19/05/11

Una pagina della Gazzetta dello Sport dedicata alla nostra protesta: che successo!

Davvero un successo senza precedenti la manifestazione "Milano Odia l'Atletica": oggi addirittura l'apoteosi con un'intera pagina della Gazzetta dello Sport dedicata alla situazione delle piste di atletica a Milano. Noi il nostro l'abbiamo decisamente fatto: forse abbiamo ottenuto più di mille contatti, amicizie, regalie, veti incrociati, patti taciti ed accordi di scambio che da oltre vent'anni stanno caratterizzando l'atletica meneghina. Oggi lo possiamo dire: tutto questo a cos'ha portato? Possibile che siano stati tutti così ciechi da non vedere che mentre perseguivano i loro piccoli fini (parlo delle società più abbienti di Milano) hanno di fatto portato alla morte dell'atletica in un'intera città? La paura di vedere troncati di netto tutti i propri rapporti privilegiati, li ha visti impegnati poi in una davvero poco elegante campagna elettorale a favore del candidato sindaco Letizia Moratti, facendo storcere il naso ai più che dalle società sportive si aspetterebbero un disincantato disinteresse. L'inchiesta della Gazzetta, senza mai fare nomi, indirizza molto direttamente il dubbio di fondo ai lettori (per colpa di chi?) verso determinati indiziati e rompe anche l'ultimo velo sulla gestione dell'intero sport (ed in particolare dell'atletica) da parte delle ultime giunte comunali. L'Arena ceduta al calcio (quando non è ceduta ad una pletora di iniziative sociali), il XXV Aprile bloccato dai lavori e da ricorsi al TAR, il Saini impraticabile, il Carraro non omologato, il Giuriati concesso dal CUS ma di fatto prerogativa del rugby. Per colpa di chi?
Rilevo con una certa sorpresa come la Gazzetta dello Sport intervisti il Consigliere Nazionale Fidal Pierluigi Migliorini: ma la Fidal nazionale è davvero tutta qui? Una dichiarazione in cui si dice che "abbiamo chiesto 12 gare e ce ne hanno bocciate 8". Ma poi... chi le ha chieste queste gare? La Fidal Nazionale o la Fidal Regionale? E non hanno fatto nulla? Dov'è Arese? Non hanno smosso il CONI? Gli hanno detto "no", hanno incassato e se lo sono portato a casa?
Lo sport negato non è un motivo per sbattere i pugni su un tavolo e ottenere quello che dovrebbe essere un diritto per una federazione (quella Lombarda) con 34.000 tesserati?
Davvero, è tempo di abbandonare tutti questi personaggi che non sono "vecchi" a causa della loro carta d'identità, ma sono "vecchi" per come concepiscono lo sport, i rapporti personali, la trasparenza e la chiarezza. E' tempo che si insidi una nuova classe dirigente, costituita da persone diverse (che siano giovani o meno non importa proprio): idee nuove, entusiasmo, capacità di comunicazione, interattività, contrapposta alla stantia puzza di antico che ormai questo gruppo dirigente trasuda e che è stato un fattore decisivo alla morte dell'atletica a Milano. Anni fa avevo aiutato Ubaldo Ranzi (un simpaticissimo decathleta dei primi anni '90, tra l'altro primatista italiano) nella sua campagna elettorale per la Presidenza nella Fidal Lombardia. Era stato fatto tutto per gioco, consapevoli che non c'era nemmeno una possibilità su un miliardo di vincere: tutto era stato fatto per smuovere quello che era l'unico candidato. Avevamo proposto di investire i denari della Federazione in una trasmissione di un'ora in una TV locale (lo fanno tante federazioni!), di organizzare le gare in maniera costruttiva e diacronica, di prevedere una pubblicazione periodica cartacea, grandi sforzi per una pista indoor... idee, da discutere, magari anche irrealizzabili. Ma idee. Io vi chiedo: ma solo sulla pista indoor a Milano, qualcuno ha mai fatto nulla? Nemmeno quando era stata proposta a tutti i comitati la pista di Genova/Torino (sembra che quella pista giaccia in qualche magazzino inutilizzata), perchè con tutti i milioni di metri cubi di spazi dismessi a Milano, non la si è voluta riattare? Colpe dell'amministrazione comunale, ma anche delle varie Fidal che hanno i portafogli. E la Lombardia produce un bel manipolo di Consiglieri Nazionali Fidal che mettono piede nei consigli Regionali: a nessuno viene in mente che non si fa atletica senza piste? E che i giovani non si avvicinano all'atletica correndo su una strada?
Come si trova in calce all'articolo sulla rosea, è davvero venuta meno in questi anni la cultura dello sport a Milano, sperperata in tanti piccoli rivoli. Per i soggetti privati, invece, avere una goccia di risorse per la propria società, è stato molto più importante che lottare perchè l'atletica in pista sia uno sport per tutti. Anche a questo hanno rinunciato.
Pensate: sembra che una società (se mi contattate direttamente vi dico qual'è, inutile sbandierarne il nome) non pagasse ai propri atleti nemmeno le tessere di ingresso ai campi di Milano di Milanosport (evidentemente questo era l'accorso società-atleti), tanto era sicura nella propria torre eburnea dei propri rapporti con la politica. Uno schiaffo a tutti quelli che se la sono dovuta pagare e hanno ricevuto questo trattamento dall'attuale amministrazione. Anche questo contribuisce a far capire perchè quando c'è stato da protestare, molti non sono scesi in campo e si sono schierati dall'altra parte.
Concludo: ringrazio ancora Sabrina Fraccaroli, presidente della Fidal di Milano, che dopo i fatti contestati, ha avuto il coraggio prima di partecipare alla nostra trasmissione radio. Quindi di prendere in mano la situazione all'Arena, tanto da riuscire a esiliare il calcio. Il mio ringraziamento le porterà chiaramente alcun consenso con i suoi Grandi Elettori federali (che purtroppo sono schierati tutti da una parte e non certo a favore dell'atletica), ma glielo dovevo.

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