06/08/11

Diamond League: Super Spencer - sorge l'astro di Kirani James

Londra, Diamond League, prima giornata dell'ultima tappa prima della suspence pneumatica che ci porterà dritti-dritti a Daegu. Sui 400hs femminili, arriva la folgore di Kaliese Spencer, altro prodotto Made in Jamaica, classe 1987, che si inserisce a gomitate nella lista all-time della specialità: 52"79, e ottavo posto di tutti i tempi, a braccetto con Sandra Farmer Patrick. 4 decimi dal mondiale di 52"34 di Yuliya Pechonkina, piallato sul marmo di Tula nel 2003 ai campionati russi. 28° tempo di sempre sotto i 53", con solo 14 atlete in grado nella storia della specialità di scendere sotto questo muro di quasi-divinità: la più presente è stata fin'ora l'americana Kim Batten con 4 perle (e un PB di 52"61, terzo tempo di sempre). Naturalmente primato personale per la Spencer che viaggiava con un 53"33 ottenuto l'anno scorso al Weltklasse di Zurigo, e nonostante l'impresa, tempo che non gli vale nemmeno il primato jamaicano, visto che la connazionale Melanie Walker due anni fa ai mondiali di Berlino corse in 52"42 a 8 centesimi dal mondiale. Proprio la Walker è la battuta di turno dell'Aviva Meeting  Londra: 53"90, e secondo posto. Ma forse lo sa anche la Spencer: Melanie è un incredibile animale da gara, che nelle finali che contano ha tirato fuori dal cilindro sempre conigli giganteschi (sua l'ultima olimpiade e l'ultimo mondiale). Bè, comunque sia, Kaliese si guadagna la pole position per i prossimi mondiali coreani, che non è poco... e sulla Walker si allontanano i riflettori e non è detto che fosse proprio ciò che avesse cercato. Sfida fratricida quindi? Chi si è sfaldata letteralmente è la ceca Zuzana Hejnova, autrice nemmeno un mesetto fa nella tappa parigina della DL di un 53"29 che l'aveva sparata direttamente nell'empireo delle favorite per Daegu, e ripiombata nel ruolo di comparsa dopo il 54"74 di ieri sera. E... ma che fine ha fatto Lashinda Demus, de facto la vera antagonista della Walker nelle ultime due stagioni? Quest'anno 53"31. Si sta preparando in segreto per Daegu? Una sola presenza a luglio, a Lucerna (54"18). Su twitter dice che sta nuotando, nuotando, nuotando... 

L'altro elemento che si erge sopra la parata di stelle della prima giornata londinese della DL, è stato (secondo me) il 18enne grenadino (junior) Kirani James, ormai il predestinato. Quest'anno al coperto ha sciabolato il record mondiale junior (44"80) e terzo tempo di sempre al coperto, dietro ai soli MJ e Kerron Clement, ma anche meglio di LeShawn Merritt, che dopo l'esordio della settimana scorsa dopo il ban di due anni, il contemporaneo infortunio di Jeremy Wariner, è quasi sicuramente il vero favorito dei mondiali. Ma appunto, attenti a Kirani, dosato col contagocce nella stagione outdoor. Il suo esordio in Diamond League è bagnato con un successo a 44"61, personale e miglior tempo mondiale dell'anno. Di fatto la serie di ieri sera che l'ha visto vincitore, un'anticipazione di quella che potrebbe essere (quanto meno) la semifinale mondiale: secondo il jamaicano Jermaine Gonzales, che nonostante sia arrivato 4° ai trials del proprio paese, è stato l'unico che nel 2011 ha ottenuto il minimo "A" (45"24), quindi al momento sicuramente selezionato. I primi tre dei trials vantano tutti il minimo "B": andrebbe quindi solo il primo di quella gara di Kingston, Ryker Hilton e appunto Gonzales. A meno che tutti ottengano il minimo "A" nei prossimi 9 giorni, naturalmente: a quel punto Gonzales rimarrebbe a casa. Cosa assai difficile. Di cosa parlavo prima di perdermi... ah, sì, del secondo posto di Gonzales: 44"85. In un anno di vacche magre per i 400, quasi una candidatura alla medaglia, anche se come hanno dimostrato i trials può soffrire i turni. Altro sfaldato sotto il peso della pressione è l'altro giovanissimo grenadino Rondell Bartolomew: 44"65 il tonante esordio all'aperto il 2 di aprile (4 mesi fa) e fino a ieri sera il miglior 400 dell'anno al mondo. Poi prestazioni oscillanti sopra i 45", fino al 45"86 di Londra. Particolare: Grenada, isola caraibica di soli 100 mila abitanti, presenterà due atleti da medaglia d'oro nei 400 di Daege e che hanno fatto in una stagione, quanto non è stato mai fatto in oltre 100 anni di storia di atletica italiana sui 400 maschili con un budget umano decisamente differente. Solo DNA? Peccato che non abbiano un 4° staffettista degno (il terzo viaggia sui 46"), perchè sarebbe stato bello vederli all'opera nella staffetta del miglio. 

Forse mi sto dilungando troppo, e la gente non legge così tanto. Torniamo velocemente a Londra, dove i 100 metri se li è pappati Yohan Blake con 9"95 ma con 1,6 di vento contro. E noi che lo ritenevamo il terzo giamaicano infelice, benchè secondo ai trials dietro ad Asafa. Nella circostanza ha battuto Nesta Carter, che negli ultimi tempi aveva fatto un pò ciò che aveva voluto in giro per i meetings, impressionando per lo stato di forma che l'aveva tradito solo nella ventosissima (ma contro) finale del trials di Kingston. 10"01. Ora il quadrumvirato giallo-verde sembra davvero un carrarmato: Bolt, Powell, Mullings e Blake. Metà dei posti disponibili in prima fila della finale dei 100 di Daegu sono già prenotati: e naturalmente il bagarinaggio degli altri 4 posti inizia a fare prezzi da capogiro. Mettiamoci Walter Il Mago Dix, forse Mik Rodgers (ieri battuto da Blake: 10"04), un Chris Lemaitre d'altro profilo, e alla fine per il resto del mondo rimane solo un posticino (Faccio due nomi e mi fermo: Gatlin? Chambers?). Al tutto inseriamo la variabile indipendente delle false partenze, dei colpi di testa nei quarti ed in semifinale, e della rosa di 9 nomi possiamo toglierne uno/due. Raccoglieremo pronostici.

Davvero c'è troppo di cui parlare! David Rudisha doma sugli 800 la sua ombra, Abubaker Kaki, ma con l'impressione che o il mondo si è avvicinato a Rudisha, o Kaki si è avvicinato a Rudisha. 1'42"91 contro l'1'43"13. Tanto che Rudisha in qualche intervista ha visto bene di mettere le mani avanti: "a Daegu temo Kaki". Il resto del mondo quest'anno sembra guardare: gli altri keniani non sembrano aver prodotto una valida alternativa a Rudisha, ma sappiamo benissimo che negli atti conclusivi delle grandi manifestazioni non importa quale keniano vinca, basta che vinca. Spirito nazionale: il primatista del mondo avrà di sicuro un paio di paggetti al suo servizio nella finale in Corea, e non è detto che partano come ossessi per portare la gara proprio su tempi vicini all'1'42", facendo piazza pulita degli outsider, e lasciando sulla Main Street davanti al Saloon a fronteggiarsi all'ultimo sangue proprio Rudisha e Kaki. Vedremo. 

Nei 110hs c'è sempre più Dayron Robles e sempre meno David Oliver nel rating pre-mondiale di Standard & Poor's, e sapete quanto la cosa noccia alla mia salute. 13"04 di Robles con -0,6 e 13"19 di Oliver, uccellato anche dal ramping talent di Jason Richardson (13"08, al personale). Ora Oliver: su Twitter dice senza tremolii di tastiera che ha finito sentendosi forte, sentendo come la tecnica fosse buona, e che ci sono ancora 3 settimane per plasmare la partenza (che evidentemente non gli piace). Io ti credo quando dici "no worries!", ma qui bisognerà correre sotto i 13". Risposta: saranno necessari sacrifici. Lo credo anch'io. 

Ma ce la faccio a finire sto articolo prima che inizi la seconda giornata? Bè, vediamo. Mitchell Watt si conferma nel lungo il migliore del mondo, in una specialità che lo vede senza ombra di dubbio alcuno il favorito dei mondiali. Tanto per tenersi su con il morale 8,45, ma zitto-zitto Chris Tomlinson arriva a 8,30 (ventoso) con un salto ancillare a 8,25 regolare e Irving Saladino fermo a 8,14

In 5 sotto i 2' negli 800 femminili, e vittoria a Jennifer Meadows con 1'58"60; Elisa Cusma, infilata nella serie "nazionale" degli 800 si ritira: dovrà dire addio ai mondiali? Non so esprimermi, anche se forse dopo tutto quello che ha dato in questi anni al mezzofondo italiano (in pratica l'unica a tenere in piedi un settore senza ricambi), e soprattutto dopo aver conseguito il minimo "B", l'opportunità dovrebbe essergli consentita a scatola chiusa, anche se dovesse uscire al primo turno. Gli tocca moralmente.

L'america Jennifer Suhr sembra in questo momento la più forte nel salto con l'asta, in attesa di vedere le vere potenzialità della Isimbayeva. 4,79 ieri sera, ma 4,91 a Rochester 10 giorni fa. Nel triplo l'ucraina Saladuha è ancora troppo lontana per la La Mantia: 14,80. C'è di buono che Saladuha e Savigne a parte, il resto delle pretendenti al podio sono più o meno alla portata della siciliana. Nei 3000 Mo Farah chiude in 54" e qualche cosa l'ultimo giro del suo 3000 e mette davvero in apprensione il mondo africano (del quale anch'esso era espressione). 7'40"15.

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