A. Giomi - foto G. Colombo/Fidal |
Sono stato un suo ottimo ascoltatore nei mesi pre-elettorali e ci siamo visti diverse volte (lei naturalmente parlava ed io ascoltavo silenziosamente...) e considerata la perestrojka cui sembrerebbe si stia vivendo grazie alla sua elezione, desidererei vivamente che lei ricordasse un argomento tra i diversi da lei utilizzati nella sua campagna d'Italia, che mi ha trovato decisamente d'accordo: cambiare il modo in cui il mondo dell'atletica si rappresenta e ci rappresenta. Per far questo, come lei ha più volte sottolineato, bisognerà cambiare lo Statuto. Ecco, siamo solo all'inizio del suo percorso quadriennale, c'è sicuramente molta strada da fare, e ora lo Statuto sarà uno dei suoi ultimi pensieri, e forse, chi sa, non lo sarà più. Io invece intervengo subito, perchè bisogna battere il chiodo finchè è ancora caldo, a ricordarglielo e darLe un suggerimento (immagino che nella sua campagna elettorale sarà arrivato a svariate migliaia di suggerimenti e richieste... ne aggiungo solo uno). Qui sotto, se avrà un minuto, qualcosa per valorizzare le piccole società...
Quindi... perchè non vincolare il peso in voti delle singole società non solo sul risultato dei c.d.s. ma anche sull'effettiva capacità di reclutamento e di coinvolgimento dei propri tesserati all'attività in pista? Si parla tanto di dar spazio ai giovani, che l'attività giovanile deve essere il fulcro della maggior parte dell'interesse della Federazione, e poi di fatto, non esiste una vera e propria volontà di perseguire questo obiettivo, visto che il terminale ultimo della stessa Federazione, ovvero le piccole società che materialmente vanno letteralmente a rubare i ragazzini ad altri sport, li allenano, scoprono talenti, sono considerate meno di nulla. Parliamoci chiaro: questa volontà di favorire i "giovani" si concretizza in un solo modo attualmente: prendere i ragazzi e i ragazzini più talentuosi e monitorarli in qualche modo, fargli fare qualche raduno, qualche rappresentativa e... amen. Cioè ancora non si è arrivati a prendere in considerazione il vero cuore dell'atletica, quello che davvero bisogna alimentare, ovvero CHI va a prendere quei ragazzini, li tessera e li allena.
Ora, io non so se queste piccole società potrebbero essere aiutate in qualche modo dalla federazione, vista la lontananza fisica e morale delle stesse, che non hanno contatti di alcun tipo, formale ed informale (in termini di persone) con le "istituzioni" atletiche, e che così vanno avanti per pura passione... anzi, per passione dei pochi rappresentanti, sia in termini di dirigenti che di tecnici. Oggi con il portale internet, anche l'ultimo contatto "fisico" sembrerebbe essere stato spezzato. Ma ciò non di meno, sono queste le cellule vitali della federazione, che in questa particolare fase di crisi dovrebbero essere alimentate. Come? Secondo me iniziando a dargli più peso... elettorale. Anche di fronte al loro più strenuo menefreghismo, il fatto di essere un soggetto con un peso elettorale, porterebbe altri soggetti con mire "politiche" a cercare il loro confronto, a cercare il loro sostegno: sarebbe la politica ad andare dalle piccole società e non le piccole società a dover andare alla politica, che, abbiamo visto, è una strada che hanno ormai abbandonato da tempo per manifesta inutilità. Sarebbe il primo passo per coinvolgerle nei processi decisionali, visto che sono loro che portano l'acqua (gli atleti) a tutto il movimento. Non pare pazzesco che nonostante questo, siano completamente avulse da qualunque scelta federale in materia di proselitismo?
La mia idea per dar più peso alle piccole società sarebbe quella, non di dare meno peso alle società "blasonate", ma di far pesare di più l'attività delle piccole.
Come?
Come?
Vi spiego la mia idea. Sappiamo che non è possibile avere in un sistema politico-sportivo democraticamente puro, ovvero con un sistema che preveda una-testa un-voto (ovvero un voto per ogni società), e per molteplici ragioni anche condivisibili. Poi l'Italia è il paese dei furbi, più che degli onesti (qualcuno sarebbe tentato di aprirsi una sfilza di società solo sulla carta...). Siamo in un ambito in cui deve prevalere il risultato, come principio cardine... E' giusto che più dà all'atletica, più debba ricevere. Ci sono società che spendono migliaia di euro per approntare l'attività di vertice e altre che esistono solo sulla carta, avendo tesserato solo un paio di atleti stranieri... Come fare quindi?
Tenuti fermi i "premi" elettorali dati a chi esercita attività di vertice, intensiva ed estensiva, perchè non premiare con un voto per ogni atleta (tesserato da ogni società) che faccia almeno tre gare in un anno? O due? Insomma, un numero minimo di gare (non è difficile come conteggio, con gli attuali sistemi informatici in uso) che premi l'attività "di fatto" delle società. Se una società tesserasse per assurdo 1000 giovanissimi, che gli facessero quindi un'attività vorticosa, perchè questo soggetto dovrebbe avere solo 10 voti alle elezioni federali, ovvero 1/50mo di una società che ha 20 atleti che vincono il campionato assoluto di società ? Non è che proprio per questo motivo si è arrivati a questo punto critico? Che a chi aveva in mano la manopola del rubinetto degli atleti non è stato dato proprio nulla, mentre al resto degli usufruitori del sistema atletico, è stato dato tutto? Quindi, la "piccola" società, con pochi danè per affrontare la stagione su ampio raggio, ma che nonostante questo riuscisse a far gareggiare 1000 atleti per almeno un tot di gare ciascuno, dovrebbe avere 1000 voti! Ma poi il quorum, lo sappiamo benissimo, di solito viaggia dai 30 ai 100... Poi se volete, si potrebbe anche mettere un limite sugli eventuali tesseramenti dei master e della strada (la strada dovrebbe essere disciplinata in tutt'altro modo secondo me), e favorire chi tessere e fa gareggiare i giovani, ma insomma, questa è la proposta generale.
Il fatto di ricevere in termini di voti un gruzzolo simile, porrebbe la nostra società al centro degli interessi di altre società più "grandi", diventerebbe un "fattore" elettorale, quindi verrebbe coinvolta nelle decisioni e chi eventualmente ne facesse parte, inizierebbe a voler dire la propria sul modo in cui questi ragazzini (o in generale, tesserati) possano essere recuperati o mantenuti nel tempo su un pista di atletica. Questa è una rivoluzione che parte dal basso! In questo modo finalmente tutte le componenti societarie dell'atletica verrebbero coinvolte, e non potrebbero che non esserci sbocchi positivi. Certo, vedremmo meno decisioni in senso verticistico (ma agli ultimi mandati non si contestava proprio questo?) ma finalmente si aprirebbe una panoramica molto più vasta, molto più stabile, rivolta alla crescita di tutto il movimento! Oggi quelle società, come detto, non hanno più contatti (o limitatissimi) con la federazione... e a causa di questo anche le dirigenze della Fidal sono immote, non cambiano quasi mai e sono sempre espressioni delle stesse società e delle medesime esperienze "storiche". Bisogna ampliare il nostro mondo verso il basso, non chiuderlo verso l'alto!
Vabbè, mi sono dilungato troppo come al solito .... Caro signor Alfio Giomi, le auguro Buone Feste, e ci terrei che valutasse un modo per coinvolgere le piccole società in questo meraviglioso mondo che è l'atletica.
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