29/08/11

Daegu '11: 110hs thrilling, Robles squalificato, Liu schiaffeggiato, Oliver involuto e... gode Richardson

La gara di giornata che verrà ricordata sarà senza ombra di dubbio la finale dei 110hs maschili. Forse quella che presentava il più zeppo parterre de roi degli ultimi anni. Fallita la parata nei 100 (di fatto mancavano praticamente tutti i migliori... tranne Blake), probabilmente negli ostacoli alti al maschile hanno preso parte all'atto finale il non plus ultra dell'ostacolismo mondiale degli ultimi anni. L'atletica a Daegu è stranamente retrocessa quanto a risultati, e francamente non so di cosa sia colpa: l'umidità all'85%? Il vento costantemente contro? La pista non così veloce? I controlli a tappeto sul sangue nel pre-mondiale? Non lo sapremo mai: fatto sta che i tempi sono lontanissimi da considerazioni diacroniche sul peso delle prestazioni dei singoli atleti. Rimane quello che è il senso dell'atletica: uomo contro uomo, donna contro donna, che è poi la cosa più importante, quella che Diack che ci vuole togliere nel nome del business.

Nei 110hs si presentano quindi dopo una lunga stagione di preparazione i migliori al mondo almeno degli ultimi due anni, fatta eccezione del bahamense Leon Bratwhaite, che per dirla tutta, è stata una meteora di una serata di mezza estate a Berlino. Romantico per lui, ma la luna di miele è finita molto in fretta. Quindi il rinato Liu Xiang, reduce da una rottura al tendine di Achille e che quest'anno ha deciso nella sua seconda vita sportiva  di preparare il mondiale lontano dai riflettori della Diamond League. Il cubano Dayron Robles che ha sempre dimostrato di avere una solidità micidiale nei momenti importanti. Poi l'enorme David Oliver, che invece nel corso della stagione si è andato vieppiù spegnendosi, ma che almeno ad inizio anno era un Caterpillar capace di frantumare gli ostacoli e tutto ciò che gli capitava a tiro. E poi... bè poi c'è il nuovo Jason Richardson, che invece ha avuto la parabola contraria a quella di David Oliver, raggiungendo il top della forma al momento clou della stagione. 

Le semifinali ci dicono proprio questo: Oliver ha un grosso problema in partenza. Si becca invariabilmente un metro dagli altri top hurdlers e incoccia quasi sempre il primo ostacolo. Avviene anche in semifinale mentre Jason Richardson... impressiona. 13"16 con -1,6 di vento e Oliver, inserito nella batteria con lui, di fatto non entra mai in gara (13"40). La smorfia del Manga di Denver (solo nei cartoons si vedono fisici del genere!) è uno specchio sulla sua anima: no way!. Richardson invece mostra un'incredibile armonia nel passaggio degli ostacoli, che è spesso sinonimo di velocità in un contesto in cui conta più di tutto il giusto equilibrio tra il gesto tecnico e la corsa fra gli ostacoli. Involuto Oliver?

Nell'altra semifinale (le due semifinali, comunque le si voglia vedere sono più appassionanti: meno carneadi e più campioni) Dayron Robles sfida Xiang Liu e Aries Merritt, un altro di quegli atleti indiziati di poter far strillare il metaldector di ritorno da Daegu. Robles parte come una jena, e davvero sul primo ostacolo è il migliore. Liu è alla sua sinistra (vedremo come cambiando gli addendi il risultato sarà nefasto per entrambi) e dopo aver subito la partenza del cubano, rimonta decimetro dopo decimetro fino a tagliare il traguardo davanti: 13"31. Sembra quasi che Robles abbia "mollato" dopo l'ottavo. Ma personalmente non ho avuto questa informazioni da parte di Robles, quindi la prendo come impressione. Aries Merritt arriva con l'allegra compagnia e con gli stessi tempi dei due convenuti (13"32).

Arriva la finale dei 110hs, uno dei momenti più importanti dei mondiali in Corea. Stavolta Liu è a destra di Robles. Oliver a sinistra: come era scritto sulle sacre scritture del Libro dell'Atletica. Accanto a Oliver, Jason Richardson, con capelli lunghi e calzettoni lunghi neri. Atipico. Pronti. Sparo e Robles esce come un dannato e attacca davanti il primo. Oliver rimane sui primi appoggi, come se avesse perso l'effetto-tigre dell'anno di grazia-2010 (campione del mondo indoor): è impacciato, inguardabile e stante la partenza a velocità curvatura di Richardson alla sua sinistra, si apre una voragine in mezzo alla pista. Robles incede, e si rivede in fotocopia la semifinale. Robles prende mezzo metro e Liu apre la caccia dal 4° ostacolo. Rimonta, rimonta, rimonta e tra l'ottavo e il nono succede il fattaccio. Robles impatta, si scoordina quel tanto da sbilanciarlo verso destre e avviene il primo urto tra le mani dei due e prima avvisaglia di quello che sarebbe potuto succedere e che... puntualmente succede. All'ostacolo successivo i due impattano violentemente: il braccio destro di Robles nell'azione di richiamo, colpisce il braccio sinistro di Liu che invece stava avanzando facendogli perdere l'equilibrio. Liu perde l'appoggio, si affossa, si torce e la rimonta finisce qui. Game, set, match. Robles taglia il traguardo e piange, esulta. Non so se abbia avuto un vantaggio o uno svantaggio da questo fatto e non conosco nemmeno il regolamento: fatto sta che lui va avanti e Liu si ferma. Robles vince e Liu perde.

Mentre l'occhio di bue punta i due e il mondo si alza in piedi per vedere l'impatto delle due stelle pulsar, fuori dagli sguardi arriva come un missile Jason Richardson che piomba sul traguardo appaiato a Robles ma... dietro. Argento? Macchè. Robles viene poi squalificato per quel contatto disastroso cui ha ricorso la federazione cinese (non certo Liu, si apprenderà dopo, che non aveva minimamente protestato al termine della gara...) e l'americano si gusta la sua prima medaglia d'oro internazionale che dà seguito a quella di Allen Johnson a Parigi 2003. Comunque sia andata, un'ingiustizia consumata a danno di Liu, che da oggi ufficialmente diventa uno dei miei atleti preferiti: un argento non potrà mai consolare quella che sarebbe stata una medaglia d'oro. 

Per finire, medaglia di bronzo al britannico Andrew Turner che tira l'ultimo schiaffone a David Oliver: 13"44 per entrambi, ma Turner sul podio e Oliver quarto. Su twitter però posso confermare quanto David sia sportivo: ha dato del matto a chi sosteneva che Robles avesse fatto apposto ad uncinare Liu. Ed è quasi commovente Oliver che nel momento più brutto cita la frase che gli ha rivolto Liu alla fine della gara: "It's only a game"... è solo un gioco. Grande Oliver, grandissimo Liu, grandino Robles (che ha colpito l'ottavo e si è sbilanciato verso Liu) e immenso, naturalmente, Richardson.

Nessun commento:

Posta un commento