07/08/11

E ora, Phillips Idowu? A tre settimane da Daegu esplode Taylor: 17,68 - Dix zitto-zitto...

(a sinistra, la bestialità di Walter Dix) - Phillips... eri ormai convinto (secondo me) di essere il campione del mondo del salto triplo ante quo: del resto, spappolatosi le caviglie fotoniche Teddy Thamgo, chi c'era in giro in grado di impensierirti? Oprea e Ollson ormai superano i 17 col contagocce; il cubano Copello è rimasto forse l'unico serio antagonista. E ora? Ieri a Londra, nella seconda giornata del Meeting Aviva, spunta l'americano, già fenomeno certificato dell'NCAA, Christian Taylor e arriva laddove lo stesso Copello era giunto quest'anno: a 17,68. E allora quel titolo, caro Phillips Idowu, te lo dovrai sudare mica da ridere. Ma forse non tutti sanno chi è questo ragazzo che fa di nome Christian Taylor: è uno che indoor ha corso quest'anno in 6"79 sui 60; in 20"76 sui 200 all'aperto con 1,9 a Gainsville e quello che è più straordinario, il 45"46 sui 400 sempre ottenuto a Gainsville nell'unico giro corso nel 2011 (ma nel 2009, a 19 anni correva già in 45"34). Quest'anno un 17,80 ventoso nel triplo e la vittoria ai trials americani. Questo il suo bigliettino da visita se parlate con lui. Una sorta di Andrew-Howe d'oltre oceano, che qualunque cosa faccia la sta trasformando in oro. Bisognerà vedere adesso come verrà risolto l'arcano, ovvero come verrà risolto l'enigma su dove vorrà eventualmente scrivere la storia di una specialità: teniamolo d'occhio (purtroppo qui Andrew questo enigma non l'ha ancora risolto). L'americano così si candida ed essere un bel protagonista in salsa coreana, e Idowu invece, terzo con 17,07 vede abbassarsi il suo spread di vittoria (anche se, rimanendo in tema di paragoni finanziari, lui è una tripla A: l'unica): ma nel triplo c'è un equilibrio cosmico fuori dalle logiche e dalla scienza, che permette meravigliosi voli pindarici ma anche tonfi nucleari. 

Altra eroina riesplosa dopo mesi di opacità manifesta è stata l'americana di origine giamaicana Sanya Richard sposata Ross (il giocatore NFL), campionessa mondiale in carica e reduce nel 2011 da un lunghissimo infortunio al quadricipite. Una che è scesa 42 volte sotto i 50" e che ha festeggiato la sua 42^ proprio a Londra e che non ha bisogno di presentazioni. Così fa parlare i cronometri: 49"66. Quest'anno non aveva fatto meglio di 50"61 a Losanna, mancando ai trials americani la qualificazione sui 200 (7^) ma vantando comunque il by dovuto al titolo sul giro conquistato a Berlino '09. E ora di colpo SRR diventa una delle favorite per i mondiali coreani, anche perchè forse mai come quest'anno molte specialità hanno vissuto un anno di profonda flessione (quasi sicuramente di matrice pre-olimpica). Meglio di lei nel 2011 trovo solo la russa Anastasyia Kapachinskaya che ai campionati russi è volata in 49"35. Ma parliamoci chiaro: nessuna atleta delle 6 che sono scese sotto i 50" quest'anno è mai riuscita a doppiare l'impresa. Allyson Felix (49"81) compresa, che non ha mai mostrato di essere superiore... anzi. Clamorosi alcuni scappellotti presi in giro per il mondo. Probabilmente, se dovessi scommettere, punterei su Amantle Monthso come piazzata (ad oggi 4 prestazioni delle prime 11 sono sue). Sulla vincente è più difficile. Le russe invece, che sembravano essere state messe in naftalina per quest'anno (era difficile pure vederle sotto i 51") in una botta sola ai citati campionati russi di Cheboksary ne hanno piazzate due sotto i 50". Potere della programmazione. Perdiamo un secondo per... Marta Milani. Al momento è 64^ al mondo con 52"02, e forse molto più di molte discussioni, questo è un dato. Oggettivamente in Italia se la gioca per il predominio nazionale con la Grenot, ma tra lei è la gloria mancano 2". Gli stessi, se ci pensate, che la separano dalla stessa gloria sugli 800, che ha provato solo un paio di volte. Ma due secondi su un 800, a me almeno, appaiono più facili da limare che un paio di secondi sui 400. Dipende poi quanto uno voglia volare oggettivamente ed obiettivamente. Segnalo infine anche il 49"84 della giamaicana Rosemarie Whyte, arrivata al record personale e 433^ volta di una donna sotto i 50". 

Sui 200 maschili si vede quello che è il grande spauracchio dell'Invincible Armada giallo-verde capitanata dal Master & Commander Bolt: Walter Dix. Questo uomo estratto da qualche filone di muscolo vivo in qualche palude della Florida dalle parti di Coral Spring (ma plasmato senza alcun'arte, per trasformare la brutalità in mera velocità) vivacchia ai margini delle passerelle stile Cannes o Venezia dei 100 metri, dove le mute di cani si sbranano di continuo. Ogni tanto, lontano dai riflettori, piazza il suo 200ino che non dice quasi nulla, ma che preoccupa molto (secondo me) lo staff di Bolt: 20"16 con 2.0 di vento contrario. Attenzione a Walter il Mago: ricordatevi di queste parole quando vedrete i 200 (l'ho contattato direttamente su Twitter dicendogli che mi sono speso un pò per lui). Queste le sue parole gentili dopo la gara di Londra"pretty solid race". Ho dovuto chiedergli di farmi un incantesimo per Daegu (penso che lui, a parte pensare chi è quel pirla che gli scrive 'ste cose, ci creda veramente). 

Altra gara maestosa, da campionato mondiale, è stata quella di salto in alto. A proposito: ma com'è che ora si vedono tutti i pezzi da 90 in circolazione, e gli italiani sono spariti? Probabilmente solo un'impressione. Chi si eleva a misure da anni '90 è l'araba fenice russa Andrey Silnov: 2,36. L'americano Jesse Williams conferma la sua incredibile solidità a 2,34, mentre l'altro russo Shustov e il bahamense Thomas a 2,31. Incredibile il crollo prestativo di Ukhov che a Londra si spiaggia come una balena morente a 2,22. Nella stagione al coperto aveva saltato tre volte 2,38 tornando ad essere uno dei pochi a ritentare di rimettere fuori la testa sopra i 2,40 dopo oltre 20 anni: di fatto solo in 3 sono riusciti a valica i 2,40 dopo il 2000. Il connazionale Vyachesalv Voronin proprio nel 2000, Stefan Holm nel 2005 e lo stesso Ukhov ad Atene nel 2009. Domanda retorica: l'uomo sta regredendo?

Nei 100 femminili Carmelita Jet-Jeter si conferma the Cannon Ball: 10"93 (30^ volta sotto gli 11"). Ma niente male per la trinidegna Kelly Ann-Baptiste: 10"97 (10^ volta sotto la medesima barriera). Nei 100hs sembra aver abbandonato il gruppo, ponendosi in fuga tecnica-prestativa, l'australiana Sally Pearson. 12"55 e 12"58 i suoi risultati tra finale e batteria. L'americana Danielle Carrutthers sembra per il momento soffrirla e dovrebbe essere lei, con Kelly Wells, la competitors regina. 

Nel peso, presente l'unica italiana: Chiara Rosa. Purtroppo 8^ su 8 con 17,92 a più di due metri dalla vincitrice Valerie Adams (20,07). In questo momento puntare alla finale di Daegu sembra un'impresa, che può arrivare solo vicino ai 19 metri. Ce la farà?

Nel mezzofondo gli americani stanno dimostrando tante cose, lo si dice ormai da tempo. Si sono messi giù, hanno pianificato, hanno trovato se non i fenomeni, quelli buoni; ma soprattutto hanno ptrvato il modo di ottimizzare le prestazioni. Così si vedono americani essere protagonisti laddove la litania di atleti keniani ed etiopici stava davvero rendendo monotona questa specialità. Come nel miglio: Leonel Manzano batte Bernard Lagat (ok, americano con origine keniane). Poi Choge (keniano) e quindi un altro americano: Lomong. 

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