30/08/11

Daegu '11: Kirani cancella il cattivo Leshawn dai 400

C'è un fantasma che si aggira per lo stadio di Daegu. Ha il volto di LeShawn Merritt, che un paio di anni fa fu beccato coi pantaloni abbassati e uno steroide anabolizzante nel sangue. Squalificato due anni e riammesso giusto il tempo di corrersi questo mondiale. Se il cristiano perdono è ammesso, vien da chiedersi quanto quell'uso di quella sostanza abbia modificato il telaio di Merritt e lo favorisca ancora. Non lo sapremo mai. Ma il mondo sembra schierarsi compatto dalla parte di Kirani James, la risposta umana alle costellazioni steroidee che imperversano nello spazio atletico mondiale. Ricordate incontri ravvicinati del terzo tipo? Scende la navicella dalla cintura di steroidi situata tra Marte e Giove, si apre il portellone e scende Merritt: e noi chi gli mandiamo come rappresentate della genia umana? Kirani James, un ragazzone di 18 anni di un'isoletta caraibica chiamata Grenada, non distante da Trinidad &Tobago e St. Kitts & Nevis e che fa più o meno centomila abitanti, cioè esattamente come la città di Piacenza. A proposito: nella finale dei 400 due granadini sono finiti in finale, c'era anche Rondell Barthlomew: trovatemi adesso due piacentini che vadano in finale ad un mondiale (ma a dire il vero possiamo estendere la cosa a tutta Italia)! 
Merritt ha fatto un pò lo sborone nei turni preliminari. Quasi che i due anni di ban gli avessero deteriorato le capacità di discernimento. Spara un 44"35 e dichiara a Eurosport all'amico Mo Greene: "è stato un buon allenamento". Un buon allenamento? 44"35? Dopo due anni di stop? Largamente il miglior tempo mondiale dell'anno? Sarà. 
Fatto sta che poi scende in pista per le semifinali e piazza il 44"76 che dichiara essere "molto facile". Quest'anno nessun atleta era riuscito a correre due volte consecutive sotto i 45". In finale come non faceva ad essere il favorito? Chi, osservando quanto accaduto in pista non si è chiesto se fosse possibile rivedere un sub 44" dopo il 2 settembre del 2008, allorquando ancora Merritt corse in 43"98 al meeting di Losanna. Dopo di allora, 3 anni in cui il quattrocentismo mondiale è inopinatamente involuto, portando all'opinabilità assoluta dei risultati. Mettete insieme la stagione più negativa della carriera di Jeremy Wariner, l'assenza di un campione che abbia colmato i vuoti pneumatici lasciati dal duo Merritt-Wariner, l'annualità preolimpica, e siamo qui a poter puntare su chiunque per una medaglia. 

Se in Italia si facessero scelte logiche e non guidate da filosofie ormai defunte (anche se i rispettivi profeti continuano a pontificare dai giornali) penso che avremmo potuto vedere Howe in quella finale dei 400: si entrava con un abbordabile 45"41, non si logorava i tendini e poteva pure puntare ad una medaglia. Checchè se ne dica è inutile e illogico puntare allo sprint, accompagnarsi a personaggi che non hanno tra le loro doti la capacità di ascoltare se lo sprint è questo: magari pensare ai 200? 
Ma torniamo a Daegu e alla nostra finale. Kirani James, col senno di poi, si dimostra una spanna più intelligente di LeShawn: i primi due turni li corre passeggiando dall'alto dei suoi trampoli. 45"20 e 45"12, ovvero 1"21 più lento di Merritt nelle due prove. Quante risorse energetiche sprecate ci sono in quel secondo-e-due che poi urleranno vendetta negli ultimi 5" di una finale mondiale di un 400?

Sparo. LeShawn lascia sui blocchi una reazione da Bradipo Tridattilo che non riesce ad abbandonare il proprio albero preferito di Cecropia: 0"263 il tempo di reazione, contro l'incredibile reazione di 0"137 di Kirani James, the Predicted, cioè una reazione da finale olimpica dei 100 metri. Praticamente 13 centesimi già regalati da Merritt a James. Ma l'americano è interno al granadino (4^ e 5^) e gioca al gatto e al topo. Lo tiene a bagnomaria, a qualche metro, pronto a stoccargli la stilettata ferale quando e come avrebbe voluto. Entrano sul primo rettilineo e frontalmente si vede quanto Kirani James, nonostante il fenomeno giovanile globalmente riconosciuto, sia in realtà molto acerbo. I piedi volano letteralmente ovunque, probabilmente disperdendo gocce di talento nell'umidità coreana. Merritt lo va a prendere, vuole sfidarlo sul secondo decalage, stroncarlo nel testa a testa della curva, portarlo al default fisico prima che inizi il rettilineo finale. E Kirani ci sta, se la vuole giocare. Si affiancano, si sfidano, ma Merritt entra dalla porta principale sul palcoscenico del mondo e corre memore di quando era il migliore del Mondo, prima che si scoprisse la grande truffa asteroidea. Kirani è solo a mezzo metro, ma le sue leve sono più leggere. Si lancia alla rincorsa quasi fosse un Ent, uno dei tanti alberi fuoriusciti dalla Foresta di Fangorn, nella Terra di Mezzo, e con passi infiniti si getta all'inseguimento di Merritt. E gli Ent la sanno lunga... lo bracca, lo affianca. Nella fissità della maschera teatrale greca (tragica nella sua smorfia triste) che è diventato il volto di Merritt degli ultimi metri, ad un certo punto si muovere solo gli occhi, sopra la bocca deformata, e si girano lentamente alla propria destra a cercare la sagoma dell'Ent che inesorabile passa, passa, passa... e trionfa. 44"60 a 44"63.
E' finita, Kirani, ecco il nuovo campione del mondo. Merritt secondo, e il resto del mondo si ritrova in Kevin Borlee (e non Borlì come dicono su Eurosport... è belga, non inglese) che finisce al bronzo con 44"90. E... Grazie Kirani. 

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