21/02/11

Riflessioni a freddo in un pagellone degli assoluti

Michael Tumi, la sorpresa degli assoluti
Riflettendoci a freddo, direi che è giusto che l'atletica sia commentata da Enrico Cattaneo (voto 4: è un pesce fuor d'acqua abituato ai tappeti verdi del biliardo!) e Attilio Monetti (voto 3: qualcuno gli dica che non sono le Olimpiadi di Atene 1896!). Sì, perchè purtroppo, se l'atletica è questa, non si può sperare di vedere qualcuna delle voci-top della Rai per un campionato italiano come quello appena visto con risvolti talvolta tragicomici. Ad esempio, bisognerebbe riuscire a strappare ai tuffi (e al calcio) Stefano Bizzotto (voto 8) che è letteralmente innamorato dei numeri e con l'atletica andrebbe probabilmente a nozze. Penso che dopo un paio di mesi competerebbe con Franco Bragagna (voto 5 perchè ha trovato l'amante nello sci di fondo e lascia la moglie atletica troppo spesso). Perchè peggio di così di sicuro non si potrà fare: una volta teneva attaccati ai teleschermi con la sua esuberanza Giacomo Mazzocchi (voto 7,5, un'iraddidio al microfono) padre di Marco, che urlava nei microfoni di Telemontecarlo (voto 8, un faro che trasmetteva i meeting internazionali). Peccato non avere in questi momenti di morte-lenta delle classi superiori di questo sport un urlatore da microfono che ravvivi l'ambiente. Già perchè per alcuni versi, in alcune specialità l'Italia è all'anno-zero. Il WWF è stato chiamato al capezzale di alcune specialità in via d'estinzione come l'Orso del Kispios o il potoroo dal muso largo: accanto a questi animaletti c'è infatti tutto il mezzofondo femminile, che, senza Elisa Cusma (voto 9: da sola per oltre un lustro ha nascosto sotto un tappeto la pochezza del mezzofondo italiano) ha dimostrato l'incredibile inconsistenza. Tutte teletrasportate in un'altra dimensione? Gare da campionati regionali: gli 800 (voto 3), i 1500 (voto 2). Per fortuna nei 3000 c'era Silvia Weissteiner (voto 6,5 per la tenacia) anche se sul tempo ci sarebbe molto da discutere. Altissimo. E le nuove leve dove sono? Il lungo femminile (voto 1) è anch'esso stato depenalizzato a gara di carattere regionale: l'anno scorso a Gavardo, in un meeting regionale, in 5 superarono i 6 metri... I 400 maschili (voto 3) sono stati snobbati da tutti i big nazionali (voto 1), così come gli 800 che almeno hanno visto la sfida Giordano Benedetti (voto 7,5) versus Lukas Rifesser (voto 6,5) non sono stati nobilitati dalla presenza di Mario Scapini (voto 2: non si evitano gli avversari e i campionati italiani), che punta tutto sugli Europei. Ma se non ha mai vinto un titolo italiano indoor, come diavolo fai a sottrarsi alla lotta e dedicarti ad un obiettivo tanto (poco) tangibile? Che modo è di gestire i talenti nazionali? La partecipazione ai campionati italiani doveva essere conditio sine qua non per andare a Parigi: mi sembrava lapalissiano. Invece, la Federazione Italiana di Atletica Leggera (voto: n.c. da 6 anni) come scritto più volte, non ha potere decisionale sugli atleti, che così si autogesticono allegramente. Diverso sarebbe se ci fosse una parvenza di organizzazione superiore (una sorta di Team Italia stabile, su cui puntare senza continue prove e controprove) con compiti e obiettivi ben precisi, condivisi da struttura tecnica e allenatore dell'atleta. Continuo a domandarmi cosa se ne fa la Fidal di oltre 20 milioni di Euro di entrate (e uscite) all'anno (40 miliardi delle vecchie lire), se non si fa nemmeno il minimo sindacale per favorire l'insorgere di strutture a favore degli atleti. La realtà è che tutto incancrenito: le risorse prendono mille rivoli e si disperdono non certo nelle tasche degli atleti o dei loro allenatori. Gli atleti-top sono costretti a pagarsi osteopati, nutrizionisti, fisioterapisti, massaggiatori, quando sembra ormai chiaro che le medaglie a livello internazionale non si possono vincere continuamente puntando sull'improvvisazione e sullo stato grazia di questo o quell'atleta. Ciò che gli entra con lo stipendio da statali, gli esce per crearsi come atleti. E rappresentano questa Federazione, non dimentichiamolo. Oggi è tutto incredibilmente estemporaneo, vago, non organizzato. E alla fine escono questi campionati italiani, che regalano solo qualche lampo in mezzo a tanta mediocrità. Poche le eccezioni, a partire dai 60 maschili, dove tutti i migliori hanno onorato la manifestazione (voto 7 a tutti) come meglio non avrebbero potuto. Anche da infortunati o dopo essere rientrati da un'infortunio. Meritevoli. Anche i 1500 maschili si sono salvati (voto 6,5), dove i migliori dell'anno si sono presentati: anche Christian Obrist (voto 6: è indietro nella preparazione, ma ha avuto le palle di presentarsi: dovrebbe avere la stessa volontà anche nei finali) che non è a livello degli anni scorsi, ma lo stesso ha avuto l'umiltà di metterci la faccia. Miglior tributo al vincitore, Marco Najibe Salami (voto 7,5: stagione indoor da incorniciare) non poteva fare. Anche nel salto in alto maschile erano presenti proprio tutti (voto 7), anche se non si sono toccate quote siderali. Nicola Ciotti è parso sicuro (voto 7,5), mentre Marco Fassinotti dopo l'ottimo 2010 è apparso un pò in calo (voto 5,5). Nei 60 Manuela Levorato (voto 7) entra nella storia dei 60 metri, vincendo con un mezzo brivido, e salutando la muta di avversarie solo ai 30 metri. Come commentavo ieri, una finale ad un campionato italiano non è una gara qualunque. La tensione sale per tutti, così come è successo per Emanuele Di Gregorio (voto 5). A proposito Michael Tumi (voto 9) ha dimostrato che lo sprint è essere il più "set" possibile lasciando gli spazi del "logic" al minimo. Si è alzato sul pronti più lento degli altri, ma ha messo dentro la miglior accelerazione dell'intero lotto. Di Gregorio ha pensato troppo al prima e soprattutto al dopo della gara (sarebbe stato il primo titolo nazionale indoor), mentre sarebbe stato da pensare esclusivamente al durante. Al "dopo" si pensa solo dopo la linea del traguardo. Roberto Donati (voto 6,5) infilza invece tutti gli altri pretendenti della Staffetta 4x100 barcellonesa. Jacques Riparelli (voto 6 per la costanza), Fabio Cerutti (voto 8: ci ha messo la faccia nonostante il recente infortunio e la probabile-sicura controprestazione) e Gianni Tomasicchio (voto 5,5, mi aspettavo una prestazione più proteiforme). Purtroppo e per fortuna in atletica conta solo una cosa: stare davanti. I 400 femminili (voto 8,5) è stata la gara forse col tasso tecnico generale più elevato: allettava troppo la staffetta 4x400 agli Europei, e così si è assistito per tutta la stagione indoor ad un bella sfida tra prime e seconde scelte. E la finale non ha disatteso le aspettative, con Marta Milani (voto 8) che ha sfiorato il minimo ma sarà quasi sicura la sua partecipazione a Parigi nella gara individuale con le wild-card. Maria Enrica Spacca con il PB (voto 9, è la mia preferita per combattività e cattiveria) e Bazzoni e Arcioni (voto 8 per entrambe) con i rispettivi personali. Finale agli italiani dove 5 atlete su 6 hanno raggiunto il proprio record: meglio di così!
Simona La Mantia (voto 8,5) si candida ad essere super-protagonista anche a Parigi, cavalcando l'onda di Barcellona. Il resto della specialità è in attesa di Daria Derkach (voto 9,5 in prospettiva). Fabrizio Schembri (8,5) raggiunge i 17 metri e vince il primo titolo indoor in carriera davanti al randomizzante Daniele Greco (7 di incoraggiamento, ma può fare molto ma molto di più... "il collega"). E Fabrizio Donato? 9,5 per l'8,03, mentre i suoi avversari sono naufragati nelle sabbie mobili della elastica pedana di Ancona (voto 6). Peso maschile inquietante (voto 4), mentre finalmente Chiara Rosa (7,5) riesce a sparare quella dannata palla di ferro da 4 kg oltre i 18 metri ed ottenere il tanto sospirato minimo. 

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