24/07/11

Eurojunior: Meravigliosa 4x400!! - 4x100 donne "storica" e... Bencosme bronzo

Meraviglioso. Non so da quanto tempo non seguivo qualche cosa di azzurro (nell'atletica) che riempisse così di forti emozioni. Forti, tosti, compatti e alla fine pure commoventi: è la 4x400 azzurra di Tallin, che si è conquistata l'oro più bello, quello conclusivo, quello che ha chiuso i campionati europei junior, che ha risvegliato quel qualcosa di assopito che stiamo covando ormai da troppo tempo... anche se è "solo" un oro junior! Michele Tricca inserito in prima frazione è stato il propellente giusto, incastonato nel posto giusto. Il vettore lunare che ha spedito l'Italia in orbita, sverniciando gli avversari fin dall'inizio e presentandosi già sul rettilineo finale con quell'aria, tipica del... "bè, gli altri dove sono?". Già lì, gara segnata: gli azzurri erano là davanti e il resto d'europa doveva andarla a prendere. Paolo Danesini si è trovato così solitario al cambio, con un oceano che gli altri avrebbero dovuto colmare nuotando a rana per andargli a strappare l'oro. Ma poi... con che razza di criterio astruso hanno montato la staffetta i Russi, quelli che sulla carta erano i competitors ufficiali della centuria azzurra? In prima frazione mettono il peggiore dei 4, che si scontra contro il migliore degli azzurri: circa 1"5 già regalati al quartetto azzurro, dando la possibilità agli italiani di discutere di cambi nell'aplomb di un salotto anglosassone. Cosa che accadrà: cambi superfilanti in solitudine. Accademia. Solo in seconda frazione lo stratega russo inserisce il secondo atleta per caratura, Kashefrazov, che guadagna qualche cosa su Danesini ma si fa uccellare dai tedeschi al cambio; solo in ultima il vampiro Uglov, letteralmente posseduto dal demonio in ultima frazione. In mezzo l'Italia mette Alberto Rontini, che compie un mezzo miracolo, mettendo metri tra sè e il tentativo di ricongiungimento russo-tedesco che aveva raggiunto il punto apicale ai 100 metri della terza frazione: lì il distacco si era rinsecchito fino a 5/6 metri. Ma Rontini corre una frazione davvero memorabile, col cuore, la testa un pò incassata: un pò alla Maria Enrica Spacca quando ha un testimone in mano (quest'anno ha poi dimostrato sulla pista quanto valga anche nella gara singola). Rontini sul rettilineo finale riporta il gap ad una distanza di (considerevole) sicurezza. E poi tocca a Marco Lorenzi vs Uglov. Questo Nikita Uglov, secondo nella prova singola con 46"02, tenetevelo a mente per il futuro. Vittoria in tasca? Macchè, Uglov arriva all'imbocco del rettilineo dando quasi (l'ingannevole) possibilità di essere la reincarnazione di Quincy Watts. Mentre invece Lorenzi, evidentemente, se ne era tenuta un pò per la festa di fine rettilineo: metti mai che qualcun'altro avesse voluto venire al party senza essere invitato (tipo Uglov). Proprio Uglov rimane sul posto, umanizzato anche lui dall'accelerazione dei processi lattacidi e Lorenzi, dopo essersi guardato un paio di volte alle spalle, ci scarrozza all'oro: 3'06"46, nuovo record italiano junior, oro europeo e l'impressione che vedere queste cose fa bene al cuore di tutti. L'Italia senior, con Marco Vistalli e non più di 10 giorni fa (certo, sotto la pioggia e il freddo) aveva corso a Zolder in 3'05"97 (con cambi da delirio, a dire il vero: come se una ventata di peste della 4x100 dimulinhana li avesse colpiti in pieno). Considerazioni? Nessuna, perchè i successi, nel giorno della vittoria, si godono senza tendenze al domani. Si godono fino all'ultimo secondo.

E che dire della 4x100 femminile junior? Argento, seconde dietro le panzerine tedesche che con 43"42 battono addirittura un record che era in possesso di un quartetto della DDR: un pò come scavare nel medioevo della specialità. 44"52 per le azzurre, dopo il 44"56 della batteria. Due record italiani in una staffetta veloce in un giorno, in un periodo di pieno negativismo cosmico nel cogitare alla velocità italiana femminile. Si pensava avremmo dovuto aspettare il passaggio della prossima cometa di Halley prima di poter uscire dai confini patrii senza dover arrossire di fronte alle prestazioni del resto del mondo sportivo. Un tempo che è addirittura migliore del tempo ottenuto dalla nazionale maggiore femminile, ma senza (presumo) le badilate di raduni che sono stati necessari alla Squadra A per confezionare il confettino del 44"55 a Stoccolma, in Coppa Europa. Fate Vobis. E ora, ora come si farà ancora a far a meno di queste ragazze? Come si potranno ancora fare quelle scelte (quanto meno azzardate e prive di senso), quando non solo più i tempi e i confronti diretti ci raccontano la storia che stiamo raccontando, ma ora anche le medaglie? Vedremo se il testa-a-testa tra la Ragion di Stato e di Ragione contro la la Ragion di Uno (o Due) continuerà testardamente a mietere figuracce in giro per l'Europa. Squadra composta da Oriana De Fazio, la sorprendente Irene Siragusa, letteralmente esplosa nelle batterie dei 200 con un miglioramento che la stava portando sparata in finale (sfuggita per un centesimo per "piede" di Gloria Hooper); l'esperienza (già ad altissimi livelli) di Anna Bongioni e il talento debordante di Gloria Hooper, che non dovendo fare una partenza dai blocchi (nella finale dei 200, pur correndo in 23"95 è riuscita a fare una partenza che mi ha lasciato sconcertato) ha finalmente liberato il levriero che c'è in lei. La differenza tra la Squadra A femminile e la squadra junior? Tra Tricca & c. e le formazioni assolute? Tra Tumi & C e il DiMulinho-Team? Sembrerà forse troppo ingenuo: la gioia, la spensieratezza dei giovani, che ora più che mai non si dovrà frustare con le solite scelte che premiano le antiche logiche Fidalistiche (non fatemele tirar fuori anche stasera, dai!). 

E poi è arrivato il bronzo di Jose Bencosme De Leon, sui 400hs, con il suo nuovo personale riscritto sulla sabbia (nel senso che al prossimo maroso deve essere immediatamente cancellato) di 50"30. Imprendibile il tedesco Varg Konigsmark che abbassa il personale di oltre mezzo secondo fino a 49"70. Una piccola incertezza sull'ultimo ostacolo e forse (chi lo sa...) Bencosme si gioca il colore della medaglia. E chi se ne frega!? Argento o bronzo, quando non son oro, cambiano poco il loro peso (a meno che l'argento sia un oro sfiorato). Dicono che nel manifesto davanti al teatro c'è anche il suo nome, magari un pò più in piccolo sotto il nome a lettere cubitali del vincitore, ma sempre come attore protagonista e non certo come comparsa della rappresentazione. Il suo piccolo capitolo di storia l'ha scritto anche lui e il proprio libro che sta scrivendo aggiunge un capitolo a quello già vergato nel 2009, dove fu bronzo ai mondiali allievi di Bressanone. 

In tutta questa esplosione di felicità, passa un pò in sottordine il quarto posto nel salto in alto di Alessia Trost, quarta con 1,85 e gabbata dal guizzo della tedesca Nadja Kampschulte: 1,88 alla seconda prova e bronzo. La russa Kuchina dimostra di essere tornata quella della stagione indoor: addirittura 1,95, davanti alla lituana Palyste: 1,91. Forse l'impressione che la Trost stia "stallando" su queste misure, interrompendo quella inesorabile crescita che dovrebbe portarla a veleggiare sull'1,90. E' ancora junior al primo anno, come la Kuchina. Di solito, se si ha pazienza, arriva un giorno in cui ci si sveglia e scatta qualche cosa: e arrivano gli archi e le pennellate desiderate. 

Nel resto del programma, non bene Anna Visibelli: solo 5,80 in una gara dove il bronzo se lo sono portate a casa con 6,11 (quest'anno la Visibelli è arrivata a 6,12). La 4x100 maschile, nonostante le ottime individualità che ipoteticamente potevano portare ad un sub-40", a causa di diversi incidenti stradali lungo il percorso (leggi... cambi) si complica particolarmente la vita in finale, giungendo 5^ con un 41"15 che non è certo la fotografia del potenziale di questi ragazzi. Ma i cambi fanno parte del gioco, e su questa cosa ci abbiamo passato le giornate intere sui pc.

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