22/05/11

Michael Tumi 10"36 a Gavardo - Elena Sordelli 11"86 (record italiano F35)

Gavardo... tralasciamo il petting sul fatto che c'era la pista veloce, il bel tempo, tutti erano belli etc, etc, etc. Buttiamoci subito sull'uomo nuovo dello sprint italiana, il catechizzatore di Emanuele Di Gregorio agli italiani indoor sui 60: Michael Tumi (1990), in passerella sulla bouvette della sua pista preferita, il rettilineo dei 100: l'anno scorso ci esibì nel suo PB con 10"44. Quest'anno, in batteria, aspetta l'effluvio di 1,3 a favore e allo sparo martella pneumaticamente la pista bicolore piombando sul raggio laser della fotocellula in 10"36! Record personale e miglior tempo italiano dell'anno (tolta la maglia rosa a  Jacques Riparelli capace di un 10"39). Mannaggia la miseria, le liste all-time fornite dalla Fidal arrivano a 10"34 (e sono in 32 ad esserci riusciti). Probabilmente da qualche parte si ricava, ma a quest'ora del mattino, le mie capacità di ricerca con google sono annebbiate. Per vederlo far capolino anche nelle vituperate statistiche Fidal non rimane che aspettare il miglioramento. Nella attesa finalissima, Tumi si fa stregare dai sogni, e incontra un'inaspettata difficoltà a domare Matteo Galvan (1988), che riesce a giocarsi anche lui il proprio jolly che gli vale il personale: 10"43 contro il 10"41 di Tumi con lo stesso vento di 1,3 della batteria. Naturalmente per il veneto terzo tempo dell'anno nello Stivale e se davvero puntasse sui 200, un buon sentiero. In generale 100 metri di livello (per essere una gara italiana) soprattutto in batteria. Gualtiero Bertolone 10"53 (con 1,1 in batteria), Enrico Demonte 10"55 (con 1,5), il ritrovato Andrea Luciani e Alessandro Berdini 10"62, Tommaso Lazzarini (1991) 10"63
Passiamo ai 100 femminili dove lo show lo fanno donne con età da master. Elena Sordelli, classe 1976, in batteria corre in 11"86 con 0,7 e fa il miglior tempo del primo turno. La notizia? Che il tempo è il primo sub-12" di una donna italiana over 35: record italiano F35, se a qualcuno può interessare. Il precedente record era quello della maori Lusia Puleanga che si era fermata alla soglia del paradiso (sportivo) delle velociste: 12"01. Per il resto solo in 3 atlete in batteria sotto i 12", perchè la velocità femminile in Italia è ancora opinione (quindi perchè andare forte?). I tempi e le prestazioni sono a zero. L'opinione, naturalmente, è quella di Di Mulo, il Re Mida dello sprint. In finale arriva la folata oltre i limiti consentiti dagli autovelox dell'anemometro e Martina Balboni (1989) corre in 11"79, battendo la più quotata dai bookmakers Maria Aurora Savagno con 11"81
400 maschili: Marco Lorenzi (1993) continua a dar testate al 47", probabilmente in attesa del perfect game, che gli regali il "sub". Insomma, ci sta statisticamente che dopo tanti 47-bassi arrivi il 46-alto. Aspettiamo, per ora mettiamo nel libro generale dei risultati il 47"30. 47"77 per Francesco Cappellin (1990). 
Nei 400 femminili l'allieva di origine centrafricana (credo) Rapahela Bohaneg Lukudo (1994) si impone in 56"32: anche lei una di quelle risorse dell'atletica italiana del domani (ritengo). A sorpresa alle sue spalle Emanuela Baggiolini (1972) vincitrice della seconda serie in 57"12, un'ora dopo aver corso gli 800 in 2'11"88. Sovrumana e pubblicità colata per il mondo master e per chi ancora crede che dopo i 30 non si è più performanti. Se volete una sorta di fotografia dell'atletica italiana di oggi, caratterizzata dai giovani stranieri emergenti (che viaggiano con le magliette d'atletica con etichettato: da naturalizzare) e i master.
800 femminili: vince la straniera di turno, ma probabilmente la nostra lente di ingrandimento deve andare su Serena Monachino (1990) l'unica vera alternativa (per l'immediato futuro) al momento esistente in Italia sugli 800, visto che incredibilmente in questa specialità, le magnifiche quattro hanno un'età media ben oltre i 30: Elisa Cusma, Daniela Reina, Elisabetta Artuso e Maria Vittoria Fontanesi. La bergamasca scruta i meandri di quello spazio di tempo vicino ai 2'06" che separano il mondo dei normali, da quello dei super: 2'06"87 la sua firma sul book di Gavardo. 
3000 femminili: come dire? Non ve l'avevo detto? Il mezzofondo femminile italiano è una delle riserve atletiche italiane rase al suolo da questa Fidal. La situazione peggiore è negli 800/1500, come scritto più volte. Tolte le già citate Cusma e Reina, il vuoto. Ma per non farsi mancare nulla, la Fidal dei Consiglieri Nazionali che saccheggiano le norme a favore della propria società (poi bisogna vendere il prodotto generale dicendo che va a beneficio della diffusione dello sport tra i giovani... di fatto più risorse per comprare atleti, altrochè vivai), ha quasi ucciso anche il mezzofondo. Chi ci rimane? Silvia Weissteiner (classe 1979) e Agnes Cognomeimpossibile Tschurtschenthlaer (1982). Poi qualche maratoneta (che non mancano mai) e un esercito di... master. Ma master nel senso di età di nascita: quando aboliranno queste differenze? A Gavardo Agnes TSCH vince in 9'31"58. Poi la svizzera Winkler e Silvia Casella (1972). Quarta Alessandra Seghezzi (1979). Non proprio un campionato allieve.
1500 maschili: Michele Fontana (1991) si esibisce in una prova di grasso spessore atletico. 3'43"14. Ma anche Merihun Crespi (1988) torna a far spuntare il capo dall'anonimato con un altrettanto spesso 3'43"66. Naturalmente bisogna scendere sotto i 3'40" (e non una sola volta nella vita) per poter dire qualche cosa a livello quanto meno... europeo. Così... mi domando: ma non è che servirebbe una nuova riorganizzazione del settore tecnico del mezzofondo? Non intendo nelle persone, ma proprio della capacità lavorativa ed organizzativa. Ma poi... esiste qualche cosa? Come fa la Spagna (dubbi a parte) a creare un mondo di mezzofondisti e l'Italia puntare tutto sulle "piccole e medie imprese" dei self-made-man (leggi: allenatori illuminati in sinergia col talento di turno). 
Nei 5000 metri di Giammarco Buttazzo (1977... eccallà) che vince in 14'12"71, segnalo il terzo posto di Yassine Rachik (1993, junior al primo), scoperto dal mio caro amico Arrigo Fratus una mattina di qualche anno fa correre un 1000 sulla pista di Cividino coi jeans tagliati al ginocchio e le Superga in un tempo sotto i 3'. Ieri 14'13"01 sui 5000, ma ha già corso anche in 3'52" sui 1500. Non ci deludere Yassine. Solo la fatica conta.
Peso maschile a Marco Dodoni (1972... eccallà II) con 17,90, ma nella classifica finale troviamo anche un altro hall-of-famer dei lanci italici: Giovanni Tubini (1964) quarto con 15,33. Le novità italiane si contano sulle dita della zampa di una gallina (che sono solo tre). Il record italiano M45 indovinate a chi appartiene? A Luciano Zerbini (lo conoscete?) che ha lanciato la palla da oltre 7 kg a 15,78.
Triplo maschile: sono ridondante: Michele Boni (1981, trent'anni), batte Emanuele Sardano (1979, trentadue) 15,77 a 15,45. L'ufficio statistiche della Fidal dovrebbe fare questo tipo di elaborazione: verificare cioè l'età media in maniera storica (dal 2000 al 2010) dei primi 10 o 20 delle liste italiane dell'anno. Scommettete che ci si sta avvicinando più ai 30 che ai 20?
Lungo Femminile: Irene Pusterla (ticinese) è il valore aggiunto a tutta la manifestazione, vista la partecipazione e la finale (sfiorata o entrata come 8^... non mi ricordo) ai recenti Europei di Barcellona. 6,64 con 1,0 a favore. Bisogna tornare a Fiona May per vedere qualche cosa del genere con atlete italiane. Però... però, insomma, non male il 6,39 di Tania Vicenzino (1986). Poi il campionato italiano delegato, con Elisa Zanei (1984) terza con 6,18; Valeria Canella (1982) 6,06. A proposito: ma perchè a nessuno viene in mente di organizzare un dannato Grand Prix nazionale a punti? Obbligatorio per gli atleti-top, come è in Francia. In Francia, se Lemaitre non partecipa ad almeno 3 prove del circuito, non va ai Mondiali di Daegu. E che cavolo! Atletica itinerante, non la diaspora italiana. 
Alto femminile: non ce la faccio più a scrivere... nessuno che ha voglia di scrivere nel mondo dell'atletica? E chi te lo fa fare? Touchè. Allora mi limito a segnalare l'1,79 di Valeria Marconi. Indovinate quanti anni ha? 30. E anche questa rondine ha fatto la primavera. 

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