16/08/11

Gibilisco non ce l'ha fatta e i misteri dei minimi B non convocati

I metodi con i quali questa federazione opera le proprie scelte è per me ormai un mistero che sfiora l'arcano. Come si diceva, e si è sempre criticato, sembra davvero fastidioso dover sapere che nonostante un Organo Superiore (la IAAF) stabilisca dei minimi di partecipazione e nonostante (fortunatamente) qualcuno li ottenga, debba poi intervenire un organo intermedio (la Fidal) a sindacare sul merito di chi debba o non debba partecipare. I paesi di estrazione anglosassone hanno capito bene che nelle conquiste sportive di un atleta non si può frapporre la decisione di altre persone che valutino ulteriormente le prestazioni. Se ottengo il minimo "B" e sono il primo del mio paese, semplicemente vado ai mondiali o alle olimpiadi che siano. Non dovrebbero esserci altre chiavi di interpretazione. 
Idealmente il rapporto si crea tra la IAAF e gli atleti stessi e le Federazioni nazionali dovrebbero ratificare quanto avvenuto, o essere soltanto dei "tramiti" a questo rapporto privilegiato. Anche perchè il mondiali li organizza la IAAF e saprà lei chi vorrà o meno... e per questo stabilisce due limiti: uno "A" e uno "B".
Ci fossero problemi economici alla base della singola federazione presa ad esempio, si potrebbe anche capire. Ma lo sappiamo: non è certo il caso della Fidal, che vive con un budget di 20 milioni di euro l'anno e che dovrebbe garantire (proprio per gli accordi presenti nello Statuto ai primi punti, che gli impongono di soggiacere all'egida IAAF e dei regolamenti internazionali) di dare spazio prima di tutto all'attività internazionale dei propri atleti che si conquistano sul campo le opportunità di partecipazione. Questa è la prima cosa in cui gli investimenti dovrebbero essere rivolti, poi viene tutto il resto. E', in senso lato, la vera essenza di una Federazione. 
Bè è cosa nota che qui in Italia la Fidal voglia sempre l'ultima parola. Sarà retaggio tipicamente nazionale, sarà far valere i propri ruoli... non lo so. Ma questo non è il calcio, ma è l'atletica: sembra però una questione difficile da fargli capire e da fargli digerire. 

Prendete questo esempio, su come vanno le cose nel resto del mondo. Fanno i trials giamaicani a Kingston. La gara è quella dei 400. Sapete, no, i meccanismi? I primi 3 vanno ai mondiali... a patto di avere il limite "A" o il limite "B" (3 al massimo col minimo A e, se qualcuno non ottiene il limite A, al massimo uno con il limite B). La gara l'ha vinta a sorpresa Ryker Hylton in 45"30, davanti a Leford Green con 45"46 e Lansofrd Spence terzo con lo stesso tempo di 45"46. Solo quarto (quindi in teoria fuori dai mondiali) il giamaicano notoriamente più forte, Jermaine Gonzales con 45"59 ma che ha poi corso quest'anno in 44"69. Chi correrà i mondiali visto che il limite A era 45"25 e quello B 45"70 e nessuno dei primi 3 ha ottenuto tempi inferiori a 45"25? Hylton e... Gonzales! Perchè? Perchè Gonzales era l'unico ad aver ottenuto il limite "A" e Hylton era il primo dei limiti "B".  Ma tutti lo sapevano, anche il secondo e il terzo e tutti non hanno detto nulla perchè le regole sono chiare per tutti prima di partire. Non vengono ridefinite di volta in volta. Proprio per questo USA e Jamaica fanno i loro campionati a giugno: per dar poi la possibilità ai propri atleti che si sono classificati ai primi 3 posti e che non hanno il minimo, di avere quasi due mesi per ottenerlo. La strategia è logica e vincente: con i campionati nazionali ti guadagni il diritto di partecipare, a patto che tu abbia poi il minimo, altrimenti spazio agli altri che l'hanno ottenuto. 
Cristallino, trasparente, lapalissiano, equo. 
Si fa quello che non si fa qui, innanzi tutto: dare un'importanza vitale ai campionati nazionali, laddove si assiste nel nostro paese da parte di molti atleti e ormai da tempo, all'abbandono di questa manifestazione, quasi che ci si sentisse superiori. Sbagliatissimo: se non vieni ai campionati italiani, t'attacchi. 

Sempre in Italia, la storia delle convocazioni è sempre stata nebulosa, oscura, ossianica, iniqua: le stesse regole che vengono scritte nero su bianco oggi, domani vengono bellamente e sistematicamente disattese da chi le scrive e questo è pure paradossale e fa perdere la già scarsa credibilità del sistema. Prendete quest'anno e la regoletta dei limiti B agli Under-23: Una cavolata senza capo nè coda. Se io ho 40 anni e vado più forte di uno che ne ha 22 e abbiamo entrambi il limite "B", mi spiegate perchè deve andare lui ai mondiali che va più piano? L'atletica è adesso e ora, non "in prospettiva". Il 22enne deve capire che l'atletica ce la si guadagna in pista, mica con le scorciatoie. Rosicherà qualche mese e capirà che per guadagnarsi la pagnotta bisognerà andar più forte. Così funziona in tutto il mondo. 
O pensate anche alla regoletta che si sarebbe dovuti essere nei 24 al mondo nel caso si avesse il limite B e si avesse avuto più di 23 anni? Se tutti i Paesi del mondo facessero così, si partirebbe da tre semifinali e il gusto dei mondiali sparirebbe. Non è il momento in cui l'Italia può permettersi di fare la primadonna. 

La scarsa trasparenza delle scelte in Italia fa quasi incazzare: quest'anno solo a chi avesse ottenuto il limite "A" avrebbe avuto un posto sicuro. La foresta di limiti "B", invece, si è trasformata nella palude dell'opinabilità in mano alla Fidal che ha creato vere e proprie sperequazioni a danno di alcuni atleti e a favore di altri.
I due casi limite sono quelli di Marco Lingua e Giuseppe Gibilisco. Marco Lingua ha ottenuto ben 6 volte il limite B nella stagione su 14 gare disputate. Nemmeno preso in considerazione tra i famosi "rivedibili" (cosa che ha portato una sfiga tremenda a tutti e tre). Giuseppe Gibilisco non ha mai ottenuto nemmeno il limite B nell'intero anno e fino all'ultimo centesimo di secondo della deadline (che scadeva stanotte) gli è stato consentito di ottenere la misura. Proprio ieri, come riporta il sito Fidal (qui il link) ha saltato nell'incomprensibile location di Stettino (altra gara in piazza che sarebbe dovuta passare per il placet della IAAF), ha saltato solo 5,40. Ho ben compreso che è il campione del mondo di Parigi 2003 (8 anni fa), ma l'atletica è prima di tutto merito, non "riconoscenza" con quello che si è fatto nel passato. E' la dura legge dello sport cui tutti dovrebbero sottomettersi. La stessa insensatezza è toccata ad Elisa Cusma, tre volte sotto il limite B negli 800, cioè più volte di diversi atleti che magari l'hanno ottenuto una volta sola. Anche qui: se è sottostata alla "verifica", non penso non ambisse andare a Daegu... invece, gli è stato negato con la sconcertante (per me) giustificazione che la Cusma non può limitarsi a partecipare. E come mai non sono stati presi in considerazione nemmeno di striscio i due discoboli?
Ciò che voglio dire è che non può la Federazione mettersi di traverso sui risultati ottenuti dai propri atleti, anche se non gli fossero simpatici o subentrassero discorsi di convenienza o meno. Semplicemente si devono turare il naso e portare chi ha avuto il merito di rispondere alla chiamata della IAAF. Bene ha fatto così Uguagliati a convocare Caravelli, Gentili e Abate, anche se non rispondevano ai criteri da loro stessi fissati. Male ha fatto invece a usare due pesi e due misure tra Gibilisco e gli altri. E' stato fatto un perverso discorso al contrario, in generale: prima ottieni il minimo e poi ti dico se vieni. Per Gibilisco: basta che ottieni il minimo e vieni. Quando sarebbe dovuto essere, per tuttiprima vieni agli italiani, dimostri di essere il più forte sul nostro suolo, e ti portiamo ai mondiali se hai ottenuto o otterrai il minimo entro il 15 agosto. Questa si chiama chiarezza. 

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