17/12/12

Riflessione su Master e Federazione: UAN SAPON E TAIM

Once upon a time..., noi velocisti delle prime serie, ci si dava di gomito per dirsi: hai visto Sardi?
Armando Sardi, nella seconda metà degli anni '70 era tornato all'Arena e partecipava alle gare regionali sui 100. 
Lui intanto si preparava i blocchi, con un cappellino da ciclista in testa; lo guardavamo e faticavamo a capire il motivo di quella "intrusione". 
 Era bravo, perché, sicuramente non allenato, correva in poco più di 11"; ma non comprendendo il senso, nel nostro sguardo c'era forse anche un po' di compatimento. 
Io ero sicuro che in futuro non mi sarei mai messo in una situazione come quella. 
Al campo XXV Aprile, dove ci allenavamo, vedevamo correre Cesare Beccalli, (grazie ancora Cesare!) che baldanzoso, con divisa sociale e scarpette, correva fiero in prima corsia. 
E noi? Noi nell'affanno dei nostri recuperi tra una ripetuta e l'altra, non avevamo di meglio da fare che scambiarci risolini mascherati. Non capivamo, non capivo. 
Ma... oggi, dopo trentacinque anni, pretendo di essere capito io, che faccio le stesse cose di quei pionieri. 
Loro erano due mosche bianche, noi oggi abbiamo superato la metà degli iscritti alla Federazione. 
E' sufficiente per pretendere rispetto e comprensione? 
Penso di no da parte dei ragazzi che ci osservano, che in fondo sono come eravamo noi.
Pretenderei di si da parte dei dirigenti della Federazione, che occupandosi di bene comune, dovrebbero tener conto del radicale cambiamento avvenuto. 
Ma torniamo al nostro campo d'allenamento: dopo esserci scambiati l'aggiornamento delle geremiadi riguardanti i malanni più strani, guardandoci possiamo sorridere di noi stessi, conservando e condividendo quel po' di autoironia che ci aiuti ad evitare di prenderci troppo sul serio. 
Ma poi, in fondo in fondo, siamo sicuri di non guardare mai con sufficienza chi ha vent'anni più di noi, dicendo magari: "io non lo farò mai, smetterò prima"...? 

 lo sfinter

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