26/06/11

Trials USA: David Oliver mostruoso - Wariner in crisi? -

Il tempo, 13"04 con 1,4 in sé non riscrive la storia dell'ostacolismo mondiale, collocandosi all'85° rango di sempre. Ma vederlo fare, vi assicuro, è stato qualche cosa di mostruoso che dice che David Oliver anche quest'anno vale il miglior tempo mondiale di sempre. Si avvicina la sfida con Dayron Robles e Liu Xiang e Oliver dopo il 12"94 corso sulla stessa pista dell'Università dell'Oregon, Eugene, compie qualche cosa di più clamoroso, nonostante il tempo più alto. Partenza pessima, con 0"181 di RT contro l'abominevole 0"124 di Aries Merrit. Sono già 6 centesimi di differenza, mezzo metro sul primo appoggio. Il distacco sembra già netto. Poi ci si mette la foga di recuperare il gap, anticipando i tempi e martellando la pista con una furia omicida da brividi. Demoliti i primi ostacoli, ma la forza di Oliver è talmente debordante che gli ostacoli gli sono rimasti sulle gambe come le zanzare sui fari delle nostre auto quando viaggiamo di notte. Alla fine chiude in 13"04, pasticciando, diciamo così. The perfect game, chissà, lo porterebbe già vicino ai 12"8. 
Al secondo posto ti trovo quel satanasso di Aries Merrit, che per baciare il mondiale, ha rischiato davvero tanto sullo start. Secondo tempo personale di sempre (ha 13"09), ma che ha corso già per la terza volta (anche ad Oslo un paio di settimane fa) e che lo pone al quarto posto virtuale sul pianeta. Terzo Jason Richardson che in due giorni e tre sciabolate (batterie, semi e finale), ha riscritto la propria carriera, correndo il primo, il secondo e il terzo tempo di sempre (uno di essi ventoso). Fuori per un centesimo il più accreditato Terrence Trammell con 13"16, cioè con un tempo che gli potrebbe valere anche una medaglia mondiale olimpica: ma questi sono i Trials, questi sono gli USA e questa è democrazia sportiva. Mica come l'Italia dove anche i tempi sono un'opinione, e l'opinione dei tecnici federali vale più dei tempi.
Nei 400 è stato firmato ufficialmente davanti ad un notaio il ritorno sulla terra di Jeremy Wariner. Ormai l'ultima volta sotto i 44" risale al meeting di Zurigo del 2008. Era agosto: quasi 3 anni fa. Erano gli anni della conflittualità con LeShawn Merritt, caduto sulla buccia di banana del doping e forse addirittura possibile partecipante a Daegu, visto che è Campione del Mondo uscente e che, incredibilmente, la sanzione inflittagli si è configurata in maniera retroattiva rispetto alla foto che l'ha impresso col sorcio in bocca. Quindi in questi giorni scade il ban della IAAF e Merritt torna elegible. A Eugene secondo posto (a pari merito col terzo) in 44"98: seconda volta sotto i 45" nell'anno (ha anche un 44"88). Ma pensate che tra tutte le volte in cui Wariner è sceso sotto i 45" (sono ormai 68), oltre il 50% di esse è avvenuta sotto i 44"50. Il manzo di giornata è così Tony McQuay, della Florida University, che avevo sbagliato (chiedo venia) a criticare per le sparate nei turni precedenti. Ce ne ha il ragazzo, che per la terza volta scende sotto i 45" (l'anno scorso aveva 45"37), e con 44"68 si issa così in testa alle quotazioni per l'iride coreana, visto che il granadino Rondell Bartholomew dopo il 44"65 dei primi di aprile è andato progressivamente spegnendosi: magari ha studiato un secondo picco di forma per la fine di agosto. Comunque... l'ho detto mille volte quest'anno: i 400 a livello internazionale sono in picchiata tecnica. Davvero si rischierà di vedere una finale a Daegu dove con un tempo appena sotto i 45" si potrà portare a casa la medaglia. 
Non sarà in Corea Brad Walker, essendo incappato nei 3 nulli alla misura di entrata: soprattutto dopo il 5,84 della settimana scorsa sarebbe stato un bell'avversario per Hooker e Lavillenie. 
Il lungo a stelle&strisce non è più una fucina di fenomeni: ai mondiali ci sarà Dwight Phillips, campione del mondo uscente, ma che a risultati quest'anno è da campionato provinciale dell'Iowa. A Eugene si impone con 8,33 ventoso Marquise Goodwin, che senza vento arriva a 8,16. Non è superman, insomma. 8,19 (ventosissimo) per William Claye, e 8,10 (con oltre 3 metri di vento) per Jeremy Hicks. Non penso che tra questi vi siano possibili medaglie mondiali. 
Nel primo turno dei 200 fa scalpore l'uscita dalla porta laterale della sagrestia di Wallace Spearmon, un'autorità in fatto di mezzi giri di pista. 20"82 con 3,5 di vento a favore. In gergo si dice che sia "sotto un treno". Dopo il primo turno sembra riaversi Shawn Crawford, che da omino Michelin, è tornato ad essere meno voluminoso. 20"24 ventoso (come tutti i risultati, del resto). Walter Dix (detto valter il mago), così come nei 100, rimane coperto in 20"52 (saggio), mentre bisogna seguire da vicino la genesi del nuovo fenomeno Rakieem Salaam (20"41). Xavier Carter anche lui sotto le coperte col prete: 20"53
Accesso in finale nei 400hs per Bershawn Jackson e Angelo Taylor, col secondo e il sesto tempo del seeding. Ardua per il veterano Taylor. 
Lashinda Demus domina, come scritto già tra le stelle, i 400hs anche se per poco manda tutto alla malora all'ottavo ostacolo. Approccia male, con l'intento di scavalcarlo con una gamba, ma si accorge che la ritmica non è quella giusta, brusca frenata e valicamento con l'altra gamba. Ripartenza da ferma e 54"21, comunque lontana da possibili insidie. 

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