19/06/11

Italia salva ma insipida: Schembri e Caravelli sul podio - Scapini PB sugli 800

Insipidina questa Italia in formato Coppa Europa. Oggi si è beccata pure l'ira di The Voice Bragagna in diretta, colpevole a suo dire di aver espresso i propri giudizi sulla 4x100 di ieri. Pericoloso prendersela con i media, non lo sapevano? L'Italia atletica finisce all'ottavo posto in Europa e questo è un fatto. Incontrovertibile. Con la fusione delle classifiche maschili e femminili si ha un quadro d'insieme dello spessore di un movimento e il nostro è purtroppo solo questo. Nel bene e nel male. Anche se la staffetta e Giuseppe Gibilisco (3 nulli)  avessero ottenuto il massimo, avremmo guadagnato giusto una posizione a scapito della Spagna. Grazie al cielo il Portogallo e la Svezia sono davvero poca cosa, e il rischio era solo sulla carta, anche se probabilmente ieri sera il CT Francesco Uguagliati non sarà andato a trovare Morfeo molto tranquillo. Quanto meno l'Italia della seconda giornata sembra più compatta: e poi arriva addirittura la vittoria col lombardo Fabrizio Schembri nel triplo ed un altro paio di podi, cosa volere di più? La giornata inizia con la tempesta di acqua che si abbatte sulla gara di lancio del martello, che si trasforma nel lotto alle otto: tutte le gerarchie vengono shakerate e dal bussolotto non esce il nome del russo Zagonry, dato favorito anche allacciandosi un braccio alla schiena e bendandosi, ma del tedesco Esser. Zagonry arriva così addirittura settimo con una decina di metri sotto i suoi standard, Nicola Vizzoni (6 di confusione) quinto con 74,47.
E' poi il turno di Chiara Rosa (6,5), che in una gara livellata verso il basso dalle condizioni atmosferiche, si arrampica fino al 17,18 del terzo posto. Staccato il resto d'Europa, ma un podio fa sempre morale. 
Il vento e la pioggia sferzano il rettilineo finale con folate fino a tre metri contrari. Le tribune sono insolitamente deserte, stando almeno alle immagini. Emanuele Abate (6+) nonostante i 2,4 di vento sigla un 13"85 da non disprezzare, se vogliamo che vale ampiamente i suoi migliori risultati (a partire dal 13"68 di Ginevra): peccato che la prima serie non abbia trovato le stesse condizioni meteo, che gli avrebbero consentito di entrare nei sei. 
Il lungo (altra specialità protetta dalla LIPU) in attesa che si naturalizzi la Derkach (quindi ancora due anni se non avviene ancora qualche By della Iaaf), si affida a Tania Vicenzino (5,5), che sotto la pioggia, ma con un consistente vento alle spalle non fa meglio di 6,23. Decima. Fa tremare il fatto che l'Ucraina arrivi solo undicesima... non ci chiederanno mica la Derkach, adesso?
Il genio e sregolatezza di Giuseppe Gibilisco (2) nel frattempo si è sintonizzato su "sregolatezza", così nell'impianto indoor all'uopo adibito per consentire lo svolgimento della gara di salto con l'asta (impraticabile in quelle condizioni) totalizza tre nulli e se ne torna a casa con un pugno di mosche in mano. Spesso mi chiedo come possa sentirsi l'atleta che incappa in queste giornate terrificanti di fronte al resto della squadra, soprattutto nel viaggio di ritorno. Una mia curiosità che non avrà mai risposta. Consola poco il fatto che il favoritissimo Renaud Lavillenie (lui avrebbe potuto vincere anche senza asta, stando ai medesimi allibratori che davano Zagornyi vincitore) arriva quinto con 5,50.
Si cambia e si passa ai 200: Giulia Arcioni, (5,5) la miglior duecentista italiana statistiche alla mano degli ultimi 2/3 anni, si arena a 24"10 (decima) con un monsone da sudest asiatico, ma irrigidendosi di conseguenza oltre il dovuto sul rettilineo finale. Ma non ha un piccolo blocco alla spalla sinistra nel momento in cui è entrata in overstride? Al maschile l'Italia schiera Matteo Galvan (6,5) e sembra finalmente una scelta azzeccata: portato in Svezia a scatola chiusa, dimostra grande carattere, anche se tecnicamente non è bellissimo a vedersi. 20"93 con quasi due metri contro. Pazzesco invece rimane Christophe Lemaitre, il Bolt bianco (fatte le dovute parametrazioni): 20"28 con quasi tre metri contro, vuol dire che un tempo da ululato. 
Ottimo Mario Scapini sugli 800 7,5. Uno dei pochi (due mi sembra, con Patrick Nasti nelle siepi) a rientrare in Italia col personale. Gara a rimorchio, nelle ultime posizioni, poi nella bagarre finale degli ultimi 80 metri, slalom speciale tra i birilli e nuovo personale: 1'47"20 di una manciata di centesimi ed in condizioni certamente differenti. Quinta volta sotto l'1'48" per Scapini. Si spera inizino anche i sub-1'47".
Raffaella Lamera (5) si ferma a 1,80, davvero troppo poco anche in una gara pesantemente condizionata dalle condizioni atmosferiche: in definitiva in quattro, accreditate di misure simili a quelle di Raffaella si sono erpicate fino a 1,89. Giovanni Faloci (5,5) è fagocitato nell'anonimato dalle viscide pedane dello stadio di Stoccolma. Nono con 56,09. Laura Bordignon invece si colloca al settimo posto con 54,05: visti i risultati delle altre competitors, ha tenuto la posizione. 
Grande Marzia Caravelli (7+): terza con 13"21 con un metro di vento contro, su una pista non certo confacente alle grandi prestazioni. Ma lo stesso una gara a soli 11 centesimi dal personale, a 5 dal primo posto e terza prestazione personale di sempre. Mi permetto: visivamente sembra che debba attaccare troppo sotto gli ostacoli (probabilmente l'altezza le fa stare stretti gli spazi tra gli ostacoli) e questo la porta a piegare esternamente in maniera innaturale (leggermente, eh) la gamba d'attacco. Come effetto successivo al valicamento si è notato un leggero affossamento che non avveniva sui primi ostacoli quando la velocità doveva ancora crescere. Ma non sono un tecnico di ostacoli: solo una considerazione visiva.
Stefano La Rosa (6) completa il compitino senza particolare infamia e senza lode. Io mi incavolo spesso, perchè dà una straordinaria sensazione nelle gare di mezzofondo vedere le maglie azzurre che escono imperiose dalle scaramucce dei finali. La Rosa purtroppo non ha nelle sue skills il finale, e oggi è una di quelle caratteristiche da curare se non si posseggono i tempi dei keniani. Quanto meno nella propria faretra si accumula qualche freccia. Invece nel volatone finale tra i sette rimasti... settimo con 8'05"70. Nei successivi 1500 femminili si consuma finalmente il dramma che tanto sto evocando: se non c'è la Cusma a corprirci sui 1500 e negli 800, dobbiamo metterci a contare le margherite nei prati. Non siamo nemmeno all'anno zero. Siamo proprio stati azzerati, e colpe non ne ha certo Valentina Costanza (5) che ha terminato in 4'25"35. Undicesima e penultima. Probabilmente dopo la specializzazione nelle siepi, la ragazza non ha curato alte intensità per le prove veloci del mezzofondo. Così, la rinuncia della Cusma l'ha costretta ad una gara cui probabilmente non era preparata (era la riserva della giovane Martinelli). Sui 5000 Anna Incerti, (6,5) che fa quasi un altro sport su altre superfici (mezze maratone) viene precettata e non fa nemmeno una brutta figura: settima con 15'49"54. Ed infine Patrick Nasti, il miglior siepista del momento in Italia. Bravo lui (7) che ottiene il personale nella gara più importante (ad oggi) nella carriera: ma un 8'40"30 è davvero lontano anni luce dal resto del mondo, quando il nostro paese ha sfornato in questa specialità talenti sopraffini. 
Il marchio sulla salvezza l'ha messa però Fabrizio Schembri (8), nel momento più importante della propria lunga carriera. Per fortuna l'Italia ha il triplo (23 punti in due gare su 24). Non so quante vittorie ha ottenuto l'Italia in coppa Europa (ma sarebbero statistiche che dovremmo avere a disposizione, no?), ma questa è di sicura una di quelle che tocca ad uno di quegli atleti che merita di più: diciamo in un personalissimo ranking nazionale, metterei Giuseppe Gentile, Fabrizio Donato, Paolo Camossi, Dario Badinelli e Fabrizio Schembri sullo stesso piano. 16,95 la misura di Schembri, anche se con oltre 4 metri di vento a favore. 
Nel tourbillon delle staffette, la quadriga maschile vince la serie "debole" (5^ totale) in 3'05"66, con un buon Juarez, due combattivi Galletti e Vistalli (che si è preso un'arrogante manata dall'inglese nella spasmodica ricerca della corda), e un Galvan un pò stanchino. Seste le donne con 3'30"11 che non è affatto male, ma si arriva lo stesso "solo" seste. Finalmente una Grenot combattiva, mentre la Milani sembra un pelo sotto la sua condizione ottimale. 
Si chiude così la Coppa Europa, con diverse ombre, qualche luce (Martinelli, Schembri, Caravelli e Scapini su tutti) con una certezza, mi sa: questa è l'Italia. Una struttura con molti veterani che tengono la baracca unita, alcuni giovani rampanti, ma la sensazione che in molte specialità si stia per aprire una voragine incolmabile...

1 commento:

  1. Alcune considerazioni: a) occorre sperare nel melting pot, poichè il reclutamento di base mi pare insufficiente, anche se si sprecano i peana per gli juniores che rimangono perlopiù eterne promesse. b) per quel poco che si ha si dovrebbe utilizzare più meritocrazia (buon senso), alcune convocazioni come già ben esposto sono demenziali. Ugo Olivieri - Bologna

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