12/07/13

Il ricordo di Vittoriano Drovandi

(di Andre Santiago) - Era una bella e calda estate ed io, appena diciassettenne, mi aggiravo per i campi di atletica di mezza Italia partecipando ai miei primi meeting nazionali. Come un bambino che ha appena scoperto di essere bravo nel suo gioco preferito ero spensierato ma anche un po' frastornato da quel mondo nuovo che tutto ad un tratto aveva sostituito i ben più noiosi banchi di scuola e del quale avrei voluto sentirmi più partecipe. 
Fu in uno di questi meeting che lo vidi per la prima volta: la prima cosa che notai fu la polo bianca con la scritta verde, rossa e azzurra "high jump team italy" e stirata alla perfezione, era un uomo alto con una postura dritta, elegante, lo sguardo fiero e la bocca incorniciata dai baffi bianchi. 
Mi colpì tantissimo ricordo di aver pensato che sicuramente avrebbe riferito a qualcuno quanto male saltavo tecnicamente, avrebbe certamente avuto un giudizio severo, come severo mi era sembrato lui stesso. 
Quello stesso anno riapparve più volte: stessa polo, stesso modo di guardare le gare, stesso sguardo indomito e stessa sensazione da parte mia di grande rispetto verso questa figura sconosciuta. 
Lo rincontrai qualche anno dopo nelle parole di un suo atleta e mio amico, Andrea. 
Scoprii così che si chiamava Vittoriano ed era stato anche lui un saltatore in alto. Si dedicava ora a seguire un paio di atleti a Livorno, la sua città. 
Nelle parole di Andrea quell'uomo all'apparenza così severo si svelò come persona buona e cordiale, con il quale era facile sentirsi in famiglia e che con i ragazzi ci metteva tutto il cuore. 
Ebbi modo di incontrarlo lo stesso anno dopo i campionati italiani assoluti; poche semplici parole scambiate dopo le gare, mi disse sorridendo e con uno sguardo buono ma molto profondo quanto fossi giovane e quanta strada ci fosse ancora da fare per me. 
Da quel giorno per me rivederlo in qualsiasi occasione è sempre stato un piacere, fermarsi e scambiare qualche opinione su questo o quel salto e su come andava la stagione. 
In questi giorni tutti questi ricordi mi si sono affollati in mente senza un ordine logico, alla rinfusa. 
È come se un pezzo del nostro mondo fosse andato perduto e a me che pure non avevo nessun legame stretto con lui mancherà non ritrovarlo a bordo pedana con il suo sguardo fiero. 
Spero un giorno di poter essere una persona altrettanto degna e di poter guardare negli occhi un ragazzo che ha tutte le possibilità davanti a sé con la stessa bontà e serenità perché vorrà dire che almeno la mia "carriera d'uomo" (se non anche quella di atleta) è stata positiva. 
Grazie per quello che ci hai insegnato, ciao Vittoriano.

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