09/06/11

Luca Verdecchia e "una campionessa del mondo master" nel baratro del doping

Se iniziassi a battere sui tasti col badile, gettando montagne di fango su chi è finito nel buco nero del doping, probabilmente non farei la cosa giusta in questo momento. Se ci mettiamo tutti ad urlare e inveire contro costoro, rischiamo infatti di non capire cos'è sia successo. Già perchè nelle due situazioni si nascondono due storie, due modi diversi (errati) di interpretare lo sport e la propria posizione nella società civile. Per chi non lo sapesse, ieri è stata battuta dalle agenzie l'operazione "Anabolandia" dei NAS di Bologna (il nucleo operativo antisofisticazioni dei Carabinieri) volta a stroncare un traffico di sostanze dopanti. Tantissimi gli indagati: ben 54. 6 gli arrestati di un'organizzazione, che aveva il cuore pulsante nel Dottor Vittorio Bianchi, che prescriveva e procacciava doping a qualsiasi genia di atleti e sport: basket, calcio, triathlon, pattinaggio, ciclismo e... atletica. Già, stavolta il nostro mondo c'è caduto a piè pari. Vi dico subito come la penso: per deformazione professionale credo alle Procure. 
Poi le realtà processuali potranno essere diverse, si potranno smontare le accuse e trovare falle nei castelli probatori dei vari p.m. intervenuti: anzi, mettiamoci pure una pietra sopra: in Italia, il 95% dei processi va in malora non certo (o non solo) per l'inerzia dei p.m. (che si trovano mediamente dai 3500 ai 4000 fascicoli l'anno, dall'indagine con 54 indagati come questa che dura mesi, alla querela per ingiurie nella lite tra vicini... senza che lo Stato faccia nulla per aumentare il numero di magistrati e fornire strumenti adeguati le indagini... anzi). Quindi anche questo processo è destinato a cadere in prescrizione. 
Detto questo, la tragedia (volontariamente cercata) è caduta su Luca Verdecchia e, come scrive il Resto del Carlino: "un'atleta master campionessa mondiale dei 400hs cui il medico avrebbe prescritto stanazolo, testovis, andriol, tutti anabolizzanti androgeni e ormoni della crescita. Il marito, anche lui medico, oltre ad accompagnarla da Bianchi, si sarebbe impegnato per trovare alla moglie dell’ormone della crescita a prezzi contenuti. Nelle intercettazioni emerge anche che il marito ha intenzione di fare seguire anche il figlio di 17 anni, che pratica atletica leggera, da Bianchi".
Vediamo i due casi.

  • Luca Verdecchia, di cui parlano tutti i giornali. Velocista della 4x100 nazionale, classe 1978. Sarebbe stato indagato, ma non so ancora per quale capo d'imputazione. E' un poliziotto, prima che un atleta delle Fiamme Oro. A questo punto rischia non solo di non poter più svolgere l'attività sportiva, ma addirittura di perdere il lavoro. L'azione disciplinare nei suoi confronti partirà probabilmente con la richiesta di destituzione dal Corpo di Polizia. Il perdono fa parte dell'umana natura, per carità... ma certe cose, quando si occupano determinati ruoli nella società, esulano dalle facoltà di umana comprensione. Diciamo che è un valore aggiunto (in negativo) alla condotta sbagliata. Ma voi non vi chiedete mai perchè uno fa una determinata cosa? Interrogandosi su Luca Verdecchia (che non conosco, quindi solo per astrazioni) ho fatto queste riflessioni. E' un ragazzo di 33 anni, appena compiuti. Il centro della propria esistenza (lavorativa-pubblica) è stata gioco-forza l'atletica leggera. L'apice della sua carriera l'ha raggiunse tra il 2006 e il 2007, quando ottenne rispettivamente 10"19 ad Avezzano e un 10"28 a Ginevra. Ma nel 2005 visse anche una sensazionale stagione indoor, con 6"59 indoor e 6 prestazioni sotto i 6"63. Semifinalista sia agli Euroindoor del 2005 che ai mondiali indoor del 2001. Proprio nel 2006 fece parte del quartetto nazionale agli Europei di Goteborg, oltre che uscire ai quarti nei 100. Poi un black-out nel 2008 e il faticoso rientro all'attività. Quest'anno un avvio stentato (come un pò tutti gli sprinter nazionali, ad eccezion fatta di Di Gregorio), con un SB di 10"63 e due risultati sopra i 10"80. Forse il problema dobbiamo vederlo proprio qui, in questi risultati sopra i 10"80, nella testa di Luca. La possibilità che a 33 anni si possa uscire dal gruppo sportivo e finire su una strada a fare il poliziotto (lavoro tra l'altro molto più nobile di quello da atleta). Questa la spiegazione che mi dò. Purtroppo gli atleti pagati dallo Stato che vivono questi rischi sono parecchi, ma non penso che tutti ricorrano a questi escamotage per rimanere nei gruppi sportivi. Va da sè, che se ha commesso tutto quello che si ipotizza abbia fatto, più che violare una legge, che prendere in giro sè stesso, che prendere in giro la Polizia, ha preso in giro tutti i suoi avversari e compagni di volate.
  • L'atleta master campionessa del mondo dei 400hs, con un figlio di 17 anni e il marito medico -  Il Duca in un suo memorabile intervento, impresse nella pietra quella che è l'impressione, penso, pubblica. Il titolo del pezzo (lo trovate a questo link) era già di per sè indiziante: "Il master dopato? Un perfetto imbecille". Già perchè se da una parte non è giustificabile il campione 33enne sul viale del tramonto che ricorre a pratica illecite per bloccare il lento incedere del tempo, benchè almeno se ne riescano a capire i processi mentali che hanno guidato una tale scelta suicida, assolutamente fuori da ogni razionalità è la scelta del master che decide di doparsi. Le fonti giornalistiche descrivono anche un altro aspetto che porta la situazione da deprecabile ad aberrante. E cioè la volontà di far seguire (da parte dei genitori) il figlio 17enne che pratica atletica dal Dottor Kevorkian del doping romagnolo. L'atmosfera in cui si svolgono queste scene, secondo la Procura di Rimini che evidentemente ha fatto trapelare queste circostanze, sembra tetro, oscuro, ossianico, gotico. Il doping, a parte l'aspetto più palese, cioè la truffa (a danno dell'arbitro, degli altri concorrenti, dell'intero mondo sportivo) nasconde grosse fette di morte, disagio, malessere. Odio di sè stessi. E l'idea di somministrare queste bucce di "morte" ai propri figli per ottenere piccole soddisfazioni, fanno rabbrividire. L'identikit dell'atleta master porta ad una persona, di cui non faccio nome perchè magari spunta che è un'altra persona. Ma io che la conosco, rimango allibito. Quanti in questo momento, se fosse davvero lei quel "master", si stanno chiedendo da quanto tempo ci stesse mentendo? Se quello che ha fatto a quel mondiale fosse farina del suo sacco o non invece derivante da quel patto col diavolo, che da una parte ti dà la gloria effimera e dall'altra ti ruba l'anima? Se quando ti guardava negli occhi fosse consapevole di quella tremenda menzogna... Purtroppo non capirò mai il master che si dopa: posso solo guardare la scena da lontano e pensare che le scelte sbagliate di una vita spesso nascondono profondi disagi e profonda solitudine... in assenza di un pizzico di cervello. 

1 commento:

  1. inacettabile....
    La master fa ricadere un'ombra sul mondo dell'atletica master che proprio non ci doveva essere, ma sopratutto sul figlio che proprio in questi giorni sta ottenendo risultati importanti a cui poi non ci crede + nessuno.
    Chi è il primo che ha il coraggio di dirne il nome (che tanto lo sappiamo tutti)?

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