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25/06/13

L'immutabilità del Sistema Tolemaico di Vittori

C'è un fantasma che si aggira... per la rete. E' quello del geocentrismo immutabile di un filosofo che vede la terra nella sua immota fissità al centro dell'Universo e gli astri che gli orbitano attorno con orbite perfette nell'iperuranio siderale. Pensate: un Giordano Bruno qualunque nel sostenere che, cribbio!! è la terra che gira attorno a qualcos'altro, e che Copernico, quello sì, ci aveva visto giusto! si guadagnò la sempiterna gloria arso su una pira al Campo de' Fiori di Roma, e quindi, quanto rimaneva di lui, gettato nel Tevere. Abiurò pure Galileo Galilei, che non trovò di meglio, per salvarsi l'esistenza di inventarsi dei dialoghi sui Massimi Sistemi del Mondo per cercar di far capire, con ampie volute retoriche che insomma, quella della terra al centro dell'Universo era una gran cazzata. Di Sistema in Sistema, da astro ad astro, si arriva così negli anni '80 al Charlie Francis Training System, che i tolemaici moderni dell'Italia ecumenica vittoriana, vedono come blasfemia. Come 500 anni fa, naturalmente, le accuse di blasfemia non poggiano su alcun fondamento scientifico, ma esclusivamente sulla riduzione di un'intero sistema d'allenamento di centinaia di pagine ed esperienze ad un solo slogan tradotto pure male, e sul passato burrascoso del blasfemo. Del resto la scienza applicata allo sport in questo Paese è stata abbandonata negli anni '80, quelli in cui le metodologie d'allenamento lasciarono spazio (come sostiene con dovizia di particolari prezzemolino Sandro Donati) a metodologie-scorciatoie. Oggi, invece, si assiste alle uscite dei teorici tolemaici che arrivano a dire testualmente: "quanto a quell'aspetto è stato già detto tutto da tizio vent'anni fa, quindi è inutile approfondirlo". Scienza quantistica applicata, non c'è che dire. L'ultima uscita, spassosissima, è apparsa sulla Gazzetta dell'altro ieri: sembra quasi che Charlie Francis sia diventato l'ossessione vera e propria di Vittori, che non riesce più ad esprimere un concetto su un argomento, senza doverlo tirare in ballo. Che gli avrà fatto? L'unica ipotesi è che probabilmente i metodi vittoriani stanno ormai tramontando sulle piste d'allenamento italiano, anche perchè quei metodi si sono fermati a 25 anni fa, e nessuno ha voluto/potuto evolverli, migliorarli, compensarli, contaminarli... tanto tutto era stato già detto, no? Vabbè, questo lungo preambolo per introdurre Gianluca De Luca, che ha avuto l'onore di essere tirato in ballo proprio da Vittori nel famoso articolo in quanto reo di aver tradotto in italiano il libro di un dopatore. 

Armonia - di Gianluca De Luca

In questi giorni sto rileggendo quello che ritengo - in buona compagnia - il testo cardine per gli allenatori della velocità. Si tratta del celebre “Key concepts” di Charlie Francis, facilmente reperibile in formato e-book sebbene solo in lingua originale. E' un testo imprescindibile, nel quale anche in una seconda e terza lettura si ritrova sempre qualcosa di spettacolare. 
In una pausa dalla lettura mi è giunto da un amico il link ad un pezzo di Carlo Vittori, nel quale si continua, caso unico in tutto il mondo, a bistrattare il grande allenatore canadese relegandolo al ruolo di dopatore. Mentre il resto del mondo saccheggia a mani basse le teorie di Francis, da noi ancora ci si trastulla con teorie di 30 anni fa dure a morire. Ma basta là. Parlavo di qualcosa di spettacolare, e proprio stamani ho ritrovato questo passaggio che spero di non aver violentato con la mia traduzione.

ARMONIA

La sincronia tra ampiezza e frequenza è collegata alla ricerca dell'armonia tra pista ed atleta. Se il ritmo dello sprinter collima con l'armonia della pista, molti problemi svaniscono. Ancora, piuttosto che forzare il processo, “lascia che succeda”. 

Devi afferrare il “pulsare” della pista percependo che cosa ti restituirà. Non puoi essere in anticipo sulla risposta, spenderesti energie senza averne un tornaconto. Tutto ciò implica che lo schema esecutivo sia leggermente differente in ogni gara. 

E' una cosa che “si sente”, e in gara richiede un certo livello di fiducia in sé stessi, essendo immanente una sorta di ”attesa” per il rimbalzo. Sforzarsi ad andare dall'altra parte è il modo migliore per guastare la tecnica. Bisogna concentrarsi ogni volta sulla corretta esecuzione per la determinata circostanza, e l'andare dall'altra parte verrà da sé. 

Immagina di avere il punto A e, dopo 30 metri, il punto B. Devi coprire la distanza il più rapidamente possibile. Ovviamente in 30 metri non riuscirai a raggiungere la massima velocità. Così, piuttosto che sforzarsi con una corsa rigida e forsennata, immagina di raggiungere la velocità massima in un punto C, distante 20 metri dal punto B. Solo così riuscirai a costruire, e percepire, l'agevole incremento di velocità che permetterà di ottenere il risultato migliore. 

Quando parlo di armonia, parlo di un elegante ed artistico modo di descrivere l'energia che la pista ci restituisce. Parlo di come i tempi di contatto diventano vieppiù rapidi mentre acceleri. Parlo di come le gambe diventano vere e proprie molle via via che diventi più veloce. Parlo di come le spinte diventano sempre più ridondanti col costruirsi della quantità di moto. 

Quel termine, costruirsi, quanto è importante! Tutto ciò che si fa dal momento in cui si parte è costruire il punto più alto della corsa, la velocità massima. Se ti guardi indietro al momento del decollo, non raggiungerai mai il cielo. 

Lo sprint è “ritmo e rilassatezza”. La chiave sta nel sapere quando e come eseguire il gesto. Non appena l'atleta afferra come “sentire” il gesto, la maggior parte dei problemi è risolta. Il punto è come traslare il sentire nel gesto. Ad alcuni atleti viene naturale, ad altri bisogna insegnarlo. 

L'arte del coaching sta proprio in questo.


Va da sé che, quanto sopra, senza doping non funziona.

23/03/11

La Gazzetta spara (sul morto) e la Fidal spera... che nessuno si domandi se ci fossero italiani ai mondiali di Cross

il pezzo della Gazzetta di lunedì
Alzare lo zerbino e buttare tutto lì sotto velocemente perchè la polvere non fa mai fare una bella figura con gli ospiti. Questo il senso del D-Day successivo alla catastrofe dei Campionati Mondiali di CrossPunta Umbria in Spagna. Confesso che rimango ormai disilluso su come andranno le cose in Italia domani. La Fidal è il simulacro della politica italiana odierna: la politica sportiva è gestita da persone che hanno interessi personali di carattere lucrativo (ma va?) e le scelte non sembrano ormai per nulla andare nella direzione "etica" dello sport, ma in quella prettamente speculativa personale. Dopo 6 anni siamo ancora governati da un Signore che ha un'azienda che sponsorizza lo stesso oggetto di cui è a capo. Quindi, scelte anche di carattere economico, che, anche se ipoteticamente dettate dalla massima correttezza, non potranno mai essere "trasparenti". Presteranno sempre il fianco a critiche. Ma come lo potremmo mai pensare, poi? Così l'atletica italiana ha preso la strada peggiore, e ad oggi è rappresentata da soggetti che l'hanno portata ad essere qualcosa di poco sistemico e molto estemporaneo. Si vive sulla giornata di grazia di quella manciata di atleti che il Destino ha voluto che seguissero la giusta strada. Improvvisazione: se volessimo dare un nome alla politica che ha caratterizzato i mandati di Arese I e Arese II. Ora ci sono diversi rumors relativi a possibile modifiche allo Statuto federale che porterebbero a favorire la terza rielezione della Dinastia, per la serie: in due mandati non ha capito che è stato un grande atleta, un ottimo imprenditore, ma che come Presidente Federale non c'azzecca proprio nulla. Non comprendo solo una cosa: perchè cambiare lo Statuto? Tanto già il fatto di essere incompatibile da quasi 7 anni con la carica che ricopre non è stato per lui un grosso problema: se viene eletto da ineleggibile, non penso nessuno si scandalizzerà in un paese dove viene fatto ministro anche un indagato per favoreggiamento esterno ad associazione mafiosa e dove mafiosi, camorristi, corruttori siedono comodamente e tranquillamente sugli scranni del Parlamento. Quasi meglio Caligola quando faceva senatore il suo cavallo: meglio quello che gli asini. Tornando al tema di questo pamphlet, mettiamo nel tabellone l'ennesimo punto a favore di Arese che la Gazzetta ha avuto l'ardire si sottolineare "L'Italia non esiste". Ilare il commento sulla "solita" partecipazione simbolica, "forse più del solito". Ma un minimo di vergogna alla Fidal non la provano?
Siamo di fronte all'ennesima figuraccia mondiale: per questo mandato Fidal contano infatti solo gli Europei (ma solo se vanno bene). Del resto, sempre per rimanere sul paragone politica-atletica, pochi giorni or sono un ministro tedesco si dimetteva per aver scopiazzato alcune parti del suo master universitario. Qui in Italia, la Santanchè ha ritenuto di dover prendere subito la palla al balzo, inventandosi un master alla Bocconi (aggiornato il suo CV sul sito del Parlamento) che la prestigiosa Università ha visto bene di smentire per non perdere qualche sostanzioso finanziamento privato per cotanta pubblicità negativa. Ingrati. Avrà mai pensato la Santanchè di dimettersi? Macchè: dire falsità sui titoli di studi sarà per lei motivo di vanto, da sfoggiare tra i prestigiosi sui colleghi di poltrona. Così è esattamente l'atletica Aresiana: le figuracce che stanno impestando ad ogni evento internazionale il suo Curriculum Vitae federale gli preserveranno ancor più saldamente il suo scranno, tanto da spingerlo (speriamo non sia vero...) a ricandidarsi per l'Arese III. Tutto normale, no?

11/12/10

La Gazzetta sull'Atletica dei miliari: "se il generale ritiene fatuo lo sport"

Sulla Gazzetta dello Sport di oggi, a pagina 31 si parla di atletica: non gridiamo al miracolo, per carità. Ormai il nostro sport è ridotto a trafiletti nascosti nella pagina "sport in breve" dove di solito si parla delle corse su strada e dei risultati dal resto del mondo. In un editoriale di Ruggiero Palombo, infatti, il tema scottante trattato è l'atletica dei militari, quello che sarà uno degli argomenti chiave delle prossime elezioni federali, dopo la messa all'angolo delle società con le stellette nel secondo mandato di Arese. Sulla questione si sono consumate centinaia di opinioni, e questo articolo è un ulteriore contributo a capirne il futuro e vederne le diverse posizioni. L'articolo è citato nella rubrica "Palazzo di vetro" curata dallo stesso Palombo e prende lo spunto da un'affermazione dell'ex capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica dal 2004 al 2006, Leonardo Tricarico, contenuta in un'intervista all'ANSA del 29 novembre relativa ai tagli di bilancio alla Difesa (qui il link all'intervista). Le frasi incriminate sostengono che "è scandaloso che per un dubbio e fatuo ritorno d'immagine si continuino ad arruolare atleti e a sostenere le forti spese collegate. Ma quanti davvero sanno che Andrew Howe è un militare dell'Aeronautica, soprattutto quando lui si guarda bene dall'evidenziare la propria appartenenza e la madre-allenatrice indossa durante le gare il berretto della Polizia? A che serve sostenere sport come la ginnastica ritimica per nulla riconducibili all'attività militare operativa?". Parole di fuoco su tutto il mondo dello Sport di Stato, non c'è che dire.
Palombo critica la posizione di Tricarico, argomentando che "tutti, chi più, chi meno, svolgono oggi quella attività sportiva d'alto livello che contribuisce in modo spesso decisivo alle presenze e al medagliere olimpico dell'Italia". Palombo ricorda che Tricarico nel 2005 caldeggiò un disimpegno dell'Aeronautica dagli eventi sportivi del Cism (Consiglio Internazionale dello Sport Militare), presieduto in quel periodo da Gianni Gola. Il tutto, continua Palombo, un solo anno dopo che lo stesso Tricarico si trovò a festeggiare gli atleti di ritorno dalle Olimpiadi di Atene e proprio mentre si trovava vicinissimo ad arruolare la medaglia d'oro della ginnastica, il brianzolo Igor Cassina.
Il giornalista della rosea conclude che "le affermazioni di Tricarico, in tempi di governi (e di bilanci) che traballano, hanno creato non poca agitazione (ritengo più che altro tra gli atleti, n.d.r.). A quanto pare, i meno preoccupati sono proprio quelli dell'Aeronautica che giovedì hanno presentato davanti a Petrucci e Pagnozzi i primi due atleti (Bizzoni e Doi) arruolati nella neonata sezione di Tiro a volo del gruppo sportivo. Meglio così". 
Tra un anno e mezzo toccherà scegliere il nuovo consiglio federale e il nuovo presidente: il ruolo degli atleti militari e la loro considerazione da parte dei prossimi (speriamo) dirigenti sarà indubbiamente fondamentale per il futuro dell'atletica italiana.

14/09/09

Isolano Motta: l'articolo della Gazzetta


Sto cercando di capire se Isolano Motta, a Bellizona abbia potuto correre i 5000 in 17'52", cioè una quarantina di secondi in meno dell'Hall of Famer Luciano Acquarone: sarebbe un record pazzesco. Per ora trovo articoli di giornale che parlano di lui come Presidente della Road Runners Club di Milano.

26/08/09

Lamberto Boranga torna a giocare... al calcio!

Al link trovate l'articolo della Gazzetta dello sport, in cui si parla delle nuove fatiche di Lamberto Boranga. Prossimo impegno: giocare tra i pali di una squadra di seconda divisione. La cosa, che avviene a 67 anni, evidentemente ha raccolto l'interesse della rosea, che ha anche parlato dell'attività master di Lamberto (del suo titolo di Campione del Mondo e del suo record mondiale. Qui il link all'articolo della Gazzetta.

22/08/09

Gianni Merlo sulla Gazzetta e le infinite possibilità di Arese

(a destra, Gianni Merlo) - Se prendete la Gazzetta dello Sport di oggi, trovate un articolo di "fondo" nelle pagine dedicate all'atletica, dove si traccia un bilancio tutt'altro che positivo della spedizione italiana di Berlino. Certo mancano ancora 3 carte (Claretti, Gibilisco e 4x100), ma nemmeno con 3 medaglie (suppongo) si potrà pensare che tutto quello che si è visto in Germania si possa catalogare come "decente". Gianni Merlo, uno dei giornalisti più noti nel mondo del giornalismo sportivo, analizza la situazione abbastanza velocemente (penso a causa degli spazi a disposizione sulla rosea), in attesa delle ultime due giornate di gare, e magari di un super articolone finale dove gettare fuoco e fiamme su quella che è l'atletica italiana di oggi. Si cita il tracollo epidemiologico dovuto al venire meno dei giochi della gioventù, lo scarso supporto economico ai tecnici, costretti ad emigrare ad altri sport. Poi quello che secondo me è l'unico aspetto sbagliato della vicenda: appellarsi ancora una volta ad Arese per risolevvare il baraccone e chiedere una svolta culturale. Ma quante volte dobbiamo perdonare Arese?? Non sono bastati i fallimenti di Helsinki 2005, Osaka 2007, Pechino 2008, Berlino 2009 per decretare il fatto che non solo Arese, ma soprattutto la pletora di persone che gli girano intorno forse non sono all'altezza della situazione? Cosa che era da compendere sin dall'inizio, visto che i conti bisognava farli immediatamente, nel 2005, escludendo la marcia dalla bilancia dei pro e contro. Invece no: perdona ieri, perdona oggi, perdona domani, e l'atletica è diventata quella che è oggi. Un sport interstiziale, che vive ai margini del mondo sportivo mondiale, e dove le punte (tutte) sono in realtà il frutto di una semina che non è certa attribuibile al mandato di Arese. Negli ultimi 5 anni, dacchè Arese manovra il baraccone, quali grandi atleti italiani sono esplosi e si sono imposti a livello internazionale in Mondiali ed Olimpiadi? Licciardello lo possiamo considerare tale? E poi? A Berlino sono apparsi sul palcoscenico mondiale atleti di 20, 21 anni, delle potenzialità che molti dei nostri giovani magari possedevano 5 anni fa! Da noi quale giovane è uscito e si è imposto al mondo negli ultimi 5 anni? Howe? Ma Howe è l'esempio vivente di come il più grande talento vivente mai avuto in Italia non vada gestito!
Ma poi: sapete cosa ci frega sempre? Gli Euroindoor. L'unica manifestazione dove vediamo vincere delle medaglie internazionali, e che è invece bisfrattato dai grandi nomi dell'atletica continentale. Per colpa di quella manifestazione, Arese ha fatto i muscoli grossi massimizzando vittorie che nel carnet di una Federazione non possono valere che 1/100 di una vittoria olimpica o mondiale. Quindi, mi rivolgo a Gianni Merlo: il vero problema è che l'atletica italiana è diventata specchio della politica cui assistiamo quotidianamente in tv. Ci sono favori e favori, promesse e promesse. Do ut des. A distanza di un anno e mezzo, con l'emarginazione sempre maggiore delle società militari dal mondo dell'atletica di società nazionale, assistiamo sgomenti a come le cose vadano sempre peggio. Non so se l'effetto e la causa possano essere collegate, ma trovatemi un altro motivo. Ai gruppi militari interessa principalmente il campionato di società: tolto quello (o com'è nell'attuale formula, relegati ad una manifestazione come il Top Challange ormai scimiottato dalle società sportive civili) vengono meno anche i presupposti per i quali si debba mantenere in vita un gruppo sportivo. E non è detto che qualche Dirigente o Generale dei vari corpi di Polizia non stia pensando di ridimensionare l'impegno nell'atletica. Anzi. E una volta tolti i gruppi sportivi militari, spariranno anche gli atleti che potranno permettersi di fare una vita da professionisti. E chi li paga dopo gli atleti "top"? Arese e il suo entourage ha pensato erroneamente che favorendo le grandi società sportive civili (espellendo le società militari dai c.d.s.) avrebbe favorito l'attività di base. Invece quelle stesse società lo hanno pesantemente tradito, acquistando a destra e manca atleti non certo cresciuti nei loro vivai, cercando stranieri comunitari e non, tutto per vincere uno scudetto che di fatto vale molto ma molto poco. Belle soddisfazioni, eh? Ancora si ha negli occhi lo scempio della finale A oro di Lodi dell'anno scorso...
Politica, infine, che non solo ha emarginato le squadre militari, ma che ha anche azzerato le volontà delle piccole società, quelle che VERAMENTE fanno attività di proselitismo capillare, negli oratori, nei campetti di provincia. Gli è stata tolta la facoltà di partecipare ai c.d.s. se non allestendo squadroni di 25 atleti di tutte le età: impossibile! A loro, di fatto viene negata la possibilità anche di esprimere un voto nelle elezioni federali di qualsiasi livello, nonostante possano vantare centinaia di ragazzi nel loro vivaio in più delle società blasonate. Quindi, per concludere, Sig. Gianni Merlo: sarebbe il caso che Arese, il suo staff, questi organi federali ormai compromessi dal patto scellerato con alcune (poche) società civili, vadano a casa e diano spazio a qualche nome nuovo (Mennea? Simeoni?) che l'atletica l'ha vissuta con grande entusiasmo, onestà, semplicità, genuinità e che all'atto del loro eventuale insediamento studino il modo di cambiare il peso e le responsabilità di chi veramente fa in modo di portare i giovani su una pista di atletica (e non già chi ha il solo interesse di vincere lo scudettino di legno). E chi, poi, dà loro il modo di seguire i loro sogni fornendogli il tempo e il denaro.