25/07/13

Un altro contributo sulla diffusione dell'atletica: portiamo l'atletica fuori dagli stadi

(di Simone Zarantonello) - Scusate se mi intrometto.
Ho letto l’articolo sulla rivoluzione dal Basso per richiamare il pubblico. Non entro in merito sulla positività delle proposte, mi spiace non ho la possibilità di farlo, anche se a mio avviso alzare i minimi di partecipazione mi sa sempre da sconfitta, visto che il miglioramento è continuo in tutto il mondo con continui (anche se più radi) ritocchi ai record dovrebbero seguire quindi dei miglioramenti anche nei minimi. 
A titolo di esempio, ai miei tempi da allievo il minimo di partecipazione ai campionati nazionali era 51" sui 400 metri (me lo ricordo bene perché ho fatto 51"1…) mentre adesso è 52" non credo che questo abbia portato un miglioramento, e mi sembra una regressione più che una conquista. 

Ma parliamo del pubblico, il punto sta in due fattori a mio avviso determinanti: cultura e apertura che sono pure interconnessi. 

Mi spiego con degli esempi (e con delle provocazioni): 
  1. perché in Italia lo sport più seguito è il calcio? 
  2. Perché in Norvegia lo sport più seguito è lo sci di fondo? 
  3. Perché in Olanda lo sport nazionale è il pattinaggio 
  4. Perché in America metropolitana lo sport più seguito è il basket? 
  5. Perché in Giamaica lo sport più popolare è la velocità? 
  6. Perché in Kenia lo sport più popolare è il mezzo fondo 
Provo a dare delle risposte:
in Italia lo sport più seguito è il Calcio perchè tutti (anche a me che l’ambiente mi fa venire la nausea) sappiamo come funziona, tutti hanno fatto almeno una volta in vita loro una partita di calcio o calcetto (ho visto che la fanno anche i non vedenti, complimenti!). Questo perché fa parte della nostra cultura, dall'inizio del 900 in ogni paesino c’era la chiesa, il campanile e dietro il campo da calcio, che è diventato un luogo ed un momento di aggregazione. 

Da qui in Norvegia lo sci è un mezzo di movimento come in Olanda il pattinaggio è un fatto culturale, infatti li Enrico Fabris era popolarissimo mentre era quasi sconosciuto in italia, come in Kenia la corsa è un fatto di vita quotidiana. In America nelle città in ogni angolo della strada (esagero) c’è un canestro, mentre se si va nell'America rurale tutti hanno una mazza da baseball, la quale serve sia per giocare che per difendersi (infatti in un viaggio di lavoro in Virginia ad Ahsland il mio collega Roger di 65 anni andava in giro in macchina con due mazze da baseball, non certo per giocare). Va da se che in Giamaica la velocità è un fatto ormai culturale. 

Quindi un'attività che diventa di fatto parte della vita quotidiana diventa cultura, e con la cultura riesci ad apprezzarla. Porto un altro esempio se io vado in una galleria d’arte moderna, ma anche arte classica, osservo i quadri e spesso mi dico: “ booo!”. Provate a fare un giro in una galleria con un critico o uno storico, uscite che camminate 10 cm più alti, l’ho provato, questo perché mi manca la cultura e quando hai la possibilità di averla di si apre un mondo davanti. 

Credo che gran parte della gente comune manchi di cultura e se anche viene a qualsiasi evento di atletica probabilmente dirà tra se e se “booo!”, a meno della presenza di un Bolt, ma solo per il peso delle sue prestazioni , assolute (è come vedere il David di Michelangelo sempre come parallelo artistico) però a mio avviso è molto più “spettacolare” un salto della Vlasic che un 100 di Bolt. La cultura, e quindi la conoscenza, da forza all'attività. Non a caso in Italia negli ultimi 20 anni l’unica specialità in atletica che ha dato risultati abbastanza continuativi (a parte la nicchia della marcia determinata più da volontà e capacità del singolo), è stata la maratona, con i vari Pizzolato, Bordin, Leone, Baldini, tanto per far 4 nomi (senza contare le fortissime rappresentanti femminili), infatti l’unica attività di atletica Nazional-popolare in Italia sono le maratone e le mezze maratone (ogni paesino ha la sua maratonina con chiesa campanile e campetto di calcio annesso). Da qui l’apertura! 

Fin che stiamo dentro ai nostri Stadi e ci auto guardiamo, come pensiamo che vengano frotte di spettatori? Siete mai andati a vedere un saggio di danza o di musica senza che ci partecipi un qualche vostro parente? Ricordo che nelle nazioni forti prima fanno “atletica fuori dal campo”, poi la fanno dentro. Se vogliamo riconquistare “quote di mercato” dobbiamo spiegare l’atletica. Le azioni sono (a mio umilissimo punto di vista): in primis la federazione deve spingere perché l’atletica sia insegnata alle scuole (cosa che già sta facendo).  Secondo dal basso noi (inteso come società, allenatori dirigenti, appassionati, atleti) dobbiamo portare l’atletica fuori dagli stadi
  • più eventi in piazza! Si corre sull'asfalto, vabbè, lo fai una volta sola, non usi le chiodate;
  • magari aperti anche al pubblico, dopo la batteria dei top fai correre i ragazzini 
  • più eventi spettacolo, un 1500 è noioso in piazza, prova a fare un “americana” con l’eliminazione dell’ultimo atleta su un giro di 200 metri; 
  • più attività di squadra che di singolo, fai 5 prove con varie società e dagli un punteggio, serve a poco ma alla massa è più avvincente.
  • Evitiamo di puntare al risultato: nel senso che l’obbiettivo è lo spettacolo ed il divertimento non il tempo, per cui facciamo distanze spurie, i 70 metri per la velocità, l’americana per il mezzofondo, una staffetta alla svedese, il salto in alto con pedana elastica… Prima dobbiamo far crescere l’interesse nelle famiglie, poi arriveranno i ragazzi linfa per lo sport (ti potrà arrivare un master, meglio una macchina in più per le trasferte!). Quando allenavo l’obbiettivo primario era far divertire i Ragazzi non farli andare forte, quello arriva dopo, quasi in automatico. Dobbiamo vendere bene la nostra merce: per spiegare questo porto un esempio fresco: la bravura dello speaker ai campionati Master di Orvieto, sembra una cretinata, ma a chi era in tribuna ha fatto piacere uno speaker preparato ed in grado di attirare l’attenzione sugli eventi.
  • Per ultimo dobbiamo fare leva su aspetti che connotano il fare atletica in modo bello e sano, sull'amicizia e sul fair play, sulla voglia di stare insieme e di fare atletica insieme, che non incide sull'agonismo. Ed anche qui per spiegarmi porto un esempio: una grande leva che ha fatto aumentare l’interesse del Rugby in Italia (oltre che a spiegarlo a scuola) è stata la “vendita” del cosiddetto Terzo tempo! La gente stufa dell’atteggiamento nauseante del calcio giocato e parlato, ha trovato un ambiente più piacevole e rispettoso, infatti adesso anche il calcio cerca di cambiare, non per volontà ma per necessità. 
Occorre quindi seminare e seminare, ovviamente in un terreno non certo (ma noi atleti siamo abituati a fare molta fatica dagli esiti non sempre certi…), magari potrà succedere che l’interesse delle masse aumenti, aumentando magari gli sponsor, chissà... Concludo richiamando cultura ed apertura, pilastri un po’ in tutte le cose, quando mancano abbiamo recessione crisi impoverimento, on credo di dire nulla di nuovo sotto il sole.
 Disponibile per ogni confronto e disponibile a dare una mano per quanto di mia possibilità. 

Simone Zarantonello, Master Atletica Vicenza. 

3 commenti:

  1. A metà articolo volevo commentare con un "applausi". Poi arrivo in fondo e scopro che il firmatario è un mio concittatino che purtroppo (viste le idee) non conosco. Quindi i complimenti sono doppi!
    Sono assolutamente d'accordo: l'atletica (e in realtà tutti gli sport che vogliono crescere) hanno bisogno di aprirsi! Un ragazzino inizia a giocare a calcio perché vede gli altri farlo. Ma se non vedrà nessuno fare atletica perché è "chiusa in uno stadio" non ci penserà nemmeno.
    Una volta qui a Vicenza c'erano i "saltinpiazza". Ora non più per questione di soldi. Ma per avere un ritorno bisogna investire e "portare l'atletica fuori dagli stadi" a mio avviso è un ottimo investimento!

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  2. The problem in Italy especially regarding athletics is the lack of sport at a school level. In England at school from the age of 11-18 every week we had 2 afternoons of sport (about 5 hours a week).. In the summer the sport was athletics (in winter football and cross country). Children would have competitions against other schools every month, even competing in the major stadiums such as Alexander Stadium and Crystal Palace. The fact that all athletic events were held on the same day with lots of schools nationwide, in these 'big' stadiums certainly encourage the child to continue and exceed in the sport, something that I don't really see in Italy.

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    1. Mr.T.T , yes i' agree , but this your observation is one of more bad situation.
      In this moment if we wait the pubblic school (with constant budget cuts), we can not reverse this bad situation. ( Iìm sorry for my terrible English).

      Simone Zarantonello

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