Ho letto l’articolo  sulla rivoluzione dal Basso per richiamare il  pubblico.
Non  entro in  merito  sulla  positività delle proposte,  mi  spiace non  ho  la possibilità  di  farlo,  anche se  a mio  avviso  alzare i  minimi  di  partecipazione  mi  sa sempre da sconfitta,  visto  che il  miglioramento è continuo in  tutto  il  mondo  con  continui (anche se più  radi) ritocchi  ai  record dovrebbero  seguire quindi  dei miglioramenti  anche nei minimi. 
A titolo  di  esempio,  ai  miei  tempi da allievo il  minimo  di  partecipazione  ai  campionati  nazionali  era 51" sui 400 metri (me lo  ricordo  bene perché ho  fatto  51"1…) mentre adesso  è  52" non  credo  che questo  abbia portato un  miglioramento,  e mi sembra una regressione più che una conquista. 
Ma parliamo  del pubblico,  il  punto  sta in  due fattori  a mio  avviso  determinanti:
cultura e  apertura che sono pure  interconnessi. 
Mi  spiego  con  degli  esempi (e con  delle provocazioni): 
- perché in Italia lo sport più seguito è il calcio?
- Perché in Norvegia lo sport più seguito è lo sci di fondo?
- Perché in Olanda lo sport nazionale è il pattinaggio
- Perché in America metropolitana lo sport più seguito è il basket?
- Perché in Giamaica lo sport più popolare è la velocità?
- Perché in Kenia lo sport più popolare è il mezzo fondo
in Italia lo  sport più  seguito  è  il  Calcio  perchè tutti (anche a me che  l’ambiente mi  fa venire  la nausea) sappiamo  come funziona,  tutti  hanno  fatto  almeno una volta in  vita loro una partita di  calcio  o  calcetto (ho  visto  che la fanno  anche i non  vedenti,  complimenti!). Questo  perché  fa parte della nostra cultura,  dall'inizio  del  900 in ogni  paesino c’era la chiesa, il  campanile e dietro il  campo  da calcio, che è  diventato un luogo  ed un  momento  di  aggregazione. 
Da qui  in  Norvegia  lo  sci  è  un mezzo di movimento come in Olanda il  pattinaggio è  un  fatto  culturale,  infatti li  Enrico Fabris era popolarissimo mentre era quasi  sconosciuto  in  italia,  come in  Kenia la corsa è  un fatto  di  vita quotidiana.
In  America nelle città  in ogni  angolo della strada (esagero)  c’è  un  canestro,  mentre se si  va  nell'America rurale tutti  hanno  una mazza da baseball, la quale serve sia per giocare che per difendersi (infatti  in  un viaggio  di  lavoro  in Virginia ad Ahsland il  mio  collega Roger di  65 anni  andava in  giro  in  macchina con  due mazze da baseball, non  certo  per giocare). Va da se  che in  Giamaica la velocità  è  un  fatto ormai  culturale. 
Quindi  un'attività  che diventa di  fatto  parte della vita quotidiana diventa cultura,  e  con  la cultura riesci  ad apprezzarla. Porto  un  altro  esempio  se io  vado  in  una galleria d’arte moderna,  ma anche arte classica,  osservo  i  quadri  e spesso  mi  dico:  “ booo!”.
Provate a fare un  giro in  una galleria con  un critico  o  uno  storico, uscite  che camminate 10  cm più  alti, l’ho  provato, questo  perché  mi  manca la cultura e quando  hai la possibilità  di  averla di  si  apre un  mondo  davanti. 
Credo  che gran parte della gente comune  manchi  di  cultura  e se anche viene a qualsiasi  evento di  atletica probabilmente dirà  tra se e se “booo!”,  a meno della presenza di un  Bolt,  ma solo  per il  peso  delle sue prestazioni ,  assolute (è  come vedere il  David di Michelangelo sempre come parallelo  artistico)  però a mio  avviso è molto più “spettacolare” un salto della Vlasic che un 100 di Bolt. La cultura, e quindi  la conoscenza, da forza all'attività.
Non  a caso  in  Italia  negli  ultimi 20  anni l’unica  specialità  in  atletica che ha dato  risultati abbastanza continuativi (a parte la nicchia  della marcia  determinata più  da  volontà  e capacità  del singolo), è  stata la maratona,  con  i  vari Pizzolato, Bordin, Leone, Baldini, tanto  per far 4 nomi (senza contare le fortissime rappresentanti  femminili), infatti  l’unica attività  di  atletica Nazional-popolare in Italia sono  le maratone e le mezze maratone (ogni  paesino  ha la sua maratonina con  chiesa campanile e campetto di calcio annesso).
Da qui l’apertura! 
Fin  che stiamo  dentro  ai  nostri  Stadi  e ci auto guardiamo,  come pensiamo  che vengano frotte di spettatori? Siete mai  andati  a vedere un  saggio  di  danza o  di musica  senza che ci  partecipi  un  qualche vostro  parente?
Ricordo  che nelle nazioni  forti  prima fanno  “atletica fuori  dal campo”, poi  la fanno  dentro. Se vogliamo  riconquistare “quote di mercato” dobbiamo  spiegare l’atletica.
Le azioni  sono (a mio  umilissimo punto di vista):
in primis la federazione  deve spingere perché  l’atletica sia  insegnata alle scuole (cosa che già  sta facendo).  Secondo dal  basso  noi  (inteso  come  società, allenatori  dirigenti, appassionati, atleti) dobbiamo  portare l’atletica fuori  dagli  stadi: 
- più eventi in piazza! Si corre sull'asfalto, vabbè, lo fai una volta sola, non usi le chiodate;
- magari aperti anche al pubblico, dopo la batteria dei top fai correre i ragazzini
- più eventi spettacolo, un 1500 è noioso in piazza, prova a fare un “americana” con l’eliminazione dell’ultimo atleta su un giro di 200 metri;
- più attività di squadra che di singolo, fai 5 prove con varie società e dagli un punteggio, serve a poco ma alla massa è più avvincente.
- Evitiamo di puntare al risultato: nel senso che l’obbiettivo è lo spettacolo ed il divertimento non il tempo, per cui facciamo distanze spurie, i 70 metri per la velocità, l’americana per il mezzofondo, una staffetta alla svedese, il salto in alto con pedana elastica… Prima dobbiamo far crescere l’interesse nelle famiglie, poi arriveranno i ragazzi linfa per lo sport (ti potrà arrivare un master, meglio una macchina in più per le trasferte!). Quando allenavo l’obbiettivo primario era far divertire i Ragazzi non farli andare forte, quello arriva dopo, quasi in automatico. Dobbiamo vendere bene la nostra merce: per spiegare questo porto un esempio fresco: la bravura dello speaker ai campionati Master di Orvieto, sembra una cretinata, ma a chi era in tribuna ha fatto piacere uno speaker preparato ed in grado di attirare l’attenzione sugli eventi.
- Per ultimo dobbiamo fare leva su aspetti che connotano il fare atletica in modo bello e sano, sull'amicizia e sul fair play, sulla voglia di stare insieme e di fare atletica insieme, che non incide sull'agonismo. Ed anche qui per spiegarmi porto un esempio: una grande leva che ha fatto aumentare l’interesse del Rugby in Italia (oltre che a spiegarlo a scuola) è stata la “vendita” del cosiddetto Terzo tempo! La gente stufa dell’atteggiamento nauseante del calcio giocato e parlato, ha trovato un ambiente più piacevole e rispettoso, infatti adesso anche il calcio cerca di cambiare, non per volontà ma per necessità.
 Disponibile per ogni  confronto  e disponibile a dare una mano  per quanto  di mia possibilità. 
Simone Zarantonello,  Master Atletica Vicenza. 

 
A metà articolo volevo commentare con un "applausi". Poi arrivo in fondo e scopro che il firmatario è un mio concittatino che purtroppo (viste le idee) non conosco. Quindi i complimenti sono doppi!
RispondiEliminaSono assolutamente d'accordo: l'atletica (e in realtà tutti gli sport che vogliono crescere) hanno bisogno di aprirsi! Un ragazzino inizia a giocare a calcio perché vede gli altri farlo. Ma se non vedrà nessuno fare atletica perché è "chiusa in uno stadio" non ci penserà nemmeno.
Una volta qui a Vicenza c'erano i "saltinpiazza". Ora non più per questione di soldi. Ma per avere un ritorno bisogna investire e "portare l'atletica fuori dagli stadi" a mio avviso è un ottimo investimento!
The problem in Italy especially regarding athletics is the lack of sport at a school level. In England at school from the age of 11-18 every week we had 2 afternoons of sport (about 5 hours a week).. In the summer the sport was athletics (in winter football and cross country). Children would have competitions against other schools every month, even competing in the major stadiums such as Alexander Stadium and Crystal Palace. The fact that all athletic events were held on the same day with lots of schools nationwide, in these 'big' stadiums certainly encourage the child to continue and exceed in the sport, something that I don't really see in Italy.
RispondiEliminaMr.T.T , yes i' agree , but this your observation is one of more bad situation.
EliminaIn this moment if we wait the pubblic school (with constant budget cuts), we can not reverse this bad situation. ( Iìm sorry for my terrible English).
Simone Zarantonello