26/06/11

Italiani Assoluti: Godot-Howe 200 in 20"52 e barometro che torna sul lungo - super-Caravelli: 23"42

Oggi parlo delle corse. Domani dei salti e dei lanci. Ma la scena più gustosa è stata indubbiamente l'intervista di Elisabetta Caporali ad un più che dimesso Franco Arese. Invecchiato, quasi inerme, incredulo. L'Italia atletica è spuntata e i medagliabili sono tutti incerottati o imbizzarriti. Si prospetta l'ennesimo "zeru tituli" e la cosa può effettivamente provocare eritemi e problemi di digestione. Del resto di solito si raccoglie ciò che si semina. Così ci affideremo ancora alla marcia, specialità meno frequentata a livello mondiale, dove abbiamo una buona tradizione e dove statisticamente le variabili indipendenti influenzano i risultati più della forza intrinseca degli atleti. Diciamo che nei prossimi anni ci aiuteranno i naturalizzati e i ragazzi stranieri di seconda generazione, ma non so se Arese riuscirà a sfruttare la loro onda lunga, anche se i primi epigoni di questa ondata sono già sulle nostre piste: Abdikadar, Bencosme, Derkach, Hooper, Ekeh, Haliti... e tutti gli altri ragazzi stranieri. Il futuro italiano è loro, con buona pace di molti.

Finalmente si parla di Andrew Howe in maniera positiva. Toltisi (fino a prova contraria) di dosso il fardello del lungo, eccolo sui 200 vincere in maniera imperiosa con 20"52. 20"58 in batteria, dove sembrava davvero aver scherzato lasciando intendere di poter correre già oggi vicino ai 20"2. Ma le condizioni meteo invalidanti (per tutti) di Torino, hanno irretito la voglia di esplodere la propria rabbia e di sorprenderci. Non c'è problema: basta che questa sia la sua strada, si è tutti con lui. Di sicuro a parte un paio di atleti al mondo (Bolt e Dix) il resto del panorama internazionale è assolutamente fluido. Lo stesso Lemaitre, che può valere sotto i 20", sembra pagare i turni e a Daegu avrà nelle gambe almeno 4 volate sui 100 (si spera per lui). Al secondo posto si piazza Emanuele Di Gregorio con 20"96, che a forza di collezionare secondi posti (ma qui il primo posto non era preventivabile) si sta rifacendo l'argenteria a casa. Non si è presentato in finale invece Matteo Galvan e ammetto che oltre ad Howe, c'era molta curiosità di vederlo su tempi che dopo i 100 di ieri gli sarebbero appartenuti: tipo in 20"70. Davide Manenti si piazza al terzo posto con 21"11 confermando la propria solidità su quei tempi. Magari aumentare le velocità massimali? Postilla: alle ore 22:46 mi guardo le batterie dei 200 e a Elisabetta Caporali Andrew ha cambiato ancora idea: per le Olimpiadi ha proprio detto che "forse" torna sul lungo. Waiting for Godot. Io mi arrendo.

E anche oggi mi tocca parlar bene di Marzia Caravelli. O meglio: super-Marzia. Non paga di esser entrata dalla porta principale nella storia dei 100hs, eccola che a 30 anni si è inventata 200ista di lusso, quando, per anni, i 200 sembravano essere la sua gara ancillare agli ostacoli. 23"42 che migliora il 23"51 di Orvieto. Le basterebbero un paio di decimi in meno per entrare nella hall of fame nazionale della specialità, dove con questo risultato si è assisa al 14° rango. Dopo il 23"1 manuale di Latina, in molti (io per primo) ci siamo chiesti se i 200 non possano essere qualche cosa di più di un titolo nazionale. Il limite "B" per Daegu è 23"30... Battuta Flavia Arcioni, la specialista degli ultimi anni in assenza della Levorato, con 23"68, e terza Anna Bongiorni con 23"97. Solo quinta Tiziana Grasso, prima frazionista della staffetta azzurra con 24"12. Una buona velocista, questo è indubitabile: ma non certo tra le prime 5/6 italiane. Se l'unico appiglio alla prima frazionista azzurra era il famoso podio di Grosseto 2010, ora non ci saranno più appigli giustificabili per Di Mulo. A meno che convochi in serie un'altra 20ina di ragazze. Vediamo fin dove si spingerà in questo testa-a-testa.


Bencosme De Leon si prende la coccarda del migliore italiano sui 400hs, battendo Giacomo Panizza nella sfida che ormai si aspettava da tempo, visti i messaggi reciproci inviati via Sigma: 50"55 a 50"85. E dire che Panizza aveva il  Bencosme è uno junior e visti i risultati dei campionati americani della stessa categoria, c'è da leccarsi le dita (si è vinto con 51"81 proprio ieri: Jordin Andrade). Naturalmente c'è anche la piccola questione della naturalizzazione di Eusebio Haliti, che quest'anno sarebbe il migliore: 50"46. Sempre Bencosme ottiene la propria seconda prestazione di sempre, dopo il 50"48 di Mondovì, dieci giorni fa. Riflessione del momento: passi per il vincitore, che è giovanissimo (classe '92), ma ci sono stati anni che con quel tempo non si raggiungeva nemmeno la finale. Ogni stagione si avevano 2/3 atleti sotto i 50" (Fabrizio Mori, Laurent Ottoz, Ashraf Saber, Roberto Frinolli, Massimo Radaelli, Paolo Bellino, Patrick Ottoz): oggi si è tornati ai tempi di Cosi-Rucli-Locci (ve li ricordate?) che per un decennio, negli anni '80, ottennero prestazioni tra i 50" e i 51" in maniera periodica. Speriamo nel miglioramento dei 3 ragazzi di cui sopra: è tempo che si scenda sotto i 50" e si torni ad essere protagonisti in una specialità che per l'Italia è come la Coppa Rimet del 1928. Un trofeo senza tempo.

Meravigliosa la finale dei 400 donne. Quattro donne sotto i 53", forse per la prima volta in Italia. L'alloro se lo cinge sul capo Marta Milani che dopo le batterie aveva visto diminuire le proprie chance di vittoria a favore del ritorno veemente di Libania Grenot, che, per inciso, non è quella del 2010, ma che dopo la bruttissima impressione del Golden Gala, si è tirata su di molto. Ma lo scontro titanico finale si risolverà a favore della bergamasca ('sti bergamaschi sono diventati i dominatori del giro di pista), per 3 centesimi: 52"29 a 52"32. Ma mai come in questa occasione, si è avvicinata al duo delle meraviglie Maria Enrica Spacca, che nelle staffette aveva sempre dimostrato di essere molto di più di quello che sul piano effettivamente dava: 52"62, nuovo super primato personale e 11° posto all-time in Italia. Chiara Bazzoni ancora sotto i 53" con 52"95. Elena Bonfanti vince lo scontro diretto per il ruolo di riserva, con 53"75 e poi ancora in grande ascesa Clelia Calcagno, che arriva sesta in 54"05 battendo la più quotata Sirtoli.

Marco Vistalli non ha proprio problemi ad imporsi sui 400: 45"88. Si pensava ad una difesa più strenua di Andrea Barberi, che invece è naufragato al 5° posto con 46"78, in un fazzoletto di atleti racchiusi in 4 decimi. L'altro "bergamasco" di origine cubana Isalbet Juarez arriva secondo con 46"51, che è il miglior tempo elettrico. Terzo il sempre meno sorprendente Michele Tricca che ha iniziato ad inanellare in serie un numero impressionante di 46" e-qualche-cosa. Luca Galletti 46"77. Licciardello veniva dato partente, ma non si è presentato. Le azioni così della 4x400 italiana sono così in picchiata, non trovando un secondo atleta da 46" da affiancare a Vistalli per ottenere risultati internazionalmente consistenti. C'è sempre Galvan, che nelle sue esplorazione nei mondi della velocità ha trovato l'eldorado. Ma è troppo poco a questo punto.

Nei 400hs femminili, netta e imponderabile vittoria di Manuela Gentili. Solo qualche variabile impazzita le avrebbe portato via il titolo: ma archiviata la formalità burocratica, probabilmente la prova è servita per cercare il minimo per Daegu. 56"69, che migliora la propria miglior prestazione nell'album di figurine del 2011 (56"85). Mancato per un nulla il minimo "B" fissato a 56"55. Al secondo posto troviamo Aida Valente, 58"20 e anche lei classe 1978 come la Gentili. Record personale a 33 anni, che migliora un tempo risalente al 2005 a Bressanone (58"82) e 19 posto nelle liste all-time nazionali. Anna Laura Marone 58"85 e Emanuela Baggiolini (1972) quarta con 59"61, che altro non è che il nuovo record italiano F35 corso a 39 anni. 4 ultratrentenni tra le finaliste (e mancava Benedetta Ceccarelli) e una sola ragazza nata dopo il 1990. Anche questa specialità non promette nulla di nuovo per l'immediato futuro.

Gli 800 maschili dimostrano i problemi del nostro mezzofondo veloce: ieri erano partiti in 9 per giocarsi il titolo. Oggi erano in 10. Le batterie sono ormai una chimera: finali dirette in quasi tutte le specialità tanto da farci chiedere se alla Fidal ci stanno capendo qualche cosa coi minimi. Lo ripeto: forse è meglio prendere i primi 30 della stagione, senza questa cavolata dei minimi: un tempo era necessario per limitare la partecipazione. Ora che la partecipazione è quasi azzerata (tipo i 6 atleti nel 5000), è forse il tempo di cambiare prospettive e metodi di partecipazione alla massima competizione nazionale. Comunque sia, Giordano Benedetti bissa il titolo dell'anno scorso con 1'49"26 davanti a quello che poteva essere l'atleta da battere, ovvero Mario Scapini, che proprio a Stoccolma aveva corso in 1'47"17. Invece solo 1'49"51 e secondo posto. Ma diciamo che a parte loro, e Lukas Rifesser, stranamente convogliatosi sui 1500, probabilmente per vincere un titolo più facile, che purtroppo per lui non è stato.

Negli 800 femminili, orfani di Elisa Cusma, il titolo se lo fa proprio Elisabetta Artuso, che si mette dalla parte degli over-35 (formalmente "master") che stanno imperversando a questi campionati italiani. 2'07"11, contro il 2'07"64 di Daniela Reina, che probabilmente partiva con i favori dei pronostici. Terza Cristina Grange, 2'07"69, per quello che deve essere stato un finale "agitato". Non vorrei essere ridondante: le prime tre sono ultratrentenni. Valutate vobis. Fortunatamente dal 5° all'ottavo si contano ragazze delle categorie junior e promesse.

10000 metri incredibili: ma per il numero di partenti: sono solo in 5, è questo è addirittura peggio dei 5000 dove erano in 6. Vince Domenico Ricatti con 29'51"84.

I 5000 femminili vedono alla partenza tutta la schiera di migliori atlete italiane degli ultimi anni e ha la meglio Silvia Weissteiner con 15'48"94. Poi Elena Romagnolo, Rosaria Console, Fatna Maraoui e la nuova Giulia Martinelli, che invece di cimentarsi in un più abbordabile 3000 siepi, affronta la sfida con il gotha del mezzofondista nazionale.

3000siepi ad una Valentina Costanza senza rivali: 10'05"52.

1 commento:

  1. Howe ? un bambinotto viziato ed egocentrico, non un campione

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