11/07/13

Il rigor mortis dei lanci in Italia

So che con questo post farò inquietare qualche tecnico e atleta che dei lanci vive e perde molto del proprio tempo per cercar di migliorare tecnicamente e perchè no, cercarsi di ritagliare uno spazio nel consesso internazionale. Però sono uno spirito libero e devo necessariamente dire ciò che penso (sperando di non urtare la sensibilità di nessuno... anche perchè questi son mediamente grossi). Chiaramente la mia è una ricostruzione da esterno, senza conoscere com'è organizzato il mondo dei lanci in Italia. Mi baso solo ed esclusivamente su quello che vedo, e questo, lo ammetto, mi dà una visione parziale del problema.

Lo spunto me l'ha dato Daniele Secci agli Europei U23, uscito malamente in qualificazione da quella che con il senno del prima (visti i successi in età giovanile) sarebbe dovuta essere una manifestazione ampiamente alla sua portata. Ora, chi mastica atletica da anni, percepisce che statisticamente uno che arriva nelle prime posizioni a livello internazionale, la sua carriera, piccola o grande che sia, tra i primi a livello globale se la fa. Soprattutto se ha la possibilità di vivere per quella cosa come la principale attività della propria giornata. Naturalmente Daniele Secci è uno che si spacca la schiena (presumo) in allenamenti, che fa sacrifici quotidiani... insomma, non è certo colpa sua se oggi non è ancora arrivato ai 20 metri che rappresentano la porta d'ingresso al Nirvana dei Lanciatori di Peso. 

Vista da fuori la scena del crimine, l'ecatombe di giovani lanciatori non può alla fine non essere circoscritta con una striscia gialle-nere (riportante "crime scene - do not cross") ad una questione tecnica. Non è possibile che dati 100 lanciatori promettenti, non ne arrivi più nessuno al traguardo. Come dire: è stata sfatata anche la teoria dei grandi numeri, che vuole che da una popolazione di "soggetti", almeno una ogni tanto esca dall'anonimato e faccia la sua carriera internazionale. Nei lanci in Italia, quei "soggetti" si bloccano quasi tutti indistintamente. Faccio la provocazione: se non ci fosse una guida nei lanci, un sentiero comune, federale, ma ognuno dei tecnici che seguisse un talento facesse da sè, ci sarebbero molte più opportunità di vedere dei campioni nei lanci. 

Ora, un'analisi seria di un problema deve partire da una presa di coscienza dell'esistenza stessa del problema. I lanci in Italia sono una specialità defunta. Penso che sia sotto gli occhi di tutti quello che succede sistematicamente a livello internazionale, dove i più talentuosi atleti italiani ormai non arrivano da tempo. Rubinetto chiuso. Tutti spiaggiati come i delfini a boccheggiare. E' come se ci fosse una sorta di cancello posizionato tra le categorie junior e le promesse, dove tutti si fermano col biglietto in mano. E il problema si è trasferito anche sugli atleti ormai rodati (tranne un paio di navigate eccezioni) dove per chissà quali problemi tutti italici, quasi nessuno riesce ad ottenere le proprie migliori prestazioni stagionali nella manifestazione che conta di più durante l'annata... o nella carriera! Dovrebbe essere pacifico che se punto ad una manifestazione, la fisso nel planning annuale, in quel giorno io possa e debba dare di più... la stagione deve essere un climax verso l'acuto, non il contrario e se la controprestazione può essere statisticamente ammissibile, non è concepibile che avvenga nel 95% dei casi quando si parla di lanciatori italiani. Se non si parte da qui, è inutile continuare di cercare di rianimare il cadavere con i defibrillatori. E' morto! Si faccia autocritica a livello centrale sulle questioni di natura tecnica, e da lì si parta per far rinascere una nuova idea di intendere questo mondo sportivo, sia a livello organizzativo, che di sfruttamento delle risorse umane. Tabula rasa e ripartenza, mi sembra la cosa più giusta da fare.

Altro punto di partenza imprescindibile da interiorizzare: il problema è sistemico, non è più giustificato sostenere che sia colpa dei singoli atleti o dei rispettivi allenatori. Le evidenze smentiscono che le colpe possano ricadere (solo) sui soggetti che compongono il sistema, spostando l'attenzione sul sistema stesso. Sistemico significa che a livello tecnico le informazioni che circolano che riguardano i lanci in Italia sono sbagliate. Penso che se non esistesse un'entità centrale, probabilmente si avrebbero risultati migliori: l'assoluta casualità creerebbe più situazioni vincenti nelle quali qualcuno potrebbe emergere. Basta fare questa riflessione: nelle categorie giovanili ci sono molti talenti che seguono percorsi vincenti (che poi si interrompono quasi sempre quando sono sulla rampa di lancio) proprio perchè più svincolati dalla cultura tecnica generale. E' l'assoluta casualità che guida i loro successi (oppure dalle intuizioni dei rispettivi tecnici che non sono inquadrati nelle strutture tecniche della Fidal).  

La situazione tecnica attuale, invece, dimostra se non altro un aspetto vincente, ovvero che l'organizzazione informale funziona molto bene come metodo di diffusione delle informazioni (infatti, tutti, senza distinzione alcuna, ottengono gli stessi risultati... cioè molto negativi), mentre, appunto, il contenuto di queste informazioni è purtroppo contrario a quello che ci si auspicherebbe. Detto in altro modo: funziona l'organizzazione (informale e formale) per quanto riguarda la diffusione del sapere; peccato che sia diffuso un sapere decisamente errato, visti i risultati. 

Da profano faccio solo un esempio: il taper, ovvero il periodo d'allenamento immediatamente precedente alla gara clou. I risultati a livello internazionale dei nostri lanciatori, dimostrano nel 90% dei casi (a naso...) (una volta comparati i risultati ottenuti nella grande manifestazione con quelli medi ottenuti nella stagione dai singoli atleti) che gli azzurri arrivano scarichi, molli, con sensazioni da loro stessi definite come strane (andatevi a sentire le litanie giustificative sentite in tutte le  interviste post gara dalla Caporali... nemmeno in funerale del sud si sente tanto scoramento). Ora, mantenendo il mio ruolo da profano, mi chiedo: ma non è che il taper in Italia sia completamente sbagliato? E' inutile (presumo) andare a Tirrenia o Formia, e lanciare la settimana dei mondiali 80 metri di martello, se poi il giorno della gara ne lancerò 70. E così tutto il settore lanci. Bisogna interrogarsi e fare autocritica sul taper, o no? Mi sembra pacifico! Invece fa quasi rabbia rivedere commettere gli stessi errori, con gli stessi deprimenti risultati, ad ogni manifestazione da anni. Oh, sveglia!! Se lanci mediamente 75 metri di giavellotto per tutta la stagione, non puoi lanciarne 70 il giorno più importante della tua carriera, quando dovresti avvicinarti al Pb, o starci poco sotto. Viene fatta questa autocritica? Non lo so. 

Pensavo che preliminarmente si sarebbe dovuto studiare il problema a livello epidemiologico, ma penso che si possa pure tralasciare questa parte. Lo sappiamo tutti che è così, senza conoscere i dati precisi. Si può risparmiare tempo. Ciò vuol dire che qualcuno (presumibilmente in Fidal) dovrebbe mettere in discussione tutto, e guardare gli esempi vincenti, che purtroppo sono solo all'estero. Perchè non studiare ad esempio il sistema tedesco, che partorisce ad ogni stagione (e ad ogni categoria) campioncini che poi si affermano a livello internazionale. Non piangiamoci addosso, per favore, sul reclutamento, su come portare lanciatori in pedana, perchè l'identikit del giovane lanciatore subisce molto meno le sirene degli altri sport. Il fatto di esser geneticamente più "piazzato" delimita il range di sport praticabili in maniera vincente. Quindi si parta dal fatto che esista una popolazione di lanciatori, molti dei quali potenzialmente promettenti, dai quali dover tirar fuori una percentuale significativa di atleti di primo piano. Non nulla come adesso.

Cosa fare? Per iniziare non ho dubbi: rinnegare o quanto meno essere permeabili a nuove metodologie di allenamento, o quanto meno, mettere in dubbio la costruzione delle programmazioni attuali. Perseverare sarebbe diabolico. Un mio zio era solito dirmi: la sai la storia della fuga del cavallo morto...?

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