22/07/13

Alan Oliveira: l'X-Man con le protesi che corre lanciato come Bolt

E' già da qualche anno che si discute su questo sito dell’utilizzo delle protesi per casi di atleti con bi amputazione, e il clamore dei tempi di Oscar Pistorius son stati attribuiti quasi esclusivamente all'atleta e ben poco all'effettivo risultato tecnico-meccanico della protesi da corsa. Serviva sin da subito un punto di vista più oggettivo, e oggi probabilmente non avremmo vissuto appieno il "mito Pistorius".

Avevamo altrettanto più volte sottolineato le differenziazioni di questi utilizzi e quindi quanto fossero differenti i casi per atleti con mono o bi amputazione. E' sotto gli occhi di tutti quanto il miglioramento tecnologico abbia prodotto risultati incredibili, ma questi vanno sempre in una unica direzione: atleti con mono-amputazione trans-tibiale (sotto il ginocchio) stanno ottimizzando e raggiungendo livelli di possibile parificazione, ovvero tempi e risultati come se gareggiassero con due piedi normali; i casi di bi-amputazione stanno portando alla luce risultati anomali e nettamente superiori alle doti fisiche dei ragazzi stessi. 

Il 20”66 di Alan Cardoso Oliveira di questi giorni è francamente eclatante, ma... non più di tanto. A Londra '12, Paralimpiadi, Alan nella finale dei 200mt ebbe una partenza disastrosa, tanto che venne affiancato al secondo appoggio da un atleta che gli correva nella corsia interna. Tradotto in termini tecnici, significa che partì quando gli altri erano già a circa 3,5 mt di gara (che rappresenta il decalage tra le corsie nei 200mt). Quella finale vinta in rimonta su Oscar e con un tempo di 21”40 circa dimostrò immediatamente quanto il ragazzo brasiliano fosse in grado già di correre in 20”90 alle Paralimpiadi. Basterebbe prendere quella registrazione e il suo effettivo-tempo di gara dalla sua reale partenza (al netto della "caduta") per averne una dimostrazione. 

Il tempo di questi giorni quindi è la logica conseguenza di quello cui si assistette in quella serata da X-Men. Non ci stupisce affatto, a parte il fatto che forse sarebbe giunta l'ora di scartare definitivamente le considerazioni "sociali" degli atleti "superabili", e essere seri e chiari sul risultato tecnico-tecnologico e sportivo. 

Giusto puntualizzare alcuni dati: già per Oscar Pistorius avevamo evidenziato numerose incongruenze "logiche" (rispetto agli atleti normodotati) nei suoi tempi e nella relativa corsa, con fasi lanciate folli nei 100 e 200 mt, a livelli (non sto scherzando) di Tyson Gay e Asafa Powell

Ora: se Oscar era considerato un fenomeno assoluto, cosa dovremmo dire di questo ragazzo brasiliano che ha distrutto il suo record Mondiale di 7 decimi in un sol botto? Dobbiamo quindi fare un passo indietro, ovvero: il primo non era un fenomeno e vi assicuro che non lo è neppure quest’ultimo! Alan ha 21 anni: Andrew Howe quando divenne Campione Mondiale Junior corse in 20”28 i 200 mt, allora considerato un tempo stratosferico per il giovane Andrew. Il secondo classificato giunse oltre i 20”80… Già questo dovrebbe fa riflettere: secondo voi Alan ha le doti fisiche di Andrew Howe? Mia personale considerazione: ma siamo pazzi? 

Pensate al già citato Personal Best sui 100 mt di Cardoso: 10”77 corso recentemente: parliamo di atletica e magari rivedendo il video della gara potremmo farci un'idea precisa. Quanto sarà passato ai 100 metri? L’assetto in curva per le bi-amputazioni sacrifica di molto l’ottimizzazione di spinta rispetto al rettilineo, quindi potrei dedurre un tempo difficilmente inferiore agli 11”20 anche a fronte appunto del suo record sui 100 metri. Bene. Allora ha corso una seconda fase sotto i 9”50? Come un velocista da 19”80? Come Tyson Gay o come il Bolt di questo periodo? 


Non prendiamoci in giro, per favore, e soprattutto non prendiamo in giro atleti che hanno sudato anni ed anni per migliorare un decimo nei 200 mt o che si allenano in altre discipline Paralimpiche dove non esiste il supporto tecnologico e il miglioramento è fatto di cm o di secondi e con dure sedute da 7 giorni su 7 la settimana. E’ questo che bisogna mettere in discussione. Bisogna infatti anche finirla di considerare questi ragazzi come supereroi. Sta diventando la morte del concetto di Paralimpismo! Ci sono numerosi ragazzi che si allenano ben più di loro e con costanza da anni, ma la mania di guardare al tempo finale o di fare paralleli con  gli atleta normodotati ha generato una visione distorta e controproducente di un intero mondo che non è fatto solo dagli X-Men come Cardoso e Pistorius, ma da "atleti" con le più svariate limitazioni che si battono quotidianamente per guadagnare quei piccoli/grandi miglioramenti sportivi che tutti coloro che praticano sport conoscono.  
Forse sarebbe il caso di smetterla di enfatizzare oltre il dovuto questi atleti pensando a stratosferici meriti sportivi: oggi più che mai si comprende come molto dipenda dal supporto tecnologico. Chi ha mai sentito miglioramenti di oltre un secondo nelle gare di velocità da un anno ad un altro negli atleti evoluti normodotati? 

Ecco, perché non sottolineare invece le difficoltà e i miglioramenti minimi e dimostrabili di chi corre per esempio senza vista? Li è solo allenamento e basta! E chi lancia seduto su una carrozzina? Con difficoltà magari immense per spasticità gravi? Pensate sia semplice lanciare una clava a 30mt con gravi spasticità dalla nascita? E invece si enfatizza qualcuno che magari dopo solo un anno con due protesi elastiche “corre già forte come un ragazzo normale!”? Ma dove finiscono i meriti effettivi degli atleti e inizia il supporto tecnologico? Ora lo posso dire: non penso ci sarà più nei prossimi anni una partecipazione Olimpica o Mondiale con il coinvolgimento misto di atleti bi-amputati e normodotati, e non certo come forma di “discriminazione”, ma semplicemente per serietà e chiarezza. 

L’IPC internazionale e ancor di più la IAAF stanno giustamente verificando queste situazioni ed è evidente che i grandi miglioramenti tecnologici, molto più evidenti dei miglioramenti ottenuti grazie alle doti personali o attraverso gli allenamenti. Per esempio queste considerazioni hanno già portato a dividere finalmente i 100 e 200 mt a questi mondiali tra le categorie con mono e bi amputazioni (T44 da T43) come doveroso, ma questo (purtroppo) non è ancora avvenuto nei 400mt dove il gap è addirittura peggiore. Per esser chiari è giusto che i ragazzi con bi-amputazione abbiamo una LORO categoria specifica e basta, e che se i miglioramenti tecnologici porteranno a breve a risultati tecnici da 9”80 o 19”0 o 43” siano riferiti alla loro ed unica categoria. 

E giustamente anche valutando i seri problemi che avrebbero in gare di lancio o di salto per esempio! Sarà poi doveroso metter dei paletti in questo che sta diventando purtroppo un “circo” in cui si variano le protesi come gli assetti degli alettoni in F1. Alla fase di classificazione Internazionale ogni atleta riceve indicazioni-obbligate su di una altezza massima ove poter arrivare con le protesi. Premettendo che non per forza l'altezza massima significhi più velocità, se non per una capacità di gestione della corsa e appunto una ampiezza di passo, è però noto come vi siano molti atleti che utilizzano un assetto più basso per i 100mt e uno maggiore per i 200 e 400mt. E questo è perfettamente regolare nella IPC. Altra riflessione: cambiare l'altezza a seconda della gara non sembra poter essere un requisito da gara IAAF, altrimenti, perchè no, bisognerebbe consentire agli atleti normodotati di utilizzare trampoli o supporti tecnologici a seconda della distanza. 

Aggiungo: ogni atleta da regolamento dovrebbe essere verificato al momento del pre-gara (ma non l’ho mai vista fare una cosa del genere). Una ragazza Olandese che corre i 100mt, concedendo che è comunque un'atleta che sicuramente si allena e con frequenza tutti i giorni, ha un assetto leggermente più basso di quanto effettivamente “impostabile” e le sue comunque buone doti fisiche l’hanno già portata a correre in 12”70 in meno di DUE ANNI ovvero dal settembre’11 quando passò dal nuoto all'atletica leggera. Ma secondo voi e’ possibile? 

Morale della favola: chiaro che dobbiamo schierarci all'unanimità verso lo sport propositivo e per tutti, ma far chiarezza è doveroso, visto che ne va della credibilità di tutto il movimento: bisogna completare la fase di categorizzazione di questi ragazzi, che stando alle premesse tra qualche anno correranno davvero più veloci di Bolt. Sono ragazzi splendidi, e vanno fatti i massimi complimenti per il loro impegno... tanto quanto per quello degli altri pero! E soprattutto, a ciascuno il suo: atleti olimpici e paralimpici dovrebbero gareggiare nelle stesse competizioni solo su problematiche di quest'ultimi che non ammettano supporti tecnici o tecnologici, perchè il confine tra gesto atletico e aiuto tecnologico sembra essersi spostato sul continuum verso il secondo, lasciando più dubbi che certezze. Se per Oscar Pistorius si era rimasti con questi dubbi per anni (con studi contraddittori da una parte all'altra), dando fino alla fine merito alle sue capacità fisiche, l'esplosione dell'X-Men Alan Cardoso Oliveira, sembra aver fugato ogni dubbio.

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