01/08/11

Cambiare i campionati italiani assoluti... l'imperativo categorico (prima puntata)

Dobbiamo soffermarci ancora sul fallimento dei campionati italiani assoluti di Torino? No, dai, non ho voglia di rievocare questa sciagurata manifestazione. Non ho proprio voglia stasera, l'abbiamo trita e ritrita. E l'hanno tritata e ritritata Bragagna, la Gazzetta e chi più ne ha più ne metta. Vediamo di essere positivi e propositivi, nella remota speranza che i decision makers magari distrattamente possano leggere queste righe. 
L'imperativo categorico penso che sia assodato, tanto da spingere l'ultimo Consiglio della Fidal a metterlo negli intenti (elettorali, che credete?) per il 2012: nero su bianco sul sito ufficiale. Bisogna cambiare i campionati italiani assoluti. Vediamo se qualcuno cambierà qualcosa nella mastodontica e pachidermica organizzazione delle manifestazioni per l'anno prossimo, anno olimpico. Il fallimento delle ultime 20 edizioni di campionati italiani (non poniamoci limiti) è riguardata prima il numero di partecipanti, poi la qualità dei rimanenti, quasi che, guarda caso, al diminuire di una variabile sia calata anche l'altra.

Tutto nasce da un "problema" condiviso: il minimo di partecipazione a questi Benedetti Campionati Italiani. Aleggiava sulle piste italiane la leggenda che qualche precon tenuto in qualche vasca di soluzione fisiologica dentro le catacombe della Fidal, attaccato con elettrodi al Cervellone Sigma (un giorno come Al 2000 diventerà autonomamente pensante se va avanti così) producesse periodicamente un oracolo e con questo vaticinio si fissassero i minimi per i campionati italiani: in pratica avrebbe preso le liste italiane dell'anno precedente, avrebbe contato fino al 30° e il tempo del 30° avrebbe stabilito il minimo (se non il 30°, qualcuno in più o qualcuno in meno). Compito di una difficoltà assoluta. Peccato che i precon erano così preveggenti da non tener conto che ci sono molte specialità "limitrofe" e gli atleti che hanno stabilito un minimo da una parte (tipo i 100 o gli 800) li hanno stabiliti spesso anche in un'altra (tipo i 200 o i 1500). 
Così si parte già agli italiani di quell'anno giocandosi una buona fetta di partecipanti, cioè tutti coloro in possesso del doppio-minimo che per ovvi motivi non ritengono di partecipare a due gare per puntare ad un titolo. Anche perchè, prendiamo lo sprint: se uno è solo un pò forte, si corre batteria e finale dei 100, batteria e finale dei 200 e magari anche la 4x100. Il tutto in due giorni. Di sicuro c'è di meglio se uno vuole ottenere il massimo. 

Ci si trova poi con molte defezioni: è di questa giorni la polemica tutta britannica contro Philipps Idowu, il ricercato n° 1 per la medaglia d'oro nel salto triplo a Daegu (dopo il fracasso della caviglia di Teddy Thamgo agli Europei U23... nel nome della sudditanza dell'atleta alla propria Federazione), per non essersi presentato ai campionati inglesi a Birmingham. Contro di lui, oltre che il tono dell'articolo di The Telegraph di ieri, anche il CT della Nazionale della Union Jack, Charles Van Commenee, che lo incolpava anche dell'assenza alla prova di Coppa Europa a Stoccolma (vinta da Fabrizio Schembri). Malumore nella Nazionale della Terra di Albione, toccata su un tasto importante come la partecipazione.

In Italia sono molti quelli che pur detentori del minimo, per motivi astrali gabellano i campionati nazionali. Cose inconcepibili. Per fortuna ci sono esempi come quello di Fabrizio Donato, che a meno di infortuni certificati, non si è mai astenuto "strategicamente" dal presentarsi ad un campionato tricolore. Anzi, spesso si è pure presentato nella doppia specialità: triplo-lungo. Tanto di cappello. Stranamente molti nostri "campioni" non hanno una visione retrospettica tale da fargli vedere che le carriere ad alti livelli sono viaggi spazio-temporali velocissimi, dove le medaglie olimpiche o mondiali non sono proprio raccolti annuali... anzi. Avere archiviato un certo numero di titoli italiani, a fine carriera, un giorno potrà essere più "pesante" che essersi astenuti dal presentarsi agli stessi campionati per preparare 5 campionati del mondo o 3 olimpiadi dove si sarebbe poi usciti al primo turno o con tre nulli alla misura di entrata. Con tutto, che le convocazioni sarebbero di certo arrivate lo stesso.
Leggevo di Carla Tuzzi giusto ieri: 19 titoli italiani in una carriera decennale ad alti livelli: ma ci pensate se invece di presentarsi regolarmente agli italiani, avesse sempre optato per preservarsi per i successivi campionati mondiali o gli europei (cui avrebbe comunque partecipato)? Parleremmo sicuramente di un'altra atleta che si è realizzata a metà, mentre così apparirà sempre un'icona dell'atletica italiana.

Mi sembra quindi prioritario, come primo compito per riportare atleti e pubblico agli italiani, che alla stessa manifestazione partecipino tutti i big del movimento. Nessuno escluso. Anzi, sembra necessario, anche se non sembra strutturalmente possibile istituire veri e propri trials in Italia se non per le staffette (se i primi tre arrivati di una specialità, chiunque essi siano, non hanno i minimi IAAF o EEA, si attaccano... non possono essere portati da nessuna parte), la partecipazione agli assoluti sia prodromica alla partecipazione a qualsiasi campionato internazionale di quell'anno. A mio modo di vedere non possono esistere casi di sottovalutazione di questo campionato: ne va davvero della credibilità di tutto il movimento verso i media e della Fidal davanti ai propri tesserati. Credibilità ampiamente compromessa, direi, negli ultimi anni... ma almeno salvare il benessere dei tesserati, non sarebbe male.
C'è poi da dire, come più volte detto, che l'imperativo categorico è dato anche dall'appartenenza della maggior parte di questi atleti a gruppi sportivi militari: sono pagati dai contribuenti e sembra paradossale che non si presentino ad una delle poche cose per cui si ritiene vengano pagati: partecipare ai campionati italiani, oltre che all'attività internazionale (naturalmente). Ma qui dovrebbero essere i gruppi sportivi a "sensibilizzare" gli atleti. 

Come si diceva, molti di coloro che si iscrivono spesso non si presenta. In Francia c'è una data per iscriversi, e una seconda, fissata una settimana dopo e a circa 10 giorni dall'evento, che permette di togliersi dalle iscrizioni per sopravvenuti motivi (infortuni, principalmente). Perchè in Francia fanno così? Perchè il posto di chi non si presenta viene occupato dal primo dei non elegibili (mancando un sistema di minimi, vengono convocati i primi 24 delle liste nazionali, come per i 100 e i 200). E così viene preservato il numero di atleti, e la gara non perde di valore. 

Già, perchè sembra chiaro che in Francia abbiano capito una cosa: va garantita la partecipazione e che ogni gara abbia lo spessore quanto meno numerico per dare il senso della competizione. Altrimenti, davvero, si mostra il fianco a numerose critiche come si è assistito quest'anno nel dopo Torino.

Ora, nella prossima puntata vediamo come si potrebbero organizzare i campionati nazionali: ci potrebbe essere una soluzione alla "francese", basata sulle liste annuali (si stabilisce una quota di atleti per specialità, e classifiche stagionali alla mano, quelli che entrano nel novero sono "precettati"... e chi non vuole presentarsi deve comunicarlo per permettere di pescare quelli che seguono nella predetta lista); uno "inglese", con minimi altissimi ed in cui si incentiva la partecipazione oltre che scongiurare la "fuga" dall'atletica di molti atleti di caratura "media", impossibilitati dall'ottenere i minimi perchè inseritisi nel mondo nel lavoro o dell'università), oppure un metodo a "Grand Prix" più coinvolgente e appassionante. In pratica ad ogni prestazione, gara, manifestazione, sarebbero da attribuire punti che creerebbero una classifica nazionale (esistono già sulla rete software capaci di fare questi calcoli... e poi abbiamo il Sigma): ad ognuno verrebbero prese in considerazione le 4 o 5 migliori prestazioni in maniera tale da poter migliorar i propri punteggi e poter "scartare" quelle peggiori. Sarebbe una classifica con uno spessore tecnico sicuramente diverso, e agli italiani andrebbero davvero coloro che durante la stagione (fino alla data degli italiani) hanno sia partecipato, che ottenuto buone prestazioni. Ma per tutti i dettagli vi rimando alla prossima puntata.

Ah, se avete suggerimenti da fornire ai più, speditemeli a questo indirizzo: gigaben@yahoo.it

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