27/02/13

La dura lotta per l'accesso su una pista d'atletica

L'altro giorno, essendomi trovato la pista di casa innevata (unico utilizzatore stabile nell'ultima decade) e dovendo allenarmi (oddio... "dovendo"... potevo anche starmene a casa, ma l'istinto ferino era troppo forte) ho deciso di farmi una ventina di chilometri e accasarmi presso un altro campo sportivo non colpito dalle intemperie meteorologiche di natura nevosa dell'ultimo periodo. Ammetto che stavolta non avevo proprio voglia di spalarmi la mia solita corsia per 140/150 metri, visto che l'avevo fatto non meno di una settimana prima e che l'Onnipotente ha deciso di vanificare quelle due mie ore di fatica con una mini-vanga da giardino con un'altra spolverata. Ebbene, arrivo di fronte al "nuovo" Stadio, letti gli orari di apertura (legittimato quindi a farlo) accedo nel centro sportivo. Per non essere in fallo prima di tutto cerco il custode: introvabile. E così mi dico "appena arriva, gli chiedo quanto devo pagare per l'accesso". Inizio il mio bell'allenamento sullo sportflex baciato da un tiepido sole (e contemporaneamente pensando di essere fortunato a non dovermi torturare quotidianamente su una superficie così infima), ma sempre con l'apprensione che si materializzi un clichè di un custode panzone per il quale "chi è lei? Chi l'ha autorizzata? Esca da qui!". Ma ormai il dado è tratto e per evitare spiacevoli inconvenienti, decido di trascorrere i recuperi dietro alla panchina del campo da calcio... nascosto, occultato. Vuoi mai che nel bel mezzo all'allenamento arrivi Gigi il Custode e che mi sbatta fuori? Ma non succede nulla (a parte un tizio che sbraitava in dialetto valligiano contro non so chi e e contro non so che cosa) e terminato l'allenamento, per essere a posto con la mia coscienza e per puro senso civico, mi porto presso il Bar dello stadio, nel frattempo aperto. Approccio la barista lampadata (davvero troppo lampadata: non riuscivo a guardarle la pelle) e comunico con l'umiltà del servo della gleba di aver utilizzato l'impianto di atletica e che vorrei, davvero, pagare per l'accesso, costasse quel costasse. La barista mi guarda stralunata come se le stessi chiedendo di prepararle il coktail "Ciaparat" e a quel punto interviene "il calcionaro". Il Calcionaro, appunto, ovvero il rappresentante di quella fauna di personaggi che ruotano attorno al mondo del calcio minore (ma anche no) e che evidentemente era intento a taccheggiare la barista, liaison che devo aver inopportunamente interrotto per il mio singulto di civicità. Non interpellato, serio in volto, mi fa: "Devi fare la richiesta al comune". "Come?" rispondo io "la richiesta al comune?". Convinto il calcionaro, anche un pò stizzito, riprende: "sì, per accedere alla pista bisogna chiedere l'autorizzazione al comune". Rimango un pò seccato, anche perchè non è la prima nè sarà l'ultima volta che per accedere ad un campo mi viene fatta questa richiesta bislacca. "Guardi, io l'ho già utilizzata la pista, volevo solo pagare l'accesso...". "Ah. già fatto? Vabbè per stavolta amen...". Esco riflessivo pensando che la prossima volta che dovessi tornare qui mi chiederanno l'autorizzazione del comune. Me lo sono giocato... quando mai!

Il primo ostacolo all'atletica su pista, è proprio l'accesso ai centri sportivi con le loro piste. Contrariamente a TUTTE le strutture di tutti gli altri sport, infatti, l'accesso alle piste di atletica presenta delle peculiarità davvero singolari. Comprendo che il problema originario possa essere una gestione finanziaria assai particolare (non si può evidentemente mettere il custode a fare l'usciere del centro sportivo per un paio di persone al giorno), ma è anche vero che non penso che sia pratica comune che chi vada in piscina a fare nuoto libero gli venga richiesta l'autorizzazione del comune.

Paga il suo accesso, e la persona entra liberamente in acqua. In pista no. A questo aggiungiamoci che la gestione di molte piste risulti subappaltata alle società sportive del territorio comunale (ci sta...) che invece di rendere fruibile a tutti l'accesso alle piste, fanno da filtro arrivando in alcuni casi a vere e proprie minacce velate (se ti tesseri con noi, entri liberamente gratis... altrimenti vai in comune, chiedi il lasciapassare A29, il nulla osta B51, tramite la richiesta C435 e paghi 450,00 € all'anno). Altre società fanno pesare la loro gestione, e non se ne capisce nemmeno il motivo... o meglio, i motivi ci sono eccome, ma è meglio tacerli, visto che nella stragrande maggioranza dei casi la società compie esclusivamente un'attività di controllo della struttura e non certo di gestione finanziaria in passivo, visto che le spese vive maggiori se le sobbarca il comune. Questa dell"'autorizzazione del comune" è personalmente davvero l'ostacolo più fastidioso alla pratica dell'atletica su pista, che vedrei meglio senza ostacoli, piuttosto che così tanti orpelli da oltrepassare.

Che poi: ci sono state occasioni in cui mi sono trovato a frequentare piste palesemente in disuso: a che serve una autorizzazione per utilizzare una cosa di cui il comune nemmeno conosceva l'esistenza e per la quale non prevede alcuna spesa? Perchè un soggetto giuridico deve "autorizzare"  ad un cittadino l'ingresso in una struttura per la quale non ha spese e nè prevede? Se poi andate a vedere, molti di questi comuni non hanno nemmeno un regolamento per la fruizione di questo servizio, tanto che se vi presentate allo sportello per chiedere la benedetta autorizzazione, non sapranno nemmeno di avere sul territorio una pista d'atletica. 

Un giorno vorrei semplicemente presentarmi presso la tal pista del tal comune, pagare il mio biglietto di ingresso e fruirne come qualsiasi struttura che non sia concepita per l'atletica. Chiedo troppo? Perchè la pista d'atletica invece sì? Ecco, forse il problema dovrebbe essere risolto a livello centrale, ovvero dalla Fidal che incaricasse il nostro Ministero Ombra dello Sport (il Coni) affinchè rendesse tali accessi disponibili a tutti i tesserati Fidal senza filtro alcuno che non sia il possesso di una tessera Fidal (quindi un titolo per il cui rilascio in teoria necessita una visita di idoneità alla pratica agonistica). Si dovrebbe procedere prima ad un censimento delle strutture, quindi ad un'azione generale, proprio per avere le stesse regole su tutto il territorio nazionale e su tutte le piste a disposizione. 

Gli impianti sono pubblici, vengono mantenuti con soldi pubblici (quindi anche nostri, anche se non apparteniamo a tal comune) e previo giusto corrispettivo (una pista non ha certo le spese di una piscina) o addirittura a titolo gratuito (visto che il benessere dei cittadini passa anche per lo sport), sarebbe giusto "aprire" la fruibilità degli impianti senza tante pastoie burocratiche e soggetti giuridici deputati a rendere l'accesso alla pista un'impresa. Come dicevo prima: chiedo troppo?

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