15/07/13

14 luglio: la caduta della Bastiglia Atletica

Premetto che non mi piace scrivere di "cronaca", perchè sulla rete ne trovare finchè ne volete. Quindi cerco di trovare un senso all'Armageddon del 14 luglio, caduta della Bastiglia e da oggi anche il signum della caduta della credibilità dell'atletica a livello mediatico. Tyson Gay, Asafa Powell, Sharone Simpson, Nesta Carter... Dopo essermi interrogato in lungo e in largo, e aver partecipato ieri sera sul Gruppo Queenatletica su facebook ad una accesissima (e corretta) discussione sul doping, sono arrivato ad una conclusione: non c'è niente da discutere. E' perfettamente inutile. 

Come spiegavo ci sono due chiavi di lettura. Una morale e una giuridica. Su quella morale ognuno può esprimere un giudizio negativo o meno: è giusto, onesto, e il mondo definisce le proprie regole proprio in seguito ad affermazioni di valore e discussioni sulle idee relative a determinati argomenti. Le idee si diffondono, e poi quando più persone le condividono (dovrebbero) nascere le Leggi. 

Su quella giuridica c'è una norma che va rispettata. Per chi non la rispetta son previste delle pene, che nel caso del doping son molto semplici e applicate nella quasi contemporaneità degli esiti delle controanalisi. Quindi? 

E' da tempo che volevo scrivere la mia posizione su questa cosa, che alla fine è una non-posizione, perchè se c'è una legge, vi ci si attiene. Punto. Senza fronzoli giustizialisti. Tra l'altro le norme sull'antidoping sono molto rigide, e l'unica prova utilizzabile sono i risultati di un test. I pregiudizi non fanno ancora parte del bagaglio probatorio utilizzato per decidere sulla squalifica di un atleta. Non si scampa: quanti sono riusciti a dimostrare la propria innocenza? Non ci sono i concetti di dolo o colpa: c'è la positività o la negatività. Punto. Se poi si è stati vittima di complotti, errori, frodi, etc... insomma, davvero in pochi sono riusciti a dimostrare la propria estraneità e di sicuro con prove certificate e dopo aver impiegato fior di avvocati. 

Quello che personalmente mi dà fastidio è la troppo facile generalizzazione. Di fatto si tratta di fango distribuito gratuitamente su chi, magari, certi risultati se li è sudati in pista quotidianamente, con scelte di vita drastiche, rinunce, trovate tecniche innovative, abnegazione. Perchè fango su tutti? Come scrivevo su facebook, se becco un ladro jamaicano, non posso dire che i jamaicani siano tutti ladri. E non posso nemmeno dire che quello che ho beccato, se non ho altre prove, sia sempre stato un ladro. Il suo errore è nell'attualità della scoperta e solo per quella circostanza. A meno che chi indaga sia così in gamba da scoprire il pregresso. E allora cancelliamolo dagli Albi d'oro. Funziona così nelle società evolute. Nelle società involute, invece, la caduta inizia proprio nello screditare tutti. Fateci caso, e l'ho notato anche professionalmente: generalizzare è professione di scarsa civiltà, perchè genera diversità tra i gruppi sociali, emarginazione, il mito del capro espiatorio. Se gli uomini si affidano alle Leggi, a quelle noi dovremmo affidare il nostro sentire: io credo nell'antidoping e nelle sue leggi. Non trovo giusto generalizzare o accusare senza prove. 

La IAAF/WADA ha appena dimostrato che il sistema antidoping funziona. E' stato fugato anche uno dei canonici pregiudizi sull'intoccabilità dei Santoni dello sport. Pensate: in un giorno solo, la caduta della Bastiglia atletica: cadute contemporaneamente le teste del pretendente alla Corona e del Re Triste, anche se ormai detronizzato da qualche anno. Di solito cadevano sporadicamente le teste di qualche valvassore, pochi valvassini, e pochissimi vassalli.

Ciò che concepisco ancor meno è la rabbia. Rabbia contro chi si dopa. Perchè? Io rimango deluso, certamente, ma perchè arrabbiarmi? Cosa ci/vi ha tolto Tyson Gay? Un posto nella finale mondiale di Mosca? Un contratto con l'Adidas? La gloria sempiterna? A parte chi di fatto si scontra corsia-contro-corsia con Tyson Gay, agli altri cosa vien meno? Un sogno? Una certezza? Cosa? 

E mi permetto: quotidianamente veniamo bombardati di notizie in cui davvero in Italia qualcuno ci porta via qualcosa: ci scateniamo nello stesso modo per chiedere pulizia? Abbiamo la stessa rabbia? Secondo me no, anche perchè altrimenti il nostro mondo sarebbe diverso se ci fossimo indignati con la stessa foga. Però vale per Tyson Gay e Asafa Powell, che, a mio modo di vedere, dovranno pagare il massimo previsto e basta. A che serve gettare fango su tutto e tutti? Tutti dopati sotto i 10", oppure sotto i 9"80; e che dire di quelli quelli neri? O quelli che corrono lo sprint e ai quali si vedono le vene sulle braccia? E invece quelli con gli occhi arrossati? Quello che alla gara provinciale che ha migliorato 2 decimi ma l'ho sempre battuto? Quello che era infortunato e poi è ritornato e va più forte di prima? quello...? dai, siamo civili. Rispettiamo le Leggi, inteso come rispettiamo le sue determinazioni, e se proprio dobbiamo prendercela con qualcuno, prendiamocela col Sistema, ovvero il castello di norme che ci regola. Se un dopato, scontata la sua pena, torna in pista, che colpa ha? E' colpa al limite della norma che glielo ha consentito, non certo la sua. Spesso sono persone che hanno vissuto solo per l'atletica tutta la loro esistenza "cosciente" e che non sanno fare altro che lo sport... io non mi sorprendo nemmeno. Bisogna vivere e costoro conoscono solo un modo per farlo. Se un carcerato ha scontato il proprio periodo di carcerazione, rimane un rapinatore? Forse sì nella nostra società, visto che costoro non riescono più a reiserirsi o vi riescono solo dopo una grande fatica, nel "nostro mondo" di pregiudizi.  

Si parla di moralizzazione, cultura, scuola... sarò cinico, ma non c'è moralizzazione che tenga (a meno di poterla fare a livello interplanetario), o provvedimenti drastici che reggano. L'uomo per sua natura cerca di ottenere di più, cerca di guadagnare le risorse scarse a disposizione portandole via agli altri uomini. E' homo homini lupus. Facciamocene una ragione. Chi bara e barerà ci sarà sempre. E' da sempre così, e non potrebbe essere diversamente in un mondo competitivo come quello dello sport. Per questo l'unica speranza di "pulizia" sarà data solo dalla rispetto delle norme, Devono esserci delle norme severe, e chi le infrange va squalificato. Punto. Le calunnie fanno solo male a tutto il sistema-atletica.

La ciclistizzazione dell'atletica sarebbe devastante: ormai in quel mondo sportivo è tutto ovattato di sospetto. Ieri l'impresa di Froome sul Vantux era commentata più o meno globalmente con "quando lo beccano?" a partire dal più grande bluff della storia, ovvero Lance Armstrong. Giustamente lui oggi ha replicato che il pulpito non era certamente quello più consono, e che lui (almeno fino a prova contraria) è pulito. Come dargli torto? E se fosse vero? 

Per concludere: io mi guarderò la finale dei 100 di Mosca con 8 atleti che riterrò puliti fino a prova contraria e cercherò di godermela per quello che sarà, veloce o lenta che sia. Invece, per coerenza, chi generalizza l'uso delle sostanze stupefacenti, non dovrebbe guardarsi i mondiali. Lo farà? 

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