21/05/12

La Fidal Lombardia e la transumanza delle vacche

Dopo anni mi ripresento ai c.d.s. di Busto Arsizio in veste di simil-atleta-assoluto e mi ritrovo coinvolto mio malgrado in una transumanza di vacche, dove il sottoscritto, con centinaia di altri atleti, rivesto appunto il ruolo di... vacca. Giudici che dal verrocchio come al paio di Siena, chiamano a bassa voce (poverini, hanno anche loro la loro età) gli atleti, che disciplinatamente entrano nei canapi, e che quando si spostano per la pista, sotto la pioggia, vengono seguiti come pastori da centinaia di pecorelle: i poveri atleti delle serie inferiori (ovvero dalla seconda in poi). Una scena sconfortante, anche perchè la pecorella, o la vacca, la devo fare io per primo per acquisire semplicemente un'informazione stupida: in quale dannata serie devo correre e in quale corsia? In questo girovagare per la pista a ridosso del mio pastore vestito di bianco e bordato di blu, impreco sommessamente per la stupidità della cosa. Possibile? Nel 2012? Ad un certo punto mi viene pure da ridere, per il paradosso della cosa. Il giudice-pastore ogni tanto si ferma, legge un paio di serie, e poi se ne va borbottando con passo veloce a svolgere altri ruoli istituzionali. 
E gli altri?? Alla prossima!... e se ne va. I non-chiamati, razza minore, rimangono sgomenti, ignari del proprio destino. I superstiti della chiama si guardano negli occhi pensando "e se fossi tu il mio avversario?... mizzega, quanto è grosso quello...mi passa sopra le orecchie... e quello? Quelli piccini alla fine escono a velocità doppia...". I giudici, per la verità, sembrano godere di un insano sadismo: nella disorganizzazione ci si sguazza se tu dipendi da quella informazione. 
Tu dipendi da lui, e lui lo sa. E come cagnolini si va da lui a chiedere se per favore può leggere un'altra serie, una sola... "no, ragazzi!!! sciò! Via, via!! Leggo dopo le altre" che suona più come un "andate via cagnacci!". Mi monta una rabbia... pecorina. Montagne di energie mentali sprecate per almeno trenta minuti (sotto l'acqua) nel solo tentativo di conoscere la propria serie e la propria corsia. E non è che puoi nemmeno allontanarti dal giudice-pastore, nè? Perchè se ti fai l'allunghino proprio mentre decanta il tuo nomignolo, è fatta: ne scaturisce una cascata di eventi negativi, che passa inopinatamente anche per la reprimenda dei giudici che ti riprendono pure sul fatto che dovevi ascoltare quando loro stavano elencando i nomi. Insomma: o corri in 45"50 come Vistalli e sei sicuro di essere in prima serie, o sei in balia di quegli uomini bianchi con i bordini blu fino a quando spareranno la tua serie. Poi penso che nei 400 siamo solo un centinaio... chissà nei 100 in cui erano iscritti in 189 cosa sarà successo!
Sapete: la scena è la stessa cui assistevo da cadetto: è incredibile come in 25 anni non sia cambiato assolutamente nulla qui in Lombardia, e la prima semplice considerazione è che chi c'era 25 anni fa... è ancora lì. Le cose sono pure peggiorate: almeno una volta, quando si passava dall'addetto ai concorrenti, ti dicevano la serie e la corsia dopo aver esibito il tesserino. Oggi l'addetto ai concorrenti di Busto Arsizio ti dice solo che... ci sei. Scorre un lunghissimo elenco e ti dice: "ok". Ma come? Ma la conferma iscrizioni è stata già fatta! "No, ragazzi, la serie ve la dice il giudice di campo". Il giudice di campo??? Devo forse consegnargli il lasciapassare A29? O devo fare una domanda in carta intestata per sapere in che fottutissima corsia e serie dovrò correre? Rabbia. 
Tempo fa elencavo i nomi del consiglio regionale lombardo sottolineando come vi fossero personaggi che fanno davvero fatica ad abbandonare quel posto... che poi, badate bene, non è l'età che fa la differenza, ma proprio l'anzianità di cadrega. Purtroppo lo vediamo quotidianamente nella politica: quando ci si cadreghizza, si perde elasticità al cambiamento. Tutto rimane uguale e se qualcosa cambia, è per non cambiare (frase che rubo alle riminiscenze gattopardesche). Non ci sono idee, spinte al cambiamento (ma qui se non si cambia, si rischia di sparire!), entusiasmo: sembra una catena di montaggio di ovvietà. Ogni anno sempre uguale. 
In Lombardia non c'è alcuna forza propulsiva, mancano i grillini per così dire (ma qualcuno ne troviamo prima della fine dell'anno... qualcuno che non abbia interessi di società o personali per aiutare l'atletica a crescere). L'esempio di come dopo 50 anni di organizzazione di gare non si sia ancora arrivati a far passare l'idea di predisporre un semplice tabellone cui appendere i fogli con le batterie senza dover dipendere da un giudice infastidito che spesso diventa arrogante, sembra lontana anni luce ma ci dice una cosa: alla Fidal Lombardia non interessa l'atletica di base. 
Non interessa mettere a proprio agio TUTTI gli atleti, e non solo quelli delle prime serie o i giovani fenomeni. Se avesse pensato alla base, il C.R.L. si sarebbe fatto in quattro per trovare uno spazio per sbatterci dentro una pista indoor da anni. Macchè: nulla di nulla dal 1985. Milano non ha una pista indoor, benchè per l'Italia girino un paio di piste dismesse e a Milano e nell'hinterland vi siano miliardi di metri cubi di capannoni dismessi. Migliaia di tesserati, un budget consistente, ma nulla. 1+1 non fa due, ma le risorse vanno dirottate in altri progetti... la soddisfazione di pochi, in cambio dello sconforto dei più. 
E così, i problemi di un'intera organizzazione che non sa cambiare, su di noi ci piovono addosso come mezz'ora di acqua in pista, a pascolare attaccati ad un giudice che non vuol dirti in che fottutissima serie sei capitato.

P.S.: sembra il caso di segnalare, come i giudici, in fin dei conti, della disorganizzazione, siano delle vittime privilegiate. Sapessero ribellarsi anche loro, anzichè diventarne lo strumento... 

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