30/05/11

Latina - Juarez Isalbet 46"2 e Ale Cavallaro 21"0 - Caravelli sfolgorante in 23"1

Ora, non succeda come l'ultima volta dove mi permisi di criticare un cronometraggio manuale (mi sono arrivate pure mail di protesta e insulti), ma purtroppo ogni volta che vedo risultati manualizzati, mi viene un leggero moto di fastidio. L'ultimo atto di questo moto reazionario è avvenuto a Latina, Meeting dell'Asvel, che si pone come riunione di primo piano a livello nazionale visto il parterre de roi esibito ad ogni edizione. Facile ipotizzare che sia saltato l'impianto in stato d'opera, ma insomma, non me ne vogliate: un risultato manuale è qualche cosa che nel 2011 non rientra più nella logica nelle gare di atletica, soprattutto nello sprint e negli ostacoli, dove le differenze si fanno sui centesimi. Pensare che qualcuno aveva pure ipotizzato di inserire nel sistema di cronometraggio pure i millesimi (fisica quantistica probabilmente), quando qui si stanno ancora usando le clave. Così ci si trova a commentare l'8"5 e l'8"6 sugli 80 metri di Michael Tumi (con vento negativo, quasi di 3 metri). Se così fosse, per l'homo novus dello sprint italico sarebbe un deciso passo indietro rispetto alle uscite delle ultime settimane, visto che una traduzione automatica dell'8"5 totalizzerebbe un 8"74 di certo non paragonabile al 10"36 di Gavardo. Luca Verdecchia secondo in 8"6 dopo l'8"8 delle batterie. Esito? Rimandato a quel simulacro di competizione per società, deprezzata di ogni significato, che è la Coppa Italia (a proposito: ma i 100 li farà lui o Di Gregorio per l'Aeronautica?).
Ma il risultato più eclatante è forse il 46"2 del poliziotto bergamasco Isalbet Juarez, che sarebbe il suo personal best, ma sul quale aleggerà il dubbio del tempo effettivo, visto che Kronos ha delegato alla fallibilità umana i propri insindacabili responsi. Prima dell'Handy Time il miglior tempo l'aveva ottenuto quest'anno a Busto Arsizio con 46"72, mentre il primo sub-46" risaliva al 2009. A dare forse spessore al risultato di Juarez (che con questa è sceso per la 4^ volta sotto i 47") è stato il secondo posto con 46"4 di Mathieu Gnanligo, straniero in forza alla Cento Torri Pavia. Facciamo un paio di calcoli: secondo le statistiche di all-athletics, il portacolori del Benin è sceso 11 volte sotto i 46"50 e due sotto i 46" negli ultimi 5 anni. L'anno scorso corse in 46"32. Ergo: se il crono non è fallace, considerata la proprietà transitiva, Juarez batte un tizio che è stato anche n° 47 al mondo per due settimane (ora è al 199). Isalbet invece è al 207°, ma dopo il 46"2 dovrebbe guadagnare qualche posizione nella prossima formulazione del ranking.
I 200 sembrerebbero rimettere in carreggiata quel talento siciliano che un'estate di qualche anno fa sembrò spaccare il mondo della velocità italiana. Alessandro Cavallaro che mette in saccoccia un 21"0 con 1,2 di vento (l'anemometro, almeno quello, c'era). Ho giusto letto qualche minuto fa l'articolo sull'ultimo numero di "Atletica" della Fidal, celebrativo delle competenze sul prof Di Mulo, in cui si ripercorrevano, tra una domanda e l'altra, le gesta di quello che Pierangelo Molinaro definisce "un enigma fra i più grandi della nostra atletica, un grande talento che non si è mai espresso". A proposito, Sig. Molinaro: paragonare Di Mulo a Mourinho è davvero un azzardo: sulla bacheca degli honours non contano solo i successi (pochi e decuplicati rispetto a quello che sarebbe potuto essere se...) ma anche i non-successi e le scelte clamorose e prive di senso (la 4x100 femminile di Barcellona ce ne siamo già dimenticati?). Anche le statistiche hanno un loro peso, soprattutto in atletica. Starebbe meglio un accostamento al vulcanico Carletto Mazzon, ecco. Questo comunque ciò che dice il prof su Cavallaro: "Alessandro ha perso la testa, non le gambe. Forse all'inizio gli è riuscito tutto con un pò troppa facilità. Nell'inverno del 2000 andò in crisi e volle trasferirsi a Roma, da Tilli. Era tornato da me nel 2003, lo ripresi, ma non sono riuscito a recuperarlo dal punto di vista mentale, Ale non credeva più in quello che faceva, voleva discutere tutto". Strano, pensavo che nelle metodologie di allenamento moderne avesse fatto passi da gigante il feedback coach-atleta, soprattutto se l'atleta è evoluto e maturo. Mi sbagliavo. Comunque, Cavallaro, ormai  31enne, vanta qualche cosa come 42 caps sotto i 21", 10 volte sotto i 20"60, ma l'ultimo sub-21" risale ad un 20"94 (con 2,0) corso a Firenze nel 2008. Attualmente è il n° 409 al mondo sui 200, ma per 8 settimane arrivò fino alla 27^ posizione (tra il 2003 e il 2004).
Marco Najibe Salami (ma davvero che disdetta non avere avuto il cronometraggio elettrico!) è il mezzofondista veloce emergente del 2011, considerato che Obrist appare obnubilato da qualche tempo. 3'42"7 che è anche la sua terza prestazione all-time sui 1500, ma i primi due tempi risalivano al 2007 e al 2008. Poi un lungo periodo di oblio, prima dell'esplosione nella stagione indoor di quest'anno. Terzo Giulio Iannone, che al personale c'è invece arrivato: 3'43"0. Aveva 3'43"44 risalente al 2010.
Emanuele Formichetti spacca invece la barriera degli 8 metri nel lungo ma il vaso dei venti si era già riversato con tutti i suoi venti: 8,04 con 3,2 di vento, ma anche un 7,83 nella stessa serie con vento regolare. Allora, dal punto di vista statistico, il 7,83 è il suo quarto risultato di sempre all'aperto (8,10 il PB l'anno scorso a Grosseto). 5 le volte sopra i 7,80 nella carriera (regolari). Attualmente è 57° nel ranking mondiale, ma è arrivato sino a 46° del seeding.
Nel disco Hannes Kirchler abbatte la barriera dei 60 metri: 60,09, cioè la 53^ volta nella carriera sopra la barriera internazionale dei 60 metri. Ma quest'anno aveva lanciato anche 60,89 a Palmanova. 45° al mondo nel disco, ma nel passato (si torna indietro al 2007) era arrivato tra i primi 20 al mondo: 18°. Diamo un 7 anche al secondo arrivato, se non altro in ottica futura: Federico Apolloni, classe 1987: 58,72. Terza prestazione all-time personale.
Negli 80 femminili Giulia Arcioni affina le armi per la Coppa Italia: 9"4 con 1,4. Terza la nostra favorita Darya Derkach che ha notevoli doti non solo come saltatrice, ma anche come velocista (già a 11"93 sui 100 quest'anno), che viene cronometrata in 9"8.
Marzia Caravelli si esibisce nella canonica doppietta 100hs-200. Che stagione per gli ostacoli: la Caravelli ha già corso in 13"23 ad Orvieto. Veronica Borsi e la ritrovata Micol Cattaneo, rispettivamente 13"21 e 13"41. Si attendono solo le sfide dirette, dove all'appello manca solo la rivelazione dell'inverno Giulia Pennella. A Latina 13"4 con 1,5. Ma il risultato incredibile arriva nei 200: Marzia Caravelli catechizza la stessa Giulia Arcioni, molto più accreditata di lei sui 200 e piazza un sontuoso 23"1 con un vento di soli 0,9 a favore. E dire che prima di questo risultato incroyable, la Caravelli era scesa sotto i 24" in sole due circostanze (due volte 23"94 l'anno scorso). La Arcioni, se vogliamo, fa quello che sa fare la Arcioni: cioè correre in 23"4, che sta tra i suoi numeri. Del resto ha corso già sette volte sotto i 23"70 nella carriera: un 23"4 si inserisce in questo trend. Ora, con un piccolo sorriso, vien da chiedersi se Di Mulo anzichè convocare per i raduni delle staffette gente da 24"2, non pensi di convocare 100iste veloci (magari facendo qualche passo indietro, ma solo per onor patrio) o se sta proprio nel suo modulo alla Mourinho la 200ista o il 200ista nel complicatissimo meccanismo di una 4x100 (e che siano realmente veloci, è un particolare di secondaria importanza).

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