29/08/11

Daegu '11: Eaton abdica - l'Etiopia stronca Moh Farah - salto in "corto" al femminile - la cinese Li nel disco

  • semifinali 800 metri: la formula dissennata delle tre semifinali, materializza la propria stupidità nella prima serie. Il primo effetto è che mette pressione ai migliori atleti, che con 24 partenti vedono le possibilità di accesso alla finale sensibilmente ridotte e più suscettibili di "problemi" dovute a variabili indipendenti. Il primo a farne le spese è il secondo 800ista del mondo, stando ai numeri: Abubaker Kaki. Una sorta di suicidio in diretta. Partenza folle, con passaggio in 50"19 e il gruppo staccato a fare la propria gara. Poi inesorabile il recupero e il volatone finale che relega Kaki al terzo posto: di fatto fuori, se non ci fosse il ripescaggio di due tempi. Fortuna che il suo 1'44"62 sia tempo sufficiente per accedere alla finale, altrimenti Rudisha avrebbe davvero passeggiato. Viene ripescato anche il keniano Alfred Yego: 1'44"82. La seconda semifinale presente un campo di partenti nettamente inferiore, e il russo Borzakovski e l'americano Symmonds hanno facile ragione del compagni di avventura. Stessa sorte per Rudisha, che predica nel deserto e finisce in 1'44"20 trascinandosi in finale il secondo polacco, Adam Kszscot. Tempo per l'accesso in finale, 1'44"82
  • Lungo femminile: la finale di questa specialità è francamente il punto più basso della storia della specialità. Chiaramente tutto va contestualizzato: se nei 100 vanno un paio di decimi più lenti di quello che ci si sarebbe aspettati, perchè nel lungo non dovrebbero saltare una ventina di centimetri in meno? Fatto sta che si arriva sul podio con 6,76, ma soprattutto si vince la medaglia d'oro con 6,82! Del resto lo sto dicendo ormai da un anno: il salto in lungo mondiale è in grande recessione, e non si capisce se la discriminante è l'anno preolimpico. Le statistiche dicono che quello della neo campionessa mondiale Brittney Reese, sia stato il peggiore di sempre utile a vincere un titolo mondiale. Il precedente era il 6,89 di Tianna Madison ai mondiali di Helsinki 2005. Solo nel 2003 la terza saltò peggio di Ineta Radevica (6,76): fu un 6,70. L'americana Brittney Reese diventa la quarta atleta ad aver fatto la doppietta di ori, dopo la nostra Fiona May, Jacky Joyner Kersee e Heike Drechsler (che si è trovata però a gareggiare quando i mondiali erano ogni 4 anni). Per lei anche una bella tripletta di "mondiali", visto che nel 2010 vinse a Doha quello al coperto. Il secondo posto, non ancora citato, è invece andato alla russa Olga Kucherenko con 6,77
  • semifinali 400 femminili: si scoprono le carte, anche perchè la formula-Diack ti obbligava a farlo. Due sole qualificate e se capitava la serie con 3 atlete forti, erano legnate. E' proprio quello che è successo nella seconda semifinale, dove la sorte (aiutata dal regolamento) ha messo insieme le due americane Francena McCorory e Sanya Richards (campionessa uscente), la giamaicana Shericka Williams e l'ucraina Antonina Yefremova. La McCorory che in batteria era sembrata un fake, nonchè una sgraziata quartermiler, mostra doti di resistenza lattacida inusitate e vince con 50"24. Seconda la Williams con 50"46 e solo terza la Richard con 50"66 che verrà ripescata solo con l'ultimo tempo utile per la finale, quindi quasi sicura di correre nelle corsie pestilenziali. Proprio in questa batteria Marta Milani ottiene il suo nuovo PB: 51"86 e miglioramento di un centesimino. Sesta italiana impegnata nei 400 ad un mondiale, e sesta che corre due turni. Nessuna di esse ha mai corso due mondiali. Quindi equilibrio generalizzato. Terza semifinale di un'italiana dopo quelle della Reina e della Grenot. Tornando a Daegu: Allyson Felix si aggiudica la prima serie in 50"36, mentre nell'ultima serie si vede quello che è il vero spauracchio di questi mondiali: Amantle Montsho. 50"14. Miglior tempo per la Botswanese (chi mi dice come si chiamano gli abitanti del Botswana?) che però ha solo un piccolo difetto: ha un range di risultati molto ristretto, benchè sempre molto elevato. Corre sempre tra i 49"8 e i 50"2 con precisione quasi chirurgica. Servirà in finale per portarsi a casa il piatto? A proposito, curiosità: a Tokyo '91 Marie Jose Perec passò ai 200 in 22"82, ovvero un tempo che le consentirebbe di andare in finale nella gara singola.
  • disco femminile - purtroppo schiacciato dall'evento clou del mondiale, la gara di disco viene un pò tralasciata dalle emozioni. L'oro va alla migliore dell'anno, la cinese Yanfeng Li, che a giugno aveva lanciato in Germania 67,98. A Daegu si limita ad un grande 66,52, quarta prestazione mondiale dell'anno, e solo 30° prestazione tra tutte quelle che si sono avute in tutte le edizioni dei mondiali, anche se la misura è perfettamente in linea con quelle ottenute per vincere le ultime 5 edizioni di campionati. Al suo attivo vantava solo un campionato asiatico nel 2010, e ora aggiunge questo oro mondiale. Al secondo posto si piazza la tedesca Nadine Muller, con 65,97, anche lei al primo alloro internazionale dopo un bronzo ad un mondiale junior. Terza è invece la cubana Yarelys Barrios, alla terza medaglia consecutiva ad un mondiale (un argento e due bronzi), aggiunta all'argento olimpico di Pechino. Manca solo il massimo alloro alla sua carriera. 
  • 10000 maschili: nella gara più lunga del programma su pista si assiste all'ormai consolidato canovaccio che va in scena ormai da un paio di decadi, cui nessuno ha ancora saputo dare una svolta: un nugolo di atleti del Corno d'Africa (compreso l'inglese di origine somala Moh Farah) che vanno in fuga e il resto del mondo che sta a guardare. Anche se proprio a dirla tutta, gli USA stanno cercando in qualche modo di colmare il gap, con un piccolo manipolo di atleti spalmato su tutte le specialità del mezzofondo (Symmonds, Galen Rupp e Lagat, per cominciare) che non arriva poi molto lontano dai vertici mondiali. Sui 10000 solita battaglia tra Keniani, Etiopi ed Eritrei e... Moh Farah. Stranamente keniani che non riescono a trovare la risposta agli etiopi, rimanendo attaccati alla gara fino a due giri dalla fine, e lasciando poi il palcoscenico agli avversari di sempre. A 500 metri dalla fine Moh Farah, il vero spauracchio degli africani parte, come gli è solito fare. Specialista delle volate lunghissime. Tanto che nessuno riesce a seguire la sua impressionante accelerazione. Col senno di poi: troppo lunga. Così inizialmente sembra che gli etiopi Ibrahim Jeilan e Imane Merga seguano solo per portarsi a casa le medaglie meno pregiate. Ma no... non è così. Jeilan, un ventunenne che sembra avere 35 anni, ci crede. Guadagna centimetro su centimetro (della ventina che aveva ai 300) e a metà del rettilineo finale ha quasi completato l'aggancio. Farah reagisce, tiene ancora qualche metro, poi inesorabile l'etiope lo passa e si laurea campione del mondo. Tempo: 27'13"81. 27'14"07 per Farah e 27'19"14 per Merga. 7°, dopo gli africani, Galen Rupp con 27'26"84 e 12° Daniele Meucci che purtroppo non poteva obiettivamente avere un ruolo di primo piano in questo contesto, anche nell'ipotesi di una gara tattica. Davvero fenomenali gli africani anche nello scenario "lento". Terzo comunque degli europei (dopo Farah), con 28'50"28 anche se gli europei erano solo tre. Decimo italiano nella storia dei mondiali a partecipare ad un 10000, laddove gli azzurri vantano il leggendario oro di Alberto Cova nel 1983 (unico non-africano ad aver vinto i 10000 ai mondiali) e l'argento di Francesco Panetta nel 1987. 5^ posizione (il 12°) di sempre per Meucci tra gli italiani, dopo le due medaglie, il 6° ancora di Panetta a Stoccarda '93 e il 9° di Stefano Baldini ad Atene '97. Tornando a Daegu: era presente anche Keninisa Bekele... purtroppo Atletica è una Dea che ti riempe di soddisfazioni ma cui devi continuamente fare offerte se non vuoi che ti dimentichi. Così la lontananza dalle gare per oltre un anno, l'ha dovuto portare all'abbandono.
  • decathlon maschile: lo abbiamo seguito sin dalla prima giornata. Il grande sconfitto è sicuramente Ashton Eaton, reo di aver fatto una stagione indoor incredibile (con annesso record del mondo nelle prove multiple), e di aver piazzato nel corso della stagione all'aperto prestazioni che lasciavano pensare addirittura che si sarebbe potuto vedere il secondo uomo della storia ad oltrepassare i 9000 punti dopo Roman Sebrle. Macchè: Eaton ha probabilmente sbagliato il taper ai mondiali, cimentandosi in alcune prove del decathlon a due settimane dall'appuntamento iridato a Chula Vista: il 10"26 (personale) sui 100 lì ottenuto doveva essere un campanello d'allarme: la forma era arrivata troppo presto. Ma anche il 2,10 nell'alto (personale) e i 47,36 nel disco (altro personale). Così per Eaton prestazioni molto al di sotto il suo potenziale, e il gap che doveva essere creato dopo le 6 prove, di fatto non si era creato, a tutto vantaggio del campione mondiale uscente, il connazionale Trey Hardee. A Daegu la forza di Eaton si è paradossalmente vista solo nell'ultima prova, i 1500, dove rischiando addirittura di perdere il posto d'onore a favore del cubano Leonel Suarez, ha tirato fuori gli attributi e chiuso in 4'18"94, ovvero 819 punti, che gli ha permesso di superare di soli 4 punti nel compound il cubano. Trey Hardee si intasca il mondiale con 8607 punti, e fa così doppietta di titoli iridati. Non finì la gara alle olimpiadi di Pechino. Decathlon vinto soprattutto con il lanci, ma comunque una tenuta su tutte le prove decisamente di alto livello... e non poteva essere diversamente.

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