03/08/11

Pure le recensioni qui... Marathon di Andrea Frediani

Non mi è mai capitato di fare recensioni di libri, anche perchè di solito i libri aiutano ad addormentarmi, quindi rimangono sempre in quella zona oscura tra la flebile memoria del dormiveglia e la zona REM. Così spesso mi ritrovo a leggere la stessa pagina anche decine di volte, sempre prima di addormentarmi, tanto che alcuni pagine di qualche libro le posso decantare in farsetto. Non mi danno nulla per scrivere la recensione (non potrei nemmeno ricevere denaro o altra utilità...), come fanno i "critici" che compaiono sulle copertine patinate dei libri anche più sconosciute: "indimenticabile saga per il Daily Mirror!"; "l'autore non ha mai avuto una così accentuata capacità narrativa". Mah... alla fine dipende sempre dalla nostra personalissima lente sul mondo e come ci approcciamo all'esistenza per determinare il successo o meno di un libro.  
Ma il libro che vi vado raccontando, Marathon, è diverso, diciamo, visto che in qualche modo parla di atletica. In maniera un pò lata, eh, non fraintendete. Togliamoci dalla testa che Marathon parli della Maratona o della corsa prolungata. No, in realtà la scena principale è ambientata nella epica battaglia di Maratona, dove sulla piana di fronte all'Egeo si fronteggiarono gli Ateniesi e i Persiani, e che precedette la successiva leggendaria corsa mortale di Filippide o... Fidippide. Ma non è solo questo. Ecco infatti, che con mia grande sorpresa emerge che dai documenti storici con i quali Andrea Frediani disegna le imprese dei vari personaggi, emergono altre due figure: Eucle e Tersippo. Ebbene, secondo i reperti storici, l'emerodromo Filippide non sarebbe stato l'unico a percorrere la distanza di 42 km tra Maratona e Atene, ma sarebbero stati addirittura... in tre. Qualcuno sostiene che i tre siano la stessa persona, ma che la tradizione e i mille rivoli in cui la Storia ci porta le sue testimonianze, l'abbia fatto trino, ma tant'è: le testimonianze parlano di tre ateniesi che dopo quella battaglia con i loro coturni corsero verso la loro capitale. Uno di questi... era vicino alla frangia degli Alcmeonidi, un settore di popolazione vicino agli interessi degli odiati persiani. 
Il panorama in cui avvengono le gesta è la battaglia di Maratona, che l'autore ci fa vivere quasi direttamente, dal vivo racconto di Eucle, e porta il lettore dietro gli scudi ateniesi, sotto i loro elmi, fra la loro paura di morire, mentre avanzano sul campo di battaglia compatti, come non avevano mai fatto prima, abituati com'erano a battaglie uomo contro uomo, impauriti da un nemico che non avevano mai visto, cercando di evitare frecce, spade ricurve, trabocchetti, l'impeto della cavalleria persiana, le urla, il dolore... Una battaglia raccontata nei minimi particolari e che viene fedelmente ricostruita attraverso il contemporaneo racconto delle strategie generali che sono giunte fino a noi, grazie alle testimonianze storiche.
Subito dopo inizia la corsa a perdifiato verso Atene dei tre ragazzi, già provati da una giornata di battaglie, e che in gioventù si erano messi in mostra per le loro capacità atletiche: Filippide, l'emerodromo, uno di quegli atleti che correvano per giorni interi; Considerato un semidio ad Atene; Eucle, un mezzofondista , dedito al diaulos e al dolicos (cioè alle distanze dai 360 metri ai 5000, ma con grandi difficoltà a vincere e questo determinerà il suo modo di agire nelle vicende), mentre Tersippo era uno sprinter ante-litteram, dominatore dello Stadion (180 metri) nei vari giochi atenieri. La storia viene raccontata da Eucle in prima persona, portando a galla tutte le vicende giovanili e sportive dei tre amici fino alla Guerra di Maratona che li vedrà in prima linea contro gli Immortali dell'esercito di Dario, sotto il comando del Navarco Dati.
Terminata la battaglia campale inizia la folle corsa per anticipare l'arrivo delle navi persiane, sfuggite alla battaglia campale, al porto di Atene... e bè, il mito si scontra a questo punto con il racconto, e chi vuole sapere il seguito.... forse è meglio che se lo legga: merita davvero. 

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