11/02/13

Il CT Magnani e la Serendipity dell'atletica azzurra

Per avere una visione obiettiva della realtà ci vogliono persone che sappiano interrogarsi ed eventualmente dubitare su quelle che sono le manifestazioni empiriche dell'essere umano, prima che queste vengano digerite senza alcuna masticazione. Se le idee non circolano, l'uomo non migliora, ma questo secondo me e spero di non essere l'unico a pensarla così. 
La mia critica l'ho fatta per anni verso una parte, e così non penso di fare torto a nessuno se lo faccio anche verso l'altra. Non più di qualche giorno fa scrivevo che sarebbe stata una questione di stile attribuire a Cesare quel che è di Cesare, ovvero quanto meno non attribuirsi in maniera così spudorata il merito dei successi ottenuti a tambur battente dagli azzurri in questo primo mese di attività indoor, considerato che la logica quanto meno imporrebbe un minimo di discrezione, e visto che, a parte un colloquio informale, gli atleti in questione hanno fatto ciò che facevano prima delle elezioni del 2 dicembre. 
Invece sulla Stampa di oggi appare un bel reportage sulla rinascita (dato inappuntabile) dell'atletica italiana. Il titolo è emblematico: "Alessia e i suoi fratelli: l'atletica cambia faccia". Il secondo sottotitolo inizia ad essere sibilino: "Nuovi metodi e meno pressioni: dietro di lei un settore in crisi si è risvegliato". Non è finita qui. C'è pure un ulteriore quadratino che recita: "Retroscena, di Giulia Zonca - La ricostruzione di uno sport". Naturalmente l'articolo si lascia leggere velocemente, sino a che si arriva alle dichiarazioni del nuovo CT, Massimo Magnani, che sembra abbandonare ogni freno inibitore impossessandosi voracemente di tutto quello che è successo all'atletica italiana dell'ultimo mese. Singolare. 
Queste le sue affermazioni. Per comprendere meglio quello che ha detto, mi arrischio di interpretare e analizzare il Magnani-pensiero, sempre tenendo conto che le frasi sono virgolettati riportati da una giornalista, quindi a loro volta filtrati da un'altra persona. 
Frase 1 - "lo so che più di un amico, chiamiamolo così, pensa che sia solo fortuna, ma la buona sorte devi andartela a cercare e soprattutto offrirle le condizioni giuste". Analisi della prima frase: chi è questo "amico, chiamiamolo così"? Ebbene, come dissentire sul fatto che la fortuna dipenda molto dalle condizioni in cui ci si viene a trovare? Logico direi. 
Frase 2 - Parla il responsabile Magnani, ex atleta, già allenatore "sempre rimasto dentro l'atletica, ma prima fuori dalle istituzioni". Il virgolettato gli appartiene? Dovrebbe, in teoria... e allora non capisco la consecutio temporale del pensiero, perchè mi sembra come vaghi una notizia su internet (addirittura riportata dal sito della Fidal) con relativa foto che ritrae Magnani con Arese, Anna Riccardi, Migliorini e Maurizio Damilano nei giorni dei Mondiali di Daegu, dove proprio Magnani, allora evidentemente amico della precedente cordata, veniva eletto membro della Commissione Corsa Campestre della IAAF. Era il 2011 (non il 1981) cioè nemmeno due anni fa. Possibile che il CT se ne sia già dimenticato? (Ecco a questo link l'articolo). La commissione della Corsa Campestre della IAAF non è un'istituzione? Ma non voglio essere polemico, per carità. Probabilmente quella carica, regalatagli inopportunamente da Arese probabilmente, non sarà stata esercitata e lasciata nell'immediatezza, visto che la corsa elettorale di Giomi (ipse dixit) partì già due anni fa, quindi molto prima di Daegu. Devo dire la verità: durante la campagna elettorale, nella quale mi sono scagliato contro il precedente mandato, cercavo una foto di Magnani per un articolo, e mi imbattei proprio in questa immagine. Ma come, mi chiesi? Ancor oggi, ammetto, non so darmi una risposta. 
Frase 3 - "abbiamo dato delle linee guida chiare su quando e come fare prestazioni di alto livello". Scusatemi, ma qui bisogna preoccuparsi... sul quando: se tutti gli italiani vanno forte adesso, non gli avranno mica detto di andar forte subito, vero, visti i risultati? Perchè la stagione è lunghissima! Quindi, ci dice Magnani, le linee guida parlavano di andar forte da subito? Personalissima considerazioni: ma non è che dicendo questo Magnani cada proprio in una clamorosa contraddizione? Da una parte parla di pianificazione evocando le "linee guida" su quando e come ottenere prestazioni di alto livello, e poi, di fronte al fatto che le prestazioni siano avvenute tutte contemporaneamente all'inizio del mandato, dice che non è fortuna? E che cos'è? Quindi: o ha pianificato i picchi di forma immediatamente (il quando e il come) o è stata fortuna, no? Logico, direbbe Spock. Il sillogismo si ferma lì, a meno di voli pindarici di natura semantica. 
Frase 4 "Abbiamo chiesto lavoro e offerto tranquillità perchè solo così ci si prepara al meglio. Questa serenità ha fatto sì che la gente si sentisse a proprio agio e fosse disposta a dare il meglio. Non la chiamerei fortuna". Scusate, a me è venuto da sorridere a questa affermazione, e con questo senza denigrare la persona, che non conosco, ma solo per porre un accento sul ruolo che riveste. Posto che sicuramente il clima sia cambiato (presumo in meglio, sentendo diverse campane) e sia più sereno, ma questo aspetto opinabile come la "serenità" può essere brandito e sventolato da un CT per giustificare i risultati? Se ben ci pensate, Magnani ci sta comunicando un'informazione che però passa in secondo piano: che dal punto di vista tecnico loro non hanno fatto nulla (perchè è obiettivamente difficile pensare che in un mese si arrivi tra i primi 10 atleti al mondo) ma che l'attuale federazione come una Maria De Filippi, ha portato la serenità all'ambiente. Quindi, mi domando, io master, se dovessi parlare con lui, posso ambire ad arrivare a correre in 10"50 sui 100? Me li vedo già i compagni di sventura: "Come ti sei preparato?" "Bè, una bella iniezione di serenità e taac... 10"50!". Oddio, le prestazioni sono figlie del controllo di uno sterminato insieme di variabili indipendenti, non ultimo (anzi) lo stato d'animo dell'atleta. Ma non è implicito, quindi, che il resto di quelle variabili siano state ereditate se non dal mandato di Arese, da qualcun'altro? Tutto questo discorso mi ricorda un pò i lavori della Metropolitana di Brescia. Nonostante i lavori durino da anni, arriva l'ultimo sindaco dell'ultimo mandato che taglia il nastro e dice o fa capire che il merito sia stato tutto suo. 
Con tutto questo cosa voglio dire? che ci troveremo sempre di fronte all'atletica degli ultimi 8 anni se le persone che adesso hanno iniziato a governarla, non cambieranno non solo nei metodi d'approccio agli atleti d'elite (per ora solo questo, invero), ma anche nel modo di rapportarsi con il mondo esterno. E' troppo chiedere un pizzico di obiettività che non sia così facilmente smentibile?

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