21/07/11

Europei junior: Secci si catapulta sull'argento nella strana epidemia azzurra - Vicaut 10"12 in batteria

La politica è certo quella giusta, ovvero portare più atleti (junior) possibili senza aver paura di far brutte figure: non conosco i criteri di selezione, quindi non mi posso esprimere: su Fofana se ne sono dette tante e si sono espressi già in molti. Non ci sarà, e mettiamoci una pietra sopra in attesa che il mix di rabbia e talento gli diano l'ulteriore spinta a primeggiare. L'avevo notato anche per gli Europei Promesse: c'è una strana epidemia nei colori azzurri, che colpisce sempre una buona fetta di atleti e che si manifesta con prestazioni molto al di sotto della media stagionale. Se leggerete qui sotto, a fronte delle buone prove di Secci, dell'entusiasmo dei 400isti Tricca e Lorenzi, della solidità di Mohad Abdikadar, c'è una serie impressionante di atleti che hanno reso molto al di sotto delle loro potenzialità. Allora il discorso non è più che non abbiamo i talenti, ma spesso quei talenti non rendono come dovrebbero nelle grandi manifestazioni. Se si guardano i risultati dei russi, si nota che molti di questi stanno stabilendo i loro personali. Non so e non voglio lanciarmi (e perder tempo, visto che non è il mio lavoro) nello studio statistico delle controprestazioni italiane, e vedere se è un dato condiviso con le altre realtà continentali. Di certo l'idea (che ho ripreso anche qui sotto) è che forse gli italiani o si allenano troppo prima delle grandi manifestazioni senza supervisione o si allenano male sempre... senza supervisione (tenuto conto che una piccola percentuale può effettivamente subire la gara emotivamente... ma non può capitare solo agli azzurri!). L'idea che qualcuno di qualche sperduto ufficio della Fidal si prenda la briga di creare una banca dati su come si approcciano i giovani atleti azzurri prima degli eventi internazionali (sia quelli che sono andati bene che quelli che sono naufragati), potrebbe aiutare a suggerire percorsi più vincenti nelle manifestazioni successive. Bisogna solo rimboccarsi le maniche. Qui di seguito tutte le prestazioni dei giovani azzurri.

Le finali
  • peso maschile: e alla fine, all'ultimo lancio si vede il vero Daniele Secci che si era presentato a Tallin con in bella mostra la coccarda del 20,61 di Bressanone sulla giacca. Un bagliore di speranza per la specialità nell'immediato futuro, questo è certo. Aggiungo: l'unica in un panorama dove de facto nei primi 10 italiani assoluti ci sono non meno di 6 ragazzoni... master. Il vincitore di quest'anno a Torino ne aveva addirittura 41! Nelle qualificazioni si vede che il romano ha qualche problema di troppo a superare il limite d'accesso diretto alla finale (fissato a 19 metri): 18,61 che per lui è un lancio che quasi gli riesce con il 7,260. Ripescato senza problemi, ma un velo di preoccupazione si fa avanti. Nel pomeriggio, Daniele cerca dare una scrollata ai fantasmi che gli si sono appiccicati sulle spalle, e per qualche lancio la gara sembra quasi volerlo aspettare. Il polacco Krzysztof Brzozowski col primo lancio (20,36) sembra aver ucciso la gara. Nessuno riesce a reagire. Tutti il branco veleggia a metà del settore precedente: tra i 19 e i 20. Secci, non è da meno, e sale su questo treno cercando di andare verso la testa, ma i corridoi sono evidentemente troppo stretti: 19,34 e 5° posto provvisorio al secondo lancio, che lo mette a soli 3 centimetri dal bronzo. 19,41 al terzo, ma gli altri si sono svegliati: il bronzo si sposta 26 centimetri più avanti. Al quarto lancio, la sparata da medaglia: 19,73. Gli altri sentono Secci arrivare scalciando e sbuffando, e decidono di mettere più polvere da sparo nei cannoni: il tedesco Christian Jagush eietta la boccia a 19,80. Il polacco prende allora il bazooka tuona una sassata a 20,92: pietra tombale sulla gara. Gara finita? Macche: Secci estrae dalla custodia porta-violini il braccio bionico che riserva per le grandi occasioni e finalmente palombella il 6 kg di ghisa a 20,45. Argento. Bel gesto su facebook di Jacko Gill, chiamato la Cosa, (quello che per intenderci col 6 kg arriva a 24 metri): complimenti pubblici ai 3 medagliati.  
  • 10 km di marcia femminile: come sosteneva qualcuno, forse quel'isola felice che era la marcia italiana sta perdendo sempre più terreno, riducendo quindi le uniche fonti di medagliabilità italica. La gara femminile sui 10 km femminile è emblematica: la prima azzurra arriva al 9° posto (Federica Curiazzi), ad oltre 7' dalla vincitrice, la russa Elena Lashmanova: a dire il vero la russa ha stabilito il record mondiale junior, quindi diciamo che il paragone è sui generis. Diciamo allora che la medaglia di bronzo era a 3'20" circa, la russa Anna Ermina, che nella circostanza ha ottenuto il record personale. Tripletta russa, e un messaggio al mondo intero. Strana la debacle azzurra, che almeno stando ai tempi di iscrizione poteva avvicinarsi nelle zone alte della classifica. Il fatto che tra le prime otto arrivate vi siano 4 record personali di cui un mondiale, dimostra che le condizioni meteo non fossero poi così proibitive da giustificare un crollo del genere. Alla fine la migliore è stata la Curiazzi  (la nipote del ciclista Mario Manzoni) che in realtà era (almeno sulla carta) la più lenta delle tre, con 50'19"49. Quest'anno aveva marciato in 49'39": nel suo curriculum il 12° posto ai mondiali allievi di Bressanone nel 2009 e l'11° ai mondiali junior dell'anno scorso. Non all'altezza delle aspettative sicuramente la prova di Sara Loparco arrivata 14^ con 52'04"93. Quest'anno 49'17" e 50"45 nelle due uscite sui 10 km: cosa sarà successo? Nel seeding iniziale era addirittura una delle ragazze più accreditate per avvicinarsi alla medaglia. 21^ infine Carmela Puca, con 54'32"24 quando meno di un mese fa ad Avellino aveva chiuso i 10 km in 49'30"74. Qui la debacle è sicuramente più marcata. 
  • 10000 maschili: prestazione sotto tono per Abdelmjid Ed Derraz, soprattutto sul suo personale: 8° con 32'43"01 contro il 31'07"1 ottenuto addirittura ad Aprile. Ma si sa che tra gli junior i 10000 sono una specialità quasi atipica, forse ancora troppo lontana dall'ottica degli allenamenti. Fatto ne è che quello di Tallin per Ed Derraz (marocchino naturalizzato) è il secondo della stagione. 
Le qualificazioni
  • 100 maschili: 22 gli junior in partenza e una sciabolata sfolgorante in prima batteria (quella di Giovanni Galbieri) del francese Jimmy Vicaut: 10"12 con -1,8 di vento. Qui bisogna scomodare le statistiche, non ce n'è. E' il 48° tempo europeo di sempre, giusto per gradire: e tutto questo in una batteria di un europeo junior con quel vento. Il manipolo italiano, spaventato dai soli due turni, si sfalda lasciando il solo Giovanni Galbieri a presidiare la finale e a garantire l'azzurro all'atto finale. 10"70 per lui: visto il vento, diciamo che vale i tempi di Bressanone. Peccato che questo al momento gli attribuisca un 7° posto (quindi una corsia esterna in finale). Ad occhio avvicinare le medaglie sembra difficile: i tre inglesi sembrano performanti. Due sono lontani, il terzo ha battuto Galbieri in batteria. Insufficiente la prova del cremonese Sebastiano Spotti (10"93 con -0,7) ad almeno un paio di decimi del suo potenziale. Stesso discorso per Tiziano Proietti (11"03 con -0,5); una delle sue peggiori prestazioni dell'anno. 
  • 100 femminili: Federica Giannotti esce in batteria correndo in un mesto 12"19 con vento nullo correndo la sua sesta prestazione stagionale... su otto gare (Fidal Statistics). Quest'anno aveva anche un 11"95... 
  • 400 maschili: dopo i due turni di giornata, accedono in finale in due. Anzi "i due". Parlo di Michele Tricca e Marco Lorenzi. Marco Lorenzi continua le sue strategie sornione, dotate di quella dota tipicamente americana del Killing Instinct che gli ha portato bene a Bressanone. L'unico sub-47" l'ha fatto così. In semifinale 47"21, che è sempre il suo secondo tempo stagionale. Troverà all'atto finale quello stesso istinto omicida? Michele Tricca invece si conferma un incredibile pacer: da quando è sceso sotto i 47", non è più risalito. 46"77 e quarta volta sotto questa barriera che è una sorta di Stige che separa le anime normali da quelle eccelse (per i 400). 4° e 6° tempo per la finale: chi ci giochiamo e a quanto? Sono quelle occasioni dove si tagliano i personali come il burro: chi la dovesse sfruttare, oltre la medaglia, secondo me otterrebbe un tempo sui 46"3/46"4. Lì stanno le medaglie. 30 i centesimi alla fine che hanno separato il terzo azzurro al via nelle semifinali, Vito Incantalupo, dalla finale: 47"81 contro il 47"51 dell'inglese Dunn. Tempo che possedeva nella sua faretra (ampiamente: ha un 47"18 quest'anno): ha sbagliato dardo. Nelle batterie Tricca non so se stesse scherzano: 47"28 e secondo tempo del primo turno. 47"43 per Lorenzi (quinto) e 48"04 per Incantalupo, ripescato e 15° su 16 semifinalisti. Forse è arrivato a questo appuntamento dopo troppo tempo rispetto allo scollinamento dell'onda buona della forma. 
  • 800 femminili: Irene Baldessari non supera l'esame di ammissione alla finale e si ferma con 2'10"35 in batteria. Nonostante tutto una buona prova, visto che sarebbe il suo secondo tempo stagionale. Purtroppo il mezzofondo femminile italiano boccheggia e solo con qualche sporadica ragazza come la Baldessari si riesce a sopperire alla voragine che si è aperta e che si ripercuoterà per qualche anno. 
  • 1500 maschili: qui ci giochiamo una delle carte migliori: Mohad Abdikadar. Teniamolo d'occhio per favore! Batteria in ciabatte chiusa in 3'51"05 in pieno controllo dietro al norvegese Eide. Ora la sfida finale all'OK Corral sarà con il britannico Adam Cotton, che quest'anno ha corso in 3'41" e forse il tedesco Marcel Fehr. Non faranno parte del palinsesto finale Stefano Massimi e Marco Zanni, rispettivamente 16° e 17° con 3'56"85 e 3'57"74. Avevano entrambi PBs leggermente inferiori ai 3'50", corsi però entrambi in una sola circostanza. Forse mancava un pò di solidità da gara. Certo nel mezzofondo azzardare considerazioni è già più difficile, perchè le variabili che intervengono sul decorso della gara sono molte di più che in una gara di velocità, o di salti.
  • alto maschile: altra carta che ci teniamo nel mazzo pronti a schiaffarla sul tavolaccio da gioco al momento buono: Gianmarco Tamberi salta 2,15 con un percorso netto. Tre salti e scarpette in borsa per la finale. Alberto Gasparin invece, dopo che due settimane fa era riuscito ad arrivare a 2,14, si arena ai piedi del colle prima di iniziare la scalata: 2,05. Non bene.
  • lancio del disco femminile: ennesima prova poco convincente di un'azzurra, anche se coronata dal passaggio in finale. Stando alle liste italiane dell'anno, Elisa Boaro stabilisce la sua peggiore prestazione dell'anno con 45,23 (su 10 gare disputate!) ma grazie allo spessore tecnico che ha a disposizione entra in finale con la decima prestazione. Per stavolta è andata bene. Ma è confermata la strana epidemia che coglie gli azzurri ad un campionato internazionale. 
  • lancio del martello maschile: Italiani fuori in qualificazione con nemmeno tante recriminazioni. Patrizio Di Blasio arriva fino a 65,81. Gli mancherebbero ancora più di tre metri per arrivare nei 12 finalisti. Nemmeno col proprio record stagionale (67,93) non ci sarebbe arrivato. Lancio di gara che ci sta con il suo trend stagionale... serviva il personale di oltre un metro in mattinata. Di sicuro peggiore la prestazione di Lorenzo Puliserti: 61,98 contro il personale che gli aveva consegnato il biglietto per Tallin di 67,62. Di sicuro qualche errore tecnico. 
  • 3000 siepi femminili: mesto 25° posto complessivo per Camille Marchese nelle batterie delle siepi. 11'39"35 il suo tempo. E anche qui siamo di fronte ad un caso particolare, di quelli che spesso accadono nelle trasferte delle nostre nazionali: cioè c'è una quota di atleti che statisticamente ottiene risultati tra i peggiori dell'anno nell'occasione più importante della breve carriera. Le ragioni son tante: può essere la tensione nervosa (ma tutti gli altri ragazzi europei?), possono essere fattori contingenti alla gara che si svolge. Molto meno prosaicamente, forse, è questione di pianificazione degli eventi. In questo caso 11'39"35, laddove il peggior tempo dell'anno era stato un 11'08"94. Chiaro che un ragazzo non conosce a priori se andrà mai agli europei, ma ripeto: studiare tutta la casistica d'approccio dei diversi ragazzi (sia che siano andati bene, che male) potrebbe aiutare nel futuro a consigliare meglio come affrontare la strada che porta all'evento.

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