26/07/11

Il dopo Pergine: Daegu si avvicina troppo velocemente per l'Italia

La formula del meeting di Pergine è vincente per un motivo: mette insieme i campioni ai "medi"; e i medi ai meno medi ancora, e questo è motivo di attrazione. Sia a livello di iscrizioni, che di pubblico (parenti, amici ed affini). Come non si fa a capirlo? Formula che si scontra frontalmente con quella esclusivistica dei campionati italiani assoluti, che infatti hanno fatto urlare il cigno un attimo prima che decedesse. A Torino, chissà nel nome di quale valore sportivo, si sono viste gare con 5 persone allo sparo della pistola; finali dirette; batterie che escludevano per la finale un paio di persone; ma quel che più conta: gli spalti deserti. L'atletica è sport in cui chi è pista e chi è fuori, si alterna sugli spalti. Pure i coach. Come ho già usato dire qualche tempo fa: mancavano davvero i covoni di fieno che rotolassero per la pista come nel deserto dell'Arizona e l'uscio basculante del saloon che sbattesse al vento. Per questo è necessaria una vera e propria rivoluzione dei campionati italiani assoluti che trasformi il mortorio vincolato ai minimi che siamo abituati a subire ogni anno, e che si rivolga decisamente verso il principio della partecipazione.

C'è chi chiede di alzare i minimi: in realtà ci sarebbero molti altri modi. Anche i minimi sono figli di condizioni particolari (o meno). Ad esempio perchè non razionalizzare tutte le gare sul territorio (molti Comitati Provinciali organizzano manifestazioni, le quali si accavallano ad altre manifestazioni, ed in cui si presentano davvero in 4 gatti e dove tutto procede come su una triste catena di montaggio)?
Fatto questo, perchè non contabilizzarle per creare una classifica a punti nazionale (come nel tennis) in cui si conteggino per ogni atleta un tot di prestazioni conseguite in un intorno di tempo (il tennis utilizza un anno... o gli ultimi dieci mesi, o undici), basate su variabili come la prestazione cronometrica (o metrica), il dato del vento, il piazzamento e il tipo di manifestazione in cui quel piazzamento è giunto; e poi ancora il numero di partecipanti presenti (arrivare primi quando ci sono due atleti che partono è diverso rispetto alla situazione con una ventina di concorrenti). Non è fantascienza: esistono già software sulla rete (All-Athletics mette a disposizione il proprio calculator, che prende in considerazioni i parametri di cui sopra) e non penso che con 20 milioni di euro di budget la Fidal non trovi un discreto web-master che crei un'interfaccia che automaticamente trasformi i risultati del sigma in punteggi. E allora si potrebbero prendere i primi 32 o 24 di ogni specialità di questa classifica che valuta le prestazioni nel tempo e li si inviterebbe agli italiani.

La cosa imporrebbe così anche agli atleti "top" e a quelli militari di partecipare all'attività nazionale, visto il sempre più marcato allontanamento degli stessi dall'attività di base. In Francia esiste un sistema di meeting a cui tutti gli atleti migliori devono partecipare (Lemaitre, Thamgo e Lavillenie inclusi) e che costituiscono anche un requisito sine qua per essere poi convocati per le grandi manifestazioni internazionali. C'è chi propone un campionato italiano di serie "B" (diciamo così) tra coloro che non hanno il minimo (anche questo raccontano avvenga in Francia) e che distribuisce posti (a secondo delle vacanze per raggiungere i quorum di atleti stabiliti) per i campionati nazionali assoluti. I primi 3 o 5 o 7 o 1 accedono ai campionati assoluti francesi per colmare i vuoti che portano a 32 o 24 atleti (gli altri hanno stabilito un minimo). Tutto ciò, che non è fantascienza: basta aver voglia di guardare un pò più in là il baratro e cercare di far qualche cosa per tornare indietro prima che sia troppo tardi.
Comunque, delle proposte per rivoluzionare i campionati italiani ne faremo prossimamente e ben dettagliate, sperando che qualcuno le legga, e anche se non le farà proprie, che pensi ad un cambiamento ormai non più procrastinabile. Se avete proposte vostre, mandatemele a questo indirizzo gigaben@yahoo.it.

Sulla condizione dell'atletica italiana dopo il meeting di Pergine, che dire? Nella velocità si rivede un Jacques Riparelli sfortunato, correre con due metri in faccia in 10"39. Ormai sappiamo tutti che la corsa all'Eldorado di tutti gli sprinter italiani è esclusivamente verso il minimo A (10"18) perchè sembra palese che con il minimo "B" (essendo costretti a portarne uno solo) alla fine costringa a non schierarne nessuno (minimo di 10"25 infatti conseguito da Cerutti, Di Gregorio e Riparelli). Del resto la stagione è stata troppo altalenante per tutti: Fabio Cerutti, dopo il 10"61 nel meeting di Padova ha corso in 10"39 a Rivera, in Svizzera. Raccontano di una bella brezza contraria (qui il link ai risultati) purtroppo non quantificata nel referto. Michael Tumi torna utile per la staffetta ma deve crescere ancora un pochetto per arrivare sotto i 10"30. Simone Collio è attualmente out per un piccolo risentimento... chi ci rimane? Va bè, niente male. Le premesse non sono certo quelle di Barcellona. Alla fine il più in forma in tema di velocità è sicuramente Andre Howe, che comunque i suo 20"5 lo corre sempre, anche se tira che ti ritira, oggi come oggi verrebbe meglio una 4x400 che, come suggeriva qualcuno, avrebbe senso con lo stesso Howe, Vistalli, e il giovanissimo duo Tricca-Lorenzi. Quanto meno un ponte verso Londra 2012. Non dimentichiamoci poi che Juarez Isalbet mi aspetto che cresca molto. E Galletti in staffetta si traforma (lui sì) letteralmente.
Solo contando i personali stagionali dei primi quattro citati esce un 3'05": non vorrete mica che partendo lanciati non possano correre 2/3 decimi più veloci e non riescano a correre sotto il minimo di 3'04"? Pensieri in libertà, niente di più. A proposito di Howe: 20"47 un "pò strano", nel senso che sembrava già molto contratto già ai 120/130 metri. La chiave di volta del suo mondiale sarà comunque la semifinale (naturalmente fatti i debiti scongiuri): riuscirà a reggere 3 turni? Non l'avevamo mai visto in questa nuova dimensione.

Il panorama dei 400 vede finalmente Marco Vistalli scendere sotto i 46" in maniera netta: 45"76. Il minimo "B" è 45"70, che ha solo OVE. Ma poi... Vistalli è dell'87, quindi non è più under-23. Una regoletta introdotta della Fidal, ha sancito che se hai il minimo "B" o sei dell'87 o sei tra i primi 24 del mondo. Vistalli è attualmente 67° ma c'è un esercito di americani (stimo che sia attorno al 35° fatte le dovute scremature). Ma non vorranno mica non portarlo, vero? Proprio Galletti regola Juarez per 4 centesimi: 46"66 a 46"70. Si è rivisto Claudio Licciardello, che è un talento puro: 47"17, e si spera con altre premesse torni a far gioco di squadra per il quartetto olimpico. 

Il cadavere della velocità femminile è ormai freddo, nonostante vi siano molte ragazze pimpanti pronte alle dovute sostituzioni o quanto meno alla possibilità di essere prese almeno in considerazione. Pensate: meglio della 4x100 "ufficiale" a Stoccolma (44"55) hanno fatto sia la Nazionale Promesse (44"31) a Ostrava, che soprattutto quella Junior (44"52) a Tallin. Che qualcuno si debba fare un profondo e dettagliato esame di coscienza penso ci debba essere. Non certo io. Per fortuna sono i 400 la specialità letteralmente "esplosa", portando molte ragazze sulle soglie del paradiso, posto almeno in questo periodo vicino ai 53". Ormai le 4 prescelte sono tranquille, ma alle loro spalle Elena Maria Bonfanti sembra aver preso un vantaggio psicologico su Eleonora Sirtoli: pareggio del personale per la lecchese a 53"61 e 54"50 per la Sirtoli. Clelia Calcagno, nel frattempo, scende per la prima volta sotto i 54": 53"90 e ottava atleta italiana dell'anno sotto i 54", visto che nella serie "vip" l'ostacolista Manuela Gentili è scesa a 53"70. E mi domando se non sia il caso di portare la Gentili ai mondiali (già in possesso del minimo "B" ma senza il requisito delle prime 24 al mondo) visto che come qualcuno diceva non appartiene ad alcun gruppo sportivo e ciò che ottiene, costa certo molti sacrifici in più di chi è pagato per farlo. 

Il meeting di Pergine ha rifatto alzare nuovamente le azioni di Alex Schwazer: anzi, le ha rispolverate dopo che erano state sospese per eccesso di ribasso qualche mese fa. Un rialzo che lo ha rimesso nel novero delle nuove "speranze" di Daegu (che più passano i giorni e più diminuiscono) visto che fuoriclasse sicuramente lo è... il suo miglior tempo mondiale sui 10 km in pista (obiettivamente, una specialità non proprio diffusissima) ha riportato il sorriso sul musetto di  Arese che era diventato inopinatamente pessimista sull'esito della spedizione in Corea (nel senso che l'unico a tornare felice sarebbe stato il solito codazzo di "allegati" Fidal). Emblematico il faccione scuro nel dopo dichiarazione di Howe-OVE sull'abbandono del cavallo morto (il salto in lungo). Saputo della lungodegenza della Di Martino (in un anno in cui solo la Chicherova se ne è scappata fino a 2,07... anche se solo una sola volta sopra i 2,00). Quindi Schwazer ritorna papabile per i 20 km di marcia, una luce in fondo al tunnel.

A Pergine anche Scapini, Rifesser e Benedetti. Ma ancora una volta la barriera dell'1'47" ha resistito. Scapini 1'47"34 e Rifesser 1'47"81. Ai campionati spagnoli è il tempo per entrare in finale agli assoluti: purtroppo sembra che manchi ancora qualche cosa, ma non chiedetemi cosa... Passate le generazioni di Benvenuti, D'Urso, Longo, Giocondi, Viali, ci eravamo abituati a vedere gli 1'45" come cose quasi "normali". Gli 1'47" li si vedeva in batteria. Ora purtroppo si fa a testate contro quel muro. Segno dei tempi. Tra le donne, inutile ritornarci: c'è solo un'atleta in Italia che copre 800 e 1500 con una visibilità quanto meno continentale. Elisa Cusma. Se lei manca, dietro si aprono voragini degne di un buco nero. Daniela Reina sta comunque tornando a poco a poco in una condizione passabile per come ci eravamo (anche qui) abituati a vedere: 2'05"24 e sorprende anche il 2'05"71 della Artuso.

E infine gli ostacoli. Marzia Caravelli ha dato letteralmente spettacolo. 13"01, con 0,7 di vento, e arriva a 4 centesimi dalla Tuzzi e dal suo record italiano, a 3 da Micol Cattaneo, a due dal primo sub-13" della carriera. Quanto meno una posizione guadagnata nel ranking di sempre della specialità in Italia e la quarta prova più veloce di sempre di un'italiana (due della Tuzzi e una della Cattaneo). Il primo tempo con un 13" davanti della lista. Come non si fa a portare a Daegu una che ha scritto la storia della specialità? Certo, è ormai a livelli quasi simili la Borsi (13"08 in Brasile). Ma la Borsi è dell'87, ha molto tempo sportivo davanti a sè. E poi a Pergine c'è il 13"69 periodico di Emanuele Abate, che meriterebbe la convocazione per la sua resa. Peccato che il minimo "B" sia 13"60.

1 commento:

  1. Caro Ben è proprio questo il problema, come hai scritto nel post per la Gentili non essendo di un club militare, questo vale anche per la nostra atleta che oltre ad allenarsi frequenta Medicina.
    Anche gli organizzatori del meeting hanno usato questo metodo, convocando per la gara dei 400p ad inviti tre atlete con il tempo peggiore della Bonfanti, ma sai noi siamo solo una piccola società, non abbiamo santi in consiglio nazionale, abbiamo uno dirigente che rompe sempre sui campi, perchè vuole il bene degli atleti. Stà di fatto che la nostra atleta vince la gara non ad invito ed il suo crono è il terzo della serata, ma sul podio non ci va lei, ma la quarta della gara ad inviti. Ma dico io gli organizzatori non potevano quardare la lista delle iscritte e fare correre la Bonfanti nella prima serie?
    Saluti
    Morice

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