05/03/11

Europei Indoor - Incredibile Simona La Mantia: Oro con 14.60

Renaud Lavillenie - A quando il record di Bubka?

(di Sasuke) Innanzitutto mi scuso per l’articolo non proprio veloce, ma mi sono gustato le varie gare trasmesse in tv solo adesso (avendole registrate) causa allenamenti personali. Farò anche un veloce resoconto del pomeriggio di ieri; vari risultati di alto livello, uno su tutti quello della palermitana Simona La Mantia, favoloso oro (dopo l’argento di Parigi) con una serie d’altissimo livello culminata con due 14.60.
Andando per ordine:
Ieri pomeriggio, nei 60 ostacoli (dove Giulia Pennella è uscita in batteria con 8.25) affermazione e miglior prestazione europea per la tedesca Carolin Nytra (ottimo 7.80) su Tiffany Ofili (anche lei a 7.80, record nazionale di Inghilterra) e Christina Vukicevic (7.83, record nazionale di Norvegia). Gara, dunque, di altissimo livello con un podio con misure eccellenti.
Meno brillanti i 60 ostacoli con Emanuele Abate complessivamente undicesimo, che paga la mancanza di un turno; l’azzurro comunque si difende, correndo in 7.74, misura molto vicina al personale. Vittoria finale a Petr Svoboda (7.49) su Garfield Darien, francese, in 7.56 (che eguaglia il personale), Adrien Delghelt (belga, personale a 7.57) e Felipe Vicancos (quarto, in 7.59, spagnolo al personale).
Salto in alto uomini che vede in qualificazione l’eliminazione di uno dei favoriti, il russo Sergey Mudrov (aveva già saltato 2.30) che non va oltre un modestissimo 2.17. Discreta la prestazione di Nicola Ciotti, nono e primo degli esclusi a 2.22 (a pari merito con 3 altri atleti che hanno superato tutte le misure e si sono arrestati a 2.27); buoni, comunque, i suoi tentativi. Specialmente l’ultimo dove l’asticella sarebbe potuta non cadere. Ottimo, invece, Marco Fassinotti; il giovane azzurro, portato anche se senza minimo, si dimostra più che all’altezza della situazione; centra la finale con il personale al coperto portato a 2.27. Finale di altissimo livello; Marco giunge sesto (su otto) portando però il personale ad un ottimo 2.29 (migliore anche del suo 2.28 all’aperto) e tentando poi tre volte con discreti risultati ma senza fortuna i 2.32 dell’uguagliamento del primato italiano al coperto (di Alessandro Talotti, 2.32).
Vittoria al russo Ivan Uhkov (2.38, per la terza volta, e un buon tentativo su tre al primato del mondo a 2.44) su un redivivo Jaroslav Baba (2.34, in una serie perfetta) e il campione europeo all’aperto Alexandr Shustov al personale (2.34). Bene anche il greco Kostadinos Baniotis (2.32).
Salto in alto donne di buon livello, con Antonietta di Martino che non sbaglia nulla (1.80 - 1.85 - 1.89 - 1.92 - 1.94, tutte al primo tentativo) e che passa in finale al primo posto insieme alla russa Svetlana Shkolina; la Di Martino, forte del suo 2.04, è una forte candidata all’oro. Eliminata la giovane talento dell’alto, Mariya Kuchina (1.92 per lei, unica incertezza della gara il primo tentativo a 1.75) che paga l’errore in più compiuto a favore di Ruth Beitia, che centra la finale.
Salto in lungo uomini dove vince il tedesco, già campione Europeo indoor 2009, Sebastian Bayer; non sarà riuscito a centrare quel 8.71 di due anni fa, ma qui con 8.16 ha portato a casa l’oro. Sopra gli otto metri anche il francese Kafetien Gomis (8.03) e Morten Jensen (8.00) con il primatista del mondo del triplo indoor Teddy Tamgho in quarta posizione con 7.98; gare che sarebbe stata alla portata di Fabrizio Donato, vedremo se la scelta di non doppiare si rivelerà saggia. Peccato anche per l’assenza di Andrew Howe, che ha saltato le gare indoor quasi totalmente (unica apparizione in un modesto 60 metri in 6.78), che avrebbe potuto senz’altro dire la sua.
Salto in lungo donne, qualificazione, con buone misure. La russa Yuliya Pidluzhnaya è la migliore con 6.74 sulla svizzera, al record nazionale, Irene Pusterla in 6.71; avercela noi, qui in Italia, un simile talento: peccato!
Eliminata una delle favorite, la russa Anna Nazarova, con 6.57; meglio Darya Klishina con 6.65 e l’atleta della Bielorussia, Veranika Shutkova con 6.67.
Salto con l’asta uomini di alto livello, che vede in gare tre azzurri. Prestazioni più che dimenticabili da parte di tutti e tre. Giuseppe Gibilisco, che a Parigi 8 anni fa vinse un oro mondiale, non è in grado di superare 5.55 (per lui tre X alla misura di entrata) che ne evidenziano la scarsa condizione. Negativa anche la prova di Giorgio Piantella che ha bisogno di due tentativi per avere ragione di 5.20 e di tre per superare 5.40; non va oltre, giungendo penultimo. Leggermente (una posizione) meglio Claudio Stecchi, incapace di migliorare il suo personale fino a 5.55, che va scusato perché avrebbe comunque dovuto superarsi e per la giovane età. Escluso in qualificazione anche uno dei favoriti, Maksym Mazuryk, incapace di superare i 5.65 della qualificazione immediata. Finale all’insegna, ancora una volta, del francese Renaud Lavillenie. Il fenomeno sbaglia alcuni salti (5.61 al secondo, 5.71 al primo, 5.81 al primo, 5.91 al terzo) ma poi, avendo già vinto la gara, non si accontenta e supera al primo tentativo la misura eccellente di 6.03 che è mondiale stagionale, record nazionale e record dei campionati. Non contento (in realtà lo era, euforico ed esultante, è corso dappertutto) tenta addirittura tre tentativi al primato mondiale a 6.16, non andandoci neanche troppo lontano. Argento a Jerome Clavier in 5.76 e bronzo al tedesco Malte Mohr (solo 5.71, con un tentativo a 5.81 sbagliato di un soffio) a pari merito, ma con meno errori di Pawel Wojciechowski.

Asta donne con tre atlete capaci di superare tutte le misure, fino al 4.55 della qualificazione immediata, al primo colpo. La favorita, Anna Rogowska, già campionessa mondiale nel 2009 a Berlino, e la co-favorita Silke Spiegelbulg, insieme alla connazionale Eliveta Ryzih. Da segnalare anche il triplo record nazionale della finlandese Minna Nikkanen (4.45, 4.50, 4.55) e l’eliminazione della diciassettenne Angelica Bengsston, opaca; per lei alcuni errori e tre X alla misura non impossibile di 4.45; buona la prestazione di Anna Giordano Bruno, prima delle escluse (le altre però sono a 10 cm da lei) che dopo alcune incertezze (due errori a 4.35) riesce a superare al secondo colpo 4.45, misura che non masticava da un anno (quando superò 4.50 del tuttora primato italiano al coperto). Ottima prova, speriamo ora che Anna sappia ritornare ai suoi massimi livelli. Negativa, invece, la prova di Giorgia Benecchi; ultima, con la misura modestissima di 3.90 (al secondo) e tre errori a 4.15. Peccato, visto che hai campionati italiani era stata capace di un 4.30 con margine: vale senza dubbio di più.
Peso donne che ha visto imporsi Anna Avdeyeva (18.70) su Christina Schwanitz (18.65) e bronzo a Josephine Terlecki (modesto 18.09, pb, sufficiente per il terzo posto). Male Chiara Rosa: la veneta, qualificata con la quinta misura (17.83) non va oltre il settimo posto (17.54 e ben quattro nulli). Come sempre, la Rosa rende poco nelle occasioni che contano. Anche a Barcellona, dopo una facile qualificazione, si spense totalmente in finale.
Molto brava Marta Milani, capace di agguantare il sesto tempo (53.44) nella sua semifinale, dietro a Kseniya Zadorina (52.88) e Janin Lindenberg (53.12). In finale, dove le altre sono accreditate molto meglio di lei, si difende ma finisce ultima in 53.23, tempo non lontano dal suo primato. Esperienza positiva per lei, sperando di vederla sotto il muro dei 53 il prossimo anno. Era comunque difficile ipotizzare una posizione migliore. Vittoria a Denisa Rosolova (51.73, pb) su Olesya Krasnomovets (51.80). Per il quinto posto serviva 52.62, ben sotto il personale della Milani.
400 maschili che già nelle batterie lasciano intendere la supremazia di Leslie Djhone, primo in 46.26; in finale fa ancora meglio, vincendo con 45.54 dopo un primo giro in un velocissimo 21.30 (tempo di discreto livello anche per i 200, chissà quanto varrebbe sulla distanza); staccato di quasi un secondo Thomas Schneider (46.42).
Discreta prestazione, quella di Mario Scapini sugli 800 metri. Il giovane lombardo è il secondo dei qualificati alle semifinali, dietro il campione europeo Marcin Lewandowski (1.48.81 contro 1.48.92). In semifinale purtroppo giunge quarto nella sua serie (con 1.49.57) ed è il primo degli esclusi per la finale; tempo che sarebbe stato sufficiente a vincere la seconda batteria. Purtroppo la formula promuove solo i primi 3 qualificati di ogni serie… forse sarebbe stato meglio i primi due più i migliori due tempi?
Tremila metri donne dove per giungere in finale bastava 9.17.29; prestazione alla portata di Silvia Weissteiner che, però, si spegne intorno ai 2000 metri e giunge ultima con il tempo non esaltante di 9.19.69; in un’intervista aveva detto di pensare di valere sui 9 minuti, peccato che non sia stato così. Miglior tempo, 9.00.80.

Finale dei 3000 metri al britannico Mo Farah, favorito che vince con un modesto 7.53.00 una gara tatticissima con Hayle Ibrahimov (7.53.32) battuto in volata.

Non granché Stefano la Rosa (decimo, 8.04.21) né Daniele Meucci (undicesimo, 8.04.82). La Rosa ha provato a correre un po’ di testa, ma è stato subito inglobato; Meucci ha combattuto di più ma alla fine, quando i primi hanno cambiato il ritmo, per i nostri (abituati a gare più regolari) non c’è stato scampo.
60 metri femminili all’insegna di Olesya Povh (7.18) e Mariya Ryemyen (7.19); Manuela Levorato corre bene, e giunge terza nella sua serie (in 7.34, dietro a Ezinne Okparaebo in 7.21 e Veronique Mang in 7.27). In semifinale è meno decisa, e finisce ultima in 7.36. Discreto campionato Europeo per lei, peccato solo che non abbia confermato (ma c’è andata vicina) quel 7.31 di inizio stagione. Difficile, comunque, giungere in finale: serviva 7.27.
Migliori le solite due, nel solito ordine (7.13 e 7.16) con Myriam Soumare (7.18, personale), Veronique Mang (7.20) e Jodie Williams (7.21) a fare da contorno. In finale anche una terza ucraina in 7.22, Hrystyna Stuy.
60 metri maschili  dove Emanuele di Gregorio passa il turno agguantando la qualificazione in 6.70 giungendo terzo in batteria; ripescato anche Michael Tumi, che giunge quinto nella sua con 6.74. Ottima prestazione di Pascal Mancini (6.61, peggio in semifinale, 6.67) e di Francis Obikwelu (6.61 anche per lui) che superano Di Gregorio nelle liste europee. Fatica il primatista europeo Dwain Chambers, terzo nella sua serie in un modesto 6.71. Christophe Lemaitre il migliore con 6.59; semifinali con Di Gregorio che si ben comporta, in 6.62, che il primo dei ripescati (eguagliando lo stagionale) e sesto complessivo dietro Christophe Lemaitre (ottimo 6.55), Brian Mariano (6.60), Obikwelu, Chambers e Martial Mbandjock (al personale) in 6.61; quindicesimo Michael Tumi, bravo ad eguagliare il personale a 6.71; discrete possibilità di far bene per Emanuele di Gregorio; Lemaitre è imprendibile, ma tutti gli altri sono effettivamente alla sua portata, a cominciare da Chambers che non sembra molto in palla.
Ottocento donne che vedranno in finale, tra le altre, Jennifer Meadows (2.00.65), Yevgeniya Zinurova (2.00.93) e Yuliya Rusanova (fin’ora molto tranquilla, 2.02.48).
Ed infine, last but not least, la gara di triplo donne dove Simona La Mantia ha vinto una favolosa medaglia d’oro. Come sognava Gibilisco, finalmente è tornato a suonare l’inno di Mameli ad una manifestazione internazionale di Atletica Leggera. La serie della siciliana presenta un 14.17, un 14.60, un 14.49, un nullo, un 14.60 e un altro nullo. Tre delle quattro misure sarebbero bastate a vincere la gara e a fare il mondiale stagionale. Simona ha dimostrato, ancora una volta, che l’argento di Barcellona non è stato solo un colpo di fortuna. Al secondo posto, Olesya Zabara (14.45, sb) su Dana Veldakova (14.39, sb), Snezana Rodic (14.35) e Cristina Bujin (14.19).
Domani ultima giornata, con un’altra grande speranza azzurra: la primatista italiana del salto in alto, Antonietta di Martino.

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