13/06/11

Finali NCAA: Makusha 9"89 e 8,40 nel lungo: è nata una stella?

Noi, campionati quelli dell'NCAA, ce li sogneremo nei secoli. Il metodo più vincente di selezione del talento del mondo occidentale (se volete un giorno ci mettiamo a discutere dei trials in Kenia) e che fondamentalmente è basato su un altrettanto vincente sistema scolastico dove lo sport non è "altro" o "esterno" al sistema d'educazione, ma ne è parte integrante, ne è spesso l'immagine. I campionati NCAA sono una sorta di campionato di società per i College e Università (oltre 1200), chiaramente seguitissimo negli States, così come tutto lo sport collegiale. Le Università di prima e seconda fascia (su tre serie) possono dare borse di studio agli atleti: di fatto la prima fonte di reperimento del super-talento. 
L'ultimo campionato NCAA è andato in scena a Des Moines, in Iowa, e ha visto come star assoluta Ngonidzashe Makusha, della Florida State University e di origine dello Zimbabwe (sconfitta dalla TexasA&M alla fine della settimana di gare), autore di un incredibile 9"89 con 1,3 di vento a favore nella finalissima dei 100. Per far dei paralleli, il precedente record Ncaa era di un certo Ato Boldon con 9"90. L'odore di santità di Makusha lo si è annusato anche dopo per l'aver battuto il record dell'impianto di Des Moines: il 10"01 di un certo Harvey Glance, per chi mastica la storia dello sprinterismo internazionale. 9"89, 97° tempo mondiale di sempre, e terzo tempo africano ognitempo. Meglio di lui nella storia dei 100 ha fatto il nigeriano Olusoji Fasuba (9"85 nel 2006), il namibiano Franky Fredericks (9"86 e 9"87 nel 1996). Come lui lo stesso Fredericks (9"89 nell'anno di grazia 1996). Non pago di essere entrato dalla porta principale dello sport africano (aveva già corso un 9"97 con 2,0 a Durham ad aprile), decide di sfondare quella stessa porta fiondandosi a 8,40 nel salto in lungo con vento nullo. Una binomio coniugato solo dagli Dei di questo sport: Jesse Owens e Carl Lewis. Record africano solo 10 centimetri più avanti: 8,50 del sudafricano Khotso Mokoena di un paio di anni fa. Quindi l'8,46 del senegalese Cheikh Tidiane Tourè nel 1997, e l'8,43 del ghanese Ignisius Gaisha. Quarta prestazione di sempre nel continente nero. Ora i conti con lui si dovranno fare in entrambe le specialità, anche perchè nella serie dell'8,40 c'è un 8,36 con 0,9 di vento. 
Non dimentichiamoci di parlare di Rakieem Salaam, di Oklahoma, il Westbrooke delle corsie. 9"97 sui 100, nella scia di Makusha. Primo under-10" della vita (aveva un 10"20!). Ma Salaam è noto soprattutto come 200ista: 20"29 in batteria (quest'anno 20"05), per poi essere bugellato in finale, infilato da ogni parte. Così Maurice Mitchell, terzo nei 100 con 10"00, con 2,6 di vento folgora i competitors con un 19"99. Comunque lo si guardi, il secondo tempo mondiale dell'anno. 
L'altra gara attesissima erano i 400 con quello che sarebbe dovuto essere il talento emergente nell'empasse internazionale che si è creata in questa specialità, coincidente con la squalifica di LeShawn Merritt, la crisi di Jeremy Wariner e probabilmente l'anno preolimpico. Parlo del sophomore Kirani James, che dopo una stagione stratosferica indoor (44"86) non ha ancora dato seguito a quella prestazione. Così lo sborone in batteria lo fa Tony McQuay con 44"87. PB. 45"51 per Kirani. Poi James ci mette una pezza in finale: 45"10 a 45"14
Nia Alì con 2,1 di vento, corre i 100hs in 12"63, mentre probabilmente è assai stupefacente il 22"24 sui 200 della 19enne Kymberlin Duncan con 1,5 di vento a favore. La Duncan entrerà probabilmente nel guinness dei primati: a Des Moines ha messo insieme 60 gare esatte dal primo gennaio tra staffette, 60, 100 e 200. Non si è ancora vista all'opera nelle gare internazionali.

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