17/06/11

La verità sull'Abdikadar italiano

Magari la notizia l'avrete letta sbadatamente sul sito ufficiale della Fidal: magari solo il titolo. Traguardo azzurro per Abdikadar, che potrà far felice molti (me per primo, visto che sto sostenendo questa strada da tempo) e che in poche veloci righe ci comunica come Mohad Abdikadar Sheik Alì, potrà gareggiare con la maglia azzurra, avendo la IAAF dato il proprio nulla-osta. La notizia, così come appare sul sito Ufficiale sembra l'ennesimo colpo di genio del Presidente Franco Arese che, con le proprie doti taumaturgiche, avrebbe fatto cancellare i due anni di "quarantena" previsti per gli atleti che cambiano nazionalità. Messa in tasca questa informazione, uno effettivamente potrebbe cominciare a credere che effettivamente la Fidal, dopo i proclami pubblici, segua gli atleti stranieri di seconda generazione in Italia per naturalizzarli e così sopperire ad una fuga esponenziale di giovani italiani che ormai continua imperterrita da anni.
Se poi ci si collega al sito dell'Atletica Studentesca Ca.ri.ri (squadra di appartenenza di Abdikadar) si apprende un'altra storia. La solita storia che affligge i lunghissimi processi di naturalizzazione in Italia. Qui potete leggere l'articolo.
In realtà artefice di tutto questo è stato l'allenatore dell'atleta di origine somala (che quest'anno è già riuscito a correre in 3'44"09 sui 1500 e 1'49"49 sugli 800 a 18 anni), Andrea Orlandi, che così come si apprende "ha fatto di tutto perchè fosse accelerata la pratica relativa alla concessione della nazionalità italiana". Tutto doveva avvenire prima del 12 giugno e del compimento della maggiore età. Impresa riuscita. "E' stata una corsa contro il tempo" e "giuramento effettuato a tempo di record" continua l'articolo. Seguono i ringraziamenti alla Questura di Rieti, con la quale il coach del fenomeno somalo ha praticamente intessuto un rapporto fitto per arrivare nei tempi previsti a completare tutti i numerosi passaggi burocratici. 
Ottenuta la cittadinanza italiana, si è finalmente materializzata la Fidal. E noi che pensavamo aiutasse gli atleti fenomenali a diventare italiani molto prima... e non certo dopo. Di fatto, ottenuta l'italianità, la Fidal si è limitata a notificare gli atti alla IAAF e ad aspettare il responso sulla decaduta del nulla osta di due anni previsto per contrastare le naturalizzazioni facili: norma nata per contrastare evidentemente il mercato relativo alla compra-vendita di esseri umani effettuato da qualche paese senza scrupoli per elevarsi nel consesso internazionale sportivo. Ma anche norma facilmente bypassata (era già successo con Libania Grenot) nell'alveo di un'interpretazione degli appositi comitati a favore e a tutela delle reali "naturalizzazioni" (Abdikadar abita in Italia dal 2006 con la famiglia e non con penso che la ragione della sua immigrazione sia dipesa dal praticare uno sport), in contrapposizione ai fenomeni degenerativi già descritti. Ma la Fidal ha fatto naturalmente il miracolo e non ha riconosciuto pubblicamente a chi davvero si è sbattuto per ottenere una risorsa per l'atletica italiana, il giusto tributo. 
Se volete vedere la solerzia italiana sulle naturalizzazioni degli stranieri, leggetevi questo articolo comparso sulla Repubblica l'anno scorso, dopo il 17° posto nel medagliere agli Europei (Arese è ancora convinto che abbiamo fatto una gran bella figura... qualcuno lo ha svegliato?). Per l'attuale legge, prima di vedere un atleta straniero vestire l'azzurro dovrebbero passare 12 anni... ovvero dovrebbero passare 3 olimpiadi, 6 mondiali e 6 Campionati Europei. Qui l'articolo della Repubblica

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