28/08/11

Daegu '11: seconda giornata - niente sogno, Schwazer nono - 3 italiani fuori in qualificazione

Inizia la seconda giornata di gare a Daegu; è nottetempo mettiamoci comodi e seguiamo quanto sta accadendo. Purtroppo parte male per gli azzurri. Dopo l'esordio di Milani-Vizzoni, è la volta dei 20 km di marcia maschili, dove insomma, la speranza indubbiamente c'è. Voci di corridoio ipotizzavano un Rubino in ottime condizioni, ma anche uno Schwazer che avrebbe potuto fare, perchè no, la sorpresa. Del resto la marcia è la specialità con più variabili indipendenti, dove a parte i fenomeni che precorrono i tempi, spesso le medaglie entrano nel campo di possibilità di un numero più aperto di concorrenti. Poi c'è la variabile-umidità (botte anche vicine al 90%), Perchè non anche gli italiani quindi? E allora Giorgio Rubino ci prova, con coraggio, in testa a fare il ritmo. Va pure in quella che sembra una fuga, col giapponese Yusuke Suzuki e metà gara gli viene appioppata la seconda proposta di squalifica. Rallentamento necessario e poi... squalifica. Alex Schwazer invece chiude in nona posizione (con 1h21'50") nella gara dominata dal duo russo Valeriy Borkin, Vladimir Kanaykyn: 1h19'56" per Borkin e 1h20'27" per il connazionale, con il bronzo al colombiano Luis Fernando Lopez con 1h20'38". Delusione per il cinese Zhen Wang, allenato da Da Milano (come Rubino del resto), solo quarto con 1h20'54". 37 gli italiani che si sono cimentati in questa specialità nella storia dei mondiali: Rubino è il 5° squalificato, in un panorama che vede anche 3 ori azzurri (2 di Da Milano e uno di Didoni, l'attuale allenatore di Schwazer) e un argento. Schwazer giunge al traguardo nono, esattamente come gli successe ad Osaka nel 2007. Per Rubino 3° caps ad un mondiale sulla 20 km, laddove l'azzurro più presente risulta Giovanni De Benedictis con 5 (e un argento). Nell'articolo dedicato alla marcia, più dettagli.

Nelle qualificazioni del salto con l'asta femminile si rivede la grandissima Yelena Isinbayeva autrice di un unico salto (centrato) a 4,55. Presenti tutte le migliori: le polacche Anna Rogowska e Monika Pyrek, la brasiliana Fabiana Murer, quella che è de facto la favorita, l'americana Jennifer Suhr, che per poco non esce a 4,50 (fatto alla terza). Poi le tedesche Silke Spigelburg e Martina Strutz. Presente anche Anna Giordano Bruno, che purtroppo esce ma con la testa alta, visto il 4,40 ottenuto, a soli 10 centimetri dalla qualificazione, ottenuta alla fine con 4,50. Nell'asta ai mondiali, l'Italia ha presentato solo... la Giordano Bruno. Due le sue presenze. Quella coreana e quella di Berlino, dove non sortì miglior fortuna, nonostante il 4,50 in qualificazione. 

In mattinata anche le batterie dei 110hs maschili, laddove si sta per assistere ad una delle gare più equilibrate della storia. Purtroppo la formula è diventata più cattiva: soli tre turni e non quattro come si era abituati nelle precedenti edizioni di manifestazioni internazionali. Nella prima batteria Liu Xiang, di fatto sparito dalla stagione dei meeting internazionali estivi, piazza un impressionante 13"20 in batteria con 1,0 di vento a favore. Si trascina in semifinale il talentuoso britannico Andrew Turner (13"32). Sorpresa per l'eliminazione diretta al primo turno del campione del mondo uscente, Ryan Brathwaite: 13"57 e il titolo diventa già vacante, anche se obiettivamente, dopo il mondiale vinto a Berlino, Brathwaite era diventato irriconoscibile. Il rampante americano Jason Richardson corre addirittura in 13"19 con -0,2, ma qualificazione anche per il giamaicano Dwight Thomas (13"31). Naturalmente non poteva mancare David Oliver: 13"27 e vittoria della terza batteria. Nell'ultima, altri due predestinati alla finalissima: Aries Merritt e Dayron Robles: 13"36 e 13"42 facile facile. Proprio in questa ultima batteria era presente Emanuele Abate, che si è comportato decisamente bene, nonostante l'immediata uscita: 13"63, ovvero vicinissimo ai suoi migliori risultati annuali. 8 le partecipazioni italiane sui 110hs ai mondiali: 2 di Giaconi, poi Bertocchi, Tozzi, Fontecchio, Frigerio, Pizzoli e Abate. Il migliore è stato sicuramente Andrea Giaconi, che nelle due situazioni in cui fu convocato (a Siviglia '99 e Parigi '03) riuscì a passare il primo turno. Ma allora i turni erano 4. Tant'è che Abate, tra le 10 totali prove corse dagli azzurri ai mondiali di atletica, con 13"63 ha stabilito la seconda prestazione di sempre dopo il 13"61 di Giaconi nei quarti di Siviglia. 

Nelle qualificazioni del lancio del peso femminile, nessuna novità se non fosse stato per la presenza di Chiara Rosa. Ebbene, prima delle atlete non qualificate per la finale con 18,28, ad una quarantina di centimetri dal 18,67 che dava l'accesso all'ultimo atto dei mondiali. Col solo fatto di partecipare la Rosa ottiene la 4^ presenza ad un mondiale nel lancio del peso femminile, staccando Assunta Legnante e Mara Rosolen, ferme a tre. Su 13 partecipazioni, solo 3 volte un'italiana ha raggiunto la finale. La già citata Legnante due volte (Parigi 2003 ed Helsinki 2005) e Chiara Rosa ad Osaka 2007. Migliori posizioni i due ottavi posti di Legnante e Rosa. Il 18,28 è la terza prestazione di un'italiana ad un mondiale. Ad Osaka la Rosa aveva lanciato 18,77, miglior prestazione. Purtroppo a livello internazionale bisogna superare la fettuccia dei 19 metri. 

Primo turno anche dei 1500 femminili, dove si segnala come nella terza serie praticamente tutte le atlete hanno acceduto alla semifinale: 11 su 12. Il problema generale dei mondiali di Daegu sembra comunque questo: semifinali cui accedono troppi atleti, dopo un primo turno molto più abbordabile di quanto si era abituati nel passato. Questo aumenta la variabilità dei risultati delle semifinali, dando la possibilità anche atleti meno talentuosi di accedere alle finali. Sui 1500 si passava in semifinale con 4'14"45, ovvero un tempo non certo impossibile. Si guardino le semifinali degli 800 maschili. Comunque: dalle semifinali si vedranno le vere potenzialità delle vere pretendenti al titolo.

Batterie dei 400 maschili, e dopo oltre un anno si vede qualcuno che scende sotto i 44"5. Chi è? Ancora LeShawn Merrit, tornato giusto ieri dalla squalifica di due anni per doping e che evidentemente, essendosi fatto i conti in tasca, si era allenato con dovizia di particolari proprio per quell'evento. Brutto fare dietrologia, ma un massaggiatore un giorno mi ha detto: sai qual'è la cosa bella di quando sei squalificato per doping in attesa di ritornare? Che nessuno ti fa più controlli... tanto sei ufficialmente dopato. E allora 44"35 e a questo punto la predica al deserto. Chi lo può battere? Nella sua scia Kevin Borlee piazza un sontuoso 44"77, e diventa elegibile per le medaglie. Si rivede anche il granadino Rondell Bartholomew, vincitore della prima serie in 44"82. Vi ricordate di lui, no? Ad inizio stagione piazzò un 44"65 che rimase miglior tempo dell'anno praticamente per tutta la stagione. Lui in realtà poi si eclissò, tornando a veleggiare sopra i 45". 44"84 per Renny Quow, e più moderata vittoria in 45"12 per Kirani James, quello che potrebbe essere il vero antagonista di Merritt. Oscar Pistorius sigla 45"39 ed è in finale pure facilmente, e... che dire: a questo punto si gioca pure l'ingresso in finale. Nelle semifinali vedremo finalmente i valori in campo. Tempo di ripescaggio? 46"10. Come si diceva prima: molto più spazio nelle semifinali ad atleti medi.

Secondo turno dei 100 femminili. Ovvero il primo turno delle big. Devo ancora criticare le tre semifinali, o lo diamo per scontato? Di fatto quello che erano una volta i quarti di finali, si sono trasformati in un qualche cosa di meno impegnativo di un quarto di un tempo, mentre le semifinali diventano più impegnative. A discapito della finale. Quindi questi quarti dei 100 femminili, sembrano ancora davvero poca cosa per poter dire qualche cosa di importante. Si è vista comunque un'ottima Ivet Lalova (11"10 con 1,0). 11"34 per poter accedere alle semifinali. 

Nel decathlon, dopo quanto avevo scritto della prima giornata, si conferma l'andamento in negativo di Ashton Eaton e invece, quello in positivo di Trey Hardee. Eaton si era cimentato in una serie di gare due settimane fa, facendo scalpore e correndo e saltando forse come nessun decathleta si era mai visto fare. Forse lì aveva raggiunto il picco di forma, ed ecco che proprio a due settimane di distanza, molte prestazioni non all'altezza della sua forza. 13"85 sui 110hs, laddove era stato capace di correre sotto i 13"5 in stagione. E Hardee ne approfitta: 13"97 e soli 16 punti di differenza da Eaton. Ma qui i punti di differenza dovevano essere almeno 50. Invece dopo 6 gare il gap a favore di Eaton è di soli 69 punti. Nel disco avviene il terremoto: Hardee cannoneggia a quasi 50 metri contro i 46 dell'avversario, e avviene il sorpasso: + 8 per Hardee. La parabola discendente di Eaton poi tocca il fondo con l'asta: solo 4,60 conto il 4,80 di Trey. Ma da dietro rimonta forte il cubano Suarez, che arriva a 180 punti da Eaton. Ormai Eaton deve solo difendersi...

Nessun commento:

Posta un commento