetta verranno annullati a tutti gli effetti i risultati delle gare ultime in ordine  di orario. Ma ai Regionali Master si può partecipare a 2 gare per giornata!! Agli italiani individuali idem!! Cosa vuol dire?? Che uno che si presenta ai due campionati individuali con ambizioni individuali, nel nome del c.d.s. si vedrà cancellare delle gare? Pazzesco... E se ad un atleta non interessa il c.d.s., e ad un altro sì? Disparità di trattamento?! 
  11. si è snaturato completamente il senso del campionato di società master, questo senza ombra di dubbio. Il fatto che vengano previsti premi a pioggia su 16-società-16 la dice lunga sulla volontà di cancellazione della finale... risorse di cui molti avrebbero fatto a meno pur di potersi divertire insieme. Evidentemente situazioni (ed emozioni) lontane anni luce dal modo di pensare punitivo della cricca-Fidal.
Volevo essere un pò distaccato, ma non ci si riesce. Il Campionato Italiano di Società Master del 2011 è davvero impresentabile. Mi chiedo: si è fatta avanti Caorle per ospitare la Finale. Sappiamo che tante altre sedi per altre manifestazioni nazionali (senior e giovanili) non sono state ancora individuate, e questo toglie dalla lista delle ipotesi sulla cancellazione dei c.d.s. master la mancanza di una società ospitante che si fosse fatta avanti. Quindi? Per quale motivo sono stati cancellati... ripicca?

18/11/10

Crociata anti-Fidal: anche Atleticaweek contro i c.d.s. master 2011

Non passa giorno dove il malcontento del mondo master invada spazi, tempi, situazioni, persone... Ormai ne sono quasi certo, la Fidal coi master ha impugnato la voluntas punitiva: dopo le rimostranze, le lettere, le prese di posizione, le voci pro e contro, evidentemente un mondo che esprime i propri giudizi (soprattutto se negativi) dà fastidio all'establishment. Se poi il malcontento si organizza, si creano gruppi, unità di intenti, la tirrannidi sono solite mettere in campo il peggio di sè. Per fortuna parliamo di un'Organizzazione sportiva con derive populiste basate sulla faccia tosta, e soprattutto attualmente formata da persone che a dispetto dell'età si comportano in maniera decisamente infantile (se mi fanno la bua, gli tolgo i c.d.s. master, ecco! Tiè!). Non voglio comunque dilungarmi sullo spessore e l'onestà  intellettuale di questi soggetti (troppo nobile per costoro dire "scusateci, c'è stato un malinteso, abbiamo sbagliato, rimediamo... insieme") quanto segnalare che andando avanti così essi stessi si stanno scavando la fossa "politica" per tutto quello che saranno i loro rapporti con i master e il loro futuro carrieristico nella Fidal. Amen. Quello che voglio segnalare è che anche uno dei siti più visitati dell'atletica, Atleticaweek, ha aperto una sezione dedicata ai master, e l'ha aperto con una cannonata contro la Fidal. Giusto così. Estensore dell'articolo è l'ubiquo Luca Landoni, già articolista del mensile Correre, demiurgo del sito internet Gamefox (che trasmette anche in diretta radio moltissimi appuntamenti sportivi nazionali ed internazionali di qualsiasi natura, con centinaia di migliaia di contatti alla settimana) oltre che risultare collaboratore di altre testate sportive e politiche. Nell'articolo di Landoni, si disegna una panormaica di quello che saranno i prossimi c.d.s. master, l'incoerenza della formula e soprattutto la sua inconsistenza. Al termine di questo pezzo troverete il link al primo articolo di Luca. Come possiamo commentare? Che ormai il net, quella che segue criticamente gli avvenimenti, sembra aver capito la dimensione del cambiamento (della distruzione); l'hanno capito molte società anche non civili, e l'hanno capito anche tutti coloro che hanno avuto il loro piccolo tornaconto (le arinote società civili di prima fascia, i "grandi elettori" di Arese II, che esprimono anche in Fidal la loro pesante e deleteria presenza: andatevi a leggere gli articoli del Sig. Zippel su Easyseed2000.it per iniziare a farvi un'idea).