11/02/11

Dusseldorf: Collio non convince - Obrist non va - Kim Collins sensazionale: 6"52

Kim Collins in action
In Germania, ma ormai è un mantra, organizzano meeting internazionali con cadenza bisettimanale. In Italia zero-virgola-zero da molti anni. Messaggio trasversale per i "governi del fare" di RamsArese II, che di colpe sulla mancanza di infrastrutture ne ha tante. Questa sera a Dusseldorf ennesimo meeting di una lunga teoria: situazione che bisogna anche benedire, perché permette ai nostri atleti di avere delle opportunità per ottenere i minimi. Ma pensate che paradosso: la Fidal mette dei minimi per partecipare agli europei, e dall'altra parte di fatto non mette nelle condizioni gli atleti (leggi: strutture) per ottenerli. Pazzesco. Dopo i fuochi d'artificio in Slovacchia di Antonietta Di Martino e in parte di Nicola Ciotti, arriva a due soli giorni di distanza l'ennesimo meeting internazionale tedesco. Presenti due italiani: Simone Collio e Christian Obrist. Il primo, con un minimo per gli Europei inchiodato a 6"67, ha esordito nella stagione 2011 con un 6"72 per ora solo un pizzico preoccupante. Quante opportunità avrà nei prossimi 10 giorni di scendere in pista, prima della deadline collocata con il triplice fischio dei Campionati Nazionali? Accorto quindi fino a prova contraria Emanuele Di Gregorio, che partendo un paio di settimane prima con le gare ha potuto mettere subito a posto qualche particolare. Christian Obrist, dopo la fugace apparizione a Lievin sugli 800, torna all'ovile dei più sicuri 1500, ma con il medesimo risultato: oltre 2" dal biglietto per Parigi. 3'44"45, che è superiore addirittura ai tempi di Salami e Leone in chiave Italica, e che nelle precedenti uscite si erano avvicinati maggiormente al 3'42"10 fissato dalla Fidasics. 
Le altre gare: la ticinese Irene Pusterla riesce ad arrivare seconda nel salto in lungo con 6,48 (ma una settimana fa era stata in grado di arrivare sino a 6,57 a Magglingen), in una specialità che a livello mondiale sembra soffrire una caduta verticale delle prestazioni. Nelle batterie dei 60 femminili non solo si mette in luce la solita "nuova" Oleysia Povh (7"16), ma anche la connazionale Maryia Ryemyen, che è scesa al personale di 7"17 con un RT "lento" di 0,192. In finale la Povh stabilisce il suo PB a 7"13, sancendo una superiorità ancora marcata, se non altro per l'incredibile regolarità: 7 prestazioni tra i 7"13 e i 7"17 in tre settimane. Seconda la stars-&-stripes Gloria Asumnu con 7"14, mentre terza (ribadendo il 7"17) la Ryemyen. Saranno le due ucraine a contendersi le medaglie più pregiate a Parigi? Sembrerebbe di sì: al momento le altre nel continente sembrano molto distanti. Negli 800 femminili vittoria della lituana Egle Balcinuaite, con 2'01"23. Ma si sa: gli 800 al momento non sono più una questione italiana, finchè non sentiremo parlare di Cusma o Reina. Nei 60hs l'americana Kellie Wells spara subito il miglior tempo mondiale dell'anno in batteria: 7"84 con un RT reattivo di 0"125. 7"89 in finale. Nel triplo la tedesca Katja Demut, dopo aver fatto faville una settimana fa (ne avevo parlato già in un post) ribadisce il proprio stato di forma stabilendo un'altra volta il record tedesco con 14,47, e la miglior prestazione mondiale dell'anno (a Chemnitz aveva saltato 14,45). Brutta notizia per la La Mantia che vede migliorare anche l'ucraina Olga Saladuha fino a 14,45. Saranno loro due le vere avversarie della siciliana a Parigi. Nel peso in tre sopra i 20 metri, con il tedesco Ralf Bartels a sparare la palla a 20,91. 5° quell'Andy Dittmar iscritto agli Euroindoor... master con 18,20. Il profeta in patria Malte Mohr si candida ad essere l'unico vero avversario credibile di Lavillenie a Parigi: 5,85 per vincere la gara. Nei 60 Kim Collins (da quest'anno master pure lui) riesce a fulminare i propri compagni di ventura con una sciabolata in batteria a 6"60, regolando gente come il trinidegno Marc Burns e Ronald Pognon (ma che sembra inesorabilmente sulla via del tramonto: questo ragazzo ha un PB di 6"45). Mentre nella prima batteria Mike Rodgers (quella di Collio) si abbatte sul traguardo in 6"57. Arriva in finale anche il mio "amico" elvetico di facebook Pascal Mancini (6"69). La finale è una storia a sè stante, e incredibile ma vero, Kim Collins piomba sulla fettuccia in 6"52 (miglior tempo mondiale dell'anno, lo stesso di Nesta Carter). Migliora anche Michael Rodgers, 6"53. L'unico europeo in finale, Mancini, squalificato per falsa partenza. Più ci si avvicina agli Euroindoor più Di Gregorio sembra davvero il favorito numero "1" dei 60 francesi. Nei 60hs Petr Svoboda si conferma l'europeo più in palla: 7"57, mettendo in fila, tra gli altri anche il rientrante in Europa Liu Xiang (7"60) e il francese Darien Garfield 7"65. Torno un attimo su un'impresa di pochi giorni fa di "O' animale" Ashton Eaton, durante il record del mondo di eptathlon del weekend scorso: 60hs in 7"60: come uno super-specialista come Liu Xiang. Capito che razza di fenomeno? I 1500 hanno visto come al solito il domino di atleti keniani: ben 6 da 3'34" a 3'38". Inutile soffermarsi sui nomi. Non c'è nemmeno più gusto. Stessa cosa dicasi degli 800, dove Lalang Boaz (indovinate la nazionalità... magari aggiungeteci un "kip" davanti) ha dominato con 1'46"00

Nessun commento:

Posta un commento