05/02/13

La motivazione: perchè continuare a correre?

Pubblico una lettera di un amico master che farà riflettere.

Noi, atleti master che abbiamo deciso di rimetterci in corsa, di tornare alle gare pur sapendo che potremo solo peggiorare; perché lo abbiamo fatto? Non sò se c'è del masochismo in questa pratica, ma la realtà è che siamo obbligati ad osservare il cronometro e misurare inevitabilmente la nostra decadenza fisica. E' anche vero che saremmo in ogni caso alle prese con l'inesorabile realtà dell'invecchiare, anche rimanendo seduti su una poltrona. Ognuno credo abbia elaborato un ragionamento al riguardo; ci provo anch'io, rimanendo nella mia limitata esperienza e in considerazioni assolutamente personali. Forse indossare la calzamaglia mi fa sentire un po' come Peter Pan? Direi di no, bando alle sindromi, anzi, ho subito capito che non posso più competere con i ragazzi, per fortuna. Ma quando capita di battere un ragazzo che ha dieci o vent'anni meno di me (mi piace esagerare), dovrebbe darmi soddisfazione? Di certo posso immaginare che quel ragazzo ha davvero poco talento e forse è più adatto ad un altro sport.
Mortificarlo davanti ai suoi compagni non mi ha mai dato nessuna soddisfazione, anzi gli chiederei scusa, se sapessi di non peggiorare la situazione. Ma perché sono tornato a correre? A ventitré anni ho dovuto smettere di correre perché non riuscivo più a conciliare l'atletica agonistica con il lavoro. Mi è spiaciuto molto. Riprendere è stato un po' come riparare l'ammaccatura di quella brusca interruzione. Anche sentirmi inserito in un ambiente, dove vengo riconosciuto, mi aiuta a sentire che sono ancora parte di qualche cosa. E poi... chissà, saranno le endorfine che vanno di qua e di là, sarà come sarà ma dopo aver corso, mi sento mentalmente rigenerato; non che l'umanità possa giovarsene granché... ma mi accontento. 
Per i master più anziani, in caso di guai vari, propri dell'età e dell'usura, il fatto di tornare a frequentare il loro ambiente prediletto è sicuramente uno stimolo ulteriore per rimettersi più velocemente, per confortarsi nel constatare la pronta risposta del loro fisicaccio. Una delle cose che mi dà più piacere in assoluto è trovarmi di fronte una persona apparentemente sconosciuta, che mi sorride e di solito dice: "sai chi sono"? - oppure: "non mi riconosci"? 
Dopo aver valutato per un attimo il mio sguardo ebete, ecco che si rivela, con nome e cognome. E' in quel momento che mi si accende la mente e lo sguardo diventa accogliente (spero), lo osservo, lo peso, lo scruto, ma sì è lui, che mi dice: "sono tornato a correre"! E io in quel momento sono felice.
 L'ultima volta che mi è capitato, fatti due calcoli, erano trascorsi trentacinque anni (sic!), dall'ultima volta che ci eravamo visti. Ammetto che dopo aver pensato al risultato del calcolo.. mi sono sentito un po' meno felice, ma ritrovare un amico sciacqua via tutte le malinconie. Frequentare con continuità un ambiente dove si socializza, oltre a condividere un comune interesse, fa bene. Insomma, possiamo anche decidere di non fare dell'agonismo, ma per carità, stiamo lontani dalle nebbie dell'apatia. Anche senza le gare, cerchiamo di non smettere di incontrarci. Grazie ! 

Il vecchio che avanza

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