16/02/11

Ormai tutti si sono accorti della Derkach... e degli altri "stranieri-italiani"

Il titolo della pagina dedicata alla Derkach su Tuttosport
Dopo le incredibili prestazioni di Daria Derkach e dei ragazzi di varie nazionalità messisi in luce durante i Campionati Italiani Giovanili (ma la cui bravura era anche precedente... è che prima di Ancona, i risultati erano random e non si comprendeva appieno il fenomeno in maniera globale) diverse testate giornalistiche e diverse emittenti televisive hanno cominciato a parlare diffusamente di loro. E' il fenomeno del momento: nell'atletica italiana si parla di qualche cosa, finalmente. Arese in questo è stato fortunato, non neghiamolo, ma giusto per non attribuirgli più meriti di quelli che non avrà mai: deve ringraziare infatti le ondate migratorie degli ultimi anni, che hanno sopperito all'abbandono di massa dei ragazzi italiani da questo sport, lasciando spazio a ragazzi che per motivi sociali-culturali hanno abbracciato questo sport. L'atletica è ancora uno degli sport più a buon mercato nel mercato delle opportunità fornite ai ragazzini al giorno d'oggi: è chiaro che statisticamente il figlio di un immigrato (che non arriva solitamente in Italia con il lavoro già pronto, lo stipendio al VI livello, la moglie con l'impiego part-time... una volta ricongiunta) sposerà sport (quando è nelle condizioni di farlo) meno onerosi. A livello statistico, lo ricordo: ci sono sempre eccezioni. E' esattamente quello che stiamo vivendo noi, e che ha vissuto la Francia già da trent'anni: le seconde (e terze) generazioni di immigrati iniziano ad affacciarsi in maniera massiccia a questo mondo e sarebbe un gravissimo errore negare o impedire questo fenomeno. Thamgo, Soumarè, Pognon, Dijone, la Perec, la Arron, Sangoumà e Marie-Rose qualche anno fa, i tantissimi maghrebini del mezzofondo e centinaia di altri: oggi (e già da anni) la nazionale francese era ed è per l'80% composta da atleti immigrati che si sono ormai integrati nel tessuto sociale francese. Si sentono francesi, sono francesi! 
Come dicevamo, anche i media si sono accorti di loro, dei "nostri", ma ora si presenta un grave problema che forse altre nazioni riescono ad aggirare più velocemente: la nazionalizzazione. Eseosa Desalu, il burkinabè di Casalmaggiore, stella dei 60hs (avrebbe anche lui ottenuto il record italiano nei 60hs allievi, se non fosse stato... straniero. Ma non so quante volte avrà mai messo piede nel paese d'origine) secondo Tuttosport già al compimento del 18° anno potrà chiedere la cittadinanza. Gli altri dovranno passare per un lungo iter, fatto di carte, autorizzazioni, lunghe attese magari di documenti provenienti dai paesi di origine (pensare di ricevere comunicazioni da un Ufficio Anagrafe in certe zone del terzo mondo, è quanto meno arduo il solo pensarlo). Poi ci sono le sirene dei paesi di origine: proprio Tuttosport oggi fa un'intervista alla Derkach, in cui trapelano alcuni aspetti della sua vita sportiva. Pensate: due anni fa la Federazione Ucraina le avrebbe già chiesto di partecipare alle gare con la propria casacca: naturalmente ha dovuto rifiutare, visto che era seguita dallo staff della Fidal che avrà dovuto promettere mari e monti per trattenerla. Quello che sconcerta è che le avrebbe chiesto di tesserarsi per la propria federazione anche... la Spagna!! E che c'entra la Spagna con una ragazzina Ucraina che vive in Italia?? Misteri... ma con questo si capisce bene quanto attorno ai piccoli fenomeni nascano battaglie sotterranee per potersi fregiare delle loro prestazioni. La Derkach, infortuni-scongiurando, sembra una predestinata: impossibile non scommettere su di lei. E teniamo presente che il modo migliore per fare proselitismo tra i giovani, per una Federazione sportiva, sono gli esempi super-vincenti: se avessimo un Bolt, centinaia di ragazzini intaserebbero le piste quanto meno per provare a fare 100 metri come Usain... e senza dover andare a prenderli dentro le scuole uno per uno, faticando le leggendarie sette camicie solo per fargli provare uno scattino. 
Poi la selezione "naturale" farebbe il resto. Tra meno di un lustro, la Giamaica sfornerà probabilmente una tale quantità di velocisti che ci spaventeremo, grazie all'effetto mediatico "Bolt". Mai visto il documentario che gira sulla Rai di una manifestazione giovanile in Giamaica? Uno stadio da 40.000 pieno per assistere alle gare scolastiche di atletica in cui era presente l'extraterrestre tra il pubblico?? Invece, noi, tutte le carte che abbiamo avuto negli ultimi anni ce le siamo giocate assai male (e si sono giovate male loro stesse). Anche coloro che avevano la possibilità di spendere la propria immagine per iniziative popolari, tra i giovani, se ne sono stati ad allenarsi in silenzio a testa bassa fino a che lo stellone è passato e sono tornati a prestazioni "normali". Finita la poesia. 
Tornando alla Derkach, nella breve intervista che Tuttosport gli fa nell'articolo oggi in edicola (cui fa da contraltare un'intervista al suo tutor, Stefano Baldini che demonizza l'attuale legislazione in tema di naturalizzazione) traspare un problema più profondo: che mentre si aspetta di essere naturalizzati, questi ragazzini perdono tante possibilità di confrontarsi a livello internazionale. Proprio Daria segnala nel pezzo scritto da Andrea Schiavon, come, avendo accettato la (promessa) futura cittadinanza italiana, nel frattempo non abbia potuto partecipare ai Giochi Olimpici giovanili e ai mondiali del 2009... e questo nonostante avrebbe potuto vincere diverse medaglie. Alcuni ragazzi, ed è successo, stanchi di attendere, alla fine hanno ceduto alle pressioni e hanno deciso di scegliere la Nazionale del Paese dei propri genitori. Come dargli torto? Se i sogni non si vivono da ragazzini, quando li si può vivere? Ora, Daria ha un sogno: le Olimpiadi di Londra dell'anno prossimo, anche se si dice pronta ad aspettare quelle del 2016. E se l'anno prossimo (cavoli se me lo auguro!) dovesse esplodere definitivamente con misure abbondantemente oltre i 14, la Fidal le vieterebbe di andare alle Olimpiadi perchè non ancora cittadina italiana? Nel caso, spero prevalga il buon senso: i campioni dello sport appartengono a tutti, più che alle singole nazioni. Se volete saperne di più della Derkach, compratevi comunque Tuttosport di oggi!!

5 commenti:

  1. prendo uno spunto....
    siamo sicuri che se avessimo un "bolt" lo sapremmo sfruttare quale veicolo mediatico per portare ragazzi al campo ?
    la di martino (certo non e' bolt....) ha fatto una cosa fuori dal mondo : 2.04 , per la nostra atletica e' qualcosa di straordinario , eccezionale..... se ne sono accorti si e no gli addetti ai lavori ...............

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  2. alessandro scusa se mi permetto ma li hai letti i giornali i giorni seguenti al record della di martino? la notizia era pure in prima pagina su gazzetta e nei servizi degli altri quotidiani forse la di martino è un po' debole di per sè mediaticamente parlando non sarà bolt ma non ha nemmeno la presenza e l'alone extrasportivo di una campionessa personaggio come la pellegrini e questo ne incide parecchio sulla sua popolarità. questa ragazzina ucraina invece potrebbe diventare un bel personaggio ma diamole il tempo di crescere e di fare altri risultati

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  3. Ciao Andycop...mi permetto di fare una piccola puntualizzazione.La Arron non è un atleta naturalizzata. E'semplicemente della Guadalupa che è territorio francese...Per il resto son perfettamente d'accordo con te...Sai come è, non volevo fare il pignolo ma per l'Arron ho pensato di dover intervenire!L'ho sempre considerata un'atleta meritevole di particolare attenzione!
    Latletamascherato

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  4. Eh sì, bisogna lasciarla crescere, anche se mi sa che è già cresciuta abbastanza per pensarsi in grande.
    Purtroppo sentendo anche un atleta di primo piano italiano del recente passato, mi ha detto proprio questo: anche nel periodo di massima auge nessuno l'ha messo nelle condizioni di massimizzare la propria immagine.
    La Di Martino è un'atleta estremamente seria, gioiosa, e anche nelle interviste appare la sua modestia (classe).
    Chiaro che i giovani vengono però attratti da altri modelli, più istrionici, comunicativi, dissacranti.
    Howe in certi momenti, come le scene di esultanza ai mondiali. Comunicazione vincente.
    E' anche vero che per i puritani dell'atletica, non è questo che conta: ma io penso all'aspetto di proselitismo...

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  5. forse avete ragione .
    la di martino ha un modo di essere campionessa , forse d'altri tempi (ed anche per questo mi piace ancora di piu') , pero' non e' lei che deve promuovere il "proselitismo" e' la federazione . ci mancherebbe che non ci fossero stati gli articoli sui giornali !!!!! ha fatto e continua a fare cose pazzesche!!!!!!
    certo l'esempio che oggi puo' dare la di martino non e' piu' molto di moda : lavoro , impegno, sacrificio , perseveranza , umilta', serieta'.......

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