08/02/11

Waiting for (Howe) Godot

La vita sportiva di Andrew Howe è qualche cosa di meraviglioso, concedetemi questa divagazione. Ogni campione appartiene idealmente alla collettività, che a sua volta si sente di dover partecipare ad ogni svolta della carriera del proprio paladino come se fosse la propria. E soffre quando le cose non vanno come dovrebbero. Poi Howe è un ragazzo simpatico, che sa ridere (particolare di non poco conto), e che sa esaltare. Chi naviga in questo mondo da almeno 10 anni, conosce a menadito tutte le sue imprese fin da quelle giovanili (stellari) che ne facevano il più grande talento atletico mai comparso sul territorio nazionale: non solo il lungo, ma il triplo, gli ostacoli, la velocità. Un essere fisicamente superiore, senza tanti giri di parole. Ad un certo punto della sua carriera è però successo qualche cosa: forse gli infortuni, forse le scelte di qualcuno esterno al suo gruppo, forse i desiderata dello stesso atleta. Fatto sta che si sono cominciate ad assommare stagioni in cui sembrava si potesse assistere a bombe (sportive) atomiche (l'anno successivo a quello buono) a stagioni in cui seguivano sistematicamente infortuni o controprestazioni. L'anno scorso Howe la concluse con un clamoroso crono sui 200 all'Arena (20"30 con un'umidità da metropoli del nord), tanto da lasciarci tutti con le mascelle smascellate. Sapete qual'è il problema? Paradossalmente il suo punto di forza, cioè l'ecletticità come velocista e saltatore. Un dualismo mai risolto, in un'epoca di estrema specializzazione che nel lungo periodo può essere più che un vantaggio, un grande svantaggio. Ma questo è solo il mio Andycop-pensiero, nulla di che: non creo opinione. Tutto questo infatti potrebbe portare ad essere fortissimi velocisti e fortissimi saltatori, ma molto difficilmente ad essere il migliore velocista e il migliore saltatore. Che è quello che tutti si aspettano. Questione di tempi da dedicare ai particolari. I migliori sprinter mondiali vivono di quello, così come i saltatori. Quest'anno quello di Howe, quindi, che anno sarà? Se l'è chiesto il quotidiano Tuttosport, che più che chiederselo glielo ha proprio chiesto direttamente a Lui, dopo il 60 in 6"78 ad Ancona. Apriti cielo! Ebbene il quotidiano sportivo cita una pregressa intervista ad Howe di non più di due settimane prima dove riferiva i propri intendimenti: esordio nel lungo a Stoccarda (sabato scorso) "per superare comodamente gli 8 metri"; poi Parigi "Massì, è una gara che ho già vinto ma non c'è motivo per non riprovarci". Ed infine Il Proclama:  "L'ideale sarebbe chiudere questa parte di stagione con un salto intorno agli 8,30". Tutto chiaro, no? No. Virata di 180° e clamorosa ritrattazione nell'intervista che compare oggi sul giornale torinese: "Adesso basta. E' stato un buon allenamento (il 6"78 di Ancona) ma di gare non ne faccio più fino a primavera". Poi l'intervistatore, Guido Alessandrini, fa una domanda intrigante: "D'accordo, ma il lungo? Tra pochi giorni ci sono i Tricolori, e poi appunto, l'Europeo...". Risposta: "Sì, all'inizio l'idea era di andarci, ma non sono uno che può improvvisare". Perdonate l'irriverenza, ma qui mi è scappata una piccola risata a denti stretti (come le battute sulla Settimana Enigmistica). Howe continua: "Ho pesci più grossi da prendere e mi riferisco al mondiale estivo". Ok, su questo non ci sono dubbi: è molto più importante. L'articolo è intitolato "Howe ci ripensa di nuovo" e di certo non potrà essere ricordato come un momento di comunicazione memorabile per lui, anzi. L'immagine intrinseca che ne esce è quella di una certa improvvisazione sulle tappe (l'immagine, eh... poi magari nella sostanza gli obiettivi sono belli delineati) e il quotidiano rimarca proprio questo aspetto. Naturalmente pensate come l'avranno presa alla Fidasics!! Fa quasi tenerezza quindi la conseguente e dovuta intervista al DT della Nazionale di Atletica Francesco Uguagliati che sembra accettare senza muovere un dito la decisione di Andrew. Ma qualcuno ha mai pensato che Uguagliati o qualcuno della Fidal abbia mai potuto influire sulle decisioni dello staff di Howe? Se qualcuno crede alle favole, alzi la mano... 
Seconda immagine che Tuttosport regala all'atletica: la Fidal non controlla (evidentemente) i propri atleti di punta che stabiliscono così le proprie priorità. E le impongono. Sarà giusto, sarà sbagliato: non sono certo io a dirlo. Di sicuro questo sarebbe nelle intenzione della Federazione di Atletica, che tutto sta facendo per la propria immagine dopo le devastazioni al napalm che hanno fatto negli ultimi 6 anni, ma che evidentemente nulla può. Come verniciare la carrozzeria dopo aver negli anni venduto il motore e le ruote dell'auto per poter dire che è una bella automobile. Del resto chi semina grandine, di solito raccoglie tempesta. La fragilità degli organismi tecnici e amministrativi, gli interessi di parte spinti all'estremo fino a cambiare le regole per favorire determinate società a scapito di altre, i personalismi e l'arroganza di chi fa parte di questo sistema, il vizio o peccato originale di un presidente ineleggibile ma che lo stesso gestisce la res pubblica (da sei anni!) fanno il resto, caricando di incoerenze tutto l'organizzazione sportiva. Un baraccone, appunto. Quindi, viva Howe e i suoi ripensamenti: giusto che si diverta almeno lui. 

1 commento: