31/07/12

Lettera a Queenatletica di un ragazzo disabile

Maurino Perrone
Io non volevo arrivare a tanto... ma ci si è arrivati. Non so se state seguendo le vicende legate al mondo paralimpico cui ho dato spazio negli ultimi giorni su Queenatletica. Dopo lo sfogo di un allenatore, e una precisazione non-formale e on ufficiale della FISPES (ho avuto solo un contatto telefonico), arriva la lettera di uno dei ragazzi non convocati agli ultimi mondiali Under-21, cui io non posso aggiungere assolutamente nulla. Ognuno si faccia la propria idea liberamente.

Sono Mauro Perrone, ho 21 anni, da 6 pratico atletica leggera paralimpica essendo disabile motorio. Prima di entrare nel merito della vicenda in esame che riguarda me direttamente ma riguarda anche altri ragazzi, specialmente i nati nel '90, volevo fare una premessa. Credo che alla base di ogni attività e di ogni relazione ci debba essere rispetto e chiarezza. Lo sport occupa una parte importante della mia vita sia in termini di tempo tra allenamenti (4\5 volte a settimana seguendo schede tecniche personalizzate e specifiche) sia in termini relazionali. MA NON è L'UNICA ATTIVITA' DELLA MIA VITA, io studio con buoni risultati all'università, ho una vita sociale sviluppata e mi diverto come tutti i miei coetanei, non mi piango addosso e non sono abituato a darmi degli alibi solo per il fatto di essere disabile. Ora il fatto è questo: è da parecchio tempo che all'interno del mondo dell'atletica paralimpica, nonostante risultati incontestabili, mi sento snobbato, considerato atleta e PERSONA DI SERIE B. Se sono arrivato a esprimere pubblicamente il mio dispiacere e disappunto per un'altra occasione che mi è stata fatta perdere è per il semplice fatto che non è la prima, nè la seconda nè la terza.. sono innumerevoli ormai.. purtroppo..


Prima di elencarle, affinchè tutti possano prendere visione, risultati alla mano, di queste occasioni perse, volevo "rispondere" alle precisazioni fornite sommariamente ad Andrea dalla FISPES, pubblicate sul sito Queenatletica. L'evento dei campionati Mondiali Juniores under 23 risulta, e per tanto ha valenza internazionale, sul sito dell'IPC ATHLETICS, la corrispondente della IAAF per i normodotati. La competizione è stata materialmente organizzata dall'IWASF, costola dell'IPC che si occupa di organizzare gare per le categorie di amputati, cerebrolesi e paraplegici. La IWASF è la stessa federazione che lo scorso dicembre ha organizzato i CAMPIONATI MONDIALI ASSOLUTI negli Emirati Arabi, ai quali hanno partecipato e vinto due atleti italiani, convocati dalla FISPES. Non capisco pertanto a cosa ci si riferisca con gara facente parte di un “circuito non istituzionalizzato che, in quanto tale, non ha permesso alla FISPES di effettuare convocazioni”. Ricordo inoltre che due anni fa l’Italia ha partecipato allo stesso evento, nella stessa città, portando a casa 3 medaglie.


Passiamo alle occasioni perse:
  • AGOSTO 2010- CAMPIONATI MONDIALI JUNIORES IWASF- Olomuc: 2°posto disco a 7m50, personale a 7,69m 
  • APRILE 2011- CAMPIONATI MONDIALI JUNIORES IWASF- Dubai: 2°posto clava a 11m16, personale a 18m42 (R.I.) 
  •  MAGGIO 2011- CAMPIONATI ASSOLUTI SPAGNOLI- 1°posto clava a 13m50, personale a 18m42 (R.I.) 
  • GIUGNO 2012- CAMPIONATI ASSOLUTI EUROPEI: minimo clava 16m77 effettuato in 5 gare su 5 con personale 19m94 (R.I.) 
  • LUGLIO 2012- CAMPIONATI MONDIALI JUNIORES IWASF- Olomuc: 2°posto clava a 14m40, personale e R.I. a 19,94m.
Penso non debba aggiungere altro, ognuno tragga le proprie conclusioni (volendo ho molti altri argomenti, per esempio potrei raccontare di commenti poco piacevoli dopo aver fatto un record italiano provenienti da un CT, potrei raccontare di come all'ultimo raduno tecnico di lanci, nonostante avessi il minimo per gli europei, non figuravo tra i convocati ecc.. ma mi fermo qui). Se qualcuno è poco chiaro e non corretto, di certo quello non sono io e sicuramente NON ACCETTO DI ESSERE TRATTATO DA ATLETA E TANTOMENO PERSONA DI SERIE B.

30/07/12

Disabili e convocazioni per i mondiali Under 21: le precisazioni della Fispes

Dopo l'ultimo articolo pubblicato su questo sito, mi sono giunte le precisazioni dalla Fispes, in merito a quanto segnalato dall'amico Marco La Rosa circa la mancata convocazione e partecipazione di alcuni atleti ai mondiali Under 21 I.P.C. in Repubblica Ceca. Come è giusto che sia, essendo gli spazi di Queenatletica aperti a chiunque voglia far progredire i circuiti virtuosi dell'atletica leggera, e cercar quindi di far comprendere ai soggetti che hanno la sventura di capitare su questo sito, riferisco quelle che sono le citate precisazioni. Naturalmente lo spazio è aperto anche ad uno scritto autografo che verrà pubblicato integralmente (questo lo dico a beneficio dei responsabili della Fispes stessa). Ebbene, le precisazioni intendono sottolineare alcuni aspetti toccati dal citato precedente articolo e dalla lettera di Marco La Rosa, partendo dalla "giurisdizione" della Fispes con il circuito internazionale che ha organizzato questa edizione di campionati mondiali under-23 e under.21. Sembra infatti che questo ultimo circuito internazionale non sia "istituzionalizzato" a tal punto da investire di responsabilità l'organismo Fispes dall'effettuare convocazioni tra gli atleti italiani. Mi si faceva il parallelo, per comprendere la cosa, con la UISP e la FIDAL. Sono due federazioni completamente a sè stanti, con propri statuti e propri regolamenti. Di conseguenza cadrebbe l'assunto del pezzo e la responsabilità della federazione circa le convocazioni contestate. Inoltre, faccio presente come non sia piaciuto il titolo dello stesso articolo. 

28/07/12

Forse, nel mondo paralimpico, i veri disabili non sono gli atleti...

Parlare di sport e disabilità è un compito diabolicamente complicato. E' un campo minato... ci si muove tra il pietismo, la voglia di non evocarlo, la necessità di far passare e trasmettere con lo scritto una disabilità come una abilità diversa, rivendicare un diritto che sia sportivo, ma che si mischia dannatamente con quello umano, che, cavolo, non si può evitare. Scusami Maurino, non si può evitare. Ho conosciuto il mondo paralimpico per amicizia, per "osmosi", per aver conosciuto persone che per quel mondo hanno spaccato, devastato, miniaturizzato in quattro una cultura, inutile dirlo, pietistica. Le poche volte che ho parlato su questo sito di Atletica Paralimpica, l'ho fatto parlando di atletica, non di disabilità. Di tempi, misure, prestazioni... atletica! Vi assicuro che quando si entra in quel mondo, con quelle persone, la disabilità diventa un qualche cosa che nonostante la sua invasività, è marginale all'aspetto agonistico. Conta la gara! Conta il risultato! Basta un'oretta ad una gara del genere per rendersene conto! La meticolosità dei gesti è la stessa, ma la voglia è superiore, ve lo assicuro. L'aspetto che mi preme però stasera è un altro. Un'ingiustizia. Terrificante. Mortificante. Non saprei nemmeno come muovermi in quel campo minato citato poche righe fa... secondo me, questa, vale più di cento battaglie per Howe alle Olimpiadi. A Maurino, un carissimo amico (ma qui un atleta!), affetto da una di quelle "abilità diverse", gli è stato negato di partecipare ai Mondiali Junior della sua categoria, in Repubblica Ceca. Ma non solo a lui: a nessun italiano under-21 è stata infatti data la possibilità di partecipazione, e questo nonostante in stagione vi fossero state diverse trasferte da parte degli atleti paralimpici per i più svariati meeting: insomma non può essere un problema economico.

L'altro ieri, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, è stata la scoperta che Maurino con i suoi risultati sarebbe arrivato a... non meno dell'argento! Argento ad un mondiale. Una gara che non potrà fare più, se non altro perchè i 21 anni non tornano più. La beffa nella beffa rimane il fatto che Maurino aveva fatto pure il tesseramento internazionale apposito ad inizio anno, affinchè i propri risultati fossero per la stessa federazione internazionale, utili per essere convocati per quei mondiali in cui sarebbe dovuto andare. Invece nulla. Tutto ha taciuto, e a Maurino è stata tolta questa opportunità. Ci sarebbero discorsi forse ancor più pregnanti, profondi, amari, ma qui si tratta prima di tutto di un'ingiustizia sportiva. Poi umana.

Dopo questi fatti è stata logica la reazione di Marco La Rosa, plenipotenziario della Società Campionessa d'Italia nell'atletica paralimpica. Due lettere, vibranti, accalorate, (qui sotto allegate) che la dicono lunga su che razza di torto sia stato fatto. Mi preme sottolineare un fatto, che poi sottolinea proprio Marco. Un mondiale Under 21 per certe "abilità diverse" potrebbe essere l'ultimo, anche a 21 anni. Questo è l'aspetto nefasto di tutta vicenda, ovvero, quello che qualcuno ha avuto se non l'incompetenza di non averlo considerato, quello ancor più grave di essersene dimenticato. Marco, nella lettera qui sotto, comunica tra l'altro come probabilmente non verrà più iscritta alla Fispes la stessa sua società, campionessa d'Italia. Troppo lo sconforto e l'arrabbiatura.

Nella prima lettera, indirizzata ai vertici politici e tecnici della Fispes (la Fidal paralimpica) un vulcano in piena, contro le ingiustizie perpetrate contro diversi atleti e contro gli atteggiamenti arroganti di alcuni dirigenti e tecnici (mi ricorda tanto un altro mondo...). Dopo tale invettiva, la stessa lettera viene spedita, a stretto giro di posta, al Presidente di tutto il movimento sportivo disabili, Pancalli, che in un'intervista aveva espresso concetti egualitari e non certo votati allo spinto arrivismo sportivo.

Io mi permetto di dire questo: lo sport nel mondo delle abilità alternative, benchè basato su principi indiscutibilmente agonistici, non può però venir meno della sua componente "sociale". Questi ragazzi sono pionieri di un mondo in cui la davvero la disabilità non sarà più "considerata" così limitante in molti limitati. Ed è necessario, vitale, che vi siano questi giovani che aprano la strada ad altri giovani che si rinchiudono nella loro patologia e disabilità, lontani dal mondo e dalla società. Questi ragazzi hanno delle palle quadrate grandi così, capaci di vivere pubblicamente il loro sport e sdoganarlo nella società "abile". Ed invece di essere portati come esempi per tutti dalla loro Federazione, coccolati, vezzeggiati, sono stati nascosti... proprio il contrario di quello che avrebbe dovuto fare.

Orbene... non tutto è perduto. Maurino Perrone il minimo B per Londra l'ha ottenuto: per rimediare alle cattiverie di cui sopra, forse sarebbe il caso di convocarlo. Anzi, devono convocarlo! Pensate che razza di pubblicità per tantissimi ragazzi rintanati a casa...

lettera lamentela FISPES

25/07/12

Helsinki: il giallo della 4x400 esclusa... per errore

Un super appassionato di atletica leggera che segue gli appuntamenti in TV, ha notato un errore clamoroso durante le batterie della 4x400 femminile dei Campionati Europei di Helsinki, a danno... della stessa Italia!! Come tutti sappiamo, la staffetta 4x400 femminile uscì come prima delle escluse per 14 centesimi a favore della Polonia (3'31"50 a 3'31"64), ma con la Russia a 3'31"35 e la Repubblica Ceca a 3'30"86. Ebbene, nello studio delle immagini della staffetta, vi riporto alla terza frazione. Libania Grenot prende il testimone ed è sesta, la lotta per i primi posti sembra ormai compromessa, nonostante la squadra fosse uno dei fiori all'occhiello della spedizione. Libania non ci sta, e sul primo rettilineo pianta un'accelerazione fenomenale passando due concorrenti in tromba, la polacca e l'esponente della Repubblica Ceca, che alla fine della gara ci saranno comunque davanti. Ma ai 200 metri, Libania è già rientrata, e, come mostra la seconda immagine qui sopra, è nettamente è chiaramente quarta. Ora, vi porto alle immagini della Rai del cambio (sempre qui sopra), dove c'è una perfetta panoramica delle quarte frazioniste che riceveranno da lì a poco il testimone... ebbene... che ci fa Marta Milani in sesta piazza (indicata col numero 6), sopravanzata dall'esponente polacca e da quella Ceca, nazioni che avrebbero dovuto esserle dietro??!! Per essere chiari vi riporto la norma 170.9 del Regolamento Internazionale (presumo che in Fidal l'abbiano recepito), che potrebbe tornare utile a qualcuno (spero solo a mero titolo esemplificativo...).

"I concorrenti della terza e quarta frazione della 4x400m si disporranno, sotto la direzione di un Giudice appositamente designato, nella loro posizione d’attesa (dall’interno all’esterno) nello stesso ordine che i rispettivi compagni di squadra hanno quando essi completano i 200 metri della loro frazione. Una volta che i concorrenti in arrivo hanno superato questo punto, i concorrenti in attesa manterranno il loro ordine e non cambieranno le posizioni all’inizio della zona di cambio. Un atleta che non rispetta questa regola provoca la squalifica della sua squadra".

Ritorniamo alle immagini... Polonia e Repubblica Ceca, poi sopravanzateci nella classifica finale, dove sono? Ma non sono in 4^ e 5^ posizione? Addirittura la Ceca, non paga di aver guadagnata una posizione, ne ha scavalcate addirittura due!! Possibile?? L'errore di chi è? Del giudice che posiziona le squadre o delle due atlete che non conoscendo la regola, hanno scavalcato la Milani? Non importa, francamente, ma una cosa è certa: l'errore ha penalizzato l'Italia, cronometricamente e fattualmente, tanto che Libania Grenot, giungendo sul rettilineo finale, sembra rimanere quasi stupita della posizione della Milani (in quei momenti di acidosi estrema, i riflessi sono anche un pò annebbiati), tanto da esser costretta a scartare all'ultimo e a costringere la Milani a doversi divincolare da un traffico di atlete che non le sarebbe dovuto toccare. Quanto si perde in questi frangenti? Meno di 14 centesimi? Dai, non scherziamo... lì l'Italia ci ha perso una valanga di tempo. Quanto costruito dalle prime tre frazioniste è stato così parzialmente inficiato da una mancanza regolamentare, da un diritto di prelazione guadagnato sul campo, da un rallentamento indotto dalle "scorrettezze" (sportive) di altre atlete. Ripeto... non importa se colpa del giudice di cambio o per "reato in flagranza" delle due atlete: l'Italia è stata indubbiamente danneggiata gravemente.

Orbene, chiaramente la domanda successiva che tutti si aspetterebbero è... ebbene, perchè non sono state squalificate la Polonia e la Repubblica Ceca? Che rinvia direttamente ad un'altra domanda, ovvero... qualcuno ha segnalato la scorrettezza? Che a sua volta ci porta al domandone: ma i tecnici Fidal, hanno segnalato la scorrettezza?

Temo la risposta, che se negativa metterebbe sul banco degli imputati direttamente i tecnici Fidal (o i dirigenti lì presenti), poco attenti evidentemente all'evolversi della gara, o, ancor peggio, non consapevoli delle norme internazionali. Naturalmente mi tengo il beneficio del dubbio, auspicandomi che in realtà quel ricorso sia stato in realtà inoltrato e che qualche giudice non in grado di leggere quelle stesse regole internazionali, non sia riuscito ad applicarle. Ma... Posso dubitare del mio stesso dubbio?

Mi domando ancora... ma se l'Italia fosse andata in finale, sarebbero cambiate le convocazioni per le Olimpiadi? Posso temere di sì? 

23/07/12

Gli altri italiani del weekend

Lo stadio di Pergine - foto www.meetingpergine.it
L'Italia-atletica ieri non è stata chiaramente solo Howe-Grenot-Milani. Altri atleti del cerchio magico italico son scesi in pista, sempre a Pergine, a Friburgo, in Svizzera e a Stettino, in Polonia. Notizie ampiamente note. Allora, a Pergine, testimone diretto, una Elisa Cusma non malaccio. Volitiva. Una di quelle atlete che stranamente è rimasta fuori da qualunque discussione, mentre probabilmente se ne sarebbe dovuto discutere. Silenziosa e schiva, mai una parola fuori dalle righe (che io sappia) e un esclusione olimpica (2'01"04, minimo B), a Pergine si porta a casa la gara in 2'02"64, nel contesto di una gara che il meteo ha pesantemente condizionato. Dopo aver tenuto a galle il mezzofondo veloce italiano per cinque anni, anche per lei forse era il caso di rivedere i criteri di ammissione. Sorprende ancora l'Eleonora Berlanda dell'ultimo periodo: 2'04"27, a soli 6 decimi dal tempo ottenuto da Elisabetta Artuso nel 2009 (2'03"64), che rappresenta il miglior tempo ottenuto da un'italiana dopo i 35 anni. Di fatto la terza italiana in circolazione, dopo Milani-Cusma. In questo 800 da campionato italiano, si vede anche Margherita Magnani, che ottiene il personale con 2'05"79, per la prima volta sotto i 2'06" in carriera. Diciamo che mancava solo la Milani per imbastire un campionato italiano come si deve, specchio delle forze presenti in campo al momento. Purtroppo i campionati italiani sono in sole due giornate, ragion per la quale molte protagoniste sono costrette a dar delle scelte, depauperando il possibile spettacolo. 

Strano che desti poca considerazione la lenta ma inesorabile crescita di Stefano Tedesco: il 13"78 con 1,0 a Pergine, in quelle condizioni atmosferiche, è tempo davvero sorprendente. Come dire... non solo Abate e Dal Molin, ma sta tornando a galla dopo un periodo di appannamento anche il vicentino. Prima il 13"76 di Nembro, ora un 13"78 in condizioni sfavorevoli. Vale ampiamente in questo momento il suo 13"68 di PB che ha corso nell'anno di grazia 2010. 

E che dire dei 100hs femminili? Ancora una volta Micol Cattaneo sugli scudi, ormai completamente riconquistata alla causa. Ma non solo lei, visto che Veronica Borsi, dopo l'infortunio torna su livelli che le competevano: 13"21 contro il 13"18 della Cattaneo. La terza "moschettiera", la Borsi, che è mancata nel momento topico della stagione, quando anche lei sembrava lì-lì per abbattere il muro dei 13". Come per Tedesco e per tutti i temerari di Pergine, prestazioni ottenute autunnalmente. Di una cosa sono certo: il confronto, la sfida, porta al miglioramento. Avere 3-4 interpreti del genere è una gran cosa per i prossimi anni, per loro e per tutto il movimento.

Si vola a Friburgo, e si trovano i due ostacolisti dell'anno, Emanuele Abate e Marzia Caravelli. L'impressione  è che un pò il picco di forma non sia quello di qualche settimana fa, Montgeron di specifico. Ma anche le gare che avevano preceduto e succeduto quell'appuntamento furono, se non ricordo male, di grande spessore. Ora, è da capire se i due sono in crescita e se ci sarà il secondo picco in coincidenza con le olimpiadi. Dopo gli Europei, soprattutto le azioni di Marzia sono un pò calate, mentre quelle di Abate in leggera flessione. Peccato per il ligure trovarsi nell'anno più pazzesco di un ostacolista italiano immerso nell'anno più pazzesco dell'ostacolismo mondiale. La semifinale è di sicuro alla sua portata (se sono tre), la finale diviene un attacco al record italiano, con un tempo vicino ai 13"20/13"25 (se le condizioni meteo saranno perfette). Ma insomma, non è che la scalata al K2 di Abate inizia dal campo base... siamo al famigerato "Collo di Bottiglia", oltre il quale c'è la sensazione di immortalità che solo una finale olimpica può dare. Abate parte inserito in quella marmaglia di Arcadi che combatteranno con il cuore per essere tra gli eletti Spartani da sub-13". Bisognerà però essere tranquilli, perchè l'ostacolismo è prima di tutto armonia, musica, arte. A meno che piaccia la musica techno di David Oliver e Roger Kingdom... A Friburgo, quasi mi dimenticavo di scriverlo, Abate corre in 13"50 e 13"42. Ma ce ne rendiamo conto che un 13"42 di Abate oggi sembra qualche cosa di normale? L'altro ieri era il record italiano, e lo era stato dal '94 al '02... Emanuele in un anno ha riscritto completamente la storiografia di una specialità di un Paese. Peggio è decisamente andata a Marzia Caravelli: 13"34 in batteria e 13"64 (ma stando al sito Fidal, risultato che non fa testo, stante un problema avuto con un'avversaria che l'avrebbe... ostacolata: l'11° ostacolo). Non sono a conoscenza delle condizioni di gara della Caravelli, e l'unica elucubrazioni è tramite i tempi di Abate e limitatamente alle batterie di Marzia: o Abate è andato fortissimo in finale o Marzia ha gestito la batteria. Solo loro la sanno. 13"34 comunque penso non lo avesse mai corso quest'anno. Dobbiamo preoccuparci? Come sarà il suo omegawave... in salita o in discesa? 

22/07/12

Pergine e Londra: Howe e Milani, due storie amare

Mamma mia che freddo ieri sera a Pergine. Nella kermesse finale di fuochi d'artificio mancava solo la parata di pinguini e il quadro era completo. 14/15 gradi, pioggia a tratti, umidità autunnale... ed io che mi ero presentato con una semplice polo dopo aver lasciato casa nel torrido caldo-afoso padano. Si aggiungano i 70 km di coda a fisarmonica dell'A22 verso il Brennero: insomma, una serata di sofferenza. Arrivo nel parcheggio che fronteggia la tribuna, e guardando giù nella pista interrata non ti vedo subito Howe che sta per partire per i 200? Noto subito una cosa che ho sempre voluto dire: secondo me è sbagliata lo posizione dello starter sui 200 o sui 400 quando non si hanno a disposizione i mini-megafoni direttamente sui blocchi. I tempi di reazione sono allungati in maniera abnorme. Se poi lo starter si posiziona a 30 metri di distanza sulla pista... beh. Ma sarà solo una mia considerazione, fatto sta che al momento opportuno, lo starter spara e per qualche istante di troppo nessuno si muove... poi la gara prende l'avvio e Howe si silura il suo 200 forse caricato non solo dalle tensioni della gara, ma da tutto quello che c'è stato in quest'ultimo anno, nell'ultima settimana, delle promesse non mantenute da parte di qualcuno, di quel sottobosco di relazioni avvenute in questi giorni di cui non verremo mai a conoscenza, ma che possiamo benissimo immaginare. Un traino di 40 kg da portarsi dietro per 20000 centimetri. Così il cuore è grande, la voglia tanta, ma arrivati sul rettilineo si nota come la macchina-Howe abbia qualche problema. Probabilmente il corpo gettato in avanti nella ricerca dell'obiettivo di andar forte, nel contempo cerca anche di difendersi da sè stesso, dagli infortuni, dal dolore passato, e si irrigidisce in alcune parti. Le spalle, la schiena, inficiano la voglia di vorticare degli arti inferiori e il risultato è una corsa sincopata che non gli riconoscevo. C'è chi dice che il corpo interiorizza anche i problemi dell'anima, e poi li esterna negli atteggiamenti. Forse siamo a questo punto. Il risultato cronometrico è un 20"82 che in Italia rappresenta sempre l'eccellenza di questi tempi... ma è chiaro che non è quello che si chiede ad Andrew Howe. Davanti a lui riesce a rimontare e vincere l'ecuadoregno Alex Quinonez, 20"80, 20"29 di PB solo un mesetto fa, alla faccia di chi lo definiva "uno sconosciuto". Certo, per chi non si informa, sono tutti sconosciuti. Uno che corre in 20"29, ma anche 20"34, 20"56, 20"63... forse così scarso non era. Il 20"80 è anzi il suo peggior risultato degli ultimi 2 mesi (corsi 6 volte i 200) a dimostrazione che forse le condizioni di Pergine non fossero quelle ottimali. Comunque... ma che sfortuna Howe! Il vento di Bressanone, il freddo di Pergine, avere questa Fidal... nel delirio atletico di ieri sera, stanotte non ti sogno proprio Howe che mi parla? L'atletica anche mentre dormo... e basta!! L'Andrew, invece di darmi i numeri del Lotto, mi commenta alcune vicende oscure del backstage Fidal delle quali ricordo solo questo scambio di battute finale: "Andrew, dai, adesso chiudi il cassetto delle olimpiadi e pensa al tuo futuro". Risposta, quasi chiagnente... "ma no, io ci credo ancora...". Sogno amaro. 

L'altra gara densa di significati sono stati i 400 femminili, dove si è rivista Libania Grenot. 51"30 e una buona impressione generale. Naturalmente stiamo parlando di tempi che per una atleta nata alle nostre latitudini non si è (quasi) mai visto. C'è solo il 51"18 di Daniela Reina e il 51"31 di Virna De Angeli nelle nostre liste all-time di autoctone. Però, pensando a quante e quali siano le ambizioni della Grenot, diciamo che siamo ad almeno 1" da quanto vorrebbe-dovrebbe fare tra 3 settimane. Obbiettivo presumo la finale olimpica... tempo-target? 50"40/50"50 corso però in semifinale a Londra. Dietro la Grenot un paio di atlete straniere, quindi Marta Milani con 53"98. Da qualche ora lo ammetto, sono diventato Marta-Milani-Fan. Dopo aver riflettuto ed aver ricevuto diversi input, non si può non essere dalla sua parte. Si parte da Barcellona '10. Ve lo ricordate? Arese che nel dopo-manifestazione incensava pubblicamente la Milani additandola come esempio? Queste le sue parole di allora: "...nella quattrocentista Marta Milani ho visto l'atteggiamento che ci aspettavamo da questi ragazzi. Ha lottato per andare in finale e arrivata qui si è migliorata di quasi mezzo secondo. Non paga di questo ha anche corso un'ottima frazione nella 4x400 che ha stabilito il primato italiano". Marta Milani (allora) era l'esempio. Ebbene, in questo modo di trattare gli esseri umani cui ci hanno abituato, ci sta perfettamente l'usa-e-getta di cui alla fine, nel momento più importante, è stata fatta vittima. Da simbolo, a scarto, probabilmente senza spiegazioni perchè se ci si spende per anni, e poi si volta la faccia, è difficile anche giustificare le proprie scelte. A quanti atleti è successo? Lo stesso Howe, non è in questo momento un investimento faraonico della Fidal conclusosi con l'abbandono finale? 


Com'è nella logica delle scelte di uno sport votato ai tempi, è chiaro che debbano andare le migliori (parlo della staffetta 4x400). E' giusto quindi che Grenot, Spacca, Bazzoni, Bonfanti, Arcioni vadano a Londra. Sono state più brave. Se lo sono guadagnato in pista. Ma scusate, Manuela Gentili, che si meritava l'Olimpiade nei 400hs tutta la vita, ha corso 54"04 sui piani. Marta Milani 53"43... ballano comunque 6 decimi. Questo criterio non è stato adottato? I tempi? Inoltre la Gentili non si è nemmeno sottoposta a sfide dirette. Sicuramente la Gentili varrà di meno, ma... non l'ha provato con la "prova di efficienza" in stile-Fidal. E' stata convocata a scatola chiusa e francamente non ho ancora capito "il criterio" di questa convocazione. Sarà un mio limite, non lo nego. Sembra, proprio visto da fuori, il premio di consolazione alla mancata convocazione nei 400hs con un minimo quasi-A, con la certezza che quella staffetta, tra l'altro, sarà difficile vederla correre alla Gentili, da riserva quale penso essa sia in questo momento. Marta Milani, c'è un altro punto da sottolineare, è colei che i due tempi che hanno permesso alla Nazionale Azzurra di essere alle Olimpiadi, li ha corsi. Il minimo E' SUO. E' ANCHE suo. E visto che il suo tempo sui piani le consentiva comunque di essere lì davanti, se non proprio davantissimo... perchè? Come direbbe Mourinho: Porquè?


Se proprio si fosse dovuti ricorrere al "criterio" del viaggio-premio, forse era giusto dare a Cesare ciò che era di Cesare, ovvero alla Milani. Ora, mi dispiace dover mettere atleti contro... ma a Manuela Gentili, ricordo, ho fatto una campagna a favore della sua partecipazione ai mondiali di Daegu 2011. Non ho pregiudizi nei suoi confronti, anzi. Lei, a suo modo, è stata vittima di una scelta scandalosa di non averla convocata a Londra con un tempo che l'avrebbe potuta portata a lambire la finale sui 400hs. A Milani l'unica critica sulla quale continuo a mantenermi fermo, è comunque la scelta degli 800 nell'anno olimpico. Scelta, che come si è visto, ha condizionato e aiutato qualcuno a farla fuori al momento opportuno. Le contesto solo questo, con la consapevolezza comunque, che dati alla mano, quel posto era suo DI DIRITTO.

20/07/12

Benedetti, Milani, Cusma e Magnani: il mezzofondo veloce si sveglia tardi

G. Benedetti - foto ff.gg.
Strano il mezzofondo italiano, che di botto, la settimana dopo la cessazione dell'ostilità pre-olimpiche, fiorisce  in una clamorosa esplosione di colori. Ma che è successo? Strano davvero. Avevo ipotizzato una serie di variabili indipendenti, come l'azzeramento dei carichi, le tensioni ammansite (ormai non ci sono più obiettivi o minimi da raggiungere), il fatto che nel calendario italiano manchino di fatto le occasioni per confrontarsi con atleti e atlete che possano aiutare nel raggiungere le prestazioni obiettivo... prima che l'obiettivo venga meno. Insomma, non potevano certo essere i campionati italiani a dare il là alla stagione del mezzofondo, considerate le peculiarità delle gare con i titoli in palio. Comunque sia, la prestazione-monstre a Lignano Sabbiadoro è indubbiamente quella di Giordano Benedetti. Dopo stagioni in cui lo si aspettava alla cassa a passare sul lettore ottico il tempo esatto, eccolo finalmente con il giusto prodotto scelto con la dovuta meticolosità: un 1'45"34 che da noi è tempo "storico". 13° performer italiano di sempre, ad un solo decimo da Davide Cadoni, e a pochissimi centesimi da Giacomo Mazzoni e Tonino Viali (1'45"31 e 1'45"32). Di fatto 2 dei 13 di cui sopra di fatto dovrebbero essere dietro, cioè Carlo Grippo e Alberto Barsotti (1'45"3 manuale per entrambi, che per convenzione dovrebbe essere 1'45"44: i famosi 14 centesimi di tara sui tempi manuali delle gare di mezzofondo... ma probabilmente ci sono altre convenzioni in materia). Benedetti è anche il 18° italiano di sempre a scendere sotto la barriera d'eccellenza dell'1'46". Per capire il senso della prestazione, basta collocare il tempo nel consesso internazionale: 13° perfomer europeo dell'anno con il 24° tempo. Diciamo che, viste le assenze eccellenti agli Europei, la finale non sarebbe stata un miraggio in queste condizioni, ma è anche vero che i tempi bisogna ottenerli quando è necessario. E' una delle leggi del Dio Kronos. In effetti il tempo sarebbe stato addirittura Minimo "A" per Londra... bastava farlo una decina di giorni fa, ma appunto... almeno su questa mancata-convocazione si può anche non alzare nessun polverone. Il CIO-IAAF, unico Ente sportivo da me riconosciuto giuridicamente in questo momento storico, aveva stabilito come deadline per il conseguimento del minimo il 7 o l'8 di luglio e il tempo è arrivato, purtroppo, dopo. Amen. Chissà se ci sarà da parte del binomio tecnico-atleta un debriefing sulla prestazione e su come ci si sia arrivati... giusto per poterla tarare ad un paio di settimane prima e poter così coronare quelli che, ritengo, sia una legittima aspirazione di entrambi.

Altro risultato tardivo di Lignano, è stato il 2'01"35 di Marta Milani. Frutto di una gara quanto meno "regolare", con atlete densamente posizionate davanti a lei così da consentirle finalmente di avere una gara competitiva. Finalmente, dopo una lunghissima salita a tratti con pendenze da stroncare un cavallo, eccola a metà del suo progetto, che, ammetto, sin dall'inizio non avevo compreso. Come infatti sempre avevo detto, probabilmente l'avrei intrapreso o un paio di anni  prima o l'anno successivo a quello olimpico. Ma chiaramente non siamo sul set di Sliding Dors, e quello che potrebbe essere stato se... non lo spremo mai. Evidentemente fatti due conti, il sogno olimpico sugli 800 aveva preso forma e sembrava poter essere portato a compimento. Sul suo sito Marta parla di un "problema" ma anche si capisce che l'obiettivo non era certo il 2'01"35 di Lignano, ma qualche cosa di molto più ambizioso. La scelta di correre gli 800 agli italiani è essa stessa misteriosa se in palio c'era la staffetta olimpica, cosa che penso nessuno dubiti. Non penso che Marta avrebbe storto il naso per una staffetta, che, per quanto poco individualizzante è pur sempre una presenza "olimpica"... quanti treni passano nella storia così? Certo, Marta avrà un'altra possibilità, a Rio nel 2016. Ma ci sono in mezzo 4 lunghi anni da vivere con la consapevolezza di aver sempre dato tutto e forse di più, di aver meritato sul campo quel posto... e di non aver potuto difenderlo quando era necessario farlo, ovvero ai campionati italiani sulla gara dei 400. Scusate se ci ritorno: non hanno senso gli 800 agli italiani se non nell'ottica di non farsi convocare alle olimpiadi. Siccome penso che lei volesse andarci alle olimpiadi, cosa sarebbe successo se fosse arrivata 5^ sul giro con il 53"3 che la si è vista correre nelle ultime uscite? Sarebbe nato un dualismo di scelte con Manuela Gentili? Inutile girarci intorno, di questo stiamo parlando. Ma lascio aperto il quesito, perchè chiaramente non sapremo mai cosa davvero sia successo. Rimane il 2'01"35, che le fa guadagnare una posizione nel ranking all-time italiano: 12^, avendo superato Daniela Porcelli che aveva siglato un 2'01"43 nel 1980.

Sui 1500 lignanesi esplode anche Elisa Cusma che non ti aspetti... o almeno, quella che quest'anno non ci si aspettava più, quando ormai la federazione non aveva più inteso considerarla. L'unica mezzofondista veloce che ha mantenuto un intero settore di un'intera nazione (il mezzofondo veloce femminile) in vita a livello internazionale e dietro la quale per oltre una generazione sportiva non si è visto molto da poter gettar in pasto alle gare internazionali. 4'07"55, suo secondo tempo di sempre, dopo il 4'04"98 di Atene nel 2009. Curiosando, vediamo come sarebbe messa a livello internazionale: mmm... solo 34^ in Europa... e anche col personale non sarebbe posta molto in alto: del resto è l'anno olimpico. Sorprende a dire il vero un pizzico di più Margherita Magnani, capace di piallare il precedente personale di un abisso e di riscriverlo in 4'08"94, 13^ italiana di sempre (era 16^ prima di Lignano con 4'11"65). E' anche la 16^ italiana di sempre a scendere sotto i 4'10". E dire che anche lei era alla ricerca di uno dei minimi in palio nel 2012, ovvero quanto meno quello per Helsinki. Segnalo anche il 4'13"43 di Eleonora Berlanda, classe 1976. Ancor oggi tra le migliori interpreti del mezzofondo azzurro, volenti o nolenti.

Ancora mezzofondo... record personali anche per Najibe Salami (3'40"22) poco davanti a Stefano La Rosa (3'40"32): altro personale. Ma com'è possibile che gran parte dei migliori mezzofondisti veloci italiani   vadano forte in questo periodo? Nel resto del meeting 47"22 sui 400 di Isalbet Juarez, in recesso rispetto agli italiani e personale mentre Martina Giovannetti si conferma una delle sprinter più in forma del momento, dopo le cose turche esibite a Donnas: 11"55 con 0,5 di vento. Micol Cattaneo sempre ad altissimi livelli... 13"14 (vento 0,2) mentre evidentemente Veronica Borsi deve riprendersi dall'infortunio per ritornare vicina ai 13": 13"40

18/07/12

Barcellona, Mondiali Junior - dal nostro inviato Lorenzo Perini

Lorenzo Perini - foto G. Colombo/Fidal
Qui sotto troverete il reportage di Lorenzo Perini, talentuoso ostacolista incanalatosi nella scia dei più grandi hurdlers italiani di sempre già a livello giovanile e la sua rapida carrellata di una settimana di gare che ha visto protagonista la spedizione italiana junior al Montjuic di Barcellona, coronata nell'ultima giornata, dall'Inno di Mameli. 

(di Lorenzo Perini) - Poco, pochissimo pubblico per quello che è stato il mondiale di Barcellona 2012. Risultati stratosferici, emozioni intense e tanta, tantissima voglia di correre. Peccato che, ad ogni urlo di gioia, lo stadio rimbombasse come un museo di periferia completamente vuoto. Sarà la scarsa pubblicizzazione dell’evento?L’imponenza dello stadio dava un senso di vuoto? O magari ci sono talmente tante cose a Barcellona che un mondiale under 20 di atletica leggera non è nulla rispetto alla rambla? Comunque sia, di spettatori c’erano praticamente solo gli appartenenti alle nazionali. Per fortuna, facevano un tifo comunque esagerato, ma non bastava per sentire il calore del pubblico che solo in una manifestazione come questa si può percepire. 

Ma va bè, bando agli sfoghi personali, passiamo alla concretezza dei fatti: un record del mondo, undici record dei campionati, 16 world junior lead e tanti, tantissimi record nazionali a questi mondiali junior che si sono rivelati la madre di una nuova generazione di atleti, da far temere quelli che sono gli attuali protagonisti dell’atletica leggera internazionale. 

Nella prima giornata si è subito vista la prima finale della manifestazione, ovvero quella del peso femminile, vinta dalla tedesca Craft con 17.15; L’azzurra della specialità, Monia Cantarella, purtroppo non è riuscita ad entrare in finale. Nella marcia femminile la campionessa olimpica giovanile Anna Clemente si piazza in una discreta 15^ posizione, mentre la matricola azzurra Elena Poli al 19° posto (vittoria a Medvedeva con 45'41"74). Spettacolare la gara del peso maschile, dove il piccolo Jacko Gill rischia di perdere la sua supremazia intercontinentale, ma con un 22.20 all’ultimo lancio ritorna sul trono di migliore al mondo. Non certo da meno i 100 femminili e maschili: Judi Ekeh ed Elisa Paiero sono le azzurrine velociste, ma solo Judi è in grado di passare la qualificazione per la semifinale, chiudendola però quarta in 11"88, non abbastanza per entrare in finale. Finale dove Anthonique Strachan parte come una cadetta alle prime armi e arriva come un siluro, piazzando un’incredibile 11"20 quasi in scioltezza. Al maschile è il velocista Giovanni Galbieri a presentarsi sui blocchi: secondo nella sua batteria, chiude la semifinale con l’ottimo tempo, nonché PB, di 10"48 (quanto lo vorrei vedere nella staffetta assoluta…). Purtroppo, anche se il chrono è davvero di alto livello, non basta per entrare in finale. In quest’ultima, senza la benché minima esclusione di colpi, vediamo comunque il favorito Adam Gemili lasciare dietro di se la supremazia jamaicana e statunitense (sentire l’inno britannico in un 100m mondiale è una cosa parecchio rara), tagliando il traguardo in 10.05!! 

Niente finale nemmeno per Alessandro Sinno nel salto con l’asta: l’atleta delle Fiamme Gialle Simoni riesce ad ottenere un buon 4.95, non comunque abbastanza per riuscire ad entrare in una finale dove ben tre atleti hanno superato i 5.55 metri (gara vinta dal brasiliano Thiago Da Silva grazie ai pochi errori ottenuti in gara). È però al femminile che brilla la prima medaglia per l’Italia: Roberta Bruni, anche se non soddisfatta per la prestazione tecnica, ottiene la medaglia di bronzo con la misura di 4.20; l’inizio della gara ha fatto tremare le gambe a tutti gli italiani, vedendo l’azzurrina passare a malapena misure per lei di facile accessione. Poi però, dopo il 4.15, vediamo una Bruni più determinata e cosciente del fatto che la medaglia non è affatto lontana: al terzo tentativo del 4.20 riesce a passare l’asticella insieme all’australiana Lizparnov e alla favoritissima Angelica Bengtsson (prima con 4.50), ottenendo così il terzo posto. 

Occasione persa, invece, per la neo primatista italiana Francesca Lanciano: dopo la strepitosa misura di 13.59 nella qualificazione (nuovo record italiano, il precedente era di Simona La Mantia) non riesce a ripetersi in finale, piazzandosi 12^ con 12.95, mentre l’altra azzurrina Ottavia Cestonaro ottiene l’8° posto con la misura di 13.29. Vittoria della ’95 spagnola Ana Peleteiro con 14.17. Finale dei 110hs da manuale: tutto il podio sotto i 13"30, con il primo gradino occupato dal cubano Jordan O’Farril (13"18). Niente finale per Lorenzo Vergani (14"03, escluso dalla semifinale anche se altri atleti sono passati con un tempo maggiore del suo) e per il sottoscritto, uscito in semifinale dopo aver accocciato il quinto ostacolo.

Fantastica finale anche nei 400m maschili vinti dal dominicano Linguelin Santos in 44"85, finale senza i due quattrocentisti italiani Michele Tricca e Marco Lorenzi, usciti purtroppo entrambi in semifinale. Super risultato anche nei 400 al femminili, dove la statunitense Spencer taglia il traguardo in 50"50. La piccola ma potente Assia Angioi purtroppo non ottiene ciò che sperava nella finale del lungo, chiudendo con un normale per lei 6.08 (vanta un personale di 6.49 molto recente), mentre la sua collega Giulia Liboà non passa le qualificazioni. Al maschile il neo primatista del mondo Sergey Morgunov vince con 8.09, anche se il suo PB è 8.35. Delusione nei 200m sia per Luca Valbonesi (22"19) che per Fausto Desalu, squalificato per una leggera invasione di corsia (il tempo da lui ottenuto sarebbe stato 21"08, che oltretutto gli avrebbe consentito di entrare tranquillamente in semifinale). Finale vinta da Delano Williams in 20"48

Al femminile 25"01 per Francesca Scapin in batteria e 23"75 (PB) per Irene Siragusa in semifinale, altro ottimo tempo, altra finale mancata per davvero poco. Medaglia d’oro alla bahamense già prima nei 100m, col tempo di 22"53: ancora una pessima partenza, ancora un lanciato fenomenale. In questi mondiali è stato registrato anche un record del mondo: il quatarense Ashraf Amqad Elseify, tra l’altro nato nel ’95, stabilisce il nuovo world junior record nel giavellotto con la misura stratosferica di 85,57, distruggendo la concorrenza. Nessuna delle due staffette 4x100 è riuscita ad entrare in finale, purtroppo, non per cause particolari, ma semplicemente perché la concorrenza era composta da atleti ad un livello ,almeno quest’anno, davvero altissimo. 

Ha dato molte speranze anche la 4x400, ma in finale purtroppo, dopo aver ottenuto un buon sesto posto (è pur sempre un mondiale) è arrivata la squalifica per invasione di corsia, anche questa purtroppo inequivocabile. Non pochi i “sogni infranti” conseguiti dagli azzurri in questa edizione dei mondiali junior, dove un clima di leggero sconforto aveva iniziato a prendere piede all’interno delle menti tricolore. Ma all’ultimo arriva lei, il capitano della nazionale Alessia Trost che, dopo averci lasciato letteralmente col fiato sospeso (Alessia è riuscita a passare le prime misure solo al terzo salto), riesce ad arrivare al salto della strameritata vittoria. Tanta fatica, tanto impegno e tanta tensione spesi per raggiungere il gradino più alto del podio, lasciando più in basso la sua “solita” avversaria Maria Kuchina (1.88) e la sorpresa stagionale Lissa Labiche (1.88) Un oro alto 1.91, mica male eh? Ma questa vittoria, a parer mio, è stata anche di tutti. Sugli spalti, in piedi sulle sedie, mano sul cuore e inno di Mameli cantato a squarciagola. Quasi come se fossimo legati da un’unica corda, ci siamo sentiti tutti parte di una cosa sola, ci siamo sentiti fieri di rappresentare la maglia azzurra, ci siamo sentiti fieri di averla portata in campo e di essere stati portati in campo con lei. Anche se in un periodo come questo, sia per l’atetica che per l’Italia generale, l’inno di Mameli è ormai un ossimoro. Ma questa è tutta un’altra storia.

17/07/12

Italiani Master III: le F40

Mi sono perso via in queste settimane per questioni triviali su facebook, ma eccomi di nuovo qui a scrivere in merito ai già quasi dimenticati campionati italiani master di Comacchio, segnatamente alla categoria F40. 

Velocità - Bene, iniziamo dalla velocità che naturalmente ha visto ancora una volta protagonista Denise Neumann, la reginetta delle velocità degli ultimi due anni nella categoria, che com'era nell'ordine ineludibile delle cose si è intascata il titolo italiano dei 100 correndo in 12"73 (con 0,4) di vento, battendo Cristina Sanulli, anche lei sotto la barriera dei 13" (12"97). Stesso tempo al centesimo di quello che ottenne per vincere il titolo a Cosenza nel 2011 e... record dei campionati. Per la Neumann 7° titolo italiano master individuale in sole due stagioni, comprensivo di due 60 indoor, due 200 indoor, due 100 outdoor, e un 200 outdoor. L'an plein di 8 titoli (ovvero tutte le gare di velocità di 2 stagioni) non le è riuscito nemmeno in potenza, vista la mancata presentazione al via dei 200 il giorno successivo alla vittoria dei 100. Infatti i risultati dimostrano come Denise sia stata precettata di fretta e furia ai campionati regionali individuali validi come gara di recupero dei campionati di società assoluti... e questo grazie alla già segnalata bassezza di far coincidere i campionati italiani master con i campionati regionali individuali in Lombardia. La Neumann, poi, dopo essersi persa la possibilità di conquistarsi il titolo dei 200, nel frattempo si è vista soffiare incredibilmente anche il record italiano dei 100 metri per mano di Maria Ruggeri, dopo che lei stessa nell'arco di un annetto l'aveva malmenato più volte (addirittura 6), la quale a Reggio Calabria, il 06/07 ha riscritto ancora la movimentata storia del record portandolo a 12"64 con 0,4 di vento. Qui sotto la cronologia recente del record.
  • 12"88 (n.p.) - Melis Paola - Milano - 18/06/2000
  • 12"88 (0,3) - Neumann Denise - Chiasso - 23/06/2011
  • 12"81 (n.p.) - Neumann Denise - Chiasso - 23/06/2011
  • 12"73 (-0,1) - Neumann Denise - Rovellasca - 06/07/2011
  • 12"73 (0,5) - Neumann Denise - Cosenza - 01/10/2011
  • 12"69 (0,6) - Neumann Denise - Lodi - 19/05/2012
  • 12"66 (1,2) - Neumann Denise - Milano - 31/05/2012
  • 12"64 (0,4) - Ruggeri Maria - Reggio Calabria - 06/07/2012
Peccato quindi non aver assistito allo scontro diretto Neumann vs Ruggeri a Comacchio. Sui 200 il titolo va alla già citata Cristina Sanulli con 26"71, che ottiene il 5° tempo di sempre necessario a vincere un titolo italiano nel binomio F40/200. 5° titolo italiano per la Sanulli, che a livello outdoor è imbattuta sui 200 agli italiani dal 2010 (3 titoli consecutivi, 2 da F35). I 400 incoronano Tiziana Brezzoni, al primo titolo italiano individuale ad un campionato master, con 1'02"44, che rappresenta il 10° crono di sempre utile a vincere un titolo nazionale nella categoria. L'unica atleta a vincere il titolo sotto il muro del minuto, rimane così la già citata Maria Ruggeri, che nel 2009 vinse a Cattolica con 59"50

Mezzofondo-fondo-siepi - doppietta netta su 800 e 1500 di Alessandra Lena: 2'20"87 e 4'46"91 i tempi necessari per intascarsi il 3° e il 4° titolo italiano individuale master di sempre... tutti vinti nel corso del 2012, visto che si aggiudicò i medaglioni sulle analoghe distanze ad Ancona, italiani indoor, dove arrivò anche al primato italiano dei 1500 con 4'48"25. Miglior tempo di sempre nei 1500 ad un campionato italiano master tra le F40 e secondo negli 800: meglio di lei in questo secondo caso fece la sola Stefania Rulli a Roma '10 (2'19"82). 5000 ad Anna Spagnoli con 17'45"71, primo titolo di sempre ma col miglior tempo di sempre da un campionato nazionale nella categoria. Infine la solitaria Edith Lang non può non concludere vittoriosa la propria cavalcata sui 2000 siepi: 8'55"45. Primo titolo individuale (stando alle mie risultanze). 

Ostacoli - Maria Costanza Moroni, ormai fa parte attiva del movimento master. Una delle "grandi" della nostra atletica o comunque un'atleta di primo piano dell'attività assoluta per diversi anni. A lei va per iniziare il titolo degli 80hs con 12"25 con 1,7 di vento, nemmeno tanto lontana da uno record "storici" dell'atletica master italiana, ovvero il 12"09 di Lia Masotti stabilito addirittura nel 1986, 26 anni fa, attualmente il 5° record più vecchio tra le master comprese tutte le categorie di età e tutte le specialità (per opportuna conoscenza... ne sono tabellati più di 500). Ma è anche il più vecchio tra le gare di ostacoli-corsa, visto che tutti i 4 record precedenti a questo sono detenuti da Ada Turci nei lanci. Per la Moroni diventano 4 (poi col lungo passeranno a 5) i titoli nazionali. Sui 400hs si rivede Emanuela Baggiolini e lo fa col botto, nonostante il lunghissimo stop invernale dovuto ad un infortunio. Titolo e record italiano con 1'03"10. A dire il vero i record nel giro di meno di due settimane per la Baggiolini sulla distanza sono stati ben 4: meglio elencarli per comodità.
  • 1'03"41 - Nembro - 20/06/2012
  • 1'03"10 - Comacchio - 23/06/2012
  • 1'02"84 - Lucca - 26/06/2012
  • 1'01"73 - Rovereto - 29/06/2012 
In pratica in 10 giorni, dal 20 al 29 giugno, 4 miglioramenti del precedente record di Barbara Ferrarini di 1'03"83 ottenuto nel 2007 a Misano Adriatico, e freneticamente corsi al fine di ottenere il minimo per i Campionati Italiani Assoluti (1'02"50) i cui termini scadevano proprio a fine giugno. Altra curiosità: la Baggiolini è stata l'unica atleta ad aver partecipato sia al Campionato Italiano Master che a quello Assoluto tenutosi ai primi di luglio a Bressanone. 

Salti - Salto in alto in solitaria per Chiara Ansaldi che vince con 1,51, al 9° titolo italiano individuale, il 5° nel salto in alto. 5^ prestazione di sempre utile al conseguimento del titolo nazionale. Il salto in lungo, come già scritto in precedenza, rappresenta il 5° sigillo di Maria Costanza Moroni. Vittoria con 5,21 proprio sull'Ansaldi, con 4,95. Il 5,21 è la miglior prestazione di una F40 ad un campionato italiano, dove in sole 7 circostanze si è dovuti andare oltre ai 5 metri per vincere la coccarda tricolore. Altra gara solitaria invece nel triplo, vinto da Nely Mery Greceanu con 10 metri esatti, e doppietta col titolo vinto a Cosenza. Per lei i titoli (vincerà anche il giavellotto) diventano 14, 8 dei quali nel triplo, nel quale ha portato a casa almeno un titolo italiano (o indoor o outdoor) dal 2007 ad oggi. 

Lanci - Cristina Marchi è l'unica interprete del lancio del peso, che quindi vince senza patemi in 8,63. Strano che non vi fosse nessun'altra in una delle categorie solitamente più affollate del mondo master femminile. E così arriva il suo primo titolo italiano. Detto del giavellotto femminile vinto dalla già citata Mery Greceanu con 29,93 (comunque l'8° lancio di sempre necessario a vincere un campionato italiano), tra disco, martello e martellone si scatena Santa Sapienza, che non lascia nemmeno le briciole alle sue avversarie. Tre titoli italiani in un botto solo: 36,42 nel martello, 12,64 nel martellone e 33,27 nel disco. Davvero troppo per tutte. Sterminato il numero di titoli vinti (ma stavolta lasciatemi il beneficio di inventario, visto che ci sono anche i campionati di pentalanci e pentalanci invernale): personalmente ne conto 18. 5 nel martello, 5 nel martellone, 2 nel disco e 6 nel pentalanci di cui uno invernale. 

Marcia - e si conclude la lunga carrellata di titoli delle F40, con quello di Roberta Mombelli nei 5 km di marcia che si intasca la medaglia d'oro con 28'43"25. 7° titolo italiano master che bissa quello conquistato ad Ancona sui 3 km. 

15/07/12

Aviva di Londra: Merritt clamoroso 12"93 sui 110hs - Pearson battuta

Aries Merritt di Marietta, Georgia, vincitore dei trials ad Eugene è... in forma. Qualcuno ha dubbi? Al meeting Aviva di Londra lo si è visto collocare la pietra d'angolo (mi verrebbe da dire "scartata dal costruttore" che ho sentito chissà quante volte... ma qui nessuno ha scartata nulla), sulla finale olimpiaca che si svolgerà negli stessi luoghi: un imperiale 12"93 con solo la bavetta di 0,6 con annessa cartolina a Liu Xiang che nella medesima finale (successiva alla canonica batteria corsa in 13"27) non si è presentato. In batteria lo stesso Merritt aveva gigioneggiato con un 13"14 con -0,9. ...e tutto quanto sopra davanti al campione del mondo di Daegu Jason Richardson (13"06 in finale), quest'ultimo omonimo del Jason Richardson degli Orlando Magic, e vincitore a Grosseto 2003 dell'oro sia nei 110hs che nei 400hs... qualcuno se lo ricorda? Il 12"93 è la 15^ prestazione mondiale di sempre, e lui diventa il 9° performer all-time e lui il miglior performer del 2012, che ha visto già la bellezza di 3 atleti scendere sotto i 13": lui, il cinese di Shangai, e il citato Jason Richardson. Domanda: ma che razza di finale ci potrebbe essere a Londra? Peccato che ad oggi non si sia assistito alle prove del miglior Robles... 

Ma la pista dell'Aviva era magica? Christophe Lemaitre piazza un clamoroso 19"91 (clamoroso... è nelle sue corde) davanti ad ancor più sorprendente 19"95 di Churandy Martina, in un 200 con 1,1 di vento. Due europei da finale olimpica. Il tempo del recente campione d'Europa Martina, tra l'altro, probabilmente ci dice quanto la pista di Helsinki fosse invalidante... Ora, sapendo che ai trials jams Bolt & Blake hanno corso sopra il 19"80, e che ai trials USA, il principe Spearmon ha corso in 19"82 (ventoso) la sussurrata ipotesi che probabilmente Lemaitre correrà solo i 200 a Londra, sembra una cosa molto intelligente. Sui 100 potrebbe correre... 9"95? Ebbene, con quel tempo forse si potrebbe guardare la finale da dietro: Bolt, Blake, Powell, Gatlin, Gay... magari ne supererebbe qualcuno nell'erta finale (come l'Asafa di qualche gara, che sbiella dopo 7/8 secondi di gara). E probabilmente a convincere Christophe di questa scelta potrebbero essere stati i risultati dei trials, dai quali è uscito infortunato anche Walter il Mago Dix. Oggettivamente si giocherebbe la medaglietta proprio con Spearmon. I 200 nella storia dell'uomo sotto i 20" diventano 207, e solo quest'anno se ne sono già visti una decina. Negli obiettivi ancillari di Lemaitre anche il record europeo di Pietruzzo Mennea, dopo il suo 19"80 di Daegu. Per Lemaitre seconda volta sotto i 20", proprio dopo quella prestazione... in Europa, gli atleti capaci di scendere storicamente sotto i 20" sono stati solo 8, con 15 prestazioni totali sotto quel muro, 3 delle quali di Mennea (bomber di questa classifica) e Jaysuma Saidy Ndure, mentre a 2 troviamo proprio Lemaitre e Martina, con il "piccolo" John Regis. Insomma, il meeting di Londra ha scritto una piccola pagina di storia di sprint europeo.

I 100 non hanno "spaccato". Tyson Gay grazie al cielo, è tornato, nel nome dello spettacolo che ci sarà tra qualche giorno a Londra: lo si è visto ai trials (9"86) e lo si è visto nella sua esibizione di Parigi, dove unico nel 2012, è riuscito a battere Justin Gatlin. A Londra si è comunque confermata una lacuna che potrebbe già esautorarlo dal jack pot finale olimpico: la partenza. Se è vero come non sia mai stata la sua arma vincente (rispetto agli altri top-sprinter), la partenza da semplice arma di difesa, è diventato un vero e proprio bunker assaltato da ogni lato. L'operazione all'anca può avergli compromesso i meccanismi di drive? Di certo, il fatto di alzarsi dalla "subacquea" molto prima degli altri in attesa di caricare la fiondata finale, privandolo quindi di una fase di transizione più armonica, lo sta penalizzando oltre modo. Blake e Bolt, non saranno certo lì ad incentivarlo a correre meglio... Asafa invece sarà già lontano a farsi passare i mal di testa ai 50 metri, quando gli si acuiscono le capacità di percezione uditoria nel sentire alle sue spalle arrivare i razzi katiuscia. E se si mettesse dei tappi per le orecchie, più che prendersi 3 psicologici? La tensione cresce. Tyson... Tyson a Londra si limita a 10"03, con il suo solito sontuoso volo innescatosi a metà gara. Accademia della Crusca Atletica. La Bottega del Vasari dello Sprint Lanciato che si contrappone... alla Bottega del Verrocchio del GranDuca Spearmon, che come è noto privilegia l'armonia delle forme e dei modi, alla ritmica e ossessiva ricerca dei particolari di Tyson. Arte. Scusate la divagazione... 10"03 di Tyson, ma con pista bagnata e con 1,2 di vento contro. Diciamo che vale in condizioni ottimali il suo 9"86 di Eugene, ma perdio Tyson, migliora la partenza se puoi. Alle sue spalle mi ha colpito l'americano Ryan Bailey, che vedremo alle Olimpiadi, bardato di calzamaglia. Solo 10"09, ma... l'idea che questo prima o poi ci fa qualche cosa di clamoroso. 

Sui 400 ce l'eravamo quasi dimenticato, visto che l'Olimpiade rischia di ridursi al one-man-show di LSM e sull'interrogativo su quanto si inabisserà sotto i 44". Parlo del campione del mondo Kirani James, quest'anno letteralmente sparito dopo gli schiaffoni dei campionati mondiali indoor di Istanbul. Ma evidentemente, dopo gli esami scolastici cui ha dato priorità (!!) rieccolo con un bel 44"85, davanti al bahamense Chris Brown, 44"95. Della partita-medaglie probabilmente anche il recente campione mondiale junior Luguellin Santos, anche se i due 44"1x di Merritt nel 2012 lasciano passare ogni speranza a chi entra nel girone infernale. Tony McQuay torna a 45"00 (dopo il 44"49 dei trials), mentre ormai arranca della Terra di Mezzo dei 45" Jeremy Wariner, attorniato da tanti giovani Hobbit. 

Negli 800 si rivede il cacofonico polacco Adam Kszczot (ho dovuto guardare 3 volte il nome per scriverlo), anche lui pirotecnico alle indoor e poi mancato nei momenti topici. 1'44"49, ma quel che più conta davanti a keniani e ad Abubaker Kaki, che perde sacchi di punti nell'impossibile missione di impensierire Rudisha a Londra. Per questo compito ci penseranno alcuni junior africani di nazioni del terzo mondo, sembrerebbe. 

Mo Farah è in forma olimpica... del resto l'atletica inglese è tutta per lui: vittoria sui 5000 in 13'06"04, forse nemmeno impegnato più di tanto. I 400hs hanno forse mostrato l'anteprima di un pezzo di finale olimpiaca: Javier Culson 47"78: sarà l'uomo da battere, anche se sugli hs ci sono 10 variabili indipendentemente dipendenti. L'inglese David Greene, 48"10 e il matusalemme degli ostacoli, Angelo Taylor, rinato come un'Araba nell'anno olimpico, 48"43. Ormai in piena confusione Bershawn Jackson, squalificato. Squalifica che arriva dopo il disastro dei trials (The Batman Drama) in cui terminò piangente e fuori dall'Olimpiade. 

Nei salti, uno dei paladini della folla anche in chiave... futuro prossimo, Grabarz, si ferma a 2,22, secondo dietro al canadese Drouin (2,26). L'asta sancisce lo stop di Renaud Lavillenie (5,40), che evidentemente deve essere un pò stanco... addirittura 5° su 7, con Bjorn Otto a 5,74. Daniele Greco ottiene un risultato "strano", ovvero qualche cosa di intermedio ai suoi alti-bassi. 16,80 nella gara di quello che sarà l'avversario di tutti con Will Claye, Christian Taylor. 17,41 per l'americano. Reese Hoffa 21,34 nel peso... la gara olimpica sarà veramente un terno al lotto. Troppi atleti assiepati attorno ai 21,50 quest'anno. Inimmaginabile pronosticare un podio. L'unico che potrebbe arrischiarsi in questo pronostico, potrebbe essere il mio amico Dave, il massimo esperto italiano di statistiche e lanci. Attendo sue delucidazioni, anche se è nota la sua predilezione sulle bocche di fuoco teutoniche.  

Donne - la prossima volta parto da loro, perchè arrivato a questo punto mi sono spento nel fiume di parole di qui sopra. Nei 100 altro schiaffone, l'ennesimo dopo un avvio di stagione pazzesco, per Cammmmelita Jeter da parte dell'atleta di Mills (gruppo Bolt...) Blessing Okagbare: 11"01 a 11"03. Ma i fuochi d'artificio c'erano stati in batteria: Shelly Ann Fraser bombarda un 10"93 con 1,4 proprio davanti ad Okagbare: 10"99. Poi in finale... chissà cos'è successo a SAF!! Cercato il video sul tubo, ma non l'ho trovato. Mistero!! Il suo 11"83 mi preoccupa.... Olimpia senza di lei è un attentato. Nei 400 la Monthso viene battuta dalla campionessa olimpica uscente, l'inglese Christine Ohuruogu, che dopo 3 anni di quasi-anonimato, ha deciso di vender caro il proprio titolo. 50"42 a 50"56, in quelle che sembrano scaramucce disinnescate. 

L'incredibile avviene nei 100hs. L'incredibile. L'incredibile... Sally Pearson che perde una gara nell'anno olimpico. Le sicurezze vengono meno, laddove si era ormai abituata a gare in solitaria, con i soli rumori dei suoi passi e il cozzare delle altre contro le barriere. 12"57 per Kellie Wells e 12"59 per lei. L'antipasto c'era stato in batteria: 12"53 a 12"54, ma a parti invertite... ora davvero, e come mai, i 100hs diventano una gara a due anche a Londra. Non ricordo l'esito dei trials USA, ma questa Kellie difficilmente non sarà entrata nel novero delle tre... dopo 28 gare (la sua bestia nera è il meeting Van Damme di Bruxelles: non arrivò l'anno scorso e all'edizione del 2010 risaliva la sua ultima sconfitta sul campo), ovvero quasi due anni di imbattibilità, la Pearson si trova ora a dover quanto meno preoccuparsi. 

Nei 400hs gli inglesi hanno trovato l'erede di Sally Gunnell: Perry Shakes Drayton, vincitrice con 53"77. Vuoi vedere che avuta l'olimpiade, gli inglesi, invece di buttare tutte le risorse nei raduni delle staffette, hanno puntato a trovare atleti davvero competitivi? 

Ok, come dice Forrest Gump... "non ho altro da dire di questa storia". 

10/07/12

Andrew Howe, il giorno dopo...

il 20"31 di Howe... minimo A per le Olimpiadi
Difficile trovare nuovi argomenti da buttare in pasto alla rete, dopo l'affaire-Howe. Ma il sito deve girare... Mi sembra giusto precisare una cosa: una battaglia di internauti armati di tastiere e mouse wirless contro i cattivoni ha bisogno di un simbolo. Tutti coloro che hanno fatto atletica su pista hanno sentito almeno una volta nella vita perpetrarsi un'ingiustizia come la sua a danno dell'amico, dell'avversario più forte, dell'atleta dell'amico tecnico... Quanti? Centinaia. Migliaia. La Fidal, i suoi responsabili, i suoi tecnici, negli ultimi 30 anni (posso solo riportare qualche relata di atleti più esperti di me e l'esperienza personale che iniziava purtroppo "solo" agli inizi degli anni '90) nel nome di una discrezionalità non più tollerabile, hanno distrutto i sogni di tantissimi ragazzi. Ad altri hanno invece insegnato indirettamente che per arrivare alla meta sarebbe bastato avere l'aiutino, l'amico posizionato in alto, il tecnico amico del tecnico. Scorciatoie pericolose nell'educazione di un ragazzo o di una ragazza. Quanti talenti hanno abbandonato per questi motivi? Perchè "Atletica Studi" non va a cercarsi tutti i talenti bruciati degli ultimi anni per interrogarli sulle ragioni dell'abbandono?

Howe ha avuto tanto, probabilmente troppo dalla Fidal. E' innegabile che rappresenti una bandiera, ma anche la contraddizione di un modo di gestire l'atletica che ritengo fallimentare. Howe non era e non è mai stato atleta da sistema-Italia: doveva scappare appena possibile negli USA, accasarsi presso qualche Guru dello sprint come Braumann, vivere sotto egida Nike (o Adidas) in un gruppo con un Tyson Gay o un Justin Gatlin, guadagnare dieci volte tanto rispetto allo stipendio statale che si è autoimposto (sponsor esclusi) e seguire la sua strada da top-sprinter o top-jumper mondiale, quale, penso non sia stato mai messo in dubbio, avrebbe potuto essere. Invece è rimasto qui, divenendo di volta in volta, il giocattolino dei metodi e dei sistemi politici italiani, che con lo sport poco hanno a che fare. Là sarebbe stato un uomo di sport. Qui è diventato una pedina politica in mano a troppi soggetti.
Talvolta mi è sembrato pure essere in balia delle scelte altrui (la più incredibile il 200 di Coppa Europa di qualche stagione fa), quasi che non fosse più in possesso del proprio destino. La Fidal ha impegnato tanto, troppo su di lui, quando in un altro contesto gli sponsor l'avrebbero coperto d'oro. E ora che non gli serve più, l'hanno scaricato tutti. E' il modo di questa gestione di massimizzare i risultati di 4/5 atleti che potevano garantirgli la sopravvivenza-mediatica fregandosene dei 170.000 tesserati rimanenti in questi anni divenuti le vere vittime. La base è stata abbandonata nel nome di una manipolo di atleti, questa è secondo me la verità. Chiaramente, statisticamente una scommessa pericolosa, quando di mezzo c'è l'atletica... troppi gli avversari al mondo e troppe le variabili infortuni, situazioni puntualmente accadute che hanno decretato i continui zeru tituli. Così, se notate, all'appello manca un'intera generazione di atleti, ignorati e consegnati agli altri sport perchè le risorse erano impegnate altrove. Ora si cerca di sopperire con gli stranieri di seconda generazione: un aiuto dal cielo, ma che dimostra ancor di più che questa Fidal ha perso un sacco di tempo (almeno 8 anni).

Che sia proprio lui, Howe, a decretare il De Profundis di Arese Presidente della Fidal sembra quasi il finale di una puntata di un Posto Al Sole, quando ad un centesimo dalla sigla finale, il gabbato di turno rimane con la bocca aperta immobile di fronte alla rivelazione che il figlio della moglie del cognato è in realtà il papà di suo figlio. Ma a questo ci hanno abituati: ci siamo abituati a questo stato di cose senza mai alzare un dito in tutti questi anni!! Tantissimi si sono mangiati il fegato nel chiuso della propria stanza per le ingiustizie subite, senza avere la forza di reagire. Così ci voleva un simbolo, il caso più eclatante, quello gigantesco dal quale far partire la protesta... e chi meglio di Howe, il personaggio più famoso dell'atletica italiana (non me ne voglia Antonietta Di Martino... anche se ha vinto di più)? Dopo averlo usato per i loro comodi per anni, ora Howe, finalmente, diviene uno dei nostri. Uno cui non regalano più nulla, come in passato, e a cui, anzi, negano un diritto acquisito. Il primo, ma non l'unico, cui bisogna restituire un diritto, affinchè venga restituito a tutti. Già, perchè la discussione non è su Howe all'Olimpiade, e non può limitarsi a solo lui, ma su tutti quelli che hanno ottenuto e otterranno il minimo. Altrimenti sarebbe una doppia ingiustizia per chi non si chiama Andrew, ma che ha vissuto un quadriennio di sacrifici proprio come lui. 

Nello specifico... Oggi sono uscite alcune interviste ad Howe, che lasciano intendere una cosa, a mio modo di vedere: Howe ha rinunciato alla staffetta perchè, così come è nella filosofia dei tecnici della velocità, l'avrebbero sottoposto alla solita pallosa litania di cambi che abbiamo visto quali risultati abbia portato in due anni. 3 staffette saltate sulle ultime 4 esibite: i cadetti della Polisportiva Capriolese ne azzeccano di più e i cambi sono più belli. Cambi, che per inciso, inficiano qualunque preparazione per qualunque altro evento, essendo necessariamente, per definizione, "tirati" e invasivi. E quanti atleti hanno "spremuto" con questa metodologia? Ho diverse testimonianze dirette della cosa. Pensate... paradossalmente chi più ha cambiato nella storia con questi tecnici, Collio, è quello che ha più sbagliato. All'aumentare dei cambi provati aumentano gli errori? Gli errori delle staffette, come è noto, avvengono tutti ad insaputa di Uguagliati, che sostiene ancor oggi che senza il metodo fallimentare-Di Mulo sui cambi, è precluso l'ingresso alla staffetta. Ma è un'istigazione ad errare?

Mi sembra di intuire come vi sia stato l'ultimo colpa di coda dello staff Fidal intero, ovvero mettere Howe con le spalle al muLo. O ti fai la staffetta, o ti sogni le olimpiadi, consapevoli che Howe avrebbe detto tutta la vita di no. Così si lavavano la coscienza sulla sua eventuale partecipazione, tagliandolo di fatto fuori dai Giochi. Uscito da sole due settimane da un infortunio invalidante al tendine... sottoporsi alla cura "staffetta" voleva davvero dire addio a tutto. Ok, ammesso e non concesso che è mancata la conferma con il minimo B (regola scritta esclusivamente dalla Fidal, quindi non caricata di significato), ci si chiede dove stia la coerenza con moltissime delle altre scelte contestuali di altri atleti. E' questo il vero problema. Non esiste il bandolo della matassa, ovunque si giri il giocattolo delle convocazioni, si trovano falle. Poi ai giornali Petrucci e Uguagliati sull'esclusione di Howe hanno dato in pasto informazioni contraddittorie tra di loro, tanto che forse era il caso di mettersi d'accordo su quello che era da dire ai media.


Sta di fatto che siamo di fronte probabilmente al più grande autogol della gestione Arese. I giornali passino, ma se a lamentarsi è la stragrande maggioranza di un popolo che prende coscienza di sè stesso, vuol dire che l'impero traballa davvero. Facebook è la Piazza Tahrir di Arese (la prima, quella più genuina), che tanto ha tirato la corda con i suoi "collaboratori" che alla fine si è tirato addosso una montagna di proteste. Howe è il primo sasso, ma dietro la ragione è la chiarezza delle scelte e la certezza delle regole.


Naturalmente le proteste sono a zero se poi a votare saranno i soliti presidenti societari (che si è già provveduto in questi anni a indorare con regalie normative e concessione di risorse senza precedenti). Ma insomma, i sassi cominciano a cadere dalla montagna, e se anche dovesse vincere Lui, di sicuro non sarebbe un quadriennio sereno. Ma Arese, Uguagliati, Di Mulo e tutti i consiglieri (continuo a pensare ad Angelotti, Castelli, Migliorini, ma solo per vicinanza regionale), non hanno voglia di andare a nanna la notte sereni, senza pensare che c'è un popolo che non li vuole più? 

09/07/12

Indignazione olimpica: umiliato Andrew Howe - umiliati tutti

Su facebook molti si sono incazzati. Tanti altri indignati. Si è finalmente capito che l'atletica italiana è il giocattolino di Arese e di Uguagliati. Non è "nostra", di noi appassionati, anzi, di noi "tesserati" che in parte la paghiamo con affiliazioni, gare, gli stessi tesseramenti. Questi non rispondono a nessuno, vanno avanti con le loro logiche di apparenza mediatica e giocano con le carriere sportive dei singoli atleti usando le risorse che il mondo dell'atletica gli ha dato in mano. Lo si è capito ieri, all'uscita delle liste di proscrizione di coloro che parteciperanno alle Olimpiadi. Come si fa a non incazzarsi quando la Fidal si erge a censore delle vite sportive dei singoli atleti? Come si fa a concepire che chi ha solo ambizioni di natura politica-professionale-finanziaria (Arese e Uguagliati... nei loro istituzionali, non mi permetterei mai di criticare gli "uomini" che stanno dietro al loro ruolo) possa giocare con la tua carriera e con il suo fine ultimo, ovvero partecipare all'Olimpiade? Cioè... Questa Fidal si gioca il terzo mandato e lo fa buttando nell'inceneritore la vita e la carriera di una manciata di atleti le cui controprestazioni avrebbero potuto offuscare il suo fulgido doppio mandato. Atleti da raccolta differenziata.

Sarebbe da gufare la spedizione londinese, ma non ci riesco. Non ci riusciremo. Spero che l'Italia vinca a Londra quanto più possibile e spero anche che chi domani dovrà votare per il prossimo presidente federale non sia così imbecille da pensare che le eventuali medaglie di Schwazer o Donato siano frutto del lavoro alacre di Arese & c. in questi anni. Non siate stolti per favore. Chi voterà per Arese lo farà solo per un motivo: perchè gli torna utile avere Arese come tutore. Lo voteranno tutte le società civili che hanno spopolato nell'ultimo quadriennio (prendetevi le classifiche dei c.d.s. e iniziate a meditare) grazie alla sistematica manipolazione dei regolamenti dei societari e che hanno vinto scudetti ridicoli, e che così hanno razziato i rimborsi per fare del mercenariato la loro politica. E alla fine ci troviamo con questa atletica. E dire che ci avevano presi per i fondelli dicendoci che le modifiche erano state ideate per favorire la crescita dei vivai: cazzate. Li stanno comprando tutti. Ora lo si può dire ad alta voce. Ci hanno preso in giro e questo il risultato: dirigenti impresentabili, tecnici impresentabili e ora anche qualche atleta uscito di testa che si crede Usain Bolt. 

Ma il vero spregio a noi appassionati sta in quelle convocazioni: la degna conclusione di un'epoca oscura. E' una presa in giro. La Fidal ha usato due metri e tre misure. Non ha portato atleti per un centesimo (una "conferma", tra l'altro di un minimo già ottenuto), ne ha presi in giro altri senza aver le palle di dire la verità o di comunicare le regole di selezione. 

Togliamo subito dal tavolo una cavolata gigantesca, ovvero che il CONI ha posto dei limiti alla Fidal. Il CONI è... Arese. O meglio: il CONI dipende da Arese e dalle sponsorizzazioni e sostegni che l'Asics fornisce ad un nugolo di Federazioni sportive. Sicuramente non ci saranno accordi palesi, ma secondo voi, perchè Petrucci ad ogni Zeru Tituli cui ci ha abituato Arese durante il suo mandato, osannava la Federazione di Atletica dicendo come avesse fatto bene? Bene?? Perchè non l'ha mai commissariato nonostante i suoi continui fallimenti? Il limite di atleti olimpionici da parte del CONI è una buffonata, considerato anche il numero di accompagnatori che sarà presente a Londra. Ad Arese basta una telefonata. Ci stanno prendendo in giro. Ma sapete cos'hanno avuto il coraggio di rispondermi dalla Fidal ad una mail in cui chiedevo di poter acquisire i verbali dei Consigli Nazionali? Che sono atti interni e di conseguenza secretati!! Come se qualcuno gestisse il vostro denaro e non volesse dirvi che cosa ci combina. Volevo vedere quanti biglietti la Fidal aveva acquistato per lo stadio di Londra e divulgare chi ci sarebbe andato. Non ce lo vogliono dire. Usano le NOSTRE risorse per fare i parlamentari e i politici di professione. Una storia già vista in Italia. Mi indignano. 

L'umiliazione di Howe. Howe, non so se leggerà mai, ma è quello per cui mi dispiace di più. Gli altri sono stati presi in giro. Lui è stato umiliato. Si è dovuto sorbire pure la foto con Arese sul podio della premiazione dei 200. Ad Arese serve farsi fare le foto con quello che volenti o nolenti è il personaggio più in vista dell'atletica italiana: almeno domani sarà sulla rivista patinata abbracciato all'uomo-kinder. Arese, consapevole che gli avrebbe fatto il confettino da lì a poco, è andato lo stesso a farsi fotografare con lui. Ma vi rendete conto? Gli han tirato un calcio nel culo, e hanno nascosto la scarpa (Asics) con cui gliel'hanno tirato. Ma lo hanno fatto male, senza riflettere sulle cazzate che stavano dicendo. Howe aveva il minimo A dall'anno scorso. La Fidal gli ha imposto la conferma con il B. Lui non c'è riuscito, ma solo perchè quei geni hanno scelto come location Bressanone che si sa da anni che a certi orari per lo sprint è una cosa improponibile. 20"75 con 2 metri contro vale ampiamente il 20"65, se non meno. Ok, volete fare i "rigidi" e considerare il mero dato cronometrico? E allora portatelo in staffetta. Il CT Uguagliati si precipita a dire che Howe non si era reso disponibile a fare i raduni. Ma Howe invece si dirà invece disponibile a far parte della staffette in un'intervista. Alla fine portano il 2° e il 3° dei 200, Marani e Manenti, e non il primo. Possibile?? Possibilissimo perchè Howe non aveva mai partecipato ai raduni per i cambi, dice il CT. Ma come diavolo faceva a provare i cambi se erano due settimane che correva, aggiungo io? Pretendevano che durante la fase di riabilitazione dal gravissimo infortunio dovesse scendere nel laboratorio scientifico di Di Mulo (altra cretineria che ci è stata venduta in questi anni) a provare i cambi? Come poteva? Poi Uguagliati si tradisce nella stessa logica delle sue parole, visto che La Mastra è stato convocato senza provare alcunchè. Gli avvocati suggeriscono di solito di tacere quando si è colpevoli, proprio per non dar troppi appigli logici. Poi La Mastra è allenato da Di Mulo, e questo ha un certo peso. Fuori Donati, fuori Checcucci, fuori Di Gregorio, ecco La Mastra. Comunque vada Mister Bianco tira sempre dentro qualcuno del suo entourage. E mi dispiace per La Mastra che è certamente una vittima... anche se ha avuto tutto da guadagnarci. E nonostante Helsinki Di Mulo è ancora lì (scandalo nello scandalo) ad entrare nelle scelte tecniche. Qualcuno obietterà: sì, però La Mastra è arrivato 4° nei 100 metri. Certo, ma secondo voi qualcuno dello staff tecnico aveva rivelato quali fossero i criteri di selezione? C'era scritto da qualche parte che quelli erano i trials? Secondo voi qualcuno è andato prima della partenza a dire: "ragazzi, i primi 4 vanno a Londra...". Ma se non hanno nemmeno le palle di essere chiari tra di loro, lo fanno con gli atleti? No, è stato scelto solo in seguito, a giochi fatti: le leggi in Fidal vengono fatte dopo. I criteri vengono scelti dopo e mai prima. Non ci sono regole chiare, e così chi ha logiche personali da perseguire, lo fa. La teoria di Uguagliati fa acqua da tutte le parti e a questo punto mi permetto di dire... quanto ha speso la Fidal in tutti questi anni per Howe, operazioni incluse? Quanto delle nostre "tasse" sono finite nel calderone-Howe? E adesso non lo portate? Ma siete pazzi? E allora a questo punto, Signor Arese e Signor Uguagliati, mettete mani al vostro portafogli e ridate all'atletica, alla Fidal, che non è roba vostra, o meglio "cosa vostra", le nostre risorse che avete speso per Howe per non portarlo all'Olimpiade. Io voglio vedere Howe alle olimpiadi anche se esce in batteria: l'abbiamo pagato tutti! Howe, invece, rimane gabbato da chi lo aveva lisciato in tutti questi anni. Abbandonato sul ciglio della strada, quando proprio adesso, dopo tutti i suoi infortuni era diventato un pò più nostro, quando sentivamo che era la storia che doveva avere per forza un lieto fine. La mamma si dice attonita. Signora Felton. ma cosa si aspettava? Non siamo negli USA: si immagina se la USATF avesse chiesto a Gatlin e Gay delle prove di affidabilità prima delle olimpiade? O alla Felix o alla Richard Ross? Gli americani non sono così ridicoli come noi, Signora. La 4x100 rimane così il giocattolo di Di Mulo: dentro rimane chi doveva essere cacciato, fuori chi avrebbe dovuto farne parte. La prima legge generale dell'atletica (vince il più forte) tradita da questi soggetti.

Anna Giordano Bruno, Chesani, Martinelli, Gentili e Giupponi. Poi c'è il lungo elenco di trombati. Anna Giordano Bruno, addirittura in possesso del minimo A, in una gara assurdamente lunga a Bressanone è arrivata a 4,35. Gara finita alle 21, e la cui lungaggine è alla fine da addebitare alla stessa Fidal, che ha dovuto sostituire i ritti. Le chiedevano... non le chiedevano nulla! Stando alla sua pagina di facebook, nemmeno le avevano chiesto prove di affidabilità. Era già trombata in partenza evidentemente, nonostante il minimo A conseguito secondo i dettami della Federazione internazionale. Giulia Martinelli, unica siepista di prospettiva nazionale, giovane, in possesso del limite A per Londra, non portata perchè ha mancato di un centesimo il limite B!! Ma come? Già è un settore morituro quello del mezzofondo: l'unica, dico, l'unica siepista in circolazione che sarebbe da portare sul palmo di una mano, umiliata in questo modo? Per un centesimo? Un centesimo che per la Fidal è oro colato in certi casi, mentre in altri (vedi discorso sulle staffette e sprinter) nemmeno le manciate di decimi contano qualche cosa? E' una presa in giro! Silvano Chesani, ok, non ha saltato più i suoi 2,31. Ma ha ottenuto il minimo A per l'olimpiade nel corso del 2012!! In teoria non avrebbe nemmeno dovuto risaltare il minimo B. Come tutti quelli che hanno ottenuto il minimo A, la federazione non dovrebbe aprire bocca, perchè il rapporto diventa privilegiato tra la Federazione internazionale e l'atleta stesso. Dovrebbe! Dovrebbe essere poi l'atleta a capire se non sottoporsi a figuracce olimpiche e quindi non prendere l'aereo o limitarsi alla partecipazione se non si trova in forma. Ma insomma, Chesani il suo 2,22 lo ha tirato fuori. Non usciva sicuramente a 2,10. Manuela Gentili, invece, come contentino sarà portata a Londra per fare la riserva della 4x400 nonostante il limite B  pochi centesimi dall'A... 

Comunque, mi sto dilungando troppo e probabilmente ho annoiato. Il vero problema è la assoluta "discrezionalità" con cui la Fidal gestisce questo mondo. Il nostro mondo. L'atletica, costruita monoliticamente sulla prestazioni, le misure, i tempi, è diventata come le valutazioni dei critici del calcio, qualche cosa su cui creare elucubrazioni. Discrezionalità che trova la sua ragion d'essere non nei valori dello sport, ma della bieca politica dell'apparenza. Probabilmente un trafiletto a firma di Andrea Buongiovanni sulla Gazzetta per loro vale più dell'intera carriera sportiva di Giulia Martinelli. O di Anna Giordano Bruno. O di Silvano Chesani. Hanno calpestato i sogni di persone che vivono e hanno dedicato la loro esistenza per realizzarli. E li hanno spezzati quando quel sogno era diventato realtà. E hanno preso in giro Howe, e hanno fino all'ultimo tramato per portare una 4x100 e il suo coach come volevano loro, che, quella sì, era da lasciare a casa perchè non rappresenta più nessuno. Non è Italia quella 4x100. A me danno fastidio certi soggetti quando indossano la maglia azzurra, la maglia che ci rappresenta. Mi dispiace per chi l'ha meritata... e ce ne sono. 

Mi chiedo... ma nessuno di questi atleti vuol proseguire la strada dell'atleta tedesco che ha intentato causa alla propria federazione per non essere stato convocato in costanza di minimo? Danno esistenziale, danno morale... Causa milionaria vinta e per la quale la federazione tedesca è stata condannata a pagare i propri errori? Che poi, visto che la federazione siamo NOI, dovremmo poi tutti insieme rivalerci contro chi le decisioni le ha prese.