04/12/12

Queenatletica non è servita a nulla

L'assemblea di Milano - Foto Colombo/Fidal
È da due giorni che riflettendo su quello che è successo domenica, continuo a sentirmi a disagio e un pò patetico. A che serve scrivere milioni di parole, cercare di cambiare una parte di mondo (questo sport) e poi vedere che non serve proprio a nulla? Ma che ci facevo là? Cos’è cambiato di quello che si voleva cambiare? Nulla. E così mi son sentito fuori tema, surreale, anche se poi la colpa è mia, che pensando che con il solo scrivere quasi quotidianamente su un blog si potesse cercare di cambiare il modo di pensare delle persone. Anna Rita Balzani, neo-consigliera, nel momento in cui stavo parlando sul pulpito del Crowne Plaza, avrebbe detto, udita da un amico, “che cazzo dice quello?”. Forse ha ragione. 

Non è cambiato assolutamente nulla dal mio punto di vista: cambiano gli uomini, ma non cambia il modo di pensare, anche se forse (speriamo) cambierà il modo di agire. Le logiche e le dinamiche sono sempre quelle. Ho criticato la passata gestione con toni spesso anche molto duri (e troppo spesso da solo) ma solo da ieri ho compreso che se chi si insidia ha voluto avere anche l'ardire di voler invadere anche l’unico spicchio di democraticità che lo Statuto presentava, ovvero le quote atleti, vuol dire che è cambiato poco sotto diversi punti di vista… per me. Sempre ieri, nel giorno successivo all’elezioni, ho compreso finalmente il senso della norma delle quote atleti voluta dall’Onorevole Melandri e imposta negli statuti di tutte le federazioni, anche se penso avversata come l’acqua santa per il diavolo dalle dirigenze: creare una sacca di a-politicità in seno ad un organo iper-politicizzato come il Consiglio Federale e che in molti sport ha preso derive che hanno portato alla deflagrazione di un intero mondo sportivo con ricadute spesso funeree sull’attività vera e propria. Avere degli atleti, espressione della base, avrebbe (ogni tanto…) consentito di ritornare con i piedi per terra. Avrebbe potuto portare sul tavolo argomenti tangibili, quotidiani, di coloro che di fatto non hanno mai avuto voce in capito benché rappresentassero il fine ultimo dell’esistenza di quegli organismi. E invece la politica nell’accezione peggiore, ha voluto invadere anche quei due posti: non si è voluto lasciare nulla di intentato. Sia mai che qualcuno avesse potuto esprimere un pensiero contrario sulla rotta di un consiglio federale. 

Il nuovo mandato di Giomi, che ha vinto con molto merito e cui faccio i complimenti, lo identifico principalmente nel Colonnello della Guardia di Finanza Parrinello. L’ho sentito parlare con veemenza sul medesimo pulpito in cui poi in seguito mi sono mio malgrado trovato a parlare e ho capito chi avrà un grosso ruolo strategico della giunta (un po’ militare) di Giomi. Ha sbandierato una tesi di laurea di un suo atleta, significando nella costruzione logica del proprio discorso, che gli appartenenti alle Fiamme Gialle sono persone intelligenti e meritevoli di ricoprire ruoli all’interno del consiglio. E chi aveva mai detto il contrario? Almeno, io no. Conosco alcuni di essi, e sono persone assolutamente di spessore... ma che c'entra questo che le implicazioni etiche? Nessuno può permettersi di valutare l’intelligenza delle persone che non si conoscono. Però… O Parrinello non ha compreso o (più presumibilmente) fa finta di non capire che il problema è la presenza di un suo dipendente che dovrebbe diventare in seno al consiglio nazionale il suo pari-grado. Ve lo vedete il finanziere Pignata che si oppone al suo capoufficio, nonchè suo superiore gerarchico, nonché colui che quasi certamente gli ha consigliato di candidarsi, nonché quello che domani deciderà del suo futuro in seno al Gruppo Sportivo? Mi domando: può un appartenente alle forze dell’Ordine candidarsi senza dirlo al proprio capo-ufficio? Cioè, può Pignata essersi candidato all’insaputa di Parrinello? Lasciatemi dubitare, sempre tenendo conto (su questo meglio precisare) che su Pignata ho solo sentito parole di grande apprezzamento: ma il macigno rimane per me sempre lì. Sarò pessimista, ma visto all’opera Pignata nella sua presentazione di fronte ad una piccolissima platea, mi sono imbarazzato… per lui. Caro ragazzo, intelligente, ma forse troppo timido. Figurarsi quando si dovrà trovare di fronte al suo capo in condizioni di parità decisionale. In 4 anni quante decisioni prenderà diverse dal proprio superiore, fermo restando che statisticamente sembra difficile che due persone la vedano in maniera praticamente simile su centinaia di aspetti della vita atletica nell’arco… di 4 anni. Comunque, tutto questo non c’entra nulla, non contano le persone in sé, ma i loro ruoli e i loro rapporti professionali: c’entra l’opportunità politica di una tale scelta. Per come la vedo io, una prova di forza di Parrinello in seno al consiglio. Ma spero di sbagliarmi. 

La vera delusione sono stati comunque quei 25 delegati-atleti (tra i quali una sola risultava essere un’atleta militare e che quindi avrebbe avuto tutto l’interesse a votare il duo militarista) che senza senso alcuno hanno deciso di votarli. Passi per gli amici e gli amici degli amici... ma 25?? I veri sconfitti sono stati loro e, mi permetto, metto i master in prima fila, molti dei quali presenti come delegati, che non hanno fatto una piega a votare chi non avrà alcun interesse a supportare alcunché del loro mondo. Pignata manco il programma si era premurato di divulgare (sembra ne giri una versione sul suo profilo di facebook, pubblicata un paio di giorni prima delle elezioni). Talotti ha presentato un programma schiacciato sugli atleti d’elite e sulle ulteriori risorse che bisognerebbe tributargli, giustamente o ingiustamente non sta a me giudicarlo. 

Mi dite voi chi rappresenterà nei prossimi 4 anni i rimanenti 139.700 atleti (detratti i 300 dei gruppi militari)? Ma ve lo siete chiesto? Il 100% dei delegati in quota atleti (due-su-due) è infatti espressione di meno dell’1% di tutti i 140.000 tesserati italiani. Dire di vergognarsi ai candidati che li hanno votati mi sembra il minimo. E invece, ben 25 persone, ovvero quasi il 50% dei delegati presenti, hanno visto bene di incanalarsi in questo suicidio che di democratico non ha nulla, perché quei due sono stati molto poco prosaicamente “imposti” dall’alto. Molti di quei 25, mi permettano, non hanno capito che la quota atleti era nata per non essere politicizzata, per individuare due persone fuori dai blocchi che ponessero degli argomenti d’attualità sul mondo degli atleti. Ora avremo due atleti militari che non saranno di certo “espressione della base”, benché il metodo elettivo lo richiedesse. Fatta la legge, trovato l’inganno: meglio l’unanimità che qualche voce fuori dal coro. E non lo saranno (espressione della base) perché 25 soldatini si sono piegati a questa logica, votando solo per aver creduto alla favola che se no avrebbe vinto il bau-bau e non mettendoci nemmeno un po’ di fosforo per pensare a quello che era il loro vero compito là dentro.

Dovevate pensare a tutti gli atleti che rappresentavate in quel momento, e invece avete pensato al benessere politico dei dirigenti che ve lo imponevano. Che delusione. Ho supportato Edgardo Barcella, ma vi dico la verità: se Edgardo avesse preso zero voti, ma nel contempo non fossero passati né Pignata, né Talotti (anzi, avessero preso zero voti a testa) sarei stato contento come se avessi vinto in prima persona! E non certo per loro, per carità (sono ottimi ragazzi) ma per quello che rappresentano. Avrebbe vinto la forza delle idee e non quella delle non-idee, dell’imposizione dall’alto, che ho avversato fin dal primo giorno in cui mi sono messo a scrivere su questo blog. 

Bè, milioni di parole scritte al vento, probabilmente non lette e ormai sono sicuro, non condivise. Una lezione l’ho però imparata e ringrazio molti di quei 25 atleti che hanno votato Talotti e Pignata: che questo mondo è zeppo di persone che non hanno le palle di fare una rivoluzione col solo mettere un voto che vada contro il sistema. Un voto, il massimo della democrazia... nell'atletica, nemmeno questo è avvenuto. Mi rintano nel mio blog a dialogare con me stesso dell’atletica, che era il motivo per il quale avevo iniziato a scriverlo senza alcuna pretesa di diffusione, diverso tempo fa. E non è che mi importi molto se non ci sarà nessuno a leggere. A che serve continuare a parlare di idee, se poi quando finalmente c'è da dimostrate la maturità di un movimento in fermento, non succede proprio nulla?

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